A mani nude, a volto scoperto, a testa alta
Il 23 ottobre 2011 la Val di Susa sarà nuovamente protagonista: taglierà le reti che la vedono ostaggio della lobby del TAV dicendo no ai tagli allo stato sociale, alla sanità, alla cultura.
Da quattro mesi una parte della valle è militarizzata, una vasta area è off-limits per i cittadini, recintata e protetta da reti posate illegalmente e difese da centinaia di poliziotti che proteggono un “cantiere che non ‘c’è”.
Da quattro mesi chi denuncia questa situazione e protesta davanti alle recinzioni è bersaglio di migliaia di candelotti lacrimogeni al CS (un gas tossico vietato dalle convenzioni internazionali) e non si contano le intimidazioni a singoli cittadini e all’intero movimento notav.
Oggi appare sempre più evidente la follia di un progetto TAV Torino-Lione non solo per la sua inutilità dal punto di vista trasportistico, ma anche e soprattutto per l’enorme spreco di risorse sottratte alla collettività: a nessuno può sfuggire la volontà criminale di una classe politica incapace e corrotta, al servizio di quel sistema di “finanzieri senza volto” rappresentato dalle grandi banche e dai fondi di gestione, che non mostra alcun pudore a voler imporre l’opera mentre taglia pesantemente i servizi ai cittadini.
Il TAV è la punta dell’iceberg di questa follia imposta da governi che non rispondono più ai propri elettori (in Val di Susa viene negata ogni minima forma di dissenso politico) ma a quel mondo opaco che specula sulla crisi economica. E’ lo stesso mondo pronto a prestare i capitali necessari alla realizzazione del TAV costringendo tutti i cittadini italiani a nuovi sacrifici per rimborsare quei prestiti e a subire nuovi tagli ad uno stato sociale ormai al collasso.
Le reti illegali che in Val di Susa delimitano un cantiere che non c’è difendono in realtà questo sistema.
In Val di Susa sono sospesi i diritti, la democrazia è ferita, le reti delimitano un’area di illegalità mentre una Procura della Repubblica strabica si scatena alla ricerca di improbabili sovversivi e criminali al di fuori delle reti: nei loro confronti usa le denunce e il carcere per intimorire un’intera valle e nel frattempo le ditte che manovrano ruspe e trivelle (alcune delle quali in evidente odor di mafia) si sentono protette e il partito degli affari si sente autorizzato a sperare che prima o poi partano i cantieri.
Il 23 ottobre La Val di Susa dimostrerà loro che aprire i cantieri è una speranza vana: migliaia di cittadini marceranno per tagliare le reti, per aprire varchi nel recinto, per riaprire spiragli di democrazia.
In migliaia dimostreremo a testa alta che con la forza ed il sopruso non è possibile aprire alcun cantiere, né oggi né mai.
Lo faremo a mani nude, portando solo gli strumenti per abbattere le reti; lo faremo a volto scoperto perché non abbiamo nulla da nascondere, ognuno mostrerà la sua faccia pulita che chiede soltanto rispetto. Daremo un taglio alle reti e non porteremo alcuna offesa a chi dovrebbe difendere la legalità ed è mandato invece a coprire l’illegalità di recinti abusivi che offendono la nostra dignità.
In migliaia taglieremo le reti invitando chi sta dall’altra parte a desistere da violenze e rappresaglie, dal lancio di lacrimogeni e quant’altro: se l’invito non verrà accolto ci difenderemo dai gas, e chi dovesse dare l’ordine di aggredire cittadini pacifici che chiedono giustizia se ne assumerà la responsabilità di fronte al paese che ci guarda.
Migliaia di cittadini mostreranno che sono loro dalla parte della legalità e non hanno paura di difendere il loro futuro, che la loro è una lotta per la difesa dei beni comuni.
Il 23 ottobre sarà una giornata di resistenza attiva che coinvolgerà un’intera valle.
A tutti coloro che condividono le nostre ragioni e ci sostengono, chiediamo di dare visibilità alla nostra azione, a tutti chiediamo di comprendere il valore del nostro gesto, di rispettare il nostro modo di protestare civilmente.
Aprire varchi nelle reti, mostrare che non ci rassegniamo alla cancellazione di spazi di partecipazione democratica è il nostro obiettivo. Il risultato di questa giornata non si misurerà in metri di recinzione abbattuti ma sarà nella determinazione, visibile e forte, di una popolazione che non si rassegna al silenzio; sarà la dimostrazione che questo folle progetto TAV non potrà che rimanere sulla carta; il suo valore sarà nell’azione di massa coraggiosa, pacifica ma determinata a dare un taglio alle reti e agli inganni di una politica che chiede voti pensando solo alle tangenti generosamente offerte dall’alta velocità. L’Europa ne prenda atto, governo, partiti e lobby si rassegnino e non abbiano paura di perdere la faccia: noi la nostra faccia ce la mettiamo sempre e continueremo a farlo.
La lotta della Val di Susa non appartiene solo a noi, in questi anni ne abbiamo avuto continue conferme: è diventata anch’essa un bene comune da difendere.
Il movimento NO TAV
sabato 22 ottobre 2011
pc 22 ottobre - DECINE DI MIGLIAIA DI BLACK BLOC NORD-AMERICANI a Brindisi..
DECINE DI MIGLIAIA DI BLACK BLOC NORD-AMERICANI, , IN NERO SILICIO, MUNITI DI PALI DI FERRO ASSALTANO LA BANCA DELLA MEMORIA DEL TERRITORIO BRINDISINO: L’ITINERARIO AZZURRO. http://www.pugliantagonista.it/openarea/black_bloc_brindisi_silicio.htm
Ovvero : l’ennesima brutta figura di Brindisi verso gli aiuti europei per lo sviluppo.
MEGAIMPIANTO FOTOVOLTAICO da 21 Megawatt in pieno itinerario normanno-svevo tutelato dai fondi europei: la denuncia di Pugliantagonista.it
PREMESSA: convinti che oggi e nei prossimi giorni la quotidiana visita sulle pagine di Pugliantagonista.it di Digos, Ministero dell'Interno , comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili Urbani di Brindisi, ecc non ci sarà e che quindi saranno impossibilitati a leggere quanto riportiamo e quindi rimarranno all'oscuro "inconsapevolmente" della nostra denuncia vi proponiamo questa notizia che rimarrà solo come memoria dell'ennesimo ben riuscito attacco al nostro territorio nel silenzio totale di istituzioni, politica, ambientalisti con gli occhi tappati da interessi pari al classico piatto di lenticchie
L’inchiesta di Pugliantagonista.it
Nelle pagine dei siti delle amministrazioni comunali e provinciali ( che magnificano le bellezze del territorio di Brindisi e la capacità degli amministratori nel saper sfruttare i fondi europei -fondi POR- “facendo decollare l’economia locale e permettendo al territorio di giocare un ruolo da protagonista nel contesto internazionale”…) troviamo, vero cavallo di battaglia nella promozione turistica, il cosiddetto Itinerario svevo-normanno angioino , meglio conosciuto come itinerario Azzurro.
E’ un percorso cicloturistico di circa 60 chilometri, finanziato con i fondi Europei alla regione Puglia( POR 2000-2006, PIS 12, Misura 4.16 ) in cambio della promozione del turismo eco-compatibile su due ruote, che partendo dal castello aragonese e costeggiando i principali monumenti della città , percorre le vie secondarie nella campagna brindisina , tra masserie, chiesette rurali, i centri storici di San Vito , Carovigno, per terminare sino alla chiesa di San Michele Arcangelo dell’omonimo centro di San Michele Salentino,con possibilità di vie di accesso alle nostre coste.
La parte dell’entroterra brindisino più suggestiva era quella che, passando al ridosso del Cillarese, la masseria Lo Spada, percorreva quella che doveva essere un ramo secondario della via Appia messapico-Romana e superato l’incrocio di Restinco giungeva alla splendida masseria Casignano
Parlare al passato non è un nostro errore di grammatica, bensì necessità dovuta al fatto che negli ultimi giorni una orda di camion, tecnici , trasportanti centinaia anzi migliaia di pali metallici e pannelli di silicio stanno lavorando alacremente a far scomparire quello che doveva essere uno dei pochissime attrazioni del nostro entroterra, e fonte di promozione dei prodotti delle nostre terre, la nostra tradizione gastronomica, la salvaguardia del paesaggio e la sua memoria storica
In località Restinco, in pieno itinerario Azzurro, è in atto la costruzione del più grosso insediamento di fotovoltaico nel Comune di Brindisi , da 21 Megawatt, grande quanto decine di campi di calcio e piazzato proprio a ridosso di quella Masseria Casignano , uno splendido esempio di masseria fortificata del 1600, con un suggestivo viale costeggiato da pini centenari e tanto decantata nei depliant cicloturistici che l’assessore d’Attis ha distribuito negli anni scorsi ai promoter turistici come anche in quelli che portano il logo della nostra Amministrazione Provinciale.
Oggi, quello stesso Comune , autore di quei cartelli che, ironicamente, ci indicano i punti salienti di quell’itinerario, risulta essere nominato sui cartelli all’ingresso del megacantiere quale destinatario di una notifica preliminare ( dell’8 settembre 2011) con la quale la megazienda nord-americana SUN EDISON avvisa di aver deciso di investire i suoi soldi ricoprendo una estensione di decine di ettari di ferro e silicio.
A poco più di un chilometro giacciono abbandonati altri “piccoli” impianti fotovoltaici costruiti recentemente, nella distrazione delle amministrazioni, sfruttando illecitamente gli eco-incentivi europei su base regionale, ma che sono stati soggetti a denunce da parte delle associazioni ambientaliste come Terrarossa di Mesagne seguite dall’intervento della magistratura e il sequestro ad opera della guardia di Finanza, , con uliveti secolari, pescheti e vigneti fatti scomparire, in nome di logiche perverse del Mercato Globale.
Le stesse che oggi impongono di distruggere paesaggi e mandare in fumo investimenti per la promozione turistica per tramutarsi in quote azionarie sul rinnovabile, per fondi speculativi e “certificati verdi” per multinazionali dell’energia, mandando a casa gli addetti superspecializzati di un settore primario qual è la nostra agricoltura e importantissimo nell’era del turismo intelligente.
Ci chiediamo: esistono tutte le autorizzazioni , compresa quella sul VIA, da parte dei soggetti interessati, Comune, Provincia e Regione Puglia? Se non è così occorrerà che la magistratura si muova al più presto, per non dover essere una semplice testimone di questo ennesimo assalto al nostro territorio
Ma , caro presidente della Provincia, e caro commissario prefettizio e relativi tecnici delle amministrazioni, non pensate che forse a livello Europeo qualcuno potrebbe anche venire a vedere come sono stati investiti questi fondi POR?
Vi diamo un consiglio: con la stessa fretta sospetta con la quale gli operai del cantiere della SUN Edison stanno lavorando , inviate subito una squadra anche voi e cambiate le diciture sui cartelli dell’ex-Itinerario Azzurro e cambiateli in Via del Fotovoltaico Selvaggio, “dove la natura del Silicio e del ferro è protetta grazie ai fondi europei per la promozione turistica del territorio”!
LA REDAZIONE BRINDISINA DI PUGLIANTAGONISTA.IT
Brindisi 22 ottobre 2011
Ovvero : l’ennesima brutta figura di Brindisi verso gli aiuti europei per lo sviluppo.
