sabato 11 ottobre 2014

pc 11 ottobre - CROCETTA C'E' O CI FA ?

Leggendo "sempre" ANSA, quasi mi metto a ridere, il vero problema è che c'è da piangere!

[(ANSA) - PALERMO, 10 OTT - "La questione della liquidità è stata esagerata, dipende da fattori pratici che si possono risolvere e che sono nell'agenda della discussione tra governo nazionale e regionale. Vantiamo un mutuo da 400 milioni che non sono stati ancora incassati dalla Regione e sui fondi Fas abbiamo anticipato in questi anni centinaia di milioni di euro che ci serviranno a superare l'empasse". Lo ha detto il governatore della Sicilia Rosario Crocetta in conferenza stampa.]

Monsieur le president, sostiene sempre che la colpa è di qualche altro, pur di tenersi incollata la poltrona alle chiappe . . . è vero che di colpe ce ne sono e anche tante ma lui è parte integrante del sistema, lui pur non ritenendosi apertamente un renziano, con le sue divagazioni sul tema e con il suo populismo neanche tanto azzeccato, sta contribuendo in pieno all'ascesa di questa nuova dittatura che noi definiamo MODERNO FASCISMO!
Dovrebbe rendersi conto, il nostro presidente, che le ultime gocce di credibilità se le è giocate qualche tempo fa con il suo “voltafaccia” sulla questione muos ma di questo ne abbiamo parlato abbondantemente e i nostri lettori lo sanno . . . chi non ha avuto la possibilità di leggere a riguardo, non troverà difficoltà sfogliando i vecchi post del blog.

[Il presidente della Regione Rosario Crocetta non ha soldi in cassa e la Sicilia rischia di fermarsi. I mandati di pagamento sono fermi, gli stipendi degli enti regionali non sono pagati e Crocetta per evitare il disastro finanziario è alla ricerca di liquidità.]

Storia vecchia ormai, caro presidente, sei al corrente degli sprechi e chiudi un occhio, se non tutti e due, quando si tratta di salvaguardare stipendi e pensioni di dirigenti regionali e di funzioni obsolete nelle quali “cari amici” sguazzano . . . precari, disoccupati e lavoratori a rischio devono accontentarsi delle tue ridicole promesse, come facesti quell'8 marzo del 2012 (credo di ricordare bene) rivolgendoti alle lavoratrici delle cooperative sociali che ti avevano costretto a scendere in piazza per parlare con loro.

[Servono almeno 600 milioni al più presto e Crocetta pensa di andare ancora una volta a Roma a bussare alla porta di Matteo Renzi per ottenere una deroga al Patto di stabilità.]

Allora vuoi davvero farci ridere Monsieur, vuoi darci a bere ancora una volta che il renzi di turno possa risolvere i nostri problemi, magari mischiando le carte e facendone venir fuori un casino simile a quello che ha fatto con TASI e TARI, dove si è ripreso con gli interessi i suoi 80 euro ?

Il tempo è scaduto ed è bene che tu te ne renda conto . . . i lavoratori lo hanno già capito e non ci saranno più sirene ad incantarli la prossima volta . . . il tuo tempo è finito presidente come è finito il tempo dei Cracolici, dei Lumia e dei vari Ferrandelli; ben presto le Masse faranno i conti anche con Renzi o “chi ne farà le veci” . . . i cortei degli studenti di questi giorni suonano come ottima premessa!

pc 11 ottobre - GENOVA: IL SISTEMA DELLE PRIVATIZZAZIONI DEGLI INTERVENTI ESSENZIALI PORTA AL DISASTRO ANNUNCIATO DOPO 3 ANNI


A GENOVA UN PO' DI TREGUA DAL MALTEMPO: MA E' DESTINATA A NON DURARE
Questa mattina, sabato undici ottobre, la pioggia ha dato un po' di tregua alla città di Genova: alle ore 7:00 il cielo presentava ampi squarci di sereno, sebbene le nuvole persistessero; prova ne sia che intorno alle ore 9:00 è tornata la copertura nuvolosa totale dell'atmosfera.
Va segnalato che, se è pur vero che la zona maggiormente colpita è stata quella della val Bisagno - dove vi è stato anche un decesso a causa dell'alluvione - le criticità non riguardano soltanto questo pezzo della città.
Anche i dintorni delle due maggiori stazioni ferroviarie, Brignole e Piazza Principe, e persino i fabbricati interni alle stesse, sono state interessati dall'evento. E pure la val Polcevera, dove sono in atto i lavori di devastazione dell'ambiente per la costruzione dell'inutile Terzo Valico ferroviario dei 
Giovi, ha subito danni: fiumi di fango e detriti si sono riversati dai cantieri di Trasta sino all'alveo del torrente, creando disagi alla circolazione veicolare oltre che danni ai terreni circostanti.
In giornata, mentre la popolazione - anche di diversi Comuni della provincia pesantemente colpiti, quali Montoggio, Casella, e Ronco Scrivia - è impegnata nella conta dei danni, è prevista la visita del prefetto Franco Gabrielli, il responsabile nazionale del dipartimento della Protezione Civile.
Al momento non è possibile accedere alle zone più colpite: vedrò di rimediare, con un'inchiesta sul campo, non appena mi sarà concesso.
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova


E' un nuovo disastro non solo annunciato, ma preparato.
Non si tratta unicamente del mancato allarme alla popolazione che poteva limitare i danni, e su questo non convincono affatto le parole del governatore Burlano: "E' la prima volta che il nostro modello previsioni sbaglia... Quello che si è registrato ieri è un fenomeno mai visto che il nostro modello diprevisioni non è riuscito a interpretare (ma come?! si è verificato tre anni fa...); 
ma si tratta del fatto che coscientemente non si sono fatte quelle opere che dovevano essere fatte dopol'alluvione del 2011 e per cui vi erano anche i fondi.  

Per non parlare della squallida ministro Pinotti che dice che "è a conoscenza delle sofferenze di Genova... Noi ci siamo", sottolineando che «la situazione è ben organizzata" (!).  E il massimo del "noi ci siamo" è mandare il suo esercito...

In uno Stato minimamente democratico, i Doria, i Burlando, i Renzi, le Pinotti dovrebbero andare in galera, come assassini, come responsabili della distruzione di intere zone del paese.

pc 11 ottobre - La strage di Marlane-Marzotto di Praia a mare grida vendetta! Ma i tribunali non daranno giustizia vera, l'unica giustizia è quella proletaria!

