Il volantino diffuso oggi dal circolo di proletari comunisti di Taranto
Da ieri è in corso un raduno nazionale di CASAPOUND
a Surbo - vicino LECCE.
Un raduno protetto da polizia e carabinieri e sponsorizzato da Forza Italia, Fratelli d'Italia e la Polibortone, con qualche amministrazione comunale e associazione a far da protettori, con la stampa a far da grancassa, presentando il convegno come una iniziativa culturale che si occupa di agricoltura, europa, volontariato...
Cosa immediatamente smentita dall'aggressione squadrista già avvenuta ieri fatta da nazifascisti venuti da fuori salento, che, con la polizia stranamente latitante, mentre Prefetto e questore annunciavano iper controlli, aggredivano indisturbati compagne e compagni del centro sociale Binario68, anima dell'antifascismo cittadino.
Gli antifascisti reagivano, la polizia allora arrivava a proteggere i fascisti, anche se poi erano messi in fuga dai compagni.
Oggi arriva al convegno l'iper leghista, razzista, Borghezio a sancire il matrimonio tra i rottami umani di Casapound e il leghismo lepenista dei figli dell'ipercorrotto Bossi, dentro l'area che è sempre quella di Berlusconi.
Il Pd di Renzi a Lecce cerca di tenere i piedi in due staffe - che poi è una sola - dato che dopo alcune parole di rito contro la cultura neofascista e pulsioni xenofobe, si affretta con il suo esponente Massa a schierarsi preventivamente contro l'antifascismo militante e la manifestazione di oggi: "sarebbe estremamente grave qualsiasi gesto o risposta violenta da parte di chi contesta questa iniziativa".
Bene, oggi è necessario ritrovarsi in tanti alle 15 in via Birago al corteo promosso da Binario68
sabato 6 settembre 2014
pc 6 settembre - ILVA TARANTO, MORTE OPERAIA, PADRONI E SINDACATI - USB COME FIM E UILM
Lo Slai cobas per il sindacato di classe,
come ha dichiarato, sta procedendo ad un'inchiesta parallela per
appurare le circostanze effettive che hanno provocato la morte in
Ilva del lavoratore Angelo Iodice, sia per inchiodare le
responsabilità della direzione Ilva e dell'azienda Global Service
sia per individuare le responsabilità aggiuntive delle OO.SS.
presenti in azienda, Rls - che per noi sono decisive nella lotta
per la sicurezza in fabbrica; sia, infine, per ribadire i punti
della nostra piattaforma che, nonostante silenzi, ostracismi da
parte di tutti, compreso Usb e Liberi e pensanti, è l'unica
alternativa e soluzione parziale alla tutela delle condizioni di
lavoro e di vita nei reparti, in generale e in particolare in
questa fase:
- una postazione ispettiva permanente all'interno dello stabilimento, che faccia da deterrente verso l'azienda, che permetta a operai e rappresentanti sindacali di denunciare direttamente e pretendere un intervento immediato e che agisca, proprio perchè all'interno della fabbrica, sotto il controllo operaio;
- Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in numero sufficiente per controllare effettivamente i reparti, eletti fuori dalle liste sindacali, ma dai lavoratori su scheda bianca, e revocabili, con potere di blocco degli impianti e blocco legittimo dei lavoratori;
- un azzeramento degli accordi sindacali in questa materia che permetta di ricontrattarli, area per area, potenziando gli organici...
SULLE CIRCOSTANZE DELL'INFORTUNIO
Ci attendiamo che Procura (Sebastio) e organi ispettivi siano coerenti con l'impegno assunto, di chiarire le responsabilità in tempi brevissimi.
Dalle nostre informazioni segnaliamo, in aggiunta a quelle già indicate anche su articoli di stampa, tre problemi:
Primo, era compatibile che ci fosse un mezzo in movimento mentre operai e il povero Iodice comunque operavano o dovevano passare sui binari? Dato che, come sembra accertato, il guidatore del mezzo non era in condizione di vedere queste altre presenze?
Secondo. Era o non in funzione il segnalatore acustico che potesse realmente segnalare l'arrivo del mezzo a chi era o transitava sui binari? E che razza di "segnalatore acustico" è, se in presenza di rumore permanente esistente nella zona, esso anche se è in funzione non si può sentire?
terzo. Ancora una volta, come è nel reparto Mof, segnaliamo che per i mezzi che transitano sui binari serve costantemente una doppia persona, una alla guida e una al controllo, altrimenti costantemente quando questi mezzi sono in movimenti il rischio di incidenti è alto. Azienda e accordi sindacali hanno in generale escluso questa doppia presenza, e, quindi, sono responsabili degli incidenti che avvengono in questo campo; e il ripristino o la creazione di una doppia presenza - già posta ai tempi della lotta del Mof - è un'esigenza immediata per cui lottare.
Nelle circostanze di questo incidente non possono poi essere trascurati altri fattori.
Non dimentichiamo mai che è avvenuto mentre si stava riparando i binari per effetto di un altro gravissimo incidente, per fortuna senza conseguenze per gli operai, avvenuto pochi giorni prima, che testimonia lo stato di generale pericolo e insicurezza che si vive nello stabilimento, che mette a rischio comunque gli operai.
Continueremo l'inchiesta e segnaleremo con un esposto alla Procura i fatti ulteriori eventualmente accertabili.
QUALI SONO STATE LE REAZIONI DELL'AZIENDA E QUALI LE "PROMESSE" DELL'AZIENDA IN MERITO.
Come al solito, nulla di nulla; ipocrisie e condoglianze a cui di solito seguono reticenze, ostruzionismi per l'accertamento della verità e in alcuni casi anche pressioni affinchè si taccia o si coprano responsabilità. Temiamo che questo avvenga anche in questo caso.
Alle prime reazioni si sono aggiunte le dichiarazioni fatte ieri dal nuovo direttore dello Stabilimento, insediato da Gnudi, Roberto Renon, che viene da l'Enel e quindi dobbiamo pensare privo di competenze specifiche nel settore siderurgico. Tutte le nuove nomine sono scarsamente motivate per criteri, competenze e affidabilità, e pur dovendo anch'esse essere giudicate sulla base dei fatti, tuttora sembrano essere all'insegna dei 'cambi di organigramma', di nuove cordate e di interessi commerciali e finanziari, e non industriali e siderurgici, nel quadro più generale del confuso programma di vendita/svendita dell'Ilva.
Ma per restare in tema, Renon ha dichiarato che la sicurezza sul lavoro nello stabilimento sarà sempre più prioritaria, ma ha aggiunto che l'obiettivo principale è di recuperare efficienza e capacità produttiva, cose che in questa fabbrica hanno sempre significato più sfruttamento e meno sicurezza.
Poi aggiunge Renon, che sul tema della sicurezza "saremo inflessibili, anche per quanto riguarda le procedure"; intendendo però fondamentalmente i comportamenti operai, dato che Renon stesso, senza conoscere realmente nè la fabbrica nè le circostanze specifiche dell'incidente mortale di avant'ieri, già si autoassolve dichiarando "nell'incidente di giovedì gli impianti non c'entrano nulla". Con questa premessa non possiamo assolutamente credere alle "promesse" di Renon circa il carattere prioritario della sicurezza in fabbrica.
LA QUESTIONE DECISIVA E' LA RISPOSTA DEGLI OPERAI E DELLE OO.SS. - MA QUI A PROBLEMI VECCHI SI AGGIUNGONO DI NUOVI.
LA REVOCA DELLO SCIOPERO FATTA ANCHE DA L'USB.
Detto questo, la questione decisiva anche dopo la morte di Iodice è come gli operai e le organizzazioni sindacali affrontano il problema.
E' stato dichiarato uno sciopero di 24 ore da tutte le OO.SS. interne, a cui lo Slai cobas per il sindacato di classe ha immediatamente aderito, nonostante la fiducia negli attuali dirigenti sindacali interni sia pari a zero. Perchè quando si muore in fabbrica, la fabbrica si deve fermare e tutti gli operai che hanno un minimo di coscienza devono, obbligatoriamente, scioperare; altrimenti, come ha detto un operaio: "per un collega morto non avete alzato la testa".
E c'è da dire che in generale lo sciopero, questa volta, ha avuto un'adesione migliore che in altre occasioni. Ma l'adesione sarebbe stata davvero più alta se non ci fossimo trovati di fronte alla decisione di Fim, Uilm e Usb di aderire alla richiesta dell'azienda di revoca dello sciopero in vari reparti.
Questa decisione è stata sbagliata. I Liberi e pensanti hanno giustamente scritto: "cosa non ha funzionato rispetto al passato per spingere quei sindacati a ritirare lo sciopero nei reparti convertitore e acciaieria 1, trattamento siviere 1, impianti ossigeno e gas, gestioni rottami ferrosi e scorie, reparti nei quali in generale non sono previste "comandate", cioè l'obbligo per i lavoratori di restare pena la precettazione, al fine di garantire la sicurezza degli impianti".
Giustamente si ricorda che in uno sciopero del 2005, in cui l'azienda sollevò analoghe circostanze, la magistratura, con sentenza marzo 2010, si espresse rigettando l'istanza aziendale.
L'azienda ha parlato di "rischio incolumità dei lavoratori e degli impianti stessi", ma essa stessa aveva volutamente determinato questa situazione continuando a far colare ghisa. Quindi, in sostanza, reagendo alla morte dell'operaio con una continuità produttiva che contava sul fatto che la fabbrica non fosse fermata dallo sciopero e sul fatto che così poteva far agire il ricatto verso i lavoratori, e soprattutto l'accettazione di questo ricatto da parte delle OO.SS.
Per questo non si doveva accedere alla richiesta di revoca dello sciopero e l'azienda doveva essere inchiodata alle sue doppie responsabilità.
Sulle giustificazioni dei "revocatori di sciopero". Su Fim e Uilm non abbiamo nulla da dire, da sempre accettano tutto ciò che l'azienda dice e in particolare in occasione degli scioperi con mega comandate, ecc. ecc.
