sabato 1 dicembre 2012
pc 1 dicembre - speciale Conferenza Internazionale di Amburgo, la relazione della Lega contro l'Agressione Imperialista, Amburgo (BGIA)
La Guerra Popolare in India come parte della lotta
antimperialista
Compagni e amici,
a nome dell'Alleanza
contro l'Aggressione Imperialista
(BGIA), diamo il benvenuto a tutti i partecipanti alla conferenza,
a tutti quelli che hanno preso parte alla
preparazione di questa conferenza, e a tutti i compagni che non
hanno potuto essere qui personalmente a causa di problemi e difficoltà logistiche. Tutti, attraverso contribuendo in diverse forme, hanno
contribuito a fare sì che fossimo in grado di realizzare l’importante compito di oggi. Questa conferenza è una dimostrazione e una viva espressione
di internazionalismo proletario, un’espressione
di anti-imperialismo militante.
Compagni, quello che stiamo realizzando non è un "incontro di solidarietà", né un rituale formale teso a lusingare ipocriti filantropi. NO! Siamo qui perché stiamo combattendo. Siamo qui per avanzare nel nostro lavoro
antimperialista e rivoluzionario.
Siamo qui per unirci nel nostro concreto sostegno politico e morale al popolo indiano, alla guerra popolare che si sta sviluppando sotto la guida del PCI (Maoista). Siamo
qui perché siamo parte di quella
stessa lotta, perché anche noi vogliamo seppellire ogni tipo di sfruttamento e di oppressione.
Compagni, per noi questo incontro è una dichiarazione di guerra,
l’inizio di una nuova fase del nostro lavoro. Questo si deve esprimere
attraverso un salto nella nostra
attività antimperialista, nell'organizzazione e nel coordinamento.
Noi, un'alleanza
composta da organizzazioni, gruppi e individui che hanno una base comune nell’antimperialismo, ma a partire da
posizioni ideologiche e politiche diverse su molte altre
questioni, abbiamo assunto questa conferenza come un
compito importante, in considerazione del ruolo della guerra popolare
in India nella lotta
antimperialista mondiale. Vogliamo ora spiegare perché riteniamo
questa lotta in India tanto
importante.
La contraddizione principale
Nell’appello dello scorso aprile scrivevamo:
“I padroni del sistema imperialista mondiale portano avanti
un’offensiva contro i popoli del mondo. Guerre di aggressione imperialiste come
quelle contro Iraq, Afghanistan e Libia hanno segnato l’inizio del secolo e
stanno preparando la prossima guerra contro la Siria, l'Iran o chissà chi
altro, perché una cosa è certa, non si fermeranno per loro volontà. Allo stesso
tempo, scaricano sui popoli le conseguenze della crisi, specie sui popoli delle
nazioni oppresse, ma anche negli stessi paesi imperialisti, dove la classe
operaia è costantemente calpestata e i suoi diritti fondamentali vengono
rapidamente cancellati. In questa situazione, il fascismo non è una minaccia
vaga, ma una forza agente.
Allo stesso tempo, gli imperialisti distruggono sistematicamente il
pianeta. Tutto ciò è ben noto. Dimostra che l'imperialismo è reazione su tutta
la linea, dimostra che l’imperialismo non è compatibile col progresso
dell’umanità e neppure con la sopravvivenza di una parte sempre più grande
della popolazione mondiale. “La fine della storia”, che gli imperialisti hanno
annunciato a gran voce dagli anni novanta, è un inferno per il proletariato e i
popoli del mondo. Ma più oppressione scatena più resistenza, e così, dal Perù
alle Filippine, dalla Gran Bretagna alla Cina, dalla Colombia al Kurdistan,
dalla Nigeria alla Grecia, in tutto il mondo i paesi vogliono l’indipendenza,
le nazioni la liberazione, e i popoli la rivoluzione.
Questa è la base di una corrente che seppellirà l’imperialismo, ma
il problema è che in molti casi la lotta contro l’imperialismo si limita alla
sola resistenza senza altra prospettiva che la propria sopravvivenza. Perciò,
per sviluppare queste lotte come una poderosa ondata di lotta antimperialista e
rivoluzionaria, occorre un fattore cosciente e organizzato che sia in grado di
dirigere conseguentemente la lotta fino a stabilire il potere popolare. Per
questo vale la pena di rivolgere lo sguardo all’India”.
(Dall’appello per la
Conferenza Internazionale a sostegno della Guerra Popolare in India, Aprile
2012)
Noi pensiamo che ciò
che abbiamo scritto sia corretto. Una descrizione come questa fa comprendere
come è il mondo oggi. Fa capire
che la contraddizione principale a
livello mondiale è la
contraddizione tra l'imperialismo e le nazioni oppresse. Questa contraddizione
è ben lungi dall’ammorbidirsi, anzi si
intensifica. Tutta la storia degli
ultimi anni lo conferma. Questa
descrizione fa anche capire che ci
sono altre due contraddizioni
fondamentali: quella tra il proletariato e la borghesia e la contraddizione inter-imperialista.
Per noi, questa
elenco indica le contraddizioni in ordine di importanza. La contraddizione
tra le nazioni oppresse, da un lato,
e le super-potenze e potenze imperialiste dall'altro è la contraddizione principale. Ciò a causa del peso delle masse nella storia. La stragrande
maggioranza delle masse sulla
Terra vive nelle nazioni oppresse.
È anche evidente che queste popolazioni
stanno crescendo molto più velocemente
rispetto alle popolazioni dei paesi imperialisti. Questa è la tendenza
mostrata dalla storia: il peso delle masse nella
storia. Inoltre, si sta
manifestando chiaramente che attraverso la lotta che
si combatte nelle nazioni oppresse, l'imperialismo è sempre di più sovvertito e morente.
Per questo pensiamo che quello diciamo circa la contraddizione principale sia molto importante. C’è chi non la pensa come noi e pensa che noi non crediamo nella rivoluzione nei paesi imperialisti.
Sbagliano. Noi pensiamo che queste rivoluzioni siano una necessità storica e che lo sviluppo della contraddizione principale renda per esse la situazione più favorevole. Queste
rivoluzioni ci saranno, in quanto sono una necessità. Dopo tutto, è un dato
di fatto che affinché la rivoluzione sia in grado di vincere in tutto il mondo,
due grandi forze, due grandi rivoluzioni, devono riunirsi: la rivoluzione democratica e la rivoluzione socialista. Senza di ciò,
l'imperialismo e la reazione non possono
essere spazzato via dalla Terra.
Per rovesciare l'imperialismo, per la rivoluzione mondiale è una necessità strategica unire il movimento di
liberazione nazionale alla lotta del
movimento proletario internazionale, e avanzare nella rivoluzione. Se la parola d'ordine dei
comunisti è "Proletari di tutto il mondo, unitevi!", la
parola d’ordine che sta conducendo la lotta comune di queste due forze deve essere: "lavoratori e popoli oppressi di tutto il mondo,
unitevi!". Chi non vede l'enorme importanza che movimenti di liberazione
nazionale hanno per la rivoluzione
mondiale non può sviluppare
nessuna attività che vada al di là, nel
"migliore" dei casi, del radicalismo piccolo-borghese.
Alla luce dell'importanza delle nazioni oppresse nella lotta
contro il sistema imperialista, è necessario avere chiaro il quadro delle forze
in campo. Senza vedere il carattere di classe di ciascun partito,
organizzazione o movimento, senza vedere il modo in cui essi procedono, quali
obiettivi dicono di porsi e come si comportano nella pratica, non è possibile
prendere una posizione corretta, che contribuisca concretamente a far avanzare
il movimento antimperialista. La questione chiave è quale visione del mondo
seguono, quale linea ideologica e politica. Ogni forma di resistenza contro
l'aggressione imperialista è legittima, ma se la lotta di resistenza non è
guidata da una visione del mondo che corrisponde agli interessi dei più
oppressi, allora tutti gli sforzi ed enormi sacrifici saranno vani. La storia è
piena di questi esempi. Per dimostrarlo è sufficiente dare guardare alla
resistenza afghana contro l'aggressione imperialista dell'URSS. Gli "islamici"
dopo essersi impossessati della resistenza, alla fine sono diventati delle
marionette nelle mani degli Yankee e in ultimo hanno dovuto combattere contro i
loro padroni.
Le linee ideologiche e politiche dei partiti, organizzazioni
e movimenti anti-imperialiste comportano le forme di organizzazione e di lotta
che essi utilizzano. Da antimperialisti conseguenti, non ci opponiamo solo ad
alcune espressioni del sistema, vogliamo seppellire il sistema nella sua
totalità. E siamo ben consapevoli che per farlo occorre porre fine allo
sfruttamento. Per questo è necessario il partito comunista, che applichi la
guerra rivoluzionaria nella situazione concreta di ogni paese.