Caso Marlane/Marzotto. Adesso se ne accorgono anche i mass media


A pag. 42 de “il Venerdì” (inserto de La Repubblica) un articolo dal titolo “Una fabbrica, morti, veleni e misteri. C'è del marcio in Calabria”.
Finalmente, mentre si avvicina la sentenza di primo grado al processo in corso presso il tribunale di Paola, uno spiraglio di luce squarcia la nebbia mediatica che grava sulla vicenda della fabbrica veneto-calabrese. L'articolo è scritto bene. Si leggono testimonianze di alcuni protagonisti della vicenda e un breve riassunto di quello che è successo a Praia a Mare. Chi non conosce (o non ha voluto conoscere) la tragedia del lavoro che si è consumata in quello stabilimento di proprietà del conte Rivetti, poi dell'ENI (e, quindi, della Lanerossi) e infine della Marzotto, ha l'occasione di essere informato.
Si spera che, tra i tanti lettori de “il Venerdì”, qualcuno abbia voglia di approfondire la storia della Marlane e della battaglia per ottenere verità e giustizia. Verrebbe a conoscenza, così, di quelle cose che non sono state scritte nell'articolo. Conoscerebbe finalmente chi ha testardamente continuato a lottare per ottenere verità e giustizia. Conoscerebbe chi ha chiuso gli occhi, chi non ha voluto vedere pur dovendolo fare, chi è stato indifferente pur sapendo. Si renderebbe conto che, a muoversi e mantenere viva la lotta, sono stati solo quei “piccoli” sindacati SLAI COBAS e SI COBAS, quelle associazioni ambientaliste calabresi, quei pochi lavoratori (nell'articolo viene citato il solo Luigi Pacchiano) che, proprio per la loro “cocciutaggine” e la loro fierezza,  sono stati spesso contrastati dalle “grandi” organizzazioni sindacali......
Ecco, chi volesse approfondire l'articolo uscito oggi nell'inserto settimanale de “La Repubblica”, verrebbe a conoscenza che, tra gli imputati per i quali sono state chieste pene che vanno dai 3 ai 6 anni di reclusione, si possono leggere i nomi di Piero Marzotto, di un ex sindaco di Valdagno (Lorenzo Bosetti), dei massimi dirigenti della Marzotto e della Lanerossi. Saprebbe che questi imputati eccellenti sono difesi da avvocati altrettanto eccellenti, famosi e, certamente, costosi (uno per tutti, Niccolò Ghedini). Saprebbe che si è fatto di tutto per rinviare e bloccare il processo con cavilli pretestuosi ed eccezioni che ne hanno dilatato a dismisura i tempi. Saprebbe che la Marzotto, sfruttando rassegnazione e necessità, ha dato qualche migliaia di euro alle famiglie degli operai deceduti e agli ammalati per ottenere, in cambio, il loro ritiro dal processo. Si renderebbe conto che, quello che si sta concludendo al tribunale di Paola con la sentenza di primo grado, è un processo importante che avrebbe dovuto grande risalto e che, invece, è sconosciuto alla maggioranza dell'opinione pubblica perché poco o nulla si è detto e scritto di una tragedia del lavoro che ha pochi paragoni in Italia e in Europa.
Della storia della Marlan-Marzotto di Praia a Mare si può leggere in un bel libro intitolato “Marlane: la fabbrica dei veleni” scritto da Francesco Cirillo e Luigi Pacchiano con la collaborazione di Giulia Zanfino. Un libro che ripercorre tutta la vicenda con dolorosa partecipazione. Oppure (ma una cosa non esclude l'altra) si può vedere una trasmissione andata in onda a tarda ora su Rai3 qualche anno fa (Crash, 16 novembre 2011).
Chi legge l'articolo di oggi de “il Venerdì”, forse può capire come, per chi ha vissuto la tragedia della Marlane e non si è arreso, non siano passati invano tutti questi anni trascorsi a lottare contro un muro di gomma per ottenere semplicemente il diritto inalienabile alla verità e alla giustizia.
Ritornano alla mente i ricordi di una battaglia difficile proprio perché oscurata, i volti di chi ha lottato e continua a lottare, le voci di chi ha perso i propri cari. E ci si rende conto della profonda ingiustizia che c'è in una società nella quale troppo spesso bisogna accettare  l'odioso ricatto occupazionale imposto dal padrone. Una società spaventosa nella quale, per poter sopravvivere, si è stati costretti a lavorare in condizioni di estrema pericolosità e precarietà mentre qualcuno, che vive quella regione molto lontana in ogni senso dalla Calabria qual è il Veneto, si è arricchito anche grazie a tutto questo.

da contropiano

pc 11 ottobre - Con la resistenza kurda contro ISIS e imperialismo - martedì presidio a Torino

Da più di due anni il popolo del Rojava – regione a maggioranza curda nel nord della Siria – ha liberato il proprio territorio sperimentando una vera e propria rivoluzione sociale, fondata sulla partecipazione dal basso, l’uguaglianza tra uomini e donne e il rispetto dell’ambiente.
Proprio in queste ore, la “confederazione democratica” del Rojava è sotto attacco.
Le sue milizie di difesa del popolo (YPG) e delle donne (YPJ), con l’aiuto dei guerriglieri del PKK, stanno combattendo – in particolare nel cantone di Kobane – un’eroica e disperata resistenza contro i tagliagole dello “Stato islamico”.
L’autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un’alternativa alla balcanizzazione del Medio oriente, alla guerra fratricida, alla rapina delle risorse...
Proprio per questo si trova isolato, censurato, strangolato, dalla politica ipocrita di tutte le forze statali e capitaliste (Turchia in testa), che sostengono di fatto l’avanzata dell’I.S., mentre pubblicamente fingono di opporvisi.
Proprio per questo, in ogni dove c’è chi sta riconoscendo come propria la resistenza degli uomini e delle donne di Rojava!
Spezziamo l’isolamento! Sosteniamo la resistenza popolare in Rojava!

Presidio di solidarietà – piazza Castello, Torino
martedì 14 ottobre 2014, ore 18:00

pc 11 ottobre - Sulla giornata di lotta degli studenti un commento da Napoli - E' bene che gli studenti assumano la lotta contro il jobs act di Renzi come tema di lotta... ma non è vero che gli operai e lavoratori diretti dai sindacati confederali Fiom compresa stiano lottando contro tutto questo - è se l'unità operai studenti è auspicabile, ma non è ricomposizione, non è con questi livelli di lotta degli operai e lavoratori che l'unità può avvenire - sarebbe portare indietro la lotta degli studenti che deve allargarsi ed estendersi in piena autonomia, per ridiventare un movimento rivoluzionario ricordando il 14 dicembre!

dal sito del CAU NAPOLI

.....Al centro della protesta c’era certamente il progetto di “buona scuola” di Renzi, che punta a rendere sempre più simile la scuola a un’azienda, con presidi-manager onnipotenti, insegnanti in competizione fra loro per accedere agli scatti di stipendio, studenti disciplinati, indottrinati e costretti a “formarsi” in stage e tirocini, privati che controllano i consigli d’istituto… Ma, e qui torniamo a Repubblica, oggi c’era qualcosa in più.

Perché – stranamente, se pensiamo ai tanti corporativismi che attraversano il nostro paese – non era solo la scuola al centro della protesta del mondo della scuola. C’era anche il tema di questi giorni, quello che più sta aprendo contraddizioni negli assetti di governo, quello per cui stanno scioperando e scendendo in piazza operai e lavoratori più o meno precari: il Jobs Act.
Repubblica è costretto a notarlo sin dal titolo: Studenti in piazza contro Jobs Act e riforma della scuola. E vicino pubblica un altro articolo dal titolo Gli studenti son tornati (per l'articolo 18). In effetti, andando oltre la propria specificità, in molte città e quasi spontaneamente – perché questo è quello che sta nelle corde di tante famiglie proletarie, di tanti genitori licenziati, di tanti fratelli precari – studenti e insegnanti si sono presi la briga di dire la loro non solo su ciò che li riguarda da vicino, ma sul problema più scottante, sulla contraddizione più generale: quella del lavoro, fra chi vuole sfruttarci e farci produrre ricchezza per lui, e noi che resistiamo a questo sfruttamento che ci consuma.
D’altronde la connessione fra scuola e lavoro è sempre stata fortissima, e la impariamo sin da piccoli, quando l’appartenenza sociale dei nostri genitori stabilisce in quale scuola dobbiamo andare, cosa saremo da grandi, quali sogni ci possiamo permettere. Ma con la doppia riforma in simultanea del Governo Renzi questa connessione appare ormai palese. Anche perché già oggi, e sempre di più domani, molti studenti degli istituti tecnici sono costretti, per “formarsi”, a stage, ovvero lavori non retribuiti, in fabbriche e aziende.
In altri termini, il Governo e le classi dominanti attaccano allo stesso tempo sia il mondo della formazione che quello del lavoro, non solo per piegarli alle stesse logiche di sfruttamento, competizione, produttività, ma per ridisegnare complessivamente le nostre stesse condizioni di esistenza, dalla culla alla tomba (visto che la pensione non la vedremo!).
Ora, non basterebbero tre pagine per raccontare quello che è successo in tutte le piazze di oggi, e la connessione che si sta dando fra due mondi spesso lontani della scuola e del lavoro (mondi che, quando sono stati uniti, hanno fatto paura: si pensi agli anni Settanta!). Facciamoci bastare qualche esempio.
milano

A Torino lo striscione di apertura era “Scuola per tutti, precarietà per nessuno”.
A Milano alcuni studenti, per protestare contro i contratti iper-precari dell’Expo e contro il Jobs Act, hanno rovesciato del letame davanti alla sede dell’Università Cattolica.
A Firenze il corteo si è fermato davanti a Eataly, dando solidarietà alla lotta dei lavoratori licenziati da Farinetti.
A Terni 200 studenti hanno sfilato insieme ai lavoratori delle acciaierie Ast in sciopero dopo la rottura della trattativa sul piano industriale e l’avvio della procedura di mobilità per 537 lavoratori.
A Mantova (report), Benevento, Cava, Napoli, è comparso lo stesso striscione che recitava: “Disciplinati oggi, sfruttati domani: uniti e inflessibili contro il Jobs Act!”. Uno slogan che prova a ricompattare la divisione che il Governo utilizza e rinforza fra studenti e lavoratori, vecchi e giovani, “garantiti” e non garantiti… Nello specifico a Napoli questa protesta si è addirittura concretizzata con il lancio di vernice alla sede del Ministero del lavoro!
E potremmo continuare…

Quello che qui ci interessa evidenziare è che la ricomposizione della nostra classe è nelle cose, avviene in una certa misura spontaneamente, incomincia a individuare, per quanto ancora con discontinuità, la sua controparte nella classe che ci sfrutta e nel suo braccio “armato”, ovvero il Governo Renzi.

