sabato 24 maggio 2014

pc 24 maggio - Elezioni europee - un punto di chiarezza nella confusione e l'opportunismo

ELEZIONI EUROPEE: BOICOTTIAMOLE!
UNITA' PROLETARIA E ANTIMPERIALISTA

Le elezioni europee giungono in una fase in cui i governi e gli Stati imperialisti europei scaricano la crisi sui proletari e sulle masse popolari per affrontare la battaglia e la contesa nel mondo con le altre potenze imperialiste. In questa situazione i paesi imperialisti da un lato si sono dotati di strumenti rappresentati dal concetto di Troika, per decidere politiche comuni, ma dall'altro queste politiche si risolvono scaricando la crisi dai paesi più forti ai paesi più deboli della UE.
I paesi più forti, Germania e Francia, puntano però non solo a scaricare e difendersi ma anche a cogliere le opportunità della crisi per espandere la propria presenza imperialista dentro i paesi europei e fuori dell'Europa per i mercati, il controllo delle fonti energetiche.
Questa politica espansionista accende nuove tensioni internazionali in diversi scacchieri del mondo e alimenta corsa agli armamenti, presenza militare, interventi imperialisti diretti, a volte in connubio con l'imperialismo americano, a volte in contesa con esso.
Nel tradurre queste politiche antioperaie e antiproletarie all'interno e all'esterno serve a borghesie, governi e Stati realizzare un fronte interno compatto, dei veri e propri regimi con equivalenti Stati di polizia per imporre con la forza piani e decisioni che fronteggiano, come è naturale che sia, lotte, proteste e, in alcuni paesi e in alcune occasioni, rivolte proletarie, giovanili e popolari.
In ciascun paese si alimenta un moderno fascismo adatto alla storia e alle condizioni di ciascuno dei paesi. Non centra che il governo sia di centrodestra o di centrosinistra, socialdemocratico o liberal popolare, la forma Stato che realizzano assume sempre più i caratteri di una moderna dittatura. In questa tendenza generale si rafforzano le tendenze apertamente neofasciste e naziste che cavalcano i sentimenti e il disagio popolare antieuropeo e anti euro, per costruire una propria forza elettorale, politico e “militare”. A questo va aggiunto che la politica imperialista europea dentro l'azione globale dell'imperialismo produce miseria, sfruttamento, fame e guerre nelle masse dei paesi oppressi, che alimentano le ondate di immigrati che arrivano in Europa. I governi e gli Stati imperialisti da un lato accolgono ampi settori di queste masse per trasformarle in moderni schiavi, dall'altro approvano leggi razziste e antimmigrati che ne provocano miseria e morte nei mari.
Le forze apertamente fasciste e naziste scatenano razzismo e violenza che intercettano gli umori più beceri anche in settori popolari.

Le elezioni europee in questo contesto sono la pura esplosione del peggio di Stati, governi e forze parlamentari e forze apertamente reazionarie. Il parlamento europeo non conta nulla, è un covo di politicanti corrotti e arricchiti, per dare un simulacro di democrazia alla dittatura delle borghesie.
Chi a sinistra partecipa al voto, lo fa per entrare nel Tavolo truccato di una democrazia che traveste la dittatura, e nonostante quello che afferma contribuisce solo alla politica imperialista e alla rappresentazione di essa.
I comunisti, i rivoluzionari, gli antimperialisti, gli organismi proletari e di massa in lotta, il movimento studentesco, gli antifascisti e gli antirazzisti in Europa possono essere uniti solo dal boicottaggio attivo delle elezioni, che non è né anarchismo né astensionismo di principio, ma costruzione coerente del fronte che nelle lotte presenti lavora per il futuro, la lotta per il potere proletario in ogni paese imperialista europeo, per il socialismo.

Non contribuiscono né a questa lotta né a questa prospettiva quelle forze che si dicono comuniste, che concentrano la campagna nel “NO euro” e “fuori dall'Europa”, civettando, che lo vogliono o no, col populismo reazionario dell'estrema destra. Non è “l'euro” che riduce in miseria le masse proletarie europee ma il capitalismo che utilizza gli strumenti monetari necessari ai suoi profitti; non è un supergoverno chiamato Troika il nemico principale ma la borghesia imperialista del proprio paese che è parte integrante dell'unità e della contesa dell'Europa imperialista.
Proletari comunisti - PCm

pc 24 maggio - La sentenza di condanna dei padroni di Stato e privati all'Italsider-ILVA TARANTO non ci restituisce i morti e non deve attenuare denuncia e mobilitazione, nè bisogna nascondere come si è arrivati ad essa

La Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul
territorio si unisce alla soddisfazione per la sentenza contro i padroni di Stato dell'italsider e RIVA  - ma naturalmente teme e denuncia il fatto che queste sentenze non abbiano poi seguito in esecuzione e risarcimenti nei successivi gradi di giudizio - vedi il rischio corso attualmente per la
sentenza Eternit di Torino.
Serve ancora e di più la mobilitazione dal basso di operai, familiari, cittadini


Rete nazionale
bastamortesullavoro@gmail.com




Lo slai cobas per il sindacato di classe di taranto a fronte della sentenza amianto - dice chiaro che molti di quelli che oggi salgono sul carro della sentenza - sindacati e alcune associazioni - quando gli operai morivano tacevano e nullafacevano.
Questa inchiesta nelle mani del giudice Pesiri - oggi morto - ottenne la
massima collaborazione e sostegno con atti concreti solo ed esclusivamente
dei coordinatori dello slai cobas per il sindacato di classe di taranto e del
responsabile dell'associazione familiari 12 giugno

Oggi la sentenza rende merito a questo lavoro - anche se questo viene
taciuto.

slai cobas per il sindacato di classe taranto
slai cobasta@gmail.com


pc 24 maggio - Contro l'India dei macellai e del nuovo regime di MODI - sosteniamo la guerra popolare in termini politici e materiali

Una delegazione internazionale in India sfiderà il regime

chi è interessato
scriva a:
csgpindia@gmail.com

Una nuova conferenza internazionale 
si terrà in Italia a settembre
in occasione del 10 anniversario
della fondazione del PCI maoista,
guida della guerra popolare
info: csgpindia@gmail.com

pc 24 maggio - DAGLI OPERAI ILVA AI DISOCCUPATI ORGANIZZATI

(locandina affissa alle portinerie dell'Ilva di Taranto)


SOLIDARIETA' DAGLI OPERAI AI DISOCCUPATI

IN LOTTA PER IL LAVORO E PER QUESTO REPRESSI!