Questo è ciò che abbiamo in India: una giusta linea
ideologica e politica, un partito comunista e una guerra popolare. In un paese
con una popolazione di oltre 1,2 miliardi di persone, quasi un quinto della
popolazione mondiale. Un paese semi-coloniale e semi-feudale in cui si sta
sviluppando il capitalismo. Un paese con un enorme impatto nell’occhio della
tempesta della rivoluzione mondiale: i paesi oppressi dell'Asia, Africa e
America Latina. E dunque? Tutto ciò non porta alla conclusione che questa lotta
è di enorme importanza per la lotta anti-imperialista?
Quello per sconfiggere l'imperialismo non è mai stato, non è e non sarà mai un processo
limpido in cui una singola battaglia tra due grandi eserciti in formazione decide le sorti della lotta.
Respingendo l'attacco degli opportunisti alla giusta lotta del popolo irlandese, Lenin spiegava in questi termini:
“Immaginare che questa rivoluzione sociale sia
concepibile senza le rivolte di
piccole nazioni nelle colonie e in Europa, senza esplosioni rivoluzionarie
di una parte della piccola borghesia, con tutti i suoi pregiudizi, senza un movimento delle masse proletarie e semi-proletaria politicamente non coscienti contro l'oppressione
dei proprietari terrieri, la
chiesa, e la monarchia, contro
l'oppressione nazionale, ecc -
immaginare tutto questo significa ripudiare la rivoluzione sociale. Dunque un esercito si schiera in
un luogo e dice: "Noi siamo per il socialismo", e un altro, da qualche altra parte, dice: "Noi
siamo per l'imperialismo", e questa
sarà una rivoluzione sociale! Solo
chi ha una visione così ridicolmente
libresca può disprezzare la rivolta irlandese definendola un “putsch”.
Chiunque si aspetti una rivoluzione sociale “pura”, non
la vedrà mai. Costui parla di rivoluzione senza comprendere che cosa sia la
rivoluzione”
Ne consegue che
neppure il nostro processo, la lotta antimperialista a
livello mondiale, non sarà
"puro". Alcuni usano questo
argomento per negare la necessità che i partiti comunisti assumano il loro ruolo
di direzione. Noi no. Proprio per la complessità della lotta, per maneggiare correttamente le
diverse contraddizioni, la
direzione dei partiti comunisti è quanto
mai necessaria. Il modo creativo
e innovativo in cui il PCI (Maoista) è in grado di gestire l'immensa diversità delle contraddizioni
in India – contraddizioni
di casta, culturali, nazionali,
ecc - e il modo
in cui questo partito si batte
per l'unità nella guerra popolare di tutte queste diverse
lotte degli oppressi di quel
paese sono esempi cui si deve prestare la massima attenzione. Va fatto
perché la prospettiva a livello mondiale è la stessa: le guerre di liberazione e di resistenza devono fondersi
con le guerre rivoluzionarie
per diventare una tempesta che spazza via l'imperialismo.
Una linea di demarcazione contro l’opportunismo
Negli ultimi decenni
l'imperialismo è riuscito a neutralizzare o "pacificare",
come dicono cinicamente, molte lotte anti-imperialiste grazie alla truffa degli "accordi
di pace" (che comprende ogni discorso di "negoziati" e "cessate
il fuoco"). Tutti gli "accordi di pace" degli ultimi
venti anni - dal Sud Africa
al Nepal – con i rivoluzionari si sono
di fatto arresi per un piatto di
lenticchie, confermano che il popolo non può aspettarsi
da questi solo più oppressione e
sfruttamento.
A questo proposito è importante mettere in luce quei
partiti, organizzazioni e movimenti che tengono alta la bandiera della lotta
antimperialista. Ciò allo scopo di tracciare una linea contro l'opportunismo.
Per questo è importante sottolineare – e abbiamo ogni ragione nel farlo, non
solo in quanto il nostro ragionamento è corretto, ma soprattutto, ma perché
siamo in stretto legame con la vera realtà della lotta - che la minaccia
principale per qualsiasi partito, organizzazione o movimento viene da quale
sarà l'esito delle lotte al loro interno. La verità profonda espressa dal detto
“il forte si conquista dal suo interno” è stata confermata innumerevoli volte.
Perciò, il sostegno alla guerra popolare in India è una linea di demarcazione
contro l'opportunismo, contro la capitolazione nazionale (nelle nazioni
oppresse) e contro la capitolazione di classe. L’antimperialismo non è la
"solidarietà internazionale" di chi compra caffè equo e solidale,
organizza incontri per "sostenere quelle povere vittime ", o è
affascinato dal "misterioso oriente" o altre ridicole scempiaggini.
NO! L’antimperialismo è una lotta, a tutti i livelli, con tutti i mezzi, per
seppellire il sistema più sanguinario che l'umanità abbia mai conosciuto, per
mettere fine a millenni di sfruttamento e oppressione. Per questo motivo abbiamo
il dovere verso noi stessi di sostenerci l’un l’altro, in ogni aspetto. Non si
tratta di mettersi al seguito di qualcuno né di prendere posizione in modo
gretto e pedante, si tratta di unità vera tra tutti i combattenti. Perciò tutti
quegli "scettici" che vanno dicendo "tutte le lotte recenti, in
Nepal ecc, si sono concluse con un tradimento ... quindi non vale la pena
lavorare a sostegno dell'India, già sappiamo come andrà a finire",
sbagliano in partenza. Il loro atteggiamento dimostra come per loro la
questione sia "loro sono là, noi siamo qui". Questo non ha niente a
che fare con l'internazionalismo proletario, è l'atteggiamento di misantropia
universale dei piccolo-borghesi spocchiosi. È l'atteggiamento di chi ha già
perso la battaglia, di chi non ha altra prospettiva che la propria decadenza.
Un atteggiamento che esprime mancanza di fiducia nelle masse. Noi, al
contrario, ci basiamo su quanto già detto a suo tempo da Marx ed Engels, vale a
dire che ci sono due forze sulla Terra: il potere armato della reazione e le
masse non organizzate. Ciò che occorre fare è organizzare le masse. In questo
modo, ciò che è potenziale diventa realtà agente e il possibile diventa fatto
materiale. Ma il tutto resta un sogno ad occhi aperti se non si è legati alle
masse, e il problema è rendere le masse disorganizzate masse organizzate
militarmente. Gli oppressi reclamano l'organizzazione della ribellione. Nel
caso in cui un partito, organizzazione o movimento tradisca le masse, il
compito è quello di riprendere e proseguire il cammino. La storia dei popoli è
sempre stato questa: combattere, fallire, combattere ancora e così via, fino
alla vittoria.
Nel momento stesso in cui sottolineano la
necessità di delimitarsi dalla capitolazione sotto forma di "accordi di pace", è indispensabile denunciare quelli che si atteggiano ad "anti-imperialisti"
ma rifiutano di sostenere o addirittura si oppongono alla giusta lotta del popolo indiano. Per non parlare dei miserabili attacchi degli amici del
socialfascista "CPI (marxista)" e degli altri nemici
del popolo. Sognano di vivere ancora ai
tempi in cui ricevevano loro ordini da Mosca, quando difesero l'aggressione
imperialista dell'Afghanistan, sognano di poter sostituire la lotta dei popoli con la "geo-politica".
Per questo non esitano a chiamare
anti-imperialisti gli aguzzini del
popolo iraniano o salutano
la presunta posizione "antimperialista"
di stati imperialisti quali la Russia. Pretendono di
confondere la giusta difesa del diritto all'indipendenza nazionale col
sostegno degli interessi di altri imperialisti. Non comprendono che i paesi oppressi sono semi-colonie
e che i regimi di
questi paesi non rappresentano gli
interessi nazionali (quei regimi non rappresentano la borghesia nazionale ma sono agenti dell'imperialismo). Quanti negano il carattere
semi-coloniale (in alcuni casi addirittura coloniale) dei paesi oppressi,
finiscono per mettersi alla coda di altri imperialisti. Questi presunte " posizioni anti-imperialisti" in realtà sono filo-imperialiste. Non c'è perciò da stupirsi se non sostengono la guerra popolare in
India. Un'altra variante della stessa storia sono quelli che, ad esempio, sono capaci di
manifestare contro l'aggressione contro la Palestina, fianco a fianco con i Lupi Grigi, ma trovano impossibile fare una dichiarazione
a sostegno della guerra popolare perché
temono l’infezione del "pericoloso" maoismo.
