sabato 27 settembre 2014

pc 27-28 settembre - A Roma con la resistenza del popolo palestinese, contro l'imperialismo

La manifestazione nazionale indetta dalle Comunità palestinesi in Italia contro il massacro a Gaza, ha visto circa 8000 partecipanti.

In ritardo rispetto alle tante mobilitazioni che hanno riempito le piazze europee, si è dato il tempo alla macchina mediatica sionista e imperialista di riorganizzarsi e offuscare di nuovo tutto.
"Questa iniziativa avrebbe dovuto caratterizzarsi con una netta condanna per il governo Renzi, tra tutti i capi di governo che si sono succeduti in Italia, certamente, il più complice con  gli interessi del sionismo", si legge infatti nel volantino distribuito dalla Rete No War Napoli sull'impostazione della manifestazione e in Palestina si continua a morire: il bollettino in 2 mesi di guerra conta almeno 2000 morti, 11.000 feriti, più di 400.000 sfollati, 55.000 edifici distrutti.

Tuttavia, in termini qualitativi, il corteo è stato ricco e combattivo, anche per la presenza del Fronte Palestina, nel cui spezzone sono confluite presenze più giovani e sinceramente rivoluzionarie, palestinesi e italiane.
Si è sentito scandire per intero lo slogan "usa - israele la terra non è vostra, palestina libera, palestina rossa!" o "contro il capitalismo e l'imperialismo, lotta di classe per il comunismo!".
Altri slogans che hanno animato e dipinto di rosso la manifestazione, "il proletariato non ha nazione internazionalismo rivoluzione", "la resistenza a Gaza ce lo ha insegnato, combattere il sionismo non è reato", "boicottare, sabotare gli accordi commerciali, l'industria mlitare", "il medio oriente non è una prateria, yenkee sionista devi andare via", "i popoli che lottano scrivono la storia, rivoluzione fino alla vittoria", "cosa vogliamo? vogliamo tutto, lo stato di israele dev'essere distrutto", "uccidono le donne, arrestano i bambini, stato d'israele, banda di assassini", "governo italiano, governo imperialista, nessuna tregua a chi è sionista", "contro il sionismo, contro l'occupazione, 2 popoli e 2 stati non è la soluzione", "contro il sionismo nessuna pazienza, ora e sempre resistenza".
Presenti nel corteo il Fronte di liberazione del popolo SRI LANKA,  uno spezzone di proletari ucraini e russi antifascisti e antinazisti, il Comitato per il Donbass Antinazista, nel quadro di una lotta più ampia, internazionalista, contro il capitalismo, l'imperialismo, il nazismo ovunque.

Reportage fotografico

venerdì 26 settembre 2014

pc 26 settembre - Riccardo Magherini, un altro omicidio di Stato coperto e giudicato dallo Stato

Caso Magherini, chiuse le indagini: omicidio colposo.
Gli indagati erano 11 ma l'avviso riguarda 4 carabinieri e 3 soccorritori. Per i militari inizialmente era stata ipotizzata l'accusa più grave di omicidio preterintenzionale

   
Chiusa l'indagine sulla morte di Riccardo Magherini, il quarantenne morto a Borgo San Frediano, a Firenze, nella notte tra il 2 e il 3 marzo scorso, durante un arresto da parte dei carabinieri. Gli indagati erano 11 ma l'avviso di conclusione indagini riguarda soltanto 7 di loro: i quattro carabinieri che intervennero e i tre volontari della prima ambulanza. L'ipotesi di reato è omicidio colposo, non l'accusa più grave di preterintenzionale come aveva ipotizzato in un esposto la famiglia di Riccardo Magherini.
Video: Le ultime grida: "Aiuto, sto morendo"
Il pm Luigi Bocciolini contesta ai 7 "di aver concorso in cooperazione colposa fra loro a determinare la morte di Magherini avvenuta per arresto cardio respiratorio, per intossicazione acuta da cocaina associata a un meccanismo asfittico", quindi in particolare ai carabinieri è contestato di averlo tenuto prono a terra premendo sulla regione scapolare e sulle gambe dopo averlo immobilizzato non senza difficoltà e ammanettato. Questa azione secondo le ipotesi di accusa è stata imprudente e tale da ridurre la dinamica respiratoria. Inoltre è ritenuta non conforme a una direttiva emanata dal comando generale dell'Arma il 30 gennaio 2014 in materia di arresti. Secondo la ricostruzione i carabinieri sono arrivati sul posto all'1.20 circa.
Quanto al personale dell'ambulanza inviata dal 118 e giunta all'1.33 viene contestato l'omicidio colposo per non aver effettuato alcuna valutazione dei parametri vitali dell'arrestato e per non aver preso nessuna iniziativa per facilitare la dinamica respiratoria.
Domani, al cimitero di Soffiano, sarà celebrata la cerimonia per la sepoltura del corpo del quarantenne, ex calciatore delle giovanili viola. La salma è stata restituita alla famiglia la scorsa settimana.

pc 26 settembre - India: stuprata bimba di 3 anni, la polizia salva lo stupratore dalla furia popolare

Da Repubblica

India, shock a New Delhi: stuprata bimba di 3 anni

Il colpevole è stato arrestato dalla polizia, che l'ha salvato dal tentativo di linciaggio della folla. In India le violenze sessuali sulle donne, anche minori, sono un'emergenza nazionale
  
NEW DELHI - In India un nuovo, sconvolgente caso di stupro: una bambina di 3 anni è stata violentata dal titolare di un centro di intrattenimento e di incontro per i bambini. L'uomo è stato arrestato dalla polizia. E' accaduto nella località di Hari Nagar.
La piccola è tornata a casa sanguinante e sotto shock ed è stata portata immediatamente da un dottore, che ha confermato la violenza sessuale. Il presunto autore della violenza è stato quasi linciato da un gruppo di persone, tra cui i genitori della vittima. A salvare l'uomo dalla furia della folla è stata la polizia, che lo ha arrestato con l'accusa di violenza sessuale.
Secondo la sua famiglia, la piccola di tre anni è stata violentata per tre giorni e anche altre bambine avrebbero subito le stesse violenze. "Per tre giorni è tornata a casa con la stessa espressione sconvolta e quando le abbiamo chiesto cosa fosse successo, ci ha raccontata di essere stata aggredita dal proprietario del centro insieme ad altre bambine", ha raccontato la madre.

pc 26 settembre - Padroni assassini. Ravenna: la Rete per la sicurezza a processo per avere lottato contro la precarietà che uccide

NON SI PROCESSANO LE LOTTE PER LA SICUREZZA SUL LAVORO

Venerdì 26 settembre presso il tribunale di Ravenna si terrà la seconda udienza del processo a carico di sette attivisti della rete nazionale per la sicurezza sul lavoro denunciati nel marzo del 2008 per aver protestato davanti alla sede dell'agenzia interinale INTEMPO.
La protesta era nata per denunciare la responsabilità della INTEMPO per la morte sul lavoro di Luca Vertullo, il quale moriva schiacciato a soli 22 anni, nella stiva del traghetto Espresso Catania, alla prima ora del primo giorno di lavoro.
Un'ennesima morte annunciata, una morte sul lavoro che non ha avuto giustizia nei Tribunali, una morte assurda che si vuole ancora ricacciare nel dimenticatoio. Oggi chi denuncia viene denunciato dagli stessi responsabili della catena di sfruttamento con al vertice il profitto. Invece che migliorare le condizioni di sicurezza sul lavoro è sempre peggio.
La continua precarizzazione del lavoro fa si che gli infortuni e gli incidenti mortali siano una costante giornaliera, nonostante i mass­media ne diano poca visibilità. Più di mille morti e più di un milione di infortuni si registrano ogni anno in Italia. Tutte le riforme del lavoro (Treu, Biagi, Fornero) hanno aumentato la precarietà del lavoro e proprio il continuo ricorso a lavoratori sub­affittati dalle agenzie interinali ha fatto si che il numero degli incidenti non calasse, poiché le varie leggi sulla sicurezza sul lavoro vengono completamente disattese. Anche la nuova riforma ( il cosiddetto jobs­Act di Renzi) in discussione in questi giorni in parlamento non fa altro che estendere la precarietà per tutti.
La Rete Nazionale per la Sicurezza sul Lavoro si oppone a tutto questo.
Da processare sono i padroni ed il loro sistema di sfruttamento.
Chiamiamo al presidio tutti coloro che non vogliono rassegnarsi allo stillicidio quotidiano degli incidenti sul lavoro.

Vogliamo la chiusura di tutte le agenzie interinali
Si al lavoro in sicurezza e no alla precarietà. Lavoriamo per vivere e non per morire.