I 2 disoccupati arrestati giovedì scorso

MASSIMO E FRANCESCO, sono stati scarcerati!

Il giudice ha ritenuto che non ci fossero motivi per la detenzione, e questo ad ulteriore dimostrazione della loro innocenza. Ma non crediate che sia finita, ora tocca a noi depositare le denunce nei confronti di quei Vigili colpevoli di abuso d'ufficio ed uso spropositato della forza.

Quanto accaduto Giovedì 22 al consiglio comunale è di una gravità che non può e non deve essere tollerata in un Paese che possa definirsi democratico. Due compagni di lotta, disoccupati, sono stati aggrediti ed arrrestati da una manica di vigili che non esitiamo a bollare come ignoranti. Come definire, infatti, gente -se gente la si può definire, e scusate se qualcuno di voi che sta leggendo possa sentirsi offeso- che non conosce cos'è la fame, la miseria, di chi è costretto ad ogni tipo di umiliazione pur di lavorare, e infierisce, oltretutto, barbaramente su di essi con percosse e manette.
E poi... E poi c'è da chiedere se sapete chi ha chiamato quella sorta di barbarie umana ad arrestare i disoccupati che, se non l'aveste ancora capito o letto dai giornali o visto in TV, cosa tra l'altro difficile da credere, erano lì per chiedere un incontro con un sindaco assente, cieco e sordo verso i suoi concittadini. Un incontro oramai lungamente rimandato a data da destinarsi. Sappiamo già che lo sapete, ed è per questo che vi risparmieremo l'ansia della risposta, inutile tenervi sulle spine. È proprio lui, il sindaco stesso! Stefàno, paladino dell'ingiustizia sociale, colui che è tra gli imputati del maxi-processo Ilva, colui che, nel 2012, durante le manifestazioni in città, scendeva come un angelo ad ali spiegate tra la folla dicendo che era stato in procura e che aveva risolto tutto. Colui che ora chiama un gruppetto di vigili squadristi e fascisti (vigili che ci chiediamo come possano aver ottenuto quel posto di lavoro, vigili che, risentiti, forse agiscono così perché ora non c'è più un sindaco Di Bello che regalava pappine a destra e a manca) a levargli di torno dei disoccupati i quali, essendo lui anche il loro sindaco, dovrebbe, anzi deve, farsi carico del loro dramma.

Speriamo vivamente che queste parole possano far breccia dentro di voi. Dobbiamo tutti renderci conto che ciò che è successo a Massimo e Francesco (questi i nomi dei compagni arrestati) potrebbe riguardarci molto da vicino, più di quanto non siamo disposti ad immaginare.
Pretendiamo di sapere quali sono le reali intenzioni nei confronti di questo stabilimento. Basta con le cazzate, basta con le bugie, basta con i ricatti e basta con gli sfruttatori. Per anni ci hanno preso in giro, ci hanno fatto credere che avremmo dovuto ringraziare per questo posto di lavoro quando si arricchivano alle nostre spalle ed a scapito della nostra salute sino alla morte, non solo nostra. Basti ricordare i nomi di Nicola Darcante, morto lo scorso 16 Maggio, e di Stefano Delliponti, morto lo scorso 30 Dicembre.
Ora, potrebbe sembrare che queste ultime righe siano in contrasto con quanto scritto all'inizio di questo comunicato, ci si potrebbe domandare: “Ma come, prima questi dello Slai Cobas chiedono posti di lavoro e poi se ne lamentano?”. Tutto questo, badate bene, non va assolutamente in conflitto, qui si pretende il lavoro nelle migliori condizioni, non siamo merce di scambio, lo abbiamo sempre sostenuto. Noi non facciamo demagogia come pseudopoliticanti e pseudosindacalisti, ma pretendiamo i nostri diritti, come attestano le numerose denunce sporte e i due compagni arrestati. Quante altre sigle sindacali possono vantarsi di aver fatto questo?

Operai Ilva

Slai Cobas per il sindacato di classe

pc 24 maggio - Ora sono liberi! Ma la solidarietà si estende - da 'Istituto Nazionale Tumori di Milano.

Li rivogliamo Liberi Subito a lottare insieme a noi contro l'arroganza  e gli intrallazzi della politica e il fascismo/schiavista dei padroni.
Stefàno sei una Vergogna e non solo per Taranto. Dimettiti! Noi tutti i giorni facciamo i conti con la devastazione della salute dei padroni ASSASSINI, anche di chi vive e lavora a Taranto, e tu -Stefano- anzichè lavoro per le bonifiche scateni i tuoi sgherri contro chi lotta per il  lavoro e la propria dignità. Ma non pensare di intimidire con la repressione, siamo e saremo tutti Massimo e Francesco e ci troverete ad
assediarvi.
Voi siete il problema. la Lotta e la Rivolta sono la soluzione che vi  spazzerà via!
Slai COBAS per il sindacato di classe istituto Tumori, Milano
cobasint@tiscali.it

pc 24 maggio - A TREZZO riprende la lotta dei facchini - 28 sciopero

pc 24 maggio - Ancora con Massimo e Francesco - da Palermo e da rappresentanti Coordinamento 3 ottobre insegnanti precari Milano

UN FORTE ABBRACCIO COLLETTIVO E UN PRONTO RITORNO ALLA LOTTA PIU' DETERMINATA CHE MAI!