Invece va denunciata la posizione e l'ipocrisia dell'Usb e del suo segretario Franco Rizzo. Questi, quando non erano nelle Rsu, facevano "fuoco e fiamme", con scioperi prolungati anche oltre ragione. Oggi, invece, Rizzo parla di "senso di responsabilità", oggi Rizzo dà credito all'azienda a prescindere: "l'Ilva ha detto in serata che lo stabilimento aveva addirittura pochi minuti di autonomia, che si sarebbe fermato, che i danni sarebbero stati incalcolabili..." (Boom!!). Un difensore meglio di Rizzo l'azienda oggi non lo poteva trovare.
Rizzo aggiunge "abbiamo agito per proteggere i lavoratori". Ma era proprio la serietà dello sciopero che serviva a proteggere i lavoratori e Rizzo dovrebbe saperlo molto meglio di noi.
Qualcuno ha pensato di cavarsela affermando - al solito su facebook - : "non siamo tornati a lavorare per i soldi ma solo per salvaguardare gli impianti, sarebbe una grande cosa devolvere la giornata in beneficenza alla famiglia del povero Angelo Iodice". Ma basta con questa favola della "beneficenza alla famiglia"! già usata purtroppo in altre occasioni per decisioni sciagurate di boicottaggio dell'arma dello sciopero - Una cosa è la lotta, una cosa è il sostegno alla famiglia.
La lotta è contro il padrone che ha ucciso quella famiglia!
Purtroppo questa situazione dimostra ancora una volta che in fabbrica non c'è il sindacato di classe e di massa, necessario a fronteggiare la questione della sicurezza come tutta la questione Ilva in questo momento.
Le nuove Rsu non hanno risolto un bel niente, come avevamo detto dal primo momento, e la posizione di non contribuire all'organizzazione sindacale di classe, attraverso lo Slai cobas per il sindacato di classe, dei Liberi e pensanti fa restare gli operai disorganizzati, disorientati, confusi, divisi e indifesi, alimentando l'opportunismo e l'interesse personale che in questa fabbrica ha già fatto fin troppi danni.
Ma questa situazione deve cambiare e cambierà! Su questo abbiamo fiducia e insistiamo con tenacia.
- una postazione ispettiva permanente all'interno dello stabilimento, che faccia da deterrente verso l'azienda, che permetta a operai e rappresentanti sindacali di denunciare direttamente e pretendere un intervento immediato e che agisca, proprio perchè all'interno della fabbrica, sotto il controllo operaio;
- Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in numero sufficiente per controllare effettivamente i reparti, eletti fuori dalle liste sindacali, ma dai lavoratori su scheda bianca, e revocabili, con potere di blocco degli impianti e blocco legittimo dei lavoratori;
- un azzeramento degli accordi sindacali in questa materia che permetta di ricontrattarli, area per area, potenziando gli organici...
SULLE CIRCOSTANZE DELL'INFORTUNIO
Ci attendiamo che Procura (Sebastio) e organi ispettivi siano coerenti con l'impegno assunto, di chiarire le responsabilità in tempi brevissimi.
Dalle nostre informazioni segnaliamo, in aggiunta a quelle già indicate anche su articoli di stampa, tre problemi:
Primo, era compatibile che ci fosse un mezzo in movimento mentre operai e il povero Iodice comunque operavano o dovevano passare sui binari? Dato che, come sembra accertato, il guidatore del mezzo non era in condizione di vedere queste altre presenze?
Secondo. Era o non in funzione il segnalatore acustico che potesse realmente segnalare l'arrivo del mezzo a chi era o transitava sui binari? E che razza di "segnalatore acustico" è, se in presenza di rumore permanente esistente nella zona, esso anche se è in funzione non si può sentire?
terzo. Ancora una volta, come è nel reparto Mof, segnaliamo che per i mezzi che transitano sui binari serve costantemente una doppia persona, una alla guida e una al controllo, altrimenti costantemente quando questi mezzi sono in movimenti il rischio di incidenti è alto. Azienda e accordi sindacali hanno in generale escluso questa doppia presenza, e, quindi, sono responsabili degli incidenti che avvengono in questo campo; e il ripristino o la creazione di una doppia presenza - già posta ai tempi della lotta del Mof - è un'esigenza immediata per cui lottare.
Nelle circostanze di questo incidente non possono poi essere trascurati altri fattori.
Non dimentichiamo mai che è avvenuto mentre si stava riparando i binari per effetto di un altro gravissimo incidente, per fortuna senza conseguenze per gli operai, avvenuto pochi giorni prima, che testimonia lo stato di generale pericolo e insicurezza che si vive nello stabilimento, che mette a rischio comunque gli operai.
Continueremo l'inchiesta e segnaleremo con un esposto alla Procura i fatti ulteriori eventualmente accertabili.
QUALI SONO STATE LE REAZIONI DELL'AZIENDA E QUALI LE "PROMESSE" DELL'AZIENDA IN MERITO.
Come al solito, nulla di nulla; ipocrisie e condoglianze a cui di solito seguono reticenze, ostruzionismi per l'accertamento della verità e in alcuni casi anche pressioni affinchè si taccia o si coprano responsabilità. Temiamo che questo avvenga anche in questo caso.
Alle prime reazioni si sono aggiunte le dichiarazioni fatte ieri dal nuovo direttore dello Stabilimento, insediato da Gnudi, Roberto Renon, che viene da l'Enel e quindi dobbiamo pensare privo di competenze specifiche nel settore siderurgico. Tutte le nuove nomine sono scarsamente motivate per criteri, competenze e affidabilità, e pur dovendo anch'esse essere giudicate sulla base dei fatti, tuttora sembrano essere all'insegna dei 'cambi di organigramma', di nuove cordate e di interessi commerciali e finanziari, e non industriali e siderurgici, nel quadro più generale del confuso programma di vendita/svendita dell'Ilva.
Ma per restare in tema, Renon ha dichiarato che la sicurezza sul lavoro nello stabilimento sarà sempre più prioritaria, ma ha aggiunto che l'obiettivo principale è di recuperare efficienza e capacità produttiva, cose che in questa fabbrica hanno sempre significato più sfruttamento e meno sicurezza.
Poi aggiunge Renon, che sul tema della sicurezza "saremo inflessibili, anche per quanto riguarda le procedure"; intendendo però fondamentalmente i comportamenti operai, dato che Renon stesso, senza conoscere realmente nè la fabbrica nè le circostanze specifiche dell'incidente mortale di avant'ieri, già si autoassolve dichiarando "nell'incidente di giovedì gli impianti non c'entrano nulla". Con questa premessa non possiamo assolutamente credere alle "promesse" di Renon circa il carattere prioritario della sicurezza in fabbrica.
LA QUESTIONE DECISIVA E' LA RISPOSTA DEGLI OPERAI E DELLE OO.SS. - MA QUI A PROBLEMI VECCHI SI AGGIUNGONO DI NUOVI.
LA REVOCA DELLO SCIOPERO FATTA ANCHE DA L'USB.
Detto questo, la questione decisiva anche dopo la morte di Iodice è come gli operai e le organizzazioni sindacali affrontano il problema.
E' stato dichiarato uno sciopero di 24 ore da tutte le OO.SS. interne, a cui lo Slai cobas per il sindacato di classe ha immediatamente aderito, nonostante la fiducia negli attuali dirigenti sindacali interni sia pari a zero. Perchè quando si muore in fabbrica, la fabbrica si deve fermare e tutti gli operai che hanno un minimo di coscienza devono, obbligatoriamente, scioperare; altrimenti, come ha detto un operaio: "per un collega morto non avete alzato la testa".
E c'è da dire che in generale lo sciopero, questa volta, ha avuto un'adesione migliore che in altre occasioni. Ma l'adesione sarebbe stata davvero più alta se non ci fossimo trovati di fronte alla decisione di Fim, Uilm e Usb di aderire alla richiesta dell'azienda di revoca dello sciopero in vari reparti.
Questa decisione è stata sbagliata. I Liberi e pensanti hanno giustamente scritto: "cosa non ha funzionato rispetto al passato per spingere quei sindacati a ritirare lo sciopero nei reparti convertitore e acciaieria 1, trattamento siviere 1, impianti ossigeno e gas, gestioni rottami ferrosi e scorie, reparti nei quali in generale non sono previste "comandate", cioè l'obbligo per i lavoratori di restare pena la precettazione, al fine di garantire la sicurezza degli impianti".
Giustamente si ricorda che in uno sciopero del 2005, in cui l'azienda sollevò analoghe circostanze, la magistratura, con sentenza marzo 2010, si espresse rigettando l'istanza aziendale.
L'azienda ha parlato di "rischio incolumità dei lavoratori e degli impianti stessi", ma essa stessa aveva volutamente determinato questa situazione continuando a far colare ghisa. Quindi, in sostanza, reagendo alla morte dell'operaio con una continuità produttiva che contava sul fatto che la fabbrica non fosse fermata dallo sciopero e sul fatto che così poteva far agire il ricatto verso i lavoratori, e soprattutto l'accettazione di questo ricatto da parte delle OO.SS.
Per questo non si doveva accedere alla richiesta di revoca dello sciopero e l'azienda doveva essere inchiodata alle sue doppie responsabilità.
Sulle giustificazioni dei "revocatori di sciopero". Su Fim e Uilm non abbiamo nulla da dire, da sempre accettano tutto ciò che l'azienda dice e in particolare in occasione degli scioperi con mega comandate, ecc. ecc.
Invece va denunciata la posizione e l'ipocrisia dell'Usb e del suo segretario Franco Rizzo. Questi, quando non erano nelle Rsu, facevano "fuoco e fiamme", con scioperi prolungati anche oltre ragione. Oggi, invece, Rizzo parla di "senso di responsabilità", oggi Rizzo dà credito all'azienda a prescindere: "l'Ilva ha detto in serata che lo stabilimento aveva addirittura pochi minuti di autonomia, che si sarebbe fermato, che i danni sarebbero stati incalcolabili..." (Boom!!). Un difensore meglio di Rizzo l'azienda oggi non lo poteva trovare.