Gente di questo tipo è non solo patetica,
manca completamente di spirito internazionalista.
Qualcuno si chiederà: “perche insistete tanto sulla “lotta
all’opportunismo”?”. Noi rispondiamo: solo così potremo risollevare il
movimento antimperialista dal suo stato attuale, solo così potremo avanzare.
Vediamo ancora come lo ha brillantemente spiegato Lenin:
“Né noi né nessun altro è in grado di
calcolare esattamente quanta parte del proletariato sta seguendo e seguirà i socialsciovinisti e opportunisti. Ciò sarà rivelato dalla lotta, sarà deciso
definitivamente solo dalla rivoluzione
socialista. Ma sappiamo per certo
che i "difensori della patria"
nella guerra imperialista non rappresentano che una minoranza. Ed è quindi nostro dovere, se vogliamo rimanere socialisti, andare
più in basso e più in profondità,
tra le masse reali; questo è tutto il senso e tutto il significato della lotta all'opportunismo. Denunciando il fatto che gli opportunisti
ei socialsciovinisti stanno in realtà
tradendo e vendendo gli interessi delle masse, che essi difendono i privilegi
temporanei di una minoranza dei lavoratori, che sono veicolo di idee e influenza della borghesia, che sono in realtà alleati e agenti della borghesia, insegniamo alle masse ad valutare i loro veri interessi
politici, a lottare per il socialismo e per la rivoluzione attraverso le lunghe e dolorose vicende
delle guerre imperialiste e armistizi imperialisti.
La
sola linea marxista
nel movimento operaio mondiale è quella di spiegare alle masse l'inevitabilità e la necessità della rottura con l'opportunismo, di educarle
alla rivoluzione conducendo una lotta
implacabile contro l'opportunismo,
di utilizzare l'esperienza della guerra per denunciare, non nascondere, tutta
l’infamia della politica operaia nazional-liberale”
(Lenin, l’imperialismo e la scissione del socialismo, 1916)
Dunque il nostro sforzo a sostegno della Guerra Popolare in
India serve a tracciare una linea di demarcazione dall’opportunismo e a
rafforzare il movimento antimperialista. Passiamo ora alle proposte concrete.
Facciamo della Guerra Popolare in India un elemento centrale del movimento antimperialista!
Nel portare avanti l'attività a sostegno della guerra popolare in India ha trovato conferma la nostra impressione di partenza che anche tra le forze a
noi vicine ci sia una grande ignoranza del fatto che in quel paese
ci sia un forte movimento rivoluzionario. In alcuni casi
perfino compagni con cui lavoriamo
insieme quotidianamente ci hanno sorpreso per la loro scarsa conoscenza. Naturalmente
stando così le cose, non possiamo aspettarci ne sappiano
di più la classe operaia e le masse
popolari in generale in Germania.
Pertanto, il compito immediato è quello di fare propaganda della guerra
popolare, diffondere informazione sulla sua situazione attuale e le sue
prospettive. Il problema che abbiamo nella diffusione di informazioni è che ci
occorrono propagandisti che conoscano
molto bene l'argomento e siano in grado di trasmettere informazioni,
ma, a causa della carenza di fonti di
informazione affidabili in tedesco, il numero di compagni in
grado di fare questo lavoro resta
limitato. Punto principale per
noi è la coscienza politica degli
attivisti. Siamo convinti che la
conferenza di oggi, così come
la sua preparazione sia servita e serva
ad elevare e diffondere questa consapevolezza tra i nostri compagni e amici. Ecco
perché crediamo che siamo ora in grado di fare un salto sul problema della traduzione delle informazioni. Importanti
iniziative in questa direzione sono
già state prese, ad esempio, su
proposte dei compagni austriaci.
Ora chiediamo a tutti
i compagni e amici che possono di aiutarci nel compito
di traduzione di mettersi in
contatto con noi in modo da
condividere e sistematizzare il
lavoro.
Allo stesso tempo, è necessaria una piattaforma per
condividere il materiale tradotto. Proponiamo di trasformare il sito web che
abbiamo usato per la mobilitazione per la Conferenza in un portale di
informazione in tedesco sulla guerra popolare in India. Chiamiamo tutti i
compagni interessati anche a questo a mettersi in contatto con noi.
Contiamo di iniziare subito con queste due cose: le traduzioni e il sito web.
Facciamo appello a formare nelle diverse città tedesche
gruppi di sostegno alla Guerra popolare in India, sia come organismi autonomi o
come “squadre di lavoro” di strutture già esistenti. Riteniamo che per il
momento non sia opportuno costruire una struttura centralizzata. Il sito può
svolgere la funzione di coordinamento. Ribadiamo che non vogliamo che il lavoro
a sostegno della guerra popolare in India si isolato o si sviluppo separato dal
movimento antimperialista on generale, vogliamo anzi essere parte del nocciolo
dello stesso movimento antimperialista, inseparabilmente legati al sostegno
delle altre lotte rivoluzionarie e antimperialiste del mondo.
Le autorità di Amburgo hanno dischiarati il 2012 “anno dell’India”.
L’infame “Hafengeburtstag”, l’anniversario del porto è stato dedicato all’India
e a metà ottobre il sindaco di Amburgo Olaf Scholz è andato in visita in India
per “sviluppare le relazioni”, cioè depredare risorse. Gli interessi in India
dei potentati di questa città sono tanto forti che hanno una loro agenzia
attiva in India fin dal 2005. anche noi abbiamo grande interesse per l’India,
ma non apriremo sedi là. Quel che dobbiamo fare è aprire le nostre “agenzie” ma
non per “scambi”, piuttosto per informare della realtà rivoluzionaria della
guerra popolare.
Per concludere, vogliamo ricordare che in questo, proprio
mentre noi siamo qui, i nostri compagni in India stanno combattendo la loro
battaglia per la vita o la morte contro l’imperialismo e i suoi lacchè. Grandi
sono i loro sacrifici e li stanno facendo per la liberazione dell’umanità dal
giogo imperialista per mano dei più oppressi, i più sfruttati. Tanto sono stati
uccisi, ma a simbolo di tutti oggi vogliamo ricordare il compagno Kishenji,
importante dirigente del PCI(Maoista) assassinato un anno, proprio nella data
di oggi. Commemoriamo tutti i caduti nelle guerre rivoluzionarie e nelle lotte
antimperialiste, li commemoriamo con la nostra lotta. Sono loro a chiederci di
,moltiplicare i nostri sforzi per avanzare nella lotta antimperialista su scala
mondiale.
Proletari e popoli oppressi del mondo, unitevi!
Viva la Guerra Popolare in India!
Morte all’ imperialismo!
Avanti nella lotta antimperialista!
Lega contro l’Aggressione Imperialista, Amburgo, Novembre
2012
pc 1 dicembre - speciale Conferenza Internazionale di Amburgo, la relazione del Comitato Internazionale di sostegno della guerra popolare in India
24 novembre 2012
Compagne e compagni,
La data do oggi, il 24 novembre, rimarrà segnata in nero
negli annali della storia del movimento rivoluzionario indiano. Il 24 novembre
2011 il regime reazionario dell’India, che aveva definito PCI (Maoista) “la
maggiore minaccia alla sicurezza interna” ha e assassinato e il compagno
Mallojula Koteswara Rao, compagno Kishanji, dopo averlo catturato e torturato
grazie a un agguato pianificato.
Abbiamo appreso con rabbia e dolore la morte di questo
grande dirigente della rivoluzione indiana assassinato dal regime indiano
sostenuto dall'imperialismo.
In quell’ora buia ci stringemmo ai compagni del PCI(Maoista).
La loro lotta, compagni, è la nostra; le loro perdite sono anche le nostre.
Il contributo ideologico, politico e pratico del compagno
Kishanji al PCI(Maoista), alla guerra popolare, alla lotta del proletariato e
del popolo oppresso dell'India non potrà mai essere cancellato.
Al contrario, esso è oggi più luminoso e raggiunge ogni
angolo del mondo.
Da allora fino a oggi abbiamo raddoppiato i nostri sforzi
per trasformare il dolore in forza! Abbiamo raddoppiato il nostro impegno a
sostegno alla guerra popolare in India, intensificato la nostra lotta contro
l'imperialismo nel mondo, abbiamo lavorato per l'internazionalismo proletario,
abbiamo fatto appello ai proletari, ai rivoluzionari, ai comunisti nei nostri
paesi ad avanzare nella rivoluzione.