LOTTARE PER IL LAVORO NON E' REATO!
LOTTARE CONTRO LA BARBARIE E LA VIOLENZA DI QUESTO STATO, DI QUESTO SISTEMA NON E' REATO!


SALUTI DI LOTTA

I COMPAGNI E LE COMPAGNE DI 
PROLETARI COMUNISTI
I LAVORATORI, PRECARI E DISOCCUPATI SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE 
da PALERMO
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Molto bene! La lotta continua!
da Rappresentanti del Coordinamento 3 Ottobre - Milano

pc 24 maggio - Altro che commemorazione! La borghesia usa anche la giornata in memoria di Falcone in funzione delle elezioni - Ipocrisia, passerelle e sciacallaggio!

Una “nuova” passerella quella di ieri 23 maggio a Palermo per ricordare / commemorare Falcone, politici e politicanti, istituzioni di ogni sorta che vogliono tutti dire qualcosa “sulla legalità” da trasmettere agli studenti, ai giovani a Palermo giunti con le navi, e sotto elezioni quest'anno,  guarda caso!

Sono già alcuni stessi esponenti della classe borghese che parlano di passerelle di turno "Volete che parli? Prendete le dichiarazioni dell'anno scorso. Credo che questa sia la solita passerella per tante persone. Sia al bunker che in chiesa". Lo ha detto il procuratore di Termini Imerese, Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, la moglie di Falcone.

Si è risentito immediatamente il presidente del Senato Piero Grasso che smentendo la passerella non si è però fatto mancare l'occasione per invitare tutti con forza ad andare a votare  "Non andare a votare è la scelta peggiore,   significa demandare ad altri",  parole  che offendono l'intelligenza di tutti noi, come se non conoscessimo a chi servono i loro voti.

Non certo alle migliaia di disoccupati tra cui tanti si sono tolti la vita in questi anni per la disperazione o che vengono arrestati solo perchè chiedono il lavoro, vedi quanto successo in questa settimana al Comune di Taranto, 

Non certo alle migliaia di lavoratori, operai che  ogni giorno perdono il posto di lavoro,

Non certo alle migliaia di precari che proprio il governo di cui Grasso fa pienamente parte precarizza per sempre con il decreto del Jobs Act,

Non certo alle migliaia di senza casa che il governo Renzi ha attaccato pesantemente con il decreto Lupi 

Non certo a tutte le donne che un lavoro non ce l'hanno e che in migliaia sono state ricacciate in famiglia, quella “sacra” famiglia che si trasforma in diversi casi in luogo di violenza e di morte per tante per cui la mancanza di lavoro e di indipendenza economica è una delle cause per non potersi liberare da situazioni di oppressione e violenza...

Grasso, così come gli altri personaggi presenti ieri a Palermo nell'aula bunker, tutto questo non lo dice naturalmente ai tanti studenti, non parla loro di un sistema marcio e lercio in cui a un delinquente mafioso in galera come Cuffaro questo Stato continua a garantire 6000 euro al mese di indennità perchè deve “provvedere alle spese di studio dei figli”, non approfondisce i legami stretti tra mafia e Stato, vedi l'insabbiamento delle intercettazioni su Napolitano.
L'urgenza di Grasso è invece quella di incanalare già da ora gli studenti verso quella che per la borghesia è e deve essere l'unica via esistente, la via elettorale, perchè i giovani rappresentano le nuove e fresche menti e braccia che questo sistema capitalista è pronto ad accogliere, dopo il percorso di istruzione, nei suoi meandri dello sfruttamento e oppressione per continuare ad arricchirsi.

E si continua con l'ipocrisia verso gli studenti e le masse popolari... 

"... La mafia si combatte con la nostra coscienza  l'istruzione è l'unica forma per la legalità"  "studiare è contro la mafia" questo è quello che ha detto la ministra dell'istruzione Giannini. intervistata a Palermo alla cerimonia dell'anniversario della strage di Capaci.
Ma quanta legalità! 

È forse legale una scuola pubblica massacrata dai tagli, dissanguata dalle risorse pubbliche per ingrossare invece sempre più la scuola privata, la scuola per una ristretta minoranza di ricchi a discapito della maggioranza degli studenti? Ma come mai la ministra non dice nulla agli studenti sul fenomeno della dispersione scolastica in costante aumento o sulla vergogna dei sevizi interrotti in pieno obbligo scolastico per gli studenti disabili ad esempio con “l'illegalità” palese dei fondi tagliati sia a livello nazioanale che locale?  

E' legalità una scuola pubblica che deve essere sempre più al servizio e a misura del capitale, la scuola dei test Invalsi per studenti-automi senza cervello, la scuola della meritocrazia, la scuola che cade a pezzi, la scuola della repressione contro gli studenti in cui si arriva, come successo a Palermo, a fare entrare la polizia a interrogare gli studenti “criminali” per le più che legittime occupazioni contro gli attacchi alla scuola pubblica trasformando la stessa in una filiale della questura?

E infine, ma non meno imprtante, sono i costi scaricati sulla collettività di questo “show” fatto sempre più di ipocrisia, passerelle e sciacallaggio!

Boicottiamo le elezioni!


Cetty proletari comunisti Palermo

pc 24 maggio - Condanne per i responsabili di 30 anni di morti da amianto all'Ilva Taranto

TARANTO - Ventisette condanne, una sola assoluzione di un ex dirigente dell'Italsider. Pene da 9 anni e mezzo a 4 anni. Risarcimenti e provvisionali per svariati milioni di euro. E' questo il verdetto della sentenza pronunciata questa mattina a mezzogiorno dal Tribunale di Taranto. Le pene più alte sono state inflitte agli ex manager della vecchia Italsider pubblica alla quale subentrò il gruppo Riva. Tra questi, Giovanbattista Spallanzani, condannato a 9 anni.

Il tribunale ha comminato sei anni di reclusione all'ex presidente dell'Ilva Fabio Riva e all'ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, coinvolti anche nell'inchiesta per disastro ambientale che approda, il 19 maggio prossimo, all'udienza preliminare. Dichiarato il non doversi procedere nei confronti di Emilio Riva, morto lo scorso mese, per il quale il pm aveva chiesto la condanna a 4 anni e mezzo di carcere.

