sabato 3 novembre 2012

pc 3 novembre - continuare la lotta all'ilva, estenderla, unire le forze reali del sindacalismo di classe

noi riteniamo giusta e appoggiamo la continuazione dello sciopero da parte degli operai del MOF per ottenere concreti risultati sulla loro piattaforma - perchè se non si fa un braccio di ferro ora che la situazione è calda si ottengono al massimo parole.
Per gli altri reparti, noi siamo favorevoli a una loro adesione, ma a questo punto è bene che anche gli operai di altri reparti presentino delle loro richieste per misure di sicurezza nel loro reparto, perchè sarebbe utile allargare la vertenza partita dal mof.

Il nostro sostegno e partecipazione allo sciopero è interno a una linea e battaglia di classe che noi portiamo avanti, e che riguarda tutti gli operai che lottano indipendentemente dalla loro iscrizione o meno a questo o quel sindacato - lo abbiamo fatto anche durante gli ambigui ultimi blocchi,  ma in cui partecipavano tanti operai, lo facciamo molto di più ora in cui lo sciopero e le rivendicazioni sono chiare e corrette da parte degli operai . Altre logiche - di parte - le contrastiamo perchè sono negative per l'unità di classe degli operai, loro arma e forza di lotta.

Questo rapporto corretto e proficuo per gli operai deve valere anche per la questione anticipo elezioni Rsu. au cui da tempo noi raccogliamo firme tra gli operai ilva e ora bisogna unire le forze

slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto
cobasta@libero.it
347-5301704

pc 3 novembre - con gli operai dell'IKEA di Piacenza contro la violenza di stato per la guerra di classe

(3 Voti)
Scenario ottocentesco ai cancelli del magazzino centrale Ikea. Picchetti dei lavoratori, pullman di crumiri, manganellate della polizia per farli entrare. Volano i lacrimogeni. Cinque lavoratori portati via dalle ambulanze.Domani proteste davanti ai centri Ikea
Ultim'ora: intorno  a mezzogiorno, ai cancelli del magazzino Ikea sono arrivati anche il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi e l'’assessore comunale al Lavoro, Luigi Rabuffi). Il sindaco ha chiesto ai lavoratori di togliere i picchetti  ai cancelli, ma i lavoratori hanno tenuto duro e il Questore Germanà ha dato il via libero allo sgombero forzato dei picchetti. Cariche della polizia, manganellate contro i lavoratori che cercavano di rimanere uniti, anocra lancio di lacrimogeni e, naturalmente altri feriti.


Per domani sono stati convocate iniziative di solidarietà con i lavoratori e di protesta contro Ikea. Ad Afragola (Na) appuntamento alle 11.30 davanti all'Ikea. A Padova alle 15.00 appuntamento alla rotonda interna della zona commerciale (tra Ikea e Pittarello).

Già intorno alle 11.10 la polizia aveva utilizzato anche due lacrimogeni (vedi la foto in basso) per sgomberare i picchetti che ancora resistevano ai cancelli. Alcuni dei "crumiri" vogliano uscire in solidarietà con i lavoratori caricati ai cancelli. Intanto  oggi pomeriggio dovrebbe essere riaperto un tavolo di trattativa tra i lavoratori e i consorzi/cooperative che gestiscono la logistica dell'Ikea.
Guerriglia ai cancelli Ikea. 5 feriti nello scontro tra operai e polizia (gallery)
Una giornata di lotta per i diritti che sembra presa dalle cronache di un altro secolo. I lavoratori del consorzio Cgs che gestisce il magazzino centrale dell'Ikea a Piacenza, stavano picchettando i cancelli d'entrata. Con loro i lavoratori della Tnt,della Gls e di altre cooperative della logistica, attivisti del Sicobas e compagni di varie realtà milanesi, tra cui il Csa Vittoria autore di un ampio documento proprio sulla funzione della logistica nel sistema produttivo.

Questa mattina presto alla porta 2 sono due pullman di crumiri scortati dalla polizia. Sono volate calci e manganellate e sono riusciti a sfondare. Alla porta 9, intorno alle nove la polizia ha intimato di sciogliere il picchetto. I lavoratori si sono seduti per terra e hanno iniziato a fare resistenza passiva abbracciandosi e incatenandosi tra loro. Passato un quarto d'ora la polizia ha cominciato a spostarli di peso, ma ben presto sono volati anche qui calci e manganellate e cinque lavoratori sono stati feriti e portati via in ambulanza. Mentre scriviamo ci sono ancora una ventina di lavoratori seduti circondati dai poliziotti. Gli altri sono tenuti ai margini del piazzale d'entrata.
Tensione davanti all'Ikea ©ilPiacenza 19-2

Due giorni fa Ikea aveva imposto ai consorzi e alle cooperative che gestiscono il magazzino centrale di Piacenza di procedere con il licenziamento dei lavoratori più attivi nella lotta e nei picchetti iniziati il 17 ottobre scorso. Proteste miranti a ottenere i diritti che l'enorme deregulation sul lavoro che impera nel settore della logistica e della distribuzione tende ad abolire.

2012-11-02 12.17.43

pc 3 novembre - Ilva- la lotta degli operai del MOF continua.. sciopero fino a martedì 6


Prorogato fino a martedi 6 novembre lo sciopero tra i lavoratori dell'Ilva dopo l'ennesima morte sul lavoro di un giovane operaio. Ormai è una rivolta contro un sistema di sfruttamento, inquinamento e morte... per tutti Se non ci saranno novità positive e non si aprirà un serio confronto con l'ILVA lo sciopero indetto da USB proseguirà almeno sino alle 7 di martedì 6 novembre. Così hanno deciso i lavoratori che nel reparto MOF (Movimento Ferroviario), quello dove è morto il giovane loro compagno; tra i lavoratori l'adesione allo sciopero è del 100% e abbandonano Fiom, Fim e Uilm in massa per aderire a USB. L'USB ha quindi inviato formalmente la nuova dichiarazione di sciopero.
I lavoratori  invitano tutti gli operai dell'ILVA ad aggiungersi agli scioperanti.
Ai cittadini di Taranto richiedono invece non soltanto solidarietà, ma una condivisione concreta della loro lotta che è anche per difendere tutta la città.
USB ha inoltre inviato una richiesta di incontro all'ILVA che continua ad ignorare la nostra reale rappresentatività. Inviata anche una richiesta al Prefetto per una convocazione urgente delle parti per avviare un confronto con l'azienda sulla piattaforma decisa dai lavoratori e per affrontare i gravi problemi di sicurezza presenti nell'impianto.