MEGAIMPIANTO FOTOVOLTAICO da 21 Megawatt in pieno itinerario normanno-svevo tutelato dai fondi europei: la denuncia di Pugliantagonista.it
PREMESSA: convinti che oggi e nei prossimi giorni la quotidiana visita sulle pagine di Pugliantagonista.it di Digos, Ministero dell'Interno , comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili Urbani di Brindisi, ecc non ci sarà e che quindi saranno impossibilitati a leggere quanto riportiamo e quindi rimarranno all'oscuro "inconsapevolmente" della nostra denuncia vi proponiamo questa notizia che rimarrà solo come memoria dell'ennesimo ben riuscito attacco al nostro territorio nel silenzio totale di istituzioni, politica, ambientalisti con gli occhi tappati da interessi pari al classico piatto di lenticchie
L’inchiesta di Pugliantagonista.it
Nelle pagine dei siti delle amministrazioni comunali e provinciali ( che magnificano le bellezze del territorio di Brindisi e la capacità degli amministratori nel saper sfruttare i fondi europei -fondi POR- “facendo decollare l’economia locale e permettendo al territorio di giocare un ruolo da protagonista nel contesto internazionale”…) troviamo, vero cavallo di battaglia nella promozione turistica, il cosiddetto Itinerario svevo-normanno angioino , meglio conosciuto come itinerario Azzurro.
E’ un percorso cicloturistico di circa 60 chilometri, finanziato con i fondi Europei alla regione Puglia( POR 2000-2006, PIS 12, Misura 4.16 ) in cambio della promozione del turismo eco-compatibile su due ruote, che partendo dal castello aragonese e costeggiando i principali monumenti della città , percorre le vie secondarie nella campagna brindisina , tra masserie, chiesette rurali, i centri storici di San Vito , Carovigno, per terminare sino alla chiesa di San Michele Arcangelo dell’omonimo centro di San Michele Salentino,con possibilità di vie di accesso alle nostre coste.
La parte dell’entroterra brindisino più suggestiva era quella che, passando al ridosso del Cillarese, la masseria Lo Spada, percorreva quella che doveva essere un ramo secondario della via Appia messapico-Romana e superato l’incrocio di Restinco giungeva alla splendida masseria Casignano
Parlare al passato non è un nostro errore di grammatica, bensì necessità dovuta al fatto che negli ultimi giorni una orda di camion, tecnici , trasportanti centinaia anzi migliaia di pali metallici e pannelli di silicio stanno lavorando alacremente a far scomparire quello che doveva essere uno dei pochissime attrazioni del nostro entroterra, e fonte di promozione dei prodotti delle nostre terre, la nostra tradizione gastronomica, la salvaguardia del paesaggio e la sua memoria storica
In località Restinco, in pieno itinerario Azzurro, è in atto la costruzione del più grosso insediamento di fotovoltaico nel Comune di Brindisi , da 21 Megawatt, grande quanto decine di campi di calcio e piazzato proprio a ridosso di quella Masseria Casignano , uno splendido esempio di masseria fortificata del 1600, con un suggestivo viale costeggiato da pini centenari e tanto decantata nei depliant cicloturistici che l’assessore d’Attis ha distribuito negli anni scorsi ai promoter turistici come anche in quelli che portano il logo della nostra Amministrazione Provinciale.
Oggi, quello stesso Comune , autore di quei cartelli che, ironicamente, ci indicano i punti salienti di quell’itinerario, risulta essere nominato sui cartelli all’ingresso del megacantiere quale destinatario di una notifica preliminare ( dell’8 settembre 2011) con la quale la megazienda nord-americana SUN EDISON avvisa di aver deciso di investire i suoi soldi ricoprendo una estensione di decine di ettari di ferro e silicio.
A poco più di un chilometro giacciono abbandonati altri “piccoli” impianti fotovoltaici costruiti recentemente, nella distrazione delle amministrazioni, sfruttando illecitamente gli eco-incentivi europei su base regionale, ma che sono stati soggetti a denunce da parte delle associazioni ambientaliste come Terrarossa di Mesagne seguite dall’intervento della magistratura e il sequestro ad opera della guardia di Finanza, , con uliveti secolari, pescheti e vigneti fatti scomparire, in nome di logiche perverse del Mercato Globale.
Le stesse che oggi impongono di distruggere paesaggi e mandare in fumo investimenti per la promozione turistica per tramutarsi in quote azionarie sul rinnovabile, per fondi speculativi e “certificati verdi” per multinazionali dell’energia, mandando a casa gli addetti superspecializzati di un settore primario qual è la nostra agricoltura e importantissimo nell’era del turismo intelligente.
Ci chiediamo: esistono tutte le autorizzazioni , compresa quella sul VIA, da parte dei soggetti interessati, Comune, Provincia e Regione Puglia? Se non è così occorrerà che la magistratura si muova al più presto, per non dover essere una semplice testimone di questo ennesimo assalto al nostro territorio
Ma , caro presidente della Provincia, e caro commissario prefettizio e relativi tecnici delle amministrazioni, non pensate che forse a livello Europeo qualcuno potrebbe anche venire a vedere come sono stati investiti questi fondi POR?
Vi diamo un consiglio: con la stessa fretta sospetta con la quale gli operai del cantiere della SUN Edison stanno lavorando , inviate subito una squadra anche voi e cambiate le diciture sui cartelli dell’ex-Itinerario Azzurro e cambiateli in Via del Fotovoltaico Selvaggio, “dove la natura del Silicio e del ferro è protetta grazie ai fondi europei per la promozione turistica del territorio”!
LA REDAZIONE BRINDISINA DI PUGLIANTAGONISTA.IT
Brindisi 22 ottobre 2011
pc 22 ottobre- sulla libia dal collettivo dell'accademia delle belle arti di palermo
GHEDDAFI E' STATO UCCISO A SIRTE, E QUESTO ERA INEVITABILE. I GIOVANI E I LAVORATORI LIBICI TUTTAVIA NON POSONO RITENERSI ASSOLUTAMENTE "LIBERI". CON LA MORTE DI GHEDDAFI ADESSO VI SARA' SOLO UN CAMBIO DI MANO NEL POTERE, POTERE CHE ADESSO E' TOTALMENTE IN MANO ALLE FORZE IMPERIALISTE. CAPIRANNO BEN PRESTO I LIBICI CHE E' BEN ALTRA LA RIVOLUZIONE CHE SERVE, UNA RIVOLUZIONE CHE PUNTA NON ALLA CACCIATA DI UN RAIS MA AL CAMBIO DI UNA SOCIETA'. PENSIAMO ALL'ITALIA, CACCIARE BERLUSCONI E' IL PRIMO PASSO, POI NON BISOGNA ASSOLUTAMENTE FERMARSI PERCHE' NON VI E' ALTRA ALTERNATIVA POLITICA DIGNITOSA PER LE MASSE POPOLARI SE NON QUELLA DELLA RIVOLUZIONE.
CAIL PALERMO
CAIL PALERMO
pc 22 ottobre - chi devasta e uccide a Roma
E' bastato un forte temporale e la città e rimasta paralizzata, con danni alle persone e alle cose
la giunta alemanno che strilla alla devastazione è compartecipe insieme alle giunte che la hanno preceduta dei gravi danni avvenuti, ben superiori all'impeto del temporale
e c'è stato un morto.
come si scrive su Indymedia
Sarang Perera, ragazzo, padre, lavoratore è morto annegato mentre cercava di salvare i documenti che avrebbero permesso a sua figlia di vivere in Italia.
Di lui solo qualche accenno in chiusura dei telegiornali, qualche trafiletto sui quotidiani, nessuna prima pagina, nessuna voce che si leva sdegnosa e sdegnata, nessuno che si prodiga per appurare di chi sia la colpa della sua morte.
Sarang Perera è l'ennesima vittima della violenza del capitalismo, una violenza cui oramai siamo abituati e che non ci fa più né caldo né freddo. Però poi ci sdegnamo se viene sfondata una banca o se qualche macchina va a fuoco.
la giunta alemanno che strilla alla devastazione è compartecipe insieme alle giunte che la hanno preceduta dei gravi danni avvenuti, ben superiori all'impeto del temporale
e c'è stato un morto.
come si scrive su Indymedia
Sarang Perera, ragazzo, padre, lavoratore è morto annegato mentre cercava di salvare i documenti che avrebbero permesso a sua figlia di vivere in Italia.
Di lui solo qualche accenno in chiusura dei telegiornali, qualche trafiletto sui quotidiani, nessuna prima pagina, nessuna voce che si leva sdegnosa e sdegnata, nessuno che si prodiga per appurare di chi sia la colpa della sua morte.
Sarang Perera è l'ennesima vittima della violenza del capitalismo, una violenza cui oramai siamo abituati e che non ci fa più né caldo né freddo. Però poi ci sdegnamo se viene sfondata una banca o se qualche macchina va a fuoco.
pc 22 ottobre - libertà per Georges Ibrahim Abdallah ! manifestazione oggi a Tolosa
!
comunicato in francese in via di traduzione
Georges Ibrahim Abdallah, militant communiste libanais, arrêté à Lyon en 1984, a été condamné à la réclusion à perpétuité pour des actions menées par les Fractions armées révolutionnaires libanaises (FARL). Il entrera le 24 octobre 2011 dans sa 28ème année de détention.
C’est un résistant qui a combattu l’invasion israélienne du Liban en 1982. Il a combattu, notamment comme membre du Front Populaire de Libération de la Palestine, contre l'occupation sioniste de la Palestine.
Il a terminé sa peine de sûreté depuis 1999. Son maintien en captivité est un choix politique de l’État français. A ce sujet, la DST (service secret français) a déclaré en 2007 : “Personnalité emblématique de la lutte anti-sioniste, la libération de Georges Abdallah constituerait sans nul doute, au Liban, un évènement. Il sera probablement fêté comme un héros à son retour dans son pays, mais aussi par différentes mouvances engagées dans la lutte révolutionnaire”.
Georges Abdallah doit être libéré !
Comme l’ont exigé Marwan Barghouti, dirigeant du Fatah, et Ahmad Sa’adat, secrétaire général du Front populaire pour la libération de la Palestine (FPLP), tous deux emprisonnés par l’État d’Israël.
Comme l’ont demandé le 29 avril 2010 à Beyrouth 200 personnalités politiques, culturelles et religieuses libanaises, à l’initiative d’une campagne internationale pour sa libération.
Comme le réclament, depuis des années, de nombreux participants à diverses initiatives en France, en Europe et au Liban.
Soutenir Georges Ibrahim Abdallah c'est aussi soutenir la libération des 11.000 prisonniers palestiniens emprisonnés et torturés en Israël, dont des centaines de femmes et d'enfants.
Rassemblement le 22 octobre 2011 pour sa libération
A 14h30 – Place Arnaud Bernard
(Métro Compans Cafarelli)
Signataires : AFPS Pau, AGEN, AGET-FSE, Collectif pour la Libération de Georges Ibrahim Abdallah, Comité Anti-Impérialiste, Coup Pour Coup 31, EuroPalestine Toulouse, Génération Jeunes Citoyens Musulmans, JCML, Libertat-ERO, NPA 31, OCML-Voie Prolétarienne Toulouse, PCmF, Secours Rouge/APAPC, Secours Rouge Arabe
venerdì 21 ottobre 2011
pc 21 ottobre - da Roma ..il nostro 15 ottobre
IL NOSTRO 15 OTTOBRE
Sabato 15 ottobre una generazione che si affaccia adesso alla vita e che non ha niente da sperare
dai professionisti della politica ha preso la parola, una parola che può essere capita solo da chi
parla il suo linguaggio e vive nel suo mondo. Una generazione che ha trasformato l'indignazione in
collera.
Il nostro spezzone, quello dell’assemblea per l’autorganizzazione, ha sfilato per tutto il corteo
compatto e determinato, esprimendo gioia e rabbia, distribuendo volantini e cercando
interlocuzione con le tante e i tanti che incontravamo lungo il percorso poi….. all'incrocio fra via
Merulana e via Labicana il corteo, invece di andare dritto sul percorso autorizzato, è stato fatto
deviare dalle cariche delle forze dell’ordine ordinate al fine di spaccare il corteo e impedire così
che le centinaia di migliaia di persone presenti si ritrovassero insieme in piazza.