Rizzo aggiunge "abbiamo agito per proteggere i lavoratori". Ma era proprio la serietà dello sciopero che serviva a proteggere i lavoratori e Rizzo dovrebbe saperlo molto meglio di noi.
Qualcuno ha pensato di cavarsela affermando - al solito su facebook - : "non siamo tornati a lavorare per i soldi ma solo per salvaguardare gli impianti, sarebbe una grande cosa devolvere la giornata in beneficenza alla famiglia del povero Angelo Iodice". Ma basta con questa favola della "beneficenza alla famiglia"! già usata purtroppo in altre occasioni per decisioni sciagurate di boicottaggio dell'arma dello sciopero - Una cosa è la lotta, una cosa è il sostegno alla famiglia.
La lotta è contro il padrone che ha ucciso quella famiglia!
Purtroppo questa situazione dimostra ancora una volta che in fabbrica non c'è il sindacato di classe e di massa, necessario a fronteggiare la questione della sicurezza come tutta la questione Ilva in questo momento.
Le nuove Rsu non hanno risolto un bel niente, come avevamo detto dal primo momento, e la posizione di non contribuire all'organizzazione sindacale di classe, attraverso lo Slai cobas per il sindacato di classe, dei Liberi e pensanti fa restare gli operai disorganizzati, disorientati, confusi, divisi e indifesi, alimentando l'opportunismo e l'interesse personale che in questa fabbrica ha già fatto fin troppi danni.
Ma questa situazione deve cambiare e cambierà! Su questo abbiamo fiducia e insistiamo con tenacia.
pc 6 settembre - "Smettila cretino", ovvero Renzi e la voce del padrone
I padroni sono seccati con Renzi e dopo avergli dato
"consigli" su "consigli", secondo loro inascoltati, hanno
deciso di passare alle vie più pressanti. È prima entrato in campo il direttore
del Sole 24 Ore Napoletano con un'intervista pubblicata il 3 settembre e
l'indomani con un articolo dell'editorialista Folli.
Nella lunga intervista sono importanti sia le domande che le
risposte. Le domande tradiscono la premura dello scribacchino dei padroni di sapere
se davvero questo governo porterà a termine tutti gli impegni presi; e su
questo si è dimostrato molto scettico sulle risposte… su tutte le risposte
di Renzi! Il giornalista, che conosce il suo pollo, elenca direttamente ciò
che vogliono dal governo, e parla come se fosse lui il padrone, e insomma lo
tratta per quello che è: un burattino che deve fare ciò che dicono i padroni
altrimenti viene meno il loro "consenso" e sono pronti a passare dal "vieni
avanti cretino" all'altra frase più significativa "smettila
cretino"! Non a caso la parola che Napoletano più usa durante
l'intervista è "serietà" declinata in tutte le forme!
Il "giornalista" mette le mani avanti, come se
prima non lo avessero "spinto", facendo una premessa: "A Matteo
Renzi e al suo governo, in questi primi sei mesi, non abbiamo risparmiato
critiche dal giorno di esordio..." E riassume bene, parlando chiaro chiaro,
la loro posizione: "Non abbiamo condiviso il calendario delle priorità: l'emergenza
è l'economia non le riforme istituzionali che sono ovviamente molto
importanti, ma per noi vengono appena dopo." (Tutte le
sottolineature sono nostre). E se non fosse chiaro, aggiunge: "Il Paese
[cioè i padroni e le loro aziende] ha bisogno di ritrovarsi in un disegno
civile di sviluppo [chissà cosa significa?] che liberi le risorse positive
e crei un 'ambiente' di competitività e di legalità capace di catalizzare
fiducia e attrarre investimenti per dare opportunità serie ai troppi giovani
senza lavoro e ai troppi quarantenni/cinquantenni che la sera vanno a letto con
un'occupazione e la mattina dopo si svegliano senza un impiego e senza la
speranza di riaverlo." Frasi pompose che sembrano ragionevoli e che
scaricano in realtà sul governo di turno le loro responsabilità.
Le domande, che più che altro sono una sfilza di rimproveri,
provano a mettere in difficoltà Renzi perché il giornalista vuole che si passi
davvero ai "fatti"; non gli bastano quelli "fatti" fino ad
ora… leggi, decreti, soldi ecc. ecc. che hanno già migliorato la condizione
dei padroni e peggiorato quella dei lavoratori e delle masse popolari, tra cui Jobs
Act, riforma degli ammortizzatori sociali, piano casa, riforma della Pubblica
Amministrazione…
La crisi pretende di più e più in fretta e il solo fatto che
Renzi sia passato dal "veloce" al "passo dopo passo" già infastidisce.
E allora "la voce del padrone" elenca le critiche, a cominciare dagli
80 euro usati in funzione elettorale: "con i 10 miliardi sarebbe stato
meglio ridurre l'Irap" (la tassa sulle attività dei padroni); per seguire
con una "vera riforma del mercato del lavoro" e cioè "…il
contratto di lavoro a tempo indeterminato flessibile" che "vuol dire
anche superamento dell'articolo 18 e della reintegra obbligatoria";
critica la riforma della pubblica amministrazione "darla come cosa fatta è
francamente troppo"(!); critica il mancato taglio delle "partecipate
degli enti locali", l'assunzione dei precari della scuola", la
politica in Europa: "… non era forse meglio per l'Italia avere in Europa
un ministero economico di peso piuttosto che lady Pesc? [così viene chiamato
l'inutile 'ministro degli esteri' europeo]"; l'aumento delle tasse sugli
utili societari: (dal 20% al 26% a fronte di una marea di sconti fiscali alle
aziende introdotti dal governo); le mancate privatizzazioni; la spending
review: "Per fare 17 miliardi non bastano di certo i tagli ai costi della
politica…"
Tutto questo condito con uno sfottò senza limiti. Si
rimprovera a Renzi l'uso frequente della frase "il popolo è con me"!;
"se era così facile, lo avrebbero già fatto tutti, non le pare?" a
proposito dei tagli "lineari" che Renzi vuole fare alla spesa
pubblica che ogni anno ammonta a 800 miliardi [all'incirca come negli altri
paesi]; "… questi 40 miliardi non li vedo proprio" a proposito
dell'elenco di Renzi tra tagli e investimenti anche europei; "Ma non
doveva essere lei l'uomo politico che abbatteva i tabù?" a proposito
dell'art.18; e per finire quella offensiva che sembra rivolta ad uno fuori di
testa: "…ha o no la piena consapevolezza della gravità della crisi
specifica italiana?"
Insomma Renzi non è abbastanza veloce per i padroni che
vogliono tutto e subito! Da qui l'invito ripetuto a rendersi conto che bisogna
fare "scelte impopolari"!
Renzi, davanti a questo fuoco di fila, però, come gli piace
dire, "se ne fa una ragione", e prova a rispondere a tono e
addirittura si spinge fino a prendersela con l'"establishment che storce
il naso [che] è lo stesso che ha portato il Paese in queste condizioni" e
che quindi è lo stesso con cui sta al governo!; se la prende con lo stesso
direttore che si dice non convinto:"Non pensavo di convincerla, direttore,
ma avendo convinto quattro italiani su dieci…". Quando parla di elezioni
Renzi fa finta di non ricordare che ben la metà di quella "gente che gli
dice 'andiamo avanti'" non è andata a votare! E continua arrogante,
facendosi coraggio: "Questo risultato mi spinge a non guardare in faccia
nessuno…" Forse non li guarda in faccia, ma si occupa bene delle loro
tasche!
Buona parte delle risposte provano invece proprio a
rassicurare l'intervistatore. Renzi parla bene infatti del lavoro del ministro Poletti
e del ministro dell'economia Padoan, per la riforma del lavoro e per i tagli,
delle nuove privatizzazioni, dei soldi europei, dello "Sblocca
Italia" e via di questo passo, giocando sempre a fare il duro.
Ciononostante, che le risposte di Renzi non siano state
sufficientemente rassicuranti lo ha fatto capire sia Napoletano durante tutta
l'intervista che all'indomani l'editorialista Folli, con un titolo che parla
del "… dilemma irrisolto di Renzi: tenersi il consenso o trasformare il
paese"? Pensa "ai voti da prendere o al paese da salvare?". "L'impressione
è che il presidente del Consiglio abbia privilegiato a lungo gli elettori, ma
che adesso sia tentato di imboccare la strada che potrebbe fare di lui uno
statista." Addirittura! Ma dato che "Tuttavia è incerto", è
davvero spassoso vedere quali frasi usa Folli pur di alimentare questa
"tentazione" di Renzi. Leggiamo: "Davanti a lui si divarica il
bivio cruciale senza che sia emersa nella sua mente una decisione chiara su quale
dei due sentieri imboccare." Siamo quasi alla poesia! "Lo scenario
dei mille giorni evoca un lungo cammino che implica una plausibile perdita di
popolarità." E qui ridiventa volgaruccio: "Il ricorso ai consueti fuochi
artificiali mediatici indica la volontà di non perdere contatto con
l'elettorato del 41%"! E ancora: "L'esperimento politico più
innovativo degli ultimi anni vive ormai di questa ambiguità che presto
dovrà essere sciolta." E vai con la sincerità! "L'esperimento
politico più innovativo degli ultimi anni"! I padroni trattano
Renzi come una cavia da laboratorio! "Il nemico dell''establishment',
l'uomo che non va nemmeno al convegno di Cernobbio perché preferisce stare a
Roma a lavorare, l'avversario degli interessi organizzati è in grado di incarnare
le due parti principali della commedia. Può diventare il leader che si
affida direttamente al popolo saltando tutte le mediazioni e preparandosi – appena
possibile – a raccogliere il plebiscito elettorale. Ovvero può trasformarsi
nel premier che sacrifica se stesso guidando il paese verso le più radicali
e dolorose riforme." E, infine, con sicuro dolore, ammette:
"Difficile sapere oggi quale sarà l'esito finale di un tormento che è
visibile nei provvedimenti che il governo sta varando". "Affidarsi
direttamente al popolo" saltando tutte le mediazioni [cioè la
funzione del parlamento e delle "parti sociali"] significa una cosa
sola: fascismo.
