Non era riuscita l'operazione Marini al servizio di Berlusconi.. ma ci avrebbero riprovato, dopo la frana Prodi e quindi è uscito un nome nuovo ..Napolitano.
Il disegno è sempre quello dell'unità nazionale - dal tecnico Monti al... politico - al servizio di banche padroni, sistema capitalistico italiano ed europeo.
Grillo strilla al 'colpo di stato', Sel e neosinistra PD Barca marcano la loro opposizione.
E' una contraddizione in seno alla borghesia e visto la fisionomia grillina - reazionaria nonostante la considerazione diffusa di sinistra su Rodotà - non si può avere in Parlamento che un governo - qualunque sia il nome - ancora più antioperaio e antipopolare, ancora più a destra.
Il teatrino della politica parlamentare istituzionale può essere ora deprimente ora 'appassionante', ma la sostanza non cambia.
E' solo fuori e contro che si costruisce la politica proletaria, a partire dall'unità dei comunisti su 10 punti ideologici e di principio discriminanti.
Lo abbiamo proposto un mese fa, chiamando anche a una dichiarazione politica comune per il 1 maggio.
Per quella data saranno riproposti sia i 10 punti, sia la Dichiarazione, che purtroppo non pensiamo comune, ma non è che l'inizio,
proletari comunisti - PCm Italia
20 aprile 2013
sabato 20 aprile 2013
pc 20 Aprile- Mao e la nuova leadership cinese
Dopo la transizione di potere di successo in Cina, Xi
Jinping è ora formalmente responsabile del Partito comunista cinese, del
governo della Cina e della sua formidabile ala militare. Tuttavia, ci sono grandi
sfide da affrontare per Xi.
Mao, il padre fondatore della Cina moderna e del partito
comunista cinese, è ancora popolare in Cina, ma l'attuale dirigenza si muove
velocemente lontano dal suo pensiero.
La vita e l'opera di Mao è fonte di ispirazione per i
poveri, gli oppressi in molte parti del mondo, tra cui la Cina attuale. Ecco
perché i capitalisti in Cina e i loro seguaci odiano il ricordo di Mao e fanno
tutto il possibile per denigrare il grande leader rivoluzionario.
In Nepal e in
India, milioni di operai e contadini sono a favore del maoismo.
La concezione
di Mao della guerra popolare viene applicata dal Partito Comunista dell'India
(Maoista), che sta guidando un’ insurrezione armata in molte parti dell'India.
Mentre diventa più chiaro che il capitalismo, il sistema
oppressivo in cui viviamo è in declino, i capitalisti e coloro che li
servono sono sempre più disperati nel convincerci che non esistono alternative ,
soprattutto il socialismo, possibili.
Quindi, i capitalisti in Cina e del resto
del mondo attaccano la rivoluzione di Mao della Cina.
Un secolo fa, quando Mao era giovane, quella che una volta
era la grande civiltà della Cina era stata ridotta dai reazionari interni e
dagli imperialisti esterni ad uno stato di
disordine e di miseria.
Mao era un giovane cinese determinato a trovare una modo
per salvare la Cina e trasformarla in una prospera società moderna. È stato il Partito
Comunista della Cina, infine guidato da Mao, che ha trovato la via da seguire che
ha portato alla sconfitta dei nemici interni
ed esterni e la fondazione di Repubblica popolare nel 1949.
Oggi in Cina, Mao è ampiamente rispettato e venerato per il
ruolo di primo piano che ha giocato in questa grande lotta rivoluzionaria.
La Cina
durante gli anni Cinquanta era una società disperatamente povera e misure coraggiose
erano necessarie per migliorare le condizioni di vita delle persone. Nel 1958, è
stato lanciato il grande balzo in avanti, che mirava a incrementare la
produzione agricola e di porre le basi per sviluppare l'industria moderna. Questa
politica ha avuto risultati contrastanti, dopo diversi anni di condizioni
climatiche disastrose e l'abbandono dell'agricoltura in alcune parti del paese
di contadini che hanno dedicato tutto il loro tempo alle attività industriali.
È vero che milioni di persone sono morte di fame come conseguenza. Mao è stato riconosciuto
non colpevole per gli impatti negativi del Grande Balzo in avanti, invece la
politica è stata quella di tutta la direzione del partito comunista.
Durante gli anni Sessanta e Settanta, l'economia cinese è
cresciuta rapidamente.
Al momento della morte di Mao nel 1976, rispetto al 1949, la
popolazione della Cina era cresciuta considerevolmente, l'aspettativa di vita
media era aumentata di 25 anni, ci sono stati grandi progressi nella cura della
salute e l'istruzione e la Cina ha sviluppato una solida base industriale.
Imparando
da ciò che stava accadendo in Unione Sovietica, Mao si è reso conto che vi era
un pericolo di restaurazione del capitalismo in Cina. Questa minaccia non è
venuto dai vecchi reazionari o imperialisti stranieri, ma da " quelli al potere
che stanno prendendo la via del capitalismo " all'interno della leadership
del Partito comunista. Le persone come Liu Shao-chi (presidente della
Repubblica popolare cinese), Teng Hsiao-ping (Segretario Generale del CPC) e
funzionari privilegiati del Partito come membri della famiglia di Jung Chang
volevano che la Cina prendesse un percorso di sviluppo capitalista, non
socialista.
Mao e i suoi compagni prima chiamarono gli studenti e poi i
lavoratori e i contadini a sollevarsi e rovesciare la via capitalista. Questo
scatenò dieci anni di lotta di classe acuta in Cina ma alla fine la via
capitalista ha vinto.
Sul letto di morte nel 1976, Mao ha detto: "Ho previsto
che la restaurazione capitalista su vasta scala può apparire in Cina "la
previsione di Mao si è avverata.
Nel 1976, la Cina è stata la società più
eguale nel mondo, mentre oggi, è la più ineguale con il 'Partito comunista'
guidato da miliardari.