Il procedimento ha acceso i riflettori sulla morte di quindici lavoratori della grande fabbrica uccisi dal cancro provocato dall'esposizione alle fibre d'amianto.

Imputati i vertici aziendali dell'Italsider pubblica e dell'Ilva privata. L'unico assolto è un ex manager di nazionalità giapponese.

A fine febbraio il pubblico ministero, Raffaele Graziano, aveva avanzato le richieste di condanna per tutti gli imputati alla sbarra.

pc 24 maggio - Piano casa Renzi - applicazione lampo a Bergamo

Bergamonews

“Abbiamo deciso di venire sotto casa Tentorio perchè ieri 

(mercoledì 22 maggio ndr), a tempo di record, ha deciso di 

applicare l'articolo cinque delpiano casa di Renzi, staccando

le utenze alle famiglie che, in emergenze abitativa, avevano 

autorecuperato...".


Piano casa: la protesta sotto la villa di Tentorio


Bergamo – Oggi è stata una giornata di mobilitazione intensa per le persone e le famiglie residenti nella palazzina di via Monte Grigna a Celadina. Nel corso della mattinata un gruppo di alcune decine di persone ha occupato per più di tre ore Palazzo Frizzoni, esigendo un incontro urgente con l’Amministrazione. Il motivo della protesta è presto spiegato: nel corso del pomeriggio di ieri il Comune ha provveduto a revocare i contratti con la compagnia elettrica regolarmente stipulati dalle famiglie in emergenza abitativa che abitano la palazzina (e che affermano di aver sempre regolarmente pagato le bollette). È il primo effetto del nuovo “Piano Casa”: non sono passate nemmeno ventiquattro ore dall’approvazione alla Camera che a Bergamo la Giunta ha deciso di fare del Comune di Bergamo il primo laboratorio di sperimentazione del tanto discusso articolo 5. La norma prevede la revoca delle utenze per alloggi occupati abusivamente. Non è dato sapere però come si intenda offrire soluzione all’emergenza abitativa montante: il dramma di decine di migliaia di persone che in tutto il paese hanno perso casa e lavoro a causa della crisi.
La scarsa disponibilità di Tentorio al confronto è testimoniata dalla gestione della giornata: il Sindaco si è reso irreperibile fino a mezzogiorno, quando al suo posto si sono palesate due camionette di polizia e carabinieri, che ancora in queste ore “blindano” l’accesso al Comune. Per il Comitato di Lotta per la Casa un atteggiamento che ha caratterizzato gli ultimi cinque anni: indifferenza verso il tema della precarietà abitativa, cui la Giunta non ha mai dato risposta. Ma è a questo punto che la giornata ha riservato un esito inatteso; il Comitato si è infatti palesato verso le 16 all’esterno della villa del Sindaco, dove è stata improvvisata una conferenza stampa. «Per farci ascoltare siamo dovuti venire fino a qua, nel lussuoso quartiere “Conca d’Oro”, fuori dal castello in cui Tentorio vive. D’altra parte, se Maometto non va alla montagna». Decisamente un risvolto a sorpresa, che recupera una pratica, quella di recarsi all’esterno delle abitazioni di amministratori pubblici, che i movimenti di lotta per la casa in Spagna hanno ampiamente utilizzato (tanto che nella penisola iberica una legge ne vieta ora il ricorso).
Durante la conferenza stampa il portavoce del Comitato ha rammentato come a Bergamo l’articolo 5 sembri essere entrato in vigore da tempo: già da alcuni mesi «l’anagrafe si rifiuta di riconoscere la residenza alle persone residenti in via Monte Grigna, tra cui anche alcuni minori». Il portavoce ha sottolineato come la residenza sia un diritto fondamentale: negarla significa non riconoscere il diritto all’assistenza sanitaria, all’iscrizione scolastica, significa cancellare il diritto di voto. E non mancano punti d’ombra nella vicenda: secondo quanto dichiarato mancherebbero infatti i presupposti legali per l’applicazione della norma alla palazzina di via Monte Grigna. È stato stigmatizzato poi il ricorso a un dispositivo tecnico che aggira i termini politici del problema. La giunta Tentorio non si assume nemmeno la responsabilità di ordinare uno sgombero, costruendo invece le condizioni perché in quel condominio, nonostante i lavori di auto-recupero effettuati dalle persone che ora vi risiedono, diventi impossibile vivere. Il risultato, è stato fatto osservare, è che «chi vive una condizione di precarietà abitativa si vede prima spogliato di tutti i diritti, poi assediato, senza elettricità e magari presto senza acqua»

venerdì 23 maggio 2014

pc 23 maggio - Mobilitazione permanente per la libertà dei due disoccupati arrestati a Taranto

 video aggressione ai disoccupati da parte dei vigili
centinaia di lavoratori, disoccupati, cittadini affollano il presidio con video e foto a taranto contro l'arresto dei 2  disoccupati organizzati slai cobas - 
oggi sabato due iniziative al carcere e al quartiere tamburi

pc 23 maggio - Combattiva iniziativa alla presidenza della Regione Sicilia di precari, lavoratori e disoccupati dello Slai Cobas per il s.c. e forte solidarietà con i disoccupati caricati e arrestati a Taranto



Ieri pomeriggio combattivo sit-in a piazza Indipendenza a Palermo, alla presidenza della Regione siciliana, dei precari  coop sociali, ex pulizieri del policlinico,  disoccupati, anche alcuni operai Fiat Termini Imerese, dello Slai Cobas per il s.c.in cui a gran voce è stata lanciata la rabbia e la protesta contro il governo di Crocetta e il governo nazionale che continuano imperterriti a scagliare attacchi alle condizioni di lavoro e di vita di lavoratori, operai, disoccupati... il decreto di Renzi del Jobs Act o il decreto Lupi sono esempi concreti dell'odio che la classe borghese  al potere al servizio di padroni e banche nutre verso i proletari, le masse popolari.