Vogliamo però denunciare che, nonostante la pronta reazione del nostro spezzone abbia impedito
che le cariche a via Merulana si risolvessero in una mattanza proteggendo così anche tutte quelle
e quelli che ci stavano davanti, da uno dei TIR degli organizzatori siamo stati insultati e
minacciati.
La carica ci ha investito in pieno ma grazie alla determinazione di tutt@ siamo riusciti ad arrivare
a piazza San Giovanni dove in tante e tanti hanno resistito per ore al violentissimo e pericoloso
attacco che le forze dell’ordine hanno messo in atto con gli idranti e i blindati lanciati a folle
velocità sulle persone. Di questo comportamento criminale delle forze dell’ordine non c’è traccia
nei resoconti dei mass media, e solo il lavoro svolto da Radio Onda Rossa ha consentito di dare
voce a chi altrimenti non la avrebbe avuta.
Non condividiamo i giudizi negativi sulla manifestazione al contrario siamo orgogliosi di aver
partecipato ad una grande manifestazione:
- per la quantità di donne e uomini presenti, giunti in piazza in forma autorganizzata per
esprimere la propria opposizione sociale, la propria rabbia, la gioia di ritrovarsi insieme per
costruire conflitto, spesso ignari dei contenuti espressi nei comunicati degli organizzatori;
- perché nessun sindacato o partito ha pagato la scampagnata a Roma ma tutte e tutti
volevano esserci sapendo che nessuno li rappresenta e consapevoli, in molti, di volersi
autorappresentare;
- per la determinazione e la forza con cui le molte ed i molti hanno voluto restare in piazza
anche quando sono stati investiti dalle cariche o abbandonati dagli organizzatori.
E’ proprio da questa nostra diretta esperienza di lavoratrici, studenti, disoccupati e femministe,
che nasce il rifiuto di ogni logica divisoria, criminalizzante e demonizzante all'interno dei
manifestanti.
La voglia di lotta e determinazione a non subire passivamente per l'ennesima volta la cieca
violenza di Stato sono stati un patrimonio di una parte corposa del corteo.
Se c'è un responsabile per quanto è successo, questo è unicamente il capitalismo che costringe
milioni di uomini e donne nell'oppressione e nello sfruttamento e a condizioni di vita sempre più
inumane.
Un nuovo strato sociale si sta facendo avanti. Dannat@ della terra di ogni età che fortunatamente
si rendono conto dell'inconsistenza ai fini di un reale cambiamento sociale delle proposte e dei
metodi di gran parte di gruppi, associazioni e movimenti che da parecchio tempo soffocano le
lotte utilizzandole per i loro tornaconti personali, di potere ed economici. Decidono quindi di fare
in proprio, autonomamente, partendo da loro stessi e determinando tempi e luoghi della lotta. La
crisi della rappresentanza e della politica non tocca solamente i grandi partiti ma anche il
movimento. La domanda è: chi rappresenta queste persone? Siamo sicuri che si vogliano far
rappresentare da qualcosa o qualcuno? I posti di lavoro, le scuole, i territori diventano i luoghi da
cui ripartire per confrontarsi e organizzarsi con tali soggetti per costruire collettivamente percorsi
di lotta , che sappiano andare oltre la rivolta episodica per ritrovarci in sempre più persone sul
sentiero che porta ad un mondo di liberi ed uguali.
Il nostro 16 ottobre
Per noi tutto continuerà come fino al 14 ottobre. Riprenderemo il nostro duro lavoro quotidiano
per difendere i territori e continuare le nostre lotte contro lo sfruttamento del lavoro salariato.
Consapevoli che la controffensiva del capitalismo e dello stato sarà sempre più feroce non
abbasseremo la guardia ma anzi rilanceremo sempre di più le nostre lotte.
Continueremo ad attraversare le piazze e le strade già sabato 22 ottobre: la mattina
volantineremo sul conflitto di genere davanti alle scuole dell’Alberone; a Torpignattara
volantineremo per ricordare la violenza esercitata dallo stato e dalle forze dell'ordine che ha
portato alla morte di Stefano Cucchi, il pomeriggio al corteo contro l'inceneritore e la discarica di
Roncigliano ad Albano.
Sdegnamo di nascondere le nostre intenzioni.
Libertà per tutte e tutti!!
Assemblea per l’autorganizzazione:
assemblea coordinata e continuativa contro la precarietà
c.s.o.a Ipò
collettivo femminista le mandragore
collettivo lavori in corso tor vergata
comitato di lotta quadraro
Sabato 15 ottobre una generazione che si affaccia adesso alla vita e che non ha niente da sperare
dai professionisti della politica ha preso la parola, una parola che può essere capita solo da chi
parla il suo linguaggio e vive nel suo mondo. Una generazione che ha trasformato l'indignazione in
collera.
Il nostro spezzone, quello dell’assemblea per l’autorganizzazione, ha sfilato per tutto il corteo
compatto e determinato, esprimendo gioia e rabbia, distribuendo volantini e cercando
interlocuzione con le tante e i tanti che incontravamo lungo il percorso poi….. all'incrocio fra via
Merulana e via Labicana il corteo, invece di andare dritto sul percorso autorizzato, è stato fatto
deviare dalle cariche delle forze dell’ordine ordinate al fine di spaccare il corteo e impedire così
che le centinaia di migliaia di persone presenti si ritrovassero insieme in piazza.
Vogliamo però denunciare che, nonostante la pronta reazione del nostro spezzone abbia impedito
che le cariche a via Merulana si risolvessero in una mattanza proteggendo così anche tutte quelle
e quelli che ci stavano davanti, da uno dei TIR degli organizzatori siamo stati insultati e
minacciati.
La carica ci ha investito in pieno ma grazie alla determinazione di tutt@ siamo riusciti ad arrivare
a piazza San Giovanni dove in tante e tanti hanno resistito per ore al violentissimo e pericoloso
attacco che le forze dell’ordine hanno messo in atto con gli idranti e i blindati lanciati a folle
velocità sulle persone. Di questo comportamento criminale delle forze dell’ordine non c’è traccia
nei resoconti dei mass media, e solo il lavoro svolto da Radio Onda Rossa ha consentito di dare
voce a chi altrimenti non la avrebbe avuta.
Non condividiamo i giudizi negativi sulla manifestazione al contrario siamo orgogliosi di aver
partecipato ad una grande manifestazione:
- per la quantità di donne e uomini presenti, giunti in piazza in forma autorganizzata per
esprimere la propria opposizione sociale, la propria rabbia, la gioia di ritrovarsi insieme per
costruire conflitto, spesso ignari dei contenuti espressi nei comunicati degli organizzatori;
- perché nessun sindacato o partito ha pagato la scampagnata a Roma ma tutte e tutti
volevano esserci sapendo che nessuno li rappresenta e consapevoli, in molti, di volersi
autorappresentare;
- per la determinazione e la forza con cui le molte ed i molti hanno voluto restare in piazza
anche quando sono stati investiti dalle cariche o abbandonati dagli organizzatori.
E’ proprio da questa nostra diretta esperienza di lavoratrici, studenti, disoccupati e femministe,
che nasce il rifiuto di ogni logica divisoria, criminalizzante e demonizzante all'interno dei
manifestanti.
La voglia di lotta e determinazione a non subire passivamente per l'ennesima volta la cieca
violenza di Stato sono stati un patrimonio di una parte corposa del corteo.
Se c'è un responsabile per quanto è successo, questo è unicamente il capitalismo che costringe
milioni di uomini e donne nell'oppressione e nello sfruttamento e a condizioni di vita sempre più
inumane.
Un nuovo strato sociale si sta facendo avanti. Dannat@ della terra di ogni età che fortunatamente
si rendono conto dell'inconsistenza ai fini di un reale cambiamento sociale delle proposte e dei
metodi di gran parte di gruppi, associazioni e movimenti che da parecchio tempo soffocano le
lotte utilizzandole per i loro tornaconti personali, di potere ed economici. Decidono quindi di fare
in proprio, autonomamente, partendo da loro stessi e determinando tempi e luoghi della lotta. La
crisi della rappresentanza e della politica non tocca solamente i grandi partiti ma anche il
movimento. La domanda è: chi rappresenta queste persone? Siamo sicuri che si vogliano far
rappresentare da qualcosa o qualcuno? I posti di lavoro, le scuole, i territori diventano i luoghi da
cui ripartire per confrontarsi e organizzarsi con tali soggetti per costruire collettivamente percorsi
di lotta , che sappiano andare oltre la rivolta episodica per ritrovarci in sempre più persone sul
sentiero che porta ad un mondo di liberi ed uguali.
Il nostro 16 ottobre
Per noi tutto continuerà come fino al 14 ottobre. Riprenderemo il nostro duro lavoro quotidiano
per difendere i territori e continuare le nostre lotte contro lo sfruttamento del lavoro salariato.
Consapevoli che la controffensiva del capitalismo e dello stato sarà sempre più feroce non
abbasseremo la guardia ma anzi rilanceremo sempre di più le nostre lotte.
Continueremo ad attraversare le piazze e le strade già sabato 22 ottobre: la mattina
volantineremo sul conflitto di genere davanti alle scuole dell’Alberone; a Torpignattara
volantineremo per ricordare la violenza esercitata dallo stato e dalle forze dell'ordine che ha
portato alla morte di Stefano Cucchi, il pomeriggio al corteo contro l'inceneritore e la discarica di
Roncigliano ad Albano.
Sdegnamo di nascondere le nostre intenzioni.
Libertà per tutte e tutti!!
Assemblea per l’autorganizzazione:
assemblea coordinata e continuativa contro la precarietà
c.s.o.a Ipò
collettivo femminista le mandragore
collettivo lavori in corso tor vergata
comitato di lotta quadraro
pc 21 ottobre - riprende la campagna internazionale di sostegno alla guerra popolare in India - galizia spagna
Onte, no Centro Social Gomes Gaioso* de A Coruña tivo lugar unha Charla-Coloquio sobre a Guerra Popular na India organizada polo noso comité.
Unha quincena de asistentes escoitaron as palabras de introducción dun membro do Comité Galego de Apoio a Guerra Popular na India, que fixo un percorrido pola historia do movemento naxalita, dende o ano 1967 ata actualidade. Tivo un particular recordo para os camaradas Charu Mazundar e Azad asasinados polos corpos represivos do vello reximen reaccionario hindú.
Un animado coloquio que centrou-se nas perspectivas da revolución na India e no mundo pechou este acto, que valoramos dun xeito moi positivo.
Agradecemos moi particularmente as compañeiras e compañeiros do C.S. Gomes Gaioso pola sua colabouración na realización da mesma.
*Este Centro Social da Coruña, leva o nome do dirixente do Exercito Guerrilleiro de Galicia e dirixente do PCE, asasinado pola dictadura feixista, no 1948.
pc 21 ottobre - alla manifestazione fiom .contestata la camusso quando parla dei violenti
Dai video seguenti si vede come la piazza degli operai abbia contestato oggi la Camusso durante il comizio in piazza del Popolo.
Singolare che abbia iniziato l'intervento proprio sul 15 ottobre spalando merda sui "violenti" mentre lei firma accordi a destra e a manca, condannando giovani e meno giovani alla precarietà, alla cassa integrazione, ai licenziamenti
Vendola ha poi subito la rabbia di un manifestante di 54 anni che gli ha detto
'i black block non sono barbari... pezzo di m.
