sabato 22 febbraio 2014

pc 22 febbraio - RIPRENDONO I BLOCCHI DEGLI OPERAI LOGISTICA, QUESTA VOLTA A TREZZO

 
Oggi un’altra giornata di lotta ha visto protagonisti i lavoratori delle piattaforme della logistica di Vignate e Capriate, che stanno scioperando da giovedì. 
Dal primo pomeriggio e fino a sera, decine di camion son stati bloccati a singhiozzo ai cancelli del magazzino LDD di Trezzo.
Questa è stata la risposta alla strategia del dividi et impera messa in atto dalle cooperative che gestiscono la nuova piattaforma e che vorrebbero assumere, alle loro condizioni, solo una minima parte degli 170 addetti al momento senza lavoro.
Oltre che ai problemi facilmente intuibili dentro il magazzino, i camion fermi hanno causato rallentamenti e blocchi del traffico anche nelle vie e nello svincolo adiacenti, dando modo ai manifestanti di effettuare dei  volantinaggi che son stati accolti con calorosa solidarietà dalla quasi totalità degli automobilisti. Altra nota positiva la presenza di diversi lavoratori tesserati cgil che, contravvenendo alle indicazioni del proprio sindacato, hanno partecipato attivamente alle varie fasi della giornata. 
 
SABATO 22 FEBBRAIO saremo di nuovo al capannone giallo LDD di Trezzo d’Adda dalla mattina.
 
NON SIAMO SCHIAVI - NON SIAMO NUMERI – LAVORO, DIRITTI, DIGNITA’ PER TUTTI!

Slai cobas per il sindacato di classe - Dalmine (BG)

pc 22 febbraio - GOVERNO RENZI: LA BORGHESIA LE STA PROVANDO TUTTE, ORA E' ALLE ULTIME CARTE DA GIOCARE

Renzi ha riprodotto un nuovo governo delle larghe intese, anche più largo di prima, .
L'ha soltanto ringiovanito e femminilizzato. Ma questo più che una "garanzia", potrebbe presentarsi come un aggravante; perchè li stiamo vedendo i giovani, sono più rampanti, più determinati a portare avanti la stessa politica a difesa del capitale, chiamandola "nuova", e in generale sono "ciucci e presuntuosi" ; per non parlare delle donne che sembrano "più realiste del re", che usano la loro "scalata" per spostarsi sempre più a destra, fedeli alla linea renziana; una cosa imbarazzante...
In più questo governo si presenta con un'immagine di "grinta", di ufficializzazione di un governo del "capo", che ne fa un governo oggettivamente di ideologia fascista (e sempre sotto ricatto di Berlusconi);
Come di taglio fascisteggiante è una delle 4 riforma più importanti che si vuole fare, quella sul lavoro, basato su una sorta di patto corporativo tra padroni e lavoratori, in cui i padroni devono vincere e i lavoratori devono sempre perdere.
La nomina di Padoan al Ministero oggi più decisivo, quello dell'Economia, ex dirigente del Fondo Monetario Internazionale, ex consulente della Banca Mondiale, della Bce e della commissione europea, dal 2007 vice segretario dell'Ocse, dice chiaramente che questo governo è al servizio degli interessi dei capitalisti, delle Banche, della Grande finanza nazionale ed europea.

Ma siamo quasi alla frutta. La borghesia le sta provando tutte, ma le carte si vanno esaurendo.
Ma, nessuna illusione, non arrivano alla frutta da soli. Occorre che cadono le loro "carte" per la lotta sociale e politica dei proletari e delle masse popolari, che si devono organizzare e attrezzare per fare la rivoluzione, perchè l'unico potere "buono" è quello proletario.

pc 22 febbraio - HARZ: "GIOVANI DISOCCUPATI? DEPORTIAMOLI IN GERMANIA"


Harz: "giovani disoccupati? deportiamoli in Germania"...
Tutti sono concentrati su Matteo renzi, i suoi rapporti ambigui con Berlusconi, la litigate notturne con Angelino Alfano, i suoi “pilastri” democristiani (Graziano Delrio e Lorenzo Guerini), le “slinguazzate” dedicategli dai media...
Mentre Giavazzi e Alesina descrivono sul Corriere quel che dovrà fare in campo economico (“tagliare la spesa”, adootare la legge Ichino sul contratto unico a tute inesistenti”, “eliminare la cassa integrazione”, ecc) e Peter Harz viene intervistato (stesso giornale) per presentare il suo “piano per l'occupazione giovanile in Europa”, che sarà oggetto di un apposito convegno continentale a Saarbrucken, tra qualche mese.
Harz? Quello che ha inventato i “mini-job” in Germania – al tempo di Schroeder – e condannato una generazione di tedeschi (e le successive) a un futuro di precarietà perenne pagata due soldi? L'ex dirigente della Volkswagen? Proprio lui.
Il suo “piano” sembra perfetto per mr. Renzi: “la disoccupazione può essere ridotta riallocando temporaneamente i giovani senza lavoro in un altro paese europeo che li ospiti per l'addestramento e l'impiego”. Una bella deportazione “temporanea”, insomma, è passa la paura. Anzi, come direbbe John Elkann, così imparano a stare “furi di casa” e a nutrire qualche ambizione. Come quella di sopravvivere, magari.
Questo piano vi ricorda qualcosa di già visto nella storia?. Magari quelle infornate di “lavoro straniero” nella Germania nazista? Beh, in effetti, decine di migliaia di “giovani” lavoratori italiani (e altrettanti di altri paesi) si fecero le ossa in quel modo, contribuendo all'esplosione industriale del Reich e quindi alla preparazione della seconda guerra mondiale.
Anche guardando la cartina d'Europa che il Corriere affianca all'intervista ad Harz restano pochi dubbi: tutti i paesi del vecchio continente hanno una disoccupazione giovanile paurosa. L'Italia, lo sappiamo, al 41,6%, la Spagna al 54,3, i francesi non stanno benissimo (25,6), e anche Gran Bretagna (20%) o Svezia (22,6) non sembrano aver molto posto per “ospitare” giovani disoccupati altrui. La Germania, invece, con quel 7,4% appena di giovani “pigri”, sembra davvero l'unica destinazione possibile.
Il “piano Harz” è insomma una piano di deportazione di forza lavoro giovanile (“fresca”) in Germania, a prezzi stracciatissimi e a tempo determinato, per alimentare un'economia a sua volta “depressa” ormai dalle stesse politiche imposte al resto d'Europa.
Da sottolineare come lo stesso Harz riconosca che il suo “piano” applicato in Germania ha potuto avere successo solo grazie alla compresenza di tre fattori decisivi:
- la “cogestione”, ovvero quel meccanismo – esistente solo in Germania – per cui i sindacati siedono nei consigli di amministrazione delle aziende principali e concorrono alla determinazione della scelte aziendali, accettando in cambio di “moderare” le richieste salariali;
  • - le “riforme” (mercato del lavoro, ammortizzatori sociali, ecc)
  • - una congiuntura economica favorevole.
  • “Riforme” a parte, come si vede, ne mancano ovunque due su tre. Ma più interessante è il ragionamento sulla terza condizione: la “crescita economica”. Lungi infatti dall'essere un fattore che “spinge” la crescita, questa ultra-precarizzazione del lavoro a salario infimo può funzionare sole se la “congiuntura si rimette in moto”

pc 22 febbraio - LETTERA DI DUE COMPAGNI ARRESTATI A ROMA DEL MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA



Roma. Gli attivisti arrestati in sciopero della fame replicano alle accuse

La vera rapina
Sono passati oramai 7 giorni dal nostro arresto. In tutta Italia ci sono state manifestazioni di solidarietà e di risposta a quanto accaduto. Colpisce però, in questo contesto, l’assordante silenzio delle istituzioni. L’attenzione dei media mainstream è “chiaramente” concentrata sul fatto del  momento: è arrivato Matteo Renzi e arriverà tra poco un nuovo governo. Senza passare per le elezioni, questo nuovo messia della politica italiana prenderà in mano la situazione, per provare a salvare il PD e l’intero baraccone della politica istituzionale italiana, in tremenda crisi di consenso. Primo passo, infatti, cambiare le regole del cosiddetto “gioco democratico”, che di democratico oramai ha ben poco e ne avrà ancora meno, attraverso meccanismi che sanciranno il fatto che una esigua minoranza possa governare indisturbata nel nome della stabilità e della governabilità. Ma stabilità a che pro?
Stabilità nell’affermare i principi dell’austerità. Nella privatizzazione dei servizi e nella vendita dei beni comuni. Stabilità nell’aggressione al territorio e alle nostre vite.  Stabilità nel rendere le nostre vite sempre più schiave della produttività e delle esigenze delle imprese. L’idea è chiara: attraverso il ricatto della disoccupazione renderci ancora più precari e disponibili, metterci tutti contro tutti in regime di concorrenza spietata dentro il grande mercato globale.
Stabilità allora corrisponde anche a far calare il sipario del silenzio attorno alle lotte, a chi si dichiara incompatibile con tutto questo, a chi si ribella e vuole cambiare. A queste intenzioni bisogna rimandare, a nostro avviso, l’operazione di polizia e carabinieri che 7 giorni fa ha colpito gli attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare della città di Roma e contemporaneamente, quelli del movimento dei disoccupati e dei precari napoletani. In atto c’è, dunque, un attacco a quei movimenti che hanno avuto la capacità di prendere parola  e di lanciare contro i potenti e le loro lobby, la sfida di un cambiamento reale. Non è un caso, che fra le persone  a cui sono negate, oggi, libertà ed agibilità, ci siamo noi. Le persone che hanno chiesto la piazza per la manifestazione del 19 Ottobre scorso per dar vita alle calde e meravigliose giornate di Porta Pia. Dagli atti giudiziari che sono giunti alla nostra attenzione, è evidente, la costruzione tutta politica dell’operazione, siamo coscienti del fatto che si tratta di una operazione studiata ed orchestrata e tavolino per metterci a tacere. Del resto sono passati ben 5 mesi dai fatti che ci vengono imputati. In questi 5 mesi abbiamo partecipato a decine di manifestazioni, scritto comunicati e contribuito alla stesura di delibere. Solo ora si accorgono della nostra grande pericolosità?
Nel denunciare questo, però, vogliamo esternare e rendere pubblico ciò che ci stupisce e ci rammarica maggiormente. Nella normalizzazione targata Renzi, sembrano essere finiti in tanti.
Ricordi.
Quando abbiamo incontrato il ministro Lupi con la piazza di Porta Pia gremita eravamo in compagnia del Sindaco di Roma Marino e del suo vice Nieri: per oltre un’ora abbiamo provato tutti a convincere il ministro che non si poteva più aspettare per avere subito un blocco complessivo degli sfratti e poi un piano per l’emergenza abitativa. Ricordiamo tutti anche la risposta, chiusa e negativa da parte del Ministro, la delusione di tutta la delegazione, la rabbia della piazza, il sindaco fra i manifestanti. Tutto veniva rinviato alla conferenza stato – regioni, fissata poi per il 31 Ottobre.
Ricordiamo anche fitte telefonate ricevute dai rappresentanti della giunta regionale del Lazio, i tanti incontri che hanno preceduto la manifestazione del 31 Ottobre, quello con il presidente dell’ANCI Fassino, tutti facevano intravedere la possibilità che qualcosa di nuovo potesse accadere, che venisse fermata la strage degli sfratti ed offerta una risposta alla miseria dell’emergenza abitativa. Aspettative, speranze, coraggio. Alla mente il pensiero, nitido, di una nostra delegazione che nel pomeriggio del 31 Ottobre dopo i fatti della mattina, mentre eravamo tutti e tutte nonostante la stanchezza ancora a piazza Montecitorio, ha incontrato a largo Chigi,  il ministro Kyenge anch’essa presente alla conferenza unificata stato regioni sul tema della casa. Fra le persone colpite dai provvedimenti della magistratura, ironia della sorte, c’è anche chi ha partecipato a questo incontro.
Ancora ricordi.
Ricordiamo il nulla di fatto sul fronte del governo. Gli sforzi fatti sul terreno locale in attesa di un provvedimento governativo sempre annunciato ma mai realizzato. I tanti autorevoli incontri, passati e recenti, prima e dopo questo fatidico 31 Ottobre, avuti con il Prefetto di Roma, con gli esponenti della Giunta della Regione Lazio, con quelli del Comune di Roma. Le manifestazioni e poi ancora i tavoli. Alla fine i primi risultati con l’approvazione della Delibera Regionale per l’emergenza abitativa.
Risultati che abbiamo percepito come frutto della tenacia di tante donne e di tanti uomini provenienti da paesi e realtà diverse che hanno avuto la forza e la capacità di auto - organizzarsi, di costruire, di lottare. Risultati che abbiamo considerato, in una certa misura, anche come il frutto di un confronto fra noi e le istituzioni, complesso per le differenti opinioni e punti di vista, reso difficile dalla grave situazione sociale, ma comunque vero. Un confronto, soprattutto, reso possibile e costruito attorno all’idea che le questioni sociali, i bisogni ed i diritti negati, le lotte, MAI potessero essere trattati come temi giudiziari e/o di ordine pubblico. Pena, varcare la soglia di una democrazia già ristretta e senza ossigeno ed entrare dentro la dimensione di un vero e proprio regime.
Oggi avvertiamo che questa soglia, non solo a Roma, la si sta varcando. Ed il rischio non riguarda soltanto le sorti dei movimenti, per fortuna solidi e vivi; ma anche chi è ancora “spettatore/vittima” delle ingiustizie sociali e politiche di questo sistema. Riguarda tutte e tutti noi.
Di fronte a questo, crediamo, nessuno può evitare di scegliere da che parte stare, ora e subito. Se criminale è chi specula sulla nostra città e sulle nostre vite, chi cementifica ed affama, chi produce devastazioni e nocività; chi nega il diritto allo studio, alla salute, alla casa e al reddito; chi uccide l’ambiente ed i nostri territori. Oppure se criminali siamo noi, che tutto questo combattiamo.
Per questo, abbiamo deciso di intraprendere, da oggi, l’unica forma di lotta che ci sembra praticabile ed efficace nella nostra condizione: lo sciopero della fame.
 
Liberi Tutti e Libere Tutte
Casa Reddito Diritti Dignità
 
Luca Fagiano
Paolo Di Vetta

venerdì 21 febbraio 2014

pc 21 febbraio - Contro la repressione, No Tav: 22 febbraio giornata nazionale di mobilitazione,

proletari comunisti partecipa alla manifestazione di Caltanissetta indetto per il 22 dal popolo NoMuos contro la repressione, per la liberazione di tutti gli arrestati.
decine di attivisti in questi giorni hanno ricevuto avvisi di avvio indagini per aver partecipato alla grande manifestazione dell'estate scorsa a Niscemi...ma la repressione alimenta la ribellione!
Né la lotta contro il TAV né tutte le altre lotte che attualemnte si sviluppano nel nostro paese potranno essere fermate dalla repressione!

pc 21 febbraio - ANCHE TARANTO IL 22 IN PIAZZA CONTRO LA REPRESSIONE

Nella giornata nazionale di lotta contro la repressione, anche a Taranto scendiamo in piazza a manifestare, è un nostro diritto e un dovere di solidarietà verso giovani, donne, lavoratori, disoccupati a cui questo Stato risponde solo con la forza degli arresti, denunce, chiamando "terrorista" chi lotta.  
Ma tutta questa "forza" nasconde anche la loro paura!

Domani sabato 22 sit-in a Taranto in piazza Della Vittoria ore 19 (proietteremo dei video)

"Chiediamo lavoro, casa, reddito, diritti... ci danno repressione... Faremo rivolte".
"voi volete soffocare le lotte... accediamo e uniamo tanti fuochi".


Uniremo la denuncia degli arresti dei compagni No Tav in lotta in Val Susa, degli arresti a Roma, Napoli contro chi lotta per la casa, il reddito, a quanto sta avvenendo a Taranto: sgomberi di spazi occupati, processi ai Disoccupati Organizzati, dispiegamento di forze dell'ordine contro chi lotta per il lavoro, la casa, ecc; mentre chi è inquisito per complicità nell'inquinamento Ilva è ancora nei Palazzi...

Chiamiamo tutti ad esserci! 

I compagni di proletari comunisti - Taranto

pc 21 febbraio - Gli operai Fiat si preparano all'incontro del 24 alla Regione

Comunicato stampa
Palermo, 21 febbraio 2014

Gli operai Fiat si preparano all'incontro del 24 alla Regione

Gli operai Fiat che continuano  il presidio davanti la sede della Regione Siciliana in assemblea in questi giorni hanno innanzi tutto criticato i continui rinvii delle riunioni "per la crisi di governo" ovvero le manovre di potere a favore di padroni e banche e a scapito invece dei lavoratori e delle masse popolari che  peggiorano di giorno in giorno le condizioni di vita di operai, lavoratori... e delle loro famiglie.  Già sono passati i primi due mesi di cassa in deroga.

Gli ultimi sviluppi rispetto alla vertenza sarebbero le recenti notizie circa l'interessamento di alcuni imprenditori che hanno già visitato lo stabilimento, ma su questo l'esperienza negli anni trascorsi (Invitalia ecc)  non deve far cadere in mere illusioni.

Si è ragionato che a fronte di qualsiasi governo, vecchio o nuovo, nazionale o locale (e alla negativa presenza dei sindacati confederali, che hanno trascinato e trascinano la classe operaia in condizioni sempre peggiori) la mobilitazione degli operai è l'unica garanzia per affrontare i  problemi, ma su questo si è preso atto che occorre fare la lotta tra gli stessi operai che in diverse forme continuano ad attendere, ad "aspettare il miracolo", si scoraggiano... e su questo l'azione dei confederali ha fatto la sua parte.

Lunedì 24, in occasione dell'incontro previsto, gli operai saranno attivamente presenti davanti al palazzo dell'Assemblea Regionale. 

Slai  cobas per il sindacato di classe
Via G. del Duca, 4 Palermo
338.7708110 – 340.8429376


pc 21 febbraio - PER CAPIRE MEGLIO LA SITUAZIONE IN UCRAINA

(Da un intervista di Solidaire a Jean-Maria Chauvier per capire meglio la situazione attuale in Ucraina. E' un giornalista e saggista belga, specialista dell'Ucraina e della ex Unione Sovietica. Conoscendo il paese e la lingua russa da lunga data, collabora attualmente a "Le Monde Diplomatique").

 

Quali sono i problemi economici che si pongono per la popolazione ucraina, specialmente per il lavoratori, i piccoli contadini e i disoccupati?