Era il nostro modo per onorare il compagno Kishanji e tutti
i martiri della rivoluzione in India.
La conferenza di oggi è un passo ulteriore nel compimento di
quell’impegno e, per prima cosa, invitiamo a rinnovare oggi il nostro omaggio
ai compagni Kishanji, Azad a tutti martiri caduti per la causa della
rivoluzione proletaria e della liberazione dei popoli in India e nel mondo.
Invitiamo quindi i
compagni a onorare con un minuto di silenzio tutti compagni caduti
I compagni maoisti
indiani ci hanno scritto:
Porgiamo il nostro
saluto rivoluzionario all’attività di Sostegno alla Guerra Popolare in India,
che con grande sforzo state realizzando.
Abbiamo letto gli
appelli, i manifesti, le parole d’ordine … eccellenti!
Lo stadio attuale
della nostra lotta non è cambiato.
Nonostante la
Operazione “Green Hunt” e l’assassino dei nostri quadri dirigenti, nonostante
gli sforzi del nemico, cresciamo in forza, consolidandoci nelle zone
guerrigliere ed espandendoci in nuove zone. Nel procedere della guerra
popolare, in diversi luoghi abbiamo raggiunto lo stadio della guerra di
movimento.
La Operazione Green
Hunt scatenata dal governo non ha ottenuto i suoi scopi. Nonostante i colpi che
ci hanno assestato, il morale del nemico resta basso. Il piano delle classi
dominanti di cancellare il nostro partito e privare il popolo di una guida e
direzione proletaria è destinato a fallire, perché il popolo e tutti coloro che
amano la libertà in questo paese sostengono e proteggono il movimento
rivoluzionario e la sua direzione come la pupilla dei loro occhi, perché sanno
che così salvaguardano il futuro del paese e delle nuove generazioni.
Sono il popolo e i
movimenti popolari che generano i nuovi dirigenti rivoluzionari e che vogliono
che la rivoluzione di ND in India avanzi fino alla vittoria e spazzi via gli
imperialisti e i loro lacchè, i latifondisti e la borghesia compradora e
burocratica e tutti i loro rappresentanti.
L’impatto della crisi
mondiale e delle politiche imperialiste sui proletari e il popolo del nostro
paese è pesante. Aumentano la corruzione, la disoccupazione, i prezzi, la
povertà, l’emigrazione dovuta alle perdite delle terre, delle foreste,
dell’acqua. Le condizioni di vita della classe operaia, degli oppressi, dei
contadini, della stessa classe media è divenuta insopportabile ed essi si
rivolgono sempre di più alla rivoluzione. Gli scioperi operai e popolari si
sono estesi in forme senza precedenti e ad essi si aggiungono le agitazioni di
tutti i settori del popolo: dei contadini adivasi, che si intensificano e
trasformano spesso in rivolte; le stesse lotte economiche dei proletari si
stanno trasformando sempre di più in lotte politiche. La forza del nostro
partito è nella integrazione, nel fiume in piena dei movimenti di masse, con le
parole d’ordine: terra, potere, democrazia, costruzione dell’Esercito popolare
dell’autosufficienza.
Portiamo la coscienza
che non vi può nessun cambiamento fondamentale senza distruggere completamente
le classi sfruttatrici, in India come in tutto il mondo.
Il vostro lavoro è una
grande espressione di internazionalismo proletario, la sosteniamo e la
consideriamo parte dell’azione di denuncia dei crimini del regime indiano,
della barbara e genocida Operazione Green Hunt, dello sforzo per riunire tutti
gli amici della rivoluzione indiana.
I movimenti
rivoluzionari avanzano in Turchia, Filippine e negli altri paesi, compito dei
rivoluzionari che in tutto il mondo stanno seguendo la via della guerra
popolare di lunga durata è quello, da un lato, di annientare in gran numero il
nemico, dall’altro di costruire eserciti rivoluzionari popolari con le armi
tolte alle forze nemiche, per avanza ulteriormente nella guerra popolare e
instaurare il potere politico popolare alternativo.
Osiamo combattere e la vittoria sarà del popolo!
Ancora, sulla situazione attuale della Guerra Popolare in
India, ci hanno scritto:
Lo Stato indiano
continua senza sosta i suoi brutali attacchi contro il popolo del paese, in
particolare, negli ultimi due anni e mezzo, contro gli adivasi, nel nome della
Operazione Green Hunt. Le forze di polizia e paramilitari scatenate dalle
classi dominanti stanno perpetrando “scontri” omicidi, massacri, violenze
sessuali, torture, incendi di villaggi, distruzione di coltivazioni e raccolti,
saccheggio delle proprietà comuni, arresti di massa e “sparizioni” forzate.
L'obiettivo di questa guerra contro il popolo è sradicare il movimento maoista
che persiste nel paese, in particolare nelle regioni centrale e orientale.
La borghesia
compradora burocratica e gli imperialisti cercano disperatamente di spogliare e
saccheggiare il nostro amato paese, riccamente dotato di vasti campi minerari,
foreste e risorse idriche. In particolare, a partire dal 2008, nel contesto
della profonda crisi economica mondiale, si sono intensificate le tante manovre
per sfruttare economicamente le risorse naturali disponibili e la forza lavoro
nei paesi sottosviluppati come l'India. Dopo aver concluso protocolli di intesa
investimenti che hanno concordato con i governi compradori investimenti
miliardari, e avviato la distruzione su vasta scala del jal-Jangal-Zameen,
queste forze stanno deportando un gran numero di persone via dalle loro case e
terre. Ma anche il popolo si è sollevato contro questa aggressione.
Il PCI (Maoista) sta
guidando il popolo ed è al suo fianco. Per questo motivo il movimento maoista è
diventato l’ostacolo maggiore le classi dominanti sfruttatrici e il loro
governo. Quella che le classi dominanti avvertono come la minaccia del
movimento maoista è propagandata come “la più grande minaccia alla sicurezza
interna del paese” allo scopo di ingannare le masse.
Le classi dominanti
spacciano come “sviluppo” le politiche neoliberiste di miseria, distruzione e
morte imposte dall’imperialismo e marchiano come “anti-sviluppo” chiunque si
opponga a queste politiche antipopolari. Hanno individuato in particolare i
maoisti come il bersaglio di questa campagna di disinformazione realizzata
attraverso mass–media compiacenti che stanno conducendo una diffusa guerra di
propaganda contro il movimento maoista, definendolo “anti-sviluppo”, violento e
terrorista. Le classi dominanti sono terrorizzate dal modello alternativo di
sviluppo presentato dalle masse nelle aree lotta dei maoisti, in particolare
nella regione del Dandakaranya, dove il popolo ha distrutto attraverso la lotta
di classe il potere politico delle forze feudali e reazionarie locali e ha
istituito, in forma embrionale, organi di il potere popolari. È sotto la guida
di questo governo popolare e attraverso la sua iniziativa che sta prendendo
forma un modello alternativo di sviluppo fondato sul contare sulle proprie e
sulla cooperazione. Le classi dominanti hanno scatenato la loro offensiva
brutale per cancellare questa società rivoluzionaria nascente e il suo percorso
di sviluppo orientato verso il popolo. Gli imperialisti, in particolare
l'imperialismo USA, non sono solo dirigono questa offensiva, ma vi partecipano,
direttamente o indirettamente.
Su ordine
dell’imperialismo USA, è stata avanzate anche la proposta di un Centro
Nazionale Anti-Terrorismo, che costituisce una minaccia non solo per diritti
fondamentali dei cittadini del paese,, ,a anche per la cosiddetta struttura
federale.
Come parte di questa
aggressione militare, un anno fa l’Esercito Indiano è stata dispiegato nel
Bastar. Ma la questione non si limita esclusivamente al Bastar o al
Dandakaranya. Lo scopo di questo dispiegamento dell'esercito è schiacciare il
movimento rivoluzionario in tutto il paese. Per attenuare proteste e
opposizione all’uso dell’esercito indiano (un esercito nato per affrontare le
forze nemiche di paesi stranieri) contro lo stesso popolo del paese, questo
dispiegamento viene realizzato col pretesto del “addestramento”. Il governo del
Chhattisgarh ha deciso di espropriare 750 chilometri quadrati di foreste nella
regione Maad per darli all'esercito per fini “addestramento”. Questa è una
prova lampante del modo in cui il governo stesso è il primo che viola il
divieto posto dalla legge – dal Quinto Allegato, al PESA ecc – al trasferimento
di terre adivasi a proprietari non adivasi. L'intenzione dell'esercito, che al
momento si sta “addestrando” il Narayanpur e il Kondagaon, è superare
gradualmente la città di Narayanpur e occupare i villaggi interni del Maad. I
vertici dell'esercito stanno supervisionando personalmente il “programma di
addestramento”.