Il "giornalista" si mostra molto preoccupato perché
è chiaro che Renzi fa sì gli interessi dei padroni, ma si vuole salvaguardare
la sua leadership nel partito e una carica importante qualunque essa sia e non
ha interesse a "suicidarsi" da solo… perciò prova a dire ai padroni
"stiamo facendo tutto ma datemi il tempo", ma, come si sa, per i
padroni il tempo è denaro!
Riportiamo i link del Sole 24 Ore
pc 6 settembre - Verso una Delegazione Internazionale in India
La delegazione Internazionale si sta costruendo mettendo insieme un mix di personalità ben
note nel mondo dei democratici e della solidarietà internazionale e attivisti
sociali, principalmente, e militanti politici, ben noti alle masse e impegnati
nelle campagne di sostegno e solidarietà internazionalista.
La Delegazione andrà in India per denunciare tutti i crimini del regime indiano e chiederne la fine.
info
csgpindia@gmail.com
La campagna che abbiamo lanciato per
questo attualmente coincide con quella per la liberazione di
Saibaba e dei prigionieri politici indiani
Il suo primo scopo obiettivo è
accettare la sfida del regime indiano e rilanciare a nostra volta la
nostra.
Agli attacchi dell’imperialismo e del
regime indiano contro il ComitatoInternazionale, contro la Conferenza di Amburgo, ai suoi
appelli rivolti ai governi europei perché mettano fine a questa attività, noi
rispondiamo continuando e intensificando l’attività in ciascun
paese e, internazionalmente, alzando il tiro, lanciando la nostra
sfida della Delegazione Internazionale.
La Delegazione andrà in India per denunciare tutti i crimini del regime indiano e chiederne la fine.
Richiede la liberazione di Saibaba
e di tutti gli altri prigionieri politici del popolo.
Richiede il rispetto di tutti i
diritti del popolo e di tutti i suoi settori: lavoratori, contadini,
donne, adivasi, dalit, studenti, docenti e intellettuali.
Richiede le libertà politiche per
tutte le opposizioni, maoisti compresi.
Rivendica il fatto che finché c’è
oppressione e giusto ribellarsi ed è quindi solidale con tutti i
movimenti popolari in India che combattono il regime indiano..
Esprima la solidarietà con tutti
gli intellettuali, personalità e organizzazioni democratiche che
esprimono queste posizioni.
La Delegazione rivendica di essere in India per mandato esplicito
di tanta gente e organizzazioni dei loro paesi, per realizzare un
atto che contribuisca a modificare la situazione
esistente e fermare i crimini e le violazioni dei diritti umani
contro il popolo
Difenderà con decisione e
determinazione il proprio diritto a rivolgersi al governo indiano, ai
media, all’università, attraverso una presenza diretta.
csgpindia@gmail.com
pc 6 settembre - All'attivo nazionale di proletari comunisti - il lavoro di formazione su 'Principi del leninismo' nelle parole di una compagna di Palermo
Sulla
lotta di classe
Questo,
per me, è stato un anno molto difficile da superare a livello di
militanza, ci sono stati momenti in cui ero convinta di non farcela a
seguire il percorso di studio che i compagni del “centro” avevano
programmato per la Scuola Quadri.
Studiare
una volta a settimana Principi del Leninismo, pensavo fosse una passeggiata ma avevo
visto solo l'opuscolo e mi ero convinta fosse
una sintesi del libro . . . poi ho afferrato la situazione e mi sono
resa conto che questo opuscolo non era una sintesi ma un
approfondimento che comprendeva anche la visuale di Mao e che
riportava lo scritto di Stalin ai nostri giorni.
Ad
arricchire il percorso c'era lo studio di circolo sul “che fare”
che per vari motivi, non siamo riusciti a portare a termine. Troppe
sono state le iniziative che abbiamo dovuto intraprendere o alle
quali abbiamo dovuto aderire . . . come ben sappiamo, la lotta di
classe non conosce soste.
Sempre in
piazza a fianco dei lavoratori o dei disoccupati, a Niscemi per il
“no muos”, la sera a fare attacchinaggio e altri pomeriggi a
dividere volantini e propagandare i nostri giornali . . . ogni tanto
mi veniva la voglia di dire ai compagni che stavo male e che non
potevo esserci ma era più forte di me perché più lo studio andava
avanti più difficile era sottrarsi alla lotta: da ciò ho cominciato
a capire che lo studio e le iniziative sul campo stavano sviluppando
in me, quella coscienza di classe della quale fino a quel momento non
ero consapevole.
Compagni non potete immaginare quante volte mi dicevo “ce l'hanno messa
tutta per renderci la vita difficile”, però poi, quando si andava
in piazza a fare volantinaggio e mi trovavo a parlare con la gente
cercando di spiegare e commentare il contenuto di quei volantini o
dei giornali, mi rendevo conto che io, proprio io, stavo spiegando
i Principi del Leninismo o quello che sono riuscita a fare mio.
Parlando
con una persona alla quale avevo venduto il nostro giornale e che mi
disse che ci conosceva ma per certi versi tentava di negare
l'importanza di Mao, ho avuto modo di spiegargli ( e l'ho fatto con
la forza di chi sa di avere ragione) che prima di Mao, Marx e Lenin
hanno buttato il seme del comunismo e della lotta di classe, che
Stalin in PL, semplifica se cosi si può dire, il lavoro dei grandi
maestri per renderlo accessibile alle nuove generazioni . . . Mao
facendo tesoro del Marxismo-Leninismo, amplia, adatta ed evolve la
lotta di classe.
E' chiaro
che la lotta si adegua ai paesi e ai tempi . . . la rivoluzione
cinese e la rivoluzione russa non potevano essere le stesse perché
profondamente diversi erano i due paesi. La rivoluzione in un paese
imperialista è ancora qualcosa di molto diverso, diversi saranno i
tempi e le modalità in cui dovrà avvenire. Le periferie delle
nostre città dovranno verosimilmente sostituire le immense distese
della Russia o della Cina o dell'India .
Quando per motivi vari, eravamo costretti a
saltare il giorno di ScuolaQuadri mi rendevo conto che mi mancava la dose
settimanale di “integratori” per andare avanti e affrontare il
ritmo che la lotta alla borghesia e quindi al capitalismo, ti impone.
La
borghesia (il gatto e la volpe) fa il suo sporco gioco ma la nostra
coscienza (Marx-Lenin-Mao) è più forte!
Quando si
studia e si interpreta la lotta di classe, ti rendi conto che il
falso benessere che la borghesia vuole darti non ti realizzerà mai,
solo la lotta di classe, l'appartenenza al proletariato, paga!
Cari
compagni, con queste righe non voglio assolutamente dire di avere
fatto “passi da gigante” e che sia riuscita a cancellare tutto
quello che il sistema mi ha inculcato in tutta una vita, perché non
è per niente facile crescere dei figli secondo i canoni che
borghesia ci detta e dire loro adesso . . . non sono più la
mamma che avete conosciuto.
Molti di
Voi, compagni, hanno una militanza che risale alla loro gioventù e
questo certo mi aiuterà a crescere ulteriormente, ad uscire
definitivamente dal “paese dei balocchi” e a non lasciarmi
trascinare nel famoso “pantano” di cui parla il compagno
Lenin.
G. di
Palermo
pc 30 marzo - COME E PERCHE' STUDIARE OGGI "PRINCIPI DEL LENINISMO DI STALIN
......dopo aver studiato lo scorso anno il testo di
Stalin "Principi del leninismo", ora sta studiando e discutendo
l'applicazione ad oggi dei principi del leninismo, per farne "arma" di combattimento,
teorica prima di tutto, nella fase attuale di costruzione del Partito,
in cui c'è un aspetto di definizione unito strettamente all'aspetto di
delimitazione.
Questo
lavoro teorico i compagni lo stanno facendo, mettendo al
centro la lettura dell'opuscolo di "Formazione teorica - Note di studio
su Principi del Leninismo"; utilizzando e rileggendo il testo di Stalin,
ma in cui ora l'aspetto centrale
non è tanto lo studio di questo testo ma la sua "guida" alla
comprensione dei problemi teorici, politici, strategici, tattici dei
comunisti marxisti-leninisti- maoisti oggi.
Sulle radici storiche del leninismo - "...Il
maoismo si muove sempre ancora nell'epoca di Lenin, cioè
dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria. Quindi, lo sviluppo
di Mao è nello sviluppo della teoria e della tattica della
rivoluzione proletaria definita da Lenin. E in particolare la teoria
e la tattica della dittatura del proletariato di Lenin.
Mao ha vissuto nel periodo della crisi
dell'imperialismo. Nel periodo dell'estensione delle condizioni della
rivoluzione proletaria prodotte dall'espansione dei movimenti di
liberazione nei paesi oppressi dall'imperialismo; Mao trionfa quando la rivoluzione
proletaria attraversa nel primo Stato socialista una crisi e una
sconfitta e, quindi, questi sono i due elementi su cui si innesca
il maoismo come sviluppo del marxismo leninismo; il maoismo è cresciuto e
si è rafforzato nella lotta contro il moderno revisionismo
sopraggiunto alla fine della III Internazionale. Mao
si afferma nel periodo di dominio del revisionismo nel mci, dominio
divenuto completo dopo la morte di Stalin, e contro questo dominio si
afferma il contributo più importante di Mao...
pc 6 settembre - Internazionalismo... dal PC dell'Afghanistan maoista
Dichiarazione
del Partito Comunista(Maoista dell’Afganistan:
In morte del compagno Aziz, del Comitato Centrale del Partito Comunista (Maoista) dell’Afghanistan
Con immenso dolore, il comitato
centrale del Partito Comunista (maoista) dell'Afghanistan annuncia la
scomparsa di uno dei suoi membri, il compagno Aziz.