La dirigenza aziendale è sempre più nervosa e scomposta e fa filtrare anche notizie assurde e fuori dalla realtà di centinaia di licenziamenti, ma i lavoratori rispondono in modo compatto.....

Anche lo Slai Cobas dell'Ilva con una nota inviata alla direzione e al Prefetto si è aggiunto allo sciopero. Qui di seguito la comunicazione:
La scrivente Organizzazione Sindacale comunica che dalle ore 7 di questa
mattina, 2 novembre 2012 e fino alle ore 7 di sabato 3 novembre 2012, è
indetto lo sciopero dei lavoratori dello stabilimento Ilva Spa di Taranto,
con astensione dal lavoro di 8 ore in tutti i turni lavorativi.
Scopo e obiettivi dello sciopero, proclamato a seguito dell'infortunio
mortale avvenuto nel MOF, sono i seguenti:
- che codesta Azienda non faccia più operare da soli i lavoratori nelle
operazioni di manovra nel MOF, ripristinando, come avveniva prima
dell'accordo del 10 novembre 2010, la presenza di più operatori;
- che venga, quindi, annullato e rivisto l'accordo del 10.11.10;
- che si proceda ad una manutenzione degli impianti e dei locomotori.
Questo sciopero si unisce all'astensione già in corso e già regolarmente
comunicata da parte dell'Unione Sindacale di Base (USB).
Per quanto riguarda le "comandate", lo Slai cobas chiede a codesta Direzione
aziendale di essere messa a conoscenza della necessità delle stesse ed è
immediatamente a disposizione per verificare quanti e quali lavoratori
devono entrare in fabbrica per essere di "comandata" - si comunica il numero
di telefono a cui la responsabile dello Slai cobas può essere subito
rintracciata: 3475301704.
Si fa presente che ai sensi dell'art. 28 dello Statuto dei lavoratori nessun
operaio che aderisca allo sciopero deve subire limitazioni o essere oggetto
di interventi disciplinari per aver esercitato questo diritto tutelato da
leggi e Costituzione.
La scrivente O.S. chiede un incontro nel più breve tempo possibile per
affrontare i punti sopra indicati; tanto nell'interesse di tutti affinchè
non prosegua lo stato di agitazione.
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
coordin. provinciale Calderazzi Margherita

Sullo sciopero all'Ilva vedi:
https://www.contropiano.org/it/sicurezza-lavoro/item/12223-ilva-lo-sciopero-prosegue-fino-a-sabato

https://www.contropiano.org/it/archivio-news/archivio-news/in-breve/italia/item/12271-ilva-terzo-giorno-di-sciopero-bloccato-il-mof

pc 3 novembre - contro il fascismo padronale in Fiat per la guerra di classe - una denuncia da pomigliano


Pomigliano, operaio Fiom: da azienda atto scellerato
 «Mi sono posto il problema che per far entrare me ci sarà qualche altro a dover uscire, ma noi non abbiamo alcuna responsabilità nei licenziamenti annunciati da Marchionne, e questo lo sanno bene anche i tanti lavoratori che sono nella newco, perchè la Fiat sta facendo solo quello che ha sempre fatto», queste le parole netee di Sebastiano D'Onofrio, ex rsu Fiom nello stabilimento Fiat di Pomigliano, che è tra i 19 iscritti al sindacato per i quali la Corte d'Appello di Roma ha ordinato l'assunzione in Fabbrica Italia Pomigliano. L'operaio dice di «stare male» per quanto è stato annunciato dal Lingotto, e per i 19 lavoratori della newco che potrebbero uscire per «fare posto» a loro. «È inaccettabile - continua l'operaio - quello della Fiat è un atto scellerato, e Marchionne oltre a dettare 'legge' su chi deve entrare e chi no, adesso caccia anche chi è dentro. Noi però, a differenza di quanto dicono gli altri sindacati, non abbiamo colpe, se non quella di voler difendere il lavoro di tutti gli operai dello stabilimento, quelli dentro e quelli fuori». D'Onofrio stamattina ha incontrato alcuni operai che lavorano nella newco, i quali gli hanno palesato i propri timori: «Ma nessuno di loro ci ha addossato la colpa - ha sottolineato - mi fa star male il pensiero che qualcuno potrebbe dover lasciare il proprio lavoro per fare posto a me. Domani noi della Fiom ci incontreremo, e discuteremo sul da farsi. Noi però non abbiamo colpe sulle scelte fatte da Fiat - ha concluso - basta pensare che solo due giorni fa, per la trimestrale di cassa, l'Ad diceva che avrebbe mantenuto i livelli occupazionali negli stabilimenti, e meno di 24 ore dopo annuncia i 19 licenziamenti».

pc 3 novembre - Torino contro i nuovi attacchi al diritto d'aborto

C’è BISOGNO DELLA LOTTA DI TUTTE E TUTTI

 venerdì 2 novembre, L’associazione NO 194 e l’omonimo comitato referendario per l’abrogazione della 194 hanno indetto un pomeriggio di preghiera all’Ospedale Sant’Anna.
Tale azione esplicita un modello di VIOLENZA simbolica sulle donne.
La violenza di questa “preghiera” si manifesta con l’uso di una terminologia fuorviante e attraverso immagini che hanno il solo fine di seminare terrore e sensi di colpa sulle donne.

Questa “rappresaglia” di tipo medievale con tro le donne e la legge 194 si svolgerà in tutta Italia e si inserisce all’interno di un più ampio progetto per l’abrogazione della legge sull’interruzione di gravidanza. 

E’ inaccettabile trovarsi dopo ben 34 anni a difendere una legge che tutela la salute della donna e la sua imprescindibile autodeterminazione.


Chi si reca in un ospedale pubblico deve poter usufruire di servizi che devono essere garantiti da uno stato il quale si dichiara, almeno formalmente, laico.