Singolare che abbia iniziato l'intervento proprio sul 15 ottobre spalando merda sui "violenti" mentre lei firma accordi a destra e a manca, condannando giovani e meno giovani alla precarietà, alla cassa integrazione, ai licenziamenti
Vendola ha poi subito la rabbia di un manifestante di 54 anni che gli ha detto
'i black block non sono barbari... pezzo di m.
pc 21 ottobre - ancora riflessioni sul 15 ottobre .. cosa pensa il 65% a salerno
Da un sondaggio effettuato a Salerno tra il popolo dei senza diritti(disoccupati, dipendenti publici, precari, genitori con i figli disoccupati, anziani con pensioni da fame ecc…) sui fatti del 15 Ottobre a Roma è emerso che:
Il 65% di loro odia le banche, questo sistema politico finanziario e non si fida del quadro politico attuale sia di destra, di centro sinistra e di alcune partiti facenti capo ad una sinistra, sinistrata e delegittimata anche dall’elettorato, sia su scala nazionale che locale.
Il 65% del popolo dei senza diritti è quindi incavolato, non si fida di Di Pietro che invece di riflettere sul blocco nero presente nella propria formazione politica formata da tanti Scilipoti/Di Gregorio, irresponsabilmente vorrebbe riesumare la Legge Reale, mai morta tra l’altro.
Non si fida del trasformismo camaleontico di Bertinottiana pratica politica acquisita ora da Vendola, non si fida dei residui ubicati nella Federazione della Sinistra a cui si aggiungono i Verdi, i quali dimenticandosi che pur avendo avuto negli anni precedenti ruoli politici importanti sia nei governi locali (Comuni -Provincie e Regioni) che nazionali (Parlamento) nonostante i numeri( centinaia tra deputati senatori e migliaia di consiglieri comunali provinciali e regionali ) non sono stati minimamente in grado ne di affrontare e ne risolvere nemmeno 1 (uno) problema come ad esempio “il reddito per i disoccupati” che addirittura la B.C.E . e lo stesso Drahi lo enunciano nei propri programmi tesi alla ripresa economica e finanziaria.
Il 65 % di questo popolo dei senza diritti ha simpatizzato con le visioni delle vetrine blindate rotte delle banche, delle agenzie finanziarie, un po’ meno per le macchine incendiate/rotte, e con tutti i simboli di questo sistema finanziario e cannibale ed affamatore della povera gente.
Il 65% di questo popolo dei senza diritti, al contempo, ha espresso i propri timori e preoccupazioni per quelle centinaia di miglia di uomini e donne (più di settecentomila persone) che non hanno potuto come umanità /comunità, concludere la manifestazione e quindi comunicare dalla Capitale a tutta l’Italia il bisogno e la necessità di riappropriarsi dei diritti che ogni giorno vengono totalmente negati violati e privati.
Valutazione politica del C.S.A. Asilo Politico
Quel che si è verificato prima, durante e dopo il corteo del 15 Ottobre, è solo unicamente un problema politico all’interno di una vasta area politica dell’Antagonismo Politico Sindacale la quale necessita esclusivamente di determinare una fase reale di riflessione, interrottasi da quasi 6 anni.
Le ipocrite valutazioni e giudizi, a partire dai vari Vendola/ Ferrero per finire a Casarini, che del camaleontismo della politica sono dei maestri, lasciano desumere, almeno dalle interviste rilasciate a caldo, quasi un timore di una frantumazione di calcoli politici, vista l’approssimarsi delle elezioni politiche, di poter finalmente accaparrarsi qualche deputato, dopo che la gente li ha giustamente totalmente azzerati.
La frettolosità di rilasciare alcune interviste determinate forse dalla paura di perdere nei sondaggi elettorali, li ha distolti dal dovere di rivestire i panni dell’umiltà e della onestà almeno ideologica enunciando magari un minimo di autocritica, sia rispetto ai fatti di Genova che sulle proprie incapacità negli anni in cui pur essendo presenti nei vari governi Regionali e locali (vedi in Campania ed in città come Napoli e Salerno) di saper affrontare le problematiche a partire dalla disoccupazione e dall’ambiente la vicenda dei rifiuti docet. .
In Campania per la incapacità di questi signori centinaia di disoccupati ed ambientalisti debbono affrontare decine e decine di processi, contribuendo insieme a Berlusconi e company in qualche modo a quella rabbia, ben vista dal 65% del popolo dei senza diritti.
Quel che è successo, che stà succedendo e che succederà in Italia dopo il 15 Ottobre, determinerà un cliché già visto e rivisto,ma che mai come ora deve farci riflettere , sia in termini di memoria storica affinché nessuno possa lucrare sulla pelle dei movimenti e possa edificare forme repressive tese all’ulteriore smantellamento delle agibilità politico sindacale e delle libertà individuali e collettive, sia dalla dato reale che l’Italia non è la Spagna né l’Inghiltera né la Germania.
Riteniamo opportuna una riflessione collettiva tra tutte le realtà espressione dell’antagonismo meridionale e non solo, da farsi in tempi brevi tenendo presenti le esigenze di tutti.
C.S.A Asilo Politico/Associazione Andrea Proto
Il 65% di loro odia le banche, questo sistema politico finanziario e non si fida del quadro politico attuale sia di destra, di centro sinistra e di alcune partiti facenti capo ad una sinistra, sinistrata e delegittimata anche dall’elettorato, sia su scala nazionale che locale.
Il 65% del popolo dei senza diritti è quindi incavolato, non si fida di Di Pietro che invece di riflettere sul blocco nero presente nella propria formazione politica formata da tanti Scilipoti/Di Gregorio, irresponsabilmente vorrebbe riesumare la Legge Reale, mai morta tra l’altro.
Non si fida del trasformismo camaleontico di Bertinottiana pratica politica acquisita ora da Vendola, non si fida dei residui ubicati nella Federazione della Sinistra a cui si aggiungono i Verdi, i quali dimenticandosi che pur avendo avuto negli anni precedenti ruoli politici importanti sia nei governi locali (Comuni -Provincie e Regioni) che nazionali (Parlamento) nonostante i numeri( centinaia tra deputati senatori e migliaia di consiglieri comunali provinciali e regionali ) non sono stati minimamente in grado ne di affrontare e ne risolvere nemmeno 1 (uno) problema come ad esempio “il reddito per i disoccupati” che addirittura la B.C.E . e lo stesso Drahi lo enunciano nei propri programmi tesi alla ripresa economica e finanziaria.
Il 65 % di questo popolo dei senza diritti ha simpatizzato con le visioni delle vetrine blindate rotte delle banche, delle agenzie finanziarie, un po’ meno per le macchine incendiate/rotte, e con tutti i simboli di questo sistema finanziario e cannibale ed affamatore della povera gente.
Il 65% di questo popolo dei senza diritti, al contempo, ha espresso i propri timori e preoccupazioni per quelle centinaia di miglia di uomini e donne (più di settecentomila persone) che non hanno potuto come umanità /comunità, concludere la manifestazione e quindi comunicare dalla Capitale a tutta l’Italia il bisogno e la necessità di riappropriarsi dei diritti che ogni giorno vengono totalmente negati violati e privati.
Valutazione politica del C.S.A. Asilo Politico
Quel che si è verificato prima, durante e dopo il corteo del 15 Ottobre, è solo unicamente un problema politico all’interno di una vasta area politica dell’Antagonismo Politico Sindacale la quale necessita esclusivamente di determinare una fase reale di riflessione, interrottasi da quasi 6 anni.
Le ipocrite valutazioni e giudizi, a partire dai vari Vendola/ Ferrero per finire a Casarini, che del camaleontismo della politica sono dei maestri, lasciano desumere, almeno dalle interviste rilasciate a caldo, quasi un timore di una frantumazione di calcoli politici, vista l’approssimarsi delle elezioni politiche, di poter finalmente accaparrarsi qualche deputato, dopo che la gente li ha giustamente totalmente azzerati.
La frettolosità di rilasciare alcune interviste determinate forse dalla paura di perdere nei sondaggi elettorali, li ha distolti dal dovere di rivestire i panni dell’umiltà e della onestà almeno ideologica enunciando magari un minimo di autocritica, sia rispetto ai fatti di Genova che sulle proprie incapacità negli anni in cui pur essendo presenti nei vari governi Regionali e locali (vedi in Campania ed in città come Napoli e Salerno) di saper affrontare le problematiche a partire dalla disoccupazione e dall’ambiente la vicenda dei rifiuti docet. .
In Campania per la incapacità di questi signori centinaia di disoccupati ed ambientalisti debbono affrontare decine e decine di processi, contribuendo insieme a Berlusconi e company in qualche modo a quella rabbia, ben vista dal 65% del popolo dei senza diritti.
Quel che è successo, che stà succedendo e che succederà in Italia dopo il 15 Ottobre, determinerà un cliché già visto e rivisto,ma che mai come ora deve farci riflettere , sia in termini di memoria storica affinché nessuno possa lucrare sulla pelle dei movimenti e possa edificare forme repressive tese all’ulteriore smantellamento delle agibilità politico sindacale e delle libertà individuali e collettive, sia dalla dato reale che l’Italia non è la Spagna né l’Inghiltera né la Germania.
Riteniamo opportuna una riflessione collettiva tra tutte le realtà espressione dell’antagonismo meridionale e non solo, da farsi in tempi brevi tenendo presenti le esigenze di tutti.
C.S.A Asilo Politico/Associazione Andrea Proto
pc 21 ottobre - IMPRESSIONI DALLA MANIFESTAZIONE FIOM DI ROMA - Da un compagno di Proletari comunisti presente
Una partecipazione sotto tono alla manifestazione Fiom del gruppo Fiat e Fincantieri ha riempito solo a metà Piazza del Popolo a Roma (10, forse 20.000).
Tanto orgoglio di organizzazione e perfino di classe (a parole), ma poca rabbia, poco spirito di lotta si leggeva nelle facce e nei cori degli operai che arrivavano in piazza.
Lungi dal corrispondere a quella che oggi è la principale esigenza degli operai e dei movimenti di lotta di massa, cioè far pesare con forza la propria lotta e respingere i diktat del Ministero degli Interni, la manifestazione ha nei fatti accettato il divieto di Maroni e tutti gli interventi hanno nella sostanza condiviso l’isteria da “emergenza democratica” rilanciata in questi giorni da tutte le forze politiche parlamentari ed ex parlamentari, alcune perfino extra-parlamentari, di governo, come di opposizione.
A parole tutti gli interventi hanno gridato contro la democrazia negata del diktat Maroni, affiancandola alla democrazia negata in fabbrica, dagli accordi separati al referendum sotto ricatto di Pomigliano e Mirafiori. Nei fatti, però, si è cercato fantasiosamente di spacciare come “corteo
ambientalmente sostenibile” quei pochi passi da Villa Borghese a Piazza del popolo (50 m circa) che gli operai hanno percorso incolonnati dietro i loro striscioni. Così la decisione di rinunciare di fatto al corteo trasformandolo in presidio è stata presentata come una forma di difesa della democrazia.
Peggio ancora, si e voluto contrapporre “gli operai che oggi manifestano a volto scoperto e a testa alta” a difesa della democrazia tanto ai divieti del governo, quanto alla “violenza di pochi che devono mascherarsi per esercitarla e finiscono per negare la parola a tutti gli altri, come avvenuto sabato scorso”, mettendo così ribelli, violenza istituzionale poliziesca, tutti sullo stesso piano.
Solo un paio di interventi, di operai della Fincantieri e della Irisbus, pur non sottraendosi al rituale di esecrazione della “violenza incappucciata”, hanno rivendicato non la nonviolenza ma la durezza e determinazione delle lotte messe in campo per fermare le dismissioni e indicato la necessità di proseguirle con “passione e coraggio”.
Dopo le testimonianze dei delegati dei vari stabilimenti presenti, alcuni dei quali hanno comunque restituito i tratti della condizione operaia nelle fabbriche di oggi e l’aspirazione a tornare a pesare, in fabbrica e fuori, l’intervento di Landini ha confermato che la linea attuale della Fiom è … dettare con fermezza le condizioni della sua resa: “il principale della nostra piattaforma di Cervia è il passaggio sulla democrazia sui posti di lavoro. Significa che pretendiamo e lotteremo per avere regole democratiche, che siamo pronti a rispettare e sfidiamo tutti a fare altrettanto. Votiamo ogni accordo, ogni piattaforma, se viene respinto si torna a trattare, se viene accettato un accordo che non ci piace, siamo pronti a firmarlo insieme agli altri”.
