sabato 17 novembre 2012

pc 17 novembre - con la Palestina aggredita.. filo diretto all' istituto orientale napoli il 19 - manifestazione il 20

collegamento in diretta con Gaza dall'Orientale


Nella striscia di Gaza continuano i bombardamenti israeliani che finora hanno già provocato 18 morti, fra cui anche bambini.
Di nuovo la prigione a cielo aperto in cui sono chiusi un milione e 650mila palestinesi diventa obiettivo della macchina da guerra di Israele, forse con il progetto di incendiare l'intera area o "semplicemente" per continuare lo stillicidio di morti e violenza che da anni va avanti quasi ininterrottamente insieme all'embargo.
In queste condizioni si esprime la drammatica resistenza di
 Gaza, dei suoi partigiani e della sua popolazione civile!

Eppure l'informazione mainstream in Italia è quasi tutta vergognosamente, omertosamente di parte (Israeliana).

Anche per questo lunedi 19 novembre alle 17.00 nell'aula Matteo Ripa, all'Università Orientale (palazzo Giusso) terremo un collegamento con Alessandro, un attivista che da giorni si trova nel campo profughi di Jabalia a Gaza, e insieme a lui con studenti e altri esponenti della società civile palestinese. 
Per ascoltare in viva voce la drammatica realtà di questi giorni. Per rompere la censura


Per chi non potrà intervenire ci sarà una diretta streaming su 
http://www.inventati.org/radiodimassa/

(nella foto: 
la maglietta che indossava Ahmed Younis Khader Abu Daqqa, 13 anni, grande tifoso del Real Madrid e di Mesut Ozil, assassinato dalle bombe israeliane su Gaza...)

Comitato campano di solidarietà col popolo palestinese



Israele bombarda, Gaza resiste! Solidarietà da Napoli

E-mail Stampa PDF
Martedì 20, ore 17 presidio di solidarietà a Piazza Plebiscito (di fornte la Prefettura)

>> Evento facebook


Gaza è di nuovo sotto attacco. L'operazione militare “Colonna di nube”, annunciata pubblicamente dall'esercito israeliano lo scorso mercoledì, ha già ucciso 24 palestinesi (tra cui moltissimi bambini), ferendone più di 200.
Mentre scriviamo, i bombardamenti si susseguono sempre più intensi, droni continuano a coprire il cielo della striscia, carri armati israeliani sono schierati in vari punti al confine per un'invasione via terra che sembra sempre più probabile.
Dopo aver vietato l'ingresso nella striscia ai giornalisti internazionali, aver annunciato che verranno bloccate l'elettricità e la rete telefonica (lasciando, di fatto, Gaza ancora più isolata dal resto del mondo), aver richiamato oltre 30.000 militari per il prosieguo di un'operazione che assomiglia sempre di più ad un'offensiva militare su scala più larga, i vertici militari hanno, ancora una volta, rispolverato il pretesto di sempre: l'assurda, ridicola pretesa del diritto all'”autodifesa” di Israele da terroristi “sempre in agguato”, ad una sicurezza che giustifica la condanna, per la popolazione palestinese, ad un'esistenza di terrore, ingiustizia, disumanità. Impossibile scacciare dagli occhi le immagini delle tre lunghissime settimane di Piombo Fuso che, quattro anni fa, seppellì quasi 1500 palestinesi sotto piogge di fosforo bianco.
Tutto questo avviene nel silenzio assordante e complice dei media e della comunità internazionale che, quando non sostiene esplicitamente lo stato di Israele (come nel caso del rieletto Obama o del nuovo premio Nobel per la pace, l'Unione Europea), tace vergognosamente sulle azioni criminali e sulle politiche
razziste e di apartheid che il sionismo genera ed avalla.
In un contesto simile, riteniamo fondamentale ribadire, ancora una volta, forte e chiara, la nostra piena solidarietà ed il nostro sostegno alla lotta ed alla resistenza del popolo palestinese. Il nostro pensiero è lì, insieme ai compagni che, soprattutto in questi giorni difficili, continuano a gridare la verità dalle strade dei villaggi della Cisgiordania, dalla striscia di Gaza, dai campi profughi, dalle carceri sioniste della Palestina occupata e sotto assedio, con una dignità, un coraggio, una determinazione e un amore per la libertà che non ha eguali.

Con la Palestina nel cuore!
Ultimo aggiornamento ( Sabato 17 Novembre 2012 14:41 ) 

pc 17 novembre - Napoli non si ferma piu....presidi - convegni ...



Il 19 Novembre Napoli sarà ancora una volta teatro di rappresentazioni ideologiche sulla tanto declamata “integrazione europea”. Mobilitazione cittadina. NO al vertice a Napoli sull'integrazione europea. Il nostro futuro lo decidiamo noi!
L'appuntamento è alle ore 15:30 a Palazzo Giusso per muoversi verso Palazzo Reale dove si tiene il vertice

Il 19 Novembre Napoli sarà ancora una volta teatro di rappresentazioni ideologiche sulla tanto declamata “integrazione europea”, con l’incontro, previsto nel pomeriggio al Palazzo Reale, tra Napolitano e i capi di stato tedesco e polacco. Ancora una passerella istituzionale a Napoli, ad appena una settimana dalla visita della Fornero e del ministro tedesco von der Leyen del 12 Novembre, giornata in cui un corteo partecipato ha espresso la propria opposizione al tentativo del governo di decidere delle nostre vite.

E’ proprio in nome dell’integrazione, infatti, che i governi nazionali europei stanno portando avanti riforme strutturali del tessuto produttivo dell’eurozona per rilanciare la competitività economica dei mercati, scaricando come al solito i costi della crisi sui lavoratori e smantellando lo stato sociale per ridurre il debito pubblico senza toccare i privilegi di chi continua a peggiorare la nostra condizione. Siamo sicuri che, anche questa volta,  Napolitano non perderà occasione di portare avanti la retorica della coesione sociale in nome di una presunta unità di interessi nazionale in questo momento di crisi e ribadirci il mantra dei sacrifici “che dobbiamo fare tutti”.  Ma ormai il Re è nudo ed è giunto il momento di mostrare le responsabilità di un presidente della Repubblica che appoggia un governo che nessuno ha eletto, che non ha battuto ciglio sull’obbligo di pareggio di bilancio in Costituzione, sull’attacco allo Statuto dei Lavoratori, che non condanna la repressione verso gli studenti, verso gli operai in mobilitazione, che parla di diritti e libertà quando la loro libertà si traduce esclusivamente in “politiche di sicurezza” e si declina nella restrizione di ogni spazio di “democrazia” nell’UE, premio nobel per la pace.

Anche il 14 Novembre in moltissime piazze europee abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione che l’integrazione ed armonizzazione europea di cui parlano tanto riguarda soltanto le politiche repressive contro chi si ribella a tutto questo, e come unica risposta generalizzata riceve lacrimogeni, manganellate, denunce e arresti.

In occasione della costruzione del vertice trilaterale, Napolitano ha dichiarato: “Sarà bello incontrare Napoli, ancora una volta, i giovani, spero di poterli ascoltare e dialogare con loro, accanto ai miei colleghi”. Ebbene, noi ci saremo: il 19 Novembre in presidio al Palazzo Reale perché vogliamo riprenderci la parola e costruire l’opposizione a queste politiche, perché vogliamo nuovi orizzonti da immaginare, perché adesso che tutto viene a mancare, vogliamo tornare a rivendicare tutto!
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prime adesioni (in aggiornamento)

Collettivo Autorganizzato Universitario
Laboratorio Politico Iskra
Coord. II Policlinico
Coll. Giurisprudenza Indipendente
CDUP Ingegneria
D.A.D.A._Federico II
Lab. Occ. Insurgencia
Rete dei comunisti_Na
Carc_Na
Movimento Disoccupati Flegrei
Ba Fu Ca AnemaFlegrea
Quarto Mondo
Uds Napoli
Link Napoli

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Il processo di ristrutturazione dell'università e l'aumento della selezione di classe procede senza sosta.