Proprio perché il Jobs Act cambierà da subito le nostre vite, e avrà enormi ripercussioni sul nostro futuro, indipendentemente da cosa materialmente siamo oggi, così la battaglia contro Jobs Act e contro le riforme di questo Governo può essere la battaglia di tutte e tutti, può essere il luogo in cui ritrovarci e far esplodere le mille contraddizioni che attraversano il paese.

Questo è uno spunto che le piazze ci consegnano verso il 16 ottobre, prossima giornata di mobilitazione: più che perderci in diecimila slogan e divisioni, meglio dare alle milioni di persone che ci guardano un segnale chiaro: mondo della scuola e mondo del lavoro (che - va da sé! - include anche il mondo del precariato e della disoccupazione) sono uniti per fermare il Governo Renzi. Ce la faremo?
firenzefirenze
firenzefriuli
mantovamilano

milanonapoli
napolinapoli
napolinapoli
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pc 11 ottobre - Partiti sedicenti 'comunisti' nel gioco delle parti della borghesia .. da Pillole comuniste

I partiti della borghesia assolvono diversi ruoli nello Stato, nei governi, nel Parlamento, a seconda delle classi, ceti, strati, che rappresentano, ma sempre per concorrere ad essere parte del comitato di affari della borghesia.
I proletari, anche quando si dichiarano contro tutti i partiti, non comprendono questo concetto basilare.
Non si è avanguardia proletaria, e meno che mai avanguardia comunista della classe, se questo concetto non è chiaro e non si agisce di conseguenza sul piano dell'organizzazione (partito) e della pratica (politica).


da Pillole comuniste - 1- 
25.5.2013

In Italia abbiamo schierati, alle elezioni per il rinnovo delle istituzioni nazionali ed europee, una pletora di partiti sedicenti 'comunisti'.
Tutti, nessuno escluso, lavorano da parte della classe borghese; c'è persino chi si definisce marxista-leninista, ma in realtà lavora per il nemico di classe: occorre pertanto marcare nettamente la distanza politica da questi abili truffatori del proletariato. (P.T.)

pc 11 ottobre - NO EXPO' a MILANO CORTEO - contro il governo Renzi della speculazione e del profitto

volantino distribuito da proletari comunisti milano-bergamo

OCCORRE UN MOVIMENTO DI MASSA
OCCORRE CHE I GIOVANI, LE DONNE, I LAVORATOR, IN  PRIMIS I LAVORATORI IN LOTTA, SCENDANO IN CAMPO PER OPPORSI ALL’ENNESIMO MEGA EVENTO CHE SIGNIFICA PIU’ SFRUTTAMENTO, PIU’ PRECARIETA’, PEGGIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI VITA
OCCORRE UN MOVIMENTO DI MASSA IN OGNI AMBITO PER ROVESCIARE IL  GOVERNO RENZI AL SERVIZIO DEI PADRONI   E TUTTI I GOVERNI DEI PADRONI DELLA PRECARIETA’, DELLO SFRUTTAMENTO PIU’ SELVAGGIO, DELLA REPRESSIONE, DELLA  CORRUZIONE SEMPRE PIU’ DILAGANTE, DELL’IMPOVERIMENTO DELLE MASSE POPOLARI
OCCORRE UN MOVIMENTO DI MASSA PER IMPEDIRE L’ENNESIMA OPERA AFFIDATA A “POTERI SPECIALI” A CUI CI HANNO ABITUATO PER NON DISTURBARE I MANOVRATORI DI TURNO- SALVO POI VEDERE MISERAMENTE CROLLARE LE “GRANDI OPERE” VEDI L’ AQUILA, CON TANTO DI ZONE ROSSE PER MEGLIO ESPROPRIARE, ESPELLERE, MARGINALIZZARE CHI NELLE CITTA’ VIVE E LAVORA
OCCORRE INCALZARE, CACCIARE E NON DARE TREGUA AI PRINCIPALI ARTEFICI, IN PRIMIS IL SINDACO PISAPIA CHE GIA’ ACCAREZZA L’IDEA DI RICANDIDARSI, COME GIUSTA RICOMPENSA PER IL SUO RUOLO ATTIVO NEL PROMUOVERE L’EXPO, IN PERFETTA CONTINUITA’ CON LA MORATTI, MA SEMPRE PRONTO AD INVOCARE LA CRISI PER GIUSTIFICARE RIDUZIONE DI SERVIZI, TAGLI ALLA SPESA PUBBLICA
L’ UNICA GRANDE OPERA CHE VOGLIAMO: JATEVENNE!

Circolo proletari comunisti MI/BG– PCm – Italia

pc 11 ottobre - Genova DERAGLIA FRECCIABIANCA 9764 - la protesta dei ferrovieri di Ancora in marcia


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ANCORA FRANE SUI BINARI: A GENOVA DERAGLIA FRECCIABIANCA 9764
IL TRENO INVESTE LA FRANA A 110 Km/h E INVADE L'ALTRO BINARIO
SFIORATO UN DISASTRO DI PROPORZIONI MAGGIORI
FORTUNATAMENTE FERITO SOLO IL MACCHINISTA


 La forte perturbazione meterologica della notte scorsa che ha investito la città uccidendo una persona
 e provocando ingenti danni, ha causato anche un nuovo incidente ferroviario dovuto ad una frana

Il treno freccia bianca 9764, partito da Roma alle 6 e 57 e diretto a Torino, poco dopo mezzogiorno,
 in località Fegino, una frazione di Genova, mentre viaggiava a oltre 100 km/h, ha incontrato
una frana caduta sui binari da una scarpata interessata da lavori di sterro e disboscamento
ed è deragliato, occupando lo spazio del binario attiguo

Anche stavolta, fortunatamente è rimasto ferito soltanto il macchinista in modo non grave

Ma è sufficiente guardare le immagini - il frecciabianca ha occupato lo spazio e la sagoma dei
treni che viaggiano in senso opposto - per valutare cosa sarebbe potuto accadere stamane
se in quel momento sull'atro binario fosse passato un altro treno: vi sarebbe stato uno scontro
con conseguenze potenzialmente catastrofiche


Il dissesto idrogeologico, che caratterizza l'intera area ligure, aggravato da una gestione del
 territorio che ne ignora la vulnerabilità, oltre a determinare un rischio crescente per la
popolazione mette a repentaglio anche la sicurezza delle infrastrutture, in particolare quelle ferroviarie

In questo caso, embra addirittura che la frana provenisse dal terreno interessato al
 cantiere TAV per la costruzione della galleria Campasso del cosiddetto 'Terzo Valico'


In una zona a così alto rischio il mancato controllo in tempo reale dei fenomeni atmosferici più intensi
e l'assenza di dispositivi di allarme continuano a causare incidenti ferroviari che per
il momento si sono risolti col ferimento dei macchinisti e ingenti danni materiali

Per questo, mentre non possiamo che chiedere l'adozione da parte di RFI dei dispositivi di monitoraggio
dei fronti instabili collegati con i segnali dei treni, in grado di prevedere le situazioni pericolose
e di sospendere o rallentare precauzionalemente la circolazione dei treni nei momenti più critici

Trenitalia, inoltre, come azienda, ha il dovere di prendere gli opportuni povvedimenti, sebbene impresa 'sorella',
nei confronti di RFI per tutelare i propri viaggiatori, i dipendenti, il servizio reso agli utenti ed il suo patrimonio

 La rete ferroviaria deve mantenersi sicura in ogni condizione e quando queste condizioni
non ci sono o degradano si devono adottare le misure prudenziali conseguenti a salvaguardia dell'incolumità delle persone

Sollecitiamo l'ANSF, il ministero dei trasporti e l'Autorità giudiziaria a considerare questi incidenti
della massima gravità, poiché la mancanza di vittime è frutto solo del caso:
 gli stessi eventi in condizioni appena più sfavorevoli avrebbero potuto causare delle vere e proprie stragi

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pc 11 ottobre - OGGI CONVEGNO A ROMA DELLE DONNE KURDE - MESSAGGIO DI SOSTEGNO DEL MFPR CHE VERRA' LETTO AL CONVEGNO

(dal blog femminismorivoluzionario)

SABATO 11 OTTOBRE 2014 A ROMA ALLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE
CONVEGNO DALLE 9/30 ALLE 18

DONNE CURDE IN IRAQ, SIRIA, EUROPA

Organizzato con Ass.ne Giuristi/e Democratici/IADL, Casa Internazionale delle donne, Ass.ne Donne Diritti e Giustizia Ass.ne Senzaconfine, UIKI Onlus.