VOGLIAMO ESSERE LIBERE DI SCEGLIERE,
DIFENDIAMO LA 194!


 2/11 ORE 15:30 - OSPEDALE SANT’ANNA Torino

venerdì 2 novembre 2012

pc 2 novembre - chiediamo diritti ci danno polizia... al fianco dei facchini dell'IKEA in lotta


Piacenza: Nuove cariche contro il presidio dei facchini dell'Ikea

Si erano dati appuntamento alle 6.00 di stamattina dinanzi ai cancelli dell'IKEA di Piacenza. I lavoratori del Consorzio Gestione Servizi (CGS) sono arrivati puntuali, suppo

rtati dal S.I. Cobas, da lavoratori della TNT e della GLS e dalla rete di sostegno ai lavoratori della logistica.

Hanno iniziato a presidiare i cancelli dello stabilimento dell'impresa svedese, cercando di bloccare la movimentazione delle merci, come forma di protesta per rivendicare il rispetto dei propri diritti. I lavoratori chiedono l'applicazione ed il rispetto del Contratto Nazionale; il rispetto delle norme di sicurezza; l'allontanamento dei capi-reparto che non rispettano gli operai; la cancellazione dei provvedimenti disciplinari ed il reintegro dei lavoratori sospesi.

Dal 17 ottobre sono in mobilitazione. Hanno scioperato contro paghe miserrime e per una più equa distribuzione dei carichi di lavoro (al momento ci sono operai che guadagnano 400€ al mese – perché tenuti appositamente a riposo, come misura discriminatoria – ed altri che arrivano ai 1200€ - paradossalmente gli straordinari diventano un “premio” che permette di raggiungere uno stipendio meno misero). Stanno lottando per il semplice rispetto del CCNL e dei più elementari diritti, ma niente. CGS ed IKEA hanno deciso che nulla si può accordare ai lavoratori. E per piegarne la resistenza hanno deciso di intraprendere azioni punitive contro alcuni di loro. Una quindicina di operai, tra delegati ed attivisti del S.I. Cobas sono stati sospesi dal servizio, con l’intenzione di trasferirli in altri appalti e ventilando il licenziamento per tre di loro. Altri 80, che recentemente avevano cominciato la protesta, sono stati lasciati a casa per oltre due settimane senza nessun motivo esplicitato da parte del Consorzio e delle Cooperative di appartenenza (Cristall, San Martino ed Euroservizi).

Stamattina hanno di nuovo far fronte alla violenza della polizia. Le forze “dell'ordine” hanno cercato di sgomberare il presidio con cariche che hanno causato ben 5 feriti tra i facchini. Malgrado l'attacco subito, i lavoratori hanno resistito e hanno impedito che il presidio fosse sciolto. E il questore di Piacenza invita i poliziotti a "frantumarli tutti senza pietà".

Aderiamo alla campagna di solidarietà in sostegno agli operai al Deposito Centrale IKEA di Piacenza!

da Clash city Workers

pc 2 novembre - I grillini subito all'opera: preferiscono il Pd alla Presidenza dell'Assemblea regionale...


I grillini subito all'opera fanno gridare al “colpo di scena” e alla “grande sorpresa”, il giornalista del sole 24 ore che non si aspettava la loro posizione sull'elezione del presidente dell'Ars.

La “sorpresa” nasce dal fatto che Cencelleri, il più votato dei grillini, nel rifiutare l'offerta al suo partito, ha indicato come possibile presidente dell'Ars la deputata Raia, consigliera uscente rieletta a Catania, che non solo milita nel Pd, il partito del neopresidente Rosario Crocetta, ma è stata anche tra i sostenitori della giunta Lombardo!

Dice Cancelleri: «Raia è persona per bene, ha un'importante esperienza sindacale, e tra le elette ha ottenuto il maggior numero di voti. Sarebbe un ulteriore messaggio di innovazione. Vorremmo che iniziasse un percorso nuovo. È la prima volta di un presidente omosessuale dichiarato e di un buon numero di donne elette».

E questo sarebbe il "nuovo"! Qualcuno nota la differenza con le vuote chiacchiere distribuite a piene mani durante la campagna elettorale da diversi “concorrenti”?

Che cos'è l'indicazione di una del Pd se non una “apertura” a Crocetta; senza nemmeno aspettare l'insediamento i grillini sono entrati in gioco come vecchi politicanti!

A proposito di “aperture”, anche Cuffaro ha voluto mandare il suo messaggio dalla galera, dicendo che tra i grillini eletti ci sono anche amici suoi... Cancelleri ha subito smentito...

pc 2 novembre - lavoratrici Triumph ... un forte filo ci unisce quello della lotta


Ciao a voi tutt* voi,
che ci avete supportato facendo girare la lettera  che vi abbiamo inviato alcuni mesi fa, nella quale si denunciava il tentativo della multinazionale svizzera dell’abbigliamento intimo, di liberarsi dei “vecchi” dipendenti trasferendo la sede italiana a 65km da quella attuale.

Vi scrivo per un breve aggiornamento sulla situazione, poiché l’evoluzione della vicenda non è stata documentata. 

Infine, mesi di terrorismo psicologico/”velate” minacce/pressioni in ufficio e in famiglia/ + la prospettiva di 65km A/R tra casa e ufficio, hanno funzionato, e una 20ina di brave impiegate (che negli anni hanno buttato il sangue per l’azienda) si son dimesse “volontariamente” in cambio di 4 soldi e un futuro, è quasi matematico, da disoccupate (o mogli/mamme full-time o badanti per genitori o nonni).

Ricacciate a casa per far spazio a giovani precari interinali. Laureati, svegli e intelligenti _ la Fornero stia tranquilla, qui niente “choosy”_ dal futuro alquanto incerto poiché, allo scadere di ogni mese, non gli è dato sapere se, il mese successivo, avranno ancora modo di mantenersi autonomamente, con tutto quel che ne consegue. 
Ma la nostra storia, anche se non è andata come auspicavamo, non si è ancora conclusa e comunque, non è ancora una sconfitta.
In un buon gruppo di “vecchi” dipendenti, si continua a resistere e si segue l’azienda nella nuova sede a Segrate, decisi nonostante i tanti ostacoli a non mollare. Un mese fa circa, abbiamo eletto una RSU, malgrado svariate difficoltà create ad arte dall’azienda e i tentativi di intralciarne le votazioni. Compresa l’irruzione, stile “padrone delle ferriere”, del capo del personale nel seggio e l’interruzione del voto seguita da una diffida comminata dallo stesso, alla presidente di seggio e alla scrutatrice. 
L’RSU mancava da anni in Triumph, sarà un’altra battaglia ottenerne il riconoscimento da parte dell’azienda e, soprattutto, far sì che la maggioranza dei collegh* capisca che le conquiste non si possono ottenere in altro modo che agendo collettivamente. 