Jean-Marie Chauvier - Dallo smembramento dell'Unione Sovietica nel 1991, l'Ucraina ha visto scendere la sua popolazione da 51,4 a 45 milioni di abitanti. Questa diminuzione si spiega con un calo della natalità e  un aumento della mortalità in parte dovuta allo smantellamento dei servizi sanitari. L'emigrazione è fortissima: 6,6 milioni di Ucraini vivono attualmente all'estero. Molti sono quelli che dall'est dell'Ucraina sono andati a lavorare in Russia, dove i salari sono sensibilmente più elevati, mentre quelli dell'ovest sono piuttosto andati in Europa occidentale, per esempio nelle serre dell'Andalusia o nel settore delle costruzioni in Portogallo. L'emigrazione fa entrare annualmente in Ucraina 3 milioni di dollari.
Mentre il tasso ufficiale di disoccupazione in Ucraina è dell'8%, una parte importante della popolazione vive al disotto della soglia di povertà: il 25% secondo il governo, fino all'80% secondo altre stime. L'estrema povertà, accompagnata da sotto-alimentazione tra il 2-3% fino al 16%. Il salario medio è di 332 dollari al mese, uno dei più bassi d'Europa. Le regioni più povere sono quelle rurali dell'ovest. I sussidi di disoccupazione sono modesti e a tempo limitato.


I problemi più pressanti sono accentuati dai rischi legati alla firma di un trattato di libero scambio con l'Unione europea e all'applicazione delle misure raccomandate dal Fondo Monetario internazionale (FMI). Si pone anche la prospettiva della chiusura di imprese industriali, soprattutto nell'est, e il loro possibile rilevamento-ristrutturazione-smantellamento da parte delle multinazionali. Per ciò che riguarda le terre fertili e l'agricoltura, si intravvede all'orizzonte la possibile rovina della produzione locale, attualmente assicurata dai piccoli contadini e dalle società per azioni, eredi dei kolchoz, per l'arrivo su larga scala delle multinazionali dell'agroalimentare. L'acquisto massiccio delle terre ricche si accelererà. Così Landkom, un gruppo inglese, ha acquistato 100.000 ettari (ha)  e la hedge fund russa Rinascita ha acquistato 300.000 ha (quantità che corrisponde a 1/5 delle terre agricole belghe).

Per le multinazionali ci sono dunque dei bocconi appetitosi: alcune industrie, gli oleodotti e i gasdotti, le terre fertili, la mano d'opera qualificata.


Quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi di un avvicinamento all'Unione Europea?

Jean-Marie Chauvier - Gli Ucraini - soprattutto i giovani - sognano l'Unione Europea, la libertà di viaggiare, le illusioni del confort, i buoni salari, la prosperità, ecc. Sogni su cui fanno affidamento i governo occidentali. Ma, in realtà, non è questione di adesione dell'Ucraina all'UE. Non è questione di libera circolazione di persone. L'UE propone poche cose, nulla più dello sviluppo del libero scambio, l'importazione massiccia di prodotti occidentali, l'imposizione degli standard europei per i prodotti suscettibili di essere esportati verso l'UE, cosa che comporta temibili ostacoli all'esportazione ucraina. La Russia, dal canto suo, in caso di accordo con la UE, minaccia di chiudere il suo mercato ai prodotti ucraini. Mosca ha offerto compensazioni come la riduzione di 1/3 del prezzo del petrolio, un aiuto di 15 miliardi di dollari, l'unione doganale con la stessa, il Kazakhstan, l'Armenia... Putin ha un progetto euro-asiatico che ingloba la maggior parte dell'antico spazio sovietico (esclusi i paesi baltici), rafforzando i legami con un progetto di cooperazione industriale con l'Ucraina, integrando le tecnologie nelle quali l'Ucraina eccelle fin dai tempi dell'Urss: aeronautica, satelliti, armamenti, costruzioni navali ecc, ammodernando i complessi industriali. E' evidentemente l'est dell'Ucraina più interessato a questa prospettiva.


Può spiegare le diversità regionali dell'Ucraina?

Jean-Marie Chauvier - Non c'è uno stato-nazione omogeneo in Ucraina. Vi sono delle contraddizioni tra le regioni, vi sono delle differenze storiche. Russia, Bielorussia e Ucraina hanno avuto una culla comune: lo Stato degli Slavi orientali (9°-11° secolo), la capitale Kiev, che si è chiamata "Rus", "Russia" o "Rutenia". Poi le loro strade si sono diversificate: lingue, religioni, appartenenze statali. L'ovest è stato a lungo parte del Gran Ducato di Lituania, del Regni Polacchi, dell'Impero austro-ungarico. Dopo la rivoluzione del 1917 e la guerra civile, è nata la prima formazione nazionale chiamata "Ucraina", co-fondatrice nel 1922 dell'URSS. La parte occidentale annessa in gran parte dalla Polonia è stata "recuperata" nel 1939 e 1945, poi l'attuale territorio dell'Ucraina si è allargato ancora alla Crimea nel 1954.


L'est dell'Ucraina è più industrializzata, più operaia, più russofona, mentre l'ovest è più rurale, contadino ucrainofono. L'est è ortodosso, collegato al Patriarcato di Mosca, mentre l'ovest è insieme greco-cattolico ("uniate") e ortodosso, legato al Patriarcato di Kiev dall'indipendenza del 1991. La Chiesta uniate cattolica, soprattutto all'ovest, in Galizia, è stata tradizionalmente germanofila, spesso in conflitto con la Chiesa cattolica polacca. Il centro dell'Ucraina, con Kiev, è una miscela di correnti dell'est e dell'ovest. Kiev è in stragrande maggioranza russofona, le sue élite sono filo-opposizione e legatissime agli ultraliberali di Mosca.


L'Ucraina è dunque divisa -storicamente, culturalmente, politicamente - tra l'Est e l'Ovest, e non ha alcun senso aizzare gli uni contro gli altri, salvo a scommettere sulla scissione o addirittura sulla guerra civile, cosa che è senz'altro l'obiettivo di qualcuno. A forza di spingere alla rottura, come fanno gli occidentali e i loro soldatini in loco, potrà ben venire il momento in cui l'UE o la NATO otterranno il loro "bocconcino", ma anche la Russia si prenderà il suo! Non sarebbe certo il primo paese che sarà stato fatto deliberatamente esplodere. Bisogna che sia chiaro che la scelta europea avrà delle conseguenze anche militari: La NATO seguirà e subito si porrà la questione della base russa di Sebastopoli in Crimea, in maggioranza russa e strategicamente cruciale per la presenza militare nel mar Nero. Si può immaginare che Mosca non consentirà certamente che vi si installi una base statunitense!


Cosa pensa del modo in cui l'attuale conflitto viene presentato dai nostri media?

Jean-Marie Chauvier - E' un western! Ci sono i buoni "filo-europei", i cattivi "filo-russi". E' manicheo, parziale, ignorante della realtà ucraina. Per lo più i giornalisti cercano gente che la pensi come loro, che dica quello che gli Occidentali hanno voglia di sentire, che parli inglese o altre lingue occidentali. E poi ci sono le menzogne per omissione.


C'è prima di tutto un grande assente: il popolo ucraino, i lavoratori, i contadini, sottoposti a un capitalismo da shock, alla distruzione sistematica di tutte le conquiste sociali, ai poteri mafiosi di ogni tipo.


C'è poi l'occultamento o la minimizzazione di un fenomeno che viene definito "nazionalista" e che è di fatto neofascista, se non apertamente nazista. E’ localizzato principalmente (ma non unicamente) nel partito Svoboda, nel suo capo Oleg Tiagnibog e nella regione occidentale corrispondente all'ex "Galizia orientale" polacca. Quante volte ho visto, sentito, letto nei media riferimenti a questo partito e al suo capo, definiti  come "oppositori" senza ulteriori precisazioni?


Si parla dei simpatici giovanotti "volontari dell'autodifesa", venuti da Lviv (Lwow, Lemberg) a Kiev, quando si tratta invece di commando mobilitati dall’estrema destra in questa regione (Galizia), che è il suo bastione. Pesante è la responsabilità di coloro - politici, giornalisti - che giocano a questo gioco, favorendo le correnti xenofobe, russofobe, antisemite, razziste, che celebrano la memoria del collaborazionismo nazista e della Waffen SS della quale la Galizia (e non tutta l'Ucraina) fu la patria.


Infine i media passano sotto silenzio le tante reti finanziate dall'Ovest (Stati Uniti, UE, Germania) per la destabilizzazione del paese, gli interventi diretti di personalità politiche occidentali. Immaginiamo la zona neutra di Bruxelles (dove hanno sede il  Parlamento e il Governo, ndt), occupata per due mesi da decine di migliaia di manifestanti che pretendano le dimissioni del Re e del Governo, prendendo d'assalto il Palazzo reale e acclamando alla tribuna ministri russi, cinesi o iraniani! Si può immaginare qualcosa del genere a Parigi o Washington? E' quello che succede a Kiev.


Il mio sbalordimento cresce giorno per giorno, constatando la distanza tra le "informazioni" fornite dai nostri media e quelle che posso raccogliere nei media ucraini e russi. Le violenze neonaziste, le aggressioni antisemite, gli assalti alle amministrazioni regionali: nulla di tutto questo i nostri grandi media raccontano! Si ascolta un solo punto di vista: quello degli oppositori di Maidan (la piazza di Kiev dove si riuniscono i filo europei). Nei media il resto dell'Ucraina non esiste!



Quali sono i protagonisti della vicenda?