Presidio venerdì 26 sett. dalle ore 10 al tribunale di Ravenna

RETE NAZIONALE SICUREZZA SUL LAVORO-nodo di Ravenna 334 2574644 bastamortesullavoro@gmail.com

giovedì 25 settembre 2014

pc 25 settembre - messaggio del PCIndia (maoista) al Meeting internazionale in occasione del 10° anniversario della Fondazione del Partito

A tutti i delegati riuniti in questo Meeting
A tutti i partiti, le organizzazioni e compagni che hanno lavorato per organizzarlo,
Al Comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India, che dirige questo Meeting,

Il nostro più caloroso saluto rivoluzionario e il nostro sincero Lal Salam dal PCI (Maoista), dall’Esercito Popolare Guerrigliero di Liberazione Guerrilla, dai Comitati Popolari Rivoluzionarie (CPR), dalle organizzazioni di massa rivoluzionarie e dai rivoluzionari indiani che esso dirige.
Vi salutiamo specialmente, con la gioia di celebrare lo storico 10° anniversario della fondazione del nostro partito e con profonda apprezzamento per aver voluto organizzare questo Meeting in concomitanza con queste celebrazioni, proprio in una situazione di grande fermento mondiale. La formazione del PCI (Maoista), che ha unito le due principali correnti rivoluzionarie in India, ha realizzato un sogno a lungo accarezzato dai rivoluzionari e dalle masse. Nei suoi 10 anni di esistenza 2.332 compagni, tra cui i membri del Politburo, del Comitato Centrale, dei comitati di partito a livello di Stato, Zona, Distretto, Cub-zona, area e Villaggio e comitati di partito, semplici membri di partito e molti altri combattenti del PLGA e attivisti del Fronte Unito, hanno fatto il supremo sacrificio per realizzare i compiti rivoluzionari che esso aveva prefisso. Rendiamo omaggio a questi martiri, alle masse rivoluzionarie che hanno sofferto la perdita di vite umane e una repressione inimmaginabile per partecipare e sostenere la guerra popolare, e a tutti coloro che hanno dato la vita per la grande causa del comunismo in tutto il mondo.
Per noi la celebrazione del 10° anniversario del nostro partito è l'occasione per fare il punto delle nostre conquiste e carenze. L’EPGL, la Milizia Popolare e le masse rivoluzionarie da esso guidate hanno condotto eroiche battaglie politiche e militari contro un nemico pesantemente armato e addestrato, guidato e sostenuto dall'imperialismo, in particolare l'imperialismo USA. I nostri compagni in carcere hanno scritto splendide pagine di resistenza. Noi celebriamo questi risultati, consapevoli dei nostri limiti, per avanzare andare avanti lungo la via della guerra popolare di lunga durata.