IL COMUNICATO DEL MFPR
Nel dare tutto il nostro sostegno alle donne curde, e nel salutare il vostro Convegno, pensiamo che è importante parlare anche della grande partecipazione delle donne kurde in prima fila nella battaglia in corso, esse combattono contro l'Isis ma anche contro l'imperialismo.
Per questo, vi mandiamo e, se è possibile, vi chiediamo di leggere nel convegno, una parte di una recente intervista a Pinar Aydinlar, artista e militante comunista rivoluzionaria turca, e vi vogliamo informare che già in questi giorni una delegazione dall'Europa di donne dell'organizzazione turca in Europa "Donna Nuova" e di Atik (associazione dei lavoratori turchi-curdi in Europa e all'estero) sono nelle zone in cui sono in corso i combattimenti e una rappresentante sarà in Italia nelle settimane successive - di questo vi terremo informate.
Forti saluti
Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

RISPOSTA DELLE ORGANIZZATRICI DEL CONVEGNO
Vi ringrazio anche a nome delle altre compagne per il vostro contributo ai nostri lavori.
Un caro saluto.

COMUNICATO DEL CONVEGNO DELLE DONNE KURDE
Le donne curde sono al centro della resistenza del popolo Kurdo contro il terrore scatenato dalle bande dell'Isis in tutto il Medioriente. In Siria e in Iraq sono alla testa di un esercito di combattenti per la libertà e subiscono quotidianamente le violenze degli uomini che in nome di Allah rapiscono, stuprano e commerciano le loro vite,
Molte di noi sono state costrette a fuggire e, oggi, in Europa, vogliamo testimoniare il terrore e La violenza della guerra che ha coinvolto un popolo nella difesa di tanti altri, di religione e nascita diversi ma uniti dalla difesa della libertà e della democrazia che stiamo costruendo faticosamente nei nostri territori.
Vogliamo costruire, insieme alle donne che vogliono conoscere la nostra sofferenza e la nostra lotta, una piattaforma comune di informazione con la creazione di una delegazione che possa verificare nei territori di guerra la violazione dei diritti umani, là perpetrata affinché il silenzio non diventi complice delle nefandezze che subiamo ogni giorno.
Il Convegno informerà sulle vicende degli Yezidi a Sengal e dell'esodo da loro subito, farà conoscere la resistenza e il femminicidio delle nostre compagne, ospiterà le protagoniste della nostra lotta in esilio in Europa e farà assistere a proiezioni sulla guerra e le persecuzioni dell'ISIS.

DALL'INTERVISTA A PINAR AYDINLAR
artista e militante comunista rivoluzionaria

"...A Rojawa c’è una guerriglia di liberazione nazionale che va avanti da molto tempo e che negli ultimi mesi sta vivendo una situazione molto difficile, sotto attacco congiunto delle forze dell’ISIS e degli altri eserciti che combattono nel Kurdistan siriano. Ma, rispetto ad altre guerriglie e lotte rivoluzionarie di liberazione nazionale, la particolarità di questa lotta è il ruolo importante che vi giocano le donne rivoluzionarie curde.
Donne che hanno rifiutato il ruolo subordinato, gli affetti familiari, per prendere le armi e combattere. E, cosa più importante, nessuna di loro si è mai arresa.
È una lotta antimperialista. L’imperialismo si oppone da sempre all’autonomia del popolo curdo nella regione e, soprattutto perché sa bene che questo movimento è diverso dagli altri movimenti autonomisti, proprio grazie al ruolo in esso delle donne rivoluzionarie.
Quando sono stata a Kobane, la regione turca al confine con Rojawa, ho conosciuto una situazione durissima e difficilissima, fatta di guerra, stupri, massacri di bambini, ma ho visto anche come a questo 300 compagne rivoluzionarie curde hanno fatto la scelta di attraversare la frontiera per unirsi alla guerriglia di Rojawa.

Nei prossimi giorni Partizan lancerà ufficialmente un appello internazionale per una campagna e una delegazione che vada a Kobane per realizzare un progetto concreto di solidarietà. Ma anche prima dell’appello, già ora è importante chiamare tutti a prendere posizione e realizzare iniziative di solidarietà.
Questa non è certo una campagna solo “delle donne”, ma, proprio per il ruolo che in essa vi svolgono le donne assume un grande valore per tutti i rivoluzionari, i comunisti, gli antimperialisti e, allo stesso tempo, chiama tutte le rivoluzionare a assumere l’iniziative e avere un ruolo in prima linea a sostegno di questa lotta antimperialista.

In questi giorni mi hai parlato della campagna fatta dalle compagne in Italia con il popolo di Gaza. Ho visto i vostri manifesti contro che chiedono di far pagare ai sionisti il sangue e le lacrime di donne e bambini palestinesi. Anche a per Rojawa vale lo stesso discorso, anche lì donne e bambini sono le prime vittime della guerra e dell’ideologia dell’ISIS, ma, molto più che a Gaza, le donne di Rojawa non sono solo le prime vittime, sono le prime combattenti.
Come a Gaza, riguardo ad Hamas, non contano le differenze che abbiamo con la direzione di questa lotta, che a Rojawa è dei peshmerga dell’YPG. Per noi conta che è una lotta di liberazione di un popolo che l’imperialismo vuole sottomesso e, soprattutto, che il ruolo in essa delle donne rivoluzionarie ne fa una lotta per la liberazione sociale, non solo nazionale.

Le donne che lasciano le case per combattere non lottano solo per l’autodeterminazione del loro popolo, lottano per la loro stessa liberazione.
Esse chiedono alle donne di non stare a casa, di prendere le armi e questo la rende una lotta rivoluzionaria. E se si guarda alla condizione delle donne nel resto del Medio Oriente e alla loro posizione all’interno della lotte che si sviluppano nella regione, risalta ancora di più l’importanza di questa lotta, che è una “rivoluzione di donne” potremmo dire". 

pc 11 ottobre - Contro il movimento è tutto e il fine nulla….da Pillole comuniste

Il comunismo è il movimento reale che abolisce lo stato di cose esistente - dice Marx.
Ma "movimento" qui sta per lotta di classe, partito, rivoluzione.
da Pillole comuniste del 3.6.2013

Questo è un monito e un indicazione, sia per le avanguardie che per le illusioni dei compagni senza partito, per inquadrare l'attività politica necessaria quotidiana: analisi marxista della situazione e il bi-sogno di organizzazione (partito) e rivoluzione, per cui finalizzare le nostre azioni e le nostre menti.

venerdì 10 ottobre 2014

pc 10 ottobre - L'ACCORDO DI GENOVA PER L'ILVA E' IN REALTA' UNA FREGATURA


Genova, dipendenti Ilva al sicuro (per ora). Più reddito con lavori sul territorio

Con 1600 euro al mese per un anno si vogliono tenere buoni i lavoratori trasformandoli in LSU, in attesa di... essere cacciati via



(dalla stampa) - L’accordo fra azienda e organizzazioni sindacali, benedetto dal presidente della regione, Claudio Burlando, e dal sindaco della città, Marco Doria, mette in cassa integrazione in deroga a rotazione per un anno 765 lavoratori - su 1750 totali, dopo che già 1450 lavoratori erano stati in contratto di solidarietà. 
Con una postilla: coloro che lo vorranno saranno destinati a lavori di pubblica utilità sul territorio del comune di Genova, intascando una “fetta” ulteriore di reddito che porterà gli emolumentifino al 78% di uno stipendio di sesto livello. In sostanza, fino a un massimo di 2.322 euro lordi (contributi esclusi) che equivalgono a 1.600-1.700 euro netti al mese.
Il costo totale dell’intervento, che durerà fino al 30 settembre 2015, stimato in circa sette milioni di euro. I fondi saranno prelevati dai finanziamenti statali erogati per realizzare la bonifica dell’area, che è ancora lontana dall’essere stata completata. 
Lunedì prossimo il primo scaglione di lavoratori comincerà a lavorare per il comune di Genova. Saranno impiegati – per 30 ore settimanali – in una serie di interventi che riguardano la manutenzione di parchi pubblici e giardini, dei cimiteri e la riparazione di strade. 