"Chiediamo lavoro, servizi... basta con i licenziamenti, la precarietà, la cassa integrazione infinita, la disoccupazione... ma cosa ci rispondete? solo polizia, multe, denunce, repressione... mentre continuate ad arricchirvi tra corruzione dilagante, malaffare, ruberie con un'arroganza che non ogni giorno diventa sempre più schifosa!... e ora ci chiedete il voto??? per continuare tutti quanti a perpetuare i vostri privilegi??? il vostro potere sulla nostra pelle??? SENZA LAVORO NIENTE VOTO! SENZA DIRITTI NIENTE VOTO! NOI BOICOTTIAMO LE ELEZIONI E LOTTIAMO!" tanti gli interventi, gli slogan contro i palazzi del potere ribadendo che nonostante le mancate  risposte delle istituzioni la lotta dei precari e disoccupati va avanti.

Tanti volantini di invito a boicottare le elezioni europee sono stati dati coinvolgendo anche gli automobilisti in mezzo al traffico che condividevano i nostri slogan SENZA DIRITTO, LAVORO, SERVIZI, CASE, SCUOLE, OSPEDALI PUBBLICI NESSUN VOTO! qualche disoccupato ha invitato gli automobilisti  "DOMENICA SI VA TUTTI AL MARE NESSUNO DEVE ANDARE A VOTARE" , animando di continuo la piazza con  le denunce contro la classe borghese e politicante su tutti gli abusi contro i lavoratori, disoccupati, i precari, i giovani ai quali stanno uccidendo  il  futuro.


Nell'ambito della manifestazione si è appresa la notizia della gravissima repressione messa in atto a Taranto contro i disoccupati organizzati nello Slai ad una seduta del consiglio comunale da parte dei vigili urbani con manganellate, fermi fino all'arresto di due compagni di lotta.
A gran voce è stata denunciata la violenza infame dei servi in divisa delle istituzioni contro chi lotta per diritti basilari come il lavoro e espressa FORTE SOLIDARIETA' ai disoccupati e disoccupate attaccati
"la repressione non spegne ma alimenta la nostra ribellione... è la lotta contro il sistema marcio della borghesia fatto di oppressione, sfruttamento, licenziamenti, disoccupazione, miseria per la maggioranza delle masse popolari che ci unisce..."
LIBER SUBITO I I DISOCCUPATI  ARRESTATI!


La protesta ha infine portato ad un incontro con il segretario particolare del Presidente Crocetta, Moussa, alquanto "offeso" dalle denunce dei manifestanti dal megafono, ascoltate molto attentamente, al quale la delegazione Slai di precari e disoccupati  ha risposto con molta determinazione ribadendo che "voi, istituzioni, siete quello che fate, non quello che pensate di essere cercando di illudere la gente! e a tutt'oggi l'evidenza dei fatti è che nessuna risposta concreta ai problemi dei precari  e disoccupati è arrivata dal Presidente Crocetta e dai vari assessori..." un incontro acceso tanto che nella saletta sono arrivati i poliziotti sulla cui presenza la delegazione Slai ha protestato fermamente fino all'uscita degli stessi, mentre fuori continuavano gli slogan, il megafonaggio... Moussa si è impegnato a proporre al Presidente Crocetta un incontro con i precari Coop  Sociali innanzitutto per la prossima settimana... i precari e disoccupati da parte loro non cedono e andranno avanti nella lotta, "la dignità della vita non ce la ucciderete!"

pc 23 maggio - Tutti con il fasciopopulista Grillo: DIGOS, DIA, CARABINIERI e... il CARC-(n)PCI, il cretinismo elettorale si trasforma in sostegno alla reazione

CARC-(n)PCI 
"Oggi per portare avanti la causa della rinascita del movimento comunista nel nostro paese, alle elezioni europee bisogna votare e far votare la lista M5S - Beppe Grillo

Grillo: “Digos, Dia e carabinieri sono con noi. Io non sono Hitler, sono oltre”

pc 23 maggio - Marchionne, i piani per gli Usa e la verità sull’affare Chrysler: Obama la voleva dare alla GM che non l’ha voluta!

Che il suo piano industriale presentato il 6 maggio scorso fosse fasullo emerge dal resoconto che il sole 24 ore di ieri fa della tavola rotonda che si è tenuta a Washington, negli Usa, sull’analisi del settore manifatturiero, alla quale ha partecipato Marchionne e dalla quale vengono fuori diverse “verità”.

Questi “… professori ed esperti che dibattevano se per il settore ci fosse davvero una rinascita oppure no.” Arrivano ad una prima “Conclusione: forse rinascimento no ma inversione di tendenza sì”. E questa “inversione di tendenza”, vista dagli Stati Uniti, sarebbe dovuta al “reshoring” e cioè al trasferimento di nuovo negli Usa di fabbriche che erano in Cina e altri paesi “in via di sviluppo” che adesso si chiamano “emergenti”. Il rientro di una parte della produzione, come sanno bene gli “esperti” è dovuto alle dure lotte degli operai per salari più alti, spesso ottenuti, e che insieme alla perdita di diritti e al conseguente abbassamento dei salari degli operai nei cosiddetti paesi avanzati degli Usa (e dell’Europa) permette adesso a una parte di queste aziende di produrre ad un costo competitivo anche nei paesi ricchi. E si tratta quindi, all’interno della crisi, di un tentativo di abbassare ancora i costi di produzione tagliando i salari operai, ma di vera ripresa nemmeno l’ombra..

Il “monitoraggio” del settore manifatturiero è in corso anche in Europa che ha addirittura elaborato un programma definito “Industrial compact” che ha l’obiettivo di far salire il peso del manifatturiero nel Pil europeo dall'attuale 15,2 al 20% entro il 2020.