Compagni,
Lasciate che per prima diamo un resoconto degli ultimi dieci anni.
Durante questo periodo il nostro partito, l’EPGL, i CPR e tutte le organizzazioni di massa rivoluzionarie da esso dirette hanno lottato duramente per realizzare i compiti che ci siamo assunti al momento della formazione del P. Nel 2007, sconfiggendo i continui tentativi del nemico di fermarci, abbiamo convocato con successo il nostro a lungo atteso Congresso di Unità, il 9° Congresso. Questo ci ha permesso di approfondire ulteriormente e arricchire la nostra unità ideologico-politica. Vi abbiamo condotto un riesame completo di conquiste e arretramenti, successi e carenze, a due anni e mezzo dalla fusione. Insieme al compito centrale e principali altri importanti compiti sono stati definiti. La direzione è stata ulteriormente rafforzata. Così, il nostro partito è uscito dal Congresso, più affilato nelle sue posizioni ideologico-politiche, più solido nella sua unità, più forgiato nella sua determinazione e spirito di combattimento, per adempiere i suoi compiti di avanguardia della rivoluzione di nuova democrazia in India, quale contingente del proletariato internazionale.
Dal 2004, e ancora di più dopo il Congresso, l’EPGL ha compiuto grandi passi, con duri sforzi e realizzato eroiche incursioni e imboscate. Da formazioni a livello di compagnia è cresciuto e sta facendo i primi passi verso la formazione di battaglioni, ha migliorato la sua capacità di comando e di coordinamento delle forze primarie, secondarie e di base. Questo ha permesso di attaccare e annientare completamente le forze para-militari mercenarie dello stato indiano, in generale a livello di plotone, e in particolare, nella battaglia di Mukaram a livello di compagnia. Ha costruito un’ampia Milizia Popolare, di migliaia di membri. Questo è stato determinante nella sconfitta dei gruppi di paramilitari contro-rivoluzionari, come Salwa Judum, Sendra, ecc. con cui il nemico cerca di “mettere masse contro masse”. Milizia Popolare e masse rivoluzionarie sono state anche di grande importanza per i successi del PLGA nelle battaglie più importanti.
Questo periodo ci ha anche lezioni importanti sulla lotte di massa rivoluzionarie e sul coordinamento tra le lotta armate e lotte di massa. In particolare, va segnalato che ciò è stato fatto in una situazione in cui quasi tutte le organizzazioni di massa aperte legate al nostro partito, o anche solo sospettate di avere rapporti ad esso, sono bandite e i loro membri perseguitati, uccisi o imprigionati. Nel pieno di questa persecuzione, consapevoli che le “sono le masse che scrivono la storia e noi comunisti siamo loro figli”, abbiamo persistito nella costruzione di organizzazioni di massa adeguate alla situazione e a mobilitare le masse a centinaia di migliaia. Abbiamo duretto alcune grandi lotte di massa che hanno preso la forma di sollevazioni di massa. Sono emerse nuove forme di lotta e di organizzazione, come quelle in Lalgarh e Narayanpatna. Si sono gettate basi favorevoli per il consolidamento di un fronte anti-feudale, anti-imperialista. In molte altre parti del paese sono esplose grandi lotte in cui le masse si sono fatte avanti per difendere la loro terra. Hanno combattuto contro i piani di evacuazione per aprire grandi miniere, dighe e altri progetti a vantaggio delle classi dominanti e degli imperialisti. Abbiamo sostenuto queste lotte e diretto alcune di esse. Questo ci ha dato una ricca esperienze di come dirigere importanti lotte di massa, unendo un’ampia varietà di forze. Queste lotte hanno fatto emergere il ruolo guida del partito e della guerra popolare che esso dirige. Esse sono stati di grande aiuto per estendere le zone di guerra e accrescere il partito e l’EPGL grazie alla conquista di forze nuove.
Un’altra importante arena di lotta si sta gradualmente espandendo all'interno delle carceri. Diverse migliaia sono i prigionieri. In diverse carceri centrali e distrettuali in circa 20 Stati si sono estesi scioperi della fame a oltranza per le rivendicazioni dei prigionieri politici. Attraverso le loro lotte, i nostri compagni in carcere sono riusciti a mobilitare detenuti comuni a lottare per i loro diritti. Anche organizzazioni e forze democratiche hanno svolto un ruolo cruciale, anche nel mezzo di una dura repressione a livello nazionale. Attività di sostegno e lotta che rivendicano la liberazione rilascio di tutti i prigionieri politici si sono diffuse in tutto il territorio nazionale e a livello internazionale. Le attività di solidarietà che avete intrapreso a sostegno dei prigionieri politici in India sono state erano particolarmente importanti e ci sono care, come esempio luminoso di internazionalismo.
In questi dieci anni il partito ha ulteriormente sviluppato le sue capacità in diversi campi. Si è attivamente impegnato nella lotta ideologica contro diverse deviazioni, sia all'interno del paese che a livello internazionale. Ha svolto un ruolo chiave nella formazione e funzionamento del Centro di Coordinamento dei Partiti e organizzazioni Maoiste in Asia meridionale (CCOMPOSA).
Il partito ha rivolto la sua attenzione ad elevare il suo livello ideologico attraverso corsi di studio sistematici e campagne di rettifica. Materiale di studio e riviste sono stati pubblicati in diverse lingue. È stata fatto uno sforzo particolare per approntare materiali di studio/propaganda nelle lingue adivasi. Programmi e testi preparati per l'istruzione elementare sono stati ulteriormente arricchiti. Questi sono utilizzati nelle scuole gestite dalle RPC e per l'educazione dei combattenti dell’EPGL e dei membri delle organizzazioni di massa.
Un contributo straordinario del partito è stato quello di sollevare le donne, che sono la metà del cielo, e sviluppare le loro capacità in ambito politico, organizzativo, militare, culturale ecc. affinché possano svolgere la loro parte nella lotta. Oggi circa il 40% della forza combattente dell’EPGL è costituito da donne, anche se la percentuale varia nelle diverse zone di guerriglia. Le donne sono comandanti a livello di plotone e membri di comitati di partito a livello aziendale.
Il partito ha prestato molta attenzione allo sviluppo di attività culturali rivoluzionarie. In molti Stati esistono organizzazioni culturali di massa, a livello di come a livello statale. Esse diffondono il messaggio della rivoluzione e promuovono i valori democratici e scientifici attraverso forme culturali molteplici, che attingono a tradizioni e stili culturali etnici e nazionali e li sviluppano. Motivano il popolo a lottare per un cambiamento radicale. I loro messaggi culturali svolgono anche un ruolo di strumento di rettifica, attaccando i valori reazionari della vecchia società che influenzano le idee delle masse. Queste organizzazioni sono armi poderose, che connettono il partito alle larghe masse. Oltre a queste organizzazioni di massa, anche in seno all’EPGL si sono formati gruppi culturali, a livello di compagnia e battaglione.
Ancora più importante, grazie al lavoro pianificato intrapreso dopo la formazione del partito unificato, siamo riusciti ad estendere alcune basi guerrigliere, passaggio verso la creazione di zone liberate. In diversi villaggi in queste basi siamo riusciti a consolidare i Comitati Popolare Rivoluzionaria (CPR). Le basi guerrigliere ci hanno permesso di portare avanti compiti strategici per consolidarle ed espanderle ulteriormente e far avanzare la guerra rivoluzionaria. Nel periodo successivo al Congresso sono emersi organi di potere politico popolare. In Telengana e Andhra Pradesh si erano già formati alcuni CPR. Nonostante ci sia stata in questi Stati qualche battuta d'arresto, il popolo, che ha sperimentato il potere politico e da questo è incoraggiato, sta lottando per superare la situazione. In Dandakaranya (Chhattisgarh) si erano già formati i diversi organi di governo popolare rivoluzionario a livello di area. Hanno iniziato a funzionare alcuni organi di governo popolare a livello di Divisione (distretto). È questa è un’esperienza nuova nella storia del movimento rivoluzionario nel nostro paese. questi stanno proponendo al popolo dell’India un modello politico, economico e culturale alternativo, rifiutando il falso sistema democratico e le pseudo-riforme dei governi sfruttatori. Questi governi popolari cercano di aumentare la produzione agricola del popolo, attraverso il lavoro cooperativo e collettivo, impegnandosi duramente per avanzare verso l'autosufficienza. per lo sviluppo economico del popolo e per sostenere il partito e l’EPGL. Stiamo così avanzando verso la realizzazione del compito centrale della nostra rivoluzione, la conquista del potere politico attraverso la lotta armata.
Dopo la formazione del partito unico nel 2004, il nemico ha moltiplicato i suoi sforzi per distruggere la rivoluzione espandendo a tutto il paese la strategia di “guerra a bassa intensità” diretta dell'imperialismo USA. Oggi ci indica come la “più grande minaccia” alla sua sicurezza.
Attraverso questa strategia, il nemico ha fatto uno sforzo particolare per attaccare e distruggere la nostra direzione. Come noto, vi è riuscito in misura significativa, causando pesanti perdite. Nel 2009 ha lanciato la suo ancora più spietata, intensa ed estesa strategia di repressione, la “Operazione Green Hunt”, la famigerato “guerra al popolo”. Un grande piano preparato per annientarci, impiegando metodi fascisti. Forze enormi, tra cui forze speciali, sono state formate e concentrate. Sono stati spesi miliardi di rupie. È stata condotta una massiccia propaganda che ci marchia come gruppo di terroristi nemici dello sviluppo. Vaste operazioni di rastrellamento, attacchi a sorpresa contro le nostre forze, attacchi alle nostre basi di massa nelle zone di guerra sono stati condotti, mobilitando in ogni operazione un numero enorme di truppe. Gli arresti su larga scala di attivisti di tutte le organizzazioni popolari nelle zone rurali e urbane e delle milizie in tutte le zone di guerriglia, incendi e distruzione di abitazioni, beni e colture, i massacri di abitanti e stupri e uccisioni di massa di donne, le razzie di bestiame sono diventato una routine, mentre continuano gli assassinii mascherati da falsi scontri, la distruzione delle nostre reti nelle città, la distruzione delle infrastrutture costruite col lavoro collettivo delle masse, cui accompagnano progetti di riforme volte a deviare il popolo. A fronte di questo assalto fascista abbiamo subito gravi perdite. Guidati dal Comitato centrale, tutto il partito, l’EPGL, la Milizia Popolare e le masse rivoluzionarie guidate dai CPR e dalle organizzazioni di massa, hanno resistito, imparato dai nostri errori, raddoppiato gli sforzi e colpito ancora. Allo stesso abbiamo condotto una battaglia politica. Abbiamo risposto denunciando la propaganda del nemico. Questo ha aperto la strada a una polarizzazione politica favorevole nel paese. Le forze progressiste e democratiche si sono fatte avanti al fianco dei rivoluzionari per denunciare la “Operazione Green Hunt” del nemico come una “guerra al popolo”. Anche a livello internazionale, un ampio movimento si è riunito per costruire opinione pubblica a livello mondiale contro questa aggressione dello stato indiano. Questo conferma la capacità della nostra ideologia per controbattere alla guerra psicologica del nemico e ci dà ricchi insegnamenti.
Per effetto dei gravi smacchi subiti per mano dell’EPGL, in alcune offensive tattiche in cui molti di loro sono stati eliminati, il nemico ha iniziato a lanciare le operazioni con forze ancora maggiori. Dopo essere riuscito a colpire a colpire direzione e quadri nelle aree urbane e di pianura, il nemico si sta interessando alla direzione nella aree di foresta. In queste zone di guerra il nemico ha già impegnato 500.000 truppe centrali e statali e sta pianificando aggiungere parecchie migliaia. Sono usati droni. L’aviazione è già coinvolto in un ruolo di supporto e l'esercito si prepara a intervenire.
Di fronte a questi attacchi, l’EPGL ha maturato ricca esperienza di combattimento e rottura delle campagne “accerchiamento e rastrellamento” del nemico, in cui a volte sono stati impiagati anche 10.000 uomini. L’EPGL, grazie al pieno sostegno del popolo e con iniziativa esemplare, ha coraggiosamente combattuto battaglie durate ore, anche tre giorni, per rompere l’accerchiamento del nemico ed è riuscito a sconfiggere e i suoi piani di catturare compagni della direzione. Le forze dell’EPGL e della milizia popolare hanno anche combattuto la tattica del nemico di portare sul campo forze di polizia e paramilitari con elicotteri, colpendoli e infliggendo loro perdite usando comuni fucili.
I blocchi sempre più stretti, i rastrellamenti e gli attacchi non solo hanno temprato l’acciaio della stragrande maggioranza delle nostre file, hanno anche messo a nudo gli elementi corrotti rimasti nascosti tra di noi. Liquidazionisti che pretendono che la guerra popolare di lunga durata non sia più adatta alla nostra situazione, vigliacchi che fuggono con diversi pretesti e cercano disperatamente di coprire il loro disfattismo, traditori che vendono il popolo per la miseria offerta loro dal nemico - questi tempi difficili li hanno portati allo scoperto, uno dopo l'altro. Tra le masse, alcuni si sono “arresi” alla forza bruta del nemico. I ripetute e pesanti attacchi hanno causato gravi danni alle strutture di partito nei villaggi e di conseguenza anche ai CPR e alle organizzazioni di massa. Un settore delle masse è diventato passivo.
Nel primo trimestre del 2013, nel valutare la situazione che avevamo di fronte, il Comitato Centrale ha notato debolezze ineguali nella nostra situazione soggettiva erano. Ha valutato che il nostro movimento nazionale si trova ad affrontare una condizione molto difficile. Le ragioni del verificarsi di questa situazione sono sia oggettive che e soggettive. Le classi dominanti indiane, col pieno supporto e sotto la guida degli imperialisti, hanno lanciato una offensiva strategica nazionale su più fronti senza precedenti per sopprimere il nostro movimento che si sviluppava. Abbiamo sofferto alcune perdite, abbiamo perso temporaneamente terreno, ritirandoci di fronte a forze superiori. L'altra ragione di ciò è soggettiva, gli errori commessi nell’affrontare le esigenze delle mutevoli condizioni della guerra rivoluzionaria e della direzione dell’EPGL e del popolo, la persistenza di residui di tendenze non proletarie tra noi e il non essere riusciti ad evitare gravi perde. Il Comitato Centrale ha formulato le tattiche fondamentali per superare questa situazione. E ha lanciato un appello a Bolscevizzare il partito per essere in grado di superare la difficile situazione attuale e a farlo educando l'intero partito col MLM, la linea politica e militare e le politiche, le tattiche fondamentali, lo stile di lavoro di partito e di combattimento dell’EPGL, le lezioni apprese dalla pratica, la rettifica di errori e carenze e rafforzando così il partito, l’EPGL e la base di massa, aprendo la strada all’avanzata del movimento. Qualunque sia la situazione, abbiamo un'arma potente per affrontarla. Questa è la nostra ideologia, il MLM. Assumere profondamente e impugnare sempre più saldamente questa arma; questo è il punto cruciale della Bolscevizzazione del partito. Questa campagna è in corso e il partito e tutte le forze guidate da esso si stanno sforzando per sviluppare le proprie capacità di sconfiggere l’assalto del nemico.
Negli ultimi 15 mesi abbiamo fatto sforzi per preservare il nostro movimento e la direzione nel mezzo di un intensificata offensiva nemica. Nell’ultimo periodo l’EPGL, col sostegno del popolo, ha condotto campagne di controffensiva tattica e diverse azioni armate, ha annientato forze nemiche e sequestrato armi e munizioni. Migliaia di persone e la milizia popolare guidata dal PLGA hanno distrutto macchinari per la costruzione di strade, veicoli, pensioni, sedi e uffici distaccati del governo e delle grandi imprese di costruzioni e minerarie. Con l'avvio della campagna bolscevizzazione in tutto il gruppo, nell’EPGL nelle organizzazioni di massa e organizzazioni del Fronte Unito, abbiamo potuto conseguire alcune esperienze positive in alcune parti ed estenderci in alcune nuove aree strategiche. Ci stiamo sforzando duramente per rivitalizzare il movimento in alcune delle aree da cui abbiamo dovuto ritirarci.
Nelle zone in cui ci siamo indeboliti il partito sta cercando di affrontare la situazione con spirito bolscevico. Tra difficoltà e perdite, stiamo aprendo un nuovo fronte di guerra nella regione di Sahyadri (Ghati occidentale) al confine tra Karnataka-Keralam-Tamilnadu.
Sono continuati gli sforzi del nostro partito per unire le larghe masse in forme sia clandestine che aperte contro le politiche filo-imperialiste al servizio degli interessi delle classi dominanti attuate dai governi centrale e statali. Migliaia di persone hanno manifestato ed espresso la loro rabbia chiedendo il ritiro delle forze centrali e statali. Hanno protestato contro i falsi scontri, i massacri, gli arresti illegali e le atrocità sulle donne, gli attacchi ai villaggi, il saccheggio e distruzione di beni del popolo e hanno chiesto la liberazione dei prigionieri politici. Riforme agrarie rivoluzionarie e programmi di welfare per il popolo sono stati condotti dai CPR con la mobilitazione delle masse e anche l’EPGL ha partecipato a questi programmi. La cattura ed esecuzione dell’odiato Mahendra Karma, il principale responsabile delle brutali atrocità di Salwa Judum, è stato un risultato importante. Accogliendo l’appello del partito, il popolo nelle zone rurali del Dandakaranya (DK) ha boicottato le elezioni parlamentari e locali del Chhattisgarh e il popolo di alcune zone rurali del Bihar, Jharkhand, Odisha e Andhra-Odisha Border (AOB) ha boicottato con successo le elezioni parlamentari da migliaia, resistendo all’invio di ulteriori forze da parte dello Stato e alla loro brutale repressione. Nelle zone in cui sono in corso movimenti delle popolazioni adivasi contro le attività minerarie e le evacuazioni la maggioranza della popolazione ha boicottato le urne del Loksabha e ha espresso la sua protesta contro i questi progetti devastanti.
Come parte della campagna di boicottaggio elettorale, nella maggior parte delle zone di guerra dell'India centrale e orientale forze dell’EPGL hanno condotto con successo azioni di contro-offensiva tattica contro forze nemiche dispiegate per costringere il popolo a votare. Alcune di queste azioni hanno avuto luogo in aree che il nemico aveva dichiarato di aver “ripulito” e averne ripreso il controllo. Nei primi cinque mesi del 2014, che comprendono il periodo elettorale, in 31 azioni 63 unità nemiche sono state annientate e 122 ferite. Un combattente dell’EPGL è caduto martire in questi attacchi. Siamo riusciti a sequestrare 36 armi e 3366 set di munizioni. È interessante notare che queste azioni sono avvenute in risposta e nel corso di due speciali massicce campagne di “accerchiamento e rastrellamento” condotte dal nemico su scala nazionale. Per effetto di continue azioni di guerriglia condotte dall’EPGL nelle diverse zone di guerriglia le forze nemiche hanno dovuto disperdere le loro forze in una vasta area e così sono stati costretti in una situazione in cui non hanno potuto concentrare come volevano le loro forze nelle nostre aree strategiche. Per la carenza di rinforzi, il nemico non è riuscito a condurre più intensamente queste campagne in tutte le aree allo stesso tempo, tranne che Bijapur (DK) e in alcune altre parti del paese.
Nuove forme di lotta sono state sviluppate per contrastare la “sicurezza a tappeto” del nemico, la rete strategica di accampamenti pesantemente fortificati con centinaia di soldati posti a brevi distanza, 2-6 km l'uno dall'altro, per circondare stabilmente le nostre basi guerrigliere e le altre zone di guerra. In due casi, le masse, insieme all’EPGL o per proprio conto col supporto di questo, si sono impegnate in attacchi di disturbo armati o hanno assediato per giorni questi accampamenti costringendone la chiusura. Il ruolo delle donne in queste lotte è stato esemplare. Abbiamo assistito anche a casi in cui le masse hanno rifiutato i beni distribuiti gratuitamente dai mercenari nemici come parte dei programmi di azione civica o ne hanno fatto un falò.
Un risultato importante ottenuto in questi ultimi 15 mesi è stata la fusione in un unico partito del PCI (Maoista) e PCI (ML) Naxalbari. Questo è stato un altro punto di svolta nello sforzo di raggiungere l'unità degli autentici rivoluzionari nel nostro paese. Come sottolineato nella dichiarazione di fusione, questo dà una spinta alla capacità del nostro partito di svolgere meglio il suo ruolo di avanguardia della rivoluzione indiana. L'unità dei maoisti a fronte di un intenso attacco nemico ha notevolmente incoraggiato tutto il nostro partito, l’EPGL e le masse rivoluzionarie. È stata accolta con entusiasmo anche a livello internazionale.
Nel complesso, la situazione che abbiamo di fronte è ancora molto difficile. Ma stiamo tenendo saldamente, affrontandola con coraggio, e spingendoci in avanti per superarla. Non occorre dire che la solidarietà ci state portando ci aiuta enormemente in questo compito. Siamo lieti di vedere che siete d'accordo con noi sulla necessità di portare avanti con forza la campagna per porre fine alla Operazione Green Hunt. Questa campagna e il movimento di solidarietà e sostegno alla guerra popolare in India si completano a vicenda. Sconfiggere questa offensiva controrivoluzionaria nazionale su più fronti del nemico è un compito immediato che davanti a noi.
Ogni rivoluzione avanza a ondate. È una legge della storia. In tempi di difficoltà dobbiamo elevare il nostro livello ideologico, tenere la politica al posto comando, portare il messaggio della rivoluzione in maniere più profonda e più ampia tra le masse, applicare creativamente la linea della guerra popolare di lunga durata e sviluppare le nostre tattiche, essere “rossi ed esperti” nei nostri compiti politici, militari, organizzativi, di propaganda, di formazione, culturali, di produzione tecnici e in tutti gli altri compiti, essere più determinato, più fervidi e pronti al sacrificio. Solo così possiamo uscire da questa situazione con più uniti, più disciplinati, più coraggioso, più forti, più solidi e più dinamici. Questa è la lezione che impariamo dai grandi rivoluzioni della nostra classe, come riassunto negli insegnamenti dei nostri grandi maestri. Questi ci hanno anche insegnato la necessità di rinforzare i nostri legami con le masse a un livello più profondo e più alto ad ogni svolta della guerra rivoluzionaria. In ogni congiuntura decisive, ci si pone nuovamente il compito di approfondire non solo la politicizzazione di noi stessi ma anche, allo stesso tempo, la politicizzazione delle masse. Stiamo assumendo con decisione questo compito per scatenare l'energia rivoluzionaria e l'iniziativa delle masse in modo ancora più poderoso.
Questo è un breve racconto resoconto dei nostri successi e carenze, della guerra popolare in India negli ultimi dieci anni. Tale è il modo in cui abbiamo principalmente contribuito a far avanzare la rivoluzione socialista mondiale.