Il compagno Aziz iniziò la sua
militanza rivoluzionaria come giovane proletario nelle file del
movimento di nuova democrazia (Movimento Sholajawid) nel 1960. Dopo
lo scioglimento del movimento Sholajawid, fino al 1980 non aderì a
nessun altra organizzazione di sinistra, ma mantenne il suo spirito
Shola e restò un militante anti-reazionario e anti-imperialista. Nel
1980, prima della formazione dell'Organizzazione Popolare per la
Liberazione dell'Afghanistan [SAMA], il compagno Aziz si unì una
delle frazioni che parteciparono alla formazione del SAMA. Ma già
prima di questa formazione, subito dopo le rivolte di massa contro il
regime del Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan [PDPA], il
nostro compagno si era trasferito nella remota regione rurale della
provincia di Bamyan, dove aera nato, per partecipare alla lotta del
popolo contro il colpo di stato revisionista e i satrapi
social-imperialisti. Rimase nelle campagne fino al 1982, lasciandole
solo quando le forze islamiche presero il controllo della zona,
quando lui ei suoi compagni furono pugnalati alle spalle dai
capitolazionisti all'interno del SAMA.
In seguito il compagno Aziz è rimase
attivo nella diaspora come quadro del SAMA Gharjistanchapter,
continuando la sua lotta contro la linea capitolazionista dentro il
SAMA. Nell'estate del 1991, dopo diversi anni di incontri e scambi
con la Cellula Comunista Rivoluzionaria dell'Afghanistan e
l'Organizzazione Comunista Rivoluzionario dell'Afghanistan, il nostro
compagno aderì al Partito comunista dell'Afghanistan, rilasciando
una dichiarazione su questa decisione. In esilio, il nostro compagno
ha continuato la sua attività politica e organizzativa; per molti
anni è stato responsabile di diversi programmi di formazione di
massa.
Il compagno Aziz era maestro di
Taekwondo e ha addestrato molte persone sul campo.
Il compagno Aziz ha combattuto contro
la linea capitolazionista di destra all'interno del Partito comunista
dell'Afghanistan e ha preso una ferma posizione a difesa della linea,
del programma e della Costituzione del Partito. Perciò, quando
iniziò il processo di unità del movimento comunista (MLM)
dell'Afghanistan, Aziz vi aderì e difese con zelo la via della
rivoluzione.
Il compagno Aziz ha partecipò con
entusiasmo al congresso unità rivoluzionaria e fu eletto al comitato
centrale. Nel 2004, Aziz condusse coraggiosamente la campagna di
boicottaggio elettorale nella sua regione, senza cedere alle minacce
e intimidazioni dei reazionari. Anche quando, a causa di malattia,
era estremamente debilitato, faceva ancora del suo meglio per
partecipare alle attività del Partito. Gli altri compagni erano
sempre contagiati dal suo spirito rivoluzionario. Nonostante la grave
malattia, il nostro compagno ha partecipato al nono plenum del
partito – affrontando un viaggio lungo e difficile per esservi
presente. Purtroppo, non ha potuto partecipare al decimo Plenum, che
si è tenuto pochi mesi fa.
Due mesi fa compagno Aziz ha avuto
l’ennesimo attacco cardiaco e la sua salute è precipitata. Ha
lottato contro la sua malattia, negli ultimi due mesi, ma oggi,
all'età di 68 anni, è deceduto.
Il Comitato Centrale del Partito
Comunista (maoista) dell'Afghanistan esprime le sue condoglianze a
tutti i membri e sostenitori del partito, agli altri maoisti nel
paese, ai partiti e organizzazioni maoiste del mondo, e alla famiglia
del compagno deceduto. Il movimento proletario rivoluzionario in
Afghanistan e il movimento internazionale del proletariato
rivoluzionario si ricorderanno di questo proletario rivoluzionario,
passando la sua esperienza e le lezioni della sua vita alle
generazioni future.
Comitato Centrale, Partito Comunista
(maoista) dell'Afghanistan
25 luglio 2014
venerdì 5 settembre 2014
pc 5 settembre - Rivolta contro gli sbirri assassini che hanno sparato per uccidere a Napoli un ragazzo di soli 17 anni. Danneggiate sei auto della polizia e due dei carabinieri. Il fratello: "E' stato un omicidio". La mamma: "Hanno ammazzato un bambino"
da Il Fatto quotidiano: "La ricostruzione dei due ragazzi che erano assieme a Davide Bifolco, il ragazzo ucciso da un colpo di pistola da un carabiniere dopo un inseguimento. I ragazzi raccontano che uno dei due militari di pattuglia ha esploso un colpo in aria, mentre l’altro ha mirato, ad altezza d’uomo, contro Davide. L’episodio quando i ragazzi erano a terra, essendo caduti dal motorino durante l’inseguimento: “Quando Davide si è alzato, il Carabiniere ha fatto fuoco”
ansa: "E' stato un omicidio, non s'inventassero scuse. E' stato un omicidio". Lo dice, tra le lacrime nel rione Traiano, Tommaso Bifolco, fratello di Davide, il ragazzo di 17 anni ucciso da un Carabiniere durante un inseguimento la scorsa notte a Napoli. "Non è caduto durante l'inseguimento - aggiunge - è stato speronato e ucciso".
Davide non si è fermato all'alt dei militari "perché guidava uno scooter non suo, non era assicurato e non aveva il patentino", racconta il fratello di Davide, Tommaso. "La mia famiglia non aveva soldi per comprare un motorino a Davide - aggiunge - Forse si è spaventato, forse voleva evitare il sequestro del mezzo e per questo non si è fermato davanti alle forze dell'ordine".
La mamma: "Hanno ammazzato un bambino" - "Quando gli ha sparato non l'ha visto in faccia? Quel carabiniere non ha visto che Davide era un bambino?". La signora Flora non fa che piangere. Racconta gli ultimi istanti di vita del figlio Davide Bifolco, che la notte scorsa è stato ucciso da un carabiniere nel corso di un inseguimento. "Ieri sera è venuto da me, aveva freddo e mi ha chiesto un cappellino - racconta Flora - mi ha detto: 'Mamma, faccio l'ultimo giro col motorino e torno a casa'. Poi, mi sono venuti a chiamare, volevano i documenti. Sono scesa in strada e ho visto Davide a terra. Ho cercato di muoverlo, l'ho preso per il braccio, ma non si muoveva più. Era già morto". "Ora, se ha il coraggio, quel carabiniere deve uccidere anche me, perché mi ha ucciso mio figlio" aggiunge la mamma di Davide.
Rabbia tra amici e parenti: "Era un ragazzo d'oro" - C'è rabbia, tanta, al rione Traiano, a Napoli. E c'è anche tanto dolore per la morte di Davide Bifolco, il ragazzo di 17 anni ucciso da un Carabiniere la scorsa notte a Napoli. Davanti alla casa del fratello di Davide, al rione Traiano, ci sono ora alcune decine di persone, amici e abitanti del quartiere. "Stanotte eravamo a centinaia contro i Carabinieri che hanno ucciso Davide - racconta la signora Annalisa - c'erano anche i nostri figli, perché quello che è successo è una vergogna. Loro ci dovrebbero difendere e invece hanno ucciso un ragazzino innocente. Qui, al rione Traiano, i Carabinieri non li vogliamo più".
Fratello: "Ammanettato dopo colpo di pistola" -"Mio fratello è stato colpito al cuore. E dopo, quando lui era a terra, i carabinieri hanno anche avuto il coraggio di ammanettarlo e di mettergli la testa nella terra. Aveva la polvere in bocca, mio fratello". Parla con rabbia Tommaso Bifolco, fratello di Davide, ucciso a 17 anni (li avrebbe compiuti il 29 settembre prossimo) da un carabiniere nel corso di un inseguimento la scorsa notte a Napoli. "Io mi vergogno di essere un italiano. Ora lo Stato, chi ci chiederà scusa per quello che è successo? - dice Tommaso - Mio fratello era un ragazzo d'oro, mai droga, mai rapine, mai nulla. Non voleva proseguire gli studi e io lo stavo convincendo a fare il mio stesso lavoro, l'ascensorista. Stava facendo solo un giro nel quartiere con il suo motorino, e per questo a Napoli si deve essere uccisi? Qui di morti ne vediamo tanti ma stanotte un intero rione è sceso in strada e sapete perchè? Perchè non è stato ucciso un camorrista ma un ragazzo innocente".
Amico, ero accanto a lui, l'ho visto morire - Enrico ha ancora lo sguardo spaventato. Ripete, quasi a memoria, quel che ha vissuto stanotte. Era a bordo di uno scooter insieme ad un amico, accanto a Davide Bifolco, il ragazzo di 17 anni ucciso da un carabiniere nel corso di un inseguimento la scorsa notte a Napoli. "Stavamo percorrendo un viale quando ad un certo punto una macchina dei Carabinieri è andata contro lo scooter di Davide. E' iniziato l'inseguimento, è stata puntata la pistola e Davide è stato ucciso - dice ancora - l'hanno ammanettato come il peggior dei criminali, nonostante fosse già stato colpito". "Davide era un bravissimo ragazzo - aggiunge Enrico - per me era un fratello. Giocavamo a calcio, scherzavamo tra di noi. Non eravamo delinquenti, stavamo soltanto facendo un ultimo giro prima di tornare a casa".
pc 5 settembre - NO TAV nulla e nessuno può fermare la lotta
Questa
notte i No Tav sono tornati in Clarea, ne danno notizia le maggiori
testate locali che già da ieri sera forniscono ricostruzioni discordanti
e a tratti fantasiose.
Ciò che si apprende però è che decine di No Tav, almeno una cinquantina, hanno colto di sorpresa il sistema di sicurezza del cantiere, danneggiandolo in più punti e riuscendo a farvi ingresso.
Danneggiata una torre faro, alcuni No Tav sono entrati all’interno del cantiere/fortino utilizzando delle scale ed è stato altresì danneggiata una centralina elettrica che regola il funzionamento dell’illuminazione esterna al cantiere.
In attesa di conoscere ulteriori dettagli non si può che rilevare come, nonostante il passare degli anni e la persecuzione giudiziaria in atto da parte della procura torinese, i No Tav non si arrendono e continuano a praticare quei luoghi che polizia e governo vorrebbero interdetti per favorire i soliti loschi interessi.