Dal ciclo di mobilitazioni significativo che vedeva l'opposizione all'ennesima riforma legata alla L.133 e Riforma Gelmini ad oggi sono aumentate esponenzialmente tutte le problematiche che gli studenti quotidianamente devono affrontare: aumento vertiginoso della tassazione, estinzione delle borse di studio, crescente dequalificazione del percorso formativo per un mercato

del lavoro sempre più sfruttato.

La realtà ci testimonia come le dinamiche universitarie non siano altro che conseguenza di trasformazioni e contraddizioni che la società capitalistica esprime. Un momento di riflessione su come gli studenti economicamente più deboli, la futura forza-lavoro, il proletariato in formazione possano opporsi agli scenari che la crisi strutturale del capitalismo impone.

GIOVEDI 22 NOVEMBRE ORE 16:00
Aula M.Ripa - p.zzo Giusso, Univ. Orientale

Con la presentazione dell'opuscolo dei compagni di Lanterna Rossa di Genova.

Laboratorio Politico Iskra - Comunisti per l'organizzazione di classe
Collettivo Autorganizzato Universitario
Lanterna Rossa - Genova

pc 17 novembre - andiamo in India...via amburgo conferenza internazionale di sostegno il 24 novembre , mentre in India, prosegue l'ondata di scioperi proloaai nei diversi stati dal PCImaoista

sciopero di 24 ore nella zona di telengana


in spagnolo
 
A pesar de la fuerte presencia policial, el jueves miembros de las milicias maoístas talaron árboles en K Kondapuram en Venkatapuram a plena luz del día  e interrumpieron la circulación vehicular en la carretera de Venkatapuram-Bhadrachalam en el primer día de la bandh en Telangana convocada por el Comité  Zonal de Telangana del PCI (Maoísta).

Un grupo de milicianos maoistas interceptaron un autobús RTC rumbo a Venkatapuram, cerca del pueblo de K Kondapuram y advirtieron al conductor del autobús contra desafiar la huelga de 48 horas convocada por el PCI (Maoista). Después de realizar una severa advertencia al conductor, los milicianos cortaron unos árboles y los colocaron en el centro de la carretera como barreras.
 
Dejaron en el lugar algunos panfletos maoistas en apoyo de la bandh. El tráfico de dicha carretera fue interrumpido durante todo el día. Mientras tanto, la policía intensificó las operaciones de peinado  en los bolsillos tribales para prevenir actos violentos por los rebeldes durante la bandh.

Por otra parte siete policias resultaron heridos por el ataque con minas terrestres contra el vehículo policial en que viajaban en Aurangabad distrito de Bihar.



pc 17 novembre - LA CANCELLIERI CONTESTATA DAI GIOVANI A RIMINI


"Lo Stato è vicino ai giovani, è a un tiro di schioppo..."



 Via subito il Ministro della Giustizia e degli Interni!

pc 17 novembre - la vera violenza è quella vostra!!! IL SINDACO Orlando sugli scontri a Palermo: "Il Comune sarà parte civile"


la vera violenza è quella dei governi, dal nazionale Monti/Fornero/Profumo a quelli locali che, a salvaguardia e conservazione degli interessi di padroni e banche, avanzano spediti nello scaricamento sempre più pesante della crisi sulle spalle delle masse proletarie e popolari rubandoci, loro sì!, ogni futuro perfino della dignità di vivere.

Al fianco della lotta che gli studenti dal Nord al Sud del paese stanno mettendo in campo in questi giorni contro il sistema del capitale 

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IL SINDACO Orlando sugli scontri: "Il Comune sarà parte civile"

Il primo cittadino commenta così le manifestazioni di questa mattina: "La società non deve permettere si rubi ai giovani il futuro". Pugno duro invece contro la violenza: "Ci costituiremo parte civile".

PALERMO – Poche ore dopo gli scontri di questa mattina fra corso Vittorio Emanuele e piazza Indipendenza parla il sindaco Leoluca Orlando, che commenta le manifestazioni studentesche, cui hanno partecipato circa 6 mila giovani.

Il primo cittadino del capoluogo, intervenuto alla presentazione di una formazione di basket, ha affermato: “Il tema del disagio giovanile è drammatico: oggi si ritrovano a vivere la loro vita e la città con insofferenza. La società deve metterli in condizione di non subire, come succede da anni, il furto del proprio futuro”.

Le condizioni critiche in cui il tessuto sociale più verde della città si viene a trovare è oggetto di riflessione da parte di Orlando: “Noi assistiamo a scippi e rapine, ma quella più grave di tutte è il furto del futuro, che non possiamo concedere venga rubato a tutti i giovani. Andare all'estero è un diritto ma non deve essere una condanna per i palermitani.”

Le associazioni degli studenti hanno già annunciato l'occupazione delle scuole e nuove manifestazioni. “L'occupazione delle scuole è parte di una logica democratica – risponde Orlando –, lo dice uno che quando era studente ha occupato la scuola e ha occupato la facoltà, posso dire in qualche modo per farsi ascoltare. Altra cosa è la violenza, che va in tutti modi colpita. Da questo punto di vista ci siamo e ci costituiremo parte civile come amministrazione comunale nei confronti di chiunque crei danneggiamenti in danno del bene comune della città”.

Ultima modifica: 16 Novembre ore 19:18

http://livesicilia.it/2012/11/16/orlando-sugli-scontri-comune-sara-parte-civile_215502/

pc 17 novembre - scuola... la marcia moderno fascista del PD al servizio del governo tecnico/dittatoriale Monti


Riceviamo e rigiriamo


E' UNA VERGOGNA!!! SOLDI PUBBLICI A SCUOLE PRIVATE MENTRE I BAMBINI/RAGAZZI SONO COSTRETTI A FREQUENTARE SCUOLE PUBBLICHE SEMPRE PIU' CADENTI, SENZA RISCALDAMENTI, SENZA LE ATTREZZATURE NECESSARIE PER GARANTIRE IL NORMALE SVOLGIMENTO DELLE LEZIONI E DELLE ATTIVITA' ALL'INTERNO DELLE STESSE!
L'ISTRUZIONE PER QUESTO GOVERNO,  AL SERVIZIO DEI PADRONI E DELLE BANCHE, SOSTENUTO PIENAMENTE DA PARTITI ANTIPROLETARI E ANTIPOPOLARI COME IL PD DI BERSANI,  DEVE DIVENTARE SEMPRE DI PIU' UN "BENE" PER POCHI PRIVILEGIATI !!
CI TOLGONO L'ISTRUZIONE!! CI TOLGONO IL LAVORO..LICENZIAMENTI SU LICENZIAMENTI! PRECARIETA' SU PRECARIETA'... CON IL VIA LIBERA ATTIVO DI  NAPOLITANO IL CUI RUOLO DI “GARANTE” DELLA COSTITUZIONE E' SOLO PER I BORGHESI AL POTERE.
Viviamo in un MODERNO FASCISMO, diretto da un governo classista ASSASSINO DELLA NOSTRA DIGNITA' !!!!! CI VOGLIONO UCCIDERE OGNI GIORNO !!!

E' UNA LOTTA A TUTTO CAMPO QUELLA CONTRO GOVERNO E PADRONI !
UNA RIBELLIONE TOTALE E' QUELLA CHE SI RENDE NECESSARIA DA PARTE DEGLI OPERAI, LAVORATORI, PRECARI, STUDENTI, DONNE OGNI GIORNO E SEMPRE DI PIU'!

