Ravenna
Pd: “No a revoca cittadinanza a Mussolini. Non cancelliamo la storia”
Pd: “No a revoca cittadinanza a Mussolini. Non cancelliamo la storia”
A Firenze, Torino e presto a Bologna sarà ritirata l'onorificenza
al Duce. Il Consiglio comunale invece della città della Romagna ha respinto con
una netta maggioranza la proposta avanzata dal consigliere d'opposizione Alvaro
Ancisi: "No alla damnatio memoriae"
Il Partito
democratico vota perché Benito Mussolini resti cittadino onorario di
Ravenna, così come ormai lo è da 91 anni. Il consiglio comunale ha respinto
infatti con una netta maggioranza la proposta di revoca avanzata dal
consigliere di opposizione Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna). Hanno
votato contro la revoca oltre al Pd, Forza Italia, Italia dei valori e perfino
Sinistra ecologia e libertà. Il Movimento 5 Stelle non ha invece partecipato al
voto. Il Pd che in altre città ha recentemente revocato la cittadinanza
onoraria (Firenze, Torino e molto presto sarà il turno
di Bologna, sempre su proposta del Pd), ha motivato così la sua decisione:
“Nel diritto romano – ha spiegato in aula il consigliere comunale Andrea
Tarroni – esisteva una condanna, la più cruda che si potesse
attribuire a chi avesse amministrato la res publica, che si definiva
damnatio memoriae. Comprendeva il fatto che ogni statua, monumento o
documento che si richiamava al condannato dovesse venire distrutto. Per
cancellarne la memoria. Parlando di Mussolini verrebbe la tentazione di
applicare questa condanna. Ma la damnatio memoriae ha un difetto: oggi, di
molti di quei personaggi che ne furono colpiti, non sappiamo nemmeno cosa
avessero fatto per meritare quella punizione, abbiamo quasi sempre stralci o
quadri parziali”. Insomma, se la cittadinanza venisse revocata oggi, 90 anni
dopo, non avrebbe senso e rischierebbe di fare dimenticare le nefandezze
del Ventennio fascista: “La storia invece è memoria e non può
essere cancellata. Non va cancellata. La storia ha già giudicato Mussolini e il
fascismo e riteniamo anzi che non si debba depennare una verità acclarata: nel 1923,
nell’anno stesso in cui veniva ucciso Don Minzoni, quando il fascismo era
quindi già prevaricante, ci si poté permettere con un atto arbitrario di
attribuire la cittadinanza onoraria al capo del fascismo”. Mussolini
fu insignito della cittadinanza onoraria della città nell’ottobre del 1923, nel
primo anniversario della Marcia su Roma. Allora, poco prima del delitto
Matteotti, in un periodo di espansione del suo potere, al novello Duce la metà
dei Comuni italiani riservavano onori e trionfi. E così fece Ravenna. Il
consigliere Ancisi ha illustrato la sua delibera spiegando perché ha deciso di
chiedere la revoca: “La nostra proposta non è stata motivata da una sorta di
revisionismo storico, ma su ragioni che erano inaccettabili anche nel
contesto storico di allora: non solo la mancanza di legittimazione democratica,
ma perché si intese, testualmente, nominare Mussolini cittadino onorario di
Ravenna per celebrare il primo giorno anniversario della marcia su Roma: che
niente c’entrava, allora come oggi, con Ravenna”. In un periodo in cui ancora
non erano stati aboliti i consigli comunali, la cittadinanza al Capo del
Governo non fu decretata infatti dall’assemblea dei consiglieri eletti,
bensì dalla sola giunta comunale guidata dal sindaco Celso Calvetti. “Nello
storico primo anniversario della marcia su Roma che segnò insuperabile confine
ad un periodo di nefasto dissolvimento della vita politica economica e morale
dell’Italia ed iniziò nuova era di romana grandezza che già si afferma
infallibile e sicura pur tra gli ostacoli quotidiani di oscuri nemici interni e
le pericolose invidie altrui – si legge nel documento di allora – non dimentica
che del grande avvenimento primo artefice fu Benito Mussolini (…)
vivamente acclamando la formata proposta del sindaco”, la giunta deliberò il
conferimento.