Chi conosce che cosa significhi nei fatti quella che i sindacati confederali tutti chiamano pomposamente “democrazia di fabbrica” e anche il più “onesto” dei loro referendum, sa bene di che cosa si sta parlando.
Ha chiuso la manifestazione l’intervento di Susanna Camusso. Se un anno fa la grande manifestazione e sciopero nazionale Fiom fu conclusa dalla contestazione della segretaria Cgil che dall’inizio alla fine del suo discorso dovette ascoltare il grido “sciopero, sciopero generale”, oggi a salutare la Camusso tanti fischi all’inizio del suo comizio, dopo qualche minuto, in tanti hanno preferito semplicemente avviarsi in anticipo verso i mezzi, lasciando ad ascoltarla una piazza ancor più vuota, un passo indietro anche questo.
Tanto orgoglio di organizzazione e perfino di classe (a parole), ma poca rabbia, poco spirito di lotta si leggeva nelle facce e nei cori degli operai che arrivavano in piazza.
Lungi dal corrispondere a quella che oggi è la principale esigenza degli operai e dei movimenti di lotta di massa, cioè far pesare con forza la propria lotta e respingere i diktat del Ministero degli Interni, la manifestazione ha nei fatti accettato il divieto di Maroni e tutti gli interventi hanno nella sostanza condiviso l’isteria da “emergenza democratica” rilanciata in questi giorni da tutte le forze politiche parlamentari ed ex parlamentari, alcune perfino extra-parlamentari, di governo, come di opposizione.
A parole tutti gli interventi hanno gridato contro la democrazia negata del diktat Maroni, affiancandola alla democrazia negata in fabbrica, dagli accordi separati al referendum sotto ricatto di Pomigliano e Mirafiori. Nei fatti, però, si è cercato fantasiosamente di spacciare come “corteo
ambientalmente sostenibile” quei pochi passi da Villa Borghese a Piazza del popolo (50 m circa) che gli operai hanno percorso incolonnati dietro i loro striscioni. Così la decisione di rinunciare di fatto al corteo trasformandolo in presidio è stata presentata come una forma di difesa della democrazia.
Peggio ancora, si e voluto contrapporre “gli operai che oggi manifestano a volto scoperto e a testa alta” a difesa della democrazia tanto ai divieti del governo, quanto alla “violenza di pochi che devono mascherarsi per esercitarla e finiscono per negare la parola a tutti gli altri, come avvenuto sabato scorso”, mettendo così ribelli, violenza istituzionale poliziesca, tutti sullo stesso piano.
Solo un paio di interventi, di operai della Fincantieri e della Irisbus, pur non sottraendosi al rituale di esecrazione della “violenza incappucciata”, hanno rivendicato non la nonviolenza ma la durezza e determinazione delle lotte messe in campo per fermare le dismissioni e indicato la necessità di proseguirle con “passione e coraggio”.
Dopo le testimonianze dei delegati dei vari stabilimenti presenti, alcuni dei quali hanno comunque restituito i tratti della condizione operaia nelle fabbriche di oggi e l’aspirazione a tornare a pesare, in fabbrica e fuori, l’intervento di Landini ha confermato che la linea attuale della Fiom è … dettare con fermezza le condizioni della sua resa: “il principale della nostra piattaforma di Cervia è il passaggio sulla democrazia sui posti di lavoro. Significa che pretendiamo e lotteremo per avere regole democratiche, che siamo pronti a rispettare e sfidiamo tutti a fare altrettanto. Votiamo ogni accordo, ogni piattaforma, se viene respinto si torna a trattare, se viene accettato un accordo che non ci piace, siamo pronti a firmarlo insieme agli altri”.
Chi conosce che cosa significhi nei fatti quella che i sindacati confederali tutti chiamano pomposamente “democrazia di fabbrica” e anche il più “onesto” dei loro referendum, sa bene di che cosa si sta parlando.
Ha chiuso la manifestazione l’intervento di Susanna Camusso. Se un anno fa la grande manifestazione e sciopero nazionale Fiom fu conclusa dalla contestazione della segretaria Cgil che dall’inizio alla fine del suo discorso dovette ascoltare il grido “sciopero, sciopero generale”, oggi a salutare la Camusso tanti fischi all’inizio del suo comizio, dopo qualche minuto, in tanti hanno preferito semplicemente avviarsi in anticipo verso i mezzi, lasciando ad ascoltarla una piazza ancor più vuota, un passo indietro anche questo.
pc 21 ottobre - Palermo: ribellarsi è giusto! Assemblea su Roma
Ribellarsi è giusto e necessario!
IL CIRCOLO DI PROLETARI COMUNISTI DI PALERMO ORGANIZZA UNA ASSEMBLEA PER LUNEDI 24 OTTOBRE ALLE ORE 16,30 PRESSO
I compagni del circolo e i lavoratori dello slai cobas che in delegazione hanno partecipato alla manifestazione del 15 racconteranno la loro esperienza diretta per ristabilire il punto di vista della classe contro la canea reazionaria dei mezzi di comunicazione e tutti coloro che sono interessati a mantenere lo stato di cose attuali…
pc 21 - guadalupa un comunicato denuncia dei lavoratori in lotta
UNION GENERALE DES TRAVAILLEURS DE GUADELOUPE
Communiqué de presse
L’Etat Français assassine à MAYOTTE
Un homme de 39 ans est mort ce mercredi 19 octobre 2011 suite à un tir de flashball à bout portant. Le préfet prétend qu’il s’agit d’une crise cardiaque.
LKP condamne la farouche répression qui frappe les Travailleurs et le Peuple Mahorais, mobilisés contre la vie chère, contre le mépris, pour la dignité et le respect.
Face aux revendications légitimes des Travailleurs et du Peuple, le pouvoir colonial a fait le choix de tuer et cela après qu’un jeune de 9 ans ait perdu un œil suite à un tir volontaire d’un gendarme.
Cette pratique est constante dans les colonies et nous rappelle à nous Guadeloupéens, les nombreux morts qui jalonnent notre histoire : Mai 1802 : plus de 10 000 victimes ; Février 1910 : 4 morts ; Février 1925 : 6 morts ; Février 1931 : 1 mort ; Février 1952 : 4 morts (dont une femme enceinte) ; Mai 1967 : Plus de 100 morts. Et 1985, et 2009, …..
Et pendant ce temps, le Président français, Nicolas Sarkozy si prompt à rappeler à l’ordre le gouvernement Turc sur le génocide arménien, assassine encore de nos jours dans les colonies et ne reconnait toujours pas tous les massacres de l’Etat français perpétrés contre les travailleurs et le Peuple de ces pays.
L’attitude du Préfet, l’arrogance et le mépris de la Ministre des colonies et le black out médiatique organisé expriment clairement la volonté de l’état français de soumettre, par la terreur, les Travailleurs et le Peuple Mahorais. Domination économique, domination culturelle et répression féroce pour anéantir toutes velléités de contestation. Il faut mater les indigènes.
LKP réaffirme son soutien fraternel et militant aux Travailleurs et au Peuple de Mayotte et invite les Guadeloupéens à se rassembler ce
VENDREDI 21 OCTOBRE 2011 à 19 Heures
devant le Palais de la Mutualité
en solidarité avec les Travailleurs et le Peuple de Mayotte.
MAYOTTE – GWADLOUP MENM KONBA,
ANSANM NOU KA LITÉ, ANSAMN NOU KÉ GANNYÉ,
Pou LIYANNAJ KONT PWOFITASYON
Elie DOMOTA
Communiqué de presse
L’Etat Français assassine à MAYOTTE
Un homme de 39 ans est mort ce mercredi 19 octobre 2011 suite à un tir de flashball à bout portant. Le préfet prétend qu’il s’agit d’une crise cardiaque.
LKP condamne la farouche répression qui frappe les Travailleurs et le Peuple Mahorais, mobilisés contre la vie chère, contre le mépris, pour la dignité et le respect.
Face aux revendications légitimes des Travailleurs et du Peuple, le pouvoir colonial a fait le choix de tuer et cela après qu’un jeune de 9 ans ait perdu un œil suite à un tir volontaire d’un gendarme.
Cette pratique est constante dans les colonies et nous rappelle à nous Guadeloupéens, les nombreux morts qui jalonnent notre histoire : Mai 1802 : plus de 10 000 victimes ; Février 1910 : 4 morts ; Février 1925 : 6 morts ; Février 1931 : 1 mort ; Février 1952 : 4 morts (dont une femme enceinte) ; Mai 1967 : Plus de 100 morts. Et 1985, et 2009, …..
Et pendant ce temps, le Président français, Nicolas Sarkozy si prompt à rappeler à l’ordre le gouvernement Turc sur le génocide arménien, assassine encore de nos jours dans les colonies et ne reconnait toujours pas tous les massacres de l’Etat français perpétrés contre les travailleurs et le Peuple de ces pays.
L’attitude du Préfet, l’arrogance et le mépris de la Ministre des colonies et le black out médiatique organisé expriment clairement la volonté de l’état français de soumettre, par la terreur, les Travailleurs et le Peuple Mahorais. Domination économique, domination culturelle et répression féroce pour anéantir toutes velléités de contestation. Il faut mater les indigènes.
LKP réaffirme son soutien fraternel et militant aux Travailleurs et au Peuple de Mayotte et invite les Guadeloupéens à se rassembler ce
VENDREDI 21 OCTOBRE 2011 à 19 Heures
devant le Palais de la Mutualité
en solidarité avec les Travailleurs et le Peuple de Mayotte.
MAYOTTE – GWADLOUP MENM KONBA,
ANSANM NOU KA LITÉ, ANSAMN NOU KÉ GANNYÉ,
Pou LIYANNAJ KONT PWOFITASYON
Elie DOMOTA
pc 21 ottobre - ancora carcere assassino a Marassi Genova
Detenuto di 29 anni s'impicca al Marassi
E' il 55esimo suicidio del 2011 nelle carceri italiane. Un sistema penitenziario che il capo dello Stato ha indicato come "vergogna dell'Italia in Europa". Eugenio Sarno segretario della Uilpa: "L'immobilismo del governo e del Parlamento è un dato di fatto"
Un marocchino di 29 anni, Rahamani Jalel, si è impiccato in cella al Marassi di Genova. Era detenuto per spaccio di stupefacenti e avrebbe terminato la pena tra circa due mesi. E' successo verso le 23 e 30 di ieri notte. L'uomo si è impiccato usando strisce di stoffa ricavate dalle lenzuola prese dalla sua cella, nella sesta sezione del carcere.
"Si tratta del 55esimo suicidio in cella nel 2011 - ha detto Eugenio Sarno, segretario del sindacato dei penitenziari Uilpa -. Oramai, c'è la certezza che il dramma che ogni giorno si consuma all'interno delle nostre degradate carceri interessi solo gli addetti ai lavori e pochi politici di buona volontà. Un sistema penitenziario che lo stesso Capo dello Stato ha indicato come vergogna dell'Italia in Europa. Ma l'immobilismo del governo e del Parlamento è un dato di fatto".
La Uilpa penitenziari ha fatto sapere che a Marassi sono presenti 812 detenuti a fronte dei 456 posti disponibili. "Da tempo abbiamo segnalato l'ondata di violenza che attraversa il carcere - sottolinea Sarno -. Dall'inizio dell'anno, si sono verificati: due suicidi, nove tentati suicidi, 85 atti di autolesionismo grave, dieci aggressioni a poliziotti penitenziari, con 13 feriti, e la protesta di cento detenuti. Una situazione provocata - secondo la Uilpa - dal pericoloso mix di sovraffollamento e depauperamento degli organici degli agenti penitenziari.