Allo stesso tempo, i lavoratori e i contadini hanno perso
molti dei diritti economici e benefici sociali che hanno guadagnato durante il
periodo socialista. I lavoratori ora devono affrontare l'insicurezza del lavoro e
la perdita delle pensioni. I contadini stanno avendo la loro terra rubata da
funzionari corrotti. Ma vi è una crescente inquietudine e rivolta tra il popolo
cinese.
Come Mao ha detto, " Dovunque c'è oppressione, c'è resistenza
".
Singh (autore dell'articolo n.d.t.) è un membro del comitato consultivo Centrale del
PCN-Maoista e
Presidente dell'Organizzazione degli intellettuali
rivoluzionari Nazionali, Nepal.
pc 20 aprile - Amianto, perquisita Fincantieri a Palermo
I carabinieri del Nucleo operativo ecologico si sono presentati di buon mattino all'ingresso di Fincantieri. hanno mostrato agli addetti alla vigilanza un decreto di perquisizione e sequestro firmato dalla Procura di Palermo e si sono diretti velocemente verso gli uffici. In quello stesso momento altri carabinieri entravano nella sede centrale di Fincantieri, a Trieste, con lo stesso provvedimento, che è firmato dai sostituti procuratori di Palermo Claudia Ferrari e Claudia Bevilacqua nonchè dl procuratore aggiunto Vittorio Teresi.
I magistrati cercano tutta la documentazione sull'amianto ai cantieri, sin dagli anni settanta. Documentazione che Fincantieri non ha mai consegnato se non in maniera parziale, nonostante ci siano tre processi in corso al tribunale di Palermo per le morti di amianto all'interno dei bacini. Un quarto processo si è concluso già in appello con le condanne di tre ex direttori dello stabilimento dell'Acquasanta, perchè non avrebbero adottato tutte le misure di sicurezza necessarie.
E'stat una strage silenziosa, dal 1970 agli anni novanta, quella che si è consumata ai cantieri navali. Sono quasi un centinaio gli operai morti: per loro si stanno celebrando i processi, con i familiari costituiti parte civile. Un quinto processo è già all'orizzonte: perchè negli ultimi anni altri venti ex operai di Fincantieri si sono ammalati di asbestosi. Qualcuno è morto, qualcuno è in gravi condizioni.
Così, la Procura ha deciso un gesto senza precedenti: la perquisizione degli uffici di Fincantieri e il sequestro di tutta la documentazione sulle lavorazioni con l'amianto e lo smaltimento della polvere di morte. I carabinieri hanno controllato documenti, ma anche computer, dove sono segnate le commesse svolte nei bacini di Palermo.
Nel nuovo fascicolo, le imputazioni principali restano le stesse dei primi processi: omicidio colposo plurimo e lesioni gravi colpose. Ma adesso i magistrati contestano anche il reato di "omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro" che prevede condanne da tre a 10 anni.
Nei processi già in corso, la procura ha accusato i vertici di avere utilizzato l'amianto fino al 1999, nonostante un esplicito divieto di legge posto nel 1996. "Eppure, sin dagli anni cinquanta, i rischi dell'amianto erano noti - hanno ribadito i pm nel corso di una delle ultime requisitorie - nonostante tutto ciò, Fincantieri ha omesso di adottare anche le più elementari misure di prevenzione per evitare l'inalazione di polveri e fibre di amianto". Nello stabilimento non c'erano tute speciali, nè mascherine, nè berretti di protezione. E neanche sistemi di aspirazione per le polveri di amianto. Con la perquisizione e il maxi-sequestro, la Procuea e i carabinieri cercano adesso le prove di quella situazione drammatica. E il braccio di ferro tra la Procura e Fincantieri continua.
tratto da La Repubblica - Palermo
20/04/2013
tratto da La Repubblica - Palermo
20/04/2013
pc 20 aprile: il 1° Maggio di Cgil, Cisl e Uil, in piazza con i padroni.
manifestazione dei sindacati di base alle 10 da piazza Verdi
I sindacati confederali, come da tradizione, danno appuntamento in piazza Maggiore. Ma con una significativa novità: alla tavola rotonda sono invitati il presidente di Unindustria e quello di Legacoop.
da la repubblica
Il Primo Maggio a Bologna vedra' insieme, per la prima volta, sindacati e imprenditori. La manifestazione sara' dunque piu' che unitaria e vedra' fianco a fianco i segretari provinciali di Cgil, Cisl, Uil, i presidenti di Unindustria e Legacoop e la Regione Emilia Romagna nella persona del presidente Vasco Errani. Lavoratori, datori di lavoro e istituzioni saranno, dunque, tutti seduti attorno alla tavola rotonda che verra' allestita sotto ad un tendone in piazza Maggiore. "E' una novita' assoluta - spiega il segretario della Cgil Danilo Gruppi - si tratta di un'inziativa politica che vuole mandare un messaggio forte anche al livello nazionale". "Veniamo da una fase di crisi difficilissima e siamo nel momento piu' nero - prosegue Gruppi - ma a Bologna e anche in buona parte dell'Emilia la crisi e' stata affrontata con un livello di coesione fortissimo, abbiamo stretto accordi praticamente ovunque". "Questa necessita' di coesione sociale - rimarca Gruppi - e di rimettere al centro le relazioni industriali sono i cardini del messaggio del Primo Maggio" bolognese che si terra' sotto lo slogan 'Lavoro, sviluppo e legalita''.
pc 20 aprile - India: donna attivista Dalit brutalmente violentata e uccisa
(Quando il The Hindu, uno dei media borghesi indiani, ha riferito su questo brutale stupro e omicidio, non hanno potuto evitare di mettere"omicidio" tra virgolette nel titolo, per mostrare il loro scetticismo al rapporto, e la loro visione disumanizzante delle donne Dalit . - Frontlines ndr).