Nell’ultimo anno nel
quadro della Operazione Green Hunt sono stati condotti incursioni ed attacchi
sotto il comando dell'Esercito Indiano in cui le forze armate sono state
impiegate con formazioni a livello di brigata. In ognuno di questi attacchi su
larga scala sono stati impegnanti 3000 a 5000 effettivi delle forze armate e
governative. In questa massiccia operazione militare sono stati attaccati 19
villaggi e 12 abitanti sono stati arrestati. Le forze governative hanno ne picchiato
molti altri, assaltato e saccheggiato le case.
La regione Maad è
stata circondata e attaccata contemporaneamente da tre lati – dai distretti di
Bijapur e Narayanpur del Chhattisgarh e dal distretto di Garhchiroli in
Maharashtra – nel quadro di una massiccia offensiva militare di tremila truppe
armate. L’hanno chiamata “Operazione Vijay” e “Operazione Haka”.
Quasi 3.000 adivasi
del Dandakaranya sono attualmente rinchiusi nelle carceri del Chhattisgarh,
Maharashtra e Andhra Pradesh. Sono stati implicati in molte accuse false e per
questo stanno languendo nelle buie celle delle prigioni, senza alcun accesso
all’assistenza o a un processo legale. Molti di loro, se anche fossero stati
condannati per i reati di cui sono incriminato dopo un processo legale,
sarebbero già usciti di prigione, per aver scontato per intero la relativa
pena. Molti di loro, per povertà o arretratezza, non sono in grado neppure di
ingaggiare un avvocato. Ai famigliari è impedito di incontrare i parenti in
prigione, e questo riduce molti detenuti in condizioni di agonia mentale.
Questo è la situazione non solo del Dandakaranya, la stessa situazione esiste
in Jharkhand, Bihar, West Bengal, Andhra Pradesh e Odisha. In breve, le
prigioni del paese sono state riempite di adivasi affinché le terre degli
adivasi possano essere consegnati alle grandi imprese.
Il Comitato Centrale
del nostro partito ha proclamato diversi scioperi-blocchi generali per fermare
gli attacchi fascisti contro il popolo del paese dei governi degli sfruttatori
al potere, per impedire il dispiegamento dell'esercito in Bastar sotto la
Operazione Green Hunt, per respingere i campi militari del forze armate col
pretesto del “addestramento”, per il rilascio incondizionato degli Adivasi e
dei prigionieri politici rinchiusi nelle carceri del paese, e per chiedere il
ritiro della proposta fascista del NCTC. I Bandh sono stati realizzati negli
stati di Andhra Pradesh, Jharkhand, Bihar, West Bengal, Chhattisgarh, Odisha e
Gondia, e nei distretti di Chandrapur e Garhchiroli nel Maharashtra.
Perchè abbiamo
promosso un Comitato Internazionale a sostegno della Guerra Popolare in India e
come siamo arrivati a questa conferenza
In India si sviluppa impetuosa una guerra di popolo contro
la borghesia indiana e l'imperialismo.
Essa si estende e si diffonde sempre più. E non è certo
una semplice guerriglia di qualche migliaio di armati, espressione delle caste
e realtà tribali delle più remote e arretrate dell’India, come ripetono i
commentatori occidentali, ma una vera guerra di popolo, guidata dal partito
della classe operaia indiana, il Partito Comunista dell'India – maoista, che coinvolge e gode dell’appoggio di milioni
di contadini poveri, donne, masse di “intoccabili”, che stanno combattendo per
la loro liberazione e già oggi controllano vaste regioni attraverso una decina
di stati della confederazione indiana.
Una guerra di popolo iniziata nelle regioni dove più
profonde sono le radici della rivolta, la miseria e lo sfruttamento
capitalistico e, perciò, più acute sono le contraddizioni prodotte dal
turbolento sviluppo del capitalismo indiano, legato all’imperialismo.
La guerra popolare sta conquistando masse di giovani,
studenti e intellettuali democratici e rivoluzionari anche nelle città del
paese e ottiene sempre più interesse e sostegno in tutto il mondo.
Contro questa guerra popolare lo Stato Indiano, con
l'appoggio dell'imperialismo ha scatenato la gigantesca operazione repressiva
contro il popolo, una campagna di guerra condotta dal regime indiano contro il
suo stesso popolo, con ampio impiego di truppe superarmate, polizia e milizie
paramilitari, che punta a seminare terrore e genocidio nei villaggi con
incursioni, distruzioni indiscriminate, stupri e assassini di massa,
eliminazioni selettive, arresti e sparizioni. In particolare cercano di
decapitare la direzione del popolo, assassinando selettivamente i compagni
dirigenti del PCI(Maoista). Tutto nell’illusione di annegare nel sangue la
lotta di un popolo per la liberazione.
Nel silenzio assenso dei governi imperialisti di USA,
Europa, Russia e dei loro mass-media, la criminale azione del governo indiano
ha trovato l'opposizione già al suo interno un ampio fronte di intellettuali di
spicco. Tanti attivisti in ogni paese del mondo l’hanno smascherata e si sono
mobilitati per fermarla. Una campagna di denuncia e solidarietà è stata
lanciata da ICAWPI
Ma secondo noi occorre andar oltre la denuncia dei crimini
della controrivoluzione in India.
Le masse indiane, dirette dal Partito Comunista dell'India
maoista, stanno scrivendo una pagina storica nello scontro di classe nel mondo
che vede da un lato l'imperialismo e le borghesie reazionarie, dall'altro il
proletariato e i popoli del mondo
Lo sviluppo della guerra popolare in India è la nuova
dimostrazione, che è la rivoluzione oggi la tendenza principale nel mondo
E' la nuova affermazione che il maoismo,
marxismo-leninismo della nostra epoca, è al comando e guida della nuova ondata
della rivoluzione mondiale contro l'imperialismo in crisi.
I proletari
avanzati devono comprendere che l'avanzamento della guerra di popolo in
India mette seriamente in discussione i rapporti di forza non solo nella
regione sud-asiatica, crocevia geo-strategico degli assetti attuali dell’intero
sistema imperialista mondiale, ma in tutto il mondo.
Per questo lanciammo la proposta di costituire un Comitato
Internazionale di sostegno e organizzare campagna di sostegno a livello
mondiale, nel maggior numero dei paesi del mondo e in particolare nel ventre
della bestia imperialista, dove la maggior parte di noi opera.
Il Comitato Internazionale è nato sulla base dell’appello
lanciato nel meeting internazionale di Parigi del gennaio 2010 e ad esso si
sono uniti compagni dalle diverse parti del mondo.
Fin dall’inizio è stato chiaro che il Comitato non doveva
essere costruito come una “cartello” di gruppi, ma come centro di azione e
propaganda di cui proletari e masse popolari fossero i protagonisti.
In ciascun paese il Comitato è stato costruito come
organismo autonomo pronto a collaborare con tutti quelli che portano sostegno
alle guerre popolari e alla lotte di liberazione dei popoli oppressi
dall’imperialismo, mantenendo la sua autonomia di programma e azione.
Abbiamo sempre respinto ogni tentativo di usare le nostre
iniziative come luogo per un dibattito generale, dimenticando che è il sostegno
alla GP quello che e deve può unire e mobilitare.
Con questo approccio, abbiamo tenuto dal 2 al 9 aprile 2011
la prima Settimana Internazionale di azione, che coinvolto decine di paesi in
tutti i continenti.
Con essa, grazie all’estensione raggiunta da quella
campagna, il nostro Comitato ha mostrato la sua dimensione internazionale e la
capacità svolgere la sua finzione di promuovere informazione e sostegno alla
guerra popolare in India, nel contesto più generale della lotta di classe e
della situazione dell’imperialismo e della lotta del proletariato e dei popoli
oppressi.
Facendo il bilancio di quella campagna, abbiamo sottolineato
ancor più che dovevamo puntare a raggiungere i proletari e le masse popolari.
Dove questo era stato messo in pratica, la campagna aveva avuto una
partecipazione di massa, dove c’era stata invece la tendenza a cercare prima
l’accordo tra gruppi, non aveva ottenuto buoni risultati.