Jean-Marie Chauvier - L'oligarchia industriale e finanziaria, beneficiaria delle privatizzazioni, si divide tra i gruppi in conflitto, tra Russia e Occidente. Viktor Yanukovich e il suo Partito delle Regioni rappresentano i clan (e la maggioranza della popolazione) dell'Est e del Sud. Il Partito delle Regioni ha vinto le elezioni, sia presidenziali che parlamentari, dell'autunno 2013. Gode anche di molti consensi all'ovest, in Transcarpazia (così chiamata l'Ucraina subcarpatica), una regione multietnica che resiste al nazionalismo. Ma la crisi attuale, le esitazioni e la debolezza del presidente rischiano di costargli carissimo e di screditare il suo partito...
Il governo è ampiamente responsabile della crisi sociale che avvantaggia l'estrema destra e le ingannevoli sirene dell'UE e della NATO. Il governo è impotente, di fatto, e difende una parte dell'oligarchia. Ha favorito il diffondersi della corruzione e delle pratiche mafiose.


Dall'altro lato, vi sono tre formazioni politiche che hanno la loro base soprattutto nell'ovest e anche nel centro dell'Ucraina. C'è prima di tutto Batkivschina (Patria), il cui leader è Arseniy Yatsenyuk. E' succeduta all'ispiratrice Yulia Tymoshenko, detenuta. V'è poi il partito Oudar (partito democratico delle riforme), il cui leader e fondatore è l'ex boxeur Vitali Klitschko. E' il cocco di Angela Merkel e della UE. I quadri del suo partito sono stati formati dalla Fondazione Adenauer. Infine, il partito neofascista Svoboda (Libertà), guidato da Oleg Tiagnibok.


Svoboda è in diretta filiazione con l'Organizzazione dei Nazionalisti ucraini - fascisti sul modello di Mussolini - fondata nel 1929 in Galizia orientale sotto il regime polacco. Con l'ascesa al potere di Adolf Hitler nel 1933, si stabilirono contatti, affermando: "ci serviremo della Germania per fare avanzare le nostre rivendicazioni". Le relazioni coi nazisti sono state talvolta tumultuose - perché Hitler non voleva una Ucraina autonoma - ma erano tutti fermamente uniti nel comune obiettivo di eliminare i comunisti e gli ebrei e di asservire i Russi. I fascisti ucraini opponevano il carattere "europeo" dell'Ucraina a quello "asiatico" della Russia. Nel 1939 Andriy Melnik assunse la guida dell'OUN, col sostegno di Andriy Cheptysky, metropolita della Chiesa greco-cattolica (uniate), germanofilo, leader spirituale della Galizia, passata nel 1939 sotto il regime sovietico. Nel 1940 il radicale Stepan Bandera provocò una scissione: il suo OUN-b formò due battaglioni della Wehrmacht, Nachtigall e Roland, per partecipare all'aggressione della Germania e dei suoi alleati contro l'URSS, il 22 giugno 1941. Immediatamente dilagò un'ondata di progrom.

Dopo diversi scrutini, dopo la "rivoluzione arancione" del 2004, l'influenza di Svoboda si è accresciuta in Galizia e in tutto l'ovest dell'Ucraina, ivi comprese le grandi città, facendogli raggiungere dal 20% al 30% dei voti. Nell'insieme dell'Ucraina, Svoboda conta il 10% dei voti. Svoboda ha al suo interno moltissimi gruppi neo-nazisti ancora più radicali.

Le tre formazioni politiche, Batkivschina, Oudar e Svoboda, col sostegno dell'Occidente, reclamano da due mesi le dimissioni del Governo e del Presidente della Repubblica. Pretendono nuove elezioni. Svoboda si spinge oltre organizzando un perfetto colpo di Stato a livello locale. Lì dove impone il suo regime di terrore, Svoboda vieta la presenza del partito delle Regioni e del Partito comunista ucraino.


Quale è il gioco delle grandi Potenze (Stati Uniti, Unione Europea, Russia) nel conflitto attuale?

Jean-Marie Chauvier - Zbigniew Brzezinski, influente geo-stratega statunitense di origine polacca, ha tracciato negli anni 1990 la strategia USA per dominare l'Eurasia e installarvi durevolmente l'egemonia del suo paese, con l'Ucraina come anello essenziale. Secondo lui vi sono due "Balcani mondiali", da un lato l'Eurasia, dall'altro il Grande Medio oriente. Questa strategia ha prodotto i suoi frutti in Ucraina con la "rivoluzione arancione" del 2004. Essa ha installato una rete tentacolare di fondazioni statunitensi - come Soros e il reaganiano National Endowment for Democracy (NED) - che pagano migliaia di persone "per far progredire la democrazia". Nel 2013-2014 la strategia cambia. Sono soprattutto la Germania di Angela Merkel e l'UE che sono alla guida, aiutati da politici statunitensi come il repubblicano McCain. Si arringano le folle a Maidan e altrove con una grande irresponsabilità: per raggiungere facilmente l'obiettivo di trascinare l'Ucraina nel campo euro-atlantico e verso la NATO, utilizzano gli elementi più antidemocratici della società ucraina. Ma questo obiettivo è irrealizzabile senza lo smembramento dell'Ucraina, tra Est e Ovest, con la Crimea che si unirà alla Russia, come la sua popolazione si augura. Il Parlamento della Crimea ha dichiarato: "Noi non vivremo mai sotto un regime banderista (fascista)". E per Svoboda e gli altri fascisti, essi vivono la rivincita sul 1945. Io credo, nonostante tutto, che la stragrande maggioranza degli Ucraini non voglia questa nuova guerra civile né lo smembramento del paese. Ma la società è da ricostruire...

pc 21 febbraio - TREZZO, ASSEMBLEA PERMANENTE DEGLI OPERAI DELLA LOGISTICA



Con perfetto tempismo le cooperative che gestiscono il nuovo magazzino LDD di Trezzo hanno informato della loro volontà di assorbire nel magazzino 60 lavoratori nell’arco dei prossimi 6 mesi. A questo scopo hanno già iniziato a convocare i lavoratori del magazzino di Vignate per dei colloqui individuali.
Questa, anche se parla di assunzioni, non è una buona notizia, ma solo un tentativo, ampiamente previsto, di dividere i lavoratori indebolendone così il fronte di lotta. Tutti i lavoratori coinvolti sanno che i 60 “fortunati” sono già stati scelti tempo fa e che questi colloqui a tappeto son solo una farsa, è risaputo che la chiusura delle piattaforme di Vignate e Capriate è un’occasione per fare repulisti degli elementi poco graditi, sindacalizzati o semplicemente considerati poco “redditizi”.

Ieri l’assemblea permanente ai cancelli della piattaforma di Trezzo, ha respinto questo piano con blocchi e volantinaggi nel corso di un presidio durato per tutta la giornata.
Oggi venerdì 21 febbraio, la mobilitazione proseguirà per ribadire il NO alle assunzioni discriminatorie e per chiedere con forza, che si arrivi ad un accordo che garantisca il lavoro per tutti i 170 addetti di Vignate e Capriate.

VENERDI’ 21 FEBBRAIO appuntamento al capannone giallo LDD di Trezzo d’Adda.
NON SIAMO SCHIAVI - NON SIAMO NUMERI – LAVORO, DIRITTI, DIGNITA’ PER TUTTI!


Slai cobas per il sindacato di classe

giovedì 20 febbraio 2014

pc 20 febbraio - LA DENUNCIA SULLE CONDIZIONI DI DETENZIONE DEI 4 COMPAGNI NO TAV

Comunicato degli avvocati di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò


Comunicato degli avvocati Eugenio Losco, Claudio Novaro, Giuseppe Pelazza che denuncia le condizioni di carcerazione afflitte ai 4 notav arrestati con l’accusa di terrorismo.
Chiara Zenobi, Claudio Alberto, Niccolò Blasi e Mattia Zanotti, i giovani No Tav arrestati all’inizio di dicembre 2013 e accusati dell’assalto al cantiere dell’alta velocità di Chiomonte, avvenuto il 13-14 maggio 2013, sono stati trasferiti nelle scorse settimane dal carcere di Torino nei reparti ad Alta sicurezza delle case circondariali di Roma, Ferrara e Alessandria.
Il regime detentivo a cui sono attualmente sottoposti è più rigido rispetto a quello previsto per gli altri detenuti in regime di Alta sicurezza, che prevede già, come è noto, una forte attenuazione delle opportunità trattamentali ed un regime di socialità specifico e più ridotto rispetto a quello dei detenuti definiti “normali”.
Nessuno di loro ha la possibilità di avere colloqui con i rispettivi conviventi. La loro posta in entrata e uscita è sottoposta a censura.
Nonostante fino a poche settimane si incontrassero regolarmente in sezione e ai colloqui con i difensori, Blasi e Zanotti hanno attualmente un divieto di incontro tra loro. Questo divieto ha come conseguenza una sensibile riduzione delle loro ore d’aria (visto che sono costretti a farle a turno), che da sei sono diventate tre.
Claudio Alberto si trova nella situazione più preoccupante.
A causa del divieto di incontro con due dei tre detenuti presenti nella sezione ad Alta sicurezza, e della scelta del terzo di svolgere la socialità unitamente agli altri due, Claudio Alberto, dalla data del suo trasferimento, avvenuto a fine gennaio, si trova in una situazione di completo isolamento, tanto più grave se si pone mente alla sua giovane età e alla circostanza che si tratta della sua prima esperienza carceraria.
In più occasioni la Corte europea dei diritti dell’uomo e il Comitato europeo per la prevenzione contro la tortura hanno sostenuto che l’isolamento carcerario, in considerazione della grave sofferenza psichica che ne deriva, può configurare un un trattamento inumano e degradante che viola l’art. 3 della convenzione europea dei diritti dell’uomo. Perché ciò non si verifichi, tale misura deve essere contenuta nel tempo (non superare mai i 14 giorni) , essere giustificato da comportamenti straordinari e specifici del soggetto e non essere totale, vale a dire che non è possibile vietare al detenuto qualsiasi contatto sociale con gli altri soggetti ristretti in carcere.
L’isolamento e le altre restrizioni a cui sono sottoposti i nostri assistiti vengono giustificate dalla Procura di Torino con ragioni investigative, che, peraltro, nessuna autorità giudiziaria si è preoccupata di vagliare e verificare.
Ma l’ordinamento penitenziario, all’art. 33, ammette l’isolamento degli imputati solo durante la fase delle indagini. Nel nostro caso, le indagini sono da tempo concluse e gli imputati sono stati già rinviati a giudizio per il dibattimento, fissato per il prossimo 14 maggio.
Il regime detentivo a cui sono attualmente sottoposti gli imputati si risolve in un inasprimento generalizzato del grado di afflittività della misura cautelare a loro imposta e in una compressione dei loro diritti, in contrasto con l’insegnamento della Corte di cassazione, che ha più volte affermato come sia “principio di civiltà che a colui che subisce una restrizione carceraria … sia garantita quella parte di diritti della personalità che neppure la pena detentiva può intaccare”.
Torino – Milano  19 febbraio 2014.
Avvocati Eugenio Losco, Claudio Novaro, Giuseppe Pelazza.