Anche se decimat* teniamo duro, lor signori se ne facciano una ragione, che gli piaccia o no, ABBIAMO BISOGNO DI LAVORARE, UN LAVORO L’ABBIAMO… E LE ELEMOSINE NON CI INTERESSANO!

Grazie ancora a tutt* per la solidarietà a presto (e a disposizione) 

F.M. lavoratrice Triumph 

*****

Non mollare e tenere duro, passo dopo passo  - l'elezione come Rsu alla Triumph  è già un primo passo concreto, per nulla scontato, ottenuto solo con la lotta
Un forte filo ci unisce quello della lotta collettiva contro padroni, governo, sindacati venduti

Saluti di lotta  

Lavoratrici, precarie, disoccupate...Palermo - Taranto  Slai Cobas per il sindacato di classe

*****

Grazie di tutto carissime compagne...

sembra di essere nell’’800, ma quel che è peggio di allora è che nei decenni scorsi è stata instillata nella maggioranza l’idea dominante che dice che il mondo va così e che noi, “il popolo”, non possiamo fare altro che adeguarci alle imposizioni di chi comanda e che quindi opporsi non serve a nulla perchè il nostro destino sarebbe la sconfitta certa.
Ovviamente mille e mille lotte ogni giorno in Italia e nel mondo ci dicono il contrario, ma la loro eco purtroppo, arriva a poch*. 

Sono comunque fiduciosa che qualcosa presto cambierà e vado avanti a testa alta.

Grazie ancora, vi abbraccio e saluto a pugno chiuso

f.m. lavoratrice Triumph 

pc 2 novembre - nuova giornata di sciopero operai Ilva - la piattaforma degli operai del MOF - lo slai cobas sc ilva si unisce allo sciopero - nuova denuncia di azienda e sindacati

 
Omicidio "nero" del MOF: Diffida all'Ilva e a fim, fiom, uilm

Questo testo è stato trasmesso anche alla Procura e allo Spesal richiedendo il loro intervento




Slai Cobas per il sindacato di classe
Sede legale v. Rintone, 22 Taranto – T/F 0994792086 – 3475301704 – cobasta@libero.it

TA. 1.11.12
Alla Direzione ILVA S.p.A.

Al responsabile Resp. MOF, Colucci
Al Resp. Ufficio Personale
Al Resp. Aziendale della Sicurezza

epc alle segreterie di FIM-FIOM-UILM
a tutti i delegati RLS
alle RSU


OGGETTO: infortunio mortale al rep. MOF dell'operaio Claudio Marsella – richiesta e diffida.

La scrivente Organizzazione Sindacale atteso
che la morte dell'operaio Marsella è avvenuta in una situazione in cui, per disposizioni aziendali e sulla base di un accordo del 10 novembre 2010, lo stesso operaio operava da solo;
che questa condizione di lavoro ha certamente influito nella rapidità dei tempi di soccorso;
che lo stato di inefficienza degli impianti, dei locomotori del MOF mette a rischio la sicurezza dei lavoratori;

CHIEDE

che codesta Azienda non faccia più operare da soli i lavoratori nelle operazioni di manovra nel MOF, ripristinando, come avveniva prima del citato accordo, la presenza di più operatori;
che venga, quindi, annullato e rivisto l'accordo del 10.11.12;
che si proceda ad una manutenzione degli impianti e dei mezzi.

DIFFIDA

ad attuare quanto sopra da subito, dando assicurazione alla scrivente O.S.
Lo Slai cobas fa inoltre presente che, ai sensi del TU 81 sulla sicurezza (ex art. 14 L.626) gli operai sono autorizzati in caso di pericolo di astenersi dall'operazione lavorativa o a prendere misure per evitare le conseguenze di tale pericolo, senza subire pregiudizio per tale azione,
e che conseguentemente a quanto sopra, la scrivente O.S. ha comunicato agli operai del MOF la loro legittimità ad astenersi, se soli, dall'operazione di manovra dei locomotori, previa comunicazione al responsabile del Mof, in attesa che codesta azienda provveda a inviare altro operatore.

La scrivente O.S. diffida Fim, Fiom, Uilm, i delegati e Rls del MOF a procedere per quanto di loro competenza per:
revocare la firma del verbale del 10 novembre 2010;
Verificare che l'azienda metta fine alla pratica di un solo operatore;
verificare lo stato dei locomotori;
tutelare i lavoratori che, ai sensi della TU 81 sulla sicurezza, chiedano di non operare da soli e in situazioni di pericoli.

per Slai cobas per il sindacato di classe Taranto

coordinatore provinciale
Ernesto Palatrasio

per com. 74121 Taranto via Rintone, 22 - cobasta@libero.it – T/F 0994792086 - 347530170