Antonella ex studentessa ora disoccupata organizzata nello Slai Cobas per il s.c. Palermo

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Scuola, 223 milioni alle private il Pd esulta: «Vittoria»


Scuola, 223 milioni alle private <br />il Pd esulta: «Vittoria»
Gli istituti paritari non conoscono crisi. Mentre vengono aumentate le tasse universitarie agli studenti e mentre 10mila precari perdono il posto di lavoro, in Commissione Bilancio è stato approvato un emendamento del Ddl stabilità che rende effettivo il finanziamento dei 223 milioni assegnati dalla legge di stabilità per il 2013. Fondi che si sommano ai 10 milioni di euro già previsti in precedenza dalla spending review.
Una somma che, in seguito ai suggerimenti del Pd, sarà esterna rispetto al Patto di Stabilità e troverà copertura nel Fondo per la compensazione degli effetti finanziari,«rendendola così effettivamente erogabile».
A festeggiare è, in particolar modo, la presentatrice della proposta Simonetta Rubinato (che ha un doppio incarico: sindaco di Roncade e deputata) del Pd: «I relatori hanno accolto il  mio suggerimento di far escludere questa somma dal patto di stabilità, trovando copertura nel fondo per la compensazione degli effetti finanziari, rendendola così effettivamente erogabile. E il governo è stato battuto. Una battaglia vinta a favore delle famiglie e in particolare della rete delle scuole paritarie che fa risparmiare allo Stato ogni anno, solo in Veneto, 500 milioni di euro».
Analogo il commento dell’Udc, che accoglie «con soddisfazione l’ok del Governo all’emendamento alla Legge di stabilità per il finanziamento alle scuole paritarie». «E’ un risultato - spiega il centrista  Antonio De Poli – frutto di una battaglia che sta particolarmente a cuore a noi dell’Udc. Cosi si salva il modello Veneto dove le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato 500 mln l’anno».



pc 17 novembre - VAL DI SUSA 17 18 novembre- donne in movimento_ adesione del Mfpr


Compagne, aderiamo all'iniziativa da voi promossa in Valle di Susa “No Tav e giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.
Crediamo che la militarizzazione dei territori, per le donne, significa spingerle a rinchiudersi in casa, dentro quelle case in cui avvengono la maggioranza delle violenze sulle donne, sino alle uccisioni che, in questo paese continuano a crescere. Ma, sopratutto è l'humus reazionario, razzista e fascista che viene profuso a piene mani che, nei confronti delle donne, si esprime come maschilismo e violenza. L'abbiamo visto nel 2007 con l'uso strumentale dello stupro e uccisione di Giovanna Reggiani per giustificare con l'uso strumentale delle violenze sulle donne, il cosidetto pacchetto sicurezza; l'abbiamo visto a L'Aquila, dopo il terremoto, un territorio in cui la popolazione non poteva più muoversi, se non con pass, riconoscimenti, veri e propri check-point, in particolare nelle tendopoli, mentre si lucrava sulla ricostruzione, dove le donne sono le prime a subirne gli “effetti” come lo stupro e il tentato omicidio da parte di un militare dell'operazione “Aquila sicura” della studentessa davanti la discoteca di Pizzoli, dimostra. Lo vediamo da anni in Valle di Susa, dove all'opposizione popolare per un'opera inutile, che distrugge un'intero territorio, una comunità si risponde con repressione, militarizzazione.
La militarizzazione dei territori porta con sé  la desertificazione delle città, un cambiamento nella vita, nella socialità, un imbarbarimento delle relazioni, in primis uomo-donna.
Ma, sempre, abbiamo visto che, sempre, le donne sono state le prime, più determinate ad opporsi, a lottare, a rispondere in prima persona.

L'abbiamo visto nel 2007, con la grandiosa manifestazione nazionale- “non in nostro nome” pacchetto sicurezza; a L'Aquila con l'invasione della zona rossa, dopo che è venuta alla ribalta lo sciacallaggio sul terremoto degli avvoltoi di turno; lo vediamo quotidianamente in Valle di Susa.

Per questo riteniamo importante questa iniziativa, ci trova d'accordo lo spirito di voler dare risalto ed importanza a vicende che hanno valenza simbolica importante per le donne. Per questo, già da ora, in questo comunicato di adesione, proponiamo di costruire a L' Aquila, per ciò che simbolicamente rappresenta, una manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne.

Movimento femminista proletario rivoluzionario

venerdì 16 novembre 2012

pc 16 novembre - gli studenti di Palermo partecipano alla nuova ondata.. ancora cariche poliziesche


E’ davvero pesante il clima che si respira nel paese. Gli studenti che protestano contro i tagli e la continuità tra il nuovo governatore Crocetta e quello vecchio, Lombardo, vengono caricati. Ma riescono a ritardare una cerimonia con Crocetta e Schifani.

Questa mattina migliaia di studenti hanno sfilato per le vie del centro di Palermo, rispondendo all’appello del Coordinamento Studenti Medi, dopo il concentramento di fronte il Teatro Massimo. L'intera zona era blindata fin dall'alba da un centinaio di agenti in assetto antisommossa. Ad aprire il corteo uno striscione con su scritto "Ma quali 'Crocette', ma quali 'Crocche'' noi il futuro ce lo prendiamo 'a Spinta'''.
"Lo striscione, provocatorio - spiegano gli organizzatori - vuole sottolineare la continuità di gestione dell' Mpa di Lombardo e la 'rivoluzione' di Crocetta e Micciché". In testa al corteo gli studenti hanno portato anche vassoi di cannoli e crocché che ironicamente puntualizzano "la similarità del modus operandi della casta locale da Cuffaro (cannoli) a Crocetta - Micciche' (crocche'), fatta di clientelismo, privilegi e accaparramento dei fondi pubblici". Presenti cartelli anche contro il ministro per l'Istruzione Francesco Profumo - "Profumo di minchiate: i tablet nelle scuole mentre i tetti cadono a terra" - e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. "La protesta degli studenti - dicono gli organizzatori - è rivolta contro le politiche austerity fatte di tagli sulla scuola che vedono le scuole sempre più fatiscenti, professori sottopagati ma oberati di lavoro, scuole dequalificate e dequalificanti, a discapito di un sapere liberato dalle logiche di profitto e di mercificazione".

Dopo aver sfilato in Via Maqueda, la manifestazione si è fermata per alcuni minuti davanti a Palazzo Comitini, sede della Provincia di Palermo, e qui alcuni studenti hanno lanciato uova contro la facciata ed il portone, gridando slogan contro i tagli all’istruzione pubblica e il ministro Profumo.

Poi il corteo - al quale si erano nel frattempo uniti un centinaio di disoccupati e di lavoratori della Gesip - ha proseguito il suo percorso fino ad arrivare a Palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione. Qui una delegazione aveva chiesto di entrare per consegnare al presidente Rosario Crocetta i vassoi di cannoli e di crocchè.  E quando le forze dell'ordine hanno negato loro il permesso i manifestanti hanno lanciato i dolci contro il palazzo. A quel punto i celerini hanno caricato gli studenti. Che però non si sono dispersi ed anzi hanno ripreso a sfilare verso corso Vittorio Emanuele, nel tentativo di raggiungere la biblioteca centrale della Regione siciliana dove il presidente Rosario Crocetta incontrava le autorità per un saluto cui interviene anche il presidente del Senato, Renato Schifani.

profumodiminchiateMa l'accesso a corso Vittorio Emanuele era stato sigillato da Polizia e Guardia di Finanza in assetto antisommossa e nel tentativo di sfondare il cordone alcuni gli studenti hanno lanciato fumogeni e petardi. Anche in questo caso i celerini hanno reagito caricando i manifestanti e sparando lacrimogeni. A quel punto gli studenti si sono ritirati ma comunque il corteo di auto del presidente del Senato Renato Schifani e quello del presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta sono rimasti bloccati a lungo senza poter raggiungere il luogo della cerimonia. 
Per evitare che gli studenti potessero poi occupare i binari come era accaduto due giorni fa, le autorità hanno chiuso per circa mezzora gli ingressi della stazione centrale.
La Questura di Palermo ha anche informato che un giovane è stato fermato dalla polizia a Palermo e condotto in commissariato per accertamenti.

pc 16 novembre - solidarietà con Gaza contro il regime delle bestie sioniste, sostenute dall'imperialismo


In evidenza

Aggiornamenti. A Gaza raid aerei e lanci di razzi nonostante la visita di una importante delegazione governativa dell'Egitto.