pc 20 febbraio - ANCORA SUL CORTEO CONTRO GLI ASSASSINI IN DIVISA DI ALDROVANTI

(Dalla lettera di una ragazza, Samuela, che ha partecipato) - Il concentramento è alle ore 14, proprio in via Ippodromo. Pian piano si raccolgono molte persone. In moltissimi si avvicinano alla lapide di Federico sul muro. Dopo poco arrivano Patrizia Moretti, Lino e Stefano Aldrovandi. Insieme ci sono anche Lucia Uva e Ilaria Cucchi: persone accomunate dalla stessa lotta e dalla stessa fortissima dignità. I manifestanti fanno spazio e subito telecamere e giornalisti iniziano a raccogliere le prime dichiarazioni. Sono tanti i gesti di affetto e solidarietà da parte dei manifestanti.

Alle ore 15 si parte alla volta della Prefettura. Il percorso non è lungo ma passerà proprio per il centro di Ferrara. Non ci sono bandiere, solo striscioni:“LA NOSTRA MEMORIA LA VOSTRA CONDANNA” è forse tra i più significativi. Il corteo è molto eterogeneo: ci sono anche molti bambini e, dal modo di sfilare, sembrano già ben coscienti e determinati. Forte anche la presenza degli ultras,in particolare della Spal e del Bologna. Non è difficile capire, anche “visivamente”, che alcuni di questi gruppi siano palesemente di destra. Sono in molti ad accorgersene ma si continua a sfilare. Lungo il percorso qualcuno attacca su muri e lampioni dei fogli bianchi con su scritto “VIA LA DIVISA”. I cori contro la polizia sono diversi ma la testa del corteo preferisce unire la propria voce solo ai cori “VIA LA DIVISA” o “GIUSTIZIA PER FEDERICO”.

Una volta arrivati in piazza Lino Aldrovandi prende la parola. Lino sale sul camioncino e ripete con forza l'appello affinché i quattro poliziotti vengano obbligati a lasciare la divisa. I manifestanti ascoltano le sue parole spesso inframmezzate da applausi convinti.

Dopo i ringraziamenti il corteo riparte fino ad arrivare alla prefettura. Vengono appesi tutti gli striscioni. Ora è Patrizia Moretti a salire sul camioncino alla testa del corteo. Gli applausi sono forti. Patrizia afferma con forza che le vittime di stato hanno mogli, madri e sorelle che non staranno mai zitte e continueranno a lottare. Viene letta una lettera inviata da un amico di Federico che vive a Londra. La lettera parla di quanto i media e lo Stato abbiano abituato le persone ad avere paura delle cose sbagliate. Nella lettera si dice che i peggiori incubi sono quelli in cui si muore in un vicolo uccisi da un tossicodipendente, nessuno immagina di poter morire per strada, in questura, in caserma o in cella, vittime di una violenza inaudita.

Alle 17 e 30 Patrizia entra in Prefettura per consegnare la richiesta di licenziamento dei 4 agenti. Il corteo aspetta. Alle 17 e 45 Patrizia esce e dice che la richiesta sarà presentata a Roma. Dopo i saluti tutti partecipano al coro per chiedere ancora una volta giustizia per Federico. Il corteo termina così, tra applausi e la promessa di esserci sempre per Federico e per tutti gli altri.

pc 20 febbraio - IL SINDACO A 5 STELLE CHIAMA LA POLIZIA CONTRO I LAVORATORI

20 Febbraio 2014

Il sindaco grillino di Pomezia, Fabio Fucci, ha chiamato la polizia contro i lavoratori e le lavoratrici addetti/e alle pulizie scolastiche.

I lavoratori e le lavoratrici delle pulizie sono in lotta in tutta Italia, a difesa del proprio lavoro, contro una gara nazionale di appalto che taglia i loro posti di lavoro e/o stipendi. In questo quadro un gruppo di lavoratrici della scuola Trilussa di Pomezia (Roma) si sono ribellate. Il loro salario di 700 euro verrebbe ridotto a 200 euro, il loro orario da 6 ore ad una e mezza. Insopportabile. Contro questa provocazione, le lavoratrici hanno occupato la scuola.

Ma il sindaco sceriffo a 5 Stelle ha immediatamente invocato il ripristino dell'”ordine” rivolgendosi alla forza pubblica.

La polizia è intervenuta con brutalità sfondando il cancello della scuola, caricando le lavoratrici, sbattendo la testa di una di esse contro il muro, e costringendola al ricovero in ospedale . Il sindaco ha lodato l'intervento della polizia perchè “è importante che non si creino situazioni di disagio per le famiglie degli studenti”. In più ha annunciato che procederà alla denuncia contro le lavoratrici manganellate, invitandole a “cercarsi un avvocato”.

Il sindacato Filcams CGIL di Pomezia ha definito “sconcertante” il comportamento del sindaco, chiamandolo “sceriffo improvvisato”.  In realtà non si tratta un improvvisazione. E' la stessa logica con cui il sindaco grillino di Ragusa si contrappone alla lotta dei disoccupati, e il sindaco grillino di Parma ( il famigerato Pizzarotti) taglia i salari dei dipendenti comunali rifiutandosi persino di incontrare la loro RSU...

(da un comunicato di Piattaforma comunista)

pc 20 febbraio - Mafia, 6 anni e 8 mesi a Lombardo, ex presidente della Regione Sicilia

Dopo Cuffaro, Lombardo…
Il secondo presidente della Regione più grande del paese, che storicamente a contribuito con questo tipo di "voti" a tenere in piedi tutti i governi, finisce in galera per mafia e la politica nazionale fa finta di niente! Due presidenti che hanno governato con i partiti che attualmente con vari nomi hanno sostenuto e sostengono i governi nazionali, Berlusconi, Monti, Letta e il prossimo governo Renzi, senza nessuna legittimità nemmeno della loro "democrazia"...

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Criminalità e politica. L'ex presidente della Sicilia giudicato colpevole di concorso esterno dal Gup di Catania
Mafia, 6 anni e 8 mesi a Lombardo

"Me l'aspettavo", dice. E questa volta Raffaele Lombardo, ex governatore della Sicilia, leader del Movimento per le autonomie, tradisce il suo solito sangue freddo. Si vede che è turbato: ha le lacrime agli occhi e il viso in fiamme. In un'aula del Tribunale di Catania il Gup Marina Rizza, alle 18,03, al termine di una camera di consiglio durata cinque ore, lo ha condannato a 6 anni e 8 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa con la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici e un anno di libertà vigilata. Una condanna pesante che chiude un processo con rito abbreviato e fissa, seppur in primo grado, le responsabilità penali dell'ex governatore siciliano. Finito nel 2010 in un'inchiesta sulla mafia etnea, denominata Iblis e ritenuta tra le più importanti dell'ultimo trentennio: un lavoro enorme fatto dal Ros dei carabinieri che ha documentato i rapporti all'ombra dell'Etna tra mafia, imprenditoria e politica.
Il Gup non ha accolto la richiesta dell'accusa di condannare l'ex presidente della Regione siciliana a dieci anni e ha considerato assorbito nell'imputazione per concorso esterno il reato di voto di scambio aggravato dai rapporti con esponenti mafiosi.
Un epilogo, questa condanna, che arriva al termine di un procedimento caratterizzato da diversi colpi di scena. In un primo momento per l'ex governatore e il fratello Angelo, allora deputato nazionale dell'Mpa, era stato chiesto solo il processo per reato elettorale davanti al giudice monocratico. Successivamente la Procura aveva anche presentato una richiesta di archiviazione per il reato di concorso esterno in associazione  mafiosa per i fratelli Lombardo ma il Gip Luigi Barone, dopo una breve camera di consiglio, aveva rigettato la richiesta disponendo per i due l'imputazione coatta. Era il 29 marzo del 2012: qualche mese dopo, con un rinvio a giudizio sulle spalle, Lombardo si è dimesso da presidente della Regione. E certo serve a poco l'assoluzione dell'ex governatore per il capo d'imputazione relativo ai rapporti con il clan mafioso dei Capello considerato che secondo il Gup sono stati ritenuti provati i contatti dell'ex presidente della Regione siciliana con esponenti di Cosa nostra. Lombardo, che si è sempre proclamato innocente, non si arrende "Non frinisce qui seguiremo tutte le strade legali per dimostrare la mia innocenza". Mentre il capo della Procura di Catania Giovanni Salvi sottolinea il rilievo della sentenza e soprattutto del lavoro fatto dai magistrati: per la vicenda Lombardo la procura etnea, rima dell'arrivo di Salvi, era tornata a spaccarsi. "Abbiamo fatto un lavoro importante – ha detto Salvi dopo la sentenza -, con una procura unita che ottiene un bel risultato sul piano di quanto fatto. Oggi è avvenuto un fatto storico si ha per la prima volta la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per un presidente della Regione siciliana. Frutto di un lavoro importante che ha avuto anche collaboratori importanti".
Il Gup ha rinviato a giudizio il fratello dell'ex presidente, angelo, imputato degli stessi reati: il processo col rito ordinario si aprirà il 4 giugno. Il giudice ha anche disposto la trasmissione degli atti alla Procura per valutare la posizione di Mario Ciancio Sanfilippo, editore del quotidiano catanese La Sicilia.