Fino al 31 dicembre la cassa in deroga è già finanziata e la anticiperà l’azienda, l’impegno a replicare questo meccanismo vale anche dal primo gennaio al 31 maggio 2015, poi dal primo giugno al 10 agosto i lavoratori torneranno in carico all’azienda, a meno che nel frattempo non ci siano state modifiche legislative che permetteranno di ricorrere di nuovo alla cassa in deroga, dall’11 giugno al 30 settembre potranno usufruire della cassa integrazione straordinaria, il tutto sempre con l’integrazione dei lavori di pubblica utilità, per ritornare quindi dal 30 settembre 2015 ai contratti di solidarietà se saranno necessari.
Nel frattempo evidentemente non tutti i problemi sono risolti - avverte Manganaro Fiom - è evidente che il futuro dell’Ilva dipenderà dal piano industriale e dagli eventuali acquirenti, ma almeno possiamo guardare a questa partita senza la pistola puntata alla testa»
Il governatore ligure Claudio Burlando ha dichiarato: “... passata questa fase così complicata, dobbiamo capire a regime di chi sarà l’azienda, che cosa farà, quanta gente occuperà e potremo farlo in una situazione di tranquillità per le famiglie dei lavoratori che avranno gli ammortizzatori sociali e anche la possibilità di integrare il reddito”.

Manganaro non esclude che il modello Genova possa essere esteso ad altre realtà della siderurgia nazionale, a cominciare ovviamente da Taranto. “Naturalmente i numeri di Taranto sono ben diversi dai nostri, parliamo di migliaia di lavoratori che sarebbero impiegati in lavori socialmente utili. Il vero problema, semmai, sarebbero i finanziamenti. Ci sarebbero i soldi per finanziare quegli eventuali interventi?”.


ORA,  RAGIONIAMO

Questo accordo viene presentato come una "vittoria" per gli operai. E anche a Taranto alcuni operai Ilva, "abbagliati" dal fatto che i loro compagni di Genova, dovrebbero prendere in totale sulle 1600 euro (ma aspettiamo di vedere i soldi effettivi...), per fare "30 ore" per lavori socialmente utili, dicono che sarebbe buono. MA BISOGNA LEGGERE E VALUTARE L'INTERO ACCORDO!

Primo. Esso, di fatto, annuncia la risoluzione futura del rapporto di lavoro tra l'Ilva e gli operai. Questi, da operai vengono trasformati in LSU! Passando da periodi di cassintegrazione in deroga, a cig straordinaria a, forse, nuovi contratti di solidarietà. 
Questo fino a tutto il 2015 sicuramente. Poi come dicono, sia il responsabile della Fiom sia il governatore Burlando è tutto da vedere: piano industriale, i nuovi acquirenti... La realtà è che non c'è alcuna certezza di rientro effettivo. 
L'accordo è fatto, come dice Burlando, per tenere tranquilli gli operai, "tranquilli" anche nel senso di calmi, di niente lotta, mentre il governo è impegnato a svendere gli stabilimenti Ilva, in primis Taranto, alla Mittal o ad altri, a cui consegnare una "New company" ripulita; mentre debiti, impegni di risanamento e gli operai esuberi verranno messi in una "bad company"... 
L'assurdo è che in passato a Taranto abbiamo fatto grandi lotte per trasformare quelli che allora erano gli Lsu in operai garantiti (e ci siamo riusciti); ora ci troviamo invece che quelli che sono operai vengono trasformati in LSU. 
Secondo. Come verrà pagata l'integrazione agli operai? Con i fondi prelevati dai finanziamenti per le bonifiche dell'area! Quindi, lo Stato non ci mette altro di suo, ma si frega i soldi della bonifica. Gli operai saranno pure contenti di avere 1600 euro, ma avranno ancor meno salute... 
Terzo. Si dice che questo tipo di accordo potrebbe essere esteso anche a Taranto. Ma se tanto mi dà tanto, se a Genova ha riguardato quasi il 50% del totale degli operai, a Taranto dovrebbe riguardare sui 5/6mila operai. Quali grandi lavoro socialmente utili potranno fare questi operai, in una città in cui già centinaia di lavoratori precari si contendono, le piccole manutenzioni di giardini, le riparazioni di strade, ecc.? Andranno a contare le formiche al Parco Cimino?
Quarto. Collegato al punto di prima. Questo accordo di fatto contrappone operai a disoccupati; perchè esso toglie lavoro ai disoccupati. I disoccupati a Genova come a Taranto lottano per essere assunti proprio nei servizi pubblici del Comune. Ma ora Istituzioni e Ilva vogliono scippare ai disoccupati pure questi sbocchi lavorativi.

Quindi, va bene che la condizione dei lavoratori dell'Ilva è diventata pesante e precaria, ma sbaglierebbero gli operai ad accettare di essere ridotti a Lavoratori Socialmente Utili, invece che difendere il posto di lavoro.

pc 10 ottobre- Gli opportunisti sono ipocriti.... da Pillole comuniste

Gli opportunisti per loro natura sono ipocriti. Quando sono all'interno, per tirarsi fuori dalla linea proletaria, si trincerano dietro problemi personali. Una volta smascherati, allora strillano al settarismo per proseguire il loro lavoro di attacco alla linea e organizzazione proletaria.

da Pillole Comuniste - 1
24/4/2013

pc 10 ottobre - Arrivano gli studenti... ma per favore liberiamoci di sindacati e sindacalisti... Contro Renzi e la sua scuola contro il capitale e il suo sistema serve un movimento rivoluzionario degli studenti!

La scuola in piazza contro le cattive idee del governo
A Milano assediato il provveditorato, letame davanti alla Cattolica. A Milano il corteo si è già mosso da Largo Cairoli. Lo spezzone delle scuole di Milano Est si va via via ingrossando (circa 2.000 persone) ed ha ora raggiunto Piazza San Babila. Tanti gli interventi contro Expo e di rilancio del corteo di domani. In Largo Cairoli continuano ad arrivare studenti. Intorno alle 11.30 nonostante la blindatura gli studenti hanno scavalcato la recinzione dell’Ufficio Scolastico per la Lombardia. All’interno però ci sono camionette e Forze dell’Ordine in assetto antisommossa. Durante il corteo alcuni studenti hanno rovesciato un sacchetto di letame davanti alla sede dell'università Cattolica in via Carducci.



A Napoli gli studenti si sono concentrati in piazza del Gesù. “Quella del governo è una linea contro la quale noi studenti ci opponiamo con determinazione da anni poiché basata sui concetti di meritocrazia, aziendalizzazione e privatizzazione della scuola stessa” affermano gli studenti autorganizzati campani. Almeno in diecimila hanno sfilato per le strade della città. Vi sono state delle azioni vicino la Direzione del Lavoro e il provveditorato agli studi. Presso la questura si sono aperti striscioni in solodarietàcon i 3 compagni denunciati per la manifestazione del 2 ottobre contro la BCE.

A Roma l'appuntamento è a piazza della Repubblica. “Alla buona scuola che isola e costringe alla competizione, gli studenti e gli insegnanti rispondono con una narrazione collettiva, rifiutando ogni controllo, ogni valutazione: alla buona scuola rispondo con l'indisciplina dello sciopero!” scrivono alcune rete studentesche. "Così in tanti famo paura" gridano gli studenti, soprattutto delle scuole medie superiori.

Foto: Il corteo in Via Carducci

Immagini di Renzi e dei ministri bruciate a Torino. A Cosenza, costellato da numerose azioni contro le banche e istituzioni

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A Palermo sono invece volate le uova contro l'ingresso della Banca d'Italia in via Cavour. A lanciarle sono stati gli studenti in corteo per per protestare "contro le politiche di tagli e di privatizzazioni, che in piena continuità con i governi precedenti, sono tutte poste a tutelare ancora una volta gli interessi delle banche a discapito degli studenti e delle loro famiglie costrette a pagare tasse onerose e vivere in condizioni sempre più precarie".
Oltre 10.000 studenti a Palermo urlano "Non ci sto" alla Buona Scuola di Renzi, sanzionando banche lungo il centro cittadino e denunciando la malagestione dei presidi-sceriffo, dell'intromissione dei privati nelle scuole e dei tirocini non pagati. 

pc 10 ottobre - Da Napoli con la resistenza del popolo curdo! Contro l'ISIS e gli imperialisti, un invito alla solidarietà!