Per quanto riguarda il settore auto, in particolare, gli esperti della tavola rotonda e del governo americano dicono che “le sfide tecnologiche e di mercato … dovrebbero portare presto a un’auto elettrica al 100%...” E qui interviene Marchionne, arrabbiato, che prova a ribaltare questa affermazione (dato che in tutti questi anni alla Fiat non è stato investito un soldo nelle nuove tecnologie, rimanendo fuori da questo settore) dicendo che “il futuro resta dell’ibrido – ha detto Marchionne - con l’auto elettrica non c’è modo di guadagnare.” E ricomincia a fare lo spaccone. “Anzi guardate, non comprate la 500 elettrica per cortesia, perché ogni auto venduta mi costa 14mila dollari! Che gli esperti al governo mi dimostrino che l’auto solo elettrica non fa danno all’ambiente [e qui il fascista padronale ha un certo gioco facile, perché è chiaro, che se è vero che l’auto elettrica è meno inquinante delle altre, nel sistema capitalistico la produzione di tutte le componenti dell’auto sarà comunque sempre inquinante]… aggiungo, per la normale combustione abbiamo ancora molto da dare in termini di innovazione”. Ma non è certo la Fiat/Chrysler di Marchionne che darà il contributo necessario in questo campo.
Fiat 500 elettrica: Marchionne invita a non comprarla

In questa tavola rotonda Marchionne si è trovato in difficoltà perché si è trovato davanti persone come lui che vanno al sodo e che si sono chiesti se alla fine il “Salvataggio [della Chrysler fosse stato] giusto o sbagliato? Secondo Clifford Winston, un economista con la Searle Freedom, è stato sbagliato perché alla fine vinceranno gli stranieri. Soldi inutilmente buttati.” A questo punto l’arrogante uomo tutto pieno di sé “…non si è contenuto. Ha chiarito “che certe cose non si devono neppure pensare, non sono nelle carte, il settore ce l’ha già fatta e ce la farà”. Poi si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: [diventando particolarmente volgare] “Ho dovuto mettere le mie parti private sul tavolo” ha detto, con il moderatore, Paul Ingrassia, di Reuters che reagiva con tipico pudore americano: “Abbiamo capito… grazie”. Ma Marchionne insisteva, “le mie parti private e quelle di molti altri… l’unica cosa che avevo era la mia reputazione.” Bella reputazione! E così per rincarare la dose ha fatto “Poi alcune rivelazioni: la 500 è stata portata in America perché l’aggiunta di una piccola utilitaria al pacchetto industriale era una delle condizioni imposte dal governo americano “non ci cambiava niente, anzi se fosse stato per me la 500 non l’avrei portata, ma se era necessario per l’accordo non c’era da discutere e l’abbiamo portata”. “È emerso anche che il governo americano preferiva cedere la Chrysler alla GM per creare un unico gruppo, ma la GM non l’ha voluta.” E quindi non è stato a causa della sua reputazione che l’affare è andato in porto!
E alla fine le solite promesse sugli investimenti in Italia: “gli investimenti a Mirafiori partiranno presto…”

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Automotive. Il retroscena: gli Usa spingevano per cedere Chrysler a GM
Marchionne e i piani negli Usa: “Nell’ibrido il futuro dell’auto”
La conferma: Fca in Borsa entro fine anno

Ci sono stati due binari ieri a Washington alla tavola rotonda organizzata dalla Brookings Institution sul manifatturiero, il primo molto teorico, molto soggettivo, con professori ed esperti che dibattevano se per il settore ci fosse davvero una rinascita oppure no. Conclusione: forse rinascimento no ma inversione di tendenza sì, con reshoring e nuovi posti di lavoro, che ha tradotto il dibattito a una questione semantica. Il secondo binario, dalla trincea lo ha percorso da unico protagonista Sergio Marchionne che menava fendenti ora agli intellettuali, ora ai sindacalisti, ora alla concorrenza. Marchionne ha snocciolato dati, numeri e problemi molto concreti di chi si trova a gestire un’azienda nel giorno per giorno. Al centro del suo intervento le sfide tecnologiche e di mercato che, secondo alcuni al governo dovrebbero portare presto a un’auto elettrica al 100%: “il futuro resta dell’ibrido – ha detto Marchionne - con l’auto elettrica non c’è modo di guadagnare. Anzi guardate, non comprate la 500 elettrica per cortesia, perché ogni auto venduta mi costa 14mila dollari! Che gli esperti al governo mi dimostrino che l’auto solo elettrica non fa danno all’ambiente… aggiungo, per la normale combustione abbiamo ancora molto da dare in termini di innovazione”.
L’incontro di ieri è stato voluto da Steve Rattner, banchiere a New York, ex guru dell’auto per conto di Obama che ha salvato il settore, ma cerano anche Larry Summers, consigliere economico chiave del Presidente all’epoca del salvataggio dell’auto e vari altri esperti e protagonisti di quel pezzo di storia economica che oggi vede come unico ancora attivo proprio Sergio Marchionne. Salvataggio giusto o sbagliato? Secondo Clifford Winston, un economista con la Searle Freedom, è stato sbagliato perché alla fine vinceranno gli stranieri. Soldi inutilmente buttati. Marchionne non si è contenuto. Ha chiarito “che certe cose non si devono neppure pensare, non sono nelle carte, il settore ce l’ha già fatta e ce la farà”. Poi si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: “Ho dovuto mettere le mie parti private sul tavolo” ha detto, con il moderatore, Paul Ingrassia, di Reuters che reagiva con tipico pudore americano: “Abbiamo capito… grazie”. Ma Marchionne insisteva, “le mie parti private e quelle di molti altri… l’unica cosa che avevo era la mia reputazione. Poi alcune rivelazioni: la 500 è stata portata in America perché l’aggiunta di una piccola utilitaria al pacchetto industriale era una delle condizioni imposte dal governo americano “non ci cambiava niente, anzi se fosse stato per me la 500 non l’avrei portata, ma se era necessario per l’accordo non c’era da discutere e l’abbiamo portata”. È emerso anche che il governo americano preferiva cedere la Chrysler alla GM per creare un unico gruppo, ma la GM non l’ha voluta. È anche emerso che le condizioni finanziarie concesse alla GM erano meglio di quelle concesse alla Chrysler: “Avevamo una spada di Damocle sopra la testa, mi continuavano a chiedere, a che punto siamo? Tutto bene tutto bene dicevo…Se avessero imposto condizioni altrettanto severe alla GM oggi forse sarebbero in condizioni migliori”. Marchionne ha toccato il tema difficile sul piano finanziario dei richiami. Costi enormi che potranno essere evitati “solo grazie alla creazione di un nucleo di periti super specializzati che potrà giocare d’anticipo… noi lo stiamo facendo”. Infine due conferme, gli investimenti a Mirafiori partiranno presto e “lo sbarco in borsa ci sarà entro la fine dell’anno”.