Il sole 24 ore

20 febbraio 2014

pc 20 febbraio - L'OPPOSIZIONE VERA AI GOVERNI DEI PADRONI E' QUELLA DELLA MOBILITAZIONE DELLA CLASSE OPERAIA E DELLE MASSE POPOLARI

S-VENDOLA: OPPOSIZIONE? NO, GRAZIE!

"No all'opposizione demagogica, pregiudiziale, faziosa", ulula Nichi s-Vendola nel corso della conferenza stampa che segue l'ufficializzazione dell'incarico a Don Matteo Renzi di formare il nuovo esecutivo; e aggiunge: "siamo indisponibili a sostenere un governo Renzi fondato su parti di centrosinistra e di centrodestra".
Queste affermazioni, se lette con gli occhi di chi cerca le verità nascoste e non solo quelle palesi, sono chiare come non mai: il presidente della Regione Puglia conferma, per l'ennesima volta, l'assoluta inutilità (da qualunque parte la si voglia guardare) di quell'accozzaglia - formata da scissionisti di Rifondazione, parte dei Verdi, e larga parte della 'sinistra' di quelli che furono i Democratici di Sinistra - di personaggi alla continua, spasmodica, ricerca di un cadreghino a qualunque costo, qualunque esso sia.
Quale utilità potrà mai avere una formazione che non intende entrare in un governo che abbia al suo interno i diversamente forzitalioti del Nuovo Centro Destra, ma contemporaneamente rinuncia al ruolo di opposizione 'seria', per ridursi a quella di sua maestà: quella che protesta, batte i piedi, fa finta di alzare la voce, ma poi - alla prova dei fatti - puntualmente si adegua alle decisioni dei sedicenti democratici, come sembra evidente dalle parole del politicante pugliese?
Genova, 20 febbraio 2014

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova

http://pennatagliente.wordpress.com

pc 20 febbraio - Guerra popolare in India: Il regime teme che le operazioni anti-maoiste non riescano a raccogliere i frutti desiderati

La stampa borghese periodicamente fa l'"analisi" per capire a che punto è la guerra popolare. Nell'esporre i fatti essa lascia intravedere la forza della guerra popolare e si avventura nella denuncia della violazione dei diritti umani (che sarebbero violati da una parte e dall'altra); ma in genere critica, anche se non sempre apertamente, il governo centrale e i governi dei vari stati federali per l'incapacità di "fermare i maoisti"!
Questo articolo che riportiamo della Euroasiareview, nel quale si legge anche dell'uccisione da parte delle forze di polizia di innocenti abitanti dei villaggi, ne rappresenta un esempio.
***

Il regime indiano teme che le operazioni anti-maoiste non riescano a raccogliere i frutti desiderati

Due militari della forza centrale di polizia (Central Reserve Police Force - CRPF), tra cui un vice comandante, sono stati uccisi e 12 sono rimasti feriti nell'esplosione di una mina innescata dai quadri del Partito Comunista dell'India - Maoista (CPI- maoista ), nel distretto di Sukma  nel Chhattisgarh, il 9 febbraio 2014. Il fatto è avvenuto in mattinata in un bosco vicino al villaggio di Bodhrajpadar entro i confini della stazione di polizia di Bhejji. L'agente Rajiv Rawat, del 219° Battaglione del CRPF, e il vice comandante Nihil Alam sono stati uccisi. Una squadra congiunta del CRPF, la sua unità specializzata "Commando Battalion for Resolute Action" (COBRA) e gli agenti del Distretto di Polizia erano stati impegnati in un'operazione anti- maoista nella regione nel corso degli ultimi giorni.
Proprio la sera precedente, l'8 febbraio, tre maoisti erano stati uccisi in una sparatoria con un team congiunto della polizia del Chhattisgarh e Maharashtra, durante le operazioni di rastrellamento nella Foresta Badekakler entro i confini della stazione di polizia Farsegarh a Bijapur District. I corpi dei tre maoisti e una pistola ad avancarica, una bomba Tiffin, letteratura maoista e alcuni oggetti di uso quotidiano sono stati successivamente trovati sul posto. I morti sono stati identificati come Naveen Mandavi (38), sua moglie Mase Telam (2) e Sannu Udde (23). Mandavi era il "comandante di settore" del "II Plotone Militare" del PCI-maoista nella zona. Mentre questi due episodi danno l'impressione superficiale di una lotta anche per il predominio tra le forze di sicurezza (FS) e i maoisti, la realtà è diversa e sgradevole.
Il 25 ottobre 2013, il ministro degli interni dell'Unione, Anil Goswami, aveva criticato il CRPF e la Border Security Force (Forza di Sicurezza di Confine - BSF) per la "strategia puramente difensiva" adottata dalle FS dello Stato. Si pensa abbia espresso il suo disappunto con l'amministrazione del Chhattisgarh e le forze centrali a causa della "tregua" in atto, nonostante il governo centrale abbia chiesto loro di intensificare le operazioni anti-Naxalite (maoiste), soprattutto dopo il 25 Maggio 2013, data dell'attacco di Darbha su un convoglio di leader e sostenitori del Partito del Congresso.
Goswami aveva anche detto che le squadre Cobra dovevano essere distribuite ampiamente, con compiti orientati ai risultati. Una rassegna dei principali eventi (ciascuno che coinvolge tre o più decessi), documentate dal Terrorism Portal Asia del Sud (SATP) conferma la valutazione di Goswami. Nel 2013, un totale di otto incidenti gravi sono stati registrati nel Chhattisgarh. Di questi, le perdite maggiori sono state sofferte dalle FS, ben cinque, e in un incidente ci sono stati due morti per parte. Solo in un incidente hanno i maoisti soffrono pesantemente. Ma tale operazione, è stata pianificata ed eseguita dal gruppo Greyhounds dell'Andhra Pradesh appena oltre il confine del Chhattisgarh.
L'unico scontro in cui le FS dispiegate in Chhattisgarh hanno preso l'iniziativa è stata un'operazione pasticciata che si concluse con l'uccisione di almeno sette abitanti del villaggio, un soldato delle SF e un maoista. Non sorprende come il Chhattisgarh sia riuscito ad evitare il triste primato di registrare i più alti infortuni mortali negli scontri con l'estremismo di sinistra relativamente ad uno Stato - una posizione sfortunata che ha spesso avuto in passato, e che solo marginalmente è stata avvicinata a quella dello Jharkhand nel 2012 e 2013: decessi in Jharkhand pari a 170 e 162, rispettivamente, in questi due anni, contro 147 e 148 in Chhattisgarh. C'è stato un poco significativo cambiamento nella situazione della sicurezza in Chhattisgarh, in termini di decessi e di scontri tra il 2012 e il 2013.


http://www.eurasiareview.com/13022014-india-hide-seek-chhattisgarh-analysis/

pc 20 febbraio - LA MALASANITA' GENERA "MOSTRI" E A FARNE LE SPESE SONO I LAVORATORI. SOLIDARIETA' A MARCO

Latina: aggredito un delegato sindacale dell'Usb
  • Mercoledì, 19 Febbraio 2014 14:30
  • Redazione Contropiano
 “Marco De Marco, infermiere del Dipartimento di Emergenza dell’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina e delegato sindacale USB, è sottoposto a regimi diagnostici severi presso l’Unità Coronarica del Goretti,” dichiara Sabino Venezia del Coordinamento Regionale USB, “le procedure sono scattate in seguito all’ennesimo caso di aggressione generata dalle assurde ed inconcepibili condizioni di lavoro alle quali è sottoposto il personale del Pronto Soccorso.”
“Lo rabbia dei pazienti, in attesa per ore di una visita o di un posto letto adeguato alle condizioni di malattia, hanno ancora una volta generato comportamenti inqualificabili nei confronti dei lavoratori del Pronto Soccorso, da troppo tempo costretti a dare risposte in condizioni organizzative e strutturali inadeguate ai flussi sempre crescenti di malati,” prosegue Venezia, “mentre la Direzione di questo Ospedale continua a nascondersi dietro procedure e protocolli che non possono sostituirsi alle gravi carenze di personale, prevalentemente precario, e di spazi adeguati alle necessità di cura”
“La USB, per voce dello stesso De Marco, ha denunciato già da tempo e con forza l’irresponsabile comportamento dell’Amministrazione del Goretti che mette a rischio l’incolumità dei pazienti e dei lavoratori/ici; lo ha fatto nei presidi di protesta ed in occasione della recente visita del Ministro Lorenzin, costringendo le istituzioni locali e regionali a risposte immediate ed adeguate alle necessità ,” dichiara ancora Venezia, “ma le risposte sono palesemente inadeguate e Latina sembra essere ormai lasciata in balia dei processi di chiusura e ridimensionamento.”
“Come USB, e grazie al lavoro di Marco, stiamo perfezionando una denuncia dettagliata alla Procura della Repubblica perché vengano accertate responsabilità oggettive: sulla mancata apertura di posti letto a Sezze, sul blocco delle ambulanze in attesa di trasferimento e sull’appalto di  ristrutturazione del pronto  Soccorso,” Conclude Venezia “ con un occhio attento alle condizioni di salute di Marco, al quale va tutta la solidarietà attiva della USB e dei lavoratori/ici del Goretti.”
Coord.to Reg.le USB Sanità
Sabino Venezia


mercoledì 19 febbraio 2014

pc 19 febbraio - "SENZA IMPRESA NON C'E' (LA LORO) ITALIA"