Da Napoli con la resistenza del popolo curdo! Contro l'ISIS e gli imperialisti, un invito alla solidarietà!


"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”
Nella complessità con cui il mondo ci si presenta, accanto a situazioni confuse e ingarbugliate ci sono anche situazioni chiare:avvenimenti limpidi, su cui prendere posizione è facile, perché ci indignano, toccano la nostra coscienza, ci fanno sentire un'empatia con chi soffre.
Avvenimenti in cui appare subito chiaro chi è la parte offesa, chi ha ragione, chi porta più avanti il processo di liberazione dei popoli e dell'umanità.
Avvenimenti che non vengono dal nulla, ma sono parte di una storia lunga secoli, che vivono nella nostra memoria.
A volte non c'è bisogno di motivare l'odio: "è un fatto di appartenenza", come diceva qualcuno.

A quest'ordine di fatti va iscritta la resistenza che in questi mesi il popolo curdo sta frapponendo all'avanzata delle milizie dello Stato Islamico, l'ISIS.
A quest'ordine di fatti va iscritta la difficile ed eroica esperienza degli ultimi due anni di autogoverno laico, socialista, libertario e femminista della regione curda di Rojava e della sua città Kobane.
A quest'ordine di fatti va iscritta la nostra solidarietà al popolo curdo che - proprio come quello palestinese che tutti amiamo - negli anni ha combattuto contro tutti semplicemente per esistere, per avere un futuro, per vedere riconosciuto il proprio diritto alla terra e alla libertà.
Da tempo ormai leggiamo sui giornali del "pericolo islamista" rappresentato da ISIS. Leggiamo dell'ennesimo intervento degli Stati Uniti, dei poliziotti del mondo, e dei loro complici/concorrenti europei, che dopo aver occupato, smembrato, distrutto il Medioriente, finanziato l'islamismo più fondamentalista e attaccato tutte le tendenze socialiste e comuniste che pure erano largamente presenti su quei territori, pretendono ora di intervenire per riportare il loro "ordine democratico"... Più difficilmente leggiamo di chi invece da anni si sta opponendo, pagando con la vita, sia alle barbarie dell'ISIS sia alla barbarie esportata dall'Occidente e dalle sue potenze imperialiste. curdi-napoli-solidarietà
Pensiamo al popolo curdo. Un popolo che proprio in questi giorni è da un lato sotto attacco dell'ISIS, che sta sterminando la sua popolazione, decapitando i suoi combattenti. dall'altro aggredito dagli alleati dell'Occidente e della NATO, ovvero dalla Turchia, che vuole approfittare di quest'occasione per invadere il Kurdistan diventato, in questi anni, almeno in parte autonomo.
Il popolo curdo si trova ora stretto in una morsa mortale: davanti ha l'esercito nero dell'ISIS, dietro ha la Turchia del fascista Erdogan, che vuole finalmente sbarazzarsi della spina nel fianco rappresentata dai guerriglieri curdi e dal loro progetto socialista.
In queste ore, nel silenzio assordante del mondo, si combatte a Kobane, dove sta avvenendo un grande massacro di civili e combattenti curdi. Per rompere questo silenzio da giorni i compagni curdi mettono in atto azioni di vario tipo: l’occupazione temporanea di una stazione della metropolitana di Londra, scontri e manifestazioni in diverse parti della Turchia, manifestazioni in Germania. In Italia qualche giorno fa in cinquanta hanno provato a fare irruzione a Montecitorio, oggi hanno occupato gli areoporti di Pisa e Fiumicino. La loro straordinaria generosità, il rischio che prendono famiglie intere - perché la polizia e la magistratura non sono mai state tenere con questi compagni - ci deve spingere a sostenerli. Bisogna rompere il silenzio, dare la nostra solidarietà militante.
Per questo oggi abbiamo appeso uno striscione nel centro di Napoli, davanti all'università. Un piccolo gesto di solidarietà per parlare con la città e con tanti ragazzi dell'eroica resistenza dei curdi in patria e nella diaspora. Sperando che trovi un'eco nel resto del movimento, sperando di poter mettere su presto qualche iniziativa più grande e forte. Perché la lotta di queste donne e di questi uomini ci riguarda da vicino, è un capitolo, ancora tutto da scrivere, della storia dell'umanità verso l'emancipazione sociale e politica.
Collettivo Autorganizzato UniversitarioSpazio Me-ti, Napoli

pc 10 ottobre - il crimine assoluto del regime borghese-latifondista-narcoterrorista del Messico sostenuto dall'imperialismo merita che il movimento studentesco di ogni paese faccia sentire la sua voce e il suo grido di rabbia