Un aggiornamento di Michele Giorgio poco fa da Gaza:
I bombardamenti aerei israeliani sono andati avanti per tutta la notte. Non credo che qualcuno sia riuscito a chiudere occhio. Poi, stamani all'alba, una nuova scarica di raid, molto intesa. Esplosioni continue, ovunque. Un po' come ieri sera quando in appena un'ora ci sono stati 70 attacchi aerei, subito dopo la notizia che due missili Fajr 5 erano stati sparati dal Jihad islami verso la periferia di Tel Aviv (dove sono caduti senza fare danni).
Ieri invece 11 morti palestinesi, tra i quali due bimbi, un insegnante di una scuola dell'Onu, tre ragazzi adolescenti.
Qui a Gaza la gente oggi piu' che il premier egiziano Hisham Qandil in visita di sostegno al governo di Hamas, attende la temuta invasione di terra dei soldati israeliani. I reparti di elite della Brigata Golan sarebbero pronti ad entrare.
E' finita, con un po' di anticipo (per la rottura della tregua da parte di Israele e gruppi armati palestinesi) la visita del primo ministro egiziano Hisham Qandil a Gaza.
"L'Egitto farà tutto il possibile per giungere a una tregua tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaz" ha detto Qandil. «L'Egitto non risparmierà sforzi per raggiungere la tregua e fermare l'aggressione» israeliana, ha aggiunto. «La tragedia a cui ho assistito oggi a Gaza non può essere ignorata. L'aggressione deve essere fermata».

Qui di seguito la corrispondenza di Michele Giorgio che si trova a Gaza

INVIATO A GAZA CITY
Piange Sami Ajrami, per la sua bimba. La scheggia di una bomba esplosa a pochi metri dalla sua casa ha reciso di netto due dita della piccola. Sami non si dà pace, lo sfogo del pianto non basta a tenere a freno quel misto di rabbia e disperazione che gli stringe lo stomaco da quando uno dei raid aerei israeliani ha rischiato di sterminare la sua famiglia. Un dramma umano ma anche professionale, perché lui con gli israeliani lavora da anni, come giornalista. Il suo ebraico perfetto lo ha portato qualche anno fa all'incarico di collaboratore fisso di un canale tv. Lavoro che però non lo ha reso immune dall'offensiva aerea cominciata giovedì con l'assassinio del comandante militare di Hamas, Ahmed Jaabari.
Anche Sami è sotto le bombe, come tutti i palestinesi. E nemmeno il potente nome della Bbc ha potuto proteggere Jihad Misharawi, cameraman dell'emittente britannica. I medici e gli infermieri dell'ospedale Shifa raccontano di quando giovedì sera Mishrawi è entrato di corsa nella sala del pronto soccorso con in braccio il figlio più piccolo, Omar, ormai senza vita. E non dimenticano neanche la giovane donna incinta arrivata morta all'ospedale.
Si piange anche dall'altra parte del confine. Un palazzo a Kiryat Malachi, nel sud di Israele, ieri è stato centrato in pieno da uno dei razzi sparati dai palestinesi dopo l'assassinio di Ahmed Jaabari. Forse un Grad, più potente degli artigianali Qassam. Gli uccisi sono stati tre, una coppia di trentenni e una giovane di 20 anni. Morti che potrebbero innescare quell'offensiva di terra, parallela a quella dell'aviazione, tante volte minacciata dal premier Netanyahu e dal ministro della difesa Barak. I razzi ieri hanno raggiunto anche Holon, Rishon Letzion ed uno di essi è caduto nelle acque davanti Giaffa, alle porte di Tel Aviv dove hanno suonato le sirene di allarme. La guerra, evidentemente, non serve a bloccare i lanci di razzi, come aveva già dimostrato "Piombo fuso" nel 2008. Il problema era e rimane l'assedio di Gaza, è un problema politico, non militare. Eppure Netanyahu e Barak vanno avanti. Ripetono di voler garantire la piena sicurezza della popolazione israeliana e di voler ristabilire il «potere di deterrenza» di Israele. I riservisti sono stati richiamati, i carri armati sono pronti in qualsiasi momento ad entrare a Gaza. L'aviazione attende l'ordine di intensificare le incursioni che hanno fatto 15 morti fino a ieri sera, tra i quali anche bambini, come Hanin e Walid, rispettivamente di nove mesi e due anni e mezzo. I feriti sono oltre 150. L'israeliana Michal Vasser però dice «no» alla guerra. Vive nel kibbutz Kfar Aza dove non poche volte cadono i razzi lanciati da Gaza. Ma rifiuta un conflitto, gli attacchi alla popolazione palestinese. «Per piacere non difendetemi, non in questo modo», ha scritto sul quotidiano Haaretz rivolgendosi a Netanyahu e Barak. Un altro israeliano, Gerhson Baskin, un pacifista che è stato mediatore nella difficile trattativa per lo scambio un anno fa tra il soldato Ghilad Shalit, rimasto prigioniero a Gaza per cinque anni, e un migliaio di detenuti palestinesi, ha rivelato che nei giorni scorsi aveva avviato i passi necessari per la tregua, resi vani dall'assassinio di Ahmad Jaabari, sepolto ieri al termine di un funerale seguito da migliaia di palestinesi. Una pioggia di critiche ed attacchi lo ha sommerso quando lo ha rivelato ai mezzi d'informazione.
Oggi arriva a Gaza il premier egiziano Hisham Qandil, assieme ad alcuni ministri. È una evidente manifestazione di appoggio del governo dei Fratelli musulmani all'esecutivo di Hamas dopo il gelo sceso sulle già difficili relazioni con Israele, segnato dal richiamo reciproco degli ambasciatori. La popolazione spera che il primo ministro egiziano si dimostrerà in grado di avviare una mediazione per mettere fine all'escalation. La notizia arriva anche allo Shifa ma nessuno ci fa caso. Medici e infermieri del principale ospedale di Gaza sono impegnati da due giorni a prestare soccorso ai feriti che arrivano in continuazione.
«Presto presto, allontanatevi, fate passare», urla un poliziotto cercando di aprire tra la folla di parenti, curiosi e giornalisti un varco per far passare la barella spinta da due infermieri. Il ferito si copre il volto con il gomito. «Arriva da Sudaniyeh, è un uomo di 52 anni», spiega Maher, un giovane pescatore da tempo impegnato ad aiutare gli attivisti stranieri che vivono a Gaza. Passa qualche minuto e un'ambulanza entra velocemente nel cortile dello Shifa. Altra corsa di fotografi e giornalisti. Stavolta è un agente della forze di sicurezza colpito a Tual, a nord di Gaza. Accanto a Maher, prendono appunti Rosa Schiano di Napoli e Alessandro Romano di Matera. Sono qui a Gaza in solidarietà con la popolazione palestinese e riversano tutte le informazioni che raccolgono nei social network. «La scorsa notte ero a Jabaliya, ospite di una famiglia e non abbiamo chiuso occhio - racconta Romano - i bombardamenti aerei sono stati continui e la casa tremava quando i missili cadevano a breve distanza».
Per il portavoce militare israeliano tutti gli obiettivi colpiti erano basi dell'ala militare di Hamas e dei servizi di sicurezza. A Gaza invece sottolineano gli effetti dei raid sulla popolazione civile. Un gruppo di una decina di cooperanti di Ong italiane con progetti nella Striscia di Gaza, ha diffuso un comunicato per rimarcare che i civili palestinesi stanno «subendo i continui attacchi di droni, bombardamenti, fuoco navale di questa offensiva militare indiscriminata e sproporzionata». «Ci rivolgiamo alle persone di coscienza in tutto il mondo - hanno aggiunto i cooperanti - perché si oppongano a questa aggressione illecita contro i civili palestinesi. La comunità internazionale deve intervenire con urgenza per fermare questi violenti attacchi». Su Gaza è calata ieri una notte di paura e tensione. E di timore per l'offensiva di terra preparata da Israele. Mentre scriviamo arriva la dura presa di posizione del ministro della difesa israeliana Barak, infuriato per il lancio di un razzo palestinese che, per la prima volta, è caduto alle porte di Tel Aviv. Annuncia di avere mobilitato 30 mila riservisti e ha dichiarato: «I palestinesi pagheranno un prezzo altissimo».
Ultima modifica Venerdì 16 Novembre 2012 13:

pc 16 novembre - LO SCIPPO!... dei padroni... sindacati e accordo sulla produttività