Anche lo Slai cobas Ilva indice lo sciopero

Slai Cobas per il sindacato di classe
Sede legale v. Rintone, 22 Taranto – T/F 0994792086 – 3475301704 – cobasta@libero.it
TA. 2.11.12
Spett.le Direzione ILVA S.p.A.
Al responsabile Resp. MOF, Colucci
Al Resp. Ufficio Personale
Al Sig. PREFETTO di Taranto
OGGETTO: indizione sciopero – legge 300/70.
La scrivente Organizzazione Sindacale comunica che dalle ore 7 di questa mattina, 2 novembre 2012 e fino alle ore 7 di sabato 3 novembre 2012, è indetto lo sciopero dei lavoratori dello stabilimento Ilva Spa di Taranto, con astensione dal lavoro di 8 ore in tutti i turni lavorativi.
Scopo e obiettivi dello sciopero, proclamato a seguito dell'infortunio mortale avvenuto nel MOF, sono i seguenti:
- che codesta Azienda non faccia più operare da soli i lavoratori nelle operazioni di manovra nel MOF, ripristinando, come avveniva prima dell'accordo del 10 novembre 2010, la presenza di più operatori;
- che venga, quindi, annullato e rivisto l'accordo del 10.11.10;
- che si proceda ad una manutenzione degli impianti e dei locomotori.
Questo sciopero si unisce all'astensione già in corso e già regolarmente comunicata da parte dell'Unione Sindacale di Base (USB).
Per quanto riguarda le “comandate”, lo Slai cobas chiede a codesta Direzione aziendale di essere messa a conoscenza della necessità delle stesse ed è immediatamente a disposizione per verificare quanti e quali lavoratori devono entrare in fabbrica per essere di “comandata” - si comunica il numero di telefono a cui la responsabile dello Slai cobas può essere subito rintracciata: 3475301704.
Si fa presente che ai sensi dell'art. 28 dello Statuto dei lavoratori nessun operaio che aderisca allo sciopero deve subire limitazioni o essere oggetto di interventi disciplinari per aver esercitato questo diritto tutelato da leggi e Costituzione.
La scrivente O.S. chiede un incontro nel più breve tempo possibile per affrontare i punti sopra indicati; tanto nell'interesse di tutti affinchè non prosegua lo stato di agitazione.
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
coordin. provinciale
Calderazzi Margherita
per com. 74121 Taranto via Rintone, 22 - cobasta@libero.it – T/F 0994792086 - 347530170
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pc 1 novembre - Con i prigionieri politici curdi contro lo stato fascista turco


Turchia, critiche le condizioni dei detenuti curdi in sciopero della fame

Circa 700 prigionieri politici curdi rifiutano il cibo in decine di carceri sparse per il paese. Per il premier islamista Erdogan è tutto uno «show»



Roma, 02 novembre 2012, Nena News - Tra una decina di giorni potrebbero cominciare a morire i 683 detenuti politici curdi che da 52 giorni attuano lo sciopero della fame in 66 carceri sparse per la Turchia. A lanciare l'allarme è la principale associazione medica turca ma per il premier islamista Tayyip Erdogan «è tutto uno show».

«Dopo 40 giorni (di sciopero della fame) cominciano ad emergere nell'organismo i primi gravi danni, dopo 60 si può arrivare alla morte», ha avvertito il dottor Ozdemir Aktan, capo dell'Associazione medica turca che rappresenta l'80% della categoria.

Per Erdogan invece le condizioni dei detenuti curdi sono buone, soltanto uno di essi sarebbe in uno stato critico e verrebbe monitorato costantemente dai medici. «In realtà non è in corso alcuno sciopero della fame, i prigionieri sono manipolati dai "mercanti della morte"», sostiene il premier turco. Diversa sembra essere la posizione del presidente turco Abdallah Gul che in un'intervista al quotidiano Milliyet ha detto che la questione curda e lo sciopero della fame richiedono attenzione.

I prigionieri in sciopero della fame - molti dei quali appartengono al partito politico legale a maggioranza kurda, il BDP (sindaci, amministratori locali etc), accusati di avere legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk, illegale e considerato "terrorista" da Ankara) - chiedono il miglioramento delle condizioni di vita in carcere, in particolare per il loro leader Abdallah Ocalan, in prigione su di un'isola a sud di Istanbul. La protesta segue l'intensificarsi, dallo scorso luglio, dei combattimenti tra i guerriglieri del Pkk e l'esercito turco nel sud-est del paese.

In Turchia nel 2000, durante uno sciopero della fame proclamato dai prigionieri politici di sinistra contro la pratica dell'isolamento, morirono 122 detenuti, 30 dei quali uccisi dalle guardie carcerarie durante una sommossa. Nena News

giovedì 1 novembre 2012

pc 1 novembre - fiat ..contro il fascismo padronale serve la guerra di classe

 


Condannato dal tribunale ad assumere 19 iscritti alla Fiom (primo scaglione di 145) che hanno vinto la causa, Marchionne dichiara di volerne mettere in mobilità altrettanti.

Siamo alla rappresaglia in stile Wermacht, con il palese tentativo di aprire una "guerra tra poveri", nonostante il fallimentare tentativo di Cisl e Uil di far firmare una mozione contro l'assunzione di un numero di operai iscritti alla Fiom esattamente proporzionale alla tessere raccolte dalla categoria Cgil prima del 2referendum" del luglio 2010.
L'azienda di Torino «ha da tempo sottolineato che la sua attuale struttura è sovradimensionata rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo da mesi in forte flessione e che, di conseguenza, ha già dovuto fare ricorso alla cassa integrazione per un totale di venti giorni. Altri dieci sono programmati per fine novembre» prosegue la nota. La Fiat precisa di essere «consapevole della situazione di forte disagio che si è determinata all’interno dello stabilimento, sfociata in una raccolta di firme con la quale moltissimi lavoratori hanno manifestato la propria comprensibile preoccupazione». E conclude: «L'impegno dell'azienda e' quello di individuare la soluzione che consenta di eseguire l'ordinanza creando il minor disagio possibile a tutti quei dipendenti che hanno condiviso il progetto e, con grande entusiasmo e spirito di collaborazione, sono stati protagonisti del lancio della Nuova Panda». Incredulo Mario Di Costanzo, iscritto Fiom che dovrebbe essere assunto entro il 28 novembre:
"È proprio una vergogna, Marchionne non perde occasione per cercare di dividere i lavoratori. Adesso dichiara anche guerra alla magistratura per far pesare sui giudici la situazione che si sta creando».