una cronaca in spagnolo e una serie di elementi di denuncia facilmente comprensibili
El pasado 26 de septiembre de 2014, en al menos cuatro eventos violentos relacionados entre sí, en las inmediaciones de la ciudad de Iguala perdieron la vida 6 personas, entre éstas tres estudiantes de la normal Rural Raúl Isidro Burgos, de Ayotzinapa, 20 más resultaron heridas, uno de ellos, un estudiante que se encuentra en estado vegetativo, y 57 se mantiene sin conocerse su paradero.
No sobra recordar que todo esto nos remite a los eventos de diciembre de 2011, en el que se cometieron diversas violaciones graves de derechos humanos en contra de estudiantes de esta Normal, de los que todos los hechos se mantienen impunes.
Tlachinollan, junto con los compañeros y compañeras del Centro Morelos y la Red Guerrerense, estamos acompañando y asesorando a los normalistas y a los padres de familia que desconocen el paradero de sus hijos. En ese marco, adjunto encontrarán una acción urgente, que detalla los hechos que se tienen verificados al momento.
**ACCION URGENTE**
HECHOS El día 26 de septiembre de 2014 a las 21:00 hrs., 80 estudiantes de la Normal Rural, Raúl Isidro Burgos se dirigían a la ciudad de Chilpancingo desde la ciudad de Iguala, a bordo de tres autobuses de la empresa Costa Line, después de llevar a cabo actividades de colecta de recursos para costear los gastos de la Normal. Al salir de la central de autobuses, con dirección a Chilpancingo, varias patrullas intentaron cerrar el paso a los autobuses, empezando a disparar de manera intermitente sin dar advertencia alguna. Después de una persecución, los normalistas fueron cercados, al posicionarse las patrullas 017, 018, 022, 027 y 028 en la parte trasera de la caravana de autobuses. Así, los normalistas descendieron de los autobuses dirigiéndose hacia la patrulla que se encontraba estacionada frente a los autobuses.
Sin mediar palabra los Policías municipales comenzaron a disparar en ráfagas de manera indiscriminada desde las distintas posiciones, cayendo herido en ese instante Aldo Gutiérrez Solano, alumno del primer año, originario de El Refugio, Municipio de Ayutla, Guerrero, quien el día de hoy se encuentra en estado vegetativo. Los estudiantes que se encontraban en el autobús de atrás fueron violentamente descendidos del mismo por los policías y sometidos, acostándolos en el piso, a un costado de una bodega Aurrerá. El resto de los normalistas se dispersaron en diferentes direcciones, al tiempo que los Policías municipales continuaban disparando. La balacera tuvo una duración de alrededor de cuarenta minutos.
Los servidores público Municipales se retiraron, llevándose a alrededor de 20 normalistas detenidos en las patrullas 017, 018, 020, 022 y 028, a la vez que algunos estudiantes se reorganizaron en el lugar de los hechos, esperando que arribaran las autoridades del Ministerio Público, para dar fe de los hechos y recoger los indicios.
A las 24.00 hrs, los estudiantes iniciaron a informar sobre los hechos a los medios de comunicación que habían llegado al lugar de los hechos, junto a diversas organizaciones sociales, cuando del periférico norte arribó una camioneta RAM color rojo de la que descendieron varias personas con armas largas que empezaron a disparar indiscriminadamente en ráfagas. El saldo de los eventos fue de dos estudiantes muertos, Daniel Solís Gallardo y un estudiante de primer año de licenciatura bilingüe que no ha sido aún identificado por sus familiares; además de cinco estudiantes heridos graves y dos los profesores que se encontraban ahí. Esta segunda agresión armada duró alrededor de 15 minutos.
A las 7:00 hrs. del día 27 de septiembre, los normalistas se reagruparon en la Fiscalía de la zona Norte de la Procuraduría General de Justicia del Estado de Guerrero (PGJE). Los estudiantes comenzaron a declarar sobre los hechos y solicitaron visitar los separos de la Policía preventiva para constatar la integridad física de los estudiantes que habían sido detenidos por la Policía municipal en los primeros hechos sobre la carretera; sin embargo, el Director de Seguridad Publica les dijo que no tenía a ninguna persona en los separos; les permitió verificar y efectivamente no se encontró a ningún estudiante ingresado. Durante la segunda agresión muchos estudiantes se dispersaron por diferentes partes, por lo que a la fecha 57 estudiantes se encuentran desaparecidos, entre ellos los detenidos por autoridades municipales en los primeros hechos.
A las 16.00 hrs., estando los estudiantes en la Fiscalía dando seguimiento a las denuncia, el Ministerio Público les informó que a tres cuadras de donde ocurrieron los hechos habían encontrado el cadáver de un estudiante con visibles huellas de tortura, sin ojos y desollado del rostro; después de ser identificado por sus compañeros, éstos constataron que se trataba de Julio Cesar Fuentes Mondragón.
En este contexto, se interpuso el día 28 de septiembre de 2014, una denuncia por el crimen de desaparición de personas, en agravio de los 57 estudiantes desaparecidos, que quedó radicada bajo la averiguación previa VRA/03/2385/2014 en la PGJE en Chilpancingo. También se ha iniciado una queja frente a la Comisión Estatal de Derechos Humanos del Estado de Guerrero.
Por su parte el Gobierno del estado de Guerrero, ha dado a conocer en un comunicado de prensa, información sobre sus acciones ante estos lamentables hechos y otros dos eventos violentos que sucedieron en el mismo contexto.
LLAMAMIENTO:
Las ejecuciones extrajudiciales de los tres estudiantes, la situación de los heridos y de los desaparecidos constituyen graves violaciones a los derechos humanos que no pueden permanecer en la impunidad. Los hechos evidencian de parte de la Policía Municipal un uso excesivo de la fuerza, una intención deliberada de ejecutar ilegal y arbitrariamente a los estudiantes y del las autoridades estatales y federales, una omisión para implementar medidas de seguridad y preventivas que evitaran una segunda agresión y la desaparición de los 57 estudiantes normalistas.
En virtud de ello, las organizaciones de derechos humanos que hemos acompañado por varios años a los estudiantes de la Normal Raúl Isidro Burgos de Ayotzinapa, urgimos a la comunidad internacional y a la sociedad civil a urgir a a las autoridades Estatales y Federales a:
1. Llevar a cabo una investigación independiente, expedita y eficiente de todos los hechos ocurridos el 26 y 27 de septiembre de 2014 en Iguala.
2. Procesar y sancionar a los Policías municipales responsables de las ejecuciones extrajudiciales, así como a las autoridades Municipales que omitieron y consintieron las graves violaciones a los derechos humanos descritas.
3. Iniciar los procesos administrativos y judiciales contra autoridades Estatales y Federales que faltaron a su deber de prevenir razonablemente estas graves violaciones a los derechos humanos.
4. Realizar las investigaciones y acciones de búsqueda para dar con el paradero y presentación con vida de los 57 estudiantes desaparecidos.
5. Implementar medidas cautelares a fin de garantizar y salvaguardar la integridad física y psicológica de los 57 estudiantes desaparecidos.
6. Garantizar la atención integral, médica y psicológica, de los estudiantes lesionados.
7. Establecer la verdad y reparar integralmente los daños a las víctimas y sus familiares.
8. Garantizar la seguridad e integridad de los estudiantes que han denunciado los hechos y de las personas defensoras que acompañan en su proceso a los estudiantes de la Normal de Ayotzinapa, en acuerdo a lo establecido en la Declaración sobre el derecho y la responsabilidad de los individuos, grupos y órganos de la sociedad de promover y proteger los derechos humanos y las libertades fundamentales reconocidos universalmente.
Desde Puebla, condenan la ejecución extrajudicial de los estudiantes de la Normal Rural “Raul Isidro Burgos”, de Ayotzinapa, Guerrero
27 de septiembre 2014
Desde Puebla el Frente Nacional de Lucha por el Socialismo (FNLS), la Red Nacional en Defensa de los Derechos Humanos (RENDDH) y la Promotora CNTE manifestamos nuestra más enérgica condena ante la ejecución extrajudicial de los estudiantes de la Normal Rural “Raul Isidro Burgos”, de Ayotzinapa, Guerrero. Nos solidarizamos con nuestros compañeros estudiantes normalistas en la exigencia del juicio y castigo a los responsables de los atentados y cumplimiento de sus demandas estudiantiles.
El pasado 26 de septiembre del año en curso los jóvenes normalistas se encontraban realizando actividades políticas como parte del plan de lucha de la Federación de Estudiantes Campesinos Socialistas de México (FECSM). Cuando sufrieron dos atentados, el primero cerca de las 21:30 horas en el Periférico Norte de la ciudad de Iguala, cometido por policías municipales, quienes a mansalva rodearon y dispararon contra los autobuses en que se trasladaban los estudiantes, en este primer atentado, el estudiante Aldo Gutiérrez Solano fue ejecutado con un disparo en la cabeza.
El segundo ataque fue cometido por un comando armado vestidos de civil no identificado cuatro horas después, cuando los estudiantes denunciaban el ataque en el mismo lugar de los hechos con maestros y reporteros, fueron detonados al menos 200 disparos durante el atentado, con las que ejecutaron a otros dos normalistas de Ayotzinapa. Es decir, que en este segundo ataque quienes lo perpetraron tienen el mismo modo de operar que los grupos paramilitares.
Los estudiantes de las normales rurales agrupados en la Federación de Estudiantes Campesinos Socialistas de México (FECSM), se han caracterizado por luchar por una educación pública, y por las demandas más sentidas de nuestro pueblo explotado y oprimido, siempre críticos al sistema capitalista. Por esto han sido criminalizados de forma recurrente por los gobiernos neoliberales que una y otra vez pretenden desaparecer a todas las normales rurales instaladas en el país.
No debemos olvidar que en junio de 2011, Claudio X González se pronunció por el cierre de estas escuelas. Desde entonces la violencia y terrorismo de Estado contra los normalistas se ha hecho manifiesto en el asesinato de cuatro estudiantes de Ayotzinapa, dos el 12 de diciembre de 2011 y dos el 7 de enero de 2014; la represión e intento de desalojo de las normales de Michoacán en agosto de 2012, donde hubo 174 detenidos; en lo que va del 2014: la represión y encarcelamiento de 160 normalistas del estado de Oaxaca, el 21 de marzo; el atentado del 9 de abril en Morelia donde 11 estudiantes normalistas resultaron heridos y nuestra compañera del FNLS, Rosa Hernández Reyes quien sufrió lesiones craneoencefálicas que aun la mantienen en estado de salud grave; la represión del 13 de mayo contra los normalistas de Chiapas; y el 24 de mayo se atentó contra las normalistas de Amilcingo, en que hubo estudiantes heridas y el asesinato de Aurora Tecoluapa Tecoapa.
La oligarquía ve en la educación un instrumento más de dominación ideológica en su pretensión de perpetuar el modo de producción capitalista, por eso tiene por objeto apropiarse de la rectoría de la educación pública del país; y los gobiernos neoliberales, bajo los designios del capital se han encargado de abrir de par en par las puertas a la privatización de la educación bajo el sofisma de la “modernización” y “calidad educativa”, es por esto que la campaña de linchamiento mediático y criminalización en contra de las escuelas normales se ha hecho más descarada en los discursos de la burguesía y en el terrorismo de Estado mediante sus cuerpos represivos oficiales y paramilitares.
Hacemos responsables de estos actos criminales a Enrique Peña Nieto representante del Estado mexicano, Ángel Aguirre, gobernador del estado de Guerrero, José Luis Abarca, presidente municipal de Iguala y a los altos mandos de los cuerpos policiacos Federales Estatales y municipales.
Por lo anterior, llamamos a la solidaridad de organismos defensores de los derechos humanos, a las organizaciones políticas, democráticas e independientes a que se pronuncien e intervengan contra la violencia y terrorismo de Estado contra las luchas del pueblo organizado, haciendo pública su condena ante los atentados, aprensión y ejecución de los estudiantes de la Normal Rural de Ayotzinapa, Guerrero.
ATENTAMENTE
¡Juicio y Castigo a los responsables materiales e intelectuales de los asesinatos de los Normalistas de Ayotzinapa, Guerreo!
¡Presentación con vida de todos los normalistas de Ayotzinapa, Guerrero!
¡Libertad incondicional a los normalistas de Ayotzinapa, Guerrero!
¡Presentación con vida de todos los detenidos-desaparecidos por motivos políticos y sociales!
¡Libertad a todos los presos políticos en el País!
¡Alto a la militarización y paramilitarización del País!
¡Alto a la criminalización de la pobreza y protesta popular!
¡Por la unidad obrero, campesina, indígena y popular!
Frente Nacional de Lucha por el Socialismo FNLS
Red Nacional en Defensa de los Derechos Humanos RENDDH
Promotora CNTE