I pennivendoli torinesi, sempre più prevedibili nei loro articoli copia-incolla dalle veline della Questura, danno notizia che già stamattina Padalino, solerte pm con l’elmetto e uno dei protagonisti della palese persecuzione degli attivisti del movimento No Tav, avrebbe fatto un sopralluogo al cantiere.
Le roboanti minacce che si susseguono sui giornali non ci preoccupano però, tutti insieme resisteremo sempre, un passo avanti a loro e determinati a vincere questa giusta battaglia.
Forza No Tav!
Ciò che si apprende però è che decine di No Tav, almeno una cinquantina, hanno colto di sorpresa il sistema di sicurezza del cantiere, danneggiandolo in più punti e riuscendo a farvi ingresso.
Danneggiata una torre faro, alcuni No Tav sono entrati all’interno del cantiere/fortino utilizzando delle scale ed è stato altresì danneggiata una centralina elettrica che regola il funzionamento dell’illuminazione esterna al cantiere.
In attesa di conoscere ulteriori dettagli non si può che rilevare come, nonostante il passare degli anni e la persecuzione giudiziaria in atto da parte della procura torinese, i No Tav non si arrendono e continuano a praticare quei luoghi che polizia e governo vorrebbero interdetti per favorire i soliti loschi interessi.
I pennivendoli torinesi, sempre più prevedibili nei loro articoli copia-incolla dalle veline della Questura, danno notizia che già stamattina Padalino, solerte pm con l’elmetto e uno dei protagonisti della palese persecuzione degli attivisti del movimento No Tav, avrebbe fatto un sopralluogo al cantiere.
Le roboanti minacce che si susseguono sui giornali non ci preoccupano però, tutti insieme resisteremo sempre, un passo avanti a loro e determinati a vincere questa giusta battaglia.
Forza No Tav!
pc 5 settembre - TENDENZA ALLA RIVOLUZIONE E TENDENZA ALLA GUERRA
Ma qual'è la situazione internazionale che è a monte delle decisioni dell'Alleanza Atlantica e che fa sì che anche in Italia, al di là della volontà di Renzi, la novità di questa fase è che lo scenario internazionale si prende la scena nazionale?
Riportiamo alcune note dall'attivo di fine agosto di proletari comunisti - PCm.
Riportiamo alcune note dall'attivo di fine agosto di proletari comunisti - PCm.
I fattori internazionali stanno riportando sulla scena la tendenza alla guerra e questa, purtroppo, non può essere una grande novità se la collochiamo nel rapporto imperialismo/crisi/guerra.
Qualsiasi crisi alimenta sia i fattori della rivoluzione sia i fattori delle contraddizioni imperialiste che alimentano la guerra.
La crisi ha alimentato la discarica sulle masse popolari, poi la discarica sui paesi più deboli, quindi la crisi è diventata lo scontro tra i paesi più forti, sia nella forma di tutti contro tutti sia nella forma di lotta di blocchi.
Gli Usa che sono stati l'origine della crisi hanno provato a rimontare la situazione e hanno accentuato la politica di mantenere e sviluppare le loro sfere di influenza, approfittando della debolezza che si è creata negli altri paesi, per riprendersi il proprio posto.
In questo la presidenza Obama è andata avanti con oscillazioni, che hanno unito una difesa ad un'offensiva che si è alimentata dei fattori endogeni di questa crisi.
Una serie di situazioni nel mondo stanno prendendo la mano, creando un intreccio di fattori oggettivi e soggettivi, che stanno rafforzando l'ipotesi della tendenza alla guerra. Potrebbe essere una guerra per interposta persona, in cui la partecipazione avviene attraverso il ruolo che le forze interne hanno nei focolai di tensione, ma su uno dei fronti la situazione può trasbordare.
Ma questo scenario non cambia il fatto che nel mondo la rivoluzione è la tendenza principale.
C'è la spinta delle masse a cambiare l'ordine esistente e il tentativo dell'imperialismo è di impedirlo.
In questo senso le primavere arabe non sono state un complotto ma hanno rappresentato la ribellione delle masse arabe nei confronti di regime asserviti all'imperialismo che nella crisi hanno accentuato la discarica degli effetti della crisi sulle masse, alimentandone la ribellione.
Certo, tendenza alla rivoluzione non significa che tutte le forze che si ribellano siano rivoluzionarie. Noi parliamo di tendenza non di rivoluzione, perchè per una rivoluzione ci vuole ben altro, soprattutto fattori soggettivi, presenza di un partito comunista e della strategia della guerra popolare, in un contesto internazionale di supporto.
Lo stato attuale del fattore soggettivo non è ancora in grado di trasformare la tendenza in rivoluzione.
Questo fa sì che la tendenza non avanzi e non si concretizzi in risultati; ma la tendenza spinge l'imperialismo da un lato a frenarla dall'altro a deviarla; il suo solo apparire alimenta la controrivoluzione. Dimostrando, ancora una volta nella storia, che le rivoluzioni accennate portano due danni: non avanzano le rivoluzioni reali e invece alimentano la controrivoluzione che cerca di schiacciarle.
A questo si aggiungono le contraddizioni delle potenze imperialiste.
L'imperialismo gode attualmente di posizioni favorevoli contro i tentativi di rivoluzioni, ma le contraddizioni imperialiste e le crisi interne ai paesi imperialisti non fanno che alimentare la tendenza alla rivoluzione.
Vi sono però dei fattori nuovi. L'imperialismo non solo cerca di stroncare i moti di ribellione delle masse ma di impadronirsene, sostenendo una frazione e facendone propria pedina, trasformandole in “rivoluzione di destra”. Questo processo è riuscito in Libia, si è riproposto in Siria. E l'elemento determinante è l'assenza in queste ribellioni delle forze comuniste rivoluzionarie marxiste-leniniste-maoiste o la loro mancanza di ruolo.
I popoli si ribellano all'imperialismo, ma non trovano una direzione giusta e necessaria. In questo modo la tendenza alla rivoluzione non ha possibilità di vincere, e si afferma una direzione reazionaria.
Con il fenomeno Isis è come se la situazione sfuggisse di massa all'imperialismo che prima ha puntato su di esso per rovesciare il regime di Assad (situazione simile era avvenuta in Afghanistan, e con Al Qaida).
Ma è l'imperialismo che ha creato queste forze, che, come l'Isis, fanno andare indietro la storia, puntando ad edificare lo Stato islamico feudale. Ora dopo averle alimentato, sostenuto queste forze, all'imperialismo non stanno più bene, ed è costretta a reintervenire in Iraq.
In Iraq la fascistizzazione estrema del movimento islamico sotto la guida dell'Isis, rende inevitabile combattere l'Isis per continuare a combattere l'imperialismo.
Proletari comunisti - PCm è contro l'egemonia nei movimenti di ribellione dell'integralismo islamico e quando esso esercita un dominio che si trasforma in distruzione di tutte le forze progressive, ritiene che i comunisti rivoluzionari devono combattere queste forze ma all'interno della lotta antimperialista, contro ogni intervento dell'imperialismo, anche nella forma di armi e sostegno ai kurdi.
Il movimento kurdo non è unito, ci sono al suo interno forze reazionarie (Barzani). Quindi nessuna alleanza è possibile con queste forze. Noi non siamo per l'unità se c'è Barzani.
Morte all'Isis! Morte all'imperialismo! Noi appoggiamo le forze che fanno proprie queste due parole d'ordine.
Non esiste una via di mezzo se non l'autonomia dei popoli, la via della rivoluzione di nuova democrazia che richiede interpreti che emergano dal popolo. E in questo che i comunisti possono e hanno da giocare un ruolo.
Proletari comunisti - PCm combatte sempre e comunque l'intervento imperialista.
Proletari comunisti - PCm afferma che occorre combattere il nostro imperialismo, perchè l'unico vero antimperialismo è il sostegno alle forze che combattono l'imperialismo, Usa/europeo, compresa l'Italia.
pc 5 settembre - AL VERTICE NATO GLI USA PARLANO DI GUERRA - E IL GOVERNO RENZI CERCA DI ESSERE IL PRIMO DELLA CLASSE
In un paese blindatissimo contro le manifestazioni - "Per scongiurare qualsiasi episodio di violenza, le autorità del Regno Unite hanno messo in piedi una delle più vaste operazioni di sicurezza degli ultimi anni. Per pattugliare la zona sono stati chiamati 9.500 agenti di polizia. Partecipano inoltre le forze armate" - si sta svolgendo il Vertice Nato, per preparare tutte le nazioni dell'Alleanza Atlantica, alla guerra, sia sul fronte Ucraino, che sul fronte Iraq/Siria.
Il
target è chiarito in maniera inequivocabile dalle parole del
segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Rasmussen, che ha
dichiarato:
“Se
Baghdad chiede aiuto siamo pronti”; "L' Alleanza dovrebbe
mettere in piedi una presenza permanente nell'Europa dell'Est
sostenuta da una forza di reazione rapida composta da forze speciali
terrestri, aeree e marittime che potrebbero essere dispiegati ovunque
nel mondo in tempi molto rapidi".
Questo
rafforzamento della presenza, si unisce al richiamo di Obama ai paesi
dell'Alleanza a mettere più soldi per gli armamenti e le missioni
militari (con grande contentezza delle industrie delle guerra, che
già si sfregano le mani per i superprofitti che faranno sulle
distruzioni di interi paesi, sulla morte di migliaia di masse
popolari).
E
al richiamo imperioso degli Usa, Renzi, accompagnato dalle ministre
Mogherini e Pinotti risponde subito SI.
Renzi:
"Dobbiamo
essere uniti nella condanna del comportamento della Russia e sono
inaccettabili le violazioni del diritto internazionale". “La
nostra reazione all'escalation militare della Russia deve essere
ferma e rapida. Dobbiamo aumentare la pressione attraverso nuove
sanzioni. Siamo pronti ad allargare lo scopo delle misure restrittive
in settori come la finanza, la difesa, le tecnologie e i beni di
doppio uso. L’Unione Europea sta lavorando in questa direzione”.
E per dire una cosa tanto scontata quanto banale, Renzi ha aggiunto
che la Nato deve "aiutare una soluzione politica".
