"Ne hanno ammazzato un altro" "che si aspettano la rivoluzione?"
"Stiamo facendo un funerale al mese, ma che si aspettano? La rivoluzione"
"Pensano a Grillo e Barsani, ma il governo si è accorto di quello che sta succedendo qui?"
"il sindacoStefano e il presidente della provincia Florido: gli intercettati siedono in prima fila"
"Non sfilate davanti alle telecamere, siete complici degli assassini"
"siamo blindati. Ci marcano a uomo. Ma lo hai mai visto un funerale militarizzato?"
"Ne hanno ammazzato un altro. Lo spiegassero a quella povera ragazza che ora deve fare da madre e da padre"
"nemmeno lo sai quanti ne ho visti morire. Venticinque anni mi sono fatto all'altoforno. Per che cosa? Per i soldi del padrone"...
Avremmo voluto che queste e tante altre parole dette ieri dai compagni di Ciro Moccia, dagli operai dell'Ilva fossero state gridate, e da tutti gli operai che erano al funerale.
Avremmo voluto che Stefano, Florido, lo stesso prefetto, che quando è morto Claudio Marsella non ha ricevuto neanche gli operai del Mof che chiedevano un suo intervento per la sicurezza nel reparto, fossero stati cacciati.
Avremmo voluto vedere anche tante bandiere rosse portate dagli operai a salutare Ciro; perchè le bandiere rosse, che, purtroppo, da tanto, troppo tempo non si vedono anche nelle lotte, esprimono da sempre il sangue, lo sfruttamento, degli operai, ma anche la lotta, l'unità, la dignità degli operai; avrebbero rappresentato un grido di ribellione e di forza degli operai, che avrebbe fatto impallidire uno Stato che in questi mesi all'Ilva sa essere presente solo con lo schieramento di carabinieri, polizia, digos, in fabbrica come ad un funerale.
E vorremmo che queste parole fossero nei prossimi giorni gridate e impugnate all'Ilva, per rendere concreta con la lotta il "Basta morti", "Mai più", per onorare Ciro, come Claudio, Francesco, come tutti gli altri nostri operai che sono morti, assassinati da Riva!
Questa in corso, lo andiamo dicendo da mesi, è una guerra portata avanti da Riva/Ferrante, governo, Stato dei padroni.contro i lavoratori, a cui i lavoratori devono rispondere facendo la loro "guerra" per la difesa della vita, del lavoro, della salute, della dignità, della giustizia.
Come abbiamo scritto ieri: "...l'infortunio è avvenuto proprio in una zona dove sono in corso i lavori di rifacimento previsti dall'Aia, dove tra l'altro, almeno su carta, vige sempre il sequestro dell'area - quindi sotto l'attenzione della Procura. Il governo poi ha nominato dei garanti dell'attuazione dell'Aia che, teoricamente, dovrebbero stare in Ilva per controllare se i lavori rispettano le prescrizioni, i tempi dell'Aia.
Ma, di fatto, più dovrebbero essere i controllori e meno ci sono i controlli, anche quelli più banali, tanto che si muore per una lamiera non ancorata bene e che ha ceduto, e dove probabilmente doveva essere impedito l'accesso...!! Se per i lavori di messa a norma, appena iniziati, già c'è stato un infortunio mortale, che cosa ci dobbiamo aspettare per i rifacimenti e la messa in sicurezza di tutti gli altri impianti?!...".
3 operai, nostri compagni, morti in quattro mesi è oltre ogni situazione di fabbrica a rischio! Non si può lavorare sapendo che oggi o domani ti possono uccidere!
Attualmente, però, la lotta è ancora inadeguata a ciò che è necessario in una fabbrica in cui viene calpestato ogni diritto!
Questa guerra bisogna farla organizzati, compatti, determinati, passando dalle parole ai fatti. Lo Slai cobas per il sindacato di classe la vuole fare! Ora tocca agli operai!