Giorgio Airaudo, Segretario nazionale della Fiom-Cgil e responsabile del settore Auto, ha dichiarato. "Si tratta di una procedura chiaramente ritorsiva, chiaramente antisindacale e chiaramente illegittima, perché i motivi addotti nella nota resa pubblica dalla Fiat non giustificano nessun licenziamento, anche in considerazione del fatto che l'Azienda ha firmato un accordo nel quale assumeva l'impegno a riassumere tutti i lavoratori del Gian Battista Vico in Fabbrica Italia Pomigliano." "La Fiom respinge con forza ogni licenziamento poiché tutti i lavoratori devono rientrare al lavoro e invita tutti i sindacati a respingere questo ulteriore tentativo di dividere i lavoratori."
Giorgio Cremaschi, coordinatore della Rete28Aprile della Cgil: "Quella Fiat è una logica banditesca in cui i lavoratori sono ostaggi presi e rilasciati." "Un paese civile dovrebbe cacciare Marchionne e chi si comporta come lui."

pc 1 novembre - perchè è giusto lo sciopero in corso all'ilva taranto, perchè è giusto il convegno nazionale promosso dalla rete nazionale per la sicurezza sul lavoro del 7 dicembre

dal blog tarantocontro.blogspot.com

padroni assassini - Ilva dal '93, 45 morti tra Ilva e e indotto

 
 

 
Con quella di Claudio Marsella, schiacciato oggi da un locomotore, sono 45 le morti degli operai avvenute all’interno
dell’Ilva di Taranto dal 1993. L’ultima disgrazia si era verificata l’11 dicembre del 2008 quando un lavoratore polacco, dipendente di un’azienda appaltatrice, cadde da un ponteggio dell’altoforno 4.
Le morti bianche nel siderurgico tarantino sono state per le cause più disparate: molti operai sono deceduti in seguito

a cadute da ponteggi di impianti, ad esplosioni di macchinari o al crollo di gru o perchè colpiti, nel corso delle fasi delle
varie lavorazioni, da pesanti bramme o schegge di materiali; altri operai sono morti per aver inalato gas nel corso di
lavori di manutenzione.Difficili da quantificare gli incidenti che, nel corso degli anni, hanno causato centinaia di feriti e ustionati.

padroni assassini e sindacati che firmano certi accordi pure - Rizzo USB, comitato  denunciano

La denuncia: in quel reparto ridotto il personale in cambio di 450 euro

Il personale fu ridotto nel reparto in cui è avvenuto l’incidente mortale in cambio di un contributo “una tantum” di 450
euro. È quanto denuncia il Comitato di “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti”, che ieri ha presentato un esposto in
procura. «C’è un accordo sottoscritto a novembre del 2010 dalle parti con l’azienda - spiega Massimo Battista - che
disponeva la riduzione del personale in quel reparto e la riorganizzazione del lavoro in cambio di una somma di denaro,
450 euro, che è stata erogata nel gennaio del 2011. Il profitto viene prima della sicurezza e oggi abbiamo avuto una
riprova».

Secondo Aldo Ranieri, altro portavoce del Comitato, «ci sono responsabilità da parte dell’azienda perchè chi conduce i

 mezzi di locomozione non può fare sia il manovratore che il locomotorista. È proprio la pratica operativa che prevede due figure diverse per questa attività. Pare ci sia un accordo, col benestare di parte sindacati, che consente ai manovratori dei
treni di fare anche altre attività». Ranieri chiede di accertare la dinamica dei fatti e che «i responsabili paghino una volta
per tutte». I rappresentanti del Comitato ieri hanno improvvisato un sit-in sotto Palazzo del Governo e poi hanno incontrato
il capo di gabinetto della Prefettura, a cui hanno esposto le problematiche della sicurezza nel reparto Mof e in altre aree del Siderurgico «Chiederemo le dimissioni del sindacato, di tutte e 84 le unità - fa presenta Battista - che rappresentano le sigle sindacali. C’è stato un accordo scandalo che svenduto i lavoratori per 450 euro in barba alle misure di sicurezza e a favore
del profitto aziendale». Anche per l’Usb, l’Unione sindacale di base dell’Ilva, «alle postazioni del Mof i manovratori
operano da soli, e se un lavoratore ha problemi nessuno è in grado di rilevarli ed intervenire tempestivamente».Queste modalità operative, secondo il coordinatore Francesco Rizzo, «sono state sancite da un vergognoso accordo, siglato due
anni fa da Fim, Fiom e Uilm, in cambio di poche centinaia di euro. Dunque, sia nel caso in cui l’operaio morto abbia avuto
un malore, sia nel caso di un incidente, come sembra emergere dai primi accertamenti, si tratta sempre – conclude il rappresentante dell’Usb – di una giovane vita sacrificata in nome del profitto». L’Usb nei giorni scorsi aveva presentato una denuncia alla magistratura e chiesto l’intervento dei funzionari dello Spesal segnalando la fuoriuscita di fumi inquinanti nel reparto treno siviere all’acciaieria 1. Fumi che i lavoratori sarebbero costretti a respirare a causa del malfunzionamento del sistema di aspirazioni. [giacomo rizzo]
padroni assassini -- claudio masella forse si poteva salvare.. per questo los sciopero indetto dalla usb che lo slaicobas appoggia deve continuare anche doggi e domani

Operaio morto all'Ilva
La denuncia del 118
«Non ci hanno chiamato»

 I
TARANTO - Un’altra vittima sul lavoro, ma è polemica sui sistemi di soccorso. «Non siamo stati assolutamente interpellati e
questo in violazione di quanto prevede la legge italiana». A far giungere la
smentita di quanto le prime notizie diffondevano subito dopo l’incidente che è
costato la vita ad un dipendente dell’Ilva, cioè dei soccorsi praticati dal 118, è lo stesso direttore del Sistema 118 dell’Asl Ta, Mario Balzanelli. «Sono sconcertato - dice - sono sconcertato perché ogni qual volta si verifica una situazione di
emergenza in queste aree industriali, così come siamo in grado di documentare
con atti di ufficio, il Sistema 118 viene puntualmente ignorato». Il responsabile
del Sistema di emergenza urgenza territoriale tarantino, quindi, incalza: «La legislazione nazionale sancisce l’obbligo di chiamata del sistema 118 in caso di emergenza sanitaria da parte di chiunque vi si trovi al cospetto di un’emergenza appunto. Gli ambienti di lavoro non fanno eccezione, né tanto meno fanno eccezione gli ambienti di lavoro ad alto rischio. Addirittura, proprio per gli ambienti di lavoro, a più riprese il legislatore norma l’obbligo di chiamata del Sistema 118».