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Le donne attiviste protestano per 'l'omicidio' di una donna Dalit. Le donne sostengono che l'attivista è stata brutalmente violentata e uccisa
Gruppi di donne hanno organizzato proteste rabbiose sulla National Highway 28 nel distretto di Muzaffarpur dopo che una donna dalit attivista è stato trovata morta nel villaggio di Mandai.
Secondo Rinku Devi della Janwadi Mahila Samiti - un gruppo di cui la vittima era membro - la donna è stata violentata e uccisa.
"L'attivista è stata violentata e uccisa in modo brutale. Secondo la famiglia, bastoni e fango sono stati trovati tra le sue parti intime e la sua bocca è stato soffocata con un panno. Il suo corpo è stato trovato nei pressi di un negozio di biciclette nel villaggio. Quando abbiamo protestato, la Polizia ha schiaffeggiato alcune di noi ", ha detto la signora Devi che ha parlato con il "The Hindu" dopo aver parlato con la famiglia della vittima. La vittima stava lottando contro delle presunte irregolarità nel MGNREGS (Schema dell'occupazione garantita nel settore dell'agricoltura "Mahatma Gandhi") e nel sistema della distribuzione pubblica. "In precedenza, la polizia ha preso il marito della vittima e il figlio. Ma abbiamo messo pressione su di loro per liberarli. I familiari non possono compiere un atto così brutale. Tutti nel villaggio sa chi siano gli autori, ma le loro labbra sono sigillate nella paura ", ha detto la signora Devi. La polizia ha detto che erano in attesa del rapporto post mortem e che stanno indagando sul caso, ma finora nessun arresto è stato effettuato.
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dal foglio speciale/India del Mfpr gennaio 2013
http://femminismorivoluzionario.blogspot.it/2013/01/httpdigilander.html
"...Il ministro Singh , la Gandhi, nonostante sulla carta l’India sia definita “la più grande democrazia del mondo”, rappresentano invece uno dei governi borghesi tra i più reazionari del mondo che da anni sta mettendo in atto un vero e proprio genocidio contro il suo stesso popolo, un miliardo e duecento milioni di abitanti, di cui la maggioranza vive con circa 50 centesimi al giorno mentre le grandi ricchezze sono concentrate in pochi uomini della grande borghesia e dei latifondisti. E’ un governo che permette il massiccio sfruttamento e rapina delle risorse e materie prime del paese da parte delle “multinazionali” dei paesi imperialisti libere di operare in esso senza vincoli, che costringe milioni di persone allo stato di profughi nel loro paese, espulsi dalla terra dove i loro antenati hanno sempre vissuto, ad una condizione di pesantissima oppressione e cancellazione dei diritti anche più basilari, che in particolare per le donne si trasforma in una tripla, quadrupla oppressione, di classe, di genere, di casta, religiosa… di cui la violenza sessuale è la piaga più tragica.
Ma di contro da anni contro tutto questo il più grande partito rivoluzionario del mondo, il partito comunista maoista indiano, guida una grande “guerra di popolo” per mettere fine a questa barbarie che si traduce in continui morti per fame, suicidi e uccisioni da parte di polizia ed esercito governativi contro chi si ribella, una guerra popolare in cui le donne, le compagne maoiste, partecipano a migliaia, donne per le quali in molteplici casi la violenza e gli stupri subiti, usati dal governo come arma di repressione di stato, si sono trasformati in leva per ribellarsi e unirsi ad una guerra di popolo che avanza giorno dopo giorno, come la più grande parte della generale corrente rivoluzionaria che infine rovescerà l’attuale sistema sociale capitalista e imperialista."
pc 20 aprile - Francia: Repressione di Stato, Resistenza operaia...
Nello stato attuale della crisi del
capitalismo, la disoccupazione ha raggiunto un livello record, sempre
più persone si rendono conto del terribile disastro cui questo
sistema ci porta. Di fronte al degrado della situazione, i lavoratori
stanno lottando per difendere i loro diritti.
Questo sta cominciando a spaventare il
governo, preoccupato di difendere la proprietà privata dei mezzi di
produzione, usa la forza per mantenere questo sistema in cui la
maggior parte lavora per i profitti di pochi. Non c'è dubbio che la
repressione si tradurrà in un rafforzamento dello stato di polizia e
si amplificherà contro i lavoratori in lotta, nei quartieri, nelle
università, ecc.
Questo sviluppo è un esempio della
nascita di una nuova forma di fascismo.
Di fronte a questi attacchi, la volontà
di lotta degli operai della Goodyear che hanno combattuto le forze
della repressione dimostra che alla forza non si può che rispondere
con la forza che la forza.
Dobbiamo forgiare i nostri strumenti
per condurre la lotta di classe fino alla fine:
- Una organizzazione sindacale che difenderà i nostri interessi di classe contro lo Stato borghese, i padroni e i conciliatori.
- Una direzione politica che si batte per un cambiamento radicale nella società.
La nostra strategia è:
- Estendere ed espandere in tutto il paese la difesa dei nostri diritti legittimi.
- Stabilire un rapporto di forze che faccia indietreggiare lo stato capitalista e il suo apparato repressivo.
Poi passare all'offensiva per mettere
fine al sistema e togliere l'apparato di produzione alla borghesia
capitalistica, affinché la classe operaia assuma la gestione
dell'economia nelle proprie mani e costruisca una nuova società al
servizio dei bisogni del popolo.
venerdì 19 aprile 2013
pc 19 aprile: ANCHE A MALPENSA LOTTA E SCONTRI
pc 19 aprile - MENTRE CONTINUANO I GIOCHI DI POTERE SI FANNO I FATTI DELL’ECONOMIA
Mentre in parlamento vanno avanti
manovre, unità/divisioni, giochi al ‘gatto e topo’ nonché giochi di carte con “Assi
nella manica” che vengono tirati fuori o tolti dal tavolo, nella realtà fuori
vanno avanti fatti che avranno pesantissime conseguenze sui lavoratori.