Compagni,
Negli ultimi dieci anni una serie di importanti sviluppi hanno avuto luogo a livello internazionale. Vogliamo attirare la vostra attenzione su alcuni aspetti salienti.
I primi anni del decennio scorso hanno visto gigantesche sollevazioni delle masse contro le politiche di globalizzazione che hanno distrutto le loro vite e un rafforzamento delle guerre popolari e lotte armate di liberazione. L'ideologia del proletariato si è proposta più affilata con l’assunzione del marxismo-leninismo-maoismo. La sua più ampia assunzione ha rafforzato le basi per una più stretta unità tra le forze maoiste, a livello internazionale e nei diversi paesi. Si sono potuti vedere in tutto il mondo i fermenti di una nuova ondata rivoluzionaria. Principalmente in risposta a questo, l'imperialismo, in particolare l'imperialismo USA, ha avviato e ha lanciato una massiccia offensiva contro-rivoluzionaria mondiale, diretta contro il popolo. Questo è stato il contenuto principale della cosiddetta “guerra al terrorismo” cui tutti gli imperialisti e i reazionari si sono uniti o hanno supportati. Le guerre di aggressione contro l'Afghanistan e l'Iraq, la restrizione dei diritti democratici, gli attacchi contro le lotte popolari, la fascistizzazione in crescita in tutto il mondo, l’intensificazione delle campagne repressive contro le lotte armate, le guerre popolari e partiti maoisti – questi sono stati i suoi aspetti principali. Ma l'arroganza dell'imperialismo USA, unica superpotenza è stata presto sonoramente respinta. La sfida è stata raccolta. In tutto il mondo è cresciuta la lotta contro la guerra in Iraq, che è continuata dopo il lancio della guerra. La forte resistenza in Iraq e in Afghanistan hanno fatto impantanare gli aggressori e sconvolto i loro piani. In tutto il mondo le masse non si sono lasciate intimidire e hanno continuato le lotte contro le devastazioni di globalizzazione, liberalizzazioni e privatizzazioni. Le guerre popolari hanno continuato ad avanzare. Come risultato di tutti questi fattori, nel giro di pochi anni l'imperialismo americano è stato costretto a cambiare tattica. Bush è stato sostituito con Obama. I discorsi sui “decenni di guerra” sono stati sostituiti da frettolosi piani di disimpegno e ritiro di truppe. Questo è forte indice della situazione favorevole che è emersa nel mondo. Questo periodo ha visto anche una crescita della contesa tra le potenze imperialiste, con l'imperialismo russo che ha cominciato ad affermarsi nel quadro dell’impantanamento degli USA.
Come tutti sappiamo, la crisi globale del sistema imperialista scoppiata nel 2008 ha ulteriormente aggravato la situazione mondiale sopra. Sia nei paesi imperialisti che in quelli oppressi, milioni sono scesi in piazza e hanno dato battaglia alle forze reazionarie statali, i lavoratori hanno occupato fabbriche, le masse hanno preso le piazze e rovesciato governi. Studenti, giovani, donne, lavoratori, immigrati, pensionati - tutti sono scesi in lotta. I giorni esaltanti della Primavera araba sono ancora vivi nella nostra memoria. Diverse odiate dittature sono stati abbattute dalle lotte determinate del popolo. Questa effervescenza delle masse non è arrivata a realizzare le loro aspirazioni ad una vera democrazia, a un sistema libero dallo sfruttamento e al potere popolare. Ma ha risvegliato queste società in modo profondo. Ha dato speranza ai popoli del mondo. Sicuramente ne appariranno i risultati.
Questo è il mondo di oggi. Mostra una situazione di un grande potenziale per una nuova poderosa ondata rivoluzionaria. Ma questo ha un altro lato di questo, un lato amaro, di tradimento. Ancora una volta nella storia del movimento comunista internazionale, il revisionismo ha impedito di trarre vantaggio da una situazione favorevole. Il tradimento della guerra popolare in Nepal da parte della leadership del PCN (maoista), in particolare la cricca Prachanda-Bhattarai, è stato la più dannosa delle sue azioni. La possibilità di costringere i nemici del popolo a gettare la maschera di salvatori della democrazia che combattono forze fanatiche oscurantiste e portarli allo scontro diretto con un popolo rivoluzionario, di alzare le bandiere di guerra popolare diretta dai maoisti come centro della mobilitazione contro l'imperialismo e la reazione, di conquistare ampie fasce della popolazione alla causa del comunismo, è stata distrutta. D’altra parte, si assiste a un attacco liquidatori contro la nostra ideologia che cerca di abbattere le bandiere del MLM e sostituirle con i vacui proclami dell’Avakianismo. Questo ha già distrutto alcuni partiti maoisti che in passato avevano un posto di rilievo nelle file del MCI. Entrambe queste deviazioni sono state affrontate dai maoisti e la lotta continua. Continuano gli sforzi per consolidare i partiti maoisti e costruirne di nuovi. Ma le perdite sono evidenti. Vi è un notevole calo delle forze soggettive della rivoluzione proletaria mondiale, causato non dalla repressione nemico ma dai nemici che emergono dal suo interno.
Vediamo così la contraddizione, il divario evidente tra il potenziale della situazione oggettiva e le capacità soggettive delle forze maoiste. Questo è ciò che dobbiamo affrontare. Tutte le nostre attività devono essere volte a superarlo. Questo è la necessità più profonda degli oppressi e sfruttati in tutto il mondo, l’esigenza di questi giorni. Come direbbe Mao, “Dobbiamo cogliere l'ora, cogliere il momento”. Il nostro partito ritiene che la necessità del momento per le forze comuniste sia adoperarsi per mobilitare il più ampiamente possibile le forze antimperialiste, democratiche e rivoluzionarie per rafforzare la campagna per porre fine alla OGH e per costruire un ampio fronte imperialista mondiale anti – il che è in corso. E l'ulteriore rafforzamento dell'unità delle forze comuniste nel mondo porterebbe anche ad un sostegno più forte per la Rivoluzione indiana.
Nella situazione attuale, il potenziale oggettivo della situazione mondiale supera di gran lunga le capacità soggettive dei singoli partiti. Eppure, attraverso il loro sforzo congiunto, si può fare molto per conquistare ampi settori alla causa del comunismo. Gli ultimi anni hanno visto attività collettive, nella forma di dichiarazioni per il congiunte Primo Maggio, seminari su importanti avvenimenti, conferenze di partiti maoisti per fare un bilancio delle esperienze di organizzazione internazionale e di rafforzare la lotta contro il neo-revisionismo, organismi congiunti quali il Comitato Internazionale di sostegno organizzatore di questa Conferenza e le attività di solidarietà che ha promosso. Abbiamo accolto con favore questi sforzi e continuiamo a sostenerli. Dobbiamo ora esplorare le possibilità di fare dei più stretti i legami nati da queste attività e della crescente unità di idee sulle questioni politiche, ideologiche la base per un ulteriore avanzamento.
Così come la rivoluzione indiana è al servizio la rivoluzione proletaria mondiale, anche il suo futuro è vitalmente legato a quanto più e quanto meglio riescono a fare i maoisti in tutto il mondo in questa situazione mondiale e a far avanzare la rivoluzione mondiale. Traiamo la fiducia dal desiderio ardente di rivoluzione espresso nei lavori della Conferenza di Amburgo, visto nel suo motto che far avanzare la rivoluzione nei rispettivi paesi è il modo migliore per esprimere solidarietà alle rivoluzioni in altri paesi.
Il nostro partito, che porta avanti l'eredità di Naxalbari, ha sempre considerato la rivoluzione di nuova democrazia che stiamo facendo in India parte integrante della rivoluzione socialista mondiale, il nostro partito un contingente dell’avanguardia del proletariato mondiale. I preziosi e inestimabili sacrifici che vengono fatti dal popolo e dai compagni nella nostra rivoluzione sono anche parte integrante dei grandi sacrifici fatti dagli innumerevoli e amati martiri della rivoluzione socialista mondiale in ogni paese.