E' il 55esimo suicidio del 2011 nelle carceri italiane. Un sistema penitenziario che il capo dello Stato ha indicato come "vergogna dell'Italia in Europa". Eugenio Sarno segretario della Uilpa: "L'immobilismo del governo e del Parlamento è un dato di fatto"
Un marocchino di 29 anni, Rahamani Jalel, si è impiccato in cella al Marassi di Genova. Era detenuto per spaccio di stupefacenti e avrebbe terminato la pena tra circa due mesi. E' successo verso le 23 e 30 di ieri notte. L'uomo si è impiccato usando strisce di stoffa ricavate dalle lenzuola prese dalla sua cella, nella sesta sezione del carcere.
"Si tratta del 55esimo suicidio in cella nel 2011 - ha detto Eugenio Sarno, segretario del sindacato dei penitenziari Uilpa -. Oramai, c'è la certezza che il dramma che ogni giorno si consuma all'interno delle nostre degradate carceri interessi solo gli addetti ai lavori e pochi politici di buona volontà. Un sistema penitenziario che lo stesso Capo dello Stato ha indicato come vergogna dell'Italia in Europa. Ma l'immobilismo del governo e del Parlamento è un dato di fatto".
La Uilpa penitenziari ha fatto sapere che a Marassi sono presenti 812 detenuti a fronte dei 456 posti disponibili. "Da tempo abbiamo segnalato l'ondata di violenza che attraversa il carcere - sottolinea Sarno -. Dall'inizio dell'anno, si sono verificati: due suicidi, nove tentati suicidi, 85 atti di autolesionismo grave, dieci aggressioni a poliziotti penitenziari, con 13 feriti, e la protesta di cento detenuti. Una situazione provocata - secondo la Uilpa - dal pericoloso mix di sovraffollamento e depauperamento degli organici degli agenti penitenziari.
pc 21 ottobre - Brescia condanna di 8 mesi per un manifestante sotto la gru degli immigrati
questo stato risponde solo con la repressione alle lotte proletarie
sotto la gru a Brescia
italiano condannato a otto mesi
Gli scontri fra manifestanti e poliziotti avvennero l'8 novembre dello scorso anno durante
lo sgombero del presidio organizzato da un gruppo di stranieri per il permesso di soggiorno
Prima condanna per i tafferugli tra manifestanti e polizia dell'8 novembre dello scorso anno a Brescia, durante lo sgombero del presidio nato ai piedi della gru di via San Faustino, dove un gruppo di stranieri era salito per chiedere il rilascio del permesso di soggiorno.
La prima sezione penale del tribunale di Brescia ha condannato a otto mesi con la condizionale Fabio Occheddu, uno dei ragazzi diventato simbolo di quei giorni di protesta, accusato di resistenza a pubblico ufficiale. Il pm aveva chiesto sei mesi. L'accusa è resistenza a pubblico ufficiale. Il processo si è celebrato con rito abbreviato. E' in corso l'esame della posizione di altri tre imputati
sotto la gru a Brescia
italiano condannato a otto mesi
Gli scontri fra manifestanti e poliziotti avvennero l'8 novembre dello scorso anno durante
lo sgombero del presidio organizzato da un gruppo di stranieri per il permesso di soggiorno
Prima condanna per i tafferugli tra manifestanti e polizia dell'8 novembre dello scorso anno a Brescia, durante lo sgombero del presidio nato ai piedi della gru di via San Faustino, dove un gruppo di stranieri era salito per chiedere il rilascio del permesso di soggiorno.
La prima sezione penale del tribunale di Brescia ha condannato a otto mesi con la condizionale Fabio Occheddu, uno dei ragazzi diventato simbolo di quei giorni di protesta, accusato di resistenza a pubblico ufficiale. Il pm aveva chiesto sei mesi. L'accusa è resistenza a pubblico ufficiale. Il processo si è celebrato con rito abbreviato. E' in corso l'esame della posizione di altri tre imputati
pc 21 ottobre - notizie dal corteo fiom "Abbiamo un sogno nel cuore, Marchionne in fonderia, Berlusca a San Vittore".
Fiom in piazza, Roma ancora blindata
Landini: "Vogliamo cambiare questo Paese"Le tute blu del sindacato Cgil aggirano l'ordinanza di Alemanno contro i cortei inscenando una marcia pacifica attraverso Villa Borghese per raggiungere piazza del Popolo. Il leader dei metalmeccanici: "Non possiamo mica volare". Sei giorni dopo i black bloc, imponenti misure di sicurezza. Il sindaco di Roma: "Grande civiltà della Fiom"
(agf)
ROMA - Un elicottero che vigila dall'alto, una ventina di autoblindati della Polizia schierati, un cordone di sicurezza di agenti in assetto antisommossa ai margini di piazza del Popolo. Ma soprattutto, un imponente servizio d'ordine del sindacato stesso fatto di operai in fila con la pettorina rossa. A sei giorni dalle violenze al corteo degli Indignati e 24 ore dopo la tempesta che l'ha messa in ginocchio, Roma vive un'altra giornata blindata. A piazza del Popolo c'è il sit-in dei metalmeccanici Fiom, autorizzato nei giorni scorsi 1dalla Questura dopo aver respinto l'ipotesi del corteo "per ragioni di sicurezza".
Il corteo. A essere presidiata non è solo la piazza ma anche tutta l'area limitrofa: la paura di ripetere le scene di sabato scorso è alta. Anche se l'aria che si respira alla manifestazione sindacale è completamente differente: età media molto più alta e una impontente e ben rodata struttura organizzativa alle spalle. Lo hanno capito anche gli agenti, e infatti il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha fatto cominciare la giornata con uno strappo alla regola che è passato senza problemi: ovvero il mini-corteo operaio da villa Borghese a piazza del Popolo. Le disposizioni di Alemanno in realtà lo vietavano. Ma con la scusa di raggiungere tutti insieme la piazza da viale Washington, dove erano arrivati i pullman da ogni parte d'Italia, la marcia c'è stata. "In piazza del Popolo dobbiamo pur arrivarci, non possiamo mica volare", ha risposto con una battuta Landini, accolto da un fragoroso applauso una volta giunto in piazza del Popolo. Il sindaco di Roma ha fatto buon viso a cattivo gioco: "Devo dire che l'ordinanza in vigore è stata rispettata. Ringrazio la Fiom per la disponibilità".
Le adesioni. A sfilare ci sono i lavoratori di tutte le principali realtà industriali del paese: quelli della Fiat, Magneti-Marelli, Alfa Romeo, Irisbus, Fincantieri e anche quelli della Ferrari. I quali invitano nientemeno che Fernando Alonso a scioperare con loro: "Siamo da tre anni senza contratto aziendale. E siccome lui appoggia gli indignados spagnoli, può stare anche con noi", spiegava uno di loro. Il tema caldo è ovviamente legato al Lingotto: la richiesta è di esprimere con chiarezza quali siano i suoi impegni nei riguardi del Paese e, in particolare, di consegnare il piano industriale di Fabbrica Italia 2. Secondo Fiat, lo sciopero di otto ore proclamato dalla Fiom negli stabilimento del gruppo è stata del 7,6% a Cassino, dell'8,8% alla Powertrain di Torino, del 12,4% alla Sevel di Val di Sangro e del 16,5% a Termini Imerese. I lavoratori delle Carrozzerie di Mirafiori sono in cassintegrazione. La Fiom risponde avvalorando un 60% di adesione allo sciopero alla Fiat Powertrain di Mirafiori, 60-70% all'Iveco, 95% alla Itca di Grugliasco. E ancora 75% all'Avio di Borgaretto, 85% alla Daitec di Chivasso e 70% nelle aziende dell'indotto auto dell'alto canavese.
: "Abbiamo un sogno nel cuore, Marchionne in fonderia, Berlusca a San Vittore".
(21 ottobre 2011)
Landini: "Vogliamo cambiare questo Paese"Le tute blu del sindacato Cgil aggirano l'ordinanza di Alemanno contro i cortei inscenando una marcia pacifica attraverso Villa Borghese per raggiungere piazza del Popolo. Il leader dei metalmeccanici: "Non possiamo mica volare". Sei giorni dopo i black bloc, imponenti misure di sicurezza. Il sindaco di Roma: "Grande civiltà della Fiom"
(agf)
ROMA - Un elicottero che vigila dall'alto, una ventina di autoblindati della Polizia schierati, un cordone di sicurezza di agenti in assetto antisommossa ai margini di piazza del Popolo. Ma soprattutto, un imponente servizio d'ordine del sindacato stesso fatto di operai in fila con la pettorina rossa. A sei giorni dalle violenze al corteo degli Indignati e 24 ore dopo la tempesta che l'ha messa in ginocchio, Roma vive un'altra giornata blindata. A piazza del Popolo c'è il sit-in dei metalmeccanici Fiom, autorizzato nei giorni scorsi 1dalla Questura dopo aver respinto l'ipotesi del corteo "per ragioni di sicurezza".
Il corteo. A essere presidiata non è solo la piazza ma anche tutta l'area limitrofa: la paura di ripetere le scene di sabato scorso è alta. Anche se l'aria che si respira alla manifestazione sindacale è completamente differente: età media molto più alta e una impontente e ben rodata struttura organizzativa alle spalle. Lo hanno capito anche gli agenti, e infatti il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha fatto cominciare la giornata con uno strappo alla regola che è passato senza problemi: ovvero il mini-corteo operaio da villa Borghese a piazza del Popolo. Le disposizioni di Alemanno in realtà lo vietavano. Ma con la scusa di raggiungere tutti insieme la piazza da viale Washington, dove erano arrivati i pullman da ogni parte d'Italia, la marcia c'è stata. "In piazza del Popolo dobbiamo pur arrivarci, non possiamo mica volare", ha risposto con una battuta Landini, accolto da un fragoroso applauso una volta giunto in piazza del Popolo. Il sindaco di Roma ha fatto buon viso a cattivo gioco: "Devo dire che l'ordinanza in vigore è stata rispettata. Ringrazio la Fiom per la disponibilità".
Le adesioni. A sfilare ci sono i lavoratori di tutte le principali realtà industriali del paese: quelli della Fiat, Magneti-Marelli, Alfa Romeo, Irisbus, Fincantieri e anche quelli della Ferrari. I quali invitano nientemeno che Fernando Alonso a scioperare con loro: "Siamo da tre anni senza contratto aziendale. E siccome lui appoggia gli indignados spagnoli, può stare anche con noi", spiegava uno di loro. Il tema caldo è ovviamente legato al Lingotto: la richiesta è di esprimere con chiarezza quali siano i suoi impegni nei riguardi del Paese e, in particolare, di consegnare il piano industriale di Fabbrica Italia 2. Secondo Fiat, lo sciopero di otto ore proclamato dalla Fiom negli stabilimento del gruppo è stata del 7,6% a Cassino, dell'8,8% alla Powertrain di Torino, del 12,4% alla Sevel di Val di Sangro e del 16,5% a Termini Imerese. I lavoratori delle Carrozzerie di Mirafiori sono in cassintegrazione. La Fiom risponde avvalorando un 60% di adesione allo sciopero alla Fiat Powertrain di Mirafiori, 60-70% all'Iveco, 95% alla Itca di Grugliasco. E ancora 75% all'Avio di Borgaretto, 85% alla Daitec di Chivasso e 70% nelle aziende dell'indotto auto dell'alto canavese.
: "Abbiamo un sogno nel cuore, Marchionne in fonderia, Berlusca a San Vittore".