Mentre sul fronte spese Nato, non c'è pericolo che i soldi, se non ci sono per i contratti degli statali, qui ci saranno e aumenteranno.
pc 5 settembre - GLI AVVOCATI DI RIVA/ILVA FANNO DEL PROCESSO UN BATTAGLIA POLITICA. CI CHIAMATE A "NOZZE"... - LEGGETE IL BLOG TARANTOCONTRO
INVITIAMO A SEGUIRE SUL BLOG tarantocontro.
Da domani pubblicheremo su "tarantocontro" alcuni stralci dell'istanza di trasferimento da Taranto del Processo Ilva, presentata dai legali dei Riva.
Lo scopo di questa istanza è chiaramente e bassamente quello di "pararsi il culo", fare un processo in altra città e in un altro clima per svolgerlo in modo più coperto, per manipolarlo più facilmente, per farne realmente un processo-farsa in cui i Riva e i loro complici politici e istituzionali ne escano bene.
Ma per supportare questo basso interesse, gli avvocati padronali hanno molto lavorato e si sono spesi, scrivendo ben 168 pagine. Non hanno utilizzato soprattutto norme e codicilli, hanno, invece, utilizzato tutte le argomentazioni sociali, hanno usato pro domo sua ogni manifestazione di protesta, di denuncia, di preoccupazione, hanno affrontato vari lati, compreso quello psicologico, per evidenziare il clima esistente in città dal 2012; hanno fatto una cronistoria di quanto è successo a Taranto in questi due anni.
Hanno in questo, fatto man bassa, volgendole a vantaggio proprio e a giustificazione della "legittimità" della loro richiesta di trasferimento, le stesse argomentazioni di denuncia sull'Ilva. sull'attacco all'ambiente, alla salute della popolazione di Taranto, fatte da varie forze in città.
Si può dire che il Capitale sa analizzare sè stesso e la società meglio di chiunque altro che si limiti alla sola denuncia.
Per questo è utile leggere delle parti di questa istanza.
Perchè si comprenda quello che noi diciamo da tempo: questo processo a Riva e complici è un processo politico, deve essere un processo politico, al sistema padronale, alla legge del capitale che sempre realizza i profitti sullo sfruttamento, sull'uso a suo esclusivo vantaggio dell'ambiente, sullo spazzare via ogni diritto, sia di condizioni di lavoro sia di salute e sicurezza, che diventi ostacolo alla sua esclusiva voracità; deve essere un processo al sistema politico, istituzionale che è al servizio del capitale, di cui a Taranto e nelle udienze si vede solo la punta di iceberg e solo una minima parte.
Lo scontro con gli avvocati dei Riva e soci, con gli stessi giudici di cui non ci fidiamo, non deve essere, non sarà, a colpi di leggi, codicilli, p di più o meno abilità tecnico-legali, ma deve emergere lo scontro vero, la guerra di classe in corso.
Ed è il sentore della possibilità di questo scontro che è alla base dell'istanza di trasferimento e che noi non vogliamo affatto offusca
Da domani pubblicheremo su "tarantocontro" alcuni stralci dell'istanza di trasferimento da Taranto del Processo Ilva, presentata dai legali dei Riva.
Lo scopo di questa istanza è chiaramente e bassamente quello di "pararsi il culo", fare un processo in altra città e in un altro clima per svolgerlo in modo più coperto, per manipolarlo più facilmente, per farne realmente un processo-farsa in cui i Riva e i loro complici politici e istituzionali ne escano bene.
Ma per supportare questo basso interesse, gli avvocati padronali hanno molto lavorato e si sono spesi, scrivendo ben 168 pagine. Non hanno utilizzato soprattutto norme e codicilli, hanno, invece, utilizzato tutte le argomentazioni sociali, hanno usato pro domo sua ogni manifestazione di protesta, di denuncia, di preoccupazione, hanno affrontato vari lati, compreso quello psicologico, per evidenziare il clima esistente in città dal 2012; hanno fatto una cronistoria di quanto è successo a Taranto in questi due anni.
Hanno in questo, fatto man bassa, volgendole a vantaggio proprio e a giustificazione della "legittimità" della loro richiesta di trasferimento, le stesse argomentazioni di denuncia sull'Ilva. sull'attacco all'ambiente, alla salute della popolazione di Taranto, fatte da varie forze in città.
Si può dire che il Capitale sa analizzare sè stesso e la società meglio di chiunque altro che si limiti alla sola denuncia.
Per questo è utile leggere delle parti di questa istanza.
Perchè si comprenda quello che noi diciamo da tempo: questo processo a Riva e complici è un processo politico, deve essere un processo politico, al sistema padronale, alla legge del capitale che sempre realizza i profitti sullo sfruttamento, sull'uso a suo esclusivo vantaggio dell'ambiente, sullo spazzare via ogni diritto, sia di condizioni di lavoro sia di salute e sicurezza, che diventi ostacolo alla sua esclusiva voracità; deve essere un processo al sistema politico, istituzionale che è al servizio del capitale, di cui a Taranto e nelle udienze si vede solo la punta di iceberg e solo una minima parte.
Lo scontro con gli avvocati dei Riva e soci, con gli stessi giudici di cui non ci fidiamo, non deve essere, non sarà, a colpi di leggi, codicilli, p di più o meno abilità tecnico-legali, ma deve emergere lo scontro vero, la guerra di classe in corso.
Ed è il sentore della possibilità di questo scontro che è alla base dell'istanza di trasferimento e che noi non vogliamo affatto offusca
giovedì 4 settembre 2014
pc 4 Settembre - Primo giorno di protesta anti-Nato: appare il Blocco Rosso
Immagini e stralci da alcuni giornali borghesi della prima giornata di "rodaggio" contro il summit Nato a Newport in Galles. Mentre le principali potenze imperialiste e i loro alleati, in una cittadina iper-militarizzata, discutono su come intervenire militarmente in Medio Oriente ed Ucraina, gli anti-imperialisti, i comunisti e i rivoluzionari marciano nella cittadina gallese supportati dalla popolazione locale:
AGGIORNAMENTO ORE 22:00
Subito dopo la marcia di protesta di Newport, un'altra manifestazione ha avuto luogo al di fuori del castello di Cardiff dove i leader dei paesi Nato si stanno dirigendo per la cena. Circa 400 manifestanti assediano il castello e le protezioni metalliche installate dalle autorità diverse settimane fa che hanno reso la piccola capitale scozzese una grande zona rossa. Ci sono stati dei tafferugli tra manifestanti e polizia che ha arrestato 4 manifestanti:
Un ragazzo di 21 anni di Cambrige per offesa a pubblico officiale e possesso di arma offensiva
Una donna di 49 anni di Cardiff per ostruzione alla polizia e tentativo di evitare un arresto
Una ragazza di 24 anni di Cardiff per ostruzione ad un agente di polizia
Un uomo di 54 anni per violazione della pace
fonte: http://www.bbc.com/news/uk-wales-south-east-wales-29063237
ORE 20:00
Stralci da un articolo de The Guardian:
Al campo della pace in Tredegar Park, i manifestanti provenienti dal Regno Unito e dal resto del mondo hanno cominciato ad arrivare numerosi.
Darren Carnegie, da Glasgow, che è stato in campeggio con suo padre, Andrew, e il cane Grazia, ha detto di non aver trovato nessuno a Newport che sostenesse il summit. "Semplicemente non è voluto qui," ha detto.
Più di 1.000 persone si sono unite in una marcia a Newport Sabato scorso. Il leader del partito dei Verdi in Galles, Pippa Bartolotti, ha detto:. "Quando abbiamo marciato durante il fine settimana, bambini e nonne sono venuti fuori dalle loro case e si sono uniti a noi, credo che in realtà la Nato potrebbe averci fatto un favore venendo qui abbiamo fatto tante amicizie e contatti "
Nel frattempo, lo sforzo di sicurezza intorno a Newport e Cardiff ha continuato ad aumentare.
Quasi 10.000 agenti di polizia, molti dei quali indossa berretti di edizione speciale con luci blu- che sono chiamati a guardare in maniera non minacciosa, ha detto un portatore - sono stati redatti per combattere la minaccia di un attacco terroristico e, nel caso che la marcia di Giovedi diventasse brutta.
Sono di guardia a tutti gli ingressi a Newport e Cardiff, dove un banchetto di lavoro si terrà Giovedi sera. Pattugliano le città a piedi, a cavallo, in bicicletta, in elicotteri e ogni tipo di auto marcato e non marcato a disposizione.
La polizia ha anche requisito siti tra cui un campo di rugby dei Dragoni 'a Newport Gwent - dove sono stati visti alcuni ufficiali che trascorrevano il tempo in vista del main event lanciando un pallone e un frisbee.
Il Consiglio di Cardiff ha detto Mercoledì che le zone della capitale sarebbero state "bloccate" da parte dei servizi di sicurezza Giovedi mattina presto.
Il consiglio comunale ha messo in chiaro che non stava guidando le misure, che sono state criticate da alcuni residenti come sopra le righe.
http://www.theguardian.com/world/2014/sep/03/newport-businesses-police-protesters-nato-summit
Stralci da un articolo de Walesonline:
Manifestanti anti-Nato a Newport sono arrivati al cordone di acciaio che proteggere i leader mondiali riuniti al Celtic Manor Resort per il vertice Nato.
I manifestanti lasciano il cordone di protezione in acciaio presso il resort per presentare messaggi di pace ai leader mondiali...
Centinaia di persone del luogo si sono riversati lungo la strada per guardare il passaggio della protesta lungo Chepstow Road, manifestazione forte di 500 partecipanti.
Forti slogan sono scoppiati quando il corteo è arrivato al cordone, dove decine di persone si sono ammassate contro la recinzione barriera d'acciaio.
Il loro sound è stato ripreso da batteristi di protesta come il corpo principale arrivati, mentre altri hanno soffiato fischi penetranti e gridando "Welfare non guerra" attraverso megafoni.
La polizia in tenuta antisommossa e caschi guardavano giù da un terreno più elevato.