Il sole 24 ore

22 maggio ’14

pc 23 maggio - Expo a tutti i costi. Infame provvedimento del governo

Il governo vuole finanziare l'Expo con il fondo per le vittime dell'amianto

Giovedì, 22 Maggio 2014 19:28

Piccole notizie, che danno però il senso delle "priorità" per un governo di affaristi.
“Giù le mani dal fondo vittime amianto”, lo ha detto l’Associazione regionale ex esposti amianto che ha denunciato la decisione “del Governo di sottrarre due milioni di euro al Fondo per le vittime dell’amianto istituito presso l’Inail per destinarli all’Expò di Milano“.
Il presidente Giampaolo Lilliu definisce senza mezzi termini ”grave e vergognoso il fatto di sottrarre alle vittime dell’amianto i soldi destinati alle famiglie e ai lavoratori che hanno contratto patologie asbesto-correlate e che in caso di decesso andavano agli eredi”. Il Coordinamento nazionale delle associazioni che si occupano del problema, ha spiegato Lilliu, è pronto ad azioni eclatanti per costringere il Governo e il Parlamento a fare marcia indietro e restituire alle vittime dell’amianto i loro soldi. (ANSA).

pc 23 maggio: Torino ancora repressione contro i facchini della logistica

Torino, sciopero al CAAT: la polizia carica, i facchini resistono!

Aggiornamento ore 09.00: Alcuni facchini sdraiati per bloccare  i tir sono stati brutalmente investiti. Sul posto vi sono ambulanze. La rabbia sale dei lavoratori sale.
ore 7: la polizia ha provato a scortare i camion dentro il CAAT forzando i blocchi ma i facchini si sono sdraiati davanti ai tir non facendoli passare. Il blocco continua.
Lo avevano annunciato nei giorni scorsi e così è stato: questa notte i lavoratori impiegati presso il CAAT (il centro agro-alimentare di Torino, che gestisce praticamente l'intera grande distribuzione del settore sul tessuto cittadino) hanno dato il via ad un blocco ad oltranza dei cancelli dello stabilimento.
Sono perlopiù lavoratori migranti, assoldati tramite cooperative con metodi da caporalato, sottopagati, sottoposti a continui ricatti con orari massacranti. Proprio pochi giorni fa sei facchini sono stati minacciati e poi sospesi perché avevano protestato contro queste condizioni indecenti.
Ieri sera, a partire dalle 22, facchini e solidali hanno dato vita a un presidio di fronte ai cancelli del CAAT con l'obiettivo di impedire il normale svolgimento dei traffici fino a che non avessero ottenuto garanzie concrete di un cambiamento della propria condizione lavorativa. Intorno all'una di notte il presidio si è ingrossato notevolmente grazie all'arrivo delle centinaia di facchini che ogni notte si recano sul posto per lavorare (o si presentano nella speranza di ottenere una giornata) e che hanno immediatamente aderito alla protesta, rendendo in breve gremito il piazzale antistante i cancelli.
A quel punto è stato ottenuto un incontro tra i rappresentanti delle cooperative che gestiscono il CAAT e i lavoratori, mentre tutt'attorno al centro di grande distribuzione il traffico veniva paralizzato dal formarsi di centinaia di metri di camion e tir bloccati all'esterno e impossibilitati a ritirare la merce. L'incontro ha fatto strappare ai lavoratori la promessa di assunzione regolare per tutti, ma i facchini, determinati a non indietreggiare fino a che non avessero avuto qualcosa di concreto tra le mani, hanno deciso di proseguire il blocco dei cancelli.
Dopo aver tentato inutili mediazioni per tutta la notte, cercando di far desistere la protesta per riattivare il circuito della grande distribuzione, la polizia presente sul posto è intervenuta pesantemente contro i facchini e i solidali. Intorno alle 4.30 la celere è uscita dai cancelli dietro i quali era asserragliata, caricando pesantemente il presidio nel piazzale. A quel punto è esplosa la rabbia dei lavoratori, che con coraggio e determinazione hanno resistito alle violenze della polizia, costringendola ad arretrare nuovamente dietro una cortina di gas lacrimogeni. Nonostante la carica, dunque, il blocco sta proseguendo.
Gli eventi di questa notte confermano una volta di più l'emergere di un'indisponibilità crescente dei lavoratori assunti nel settore della logistica a sottostare a logiche di sfruttamento e quotidiane angherie e dall'altro che andare a colpire nel cuore della grande distribuzione è una forma di lotta che può fare molto male, come testimonia la violenta reazione della polizia costretta a intervenire con mano pesante per tentare di rimettere in moto il circuito del commercio cittadino.
Seguiranno aggiornamenti.

pc 23 maggio - Bondi, il Marchionne dell'Ilva?