A metà aprile è stato firmato un
protocollo per la competitività e per un nuovo sistema di relazioni industriali
da Finmeccanica con Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil che porta ancora di più i
sindacati confederali e metalmeccanici, dietro il discorso di un sistema di
informazioni e consultazioni, di conoscenza e confronto sulle scelte
strategiche e di sviluppo del gruppo, a stare da una sola parte, dalla parte
delle aziende, del padronato a difesa dei loro profitti.
“…Questo nuovo sistema di relazioni
si occuperà di strategie della Finmeccanica, di informazioni su tematiche
busines critical. Viene inoltre istituito un Osservatorio nazionale di settore,
composto dai vertici di Finmeccanica, delle singole società controllate e dai
rappresentanti sindacali, che si riunirà in momenti di verifica per analizzare
le ricadute delle scelte sugli assetti produttivi e occupazionali. Il
protocollo istituisce anche livelli di confronto internazionale: Finmeccanica
promuoverà sessioni di approfondimento, insieme ai rappresentanti dei
sindacati, su temi transnazionali come l'organizzazione del lavoro, le
innovazioni tecnologiche…”. (da Sole 24
ore).
Si aggiunge poi che “trattandosi di
un'azienda quotata in Borsa, nell'attuazione del Protocollo i rappresentanti
dei sindacati si impegnano alla riservatezza sulle informazioni price sensitive
di cui saranno messi a conoscenza”. (idem).
Quindi, anche di queste notizie i
lavoratori non dovranno sapere niente, salvo conoscerle quando avranno effetti
sul loro posto di lavoro e sul salario.
“Il protocollo guarda al sistema
partecipativo tedesco… per fare gli interessi degli azionisti, ma anche trovare
un'adeguata struttura per il modello produttivo che permetta di raggiungere i
risultati sperati…”. (idem).
Sistema per cui chi deve essere
“partecipativo” sono gli operai, perché la “partecipazione” deve essere in un
unico senso, quello verso l’azienda per difendere gli interessi dell’azienda, a
cui vanno sempre più subordinati gli interessi degli operai, le loro condizioni
di lavoro e salariali, i loro diritti.
Il leader della Cisl, Raffaele
Bonanni, è chiaramente entusiasta: «questo è il modello partecipativo che la
Cisl intende esportare in tutte le grandi aziende italiane…».
La Uilm dichiara che “uno degli
obiettivi è studiare nuove forme di tutela e sostegno alle riorganizzazioni
aziendali”. Non, quindi, forme di tutela e sostegno ai lavoratori che sono le
vittime sacrificali delle riorganizzazioni aziendali fatte dai padroni per
ridurre i costi del lavoro (in primis quelli dei lavoratori), aumentare la
produttività, cioè lo sfruttamento degli operai; bensì tutela e sostegno alle
aziende affinché possano fare le riorganizzazioni senza lacci e laccioli e, se
mai, avere finanziamenti e contributi dallo Stato.
Ma è la rappresentante della Cgil,
Elena Lattuada, ad indicare più chiaramente lo scopo di questo protocollo. “Si tratta – dice – di un sistema di regole
nell'informazione strategica del gruppo che mette i sindacati nella condizione
di conoscere gli andamenti aziendali e di attuare politiche concordate in
materie sensibili quali la competitività, i premi di risultato, gli
inquadramenti professionali, un sistema di welfare aziendale”.
Tradotto, vuol dire mettere la primo posto la “competitività” delle aziende, e subordinare a
questa, al fatto che gli operai si facciano il mazzo per rendere competitivi i
loro padroni, qualche elemosina qui e là ai lavoratori, come premi di
risultato, inquadramenti professionali, sviluppando anche una divisione, "competitività" tra lavoratore e lavoratore.
Infine, a scanso di equivoci, il
protocollo si conclude con un vincolo, che diventerà una gabbia per i
lavoratori. “Tra i punti fermi sottoscritti da tutti c'è – viene scritto - il carattere
vincolante degli accordi sottoscritti ad ogni livello, insieme all'impegno ad
«individuare procedure di raffreddamento per regolare e risolvere i conflitti”
(idem).
Sia chiaro, dicono i padroni della Finmeccanica e le segreterie
sindacali, nessuna struttura sindacale di singole aziende potrà mettere in
discussione gli accordi di vertice, nessuno potrà pensare di migliorarli. E, se
in qualche azienda gli operai, nonostante questo vincolo, pensassero di
scioperare, stiano tranquilli i padroni, saranno, ancora più di ora, le segreterie di Cgil, Cisl, Uil e Fim,
Fiom, Uilm a intervenire per soffocare le lotte.
Dopo questo accordo, le
segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil riuniscono martedì 30 aprile una
riunione degli organismi direttivi. In questo incontro, conseguentemente alla
linea che ha sostenuto la firma del protocollo con la Federmeccanica, si
parlerà di confronto con le imprese, delle proposte del sindacato sul tema della
rappresentanza da verificare a priori con la Confindustria, ma anche di una
mobilitazione, sciopero “da effettuare addirittura - aveva ipotizzato la Uil -
in concomitanza con una «serrata» di protesta delle aziende”. (da Il
Manifesto).
I sindacati confederali, quindi, che
sono così restii a organizzare scioperi contro il padronato quando sono in
discussioni lavoro, salario e diritti fondamentali degli operai, non esiteranno a
chiamare i lavoratori in sciopero fianco a fianco con quello stesso padronato.
pc 19 aprile: Repressione dei rom in Italia
di Roberto Malini
ROMA - A Roma, Milano e in molte altre città di Italia Italia le forze dell'ordine sono concentrate sugli insediamenti rom, attuando controlli, perquisizioni, indagini.
Spesso è sufficiente che trovino un oggetto di cui i rom non sappiano giustificare la provenienza e che le autorità ritengano merce rubata, perché scattino denunce per ricettazione. Proseguono le operazioni di espulsione (un'espulsione di massa che abbiamo segnalato più volte all'Unione europea, senza ottenere alcun intervento) per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato (sì, certo: che minaccia, i bambinetti a piedi nudi e le ragazze dalle gonne lunghe!) o per irregolarità del soggiorno (una mistificazione della Direttiva europea sulla libera circolazione).