Milano
raduno fascista al Monumentale. Il consiglio di Zona: "Li denunceremo"
raduno fascista al Monumentale. Il consiglio di Zona: "Li denunceremo"
Domenica al
cimitero di Milano l'iniziativa dell'associazione di destra Memento sulla tomba
del poeta futurista Marinetti. Un mese fa al Maggiore fu fatta rimuovere la
bandiera della Repubblica di Salò
di FRANCO
VANNI
Dopo il cimitero Maggiore, il
Monumentale: l’associazione di destra Memento, che il mese scorso espose la
bandiera della Rsi al campo 10 del cimitero di Musocco, per domani ha
organizzato un presidio sulla tomba del poeta futurista Filippo Tommaso
Marinetti. Ma l’arte c’entra poco: il volantino che convoca il picchetto — con
tanto di aquila e fascio littorio — precisa che l’occasione da ricordare è
«l’anniversario della fondazione dei fasci di combattimento a Milano in piazza
Sepolcro».
Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini tenne in piazza San Sepolcro il discorso agli ex combattenti in cui definì i valori del fascismo. «Renderemo omaggio ai martiri della rivoluzione fascista», si legge sul manifestino. Ma Simone Zambelli, presidente del consiglio di Zona 8, annuncia: «È una violazione alla legge Mancino, che vieta la propaganda fascista. Chiedo alla polizia locale di identificare chi prenderà parte alla manifestazione, di modo da poterli poi denunciare. Simili provocazioni sono insopportabili, tanto più che sono ripetute». Fu lo stesso Zambelli un mese fa a chiedere alla direzione del cimitero Maggiore di rimuovere la bandiera dell’Rsi. Proprio questa presa di posizione del Comune ha spinto le associazioni di nostalgici della Repubblica di Salò a unire gli sforzi in una «battaglia per l’onore dei vinti».
Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini tenne in piazza San Sepolcro il discorso agli ex combattenti in cui definì i valori del fascismo. «Renderemo omaggio ai martiri della rivoluzione fascista», si legge sul manifestino. Ma Simone Zambelli, presidente del consiglio di Zona 8, annuncia: «È una violazione alla legge Mancino, che vieta la propaganda fascista. Chiedo alla polizia locale di identificare chi prenderà parte alla manifestazione, di modo da poterli poi denunciare. Simili provocazioni sono insopportabili, tanto più che sono ripetute». Fu lo stesso Zambelli un mese fa a chiedere alla direzione del cimitero Maggiore di rimuovere la bandiera dell’Rsi. Proprio questa presa di posizione del Comune ha spinto le associazioni di nostalgici della Repubblica di Salò a unire gli sforzi in una «battaglia per l’onore dei vinti».
A firmare il
volantino che convoca l’adunata di domani al Monumentale per le 15, oltre a
Memento, sono l’Associazione nazionale arditi d’Italia e l’Unione nazionale
combattenti della Rsi. Non si esclude che al picchetto possano prendere parte
gli attivisti dell’associazione di estrema destra Lealtà Azione, vicina al
mondo skinhead, che di recente ha aperto una sede in via Pareto, sempre in Zona
8. La preoccupazione che in quello spicchio di città si stia creando «un
distretto ad alta presenza fascista», come denunciato dall’Anpi, trova concorde
la Cgil. I vertici della Camera del Lavoro lunedì scorso hanno presentato un
esposto al prefetto per denunciare le «violazioni delle leggi a tutela del bene
giuridico più importante, vale a dire la nostra democrazia», con riferimento
alle «frequenti e preoccupanti manifestazioni fasciste».
In particolare si chiede all’autorità di vigilare perché la manifestazione del prossimo 29 aprile in memoria di Sergio Ramelli (studente assassinato da estremisti di sinistra nel 1975) «non si trasformi in apologia del fascismo».
In particolare si chiede all’autorità di vigilare perché la manifestazione del prossimo 29 aprile in memoria di Sergio Ramelli (studente assassinato da estremisti di sinistra nel 1975) «non si trasformi in apologia del fascismo».
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Riproduzione riservata 22 marzo
2014