(21 ottobre 2011)
pc 21 ottobre - taranto per la libertà dei ribelli arrestati a roma, contro la repressione,le leggi speciali
Per la libertà dei ribelli arrestati a Roma, contro la repressione,le leggi
speciali
per il rilancio dell'assedio ai palazzi del potere politico ed economico in tutta italia
contro il governo berlusconi e ogni governo dei padroni
SABATO 22 ottobre piazza della vittoria dalle ore 18
controinformazione, testimonianze, denunce e proposte
Noi siamo con i ribelli di roma perchè 'è giusto ribellarsi! ed è passato il tempo della tardiva 'indignazione'.. è una vita che siamo indignati.
Cos'è una vetrina rotta di una banca di fronte alla rapina mondiale della vita dei salari, del lavoro, della salute, delle case, dell'acqua che le banche e la finanza hanno provocato come anello interno al sistema del capitale?
Criminali sono coloro che ci hanno ridotto milioni di persone in queste condizioni!
Criminali sono coloro che usano la violenza di Stato e il potere dei ricchi e dei forti contro le masse!
Criminali sono politici e governanti che sono corrotti e arricchiti e che continuano a pretendere di governarci con la forza!
Per questo siamo solidali con i ribelli di Roma!
Noi vogliamo i banchieri in galera e i giovani arrestati a Roma liberi!
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
cobasta@libero.it
347-1102638
speciali
per il rilancio dell'assedio ai palazzi del potere politico ed economico in tutta italia
contro il governo berlusconi e ogni governo dei padroni
SABATO 22 ottobre piazza della vittoria dalle ore 18
controinformazione, testimonianze, denunce e proposte
Noi siamo con i ribelli di roma perchè 'è giusto ribellarsi! ed è passato il tempo della tardiva 'indignazione'.. è una vita che siamo indignati.
Cos'è una vetrina rotta di una banca di fronte alla rapina mondiale della vita dei salari, del lavoro, della salute, delle case, dell'acqua che le banche e la finanza hanno provocato come anello interno al sistema del capitale?
Criminali sono coloro che ci hanno ridotto milioni di persone in queste condizioni!
Criminali sono coloro che usano la violenza di Stato e il potere dei ricchi e dei forti contro le masse!
Criminali sono politici e governanti che sono corrotti e arricchiti e che continuano a pretendere di governarci con la forza!
Per questo siamo solidali con i ribelli di Roma!
Noi vogliamo i banchieri in galera e i giovani arrestati a Roma liberi!
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
cobasta@libero.it
347-1102638
pc 21 ottobre - Fiom... una scelta sbagliata
Proletari comunisti condivide questa posizione
Comunicato
La decisione della Fiom di tenere oggi non più la manifestazione ma solo il
concentramento in piazza del Popolo è sbagliata e dannosa, non corrisponde alla esigenza degli operai Fiat e Fincantieri di far sentire con forza la propria lotta e incidere nella realtà; questa scelta subordina la Fiom ai diktat repressivi e antioperai del governo, costituendo un precedente dell'accettazione della logica dell'emergenza, dei divieti dei diritti democratici, delle leggi speciali, dannosa per tutte le future manifestazioni nazionali di operai, studenti, oppositori politici coerenti.
La scelta Landini-Camusso va denunciata nelle assemblee operaie e nelle assemblee di movimento. Gli operai come i manifestanti del 15 ottobre hanno bisogno di una lotta
vera, di assediare i Palazzi del potere economico e politico, di portare la rabbia, protesta e proposta a risultati concreti e al risultato generale di rovesciare il governo Berlusconi e fare barriera contro ogni governo dei padroni
Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
21-10-2012
Comunicato
La decisione della Fiom di tenere oggi non più la manifestazione ma solo il
concentramento in piazza del Popolo è sbagliata e dannosa, non corrisponde alla esigenza degli operai Fiat e Fincantieri di far sentire con forza la propria lotta e incidere nella realtà; questa scelta subordina la Fiom ai diktat repressivi e antioperai del governo, costituendo un precedente dell'accettazione della logica dell'emergenza, dei divieti dei diritti democratici, delle leggi speciali, dannosa per tutte le future manifestazioni nazionali di operai, studenti, oppositori politici coerenti.
La scelta Landini-Camusso va denunciata nelle assemblee operaie e nelle assemblee di movimento. Gli operai come i manifestanti del 15 ottobre hanno bisogno di una lotta
vera, di assediare i Palazzi del potere economico e politico, di portare la rabbia, protesta e proposta a risultati concreti e al risultato generale di rovesciare il governo Berlusconi e fare barriera contro ogni governo dei padroni
Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
21-10-2012
pc 21 ottobre - Atene
lLo sciopero generale di due giorni in Grecia dimostra la grande volontà dei lavoratori e delle masse popolari di opporsi fino in fondo alla devastante crisi
economica scaricata selvaggiamente sui proletari, giovani, masse popolari.
Era giusto ad Atene , come lo era a Roma, andare fino in fondo in questa lotta assediando fino all'invasione del Parlamento greco.
E' sbagliato fare servizi d'ordine contro parte dei manifestanti che vogliono raggiungere questo obiettivo, indipendentemente dalla condivisione di ideologia e prassi.
Per questo i fatti di Atene vanno addebitati alla responsabilità del PAME_KKE, e non perchè 'stalinista' come coloro che vogliono solo colpire l'ideologia e la prospettiva del comunismo dicono, ma perchè interni a una logica che non considera che la situazione reale non è di solo scioperi generali e grande movimento di massa, ma di rivolta proletaria e sociale che possa andare fino all'insurrezione popolare. Per cui l'unità del movimento è in questa prospettiva che va creata, altrimenti si fa gioco dell'avversario di classe e si realizza nel movimento una contrapposizione non corrispondente alla realtà da costruire.
I giovani ribelli andavano accolti nella manifestazione e insieme esercitare il massimo della forza. Ogni altra strada è perdente e dannosa.
La morte del lavoratore dispiace a tutti ed è stata causata dai lacrimogeni della polizia e non certo da presunte aggressioni da parte dei manifestanti ribelli, non è giusta usarla per una criminalizzazione.
Proletari comunisti - PCm Italia
21-10-2012
economica scaricata selvaggiamente sui proletari, giovani, masse popolari.
Era giusto ad Atene , come lo era a Roma, andare fino in fondo in questa lotta assediando fino all'invasione del Parlamento greco.
E' sbagliato fare servizi d'ordine contro parte dei manifestanti che vogliono raggiungere questo obiettivo, indipendentemente dalla condivisione di ideologia e prassi.
Per questo i fatti di Atene vanno addebitati alla responsabilità del PAME_KKE, e non perchè 'stalinista' come coloro che vogliono solo colpire l'ideologia e la prospettiva del comunismo dicono, ma perchè interni a una logica che non considera che la situazione reale non è di solo scioperi generali e grande movimento di massa, ma di rivolta proletaria e sociale che possa andare fino all'insurrezione popolare. Per cui l'unità del movimento è in questa prospettiva che va creata, altrimenti si fa gioco dell'avversario di classe e si realizza nel movimento una contrapposizione non corrispondente alla realtà da costruire.
I giovani ribelli andavano accolti nella manifestazione e insieme esercitare il massimo della forza. Ogni altra strada è perdente e dannosa.
La morte del lavoratore dispiace a tutti ed è stata causata dai lacrimogeni della polizia e non certo da presunte aggressioni da parte dei manifestanti ribelli, non è giusta usarla per una criminalizzazione.
Proletari comunisti - PCm Italia
21-10-2012
giovedì 20 ottobre 2011
pc 20 ottobre - secondo i compagni francesi eco della nostra dichiarazione su roma nelle manifestazioni in grecia di ieri e oggi
http://drapeaurouge.over-blog.com/article-15-octobre-on-a-raison-de-se-revolter-la-revolte-proletaire-et-populaire-est-une-necessite-une-86883785.html
Comme promis, voici la déclaration du PC maoïste - Italie à propos de la manifestation de Rome du 15 octobre. Merci à Servir le Peuple pour la traduction.
A noter l'écho que trouve cette déclaration dans les manifestations massives et combatives d'hier et d'aujourd'hui en Grèce.
PC maoïste de France
--------------------------------------------------------------------------------
15 octobre :
On a raison de se révolter !
La révolte prolétaire et populaire est une nécessité !
Une seule solution, la révolution !
Le15 octobre, plus de 300.000 personnes ont convergé à Rome pour une grande manifestation, venant des postes de travail, des écoles, des quartiers de toute l'Italie, organisés par toutes les forces qui s'opposent au gouvernement (hors du Parlement, où il n'y a pas de véritable opposition) et au déchargement de la crise sur les épaules des masses populaires de notre pays. Beaucoup sont aussi venus non-organisés.
La grande majorité d'entre eux est venue à Rome pour développer le conflit ; non pas pour faire une nouvelle (fut-ce avec plus de participation et de couleur) promenade romaine, traditionnelle et inopérante, mais avec la volonté, le souhait et l'espérance d'assiéger les palais du pouvoir, les banques, pour frapper politiquement et socialement les responsables de la crise, avec la volonté, le souhait et l'espérance d'agir réellement sur la situation politique et sociale.
Contre cette volonté, ce souhait et cette exigence, une minorité d'"indignés", de pacifistes institutionnels et d'organisations et dirigeants "désobéissants unis pour l'alternative", l'aile DROITE du syndicalisme de base et de classe, la confédération Cobas, etc. ont prétendu au monopole, agi pour que la manifestation soit au contraire tranquille et ordonnée, pour écouter leurs allocutions finales et les traditionnels concerts, en harmonie avec les vœux de l'opposition parlementaire (qu'ils disent pourtant combattre), en harmonie avec cette frange du Capital financier et industriel qui voulait utiliser, lui aussi, cette manifestation d'"indignation" pour favoriser le remplacement du gouvernement Berlusconi, débauché et putassier au niveau national et international, par un gouvernement plus sérieux des patrons. Une manifestation en accord avec le Ministère de l'Intérieur (avec lequel travaillent les messieurs leaders du comité du 15 octobre, Bernocchi, Casarini, etc.) ayant accordé un parcours voué à dévitaliser la manifestation ; une véritable instrumentalisation des masses affluées à Rome, pour chevaucher le tigre de la grande participation, par des politiciens experts voulant et ayant utilisé le niveau actuel de conscience d'une part importante du cortège à leurs propres fins conscientes de réformistes, politiciens, marchands de fumée, et à leurs carrières personnelles.
Il était absolument nécessaire de faire voler en éclat ce plan, il était nécessaire de se révolter de toutes les manières possibles contre l'échec programmé de la manifestation, qui était son innocuité, sa retransmission dans le vide blabla médiatique et télévisuel, ainsi unanimement accueilli par la bourgeoisie et ses mass médias.
La révolte organisée et spontanée advenue dès le début, d'abord par plusieurs centaines de jeunes étudiants, prolétaires, précaires, chômeurs, puis par plusieurs milliers, a vu la réaction immédiate et planifiée de la police sur le pied de guerre, et usant comme toujours (depuis Gênes jusqu'aux No TAV du Val Susa) de moyens militaires illégaux pour réprimer avec des blindés et véhicules qui mettent en danger l'intégrité et la vie de tant de manifestants. Et alors ce fut la bataille, une GRANDE BATAILLE qui a mis à plusieurs occasions en fuite les "forces de l'ordre".
Le blindé abandonné par la police, livré aux flammes, avec l'inscription 'Carlo Giuliani est vivant' a été l'extraordinaire image et la substance de cette journée. Elle a uni cette rébellion aux rébellions qui ont traversé et traversent l'Europe, elle a indiqué clairement et nettement que ce qui est nécessaire c'est la révolte sociale, elle a rendu vie au spectre, craint de tous les bourgeois, les réformistes, les vendeurs et escrocs du peuple à la Casarini et Bernocchi, le spectre de la RÉVOLUTION NÉCESSAIRE ET POSSIBLE, unique solution pour sortir de la crise du Capital et de l'impérialisme.