Le centinaia di persone che sono state già colpite da ordini di espulsione, ma che non hanno una "patria" in cui ritornare, poiché fuggono situazioni di indigenza ed emarginazione, rischiano il carcere o la deportazione. Molti bambini vengono tolti alle famiglie perché giudicate "inadeguate al loro mantenimento e alla loro educazione". Molti capifamiglia vengono denunciati per "riduzione in schiavitù" di bambini e portatori di disabilità (in tutte le nostre controindagini, i condannati e gli accusati di tali reati si sono dimostrati innocenti).
L'attività poliziesca non consente alle organizzazioni umanitarie di mediare con le forze dell'ordine, le quali definiscono questa moderna repressione etnica come "verifica di situazioni di illegalità in materia di armi, stupefacenti, prostituzione, con particolare attenzione alla eventuale presenza di merce rubata". Durante ogni operazione i rom vengono censiti e schedati, mentre coloro che risultano "non in regola" secondo i parametri delle autorità vengono denunciati.
pc 19 aprile: Le donne indiane si rivoltano per la bambina violentata e uccisa. Scontri con la polizia che prende a bastonate i genitori della piccola.
leggi http://femminismorivoluzionario.blogspot.it/
Una nuova ondata di indignazione e rabbia in India. La nuova miccia è stata accesa dal caso della bambina di sei anni gettata in una discarica dopo essere stata violentata e strangolata. A conferma che nel Paese non si è arrestata la drammatica escalation di violenze contro le donne.
Il cadavere della piccola, scomparsa dalla serata di mercoledì 17 aprile, è stato trovato nella mattinata del 18 tra i rifiuti non lontano dalla sua casa in un povero quartiere di Aligarh, città del popoloso stato settentrionale dell'Uttar Pradesh, famosa per una storica università musulmana.
Sul suo corpo i segni di uno stupro, come hanno denunciato i genitori. Si attendono però gli esiti dell'autopsia per confermare questa ipotesi.
LA RABBIA DOPO LO STUPRO. Il ritrovamento del corpo senza vita della bambina ha però scatenato la rabbia dei familiari e dei residenti della zona che hanno inscenato una protesta pacifica contro la polizia bloccando la principale arteria per New Delhi.
La situazione è poi precipitata nel caos quando folla di dimostranti è stata dispersa con la violenza dalle forze anti-sommossa che hanno preso a bastonate diverse persone, tra cui anche la madre e il padre della vittima che avevano preso parte alla manifestazione.
Le scioccanti scene della violenta repressione sono state riprese dalle telecamere presenti sul posto. Allo choc della barbara uccisione si è quindi aggiunto quello della brutalità con cui la polizia dell'Uttar Pradesh è intervenuta per disperdere la folla composta da molte donne e da bambini.
LA VIOLENZA DELLA POLIZIA. In un filmato trasmesso dalla Cnn Ibn si vedono alcuni agenti con lunghi bastoni di bambù (chiamati in hindi 'lathi') picchiare e buttare a terra le donne, tra cui anche un'anziana.
Gli scontri sono durati diverse ore. I manifestanti hanno anche attaccato la stazione di polizia con una sassaiola. Secondo l'emittente almeno sette manifestanti sono stati feriti dalle manganellate e dai gas lacrimogeni.
Le autorità negano di aver sparato, come emergerebbe da alcuni testimonianze. Due poliziotti, identificati nel video, sono stati sospesi e un responsabile del commissariato locale è stato trasferito. Il 'chief minister' Akhilesh Yadav ha promesso di far luce sull'accaduto e di punire i responsabili delle violenze.
LE DENUNCE DELLE ORGANIZZAZIONI. Diverse organizzazioni di difesa dei diritti umani hanno denunciato la violenta reazione della polizia dell'Uttar Pradesh accusandola di essere «insensibile» al dolore dei genitori e dei familiari della bambina.
Sembra inoltre che il commissariato locale si sia rifiutato di intervenire quando il padre ha denunciato la scomparsa della bimba.
Giovedì, 18 Aprile 2013
Un fotogramma delle violenze della polizia sulle manifestanti |
Una nuova ondata di indignazione e rabbia in India. La nuova miccia è stata accesa dal caso della bambina di sei anni gettata in una discarica dopo essere stata violentata e strangolata. A conferma che nel Paese non si è arrestata la drammatica escalation di violenze contro le donne.
Il cadavere della piccola, scomparsa dalla serata di mercoledì 17 aprile, è stato trovato nella mattinata del 18 tra i rifiuti non lontano dalla sua casa in un povero quartiere di Aligarh, città del popoloso stato settentrionale dell'Uttar Pradesh, famosa per una storica università musulmana.
Sul suo corpo i segni di uno stupro, come hanno denunciato i genitori. Si attendono però gli esiti dell'autopsia per confermare questa ipotesi.
LA RABBIA DOPO LO STUPRO. Il ritrovamento del corpo senza vita della bambina ha però scatenato la rabbia dei familiari e dei residenti della zona che hanno inscenato una protesta pacifica contro la polizia bloccando la principale arteria per New Delhi.
La situazione è poi precipitata nel caos quando folla di dimostranti è stata dispersa con la violenza dalle forze anti-sommossa che hanno preso a bastonate diverse persone, tra cui anche la madre e il padre della vittima che avevano preso parte alla manifestazione.
Le scioccanti scene della violenta repressione sono state riprese dalle telecamere presenti sul posto. Allo choc della barbara uccisione si è quindi aggiunto quello della brutalità con cui la polizia dell'Uttar Pradesh è intervenuta per disperdere la folla composta da molte donne e da bambini.