Proprio così “lo scippo” intitola oggi il sole 24 ore in prima pagina riferendosi ai 250 milioni che sono stati spostati dal fondo per la produttività (1 miliardo e 600 milioni che forse, come promette Passera, diventano 2 miliardi e 400 milioni) al fondo per gli aiuti agli alluvionati!

Di che pasta sono fatti i padroni, e i pennivendoli al loro servizio, lo si capisce bene da questo tipo di notizie, e leggere gli articoli di oggi che riportiamo è di insegnamento.

Di che pasta è fatto il personale “politico” di questo governo lo dichiara a questo proposito il sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo: “… governo e Parlamento… si è visto costretto ad una scelta dolorosa”. Eh sì, fa proprio male rinunciare a 250 milioni per darli agli alluvionati!

Questo atteggiamento fa il paio con le risate di chi doveva arricchirsi con il terremoto dell’Aquila, esprimono la stessa concezione della “calamità”: il problema fondamentale dell’Italia è quello della produttività, dicono Polillo, Sacconi e Passera; la bassa produttività cronica, dice il Sole24Ore!

Ma per fortuna dei padroni, nel momento del bisogno trovano chi li soccorre, e infatti tutti contenti adesso dicono che forse in giornata firmeranno l’accordo sulla produttività la cui sostanza viene così riassunta:
- contratto di secondo livello con
- la titolarità su tutti gli istituti relativi all'organizzazione del lavoro (orari, turni)
 e qua si vede, per tutti quelli che ancora fanno i ciechi, di che pasta sono fatti i sindacalisti confederali.

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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 15 nov - "Mi auguro" che la decisione di spostare 250 milioni dai fondi per la produttivita' all'alluvione "non sia interpretata dalle parti sociali come un 'ritardate i lavori per accordo sulla produttivita''. Se cosi' fosse interpretato, questo non corrisponde alla volonta', innanzitutto del Governo, ma nemmeno del Parlamento che si e' visto costretto a una scelta dolorosa". Lo ha affermato il sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo, ritornando nella replica sul Ddl di stabilita' in Aula alla Camera alla decisione presa ieri notte dalla commissione Bilancio, contro il suo parere. Polillo ha sottolineato nuovamente come il problema fondamentale dell'Italia sia, ancor piu' dello spread sui titoli di Stato, quello sulla produttivita'.

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LO «SCIPPO»
16 novembre 2012

Una "correzione con destrezza" ha spostato 250 milioni destinati al fondo per la produttività al finanziamento delle misure per gli alluvionati. C'è tutta la malizia di una campagna elettorale già in piena corsa in questo switch demagogico. I fondi per terremoti, alluvioni e disastri fanno parte di una posta straordinaria già prevista e sono decisi di volta in volta per decreto. Sbandierare questo cambio in corsa – come fanno Pd e Pdl – è inappropriato rispetto al veicolo normativo prescelto (non è la legge di stabilità la sede giusta) e inopportuno nell'obiettivo di fondo. Togliere fondi al salario di produttività, su cui le parti sociali devono raggiungere un importante accordo sindacale per aumentare le buste paga, è autolesionista. E a tutto serve tranne a ciò che è massimamente urgente: la crescita. Del resto la bassa produttività cronica dell'Italia è, anch'essa, una forma di calamità. E colpisce purtroppo tutto il Paese. (a.o.)

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Si sblocca il tavolo della produttività: stilato un documento condiviso
di Giorgio Pogliotti 16 novembre 201


Si sblocca il tavolo sulla produttività, con la probabile adesione in giornata di tutte e 8 le sigle all'intesa sul testo definitivo. I tecnici di imprese e sindacati hanno lavorato tutta la notte per la formulazione di un documento condiviso, che oggi stesso verrà inviato ai vertici delle rispettive associazioni datoriali e organizzazioni sindacali, che esprimeranno il proprio assenso tramite la firma digitale.

Sembra così scongiurato il rischio dell'intesa separata senza la Cgil, che oggi potrebbe esprimere una semplice adesione per presa d'atto e sciogliere definitivamente il nodo al direttivo di martedì e mercoledì prossimo, convocato per prendere la decisione finale.

Il baricentro della contrattazione si sposta sul contratto di secondo livello che avrà la titolarità su tutti gli istituti relativi all'organizzaione del lavoro (orari, turni), mentre il contratto nazionale avrà il compito di assicurare le tutele di base per tutti i lavoratori. Una volta chiusa la partita tra le parti sociali il testo sarà inviato al governo che ha tempo fino al 15 gennaio per varare il decreto con i criteri per l'erogazione delle risorse stanziate con la legge di stabilità per il salario di produttività.

pc 16 novembre - Palermo: Studenti contro il ministro "Profumo... di minchiate"


Migliaia di studenti in piazza
scontri e cariche, feriti tre agenti

Un lungo corteo di ragazzi ha percorso le vie del centro. In testa uno striscione contro il neo-governatore Crocetta e il suo presunto patto con Miccichè. Uova contro il palazzo della Provincia, manganellate davanti alla presidenza della Regione. Medicati tre poliziotti per leggere ferite. Lanciati lacrimogeni



Lancio di uova e sassi contro Palazzo d'Orleans, manganellate ai "duri" della protesta: altissima tensione davanti alla presidenza della Regione, dove è arrivato il corteo con migliaia di ragazzi promosso stamattina a Palermo dal Coordinamento studenti medi. Gli scontri sono proseguiti in corso Vittorio Emanuele. Gli studenti hanno cercato di raggiungere la Biblioteca centrale, dove Crocetta incontrerà nella tarda mattinata le autorità cittadine. I "duri" hanno lanciato sassi e bottiglie contro i poliziotti, tre dei quali sono stati medicati su un'ambulanza per leggere ferite.

In corteo tra fumogeni, cannoli e crocchè

La polizia ha lanciato lacrimogeni per disperdere un gruppo di studenti che tentava di forzare un blocco all'altezza della Cattedrale. Agenti e finanzieri, con caschi e manganelli, sono accorsi a supporto degli altri poliziotti che formavano un cordone. Sono esplosi anche petardi. Presidiate tutte le stradine di accesso al corso Vittorio Emanuele.

Il serpentone si era mosso dal teatro Massimo per attraversare il centro della città con in testa uno striscione contro il nuovo presidente della Regione, Rosario Crocetta: "Ma quali Crocette, ma quali Crocchè, noi il futuro ce lo prendiamo a spinta". Parole che alludono a una pretesa continuità di gestione con l'Mpa di Lombardo e al presunto "patto delle crocchè" tra Crocetta e Micciché, tormentone della campagna elettorale, sempre smentito dai due.

Alcuni studenti hanno portato vassoi di cannoli e crocchè: i primi simbolo di Cuffaro, le seconde di Crocetta-Miccichè. Cartelli anche contro il ministro dell'Istruzione: "Profumo di minchiate: i tablet nelle scuole mentre i tetti cadono a terra".