Infine, prima di concludere, vogliamo parlare dei grandi sforzi che si stanno facendo a sostegno della guerra popolare in India. La notizia delle vostre campagne, le loro vive immagini, vengono riportate il più ampiamente possibile tre le nostre file, tra i combattenti dell’EPGL e le masse rivoluzionarie, attraverso le nostre riviste pubbliche e clandestine e con molti altri mezzi. Quando sanno che i loro fratelli e sorelle in terre lontane si levano in solidarietà militante con loro, quando vedono le immagini di proteste davanti alle ambasciate indiane, di scritte sui muri che portano il messaggio della loro rivoluzione alle masse di quei paesi, i loro cuori si riempiono d'orgoglio - non siamo soli, il nostro popolo è lì, siamo ovunque.
Le vostre azioni sono un’ispirazione, ci hanno reso più determinati. Ci impegneremo al meglio per corrispondere la fiducia che riponete in noi. Il nostro futuro, il futuro della rivoluzione mondiale, il futuro del proletariato mondiale, delle nazioni e popoli oppressi è sicuramente brillante, ma il percorso è tortuoso, arduo e pieno di tornanti. Il futuro dei nostri nemici, degli imperialisti e dei loro lacchè in tutto il mondo, è il buio e la loro fine inevitabile.

Con i nostri saluti rivoluzionari,
Central Committee, CPI(Maoist)
10 set 2014

pc 25 settembre: Marchionne e Renzi ovvero LA SANTA ALLEANZA TRA IL FASCISMO PADRONALE E IL MODERNO FASCISMO

De Bortoli critica il governo Renzi. E Marchionne lo scarica: “Non lo leggo”
Dopo l'editoriale sul Corriere in cui il direttore boccia l'esecutivo ed evoca la "massoneria", l'amministratore delegato di Fiat che di Rcs è principale azionista lo liquida pubblicamente. Mentre al premier riserva solo elogi: "Parla del futuro per la prima volta"”, "sta cambiando il sistema con freschezza nelle nuove idee". E ancora: "Gli consiglio di non arrendersi, ma non credo abbia bisogno dei miei consigli. Ha un gran coraggio"


Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera boccia il governo di Matteo Renzi, evocando pure la “massoneria”? Per tutta risposta Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat, scarica pubblicamente il direttore del quotidiano di casa Rcs, di cui il Lingotto è il principale azionista. Come poche settimane fa, quando la defenestrazione era toccata al presidente di Ferrari Luca Montezemolo, anche in questa occasione il manager ha affidato il messaggio al vetriolo alle agenzie di stampa: “No, normalmente non lo leggo”, è stata la risposta a chi, a margine di un incontro al Council on Foreign Relations di New York a cui partecipava anche il premier, gli ha chiesto se avesse letto il duro editoriale pubblicato mercoledì. In cui de Bortoli sparava alzo zero sull’ex sindaco di Firenze tacciandolo di “personalità ipertrofica” e “muscolarità che tradisce la debolezza delle idee e la superficialità degli slogan”. Fino all’accusa di “massoneria” con riferimento al patto del Nazareno con Silvio Berlusconi. Un contropelo che evidentemente non è piaciuto all’artefice della fusione con Chrysler che sfocerà nella nascita di Fca e nel trasferimento della sede legale del gruppo in Olanda e di quella fiscale a Londra. Il quale al contrario, rivedendo in meglio i giudizi ancora “neutri” espressi a fine agosto, si è detto “convinto che Renzi ce la farà” e che “dobbiamo aiutarlo“. Dopo aver definito “eccezionale” l’intervento a braccio del presidente del Consiglio, che venerdì sarà in visita alla sede di Chrysler a Detroit (“Cercherò di vendergli una macchina… una qualsiasi”), Marchionne non ha risparmiato altri elogi: Renzi “parla del futuro per la prima volta”, “ha davanti un’impresa, compiti enormi” e “sta cambiando il sistema, con freschezza nelle nuove idee”. E ancora: “Gli consiglio di non arrendersi, ma non credo abbia bisogno dei miei consigli. Ha un gran coraggio”. Messaggio chiaro, mentre divampa lo scontro interno al Pd sul Jobs Act (“riforma importante”, l’articolo 18 “sta creando disagi sociali e disuguaglianze”, il giudizio del manager Fiat). Per finire, ”spero che lo si lasci lavorare”. Tradotto: non disturbate il manovratore. Richiesta rivolta, si suppone, anche a giornali e giornalisti, con cui notoriamente il manager non ha ottimi rapporti. Mentre il presidente di Fiat John Elkann, come il nonno Gianni Agnelli, per l’editoria ha una vera passione, come dimostrato ancora una volta dalla recente operazione di fusione che porterà Il Secolo XIX tra le braccia dell’Editrice La Stampa.  Di qui l’affondo di Marchionne. Peraltro nei confronti di un direttore di cui è già prevista l’uscita (nell’aprile 2015) non per sua scelta bensì per decisione degli azionisti, leggi Fiat, come rimarcato da de Bortoli stesso il giorno dell’annuncio. E ora per la successione sembra profilarsi la scelta di una personalità molto più “allineata” con l’esecutivo. Il senatore Pd Massimo Mucchetti, che del giornalone di via Solferino è stato vicedirettore, sul suo blog unisce i puntini evocando la possibilità di una sostituzione anticipata di de Bortoli “da parte dell’azionista di maggioranza relativa della Rcs, che è poi la Fiat: quella Fiat marchionnesca non confindustriale e tanto, tanto filo governativa, forse in attesa di qualche supporto all’esportazione (probabilmente giusto), certo grata per il silenzio del premier (certamente sbagliato) sulla migrazione della sede a Londra e Amsterdam”.


pc 25 settembre - RISPOSTA AD UN COMMENTO DELLA 1° PARTE DI "LAVORO SALARIATO E CAPITALE"

Riportiamo un breve commento arrivato da Palermo in merito alla parte di sintesi dI "Lavoro salariato e capitale" postata giovedì 18 settembre - inizio della formazione operaia on line; insieme alla nostra risposta.

Invitiamo tutti a postare commenti, domande, o propri approfondimenti, precisazioni. Pubblicheremo tutto.

COMMENTO: "Da quello che ho capito, l'operaio produce beni di valore, ma che non gli viene riconosciuta in termini di denaro, il valore di quello che ha prodotto servirà a fare arricchire i padroni.dovrebbe essere valorizzato il lavoro di un operaio e ricompensarlo in misura adeguata al prodotto. invece i padroni sfruttano l'operaio x arricchirsi. spero di essermi espressa bene, caso mai mi chiarirete se non ho capito"
Grazia precaria coop Palermo

RISPOSTA: Si, il capitalista non paga all'operaio il prezzo del suo lavoro o del prodotto del suo lavoro, ma un salario che corrisponde al prezzo della forza-lavoro, determinato, come qualsiasi merce, dai costi della sua produzione, vale a dire dal tempo di produzione di quei beni che all'operaio servono per andare il giorno dopo a lavorare, a rifarsi sfruttare.
L'operaio vendendo al capitalista la sua forza lavoro, questa non è più sua. Il capitalista essendo diventato proprietario per un giorno, una settimana, un mese, di questa merce particolare la mette al lavoro. In questo tempo di lavoro, per es. 8 ore, solo una minima parte del lavoro dell'operaio serve per ricostruire quella forza lavoro, il resto delle ore, poniamo 5, questi fa lavoro gratis per il capitale. Ma il capitalista ha già pagato quella forza lavoro come tutte le altre merci (quindi, nell'esempio, per 3 ore, il tempo della sua produzione). E in questo non è "cattivo o ladro", dal momento che la forza lavoro è una merce come tutte le altre. Io - dice il capitalista - quanto pago un vestito? Il prezzo che corrisponde al tempo di produzione di quel vestito; quindi lo stesso mi comporto con la forza lavoro operaia, pago a te lavoratore il prezzo corrispondente al tempo di produzione di quei beni che ti fanno esistere.
Però, dice il capitalista, io ti ho acquistato per 8 ore e quindi per 8 ore sei mio; pertanto l'operaio, dopo, poniamo, le 3 ore in cui ricostruisce il costo della sua "merce", deve continuare a lavorare fino alle 8 ore.
Quindi non si tratta che il capitalista non dà valore al lavoro dell'operaio e che dovrebbe "ricompensarlo in misura adeguata al prodotto". Il valore del lavoro, il prodotto, per la legge capitalista, non devono interessare all'operaio, più di quanto non interessi ad una macchina di quella fabbrica.
E ancora una volta, questo non avviene per "cattiveria" (altrimenti l'eliminazione del lavoro salariato consisterebbe solo nell'avere capitalista più giusti e che pensino ad arricchirsi un pò meno...); il capitalista si alzerebbe in piedi sorpreso e risentito di questo attacco alla sua "correttezza" e direbbe: "ma io ho pagato giustamente la forza-lavoro dell'operaio, ciò che poi questa merce particolare produce è affare mio e io non devo dare nessuna parte di questo prodotto all'operaio!". E rispetto alla legge del capitale - per cui l'operaio è formalmente "libero", ma appartiene al capitale, come uno schiavo, come una macchina - quel padrone ha ragione...


Quando tu scrivi: "dovrebbe essere valorizzato il lavoro di un operaio e ricompensarlo in misura adeguata al prodotto", questo è possibile solo con il rovesciamento del sistema del capitale e delle sue leggi; con l'abolizione dello sfruttamento, lavoro salariato, con la costruzione di una società socialista in cui non c'è più la stridente contraddizione di oggi, per cui tutta la produzione, la ricchezza è sociale, ma l'appropriazione dei frutti di questa produzione è privata.  

pc 25 settembre - FORMAZIONE OPERAIA - 2° PARTE - PIU' SI SVILUPPA LA RICCHEZZA, LA SOCIETA' E PIU' SI IMPOVERISCE L'OPERAIO

Nella 1° parte abbiamo visto che l'operaio non vende al capitale il lavoro, ma la sua forza-lavoro che per il capitalista è al pari di una merce, ma particolare, perchè produce valore, lavoro gratis per il capitale. Il capitalista non paga all'operaio il prezzo del suo lavoro e del prodotto del suo lavoro, ma un salario che corrisponde al prezzo della forza-lavoro, determinato, come qualsiasi merce, dai costi della sua produzione, vale a dire dal tempo di produzione di quei beni che all'operaio servono per andare il giorno dopo a lavorare, a rifarsi sfruttare.  