Questi ultimi giorni hanno messo fine all'unanimità di intenti, alle parole diplomatiche con cui i governi precedenti, padroni dell'acciaio, poteri forti hanno affrontato la questione Ilva facendo sembrare che tutti dicessero le stesse cose e tutti volessero le stesse cose.
Ora siamo di fronte a Bondi che ha presentato un piano industriale, che non si capisce, a questo punto, a nome di chi o per conto di chi.
Di presunti tecnici che incaricati da padroni e governo di svolgere una funzione poi se ne vadano per conto loro, cercando di diventare poi gli effettivi padroni di aziende e attività a cui vengono adibiti e assumendo un ruolo che li fa passare da servi a padroni, la storia italiana è piena, e non sappiamo se gli ultimi avvenimenti siano la manifestazione di questo processo. Perchè stando a quando scrivono i giornali, e in primis il più "autorevole" di essi, il Sole 24 Ore, il piano industriale di Bondi non piace a nessuno, se non ai commissari Bondi/Ronchi, a qualche ministro che ci capisce poco, ai sindacalisti confederali, Palombella in testa, che dicono sempre SI, a prescindere, al padrone di turno.

Il cuore del piano sembra essere da un lato quello di recuperare clienti e mercato sul piano nazionale attraverso una sorta di mercato protetto che spinga le aziende italiane ad approvvigionarsi in maniera quasi esclusiva dall'Ilva e dall'altro un processo di metanizzazione che muti impianti, attraverso prima l'acquisto e poi l'autoproduzione del cosiddetto “preridotto”.
Rimandiamo a schede aggiuntive e a citazione la natura tecnica della questione.
E' evidente che questa scelta ha bisogno di soldi, molti molti soldi, che Bondi intende chiedere alla proprietà, in second'ordine ad altri soggetti, prevalentemente Banche però non ad altri industriali, e in terz'ordine chiedendo un nuovo decreto che renda più fattibile l'utilizzo dei fondi sequestrati o sequestrabili nell'inchiesta giudiziaria in corso.
E' evidente che questo piano poi avrà come effetto sugli operai “mano libera” nella ristrutturazione, nell'occupazione, flessibilizzazione e, pensiamo noi, anche riduzione dei salari.
Ma in realtà la vera questione è che questo piano vuole fare di Bondi il nuovo padrone – per fare una similitudine, come è avvenuto nella Fiat con l'operazione Marchionne.

pc 23 maggio - ITALIA: Elecciones europeas una declaración del Movimiento Feminista Proletario Revolucionario



MUJERES NO VOTÉIS

Las de los partidos burgueses son “cuotas negras” igual o incluso peores que
los hombres
¡Boicotear las elecciones!
¡Que no tengamos que dar un voto, sino una gran lucha, una revolución que
hacer!Hemos visto a las mujeres en las poltronas de este miserable poder:
las mujeres doblemente reaccionarias, que por pertenencia de clase, por
política e ideología burguesa, pero también para mostrarse “buenas” como los
hombres y más que los hombres, en una carrera hacia la paridad/concurrencia
a ver quien es más reaccionario, se convierten en “más papistas que el papa”
en el ataque a los proletarios, a las mujeres; o ministras, parlamentarias,
como las del gobierno Renzi; incluso sin “arte ni parte”, escuálidas y
embarazosas, replicantes de la peor especie del poder masculino burgués.

Hemos visto en el parlamento en acción el nuevo juego de las “cuotas
rosas” –una parodia ofensiva de las graves discriminaciones que las mujeres
viven en la vida real; con las mujeres de los partidos burgueses, unidas de
derecha a izquierda, dando codazos para ser puestas en lo más alto de las
listas en estas elecciones europeas, gritando contra un parlamento machista
pero sólo cuando se les impide escalar a los sillones del poder; mientras
que las empresarias, las señoras ricas, que ya están en los puestos que
cuentan, tratan de escalar más, de imponer sus “cuotas negras”, en un poder
político y económico basado en la opresión y la explotación, y que continúa
atacando cada vez más los derechos y las condiciones de vida de las mujeres.

Todo este alboroto, presente también en algunos movimientos de mujeres, está
a mil kilómetros de distancia de los problemas de las mujeres, que tienen en
cambio necesidad de derrocar todas las formas de este poder burgués, y
necesitan de la revolución….

Nosotras, mujeres, antes y después de las elecciones, tenemos que luchar
todos los días contra una vida que no tiene nada de “rosa”, nos arriesgamos
cada día a los feminicidios y las violaciones, nosotras que tenemos que
seguir trabajando, agotándonos en la fábrica y en el puesto de trabajo hasta
los 65 años y más; nosotras, mujeres, siempre las más precarias; nosotras,
sobre las que pesa aún más la carestía de la vida, los recortes en los
gastos sociales; nosotras, que somos siempre las más discriminadas;
nosotras, que no podremos decidir cuándo y cómo tener un hijo; nosotras,
mujeres, que sufrimos el pesado estrato machista del medievo moderno…

NOSOTRAS LAS MUJERES QUE ESTAMOS REBELANDONOS, 
QUEREMOS UNIRNOS Y LUCHAR
contra un sistema burgués que hace de la opresión y la doble explotación de
nosotras, las mujeres, un puntal central suyo para perpetuarse.

EN CAMBIO NOSOTRAS LLAMAMOS A LAS MUJERES A BOICOTEAR LAS ELECCIONES Y A LUCHAR CONTRA LA EUROPA IMPERIALISTA Y TODOS LOS GOBIERNOS.
Contra la Europa de la Merkel, de los gobiernos reaccionarios como el español, como de los
gobiernos de “centroizquierda” pero como el italiano de fascismo moderno
disfrazado; la Europa de la reanudación explícita y fuerte de las fuerzas
fascistas y explícitamente nazis, clara y fuertemente sexista y racista (en
Francia representada precisamente por una mujer, Le Pen); la Europa de los
gobiernos que atacan los derechos al aborto para retroceder 50 años; la
Europa cínica de los asesinos de mujeres y niños inmigrantes, con los
gobiernos que se aprovechan de sus muertos …

Contra esta Europa, contra todos los Estados y los gobiernos, existe la
necesidad del camino de la revolución por el poder proletario. Y en esta
lucha las mujeres están a la vanguardia porque sufren no una sino mil
cadenas y porque cuando combaten realmente son una “potencia”.

Movimiento Feminista Proletario Revolucionario

giovedì 22 maggio 2014