Roma, artigiani e commercianti in piazza: "A rischio la pace sociale"

Si tratta di medi e piccoli imprenditori che nella prima repubblica stavano legati e proliferavano all'ombra della DC, poi dei socialisti, ma con legami anche con l'ex Pci via via che si diventava un partito borghese; poi sono stati berlusconiani e nel nord sono loro che hanno ingrossato le fila della Lega. 
Ora, la Lega cerca di stargli dietro, ma il partito di maggior riferimento, che gli fa simpatia è il M5S
Si sono retti utilizzando, e non solo al sud, il lavoro nero.
Con la crisi vanno in fallimento, non ce la fanno ad andare avanti. Rivendicano dal governo misure urgenti in termini di tasse, semplificazioni, no alla burocrazia, richiesta di facilitazioni per il credito... e taglio del costo del lavoro.
Non si rivolgono, non dicono una frase di denuncia dei loro "padri", le grandi aziende capitalistiche, spesso multinazionali che hanno creato la crisi che inevitabilmente fa morti e feriti nel piccolo capitale, e che ora anche loro fanno la marcia reazionaria dei "40mila", sia pur virtuale. 
Sono fabbriche come la Fiat, come l'Ilva che hanno fatto chiudere o ridimensionare bottega alle tante ditte, dittarelle, artigiani, ma anche commercianti. 
Stravolgono coscientemente o incoscientemente la realtà, affermando che "Senza impresa non c'è Italia", che loro, non gli operai che producono e creano plusvalore, sarebbero le fondamenta del sistema produttivo italiano, da cui dipendono occupazione e stabilità. 
Hanno fondamentalmente una ideologia di destra, ma vengono lisciati dai mass media anche della sinistra.
I sindacati confederali avallano l'idea che piccoli e medi imprenditori e lavoratori sono nella stessa barca. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso a proposito della manifestazione, ha detto: “Le imprese hanno ragione di protestare perché sono in difficoltà, sono moltissime e rappresentano quasi un quarto del nostro sistema produttivo", Bonanni della Cisl ha affermato più chiaramente: "Nei prossimi giorni ci mobiliteremo anche noi, perchè lavoratori e imprese hanno oggi gli stessi problemi". 

pc 19 febbraio - INDIA - LOTTA DI CLASSE NEL SETTORE AUTO

  • Mercoledì, 19 Febbraio 2014 10:18
  • perlalottacontinua.iobloggo.com
Dopo un lungo periodo di lotta dal giugno 2011 al luglio 2012 culminato con un attacco collettivo ai rappresentanti del padronato, era lampante che il medesimo sarebbe andato alla radice dell'organizzazione Operaia cercando di cambiare sostanzialmente la forza-lavoro.

COMPOSIZIONE DELLA FORZA-LAVORO: DIVISIONI SALARIALI E GERARCHIE GENERAZIONALI
Dopo il 18 luglio 2012 circa 550 Operai a tempo indeterminato su 1000 sono stati licenziati. Per tentare di sostituirli circa 150 sono stati spostati dallo stabilimento di Gurgaon a quello di Manesar, in particolare presso il settore C, operativo dal luglio 2013, non senza alcuni brevi scioperi degli edili come si vedrà in appendice a questo numero. Oltre ai 550 permanenti, circa 2200 su 2500 precari sono stati cacciati sostituiti da Operai assunti come "collaboratori". 

La prima decisione a seguito della rivolta del 18 luglio è stata quella di non assumere più Operai a contratto presso MARUTI SUZUKI(precari) nel reparto di produzione. Questo è stato innanzitutto un chiaro segnale politico, nel senso che "vediamo la fragilità di questo sistema e cerchiamo di fare qualcosa al riguardo". Invece di utilizzare Operai a contratto si è preferito introdurre una nuova categoria (Company Casuals) (una sorta di contratti di collaborazione, ndt) . Gli Operai così inquadrati sono direttamente assunti dall'azienda, il che non fa guadagnare in salario o diritti, ma permette a MARUTI SUZUKI un controllo più diretto sulle assunzioni. "Abbiamo eliminato agenzie di lavoro e contratti a scadenza. Siamo tornati al sistema già in vigore a Gurgaon. Facciamo un'analisi completa del candidato, controlliamo la sua storia, la sua famiglia. Inizialmente sono assunti come apprendisti e valutati per un anno, in seguito vengono sottoposti ad un esame ed inquadrati come tirocinanti per due anni. La cosa più importante è l'atteggiamento" ha annunciato il presidente Barghava in una recente intervista. I collaboratori lavorano per sei o sette mesi e poi licenziati; alcuni vengono poi richiamati dopo un paio di mesi. MARUTI SUZUKI in questo modo impedisce l'esistenza di una forza-lavoro permanente. In precedenza, i precari in MARUTI che avevano lavorato lo stesso periodo degli attuali collaboratori spesso restavano per diversi anni. I nuovi contratti sono una decisione politica del padrone che impatta sulla produzione. Se da un lato la maggior parte degli addetti è stata sostituita dopo sei mesi, dall'altro si ostacola una maggiore esperienza di gruppo nel lavoro e la costante necessità di formazione: ciò influisce negativamente sulla produttività. In termini generali, essa già scendeva durante la prima occupazione del giugno 2011, passando da 45 secondi per un'auto a 60 secondi, complessivamente di 960 auto su due turni. A novembre 2013 i livelli crollano a 795 vetture, con previsioni di rialzo a 900 entro gennaio 2014. Dopo il rallentamento della catena di montaggio dall'estate 2011 la velocità delle linee è rimasta invariata, nonostante la crisi. Il padrone piuttosto di fermare la catena manda gli Operai a fare pulizie per un'ora a turno rallentando ulteriormente il ciclo, conscio di un inasprimento delle tensioni Operaie come risposta ad un eventuale accelerazione. Complessivamente possiamo affermare che il numero di Operai permanenti è effettivamente diminuito da luglio 2012 in relazione a "collaboratori" (o precedentemente con i precari) e tirocinanti. Nonostante le dichiarazioni di volere fare a meno di contratti a tempo, almeno 150 Operai così inquadrati svolgono ancora lavori di movimentazione merci e trasporto. Ciò ci porta alla seguente composizione in termini salariali. Possiamo notare facilmente che dai regolamenti venuti successivamente al 2012 il divario tra Operai fissi e precariato è aumentato considerevolmente: (1 rupia indiana: 0,000061 euro)
GIUGNO 2011
PERMANENTI: da 13000 a 17000 rupie
APPRENDISTI: da 8000 a 10000 rupie
PRECARI: 6500 rupie
NOVEMBRE 2013
PERMANENTI: da 32000 a 36000 rupie
APPRENDISTI: da 16000 a 18000 rupie
COMPANY CASUALS-COLLABORATORI: 13800 rupie (11000 al netto di tasse e fondo previdenziale)
PRECARI: da 5500 a 6000 rupie
Inoltre, il premio annuale di produttività per i fissi, equivalente quasi ad uno stipendio aggiuntivo, è stato nuovamente introdotto nel 2013 dopo la sospensione nell'anno precedente. Presso la fabbrica di Gurgaon, MARUTI SUZUKI ha avviato un sistema di concessione di prestiti agevolati ai dipendenti per cifre da 100000 a 300000 rupie, se il richiedente trova altri due Operai come garanti: ciò fidelizza ulteriormente i lavoratori stabili al padronato. Dopo il 18 luglio, gli Operai più anziani in attesa di pensionamento sono stati trasferiti da Gurgaon a Manesar godendo di un salario di circa 50000 rupie in più. Essi sono stati affiancati a collaboratori neoassunti e tirocinanti freschi di formazione da istituti professionali. Gli Operai con cui abbiamo parlato sapevano, della lotta del biennio 2011-2012, poco più di un semplice "è stato ucciso un dirigente". Questa divisione generazionale tra Operai esperti e precari neoassunti vorebbe insomma evitare quella "miscela esplosiva" di 25enni arrabbiati, ovverosia la fascia d'età che ha spinto in avanti le lotte alla MARUTI nel 2012. Molti trasferimenti avvengono tra MARUTI SUZUKI e SUZUKI POWETRAIN; lo stesso avviene a Manesar. Le due società si sono fuse nel 2012 ma gli Operai POWERTRAIN hanno un sindacato separato (HMS): tale sindacato si oppone ai trasferimenti tra Gurgaon, Manesar e POWERTRAIN denunciando che ciò mina la posizione unitaria del sindacato. Ultimi ma non meno importanti sono i trasferimenti politici degli "Operai attivi": ad esempio il padrone ha trasferito i 13 delegati sindacali dalla fabbrica di Manesar ai distanti show-room di MARUTI. Ciò ha seguito di notevoli pressioni ed il collaborazionismo della polizia: un familiare di uno di questi Operai è stato convocato in centrale, minacciando la prigione (come per gli altri 150 sindacalizzati) se l'Operaio non avesse accettato senza discussioni lo spostamento.