LA VIOLENZA DELLA POLIZIA. In un filmato trasmesso dalla Cnn Ibn si vedono alcuni agenti con lunghi bastoni di bambù (chiamati in hindi 'lathi') picchiare e buttare a terra le donne, tra cui anche un'anziana.
Gli scontri sono durati diverse ore. I manifestanti hanno anche attaccato la stazione di polizia con una sassaiola. Secondo l'emittente almeno sette manifestanti sono stati feriti dalle manganellate e dai gas lacrimogeni.
Le autorità negano di aver sparato, come emergerebbe da alcuni testimonianze. Due poliziotti, identificati nel video, sono stati sospesi e un responsabile del commissariato locale è stato trasferito. Il 'chief minister' Akhilesh Yadav ha promesso di far luce sull'accaduto e di punire i responsabili delle violenze.
LE DENUNCE DELLE ORGANIZZAZIONI. Diverse organizzazioni di difesa dei diritti umani hanno denunciato la violenta reazione della polizia dell'Uttar Pradesh accusandola di essere «insensibile» al dolore dei genitori e dei familiari della bambina.
Sembra inoltre che il commissariato locale si sia rifiutato di intervenire quando il padre ha denunciato la scomparsa della bimba.
Giovedì, 18 Aprile 2013
pc 19 aprile - non si ferma la lotta NOMUOS in Sicilia
No Muos, ancora tensione a Niscemi
tre mezzi militari forzano il blocco
Uno schieramento di forze di polizia tenta di impedire ai manifestanti di fermare un convoglio che trasporta materiali e operari nella base nonostante il blocco delle autorizzazioni
Ma nonostante la difficoltà nel raggiungere il posto, attivisti e mamme 'No Muos' sono riusciti a bloccare quattro mezzi con numerosi operai, che sono dovuti tornare indietro. Solo tre mezzi militari sono riusciti a entrare nella base.
pc 19 aprile - Al san Raffaele Milano continua la lotta e gli scontri
Milano. Al San Raffaele i lavoratori occupano le accettazioni
di redazione di MilanoQuesta mattina oltre mille lavoratori del San Raffaele hanno di nuovo occupato l’accettazione dell’ospedale milanese.
Come già avvenuto nei giorni scorsi, dopo un’infuocata assemblea i dipendenti sono partiti in corteo. Sono seguiti alcuni momenti di forte tensione quando la polizia ha cercato, schierandosi con gli scudi, di impedire l’accesso dei dipendenti, non riuscendo però ad evitare che i lavoratori entrassero all'interno dell'androne dove si trovano i banchi delle accettazioni. Durante il confronto con i celerini una giovane lavoratrice è stata scagliata in terra, battendo la testa sul selciato. La donna è attualmente ricoverata al Pronto soccorso del nosocomio milanese. Da ore le accettazioni sono bloccate, e i pazienti vengono mandati direttamente ai reparti.
"La polizia con gli scudi ha cercato di impedire l'accesso e c'è stato qualche scontro" ha detto a Repubblica Angelo Mulè (Usi sanità), ex coordinatore della Rsu. "Siamo in 300-400 - dice ancora - Un primo gruppo è riuscito a entrare in accettazione, quindi la polizia ha provato a trattenere il secondo gruppo, che poi è comunque riuscito a entrare. Poi gli agenti hanno lasciato libero l'ingresso".
La vertenza del San Raffaele si fa quindi più dura. Per l’8 maggio è stato proclamato lo sciopero generale regionale della sanità pubblica e privata, indetto dall'Unione Sindacale di Base e dalle altre sigle del sindacalismo di base, per il ritiro dei licenziamenti al San Raffaele, contro le politiche sanitarie regionali e nazionali, la decurtazione di salari e diritti, per lo sblocco dei contratti, contro la spending review e la chiusura delle strutture sanitari
pc 19 aprile: LA REPRESSIONE/FASCISTA DEL GOVERNO SPAGNOLO CONTRO LA GIOVENTU' BASCA
Migliaia di
giovani della sinistra indipendentista hanno frapposto per giorni i loro corpi
tra la polizia e otto loro compagni condannati a sei anni di reclusione, per
evitare l'arresto. Questa mattina all’alba l’epilogo.
Oier
Lorente, Mikel Arretxe, Aitor Olaizola, Nahikari Otaegi, Egoi Alberdi, Ekaitz
Ezkerra, Adur Fernández e Imanol Vicente. Sono otto ragazzi e ragazze che la
magistratura speciale spagnola ha condannato l’8 aprile a sei anni di carcere.