Perciò, nel contesto di una campagna prolungata, decidemmo,
maneggiando le contraddizioni emerse nei diversi paesi, di lanciare una nuova
settimana internazionale di azioni, dal 14 al 22 gennaio 2012, con le parole
d’ordine: “'la repressione del governo indiano e dell'imperialismo non ferma ma
alimenta la guerra di popolo”, “che il vento della guerra di popolo in India
arrivi alle masse proletarie in ogni angolo del mondo”. In particolare nei
paesi imperialisti, facemmo anche appello a mobilitarsi contro le
multinazionali indiane che espandono presenza e profitti anche nei paesi
imperialisti.
Come parte di questa seconda settimana, ci sono state circa
un centinaio di azioni in tutto il mondo. Si sono formati nuovi comitati, molte
altre forze rivoluzionarie e antimperialiste si sono unute alla campagna. I
manifesto con le immagini di Kishenji e Azad sono stati sui muri di tantissimi
paesi e il loro eroico esempio ha preso vita nelle lotte dei proletari e dei
popoli oppressi.
In Colombia, Canada, Italia, Svezia, Austria, Stato
Spagnolo, Francia, Germania etc., in circa 30 paesi I manifesti della campagna,
molto apprezzate dai compagni indiani, hanno segnato la marcia del sostegno
internazionalista!
La linea e il metodo del Comitato internazionale, il suo
approccio unitario ha vinto contro le posizioni scissioniste e anche contro quanti
volevano limitare il sostegno alla sola lotta contro la Operazione Green Hunt.
Questa seconda campagna ha aperto la strada alla Conferenza
Internazionale di oggi
The line
and method of the International Committee, its united approach to support won
against splitting positions and also against those who wants to shrink the
support only to struggle against the Operation Green Hunt.
This second
campaign opened the work that led to the international conference of today.
Il contesto internazionale della Guerra Popolare in India e della
situazione mondiale
Il sistema
imperialista sta attraversando la sua più grave crisi dagli anni '30. I
tentativi attuali per affrontarla e superarla non fanno che approfondirla ed
estenderla.
La crisi trova
origine nelle leggi stesse di funzionamento del sistema capitalista. Essa è la
manifestazione dei limiti della produzione per il profitto e della
contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione, tra carattere
globale e generalizzato della produzione e appropriazione privata. Nello
scenario mondiale ciò significa un divario sempre più grande tra la ricchezza
di un pugno di paesi imperialisti e la povertà di tre quarti dell'umanità dei
paesi oppressi dall'imperialismo; tra la ricchezza nelle mani della borghesia e
l'impoverimento assoluto e relativo dei proletari e delle masse popolari
all'interno dei paesi imperialisti; tra la straripante ricchezza di una
borghesia compradora e parassitaria e le condizioni di vita di miseria e fame
delle masse proletarie e popolari nei paesi oppressi dall'imperialismo.
Il mondo è ancora di
fronte a due possibilità: o l’uscita dal capitalismo o una dolorosa ripresa
temporanea da questa crisi rafforzando, potenziando i meccanismi del capitale e
prolungando così la miseria delle masse.
Le borghesie
imperialiste di tutto il mondo approfittano della crisi per ristrutturare
l'imperialismo su scala mondiale e salvarlo nell'interesse della propria classe
e in funzione dei loro profitti. Questo porta a scaricare l’odioso peso della
crisi sui proletari e le masse popolari. Nei paesi oppressi dall’imperialismo
come nei paesi imperialisti aumentano la disoccupazione, la precarietà, il
costo della vita e si intensifica lo sfruttamento sino a forme di moderno
schiavismo, si tagliano i diritti dei lavoratori, si cancellano le loro
conquiste sociali acquisite in anni di lotte, si chiudono le fabbriche con
massicci licenziamenti, si mandano in rovina e si inducono al suicidio i
contadini, si sviluppano tagli delle spese sociali e privatizzazioni della
scuola, sanità, si estende la logica della mercificazione e del profitto ai
beni primari, acqua, aria, sole, ecc.
Nei paesi oppressi
dall’imperialismo, le proteste, le ribellioni, le lotte di liberazione hanno
trovato nelle rivolte dei Paesi arabi e del Golfo Persico una nuova altezza e
una nuova alba. Giovani, proletari e masse popolari, e in alcuni casi settori
organizzati di operai, hanno attaccato e rovesciato regimi dittatoriali
asserviti all'imperialismo che sembravano inamovibili. Ciò ha aperto la strada
a nuove rivoluzioni di nuova democrazia antimperialista, antisionista,
antifeudale.
In questa nuova
ondata di lotte e resistenza dobbiamo sostenere e rafforzare la lotta per la
liberazione dei popoli e per la nuova democrazia, verso il socialismo e il
comunismo.
È in questo contesto
che si sviluppa ed emerge una potenziale nuova ondata della rivoluzione
proletaria mondiale che ha come punti di riferimento e ancoraggio strategico le
guerre popolari guidate dai partiti maoisti.
È in questo conteso che in India la guerra popolare diretta dal PCI(Maoista) resiste con
successo agli attacchi senza precedenti del nemico ed è in grado di espandersi
e progredire.
Che tipo di sostegno alla Guerra Popolare in India ci serve
Come giò detto prima,
da un lato, abbiamo formato il Comitato Internazionale per andare oltre la
semplice lotta contro
la guerra al popolo condotte dal
regime indiano e dei suoi crimini, dall’altro, in
ogni paese abbiamo costruito il
Comitato non un cartello di
gruppi, ma come organizzazione
di massa volta ad unire e mobilitare
proletari e le masse attorno al supporto al PW,
rifiutando ogni tentativo di trasformare
il sostegno in occasione di auto-propaganda o per criticare e
discutere altre posizioni esistenti
nella movimento rivoluzionario e
comunista, o addirittura quelle
dello stesso PCI (Maoista). Spesso, entrambe le tendenze, quella ristretta e
quella "di sinistra", con parole differenti,
ha avuto lo stesso effetto di disertare la campagna e rompere il Comitato
nei diversi paesi. Ma questi problemi
non hanno fermato lo sviluppo del nostro lavoro e il processo che ha portato alla conferenza di oggi, dove siamo tutti insieme a rendere più chiara e forte la nostra solidarietà internazionalista.
Se la critica alle
posizioni o ai rapporti internazionali tenute dalle
singole forze che partecipano al
Comitato Internazionale è
legittima, rompere a causa di questa critica l'unità del Comitato Internazionale a sostegno della GP è inaccettabile.
Primo, perché il
comitato ha un compito limitato,
il sostegno alla GP in India;
secondo, perché lo stesso PCI (Maoista) apprezza
il lavoro del Comitato internazionale di
sostegno; terzo, perché il Comitato Internazionale
include forze provenienti
da diversi paesi e, pertanto, si
muove in un contesto in cui le
diverse posizioni esistenti a livello
nazionale non sono il fattore decisivo
per il suo lavoro.
Per tutte queste
ragioni, coloro che disertano la
lotta del Comitato Internazionale, non importa con quali motivazioni, sostengono
a parole la GP ma boicottano nei fatti questo sostegno. Essi aderiscono al comitato solo se
ha le loro stesse posizioni e non
per sviluppare il più ampio supporto
possibile.
Il comitato fa
appello ai lavoratori
Chiamiamo gli operai, lavoratori, precari, disoccupati, a
riconoscere la lotta delle masse popolari indiane contro il regime reazionario
indiano e l’imperialismo che lo sostiene.
In India le masse lottano contro i padroni che licenziano e
sfruttano, contro il carovita, la corruzione e il terrorismo di Stato, con
grandi scioperi e manifestazioni, occupazioni di fabbriche, attacchi ai
padroni.
In India il governo è deciso a vendere le risorse naturali e
umane alle multinazionali imperialiste occidentali, ai nuovi monopoli dei
padroni delle grandi fabbriche automobolistiche e siderurgiche, come Tata, Essar, Jindal, Mittal, ecc., che traggono
dallo sfruttamento selvaggio di operai, spesso donne e bambini, i profitti che
permettono loro di divenire acquirenti e partecipanti dei grandi monopoli
internazionali del settore, in alleanza anche con i padroni nei paesi
imperialisti.
La lotta per i diritti dei lavoratori e dei popoli, la lotta
per il lavoro, i salari, le condizioni di vita; la lotta per la libertà, per la
democrazia; la lotta per rovesciare il potere dei padroni e per il potere nelle
mani dei lavoratori e delle masse popolari, è una lotta internazionale che ci
unisce in ogni angolo del mondo.
Per i lavoratori nel mondo devono esprimere la massima
solidarietà alle masse popolari indiane, al Partito che le guida, perché respingano
gli attacchi del nemico e avanzino fino alla vittoria.