ALL'ESTERNO DELLA FABBRICA: I PRIGIONIERI POLITICI E L'APPAGAMENTO INDUSTRIALE
Al di fuori della fabbrica, le principali pressioni avvengono sui 150 prigionieri politici detenuti nel carcere di Bhondsi, vicino a Gurgaon. Il numero di Operai e famiglie coinvolte in campagne di solidarietà come scioperi della fame o tour di denuncia intorno al distretto di Haryanasono scesi dalla fine del 2012. Ogni tentativo di manifestare nelle aree industriali è represso dalla polizia: la prevista dimostrazione per il primo anniversario della rivolta, il 18 luglio 2013, è stato accolto da oltre 10.000 poliziotti. In un' altra occasione, quando la "biciclettata Operaia" si è avvicinata di molto a Manesar, i manifestanti sono prima stati posti in stato di fermo e successivamente indirizzati verso Rohtak, luogo con "meno potenzialità contagiose" dei distretti produttivi. Operai e dimostranti accettano in larga parte di partecipare a tali campagne, che potrebbero essere utili ma sicuramente insufficienti. Uno dei principali obiettivi della polizia è quello di incanalare le lotte sulla stretta via della anti-repressione, la quale generalmente non si moltiplica e non colpisce il profitto dei padroni. È così, lo stretto rapporto tra Stato e padroni si sta sempre più rivelando, regalando una buona lezione a chiunque abbia speranze di "democratiche libertà". Mentre il gioco di polizia, tribunale e dipartimento del lavoro è più semplice da svelare, molto più complesso è capire la dinamica statal-padronale di imporre la pace sociale oltre alle limitazioni sindacali nell'area. Come si è visto con l'esempio della lotta alla NAPPINO AUTO, i tentativi in questo settore produttivo di istituire sindacati "all'interno di ogni società" proseguono anche dopo il 18 luglio 2012: vi è quindi da analizzare fino a che punto i sindacati sono - volontariamente o meno - parte della strategia statal-padronale, od anche solo di quella di contenimento.
da Gurgaon Workers News traduzione a cura di lalottacontinua.iobloggo.com

pc 19 febbraio - VIOLENZA SESSUALE DELL'EX CONSUOCERO DI LIGRESTI

(tranquilli: ora ci pensa la Cancellieri a farlo uscire dal 

cacere...)


Brescia, violenza sessuale su una 16enne: 

arrestato l'ex consuocero di Ligresti
 
L'imprenditore e fondatore della comunità di recupero Lautari per tossicodipententi, è accusato di abusi su una giovane ospite del centro. In carcere anche una donna che sarebbe stata complice delle violenze.

I carabinieri di Brescia hanno arrestato Giovanni Bonomelli, imprenditore 62enne, fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Lautari ed ex consuocero di Salvatore Ligresti. L'accusa è violenza sessuale ai danni di una ragazza di 16 anni ricoverata nella struttura di recupero che ha sede a Pozzolengo (Brescia). Con Bonomelli è finita in manette anche Michela Righetti, 40 anni, collaboratrice dell'imprenditore, considerata complice che, secondo l'acccusa, avrebbe preso parte agli abusi.

Bonomelli è piantonato agli Spedali Civili dopo aver accusato un malore, mentre la donna è in cella nel carcere di Verziano.
Bonomelli era già stato arrestato nel 1992 per una maxi frode nel settore del rame. L'uomo è l'ex consuocero di Savatore Ligresti in quanto la figlia di Ligresti, Jonella aveva sposato Omar Bonomelli, figlio dell'imprenditore bresciano. I due ora sono separati.

pc 19 febbraio - UNA FORTE DENUNCIA DELLO STATO DELLA SANITA' LOMBARDA

Riportiamo un volantino dello Slai cobas per il sindacato di classe dell'Istituto Tumori di Milano. C'è da aggiungere che dopo che questo volantino è circolato tra i lavoratori, e letto anche dai pazienti, i rappresentanti dello slai cobas sono stati convocati dalla direzione dell'Istituto subendo non troppo "velate" minacce. Una delle dirigenti ha affermato che "quello che c'è scritto è pesante ed è stato distribuito anche ai pazienti; questo danneggia l'immagine dell'Istituto".

Il testo del volantino:
ALTRO CHE ECCELLENZA, ALTRO CHE SERVIZIO E CURA: ALL’ISTITUTO TUMORI, COSI’ COME IN TUTTA LA SANITA’ LOMBARDA, LA FANNO DA PADRONI ILLEGALITA’- SCHIAVISMO, RICATTI E INTIMIDAZIONI, GUERRA TRA POVERI, SALUTE E SICUREZZA DEI LAVORATORI NEGATA!
E' diventata una situazione insostenibile, sia per i lavoratori che per i pazienti, a cui è ora di dare delle risposte di Lotta e Legali.
  1. Illegalità: taglio di posti letto accorpando più reparti e, come avviene al 3°F, incompatibili tra loro (oncologia medica con oncologia chirurgica), che hanno prodotto l’aumento vertiginoso dell’insorgere di infezioni ospedaliere, leggasi Klebsiella, il tutto camuffato da posti letto in prestito al Colon/Retto, mai sancito da una direttiva a norma di Legge dell’Amministrazione. Illegale il “nuovo” allestimento in Terapia Intensiva della sala di Emodinamica e Incanulamento CVC poiché non dispone di pareti e porta schermate di protezione all’irradiazione dei Raggi X. Illegalità del Part Time ai Fisioterapisti dopo il 2001, in violazione da quanto sancito nel CCNL 2002/05, come prassi per il taglio della spesa sanitaria, concertato tra Amministrazione ed RSU, a cui si aggiunge per il personale part time lo straordinario al sabato in aperta violazione delle norme contrattuali.
  2. Schiavismo: al di la delle normative che impongono all’Azienda il rispetto delle ore di riposo tra un turno e l’altro (11h e 24+11), in nome della carenza d’organico e facendo ricorso alla Libera Professione/Gettone/straordinario, i lavoratori sono chiamati a fare doppi turni e lavorare anche per 10 giorni consecutivi.
  3. Ricatti e Intimidazioni: utilizzando la parolina magica “prima viene il paziente” si impone al personale di svolgere mansioni improprie quali: pulizia dell’unità di Degenza per ricovero d’urgenza, quando proprio l’Amministrazione non si è mai prodigata per allestire un Reparto (con annessi il numero necessario di operatori) per queste emergenze, scaricando un sovraccarico di lavoro ai vari Reparti. In questo caso i Coordinatori minacciano sanzioni e ritorsioni.
  4. Guerra tra poveri: come praticato dalla Coordinatrice del 3°F, la stessa fa riunioni separate tra OSS e Infermieri con l’obiettivo, da un lato imporre dei piani di lavoro che non sono sostenibili e, dall’altro, mettendo OSS contro Infermieri (creare una sorta di caserma) al solo scopo di imporre le cose denunciate sopra.
  5. Salute e sicurezza: il non rispetto da parte dell’Amministrazione della messa in funzione della Centrale Diluizione (doveva entrare a regime il 1° gennaio 2010). Al 3°F l’accorpamento di più reparti e la carenza d’organico, si traducono in un bancone per i chemioterapici dove sono presenti dai 9 a 11 protocolli, In queste condizioni è fortemente aumentato il rischio di incidente, sia per gli operatori sia per i pazienti. Inoltre la degenza al 3°F di un alto numero di pazienti allettati (dai 5 agli 8) espone i lavoratori a ripetute sollecitazioni quotidiane della loro colonna vertebrale che nel tempo si tradurranno in patologie invalidanti.
  6. Non ultimo c’è il rischio per i lavoratori di sviluppare una sindrome di burn out, come conseguenza delle condizioni di lavoro sopra descritte, mentre contemporaneamente viene occultato, da questa Amministrazione. Per i lavoratori non ci sono protocolli di rilevamento del loro equilibrio psico-fisico, ne tantomeno sono previsti incontri con lo Psicologo e/ o Psichiatra.
  7. Nemmeno il diritto alla pausa mensa viene rispettata, (il benessere dei lavoratori, per poter svolgere meglio le proprie mansioni, per questi signori Dirigenti non conta nulla) sia perché il personale del pomeriggio non può usufruire della mensa, sia perché nei Reparti non vi è uno spazio decente dove consumare il pasto. I nostri bisogni sono considerati alla stregua di quelli degli animali, mentro Loro ci vanno in mensa e come se ci vanno.
In tanti Ospedali di Milano, dove le condizioni non sono diverse, dal S. Paolo al S. Carlo, dal S. Raffaele all’ASL, i lavoratori si sono e si stanno mobilitando per respingere al mittente questi progetti. L’unica differenza tra i lavoratori dell’Istituto e quelli degli altri Ospedali sta nel fatto che lì vi sono ancora RSU e sindacati che fanno una minima parte del loro mestiere, qui è solo lo Slai Cobas per il sindacato di classe che si batte per i nostri diritti.
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe dell'Istituto Tumori di Milano farà tutti i passi necessari, per la tutela dei diritti di tutti, sindacali e legali, ma la differenza la dovranno fare i lavoratori che se vogliono affermare la loro dignità, o si organizzano col Cobas o continueranno a subire in silenzio e senza nessuna Rappresentanza.