La loro ‘colpa’? Aver militato nella più grande organizzazione giovanile basca
nonostante essa, Segi, fosse stata messa fuorilegge. Per anni hanno organizzato
manifestazioni, cortei, conferenze stampa, concerti, petizioni, presidi,
occupazioni. Esattamente come fanno i loro compagni e coetanei nel resto
d’Europa. Ma sono baschi, e per di più di sinistra e indipendentisti. E quindi
la loro attività è stata considerata, dai tribunali che Madrid ha ereditato dal
franchismo, illegale e terroristica. E dal Tribunale Supremo di Madrid sono piovute
su di loro condanne assurde, kafkiane, così come è accaduto in questi anni a
centinaia di giovani attivisti e dirigenti di Segi. Questa volta però gli otto
giovani, che nel frattempo sono diventati madri e padri, lavoratori e precari,
non si sono lasciati arrestare senza colpo ferire. E attorno a loro, a
denunciare l’ingiustizia e l’assurdità di una condanna che punisce le idee e la
partecipazione, il movimento giovanile basco ha costruito una straordinaria
iniziativa di solidarietà. Per più di 48 ore gli otto giovani sono stati
circondati e difesi da una vera e propria muraglia umana solidale. Centinaia di
ragazzi e ragazze, in certi momenti migliaia, li hanno protetti con il loro
corpo e la loro determinazione all’interno di una enorme tenda montata nella
via principale di Donostia, quella dalla quale si accede alla parte vecchia
della città basca. Ieri notte per ben due volte una decina di camionette
dell’Ertzaintza, la polizia autonoma basca, si sono fermate a sirene spiegate
accanto al tendone, prima a mezzanotte e poi alle quattro. Ma poi alla vista di
centinaia di giovani che gridavano slogan e cantavano canzoni di lotta,
frapponendosi tra gli agenti in assetto antisommossa e gli 8 imputati da
portare in carcere, i comandi dell’Ertzaintza hanno rinunciato. Da quando la
notizia della condanna degli otto giovani è stata diffusa, in tutto il Paese
Basco si sono svolti cortei e conferenze stampa di denuncia, alla quale hanno
partecipato parecchie migliaia di persone. Il corteo più numeroso sabato scorso,
a Donostia. E poi la decisione di impedire, o almeno ritardare il più possibile
l’arresto, costruendo una barriera umana. Finché questa mattina, intorno alle
sei, le camionette sono tornate, cariche di centinaia di agenti della Brigata
Mobile. Determinati questa volta a realizzare gli arresti. Davanti a loro 800
ragazzi e ragazze, che hanno di nuovo rifiutato di abbandonare i loro compagni
e le loro compagne al loro destino. E così, dopo mezz’ora di fronteggiamento, i
poliziotti in assetto antisommossa hanno cominciato a portar via i manifestanti
– che opponevano resistenza passiva, seduti a terra – uno per uno, fermandoli e
identificandoli. Mentre altre camionette si piazzavano intorno al viale che
costeggia la parte vecchia di Donostia per impedire l’arrivo di altri militanti
e attivisti, gli agenti hanno continuato la loro opera di sgombero della grande
tenda ribattezzata dai giovani baschi ‘Aske Gunea’, ‘zona libera’. Uno sgombero
che, in base agli accordi presi con il senatore indipendentista Urko Aiartza,
avrebbe dovuto essere del tutto pacifico, senza cariche e senza botte. Ma così
non è stato; molti dei giovani e dei giovanissimi attivisti di Ikasle
Abertzaleak e di Ernai, i due principali movimenti giovanili baschi, sono stati
trascinati violentemente via, alcuni manganellati o presi a calci da agenti
sempre più spazientiti, sommersi dagli slogan e dai canti della muraglia umana.
Mentre scriviamo sei degli otto ragazzi condannati sono stati ammanettati e
portati via.
Una nuova pagina vergognosa nel corposissimo libro della sopraffazione scritto in questi decenni dai governi e dalla classe politica spagnola. Un’ennesima dimostrazione di quanto Madrid non voglia avviare con la sinistra e il popolo basco nessun reale processo negoziale.
Gli arresti questa mattina: http://www.youtube.com/watch?v=xvu5xZwYBNI
Il video della manifestazione di sabato a Donostia: https://www.youtube.com/watch?v=8ipRaugB_Mc
Un video sul tentativo frustrato di arresto: https://www.youtube.com/watch?v=9EQKyfGvfj4
Una nuova pagina vergognosa nel corposissimo libro della sopraffazione scritto in questi decenni dai governi e dalla classe politica spagnola. Un’ennesima dimostrazione di quanto Madrid non voglia avviare con la sinistra e il popolo basco nessun reale processo negoziale.
Gli arresti questa mattina: http://www.youtube.com/watch?v=xvu5xZwYBNI
Il video della manifestazione di sabato a Donostia: https://www.youtube.com/watch?v=8ipRaugB_Mc
Un video sul tentativo frustrato di arresto: https://www.youtube.com/watch?v=9EQKyfGvfj4
pc 19 aprile - UOMINI E SENTENZE ASSASSINE
(dal Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario)
Le uccisioni,
violenze sessuali contro le donne sono un vero e proprio "Bollettino
di guerra", una feroce guerra di bassa intensità, di odio verso
le donne in quanto tali. Anche ieri una donna a Roma è stata uccisa
dal suo ex, un'altra è stata sfregiata al volto dall'uomo che da
tempo la minacciava.
Lo Stato non le
difende prima, quando le donne denunciano le minacce, le
persecuzioni, ma fa anche di peggio dopo, con sentenze così
scandalosamente innocue nei processi che di fatto mandano un chiaro
messaggio: stupri, assassini delle donne non sono gravi! Si può
fare! Fino ad affermare che le donne in fondo sono anch'esse complici
di ciò che le accade!
Ogni "indignazione"
di questo sistema "civile", post morte e post stupri, è
falsa e va respinta. Questo Stato borghese è il problema non la
soluzione!
Occorre una risposta
forte delle donne, come in Turchia, come in India! Uniamoci e
costruiamola!
Montalto di Castro, L'Aquila, Taranto: gli stupri sociali di una giustizia sessista e borghese!
Montalto
di Castro, L'Aquila, Taranto: si è trattato di stupro sociale e negli
ultimi 2 casi anche di tentato omicidio.
Taranto: Carmela,
13 anni, si è suicidata dopo essere stata violentata numerose volte e
non essere stata creduta, ma anzi, abbandonata dalle istituzioni in un
centro di recupero.
L'instancabile protesta
del movimento femminista proletario rivoluzionario in città e davanti
al Tribunale, la lotta del padre di Carmela e della sua famiglia per
avere giustizia, ha indotto i legali degli imputati a chiedere la
remissione del
processo in altra sede per "incompatibilità ambientale".
L'Aquila: "Rosa",
studentessa di appena 20 anni, violentata e quasi uccisa dall'ex
militare Francesco Tuccia. Il processo si svolge in una città fortemente
militarizzata, anche prima del terremoto. Un paese "amico" per i
militari, anche se stupratori.
A
rompere la complicità delle istituzioni con i responsabili dello
stupro, un presidio di donne e compagne provenienti anche da altre
città, presenti a tutte le udienze di primo grado. Ma la risposta è
stata debole sin da subito e l'esito negativo dell'assemblea nazionale
il 28 ottobre a Roma, convocata per organizzare a L'Aquila la
manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne per il 2012, ha
inevitabilmente isolato e indebolito le forze del movimento contro la
violenza sulle donne che si erano riuscite a coagulare su questo
processo simbolo.