Tre i cortei partiti in mattinata da diversi punti della città per poi unirsi all'altezza del teatro Massimo. Il primo si è mosso da piazza Castelnuovo, il secondo da piazza Verdi, il terzo - organizzato dagli universitari - da viale delle Scienze. Al corteo si sono uniti anche alcuni dipendenti della Gesip, con bandiere e striscioni, nella zona dei Quattro Canti. Ingenti le forze di polizia che presiedono il centro.

In via Maqueda, all'altezza di Palazzo Comitini, sede della Provincia, il corteo ha fatto una sosta. Alcuni giovani hanno lanciato uova contro l'edificio, altri hanno sferrato calci e pugni al portone sbarrato.
 http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/11/16/news/migliaia_di_studenti_in_piazza_con_vassoi_di_cannoli_e_crocch-46764909/
(16 novembre 2012)


pc 16 novembre - una corrispondenza sulla lotta all'ilva dei compagni di napoli

Da alcune settimane a Taranto va avanti una “strana” mobilitazione operaia. Finalmente cittadini, associazioni, comitati popolari sono riusciti a dimostrare che da decenni l’ILVA inquina e uccide, violando ogni norma ambientale, condannando la città di Taranto ad una lenta agonia. Purtroppo questa pressione dal basso, che è riuscita a chiamare sul banco degli imputati persino patron Riva e a far condannare ben 8 tra dirigenti e ex dirigenti del gruppo, ha portato anche al sequestro di parte dello stabilimento, che ora rischia la chiusura.
Così – non contro la decisione del Gip o per “difendere” una fabbrica che li ha uccisi ad uno ad uno, ma per paura di perdere il lavoro e piombare nella fame più nera –, gli operai dell’ILVA sono scesi in strada.
Per salvarsi il culo e continuare i propri affari, Riva, facendo leva sui soliti sindacalisti cooptati e sulle succubi istituzioni locali, ha cercato di manovrare la mobilitazione operaia, orientandola contro la magistratura. Alcuni operai, per disperazione e mancanza di coscienza di classe, sono caduti nella trappola padronale. Ma molti altri sono invece riusciti a porre sia la necessità di risolvere la questione ambientale bonificando il territorio, sia la necessità di trovare una soluzione lavorativa per le migliaia di operai coinvolti. D’altronde entrambe le emergenze, quella ambientale e quella lavorativa, hanno di fronte lo stesso nemico (padroni ed istituzioni) ed esprimono la stessa esigenza: quella della classe lavoratrice a poter vivere degnamente. Queste posizioni hanno trovato nella contestazione di ieri un primo momento ampio di visibilità. Il report degli ultimi, concitatissimi giorni, che qui pubblichiamo, è scritto da un compagno interno alla mobilitazione, e cerca di leggere tutta la questione senza perdersi nel fuorviante dilemma “lavoro vs. ambiente”, ma in un’ottica di classe, che dimostra l’inconciliabilità fra gli interessi dei padroni (ricominciare quanto prima a fare profitti ed evitare il carcere) e quella degli operai e dei proletari (vivere una vita libera dal ricatto dei tumori o della fame)…
Il 3 agosto, il Tribunale del Riesame si esprimerà sul provvedimento di “sequestro senza facoltà d'uso” emesso il 26 luglio scorso dal Gip Patrizia Todisco, provvedimento che riguarda l'intera area a caldo della fabbrica siderurgica di Taranto, l'enorme stabilimento ILVA. Si tratta in pratica di un vero e proprio “stop” per uno degli stabilimenti più inquinanti d'Europa, un complesso che da decenni avvelena l'intera città di Taranto causando morti e malattie tra i suoi cittadini per esposizione alle emissioni. Tutto questo mentre il suo proprietario Riva continua a fare profitti miliardari, con utili che fanno invidia ai maggiori imprenditori del paese. I reparti interessati dal provvedimento di sequestro (area agglomerazione, altiforni, cokerie, acciaierie, materiali ferrosi e parchi minerali) sono l'effettivo “cuore produttivo” dell'ILVA che, se questi non sono in funzione, è una fabbrica spenta.

Oltre al sequestro, la sentenza prevede misure di custodia cautelare (arresti domiciliari) per 8 tra dirigenti e ex dirigenti del gruppo Riva, tra cui proprio il numero 1 dell'azienda, Emilio Riva. Parte del gruppo dirigente aveva fatto un passo indietro nei mesi scorsi, dando le dimissioni per tutelarsi da un esito dell'inchiesta che era già nell'aria. In seguito a ciò, il volto pubblico dell'azienda è diventato Bruno Ferrante, ex prefetto ed ex candidato sindaco del Pd a Milano. Le accuse per la dirigenza Ilva sono di disastro ambientale colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose.

In seguito al rischio di vedere messo in discussione il posto di lavoro, gli operai per due giorni sono scesi in piazza, hanno bloccato le principali arterie stradali della città, hanno contestato vertici dell'azienda e esponenti delle segreterie sindacali. Tra questi operai decisi a difendere il loro posto di lavoro, le posizioni erano delle più varie, a seconda del grado di autonomia che si manteneva rispetto all'azienda: da una parte quegli operai schierati nettamente al fianco di Riva, fomentati dalla quasi totalità dei capi a scendere in piazza a difesa dell'azienda e dei suoi dirigenti e contro la magistratura; dall'altra parte, invece, quegli operai che cercavano di evidenziare le responsabilità diffuse dell'attuale situazione: dai mancati investimenti da parte della dirigenza Riva nella sicurezza ambientale e nella tutela delle condizioni di lavoro, ai sindacati confederali ciechi e sordi per anni di fronte sia alle tematiche dell'ambiente che a quelle delle rivendicazioni dei lavoratori, fino ad arrivare allo Stato e alle istituzioni che, dopo aver svenduto l'ITALSIDER a Riva, gli hanno permesso di fare impunemente il bello e cattivo tempo dentro e fuori da una fabbrica dove si muore da decenni. In mezzo a queste posizioni, in cui si possono individuare due poli distintisi tra la massa degli operai, sono presenti le più diverse sfumature e gradi di consapevolezza riguardo alla necessità di distinguere nettamente gli interessi dei lavoratori da quelli del padrone.

In questo quadro, il consequenziale proseguimento della lotta sembrava essere, stando alle parole e ai sentimenti degli operai che si erano mobilitati, la continuazione dei blocchi alla vigilia e in occasione del giorno in cui era previsto il riesame. I sindacati confederali hanno al contrario preferito organizzare un “corteo sfilata” che fosse, in ultima analisi, semplicemente un modo per arrivare in gruppo al cospetto dei tre dirigenti nazionali dei confederali e rispettivi segretari di categoria.

A fronte di una scelta così conciliante e morbida, molti sono stati gli operai che per disinteresse o critica rispetto a questo tipo di azione da parte dei sindacati, hanno disertato il corteo o vi sono stati presenti come semplici spettatori coinvolti. In ogni caso la manifestazione, divisa in due concentramenti per questioni puramente organizzative, ha sfilato per un breve tratto della città con tutte le sue, varie e a fatica conciliabili, componenti sia in termini di settori sociali (operai, impiegati d'azienda, capi reparto) che di rivendicazioni e parole d'ordine portate in piazza, che dimostravano più o meno capacità di tracciare una linea netta che inchiodasse i responsabili della attuale situazione dentro la fabbrica e in città.
Arrivati nella piazza finale i comizi dei dirigenti nazionali di Cgil, Cisl e Uil sono stati interrotti da dure contestazioni provenienti da un folto spezzone composto da operai, precari, studenti e persone appartenenti ad associazioni ambientaliste etc, ai quali è stato impedito di salire sul palco per esprimere le loro posizioni, vista la loro chiara intenzione di denunciare, oltre alle responsabilità dell'azienda, le responsabilità che i sindacati confederali e i loro padrini politici hanno avuto e continuano ad avere non rappresentando in nessun modo i reali interessi degli operai contro quelli, sempre ben tutelati, della dirigenza padronale…

L'epilogo è stato caratterizzato dall'isterismo dei tre sindacati di fronte a un dissenso che andava montando, e che aveva trovato favori nella massa operaia, che in larga parte condivideva le denunce e le accuse al ruolo conciliante dei sindacati maggioritari. La situazione è stata sbloccata dal vergognoso intervento della polizia che, con maniere brusche e arrivando a usare anche i manganelli, ha sgombrato la piazza permettendo ai dirigenti sindacali di proseguire il comizio in una piazza che non sembrava avere più alcun interesse ad ascoltare i soliti discorsi preparati per l'occasione.