Da "Lavoro salariato e capitale" di MARX

2° PARTE

"Il capitalista e l'operaio sono legati. “L’operaio va in malora se il capitale non lo occupa. Il capitale va in malora se non sfrutta la forza-lavoro”. “La condizione indispensabile per una situazione sopportabile dell’operaio è dunque l’accrescimento più rapido possibile del capitale produttivo... del potere del lavoro accumulato sul lavoro vivente. Accrescimento del dominio della borghesia sulla classe operaia”.
L’operaio, quindi, “produce la ricchezza estranea che lo domina, il potere che gli è nemico, il capitale... i mezzi di sussistenza rifluiscono nuovamente verso di lui, a condizione che esso si trasformi di nuovo in una parte del capitale...”.
Sino a tanto che l’operaio salariato è operaio salariato, la sua sorte dipende dal capitale. Questa è la tanto rinomata comunità di interessi tra operaio e capitalista”.
Se cresce il capitale, cresce la massa del lavoro salariato, cresce il numero dei salariati; in una parola, il dominio del capitale si estende sopra una massa più grande di individui. E supponiamo pure il caso più favorevole: se cresce il capitale produttivo, cresce la domanda di lavoro e sale perciò il prezzo del lavoro, il salario”.
Ma “il rapido aumento del capitale produttivo provoca un aumento ugualmente rapido della ricchezza, del lusso, dei bisogni sociali e dei godimenti sociali. Benchè dunque i godimenti dell’operaio siano aumentati, la soddisfazione sociale che essi procurano è diminuita in confronto con gli accresciuti godimenti del capitalista, che sono inaccessibili all’operaio, in confronto col grado di sviluppo della società in generale”. Quindi più si sviluppa la ricchezza, la società e più, relativamente, si impoverisce la condizione dell’operaio.
Inoltre, il salario non è determinato solo dalla somma di denaro, dalla massa di merci che può acquistare, ma da altri rapporti.
Primo, il salario è determinato in rapporto al valore dei mezzi di sussistenza. Se il prezzo dei mezzi di sussistenza aumenta, gli operai nominalmente possono continuare a ricevere lo stesso salario di prima, ma “per lo stesso denaro essi ricevevano in cambio meno pane, meno carne, ecc. Il loro salario era diminuito non perchè fosse diminuito il valore dell’argento (del denaro), ma perchè era aumentato il valore dei mezzi di sussistenza”. “il prezzo in denaro del lavoro, il salario nominale, non coincide quindi con il salario reale, cioè con la quantità di merci che vengono realmente date in cambio del salario”.
Secondo, il salario è determinato anche dal rapporto col profitto del capitalista. “questo è il salario proporzionale, relativo” che esprime “il prezzo del lavoro immediato, in confronto con quello del lavoro accumulato, del capitale”, “supponiamo, per esempio, che il prezzo di tutti i mezzi di sussistenza sia caduto di due terzi (per es. da 900 a 300 euro), mentre il salario giornaliero è caduto solo di un terzo (per esempio da 900 a 600 euro)”. Quindi, nonostante che il suo salario sia diminuito, l’operaio può comprare più merci di prima. Ma ciononostante, “il suo salario però è diminuito in rapporto al guadagno del capitalista. Il capitalista pagando all’operaio un salario inferiore di un terzo (prima 900 euro, ora 600 euro), aumenta il suo profitto di 300 euro. “Il che vuol dire che per una minore quantità di valore di scambio che egli paga all’operaio, l’operaio deve produrre una quantità di valori di scambio maggiore di prima”. Se prima su 8 ore l’operaio lavorava 4 ore per sè per reintegrare il suo salario, e 4 ore per il capitalista, ora, con la riduzione di un terzo del suo salario, lavora 3 ore per sè e 5 ore per il profitto del capitalista.
La parte del capitale in rapporto alla parte del lavoro è cresciuta. La distribuzione della ricchezza sociale fra capitale e lavoro è diventata ancora più diseguale. Il capitalista, con lo stesso capitale, comanda una maggiore quantità di lavoro. Il potere del capitalista sulla classe operaia è aumentato; la posizione sociale del lavoratore è peggiorata, è stata sospinta un gradino più in basso al di sotto di quella del capitalista”.
Quindi, salario e profitto stanno in rapporto inverso. “Il profitto sale nella misura in cui il salario diminuisce e diminuisce nella misura in cui il salario sale”.
Il salario relativo può diminuire anche se il salario reale sale assieme al salario nominale, al valore monetario del lavoro, a condizione che esso non salga nella stessa proporzione che il profitto. Se, per esempio, in epoche di buoni affari il salario aumenta del 5 per cento mentre il profitto aumenta del 30 per cento, il salario proporzionale, relativo, non è aumentato, ma diminuito”. Quindi, “per quanto il salario possa aumentare, il profitto del capitale aumenta in modo sproporzionatamente più rapido”.
Dire che l’operaio ha interesse al rapido aumento del capitale significa soltanto che quanto più rapidamente l’operaio accresce la ricchezza altrui, tanto più grosse sono le briciole che gli sono riservate”, tanto più la classe operaia forgia “essa stessa le catene dorate con le quali la borghesia la trascina dietro di sè”.
L’accrescimento del capitale è frutto soprattutto dell’aumento della forza produttiva; questa aumenta innanzitutto “con una maggiore divisione del lavoro, con una introduzione generale e un perfezionamento costante del macchinario”. Ma la concorrenza su scala sempre più mondiale dei capitalisti porta a ricominciare sempre questa strada: ancora “maggiore divisione del lavoro, più macchinario, una scala più grande su cui vengono sfruttate la divisione del lavoro e il macchinario”.
La legge non gli concede tregua (al capitalista) e gli mormora senza interruzione:Avanti! Avanti!”.
Ma come agiscono queste circostanze, le quali sono inseparabili dall’aumento del capitale produttivo, sulla determinazione del salario?”.
La più grande divisione del lavoro rende capace un operaio di fare il lavoro di cinque, di dieci, di venti; essa aumenta quindi di cinque, di dieci, di venti volte la concorrenza fra gli operai, sia perchè si vendono più a buon mercato, sia perchè “uno fa il lavoro di cinque, di dieci, di venti...”.
Inoltre nella stessa misura in cui la divisione del lavoro aumenta, il lavoro si semplifica. L’abilità dell’operaio perde il suo valore. Egli viene trasformato in una forza produttiva semplice, monotona, che non deve far più ricorso a nessuno sforzo fisico e mentale. Il suo lavoro diventa lavoro accessibile a tutti”, e “quanto più il lavoro è semplice, quanto più facilmente lo si impara, quanto minori costi di produzione occorrono per rendersene padroni, tanto più in basso cade il salario, perchè come il prezzo di qualsiasi altra merce, esso è determinato dai costi di produzione... l’operaio cerca di conservare la massa del suo salario lavorando di più, sia lavorando più ore (lavoro straordinario), sia producendo di più nella stessa ora”.
L’umanità del capitalista consiste in più lavoro possibile al prezzo più basso... i padroni tentano di ridurre il salario, senza portare nessuna modifica nominale, ma, per esempio, accorciando la pausa per i pasti fanno lavorare un quarto d’ora in più, ecc.” (da Appunti sul salario).
Ma “più egli (l’operaio) lavora, meno salario riceve, e ciò per la semplice ragione che nella stessa misura in cui egli fa concorrenza ai suoi compagni di lavoro, egli si fa di questi compagni di lavoro altrettanti concorrenti, che si offrono alle stesse cattive condizioni alle quali egli si offre, perchè, in ultima analisi, egli fa concorrenza a se stesso, a se stesso in quanto membro della classe operaia”.
La legge generale del mercato fa sì che “non possono esserci due prezzi di mercato e domina sempre quello più basso (a quantità eguale). Supponiamo 1.000 operai di uguale qualifica di cui 50 senza pane; il prezzo non verrà determinato dai 950 che lavorano, bensì dai 50 disoccupati. Ma questa legge del prezzo di mercato grava più pesantemente sulla merce-forza lavoro, che su altre merci, perchè l’operaio non può conservare la propria merce in magazzino, ma deve vendere la sua attività vitale, oppure morire per mancanza di mezzi di sussistenza” (da Appunti sul salario).
Anche l’introduzione di macchine sempre più perfezionate portano agli stessi risultati perchè sostituiscono operai qualificati con operai non qualificati, provocano il licenziamento di gruppi di operai”.
Ma gli economisti ci raccontano che per gli operai licenziati, soprattutto per i giovani operai, “si apriranno nuovi campi di impiego”. “Ciò costituisce evidentemente una grande soddisfazione per gli operai colpiti. Ai signori capitalisti non mancheranno carne e sangue freschi da sfruttare; si lascerà ai morti la cura di sotterrare i loro morti”. Perchè, comunque, loro, i capitalisti, non vorrebbero mai licenziare cacciare via tutti gli operai, perchè ”se tutta la classe dei salariati fosse distrutta dalle macchine, che cosa terribile per il capitale, il quale senza lavoro salariato (la fonte del suo profitto) cessa di essere capitale”.
Ma pur se gli operai licenziati trovano nuova occupazione “credete voi che tale occupazione sarà retribuita come quella che è andata perduta? Ciò sarebbe in contraddizione con tutte le leggi dell’economia”.
...Al posto dell’uomo che la macchina ha eliminato, la fabbrica occupa forse ora tre ragazzi e una donna. Ma il salario dell’uomo non avrebbe dovuto bastare per tre bambini e una donna... per conservare e accrescere la razza? (come dicono gli economisti) - No, questa affermazione ”non prova altro, se non che ora vengono consumate quattro volte più vite operaie di prima, per guadagnare il sostentamento di una sola famiglia operaia”.
Per di più le fila della classe operaia vengono ingrossate anche da settori sociali non proletari che si impoveriscono, da strati più alti della società che vengono buttati sul lastrico dalla concorrenza, che “non hanno nulla di più urgente da fare che di levare le braccia accanto alle braccia degli operai. Così la foresta delle braccia tese in alto e imploranti lavoro si fa sempre più folta, e le braccia stesse si fanno sempre più scarne”.
In ogni crisi, l’operaio è rinchiuso nel seguente circolo vizioso: il datore di lavoro non può impiegare gli operai, perchè non riesce a vendere il suo prodotto. Non può vendere il suo prodotto perchè non trova acquirenti. Non trova acquirenti, perchè gli operai non hanno altro da offrire in cambio che il loro lavoro e proprio per questo non riescono a cambiarlo” (da Appunti sul salario).
Infine, nella misura in cui i capitalisti sono costretti, dal movimento che abbiamo descritto, a sfruttare su una scala più grande i mezzi di produzione giganteschi già esistenti, e a mettere in moto per questo scopo tutte le leve del credito, nella stessa misura aumentano i terremoti industriali... in una parola nella stessa misura aumentano le crisi. Esse diventano più frequenti e più forti per il solo fatto che, e nella misura in cui, la massa della produzione, cioè il bisogno di estesi mercati, diventa più grande, il mercato mondiale sempre più si contrae, i nuovi mercati da sfruttare si fanno sempre più rari, poichè ogni crisi precedente ha già conquistato al commercio mondiale un mercato fino ad allora non conquistato o sfruttato dal commercio soltanto in modo superficiale. Ma il capitale non vive soltanto del lavoro. Signore ad un tempo barbaro e grandioso, egli trascina con sè nell’abisso i cadaveri dei suoi schiavi, intere ecatombe di operai che periscono nelle crisi”.
Di conseguenza “sempre più diminuiscono proporzionalmente i mezzi di occupazione, i mezzi di sussistenza per la classe operaia, e ad onta di ciò il rapido aumento del capitale è la condizione più favorevole per il lavoro salariato”.
La sorte del lavoro salariato è legata al capitale, come la corda sostiene l’impiccato."...