Noi chiamiamo in
particolare le donne a sostenere la guerra popolare in India
Tutta la stampa internazionale ha rilevato come le donne
siano in prima linea a guida della rivoluzione in India. Una recente indagine
ha mostrato che di circa 290 maoisti che operano nella aree della guerra di
popolo nel Maharahstra, 74 sono donne, e sono donne membri dei Comitati di
divisione, dei Comandanti, anzi gli uomini sono superati dalle donne tra i
quadri di comandanti e aggiunti. Protagoniste degli attacchi alle basi dello
Stato repressivo sono donne.
Lo Stato, le forze della repressione sono particolarmente
feroci verso le donne usando anche l'arma degli stupri. Nello stesso tempo la
natura dell'oppressione di classe e sessuale delle donne è di lunga durata. Ma
proprio per questo la guerra popolare di lunga durata attrae e aiuta la
partecipazione di molto donne oppresse e questo rende effettivamente la guerra
popolare una guerra di massa.
Questo fa di questa guerra di popolo un fenomeno
internazionale della lotta di liberazione delle donne e della rivoluzione nella
rivoluzione, per combattere sui due fronti, della lotta di classe e della lotta
di genere, necessaria alle masse femminili per affermare il loro cammino e
portare una visione generale, trasformante della lotta di rivoluzionaria.
Come racconta la scrittrice, esponente di punta del
movimento antiglobalizzazione e del movimento delle donne, Arundhati Roy,
queste compagne vengono da lunghi anni di lotta delle donne all'interno del
partito, non solo per affermare i loro diritti ma per convincere il partito che
l'uguaglianza tra uomini e donne è al centro di un'ideale di società giusta.
Queste donne vengono dalla ribellione ai retaggi feudali,
alle tradizioni del matrimonio forzato, del rapimento delle donne, alle
violenza e alle bestiali mutilazioni...
Non hanno ancora vinto tutte le battaglie, ma - aggiunge
Arundhati Roy -
"quali femministe le hanno vinte?"
La lotta delle compagne indiane è una fonte di esempio e di
ispirazione per il movimento delle donne in ogni angolo del mondo.
Ai giovani noi
diciamo:
In india è in corso una Guerra Popolare combattuta
dall’eroico Esercito Guerrigliero Popolare di Liberazione e diretto dal
glorioso Partito Comunista Indiano (maoista) che sta cambiando il volto del
secondo paese più popolato al mondo.
Nella “più grande democrazia del mondo” dove in realtà la
gran parte del popolo vive nella miseria ed espropriato dei propri diritti
fondamentali per il profitto del capitalismo indiano asservito
all’imperialismo, nelle zone liberate si sta sviluppando la democrazia popolare
delle masse povere, contadine, adivasi e tribali, delle donne, un vero e
proprio embrione dello stato di nuova democrazia preludio del socialismo. Lo stato
reazionario indiano vuole stroncare sul nascere tutto ciò.
Con genuino spirito internazionalista i giovani
rivoluzionari devono appoggiare la Guerra Popolare in India perché essa è
determinante per l’avanzamento della rivoluzione mondiale, per i giovani
rivoluzionari operanti nelle cittadelle e metropoli imperialiste, la Guerra
Popolare in India è fonte d’ispirazione e di incoraggiamento nel nostro lavoro
rivoluzionario.
Per occorre impegnarsi nell’informazione e mobilitazione dei
giovani a sostegno della Guerra Popolare in India nelle scuole, università e
nei quartieri proletari.
A tutte le forze
comuniste, rivoluzionarie, antimperialiste, di solidarietà internazionalista
Il comitato Internazionale invia a partecipare e sostenere
la Conferenza Internazionale a sostegno della Guerra Popolare in India e le
decisioni che seguiranno.
La conferenza internazionale segna un duro colpo
all'imperialismo e al regime indiano, all'egemonismo indiano nel mondo e un
grande passo nel sostegno alla guerra popolare in India, nell'affermazione
della via della guerra popolare e della rivoluzione nel mondo,
dell'internazionalismo proletario.
Il Comitato Internazionale fa appello, per dare a tutti la
massima informazione e permettere la massima discussione sull'India e la guerra
popolare in India, sulla linea e l'azione del PCI(Maoista), sugli sviluppi
della rivoluzione indiana nel contesto internazionale, sulle forma del sostegno
ad essa a organizzare iniziative nel maggior numero di città, centri, posti
lavoro, quartieri.
Iniziative autonome di ogni realtà, coordinate con il
Comitato Internazionale e con il riferimento agli appelli internazionalmente
sottoscritti.
Compagni,
Il Comitato di sostegno con la sua storia, il suo
itinerario, le sue difficoltà è un
lavoro per tappe, un lavoro di contatti, di rete, un lavoro per individuare le forze reali che si possono
unire, un lavoro rivoluzionario di massa. Un lavoro da fondere nelle lotte
proletarie e nelle esperienze rivoluzionarie nella lotta di classe.
Un lavoro opposto alle chiese ideologiche e settarie.
Un lavoro che va oltre la denuncia democratica della
repressione in India, perchè centrarlo solo su questo finisce per far apparire
l'imperialismo come forte e imbattibile, quando anche in India lo Stato indiano
e l'imperialismo si difendono dalla crescita e tenuta della guerra popolare.Un
lavoro che apprezza l'impegno di coraggiosi intellettuali, Arundaty Roy, Ian
Myrdal, ecc, ma che punta a mobilitare i compagni di base, quelli in contatto
diretto con le masse, per costruire un movimento reale internazionale e
internazionalista.
Il Comitato è nella difensiva strategica, con la sua
nascita, la sua esistenza, le sue campagne. Con la Conferenza entra in una fase
di equilibrio strategico in cui non si può cancellare, ma non si può ancora
vincere e passare all'offensiva.
Facciamo appello a tutte le forze presenti per fare insieme
questa avanzata, per continuare questo lavoro in ogni paese, per usare tutte le
forme di lotta, dalle mobilitazioni per sensibilizzare e unire le masse, a
colpire i simboli del regime indiano e dell'imperialismo.
Con la guerra
popolare in india fino alla vittoria!
Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India
Novembre 2012
pc 1 dicembre - LUNEDI' A TARANTO SI PROCESSA LA LOTTA DEI DISOCCUPATI ORGANIZZATI
Facciamo appello ai disoccupati a venire al processo che si terrà che si terrà Lunedì 3 dicembre ore 9,30 aula D del Tribunale di Taranto.
Sono imputati uno dei più attivi giovani della lotta dei Disoccupati Organizzati e la coordinatrice dello Slai cobas per il sindacato di classe.
Sono processati per una delle fasi più acute della lunga lotta dei Disoccupati Organizzati, per aver osato lottare per il diritto al lavoro e per legare in questa città di Taranto lavoro/ambiente nella raccolta differenziata.
Mentre oggi tutti i giornali nazionali e locali lanciano l'allarme sui gravi dati in forte aumento di disoccupazione, soprattutto dei giovani, delle donne, e soprattutto al sud, e Taranto è risultata l'ultima città per vivibilità; si vuole condannare chi si mobilita contro la morte lenta della disoccupazione, contro la disperazione e soprattutto contro i resposabili, padroni, Istituzioni locali e nazionali; a Taranto Comune del Sindaco Stefano in primis che risponde da un lato con la miseria dell'assistenzialismo clientelare, le truffe degli appalti e dell'uso dei soldi pubblici, dall'altro con la repressione verso i disoccupati che non si piegano e lottano.
Il processo rimanda al maggio 2010. In quella fase la lotta dei Disoccupati Organizzati già in corso dal 2009 con forti iniziative di protesta (blocchi del ponte, occupazioni del Comune, Provincia, ecc.), volle porsi come punto di unità, organizzazione, di mobilitazione di tutti i disoccupati e i senza lavoro a Taranto; per questo in aprile organizzò sotto il Comune una Tenda per il Lavoro, che divenne nelle settimane successive un centro di organizzazione, denuncia, di speranza, di iniziativa rivolta a tutta la città.
Ma via via che la Tenda diventava un effettivo punto di riferimento, dava sempre più fastidio al sindaco Stefano che ai primi di maggio '10 scatenò i suoi servi Vigili urbani, che già si comportavano normalmente peggio della polizia; questi con una carica che fece invidia alle più forti cariche poliziesche si scatenarono contro la Tenda, contro i disoccupati, soprattutto donne che la stavano difendendo, la distrussero e ferirono alcuni disoccupati.