Diversi manifestanti sono stati poi autorizzati ad attraversare il cordone per le loro presentazioni di pace dentro.
I manifestanti sono partiti dal centro di Newport a pranzo in una manifestazione pubblica di opposizione al vertice Nato.
Con il più grande raduno di leader mondiali che abbia mai messo piede in Galles in corso presso il resort Celtic Manor i manifestanti hanno fatto tre migliadi trekking alla sede come parte di una protesta pacifica pre-pianificata.
Fino a 500 manifestanti si sono messi in marcia pacifica quasi con un'ora in ritardo.
Affiancato da due elicotteri della polizia la marcia era ben al di sotto del delle stime di 2500 manifestanti
Un piccolo contingente porta fiori, poesie e lettere da Newport al centro della sede del Vertice a capo di una marcia di protesta forte di 500 persone.
Ma dopo essere stati lasciati passare attraverso l'alto cordone di sicurezza per rendere i loro regali, uno del piccolo gruppo ha fatto un doppio "arresto del cittadino" quando la delegazione di due uomini inviati a riceverli ha rifiutato di rivelare i loro nomi.
Pippa Bortolotti, un attivista No Nato e leader del partito dei Verdi in Galles era presente. Ha detto: "I due uomini sono stati consegnati alla polizia, uno era con il Ministero degli Interni e non aveva neanche la carta d'identità.
"L'altro era con il Ministero degli Esteri e del Commonwealth e ha appena detto 'Puoi chiamarmi Dave'. Beh, questo non è abbastanza buono.
"Abbiamo fatto "l'arresto di un cittadino verbale" e consegnato alla polizia, che erano nelle vicinanze, e non hanno fatto assolutamente nulla, è stato disgustoso.
In precedenza il gruppo aveva consegnato lettere di pae e un bouquet di fiori bianchi che simboleggia la pace, verso i due uomini. Portava il messaggio
"Cara Nato, c'è più potenza nella pace che in guerra. Mettere prima la piccola persona."
I manifestanti hanno organizzato un display da fermo per i media, prima di partire per confrontarsi con i leader mondiali tre miglia di distanza.
Striscioni con messaggi come 'Nucleare NATO No grazie' e 'Stop NATO' sono stati visti alla manifestazione
Un piccolo nucleo di personaggi vestiti di nero con i volti mascherati da sciarpe rosse che trasportano una falce gialla portava uno striscione comunista "Red Block". Tutti gridavano che il presidente degli Stati Uniti e il Primo Ministro del Regno Unito sono terroristi e le centinaia di persone del luogo si è rivelato lungo il percorso per vedere il corteo passare lungo Chepstow Road.
Quando i manifestanti sono arrivati al cordone d' acciaio che protegge la riunione dei leader mondiali al Celtic Manor Resort, forti slogan sono scoppiati e decine di persone hanno martellato contro la recinzione di acciaio producendo un rumore clamoroso.
Le proteste finora sono state pacifiche con la Polizia NATO ha fatto solo un arresto durante la notte.
Un uomo di 57 anni dalla zona di Newport è stato arrestato nelle prime ore di questa mattina per il possesso di un' arma offensiva. E 'stato portato alla stazione di polizia Ystrad Mynach e rimane in custodia della polizia assistito dagli gli ufficiali per le loro indagini.
pc 4 settembre - all'Ilva di Taranto si riprende con una nuova morte operaia - sciopero subito, ma serve lotta prolungata e sindacalismo di classe
All'Ilva di Taranto, muore operaio. 24 ore di sciopero
Nella tarda mattinata di oggi si è verificato un incidente mortale all'interno dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto. L'incidente si è verificato all'interno dell'impianto Acciaieria 1.
A
perdere la vita, un operaio originario di Pratica di Caserta di 54
anni. Secondo le prime informazioni l'incidente ha avuto luogo nei
pressi di un binario ferroviario interno dello stabilimento. L'operaio
lavorava per la ditta di appalto "Global Service" e, secondo quanto
trapelato, stava lavorando per riparare un danno che ha fermato il
binario per il trasporto ghisa nei giorni scorsi.
La vittima si chiamava Angelo Iodice, classe 1960. L'operaio stava eseguendo operazioni di ripristino di un binario quando, secondo una prima ricostruzione, è stato travolto da un macchinario gommato con ruote in ferro, chiamato "Colmar", utilizzato per lavori di manutenzione. Non è chiaro se la vittima abbia attraversato improvvisamente i binari o se sia stato il conducente del mezzo a non accorgersi della presenza dell'operaio. La dinamica dell'incidente è al vaglio degli inquirenti. In seguito all'incidente....sono partite 24 ore di sciopero, a partire dalle 15 di oggi...
Venerdì 12 attivo operaio - biblioteca comunale - piazzale bestat Taranto ore 16.30
Nella tarda mattinata di oggi si è verificato un incidente mortale all'interno dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto. L'incidente si è verificato all'interno dell'impianto Acciaieria 1.
La vittima si chiamava Angelo Iodice, classe 1960. L'operaio stava eseguendo operazioni di ripristino di un binario quando, secondo una prima ricostruzione, è stato travolto da un macchinario gommato con ruote in ferro, chiamato "Colmar", utilizzato per lavori di manutenzione. Non è chiaro se la vittima abbia attraversato improvvisamente i binari o se sia stato il conducente del mezzo a non accorgersi della presenza dell'operaio. La dinamica dell'incidente è al vaglio degli inquirenti. In seguito all'incidente....sono partite 24 ore di sciopero, a partire dalle 15 di oggi...
comunicato
Lo Slai cobas per il sindacato di classe Ilva Taranto aderisce allo sciopero in corso per la morte operaia all'appalto
Mentre stiamo cercando informazioni autonome circa la dinamica e le ragioni di questa ennesima morte, denunciamo con forza la situazione gravissima nelle ditte dell'appalto:
licenziamenti e cassa integrazione
salari non pagati o permanentemente a rischio
precarietà e contratti non in regola e condizioni di sicurezza inosservate
Le responsabilità dell'attuale direzione Ilva impegnata più nell'organigramma che nel salvaguardare lavoro e condizioni di sicurezza sono chiare.
Ma anche quella di padroni dell'appalto che scaricano sui lavoratori e le condizioni di lavoro e sicurezza la situazione sono altrettanto chiare.
Gli operai non hanno strumenti reali di tutela e difesa data la latitanza dei sindacati confederali all'interno, che non se la possono cavare con lo sciopero post festum.
Noi vogliamo che innanzitutto il lavoro in sicurezza sia tutelato con la lotta
vogliamo la postazione ispettiva interna
vogliamo RLS liberamente eletti su scheda bianca senza sigle sindacali
vogliamo l'estensione dell'autorganizzazione operaia nello slai cobas sul posto di lavoro
Per questo serve scioperare oggi, ma soprattutto costruire una lotta prolungata
licenziamenti e cassa integrazione
salari non pagati o permanentemente a rischio
precarietà e contratti non in regola e condizioni di sicurezza inosservate
Le responsabilità dell'attuale direzione Ilva impegnata più nell'organigramma che nel salvaguardare lavoro e condizioni di sicurezza sono chiare.
Ma anche quella di padroni dell'appalto che scaricano sui lavoratori e le condizioni di lavoro e sicurezza la situazione sono altrettanto chiare.
Gli operai non hanno strumenti reali di tutela e difesa data la latitanza dei sindacati confederali all'interno, che non se la possono cavare con lo sciopero post festum.
Noi vogliamo che innanzitutto il lavoro in sicurezza sia tutelato con la lotta
vogliamo la postazione ispettiva interna
vogliamo RLS liberamente eletti su scheda bianca senza sigle sindacali
vogliamo l'estensione dell'autorganizzazione operaia nello slai cobas sul posto di lavoro
Per questo serve scioperare oggi, ma soprattutto costruire una lotta prolungata
Venerdì 12 attivo operaio - biblioteca comunale - piazzale bestat Taranto ore 16.30
Sabato 13 sciopero Ilva-appalto con
manifestazione a Taranto, se verrà Renzi
info slai cobasta@gmail.com 347-5301704
Slai cobas ilva-appalto per il sindacato di classe - Taranto
Slai cobas ilva-appalto per il sindacato di classe - Taranto
pc 4 settembre - INVECE DI VIETARE IL RADUNO DI CASAPOUND, PIU' POLIZIOTTI, PER PROTEGGERLO
Invece
che vietare il raduno nazionale di casapound a Surbo (LE) la questura rinforza
la presenza delle forze dell'ordine... per usarle evidentemente
contro le manifestazioni antifasciste
Nonostante
vari interventi, appello, lettere ai sindaci in cui si chiedeva: “No
spazi per il raduno CPI”, nessuna risposta e nessun divieto è
arrivato alla tre giorni di raduno nazionale (dal 5 al 7 settembre)
del gruppo neonazista Casapound
“L’organizzazione
CasaPound è un’organizzazione d’ispirazione dichiaratamente
fascista e di stampo xenofobo, violento, razzista ed eversivo –
scrivono gli antifascisti. E quella stessa organizzazione, CasaPound,
alla quale, proprio in questi giorni, viene contestata l’associazione
a delinquere ai fini della sovversione dell’ordine democratico”.
L'unica
preoccupazione della Questura di Lecce è stata la concomitanza tra
questo raduno e il derby Lecce/Barletta - ma la richiesta al
Ministero degli Interni è stata di "spostare
la partita ad altra data", non certo di vietare il raduno,
appoggiato dal Pdl, e dalla Lega e a cui parteciperà l’ex
sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone e Mauro Borghezio della Lega
nord.
Quindi
l'unica effettiva risposta è l'invio di centinaia di poliziotti,
carabinieri, guardia di finanza, dalle altre province.
Ma
è chiaro, visto l'andazzo, e i precedenti in altre realtà, che
questi rinforzi delle forze dell'ordine serviranno solo per impedire,
reprimere le manifestazioni di protesta organizzate da organizzazioni
antifasciste.
IMPEDIRE
IL RADUNO DI CASAPOUND!
SOSTEGNO
ALLE MANIFESTAZIONI ANTIFASCISTE!