(CONTINUA AL PROSSIMO GIOVEDI')

mercoledì 24 settembre 2014

pc 24 settembre - sabato 27 manifestazione nazionale in sostegno al popolo palestinese


Sabato 27 a Roma alle 14 Manifestazione Nazionale
Indetta dalle Comunità Palestinesi

Appello per una manifestazione nazionale in sostegno al popolo palestinese

L’aggressione Israeliana contro il popolo palestinese continua, dalla pulizia etnica del 1948, ai vari massacri di questi decenni, dal muro dell’apartheid, all’embargo illegale imposto alla striscia di Gaza e i sistematici omicidi mirati, per finire con il fallito tentativo di sterminio perpetuato in questi ultimi giorni sempre a Gaza causando più di 2000 morti ed oltre 10.000 ferite.
Il Coordinamento delle comunità palestinesi in Italia indice una manifestazione nazionale di solidarietà:
- per il diritto all’autodeterminazione e alla resistenza del popolo palestinese;
- per mettere fine all’occupazione militare israeliana;
- per la libertà di tutti i prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane;
- per la fine dell’embargo a Gaza e la riapertura dei valichi;
- per mettere fine alla costruzione degli insediamenti nei territori palestinesi;
- per il rispetto della legalità internazionale e l’applicazione delle risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
- per uno stato democratico laico in Palestina con Gerusalemme capitale (come sancito da molte risoluzioni dell’Onu);
- l’attuazione del dritto al ritorno dei profughi palestinesi secondo la risoluzione 194 dell’Onu e la IV Convenzione di Ginevra.
Chiediamo a tutte le forze democratiche e progressiste di far sentire la loro voce contro ogni forma di accordi militari con Israele.
Chiediamo al Governo italiano e in qualità di presidente del “semestre” dell’UE di adoperarsi per il riconoscimento europeo dei legittimi diritti del popolo palestinese e mettere fine alle politiche di aggressione di Israele, utilizzando anche la pressione economica e commerciale su Israele.
Il coordinamento delle Comunità palestinesi in Italia chiede a tutte le forze politiche e sindacali e a tutti le associazioni e comitati che lavorano per la pace e la giustizia nel mondo di aderire alla nostra manifestazione inviando l’adesione al nostro indirizzo mail :comunitapalestineseitalia@hotmail.com
Coordinamento delle Comunità Palestinesi in Italia

Per il MANIFESTO CLICCA QUI
http://www.forumpalestina.org/news/2014/Settembre14/27-09-14_Manifestazione-Nazionale_MATERIALI.htm

pc 24 settembre - ISRAELE UCCIDE 2 PALESTINESI PER CHIUDERE UNA VICENDA CHE RESTA AMBIGUA

«Eli­mi­nati gli assas­sini dei tre ado­le­scenti». Così tito­lava ieri il sito del quo­ti­diano Yisrael HaYom un ser­vi­zio sull’uccisione da parte di una unità spe­ciale dell’esercito di Amer Abu Aisha e Mar­wan Qawa­sme, i pale­sti­nesi sospet­tati del rapi­mento e dell’omicidio di tre gio­vani ebrei, lo scorso giu­gno nei pressi di Hebron. Una «eli­mi­na­zione» che i pale­sti­nesi non hanno tar­dato a defi­nire un «omi­ci­dio mirato» che chiude per sem­pre la bocca ai due uomini che non potranno più rac­con­tarci la loro ver­sione di un caso che ha fatto esplo­dere la ten­sione in Cisgior­da­nia e a Geru­sa­lemme e poi è stato il motivo o il pre­te­sto per l’attacco israe­liano con­tro Gaza e Hamas e della con­fi­sca di altri 400 ettari di terra pale­sti­nese per espan­dere una colonia."

Il comunicato ufficiale parla che i due palestinesi sarebbero morti in uno scontro a fuoco.In realtà è stata una vera e propria esecuzione, preparata da giorni. 

Al di là dei fatti veri circa il rapimento e l'uccisione dei tre giovani israeliani, che ora, per l'azione deliberatamente portata avanti dallo Stato sionista di Israele affinchè i cosiddetti "responsabili" non fossero presi vivi, sarà quasi impossibile accertare, la realtà è che i tre giovani morti sono stati una "manna" per il criminale Netanyahu che ha così potuto sterminare più di duemila palestinesi, decine di dirigenti di Hamas, distruggere intere zone di Gaza.   

pc 24 settembre. A Roma avanza lo stato di polizia: in mattinata sono stati arrestati Nunzio D'Erme e Marco Bucci. Dalle risposte immediate del movimento occorre avanzare nell'unità contro la repressione, organizzarla in un'attività sistematica con campagne, denuncie e manifestazioni. Occorre lavorare per costruire il Soccorso Rosso Proletario

Dopo l'attacco ai movimenti per il diritto alla casa che hanno colpito Di Vetta e Fagiano, a Roma si ripete il solito copione con la polizia ancora una volta a protezione dei fascisti
Gli antifascisti arrestati avevano risposto all'aggressione a Cinecittà dei fascisti di Militia Christi e la polizia era intervenuta per colpire i compagni.

Oggi convocazione alle 12 di un presidio di solidarietà e una conferenza stampa presso la sede dell'ex X Municipio della capitale - attualmente VII - in piazza di Cinecittà 11
Giovedì 25 settembre presidio di solidarietà davanti Regina Coeli


Contro lo stato di polizia al servizio del moderno fascismo del governo che attacca e reprime le lotte proletarie, i movimenti di lotta, gli antifascisti

pc 24 settembre: Solidarietà ai giovani militanti baschi arrestati a Loiola

Paesi Baschi, arrestati altri 5 giovani circondati da un muro popolare
 “Tramonta un altro giorno in arancione”, avrebbe cantato Paolo Conte, ma oggi le scalinate della basilica di Loyola- un’imponente santuario situato tra le guipuzcoane cittadine di Azpeitia e Azcoitia (Euskal Herria)- tinte dai fazzoletti di LIBRE, hanno dimostrato ancora una volta che il conflitto basco e la determinazione del suo popolo non si spengono all’imbrunire.
Domenica mattina, il sagrato della basilica ha accolto la creazione di una zona liberata “Aske Gunea”, dalla quale Irati Tobar, una delle giovani indagate, ha lanciato un appello diretto all’intera cittadinanza basca, affinché lottasse al fianco dei 28 giovani chiamati a presentarsi tra i banchi della famigerata Audiencia Nacional a Madrid, accusati di aver preso parte alla cosiddetta “kale borroka” (guerriglia urbana) o semplicemente di aver condotto attività politiche e sociali riconducibili ad una organizzazione giovanile, SEGI, messa fuori legge nel 2007.
Accompagnati da due grossi striscioni che recitano «Konponbidea bai» (Si alla risoluzione) e «Epaiketarik ez» (No ai processi politici), i 28 giovani concludono la giornata di domenica sostenendo che «la decisione rispetto una risoluzione giusta non appartiene a chi desidera perpetuare la guerra». Il sagrato si prepara quindi ad una notte di “disobbedienza civile”.
Questa mattina, il presidente d’aula Angela Murillo emette 5 ordinanze di “busca y captura” (ordine di arresto) per Xabier Arina, Imanol Salinas, Jazint Ramírez, Irati Tobar e Igarki Robles che, come già avevano annunciato, erano disposti a resistere contro l’ennesimo macro-processo politico messo in atto dallo Stato spagnolo contro i giovani indipendentisti.
Verso le 18:40 di oggi, la Ertzantza (polizia autonomica basca) giunge a Loyola per arrestare i giovani su cui pende l'ordine di cattura, incontrando però un centinaio di giovani che nel frattempo, appresa la notizia, si sono organizzati costituendo un “Herri Harresi” (muro popolare) attorno ai 5 indagati, sulle gradinate della basilica, riprendendo quella pratica di solidarietà attiva più volte vista in passato nei Paesi Baschi.
Dopo aver letto l’ordine di arresto marcato Madrid-Spagna, la Ertzantza ha iniziato a trascinare uno ad uno i componenti del muro umano posto a protezione dei ricercati, al fine di smantellarlo. Un braccio sotto l’altro e una gamba accavallata a quella del vicino ha tenuto impegnata la Etzantza per oltre 3 ore, prima di potersi avvicinare ai 5 giovani, traendoli in arresto per essere processati.
La giornata di oggi, ha ancora una volta dimostrato la solidarietà di centinaia di persone ed una nuova pratica di lotta che si sta attuando nei Paesi Baschi in caso di ordini di cattura emessi in processi sommari e punitivi come quello contro i/le 28 giovani accusati di appartenenza all'organizzazione giovanile Segi dichiarata "terrorista" dallo Stato spagnolo. Una pratica che sebbene non riesca ad impedire l'attuazione di un ordine di arresto emesso nei confronti di decine e decine di giovani perseguitati per fare politica, riesce sicuramente a dimostrare la determinazione di centinaia di persone e la solidarietà che si innesca di fronte all'ennesimo arresto politico voluto da Madrid che ancora continua la sua offensiva nei confronti del popolo basco.