I Disoccupati Organizzati però non si fermarono. Nei giorni successivi continuarono a presidiare il Comune. Questa determinazione diede fastidio ai Vigili a difesa del Comune che, in particolare uno già qualificatosi per la sua arroganza e atteggiamenti provocatori di stampo fascista, continuavano a provocare, offendere, trovare mille pretesti per contrastare il presidio, e nuovamente aggredire i disoccupati, mentre la Digos stava a guardare... I disoccupati giustamente risposero a questo atteggiamento, impedendo in un'occasione l'azione provocatoria e fascista del Vigile che pretendeva anche di fotografare i disoccupati in lotta.
Da qui è scaturita la denuncia-querela del Vigile contro i due compagni che lunedì - loro invece dei vigili - saranno processati!
Sono i Vigili-sceriffi che dovrebbero stare in galera per abuso del loro "potere"!
E' il sindaco di Taranto che usa la repressione verso chi lotta per il lavoro e il servilismo (o peggio) con Riva, che dovrebbe essere processato.
GIU' LE MANI DAI DISOCCUPATI ORGANIZZATI E DALLO SLAI COBAS!
GIU' LE MANI DALLA LOTTA PER IL LAVORO!
Disoccupati Organizzati Slai cobas per il sindacato di classe
TA. 1.12.12
pc 1 dicembre - I PADRONI IMPUTATI DELLA THYSSEN COSTRETTI A FARE PASSI INDIETRO
Ex lavoratori ThyssenKrupp e familiari delle vittime
vincono sul fronte giudiziario contro la multinazionale tedesca
Comunicato stampa
Questa settimana è ripreso il processo d'Appello per il rogo nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino del 6 dicembre 2007 in cui persero la vita 7 compagni di lavoro.
Dopo alcune schermaglie procedurali tra avvocati di Parte Civile e la difesa degli imputati sull'ammissione di alcune Parti, la multinazionale tedesca rinuncia formalmente, presentando agli atti un documento del legale rappresentante, a ricorrere in tutti i gradi di giudizio contro gli ex lavoratori costituitisi come Parti Civili nel procedimento: una prima importante vittoria che premia la determinazione e la mobilitazione degli operai e dei familiari durante tutto il corso del processo.
Gli imputati, tutti contumaci, puntano la loro linea difensiva sulla distrazione degli operai. Nulla di più falso: i nostri compagni di lavoro sono morti semmai per la troppa abnegazione che avevano del loro lavoro, nonostante lo stessero perdendo. La fabbrica infatti era in via di chiusura.
Non altrettanto si può dire degli imputati che con la loro condotta, appurata dalle indagini svolte dal pool di Guariniello, hanno scelto consapevolmente di abbandonare a sé stesso lo stabilimento e così tutti coloro che vi lavoravano e non investire più sulla sicurezza degli impianti.
In una giornata funestata dall'ennesima morte sul lavoro (recuperato il cadavere di Francesco Zaccaria, morto ieri all'Ilva di Taranto dopo che una tromba d'aria ha scaraventato in mare la gru dove lavorava) questa è per noi una importante ma parziale vittoria su chi lucra sulla pelle dei lavoratori.
Comunicato stampa
Questa settimana è ripreso il processo d'Appello per il rogo nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino del 6 dicembre 2007 in cui persero la vita 7 compagni di lavoro.
Dopo alcune schermaglie procedurali tra avvocati di Parte Civile e la difesa degli imputati sull'ammissione di alcune Parti, la multinazionale tedesca rinuncia formalmente, presentando agli atti un documento del legale rappresentante, a ricorrere in tutti i gradi di giudizio contro gli ex lavoratori costituitisi come Parti Civili nel procedimento: una prima importante vittoria che premia la determinazione e la mobilitazione degli operai e dei familiari durante tutto il corso del processo.
Gli imputati, tutti contumaci, puntano la loro linea difensiva sulla distrazione degli operai. Nulla di più falso: i nostri compagni di lavoro sono morti semmai per la troppa abnegazione che avevano del loro lavoro, nonostante lo stessero perdendo. La fabbrica infatti era in via di chiusura.
Non altrettanto si può dire degli imputati che con la loro condotta, appurata dalle indagini svolte dal pool di Guariniello, hanno scelto consapevolmente di abbandonare a sé stesso lo stabilimento e così tutti coloro che vi lavoravano e non investire più sulla sicurezza degli impianti.
In una giornata funestata dall'ennesima morte sul lavoro (recuperato il cadavere di Francesco Zaccaria, morto ieri all'Ilva di Taranto dopo che una tromba d'aria ha scaraventato in mare la gru dove lavorava) questa è per noi una importante ma parziale vittoria su chi lucra sulla pelle dei lavoratori.
E' solo l'inizio, per noi sarà davvero finita solo quando
per gli imputati si apriranno le porte della galera.
Torino, 30 novembre 2012
Ex lavoratori ThyssenKrupp
Torino, 30 novembre 2012
Ex lavoratori ThyssenKrupp
pc 1 dicembre - Paola Severino difende la Goodyear nel processo per l’amianto
Al tribunale di Latina Valeria Nocioni, figlia di una vittima di
fibre di amianto, sarà contrapposta a Paola Severino, avvocato di fama e
ministro della Giustizia. La Severino è avvocato dei
datori di lavoro, per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio per il
decesso di lavoratori esposti all’amianto e altre sostanze cancerogene. Ma visto
il ruolo di governo in una lettera la Nocioni ha chiesto di rinunciare alla
difesa.
Riunione degli operai Goodyear
«Onorevole signor Ministro, sono la signora Valeria Nocioni,
Le scrivo in quanto orfana di lavoratore deceduto in seguito all’inalazione di
fibre di amianto nell’ambiente lavorativo». Ci sono due donne a confronto, al tribunale di Latina. Valeria Nocioni, di Frosinone, e Paola Severino,
avvocato di fama e ministro della Giustizia. Sono una di fronte all’altra per
l’udienza preliminare di uno dei procedimenti penali contro i vertici della
Goodyear.
Valeria Nocioni è lì come parte offesa, orfana di un operaio che ha inconsapevolmente respirato l’amianto durante la sua vita lavorativa. Il ministro Paola Severino è lì come avvocato dei datori di lavoro, per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio per il decesso di lavoratori esposti all’amianto e altre sostanze cancerogene. E poco importa se fisicamente non sarà presente. Il suo nome figura nel collegio difensivo degli imputati.
Una ventina in tutto gli operai deceduti, e almeno tre i procedimenti aperti. Tra l’altro i vertici della multinazionale degli pneumatici sono già stati penalmente condannati in primo grado proprio a Latina per i medesimi reati. Valeria Nocioni, appena 35 anni, scrive al ministro e al presidente della Repubblica. Chiede se non è il caso che l’avvocato Severino rinunci a questa difesa, dato «il ruolo istituzionale di ministro della Giustizia.
È tutta in salita la strada del processo: la denuncia è arrivata cinque anni fa,siamo ancora solo all’udienza preliminare. «Temiamo fortemente la prescrizione – commenta amaro Ezio Bonanni, avvocato delle vittime e presidente dell’Osservatorio nazionale amianto - e questo procedimento è importantissimo perché coinvolge anche gli stessi sindacati che sapevano del rischio e hanno taciuto. Chiediamo al ministro di lasciare l’incarico, sarebbe un pessimo precedente e un colpo mortale per la giustizia italiana».
Valeria Nocioni è lì come parte offesa, orfana di un operaio che ha inconsapevolmente respirato l’amianto durante la sua vita lavorativa. Il ministro Paola Severino è lì come avvocato dei datori di lavoro, per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio per il decesso di lavoratori esposti all’amianto e altre sostanze cancerogene. E poco importa se fisicamente non sarà presente. Il suo nome figura nel collegio difensivo degli imputati.
Una ventina in tutto gli operai deceduti, e almeno tre i procedimenti aperti. Tra l’altro i vertici della multinazionale degli pneumatici sono già stati penalmente condannati in primo grado proprio a Latina per i medesimi reati. Valeria Nocioni, appena 35 anni, scrive al ministro e al presidente della Repubblica. Chiede se non è il caso che l’avvocato Severino rinunci a questa difesa, dato «il ruolo istituzionale di ministro della Giustizia.
È tutta in salita la strada del processo: la denuncia è arrivata cinque anni fa,siamo ancora solo all’udienza preliminare. «Temiamo fortemente la prescrizione – commenta amaro Ezio Bonanni, avvocato delle vittime e presidente dell’Osservatorio nazionale amianto - e questo procedimento è importantissimo perché coinvolge anche gli stessi sindacati che sapevano del rischio e hanno taciuto. Chiediamo al ministro di lasciare l’incarico, sarebbe un pessimo precedente e un colpo mortale per la giustizia italiana».