Il giudice ha quindi sentenziato: non fu tentato omicidio, ma solo violenza sessuale.
"Rosa"
è dovuta fuggire da L'Aquila, una città "sicura" solo per militari e
stupratori, un ambiente complice, perfettamente compatibile con lo
stupro e il femminicidio, che la forza e la volontà di poche non è
riuscita a scalfire. E' legittimo chiedersi a questo punto, se e in che
misura il silenzio e l'assenza di molte su questa vicenda, si
rifletteranno sulle successive fasi del processo per Rosa e sulla
mobilitazione per Marinella.
Montalto di Castro: "Marinella",
15 anni nel 2007, stuprata selvaggiamente da un branco di coetanei.
Una violenza ancora più eclatante e sfacciata dal punto di vista sociale
e istituzionale: nel suo caso l'intero paese, con a capo il sindaco,
l'hanno messa alla gogna 3 volte dopo averla stuprata.
Dopo l'arresto degli stupratori, il tribunale dei minori concesse la prima messa in prova per due anni agli imputati che avevano dichiarato di essere pentiti. Il branco ottenne così la libertà e la sospensione del processo a spese dello stesso Comune di Montalto, il cui sindaco del PD, Salvatore Carai, si occupò, tra le altre cose, di coprire le spese processuali degli stupratori con l'utilizzo di soldi pubblici!
Dopo l'arresto degli stupratori, il tribunale dei minori concesse la prima messa in prova per due anni agli imputati che avevano dichiarato di essere pentiti. Il branco ottenne così la libertà e la sospensione del processo a spese dello stesso Comune di Montalto, il cui sindaco del PD, Salvatore Carai, si occupò, tra le altre cose, di coprire le spese processuali degli stupratori con l'utilizzo di soldi pubblici!
Nel 2010, la Corte di Cassazione bloccò la
messa in prova, facendo riprendere il processo.
Il
25 marzo 2013, a pochi giorni dalla richiesta di condanna a 4 anni
e a poche ore dalla sentenza, il tribunale dei minori ha concesso di
nuovo la messa in prova, sospendendo di nuovo il processo. Messa in
prova che verrà discussa il prossimo 11
luglio singolarmente per ognuno degli otto imputati. Verranno
stabiliti caso per caso tempi, modalità e luogo di svolgimento.
Questo nonostante la decisione della Corte di Cassazione, l'organo supremo della magistratura.
Questo
nonostante gli stupratori siano reoconfessi e nessuno, né loro, né le
rispettive famiglie e tantomeno Carai e il Comune di Montalto di Castro
si siano mai sinceramente pentiti o abbiano chiesto "scusa" alla vittima, anzi, le hanno tolta la voglia di vivere, di combattere.
L'unica risposta oggi, a questo becero linciaggio sociale e istituzionale della strega "Marinella", è l'appello di alcune deputate del PD al Ministro della giustizia (borghese e sessista) Severino, per valutare l’invio di ispettori ministeriali al Tribunale di Roma.
L'unica risposta oggi, a questo becero linciaggio sociale e istituzionale della strega "Marinella", è l'appello di alcune deputate del PD al Ministro della giustizia (borghese e sessista) Severino, per valutare l’invio di ispettori ministeriali al Tribunale di Roma.
Mentre gli stupratori vivono nelle loro case e tra l’affetto di una comunità pro-stupro, Marinella è andata via dal paese e tutt’oggi dichiara di non riuscire a rimettere in sesto i pezzi della propria vita, aspettando ormai da sei anni una ferma condanna del gesto che però tarda ad arrivare tanto da parte della società quanto da parte delle istituzioni.
Questo rimane della rabbia di Marinella: "Sono stanca di combattere per avere giustizia"
Non
lasciamo che il destino di Marinella sia ancora affidato alle sole
istituzioni, sappiamo come queste l'hanno protetta e difesa!
Torniamo a Montalto, consapevoli e forti della nosta incompatibilità con quell'ambiente!
Non
lasciamo passare la sfiducia e lo sconforto impotente tra le donne, in
"Marinella" per prima, ma anche in "Rosa" e in quel che resta della
famiglia di Carmela!
Torniamo
a Montalto per fare un "processo in piazza" delle donne, per fare noi
un processo ai giudici, ai sindaci, ma anche a tutta quella brava gente
che ha difeso e continua a difendere i suoi stupratori "bravi ragazzi" e
ad attaccare le vittime di stupro!
Nessuna giustizia, nessuna pace!
Contro gli stupri sociali la lotta è e deve essere una sola, portata avanti come una sorta di “guerra civile”.
Perché “dal letame
nascano i fiori” è necessario attaccare il letame sociale comunque e
dovunque si manifesti. Questa, d'altronde, è l’unica strada da percorrere per impedire la
rassegnazione e la sfiducia delle donne nella lotta.
Chiediamo a tutte le donne, alle associazioni contro la violenza sulle donne e sui minori, alle compagne che si sono già spese per la verità e la giustizia per Rosa e Marinella, di aderire a questo appello per cercare di invertire la rotta vertiginosa degli stupri, dei femminicidi e della loro impunità, con la mobilitazione, in vista dei prossimi appuntamenti istituzionali (prima data certa il prossimo 11 luglio a Montalto di Castro, quando i servizi sociali e il tribunale dei minori decideranno quale sarà il percorso riabilitativo degli stupratori, oggi tutti maggiorenni).
I nostri contatti, lo ricordiamo, sono:
per L'Aquila: sommosprol@gmail.com
Milano: mfpr.mi1@gmail.com
Bologna: liutlayla@yahoo.it
Taranto: mfpr.naz@gmail.com
Palermo: mfprpa@libero.it