Ma se all’interno dell’azienda c’è personale in grado di prestare soccorsi? «Assolutamente no. In tal senso disporre all’interno di uno stabilimento industriale di personale medico infermieristico in grado di effettuare l’intervento del primo soccorso al paziente non esonera affatto il datore dall’obbligo istituzionale di chiamare il Sistema 118 che è per il cittadino

la garanzia di tutela migliore in assoluto ai fini prognostici ai sensi della sopravvivenza e delle disabilità. Chi deve fare l’emergenza per il legislatore italiano è il 118. Non sono previsti altri attori istituzionali dalla legislazione italiana».

Il caso è stato rappresentato al Prefetto? «Anche quest’ultimo caso è stato sottolineato all’attenzione del prefetto. Ma ovviamente la questione è stata sollevata a più riprese presso l’organo istituzionale per competenza che è la Prefettura. purtroppo, però, eventi di questo tipo di sono riproposti con assoluta puntualità».

Come si caratterizza un soccorso del 118? «Il soccorso di garanzia da parte del 118 si compendia nel recupero delle

funzioni vitali laddove perse e nella stabilizzazione ed il mantenimento delle stesse funzioni vitali. Eseguiamo metodologie
di soccorso avanzate secondo lo stato dell’arte del settore».

Come obiettano i datori di lavoro inadempienti in tal senso? «Non lo so, non obiettano alcunchè. Semplicemente

ignorano la legge. Quel che è grave è che, così facendo, famiglia e parenti della vittima vengono privati della possibilità
che il congiunto sia stato soccorso per quello che il legislatore impone. Ribadisco: il 118 è lo strumento che il legislatore ha posto a tutela della vita degli italiani. Privare arbitrariamente un cittadino italiano dei soccorsi del sistema territoriale dell’emergenza è un fatto di una gravità inaudita».

pc 1 novembre - SIAMO CON GLI OPERAI ILVA IN SCIOPERO, MA L'USB, INSIEME A RICHIESTE GIUSTE, DICE VERE SCIOCCHEZZE

Lo Slai cobas per il sindacato di classe Ilva
appoggia e si unisce agli operai che da ieri stanno proseguendo lo sciopero contro il nuovo maledetto infortunio sul lavoro che ha stroncato la vita a Claudio Marsella, giovane operaio di 29 anni del rep MOF, e che pretendono di porre fine alle condizioni di lavoro del Mof e agli accordi che hanno permesso questa morte;
è d'accordo con l'Usb sulla denuncia del ruolo di Fim, fiom e Uilm e delle attuali Rsu, e
appoggia la denuncia contro i comportamenti antisindacali e antisciopero ricattatori e
terroristici portati avanti ieri dall'azienda e dai sindacati confederali - stesso atteggiamento che da tempo Ilva e OO.SS perseguono nei confronti dello Slai cobas Ilva e degli operai iscritti,

nello stesso tempo diciamo chiaramente che non siamo affatto d'accordo con alcune delle parole d'ordini che l'Usb scrive a sostegno di questo sciopero: la nazionalizzazione dell’Ilva, la piena garanzia del reddito per tutti i lavoratori sino alla bonifica dello stabilimento e del territorio.
Queste sono richieste sbagliate, inconcludenti e illusorie. Deviano dalla "guerra di classe" che gli operai, tutti, devono fare contro Riva e il governo per la messa a norma, vera e subito, degli impianti, con la difesa dei posti di lavoro, della salute e della vita - non ci sarà nessuna nazionalizzazione, nè quando l'Ilva era pubblica ha mai difeso la salute e la vita degli operai; non ci sarà nessuna garanzia di reddito ma solo migliaia di disoccupati in più a Taranto insieme ad una "mega nuova Bagnoli" che non ha salvaguardato nè ambiente nè lavoro.
La serietà e la gravità della situazione per gli operai Ilva e ditte non richiede queste "sciocchezze"!
D'altra parte, gli operai Ilva, anche gli operai che stanno partecipando allo sciopero indetto da l'Usb, non chiedono affatto nè lottano per queste cose, ma per ottenere difesa del lavoro in Ilva, sicurezza e salute.

Slai cobas per il sindacato di classe Ilva

STRALCI DA COMUNICATI DE USB

USB prolunga lo sciopero all'ILVA fino a sabato 3 ottobre contro Riva ed i sindacati "complici"
ORA BASTA!
TUTTI I RESPONSABILI DEVONO PAGARE
LO SCIOPERO CONTINUA FINO ALLE ORE 7 DI SABATO 3 NOVEMBRE
Dopo l’ennesima morte di un giovane operaio, vittima dello sfruttamento e del profitto ad ogni costo, come USB riteniamo che tutti, ma proprio tutti i responsabili di quanto è accaduto e sta accadendo dentro e fuori la fabbrica devono pagare:
- l’azzeramento degli accordi aziendali firmati da Fim-Fiom-Uilm;
- le dimissioni delle RSU in carica e elezione di nuovi Rappresentanti;
- la nazionalizzazione dell’Ilva visto che nonostante i pronunciamenti della Magistratura la proprietà ha continuato a produrre e seminare morte quanto e più di prima;
- la piena garanzia del reddito per tutti i lavoratori sino alla bonifica dello stabilimento e del territorio.
Per questi motivi abbiamo proclamato la continuazione dello SCIOPERO fino alle ore 7 di Sabato 3 Novembre 2012

USB DIFFIDA AZIENDA PER COMPORTAMENTO ANTISINDACALE

Incontro alla Prefettura di Taranto su diritto di sciopero e tutela della salute e della sicurezza.
L’USB Lavoro Privato Puglia ha diffidato l’ILVA per comportamento antisindacale. L’iniziativa si è resa necessaria in quanto l’USB è venuta a conoscenza di atti intimidatori nei confronti di lavoratori che hanno aderito allo sciopero, proclamato dall’USB fino alle 7 del prossimo 3 novembre, e di quelli che avrebbero voluto aderire.