Il corteo del 2 agosto è stato insomma uno dei momenti di lotta che stanno costellando il proseguimento della battaglia degli operai contro il tentativo di far passare il gioco padronale, gioco che sfrutta gli operai in chiave anti-magistratura. Tra le file dei lavoratori si sta diffondendo un sempre maggior grado di autonomia e consapevolezza nel distinguere gli interessi della propria classe da quelli di chi costruisce profitti miliardari sullo sfruttamento del lavoro, della salute e della sicurezza degli operai. Una consapevolezza che è determinata nel voler inchiodare Riva e tutta la dirigenza ILVA alle proprie responsabilità, facendo sì che possa pagare per i danni causati alla salute di tutti i cittadini e in particolar modo di coloro che sono le vittime maggiormente esposte all'inquinamento: gli stessi operai e le famiglie che vivono nei quartieri operai intorno al siderurgico. Ma le responsabilità non si fermano certo a Riva e alla sua corte di dirigenti, investono piuttosto la complicità e immobilità dei sindacati confederali che nulla fanno per tutelare gli interessi di chi lavora in fabbrica; le istituzioni dello Stato che hanno regalato la fabbrica a Riva dopo averla per anni affidata a clientele politiche che hanno, anch'esse e in misura enorme, inquinato l'ambiente e sfruttato i lavoratori a proprio piacimento; i politici dell'intero arco istituzionale fino agli ultimi esponenti del Governo dei tecnici, tutti sempre pronti a schierarsi al fianco dell'azienda e della tutela dei suoi interessi.

É necessario non cedere al ricatto basato sulla falsa contrapposizione tra ambiente e lavoro
, entrambi resi  inumani da coloro che sfruttano gli operai ILVA, una contrapposizione che lo stesso Riva fomenta per tentare di schierare gli operai a difesa dei crimini dell'azienda!

É necessario avviare un processo di bonifica, messa a norma e tutela delle condizioni lavorative che non metta in discussione il lavoro degli operai, che dopo essere stati avvelenati e lasciati senza tutele per anni adesso rischiano anche di essere lasciati in mezzo ad una strada!

Chi ha sfruttato e ucciso deve pagare ma senza che il suo destino sia legato a quello delle sue vittime: qui sono gli stessi operai sfruttati e sovraesposti all'inquinamento che hanno iniziato a dire “basta”!


da clashcityworkers

pc 16 novembre - catena di provocazioni contro lo slai cobas arese

Mafia all'Alfa Romeo di Arese: Ripristinata la linea telefonica alla sede dello Slai Cobas.
Era interrotta in area FIAT...

Dopo che, tra il 6 e il 7 novembre scorso, “ qualche mafioso, direttamente o su commissione, ha staccato il telefono del Consiglio di Fabbrica e dello Slai Cobas”, da ieri è di nuovo in funzione la nostra linea telefonica (02 44428529).
A detta dei tecnici della Centrale Termica (Edipower Ambrosiana), la linea telefonica dello Slai Cobas, dal Consiglio di Fabbrica al Centro Tecnico, non era interrotta lungo il percorso (circa 1 km di cavi), ma era assente il collegamento all'interno della centralina telefonica della British Telecom, ubicata alla portineria centrale nei sotterranei del palazzo del CentroTecnico della FIAT.
La Fiat gestisce le linee telefoniche del sito Alfa Romeo di Arese ininterrottamente dal 1987, anno nel quale gli è stata regalata l'Alfa grazie alle mazzette pagate a Craxi e Andreotti.
Non è la prima volta, negli ultimi anni, che salta la linea telefonica dello Slai Cobas. Quando, nel 2007 si insediò alla portineria Est dell'Alfa Romeo la prima azienda spionistica della Di Marzo (DM srl. La sua seconda azienda -nel 2009- è stata Innova Service, i cui 70 dipendenti sono sulla strada da 2 anni) lo stesso giorno fu staccato il telefono dello Slai Cobas.
E la stessa cosa è successa varie volte in questi anni, sempre in corrispondenza di importanti vertenze e scadenze sindacali che riguardavano i lavoratori Alfa Romeo della FIAT o ex FIAT.
ORA LA SEDE DELLO SLAI COBAS HA DI NUOVO IL TELEFONO, MA E' ANCORA IN ATTESA CHE I PROPRIETARI DELL'AREA RIALLACCINO CORRENTE ELETTRICA E RISCALDAMENTO.
Basta con le provocazioni all'Alfa Romeo di Arese !
- - - - - - - - -
Se alcuni vecchi o nuovi proprietari dell'Alfa Romeo di Arese persano di intimidirci, SAPPIANO CHE SI SBAGLIANO. BASTA CON SPECULAZIONI E MAFIE!
. LAVORO SUBITO ad ARESE per i LICENZIATI di INNOVA, sostituiti nell'area ALFA da lavoratori precari, sottopagati e senza diritti!
· DIRITTI per i 1500 lavoratori precari del sito dell'Alfa di Arese!
· LAVORO PER I CASSINTEGRATI FIAT E I GIOVANI DISOCCUPATI DELLA ZONA!
Arese, 13 novembre 2012
Slai Cobas Alfa Romeo

Sfondata la porta del salone del CdF, rubato lo storico carrello dello Slai Cobas.
CHI HA DATO VIA LIBERA ALLA DELINQUENZA?
Ennesima vigliaccata di Lorsignori ai danni dello Slai Cobas e dei 70 operai Alfa Romeo licenziati 21 mesi fa dall'azienda spionistica Innova Service e da 21 mesi in presidio alla portineria sud ovest dell'Alfa Romeo di Arese.
Ieri notte alcuni sicari hanno sfondato la porta del salone del CdF al n°7 della spina Est all'interno dell'Alfa, sono entrati nella nostra sede, hanno lasciato aperte le porte anche sul lato opposto ed hanno rubato lo storico carrello usato nelle manifestazioni per portare le trombe e l'impianto voce. Il carrello pesa oltre un quintale e può essere sollevato solo da tre o quattro persone. Stranamente non è stato rubato null'altro.
I mandanti, evidentemente, hanno per il momento dato l'ordine di limitarsi a mandare messaggi intimidatori e mafiosi allo Slai Cobas.
Solo negli ultimi 3 mesi sono avvenuti i seguenti fatti:
· Ad agosto sono stati lasciati uccelli morti davanti alla porta della sede dello Slai Cobas;
· alla fine di agosto si è “casualmente” rotto un tubo della colonna principale dell'acqua giusto sopra il Consiglio di fabbrica;
· il 20 settembre 2012 è stato tranciato un cavo da 20mila volt sul tetto della spina est n°6, ove è ubicata la storica sede del Consiglio di Fabbrica, dei delegati di sito e dello Slai Cobas ed ove si riuniscono quotidianamente gli operai licenziati da Innova Service;
· il 28 settembre 2012 è stata svuotata di quintali di cavi e di barre di rame la gabina elettrica, sempre nei pressi della sede dello Slai Cobas;
· l'11 ottobre è avvenuto un furto intimidatorio di un tavolo che era nell'atrio del CdF. Questo furto ha avuto modalità analoghe a quelle successe ieri;
· Il 7 novembre è stato tagliato il telefono allo Slai Cobas.
Il telefono è ora stato riattivato. Era staccato nella centralina della British Telecom ubicata nei sotterranei del palazzo del Centro Tecnico della FIAT alla portineria centrale. I cavi della corrente elettrica sono stati ripristinati sul tetto 3 settimane fa ma la sede dello Slai Cobas e il CdF sono ancora senza corrente perchè la Centrale Termica (ECO POWER) non ha ancora fatto il collegamento dal tetto alla nostra sottostante sede. Manca l'ordine dei proprietari dell'area AGLaR ed EUROMILANO, ci dicono.
E COSI' ORA LA SEDE DELLO SLAI COBAS E' SENZA CORRENTE ELETTRICA E SENZA RISCALDAMENTO DAL 20 SETTEMBRE SCORSO.
Attualmente, dopo il licenziamento – 21 mesi fa – dei 70 lavoratori di Innova Service, diciotto dei quali svolgevano lavoro di guardianìa, le portinerie dell'Alfa di Arese sono gestite dalla SIRIO (FIAT) e dall'IVRI (Benetton, famiglia AGNELLI, e altri). E dentro l'Alfa ci sono una decina di aziende che hanno altre guardie private.
E' evidente a tutti che qualcuno ha dato via libera alla criminalità per cercare di sbarazzarsi dello Slai Cobas e dei lavoratori licenziati da Innova Service.
Ma se Lorsignori pensano di intimidirci, SAPPIANO CHE SI SBAGLIANO.
Arese, 14 novembre 2012 Slai Cobas Alfa Romeo