pc 10 ottobre - SUL MASSACRO DEGLI STUDENTI IN MESSICO - DICHIARAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA DELL'EQUADOR - SOL ROJO

IL MASSACRO DEGLI STUDENTI IN MESSICO 
UN CRIMINE DELLA DITTATURA 
BORGHESE-LATIFONDISTA


Il vile assassinio di più di 50 giovani studenti nella località di Iguale, dipartimento di Guerrero, Messico, è una dimostrazione ancor più dei gravi livelli di impoverimento della società messicana e della incompatibilità assoluta esistente tra il vecchio Stato e le masse di questo paese. 
Il massacro commesso con la collusione delle autorità municipali, sicari e membri degli apparati repressivi, sono una dimostrazione della bancarotta del capitalismo burocratico in Messico, dell'impressionante livello di corruzione di tutte le istituzioni statali e soprattutto, dell'impossibilità della classi dominanti di continuare a governare il paese come lo hanno fatto fino ad alcuni anni fa.

Il proletariato e il popolo dell'Equador solidarizza con i familiari e i compagni dei giovani vilmente assassinati, con il proletariato e il popolo del Messico che vive il più lacerante sfruttamento e oppressione da parte della grande borghesia e grandi latifondisti, unita alla temeraria violenza statale e delinquenziale promossa dalle classi dominante.
La responsabilità che ha l'imperialismo, la reazione, il revisionismo e l'opportunismo in questa barbarie è assoluta, fino all'estremo di aver assuefatto le masse al fatto che la corruzione, lo smembramento di persone e gli assassini collettivi sono "il pane di ogni giorno", sviluppando un "normalità sociale" di cui si nutre il vecchio potere in Messico.
Il compito che ha il proletariato del Messico acquista sempre più importanza e urgenza davanti alla necessità di organizzare i contadini poveri, le masse oppresse e sfruttate a percorrere il cammino della guerra popolare come unica via che apre la via alla conquista del Potere. 
Il nostro più profondo disprezzo e odio di classe ai governanti del Messico, alle loro classi dominanti. Il nostro più profondo disprezzo e odio di classe al revisionismo e opportunismo del Messico, complici di una crudeltà che deve essere arrestata, di un vecchio Stato che deve essere distrutto, totalmente e definitivamente. 

NON BASTA COMBATTERE IL REGIME TERRORISTA, FASCISTA E NARCOPARAMILITARE DI PENA NIETO, E' NECESSARIO NON LASCIARE PIETRA SU PIETRA DEL VECCHIO STATO E CON ESSO DELLA DITTATURA BORGHESE-LATIFONDISTA.

COSTRUIRE O RICOSTRUIRE IL PARTITO COMUNISTA DI NUOVO TIPO, VALE A DIRE, MARXISTA-LENINISTA-MAOISTA UNITO AGLI OBIETTIVI STRATEGICI DEL PROLETARIATO, CONTADINI POVERI E ANCHE MASSE SFRUTTATE CON LO SCOPO DI ORGANIZZARE, SVILUPPARE LA GUERRA POPOLARE PER LA NUOVA DEMOCRAZIA E IL SOCIALISMO, E' UNA NECESSITA' INSOSTITUIBILE, IMPROCRASTINABILE E PERENTORIA. 

VIVA IL PROLETARIATO E IL POPOLO DEL MESSICO!
VIVA IL MARXISMO-LENINISMO-MAOISMO!

CONQUISTIAMO IL SOLE ROSSO DELLA LIBERAZIONE: IL COMUNISMO

Puka Inti - Organo di diffusione del Partito Comunista dell'Equador - Sol Rojo
Ottobre 2014

Pc 10 ottobre - Quando lo Stato protegge le belve. . . le belve escono dalla tana.

"Sono davvero disperato per quello che e' successo e mi porto dentro tutto il dolore per la morte di Esposito Ciro". E' un passaggio della lettera inviata da Daniele De Santis nei giorni scorsi ai pm della procura di Roma. "Non volevo uccidere proprio nessuno, pero' purtroppo alla fine un ragazzo e' morto", scrive De Santis. "Voglio dire che e' vero, alla fine i colpi l'ho esplosi io ma senza mirare. Ero pieno di sangue dappertutto. Mi stavano ammazzando punto e basta".

Questo lo leggevo in ANSA e cercavo di dirmi che non era vero, che era una notizia inventata . . .non si può essere così cinici e falsi, pensavo.


Era tutto vero, l'ex ultrà romanista è abituato a microfoni e telecamere, egli ha tante licenze e non ultima quella di uccidere. Figlio di boss (a quanto sembra), nazista dichiarato, con tanto di foto e di prove ma lo lasciano andare in giro . . . armato . . . e allo stadio le sue decisioni contano più di quelle dell'arbitro.

ADESSO

Daniele De Santis, accusato dell'omicidio di Ciro Esposito, sostiene che le sue condizioni di salute non gli consentono di sostenere l'interrogatorio

La procura era pronta a interrogarlo il 9 ottobre per conoscere la sua versione sulla rissa con sparatoria avvenuta il 3 maggio scorso in viale Tor di Quinto alla vigilia della finale di Coppa Italia. E invece Daniele De Santis, comunica via fax, di non avere, per il momento, alcuna intenzione di rispondere alle loro domande perché non è pronto ad affrontare questo interrogatorio, non se la sente... lo ha scritto di suo pugno  il De Santis attualmente ricoverato all'ospedale Belcolle di Viterbo per le lesioni riportate a una gamba negli scontri di cinque mesi fa.

De Santis dice che le sue condizioni di salute non gli consentono di poter sostenere l'interrogatorio. Gli inquirenti sembrano intenzionati a recarsi a Viterbo, dove De Santis è ricoverato all'ospedale Belcolle, per interrogarlo ma l'imputato potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere.
Nel corso della rissa, scoppiata nel pre partita della finale di Coppa Italia del 3 maggio scorso, nella zona di viale Tor di Quinto, Ciro Esposito fu raggiunto da un colpo di arma da fuoco che lo uccise, sparato per l'accusa da De Santis.

Questi sono i fatti sotto gli occhi di chiunque apra un giornale qualunque e legga . . . le riflessioni sulla vicenda ma soprattutto sulla persona, sono invece quelle che contano.

E QUELLE RIFLESSIONI BISOGNA FARLE – QUELLE DOMANDE BISOGNA PORSELE

Perchè in uno stato “democratico” il figlio di un boss è libero di camminare armato e di decidere il destino di altre persone, per non parlare poi di quello che avviene negli spalti dello stadio e del tributo che a quanto sembra gli è dovuto?
Perchè uno studente che scende in piazza per manifestare il proprio diritto allo studio viene manganellato?
Perchè chi si oppone al MUOS o alla TAV è tacciato di terrorismo?
Perchè i lavoratori che perdono il posto di lavoro non hanno diritto a vivere una vita decente?
Perchè le donne, in questo paese (in genere in una società come questa) devono essere discriminate – uccise -violentate?
Perchè a Genova si muore ancora di Alluvioni?
Perchè i balconi del dopo terremoto all'aquila cadono?

LE DOMANDE SONO MILLE MA LA RISPOSTA E' UNA SOLA – AVANZA IL MODERNO FASCISMO!