Nello specifico, alcuni responsabili dell'azienda ed alcuni dirigenti hanno affermato e fatto circolare La voce che lo sciopero indetto dall’USB sarebbe stato “illegale” ed illegittimo, in quanto dichiarato da un sindacato non firmatario del contratto. Hanno anche minacciato sanzioni disciplinari nei confronti degli eventuali aderenti allo sciopero, di fatto impedendo o fortemente ostacolando il libero esercizio di un diritto tutelato dalla legge e dalla Costituzione...



mercoledì 31 ottobre 2012

pc 31 ottobre - 3° PARTE SUL RIESAME ILVA, PER UNA VALUTAZIONE DI PARTE OPERAIA

OGGI AFFRONTIAMO LA TERZA PARTE + APPENDICE

Dalla sentenza Riesame sull'Ilva si evidenziano tre aspetti dell’azione di padron Riva.

1)  azioni volutamente criminose, realizzate in maniera palese o occulta, con attività anche truffaldina;
2) violazioni di disposizioni e prescrizioni - sfruttamento al massimo degli impianti vecchi
3) nesso tra livelli di produzione e inquinamento
 
3) nesso tra livelli di produzione e inquinamento

"Nei parchi minerali, le emissioni da erosione eolica dei cumuli di stoccaggio sono comprese tra le 6 e le 51 t/a, quelle da movimentazione stradale dei mezzi all’interno dello stabilimento sono circa 24 t/a, quelle da manipolazione dei materiali solidi (cadute) ammontano addirittura a 668 t/a.

Nell’area acciaieria le emissioni non convogliate si verificano sia in fase di caricamento dei convertitori, a causa di sversamenti accidentali di materiali, sia in quelle terminali di spillaggio dell’acciaio e di versamento nelle siviere.
E’ un fenomeno derivante da non corrette modalità operative della fase di produzione, lo slopping dovrebbe essere quindi eccezionale e contenuto nel minimo, ma il fatto che si verifica con frequenza e ordinariamente, vuol dire è sicuramente collegato alla intensità delle operazioni lavorative, ai ritmi di lavoro.

L’Arpa ha evidenziato in merito alla “concentrazione del benzo(a)pirene misurato nell’aria dei Tamburi, come i dati del 2010 indicassero un aumento delle concentrazioni rispetto al 2009, verosimilmente correlato con il reincremento produttivo dello stabilimento siderurgico e della cokeria e nonostante alcuni adeguamenti degli impianti di tale area produttiva”

Nell’area Parchi, più si fa manipolazione, più vi sono emissioni. Quindi la pericolosità dei parchi minerali è direttamente legata alla quantità di produzione e all’intensità produttiva.

Anche nel caso delle batterie il grado di pericolosità è direttamente collegato al ritmo di produzione. Lo stesso riguarda il fenomeno dello slopping nell’area Acciaieria per cui il Riesame stesso scrive che “il fatto che si verifica con frequenza e ordinariamente, vuol dire è sicuramente collegato alla intensità delle operazioni lavorative, ai ritmi di lavoro”.

Questo significa che dietro questo ipersfruttamento di impianti, la maggiorparte già vecchi vi è il supersfruttamento degli operai che hanno dovuto lavorare con ritmi intensi di lavoro, e sottoposti ad orari di lavoro più lunghi con un uso normale dello straordinario. Da questo sfruttamento degli operai e degli impianti Riva ha fatto dello stabilimento di Taranto la fonte dei suoi profitti con 10 milioni medi di t/a di produzione. Per questo come vi è un nesso stretto tra inquinamento e peggioramento della condizione generale degli operai; altrettanto è collegata la messa a norma al contrasto di questo peggioramento e alla difesa delle condizioni di lavoro degli operai.

All’intensità produttiva, a questi alti livelli di produzione è collegato anche il grado di inquinamento ambientale nei quartieri, in particolare Tamburi; questo pone necessariamente per la bonifica ambientale anche il problema di un abbassamento del livello produttivo, insieme alla messa a norma degli impianti.


CHIAREZZA SULLA QUESTIONE DELLA FERMATA DEGLI IMPIANTI

Dalla parte conclusiva del Riesame:
“L’obiettivo da perseguire è uno ed uno solo, ovverossia il raggiungimento, il più celermente possibile, del risanamento ambientale e l’interruzione delle attività inquinanti” .
I custodi nel caso di specie hanno veri e propri compiti di gestione ed amministrazione, e non solo, come ordinariamente accade, di mera conservazione.
“non è compito del Tribunale stabilire se e come occorra intervenire nel ciclo produttivo (con i consequenziali costi di investimento) o, semplicemente, se occorra fermare gli impianti, trattandosi di decisione che dovrà essere necessariamente assunta sulla base delle risoluzioni tecniche dei custodi – amministratori, vagliate dalla A.G.; per questo lo spegnimento degli impianti rappresenta, allo stato, solo una delle scelte tecniche possibili”… “in nessuna parte del provvedimento del GIP si legge che l’unica strada perseguibile al fine di raggiungere la cessazione delle emissioni inquinanti, unico obiettivo che il sequestro preventivo si prefigge, sia quella della chiusura dello stabilimento e della cessazione dell’attività produttiva… l’impianto siderurgico possa funzionare ove siano attuate determinate misure tecniche che abbiano lo scopo di eliminare ogni situazione di pericolo per i lavoratori e per la cittadinanza”.
Aggiunge che “la questione relativa ai limiti ed ai poteri dell’AG e dei custodi nel caso di sequestri preventivo, per uno stabilimento enorme come questo di Taranto non è meramente tecnica e fine a sé stessa, visto che dalla sua soluzione discendono importanti ricadute concrete che vanno ad intaccare contrapposti interessi pur costituzionalmente rilevanti, quale quello della tutela dell’impresa produttiva e dell’occupazione. Quindi: bisogna individuare quelle soluzioni che nel giungere alla cessazione delle emissioni inquinanti consentano di pregiudicare il meno possibile gli ulteriori interessi in gioco."

Quindi il Riesame su questo modifica il dispositivo della Todisco che disponeva che i custodi “avviino immediatamente le procedure tecniche e di sicurezza per il blocco delle specifiche lavorazioni e lo spegnimento degli impianti”, reputando invece “necessario che i tecnici dando inizio agli adempimenti possano invece valutare e nel caso adottare tra tutte le possibili scelte operative, quelle concretamente idonee a salvaguardare l’integrità e la sicurezza degli impianti ed a consentire, in ipotesi, la ripresa operatività dei predetti”. Se l’Ilva non provvede allora la ripresa della produzione “sarebbe irrimediabilmente compromessa”.