pc 16 novembre - No Tav senza tregua.... altra notte di lotta...IL PROGRAMMA DI QUESTA SETTIMANA NO TAV

No Tav, ancora tensione nella notte E il fronte annuncia nuove proteste

Il presidio Interforze di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza ha reagito con lacrimogeni e idranti all’attacco alle trivelle
Il movimento No Tav ha annunciato, sul proprio sito internet ufficiale, un nuovo calendario di proteste contro i carotaggi in corso all’autoporto di Susa (Torino). Oggi alle 18 è convocato un concentramento al presidio nei pressi dell’autoporto, mentre alle 21 si terrà un’assemblea plenaria a Bussoleno (Torino) dove verrà anche discusso dell’ inizio del processo a carico di 45 attivisti, previsto per il prossimo mercoledì; domani alle 18 nuovo concentramento al presidio, che sarà seguito da un corteo intorno all’autoporto; sabato alle 15, sempre con partenza dallo stesso presidio, si terrà una marcia con iniziative a seguire per tutta la serata; domenica mattina, a partire dalle 11, si terrà invece un corteo diretto al cantiere della Torino-Lione a Chiomonte (Torino), con partenza dal presidio allestito nei pressi della centrale elettrica. Il programma - precisa il sito - potrà subire variazioni in tempo reale nel caso di un eventuale spostamento delle trivelle.

I nuovi annunci di mobilitazione arrivano all’indomani di un’altra serata ad alta tensione in Valsusa. L’autoporto di Susa è stato attaccato con un lancio di pietre e bombe-carta e molotov. Il presidio interforze ha reagito con i lacrimogeni e gli idranti, mentre non è escluso un intervento dei reparti anti-sommossa.
Gli attivisti hanno scelto la trivella più visibile e vicina gli svincoli. Nel frattempo, i responsabili dell’autostrada hanno rinforzato le barriere per impedire all’ala violenta del movimento di bloccare per l’ennesima volta in questi mesi l’autostrada.  .. Proseguono infine le indagini per individuare i responsabili dell’aggressione ai danni di un’auto della polizia stradale a colpi di spranga e di un blindo dei carabinieri a cui gli attivisti hanno tagliato i pneumatici. Ci sono i primi indizi, forse presto sviluppi concreti.

 Ecco dunque un bel riepilogo per tutti i no tav con gli appuntamenti della settimana fino a domenica 18 novembre

pc 16 novembre - basta fasci a Roma .. un appello

La Capitale deve cessare di essere la vetrina del neofascismo italiano. Un appello alla mobilitazione antifascista. Interdire la manifestazione di Casa Pound.


Gli anni di dominio della destra “de panza e de governo” al Comune e alla Regione, hanno facilitato il compito ai gruppi neofascisti di strada nel cercare di impadronirsi dei quartieri, delle scuole e della agenda politica.
In provincia - ad Affile - hanno addirittura costruito, con soldi pubblici, un mausoleo al criminale di guerra fascista Graziani, una vergogna finita anche su molti giornali europei.
Migliaia di manifesti sui muri, sedi e palazzi comprati dal Comune, aggressioni nelle scuole medie superiori, manifestazioni con quattro gatti sponsorizzate dalla politica e dai mass media.
I fascisti a Roma hanno cercato di riempire lo spazio politico e sociale in basso e in alto. Casa Pound, il gruppo neofascista più affarista e ambizioso, annuncia una manifestazione nazionale il prossimo 24 novembre a Roma contro il governo. Alcuni giorni fa un altro gruppo neofascista ha portato per le strade del centro di Roma anche fascisti da altri paesi europei. Le organizzazioni fasciste tra gli studenti continuano la loro opera di provocazione quasi quotidiana dentro le scuole.
Adesso basta! Roma non può essere né diventare il cuore nero di questo paese.
Lanciamo un appello alla mobilitazione antifascista stabile nella nostra città
Facciamo appello alla mobilitazione per interdire la manifestazione dei fascisti di Casa Pound il prossimo 24 novembre a Roma.

pc 16 novembre - interrotto il comizio di Bersani a Napoli - il PD e il suo sindacato la cgil di Camusso primo puntello del governo Monti

Momenti di tensione al convegno con Bersani
Tafferugli, qualche scontro e momenti di tensione al teatro Augusteo per la convention con Bersani.
FOTO DI RICCARDO SIANO


La nostra contestazione segue la risposta pesantemente repressiva che ieri è stata data alle migliaia di manifestanti in tutta Europa, scese in piazza contro politiche di austerity e dictact europei. Segue le dichiarazioni del ministro Cancellieri, favorevole alle barbare pratiche delle forze dell’ordine. Segue le scandalose posizioni prese dalla CGIL, perfettamente in linea con quelle espresse su l’Unità. Ma è soprattutto conseguente alla volontà di esprimere il nostro dissenso nei confronti di un partito che appoggia incondizionatamente il Governo Monti e il ricettario impostoci dall’Europa.
Un partito che invece di schierarsi a favore delle proteste di studenti, lavoratori e disoccupati, si schiera contro di questi contribuendo a scaricare su di loro i costi della crisi e condannando come pratiche ‘violente ed eversive’ i reali tentativi di cambiamento costruiti dal basso.
Potremmo pensare, per fare solo un paio di esempi, alle lotte NO TAV (video con i commenti di Bersani ad un' occupazione No Tav; manifesto "SI TAV" fatto dal PD), così come alle lotte degli operai della FIAT di Pomigliano (intervista ad Ichino in cui giudica semplicemente “inappropriata” la scelta di licenziare 19 lavoratori iscritti alla FIOM, ma affermando di sostenere Marchionne nella sua linea generale)

Ovviamente il PD non si smentisce: dopo pochi minuti dall’inizio della nostra contestazione, il servizio d’ordine e vari esponenti del pubblico si scagliano pesantemente addosso a studenti e disoccupati, costringendoci ad abbandonare il teatro.

Coerentemente col nostro essere Choosy, non ci accontentiamo di Bersani e del suo partitucolo come alternativa. Siamo stanchi del solito teatrino elettorale.
BASTA FARSE, LOTTA DI CLASSE!

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Alcuni articoli sulla contestazione
- repubblica.it
- corrieredelmezzogiorno.corriere.it
- fanpage.it
- liberoquotidiano.it



Ultimo aggiornamento ( Venerdì 16 Novembre 2012 00:40 )