Pour cela, on ne peut qu'être aux côtés, du côté des révoltés !
Certes, notre Parti et nous tous aurions voulu (et, avec les forces actuelles disponibles, nous sommes montés à Rome pour cela), qu'effectivement des centaines de milliers de personnes marchent sur le Palais Chigi (siège du gouvernement) et le Parlement - et c'est ce que voulaient la majorité des prolétaires et des masses populaires italiennes, nous défions quiconque de dire le contraire - pour donner un sens politique et objectif à cette bataille ; mais si cela n'a pas été, ce n'est certainement pas la faute de ceux qui ont soutenu cette bataille, payant même le prix de blessés, d'arrêtés, d'une odieuse et vile campagne fasciste de criminalisation médiatique, à laquelle se joignent en qualité de serviteurs les pacifistes et les Casarini-Bernocchi ; serviteurs des serviteurs car naturellement il n'y a aucun doute sur le rôle de serviteurs joué par les dirigeants syndicaux et des partis de la "gauche" officielle, qui sont depuis toujours et quotidiennement de l'autre côté vis-à-vis des luttes véritables, des véritables mouvements, des révoltes juvéniles, prolétaires et populaires quand elles s'expriment.
Certes nous aurions préféré un développement de la bataille comme celle menée avant, pendant et après le 3 juillet, par le mouvement No TAV ; mais ce sont d'autres qui n'ont pas joué ou n'ont pas réussi à jouer leur rôle à Rome, certainement pas les révoltés. Nous ne sommes certes pas 'black block', nous sommes et nous soutenons les 'red blocks', mais nous sommes par dessus tout des prolétaires communistes impliqués quotidiennement dans la construction du PC maoïste, dans la lutte de classe que nous menons pour construire le Parti communiste maoïste, révolutionnaire, un Front uni révolutionnaire, un exercice de la force de la classe ouvrière, des prolétaires et des masses car nous pensons, en toute sincérité, que seulement ainsi les objectifs de la révolte peuvent être atteints. Mais la révolte ne contredit pas, elle alimente au contraire cette nécessité urgente de marcher sur cette voie.
A présent la bourgeoisie déchaîne la répression, veut voter des lois spéciales, veut profiter des évènements pour interdire les cortèges à compter de ceux prévus par les ouvriers de la FIAT et de la Fincantieri le 21 octobre ; détourner l'attention des masses de la crise et la concentrer sur les "véhicules brûlés, propriétés brûlées de citoyens ordinaires".
Le gouvernement Berlusconi, Bossi, Romano, Scilipoti, épaulé par le petit préfet de police fasciste Di Pietro (qui retourne aux origines) et par l'opposition parlementaire bavarde et au service du nouveau gouvernement des patrons en gestation, veut échapper au discrédit et à la crise de légitimité, la jetant sous le tapis de l’État policier.
Il faut avec force barrer la route à cela, et ceci devrait être clair à tous les types d'opposition à ce gouvernement. Pour le faire, il y a besoin de s'appuyer sur les prolétaires en lutte, le mouvement des étudiants, les masses précaires et sans emploi. Se défendre de la répression, signifie s'unir aux revendications et aux bonnes raisons des révoltés, dont nous faisons et nous sentons partie ; s'unir à la lutte démocratique et antifasciste contre les lois spéciales, s'unir aux luttes sociales.
La force des arguments de toujours des communistes et des révolutionnaires : qu'est-ce qu'une vitrine de banque brisée, comparée à la rapine permanente que le système bancaire et financier représente, comparée à la crise dévastatrice de ces derniers mois qui est l'expression naturelle du système capitaliste ?
Qui devrait aller en prison ; les banquiers et les politiciens corrompus ou les jeunes qui se révoltent ? Comment peut-on sortir de tout cela sans une révolte prolétarienne et sociale qui renverse cette classe dominante et ouvre la voie à une révolution qui mettra le pouvoir entre les mains des prolétaires et des masses populaires ?
Nous avons, comme toute lutte d'avant-garde et de masse, besoin d'unité des communistes pour construire le Parti révolutionnaire authentique, le Parti communiste marxiste-léniniste-maoïste, besoin d'un Front révolutionnaire, besoin d'un Front prolétarien, mais ces instruments doivent servir pour être des révoltés conscients, organisés, non pour reproposer les vieilles routes qui ont mené aux misérables de Rome, aux Bernocchi, Casarini, etc.
Liberté pour les camarades arrêtés !
Front uni contre la répression et l’État policier !
La répression n'éteint pas, mais alimente la révolte !
La révolution n'est pas un dîner de gala !
proletari comunisti - PCm Italia
18 octobre 2011
-------
Le Drapeau Rouge,
Organe du Parti Communiste maoïste de France
http://drapeaurouge.over-blog.com
drapeaurouge@yahoo.fr
Comme promis, voici la déclaration du PC maoïste - Italie à propos de la manifestation de Rome du 15 octobre. Merci à Servir le Peuple pour la traduction.
A noter l'écho que trouve cette déclaration dans les manifestations massives et combatives d'hier et d'aujourd'hui en Grèce.
PC maoïste de France
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15 octobre :
On a raison de se révolter !
La révolte prolétaire et populaire est une nécessité !
Une seule solution, la révolution !
Le15 octobre, plus de 300.000 personnes ont convergé à Rome pour une grande manifestation, venant des postes de travail, des écoles, des quartiers de toute l'Italie, organisés par toutes les forces qui s'opposent au gouvernement (hors du Parlement, où il n'y a pas de véritable opposition) et au déchargement de la crise sur les épaules des masses populaires de notre pays. Beaucoup sont aussi venus non-organisés.
La grande majorité d'entre eux est venue à Rome pour développer le conflit ; non pas pour faire une nouvelle (fut-ce avec plus de participation et de couleur) promenade romaine, traditionnelle et inopérante, mais avec la volonté, le souhait et l'espérance d'assiéger les palais du pouvoir, les banques, pour frapper politiquement et socialement les responsables de la crise, avec la volonté, le souhait et l'espérance d'agir réellement sur la situation politique et sociale.
Contre cette volonté, ce souhait et cette exigence, une minorité d'"indignés", de pacifistes institutionnels et d'organisations et dirigeants "désobéissants unis pour l'alternative", l'aile DROITE du syndicalisme de base et de classe, la confédération Cobas, etc. ont prétendu au monopole, agi pour que la manifestation soit au contraire tranquille et ordonnée, pour écouter leurs allocutions finales et les traditionnels concerts, en harmonie avec les vœux de l'opposition parlementaire (qu'ils disent pourtant combattre), en harmonie avec cette frange du Capital financier et industriel qui voulait utiliser, lui aussi, cette manifestation d'"indignation" pour favoriser le remplacement du gouvernement Berlusconi, débauché et putassier au niveau national et international, par un gouvernement plus sérieux des patrons. Une manifestation en accord avec le Ministère de l'Intérieur (avec lequel travaillent les messieurs leaders du comité du 15 octobre, Bernocchi, Casarini, etc.) ayant accordé un parcours voué à dévitaliser la manifestation ; une véritable instrumentalisation des masses affluées à Rome, pour chevaucher le tigre de la grande participation, par des politiciens experts voulant et ayant utilisé le niveau actuel de conscience d'une part importante du cortège à leurs propres fins conscientes de réformistes, politiciens, marchands de fumée, et à leurs carrières personnelles.
Il était absolument nécessaire de faire voler en éclat ce plan, il était nécessaire de se révolter de toutes les manières possibles contre l'échec programmé de la manifestation, qui était son innocuité, sa retransmission dans le vide blabla médiatique et télévisuel, ainsi unanimement accueilli par la bourgeoisie et ses mass médias.
La révolte organisée et spontanée advenue dès le début, d'abord par plusieurs centaines de jeunes étudiants, prolétaires, précaires, chômeurs, puis par plusieurs milliers, a vu la réaction immédiate et planifiée de la police sur le pied de guerre, et usant comme toujours (depuis Gênes jusqu'aux No TAV du Val Susa) de moyens militaires illégaux pour réprimer avec des blindés et véhicules qui mettent en danger l'intégrité et la vie de tant de manifestants. Et alors ce fut la bataille, une GRANDE BATAILLE qui a mis à plusieurs occasions en fuite les "forces de l'ordre".
Le blindé abandonné par la police, livré aux flammes, avec l'inscription 'Carlo Giuliani est vivant' a été l'extraordinaire image et la substance de cette journée. Elle a uni cette rébellion aux rébellions qui ont traversé et traversent l'Europe, elle a indiqué clairement et nettement que ce qui est nécessaire c'est la révolte sociale, elle a rendu vie au spectre, craint de tous les bourgeois, les réformistes, les vendeurs et escrocs du peuple à la Casarini et Bernocchi, le spectre de la RÉVOLUTION NÉCESSAIRE ET POSSIBLE, unique solution pour sortir de la crise du Capital et de l'impérialisme.
Pour cela, on ne peut qu'être aux côtés, du côté des révoltés !
Certes, notre Parti et nous tous aurions voulu (et, avec les forces actuelles disponibles, nous sommes montés à Rome pour cela), qu'effectivement des centaines de milliers de personnes marchent sur le Palais Chigi (siège du gouvernement) et le Parlement - et c'est ce que voulaient la majorité des prolétaires et des masses populaires italiennes, nous défions quiconque de dire le contraire - pour donner un sens politique et objectif à cette bataille ; mais si cela n'a pas été, ce n'est certainement pas la faute de ceux qui ont soutenu cette bataille, payant même le prix de blessés, d'arrêtés, d'une odieuse et vile campagne fasciste de criminalisation médiatique, à laquelle se joignent en qualité de serviteurs les pacifistes et les Casarini-Bernocchi ; serviteurs des serviteurs car naturellement il n'y a aucun doute sur le rôle de serviteurs joué par les dirigeants syndicaux et des partis de la "gauche" officielle, qui sont depuis toujours et quotidiennement de l'autre côté vis-à-vis des luttes véritables, des véritables mouvements, des révoltes juvéniles, prolétaires et populaires quand elles s'expriment.
Certes nous aurions préféré un développement de la bataille comme celle menée avant, pendant et après le 3 juillet, par le mouvement No TAV ; mais ce sont d'autres qui n'ont pas joué ou n'ont pas réussi à jouer leur rôle à Rome, certainement pas les révoltés. Nous ne sommes certes pas 'black block', nous sommes et nous soutenons les 'red blocks', mais nous sommes par dessus tout des prolétaires communistes impliqués quotidiennement dans la construction du PC maoïste, dans la lutte de classe que nous menons pour construire le Parti communiste maoïste, révolutionnaire, un Front uni révolutionnaire, un exercice de la force de la classe ouvrière, des prolétaires et des masses car nous pensons, en toute sincérité, que seulement ainsi les objectifs de la révolte peuvent être atteints. Mais la révolte ne contredit pas, elle alimente au contraire cette nécessité urgente de marcher sur cette voie.
A présent la bourgeoisie déchaîne la répression, veut voter des lois spéciales, veut profiter des évènements pour interdire les cortèges à compter de ceux prévus par les ouvriers de la FIAT et de la Fincantieri le 21 octobre ; détourner l'attention des masses de la crise et la concentrer sur les "véhicules brûlés, propriétés brûlées de citoyens ordinaires".
Le gouvernement Berlusconi, Bossi, Romano, Scilipoti, épaulé par le petit préfet de police fasciste Di Pietro (qui retourne aux origines) et par l'opposition parlementaire bavarde et au service du nouveau gouvernement des patrons en gestation, veut échapper au discrédit et à la crise de légitimité, la jetant sous le tapis de l’État policier.
Il faut avec force barrer la route à cela, et ceci devrait être clair à tous les types d'opposition à ce gouvernement. Pour le faire, il y a besoin de s'appuyer sur les prolétaires en lutte, le mouvement des étudiants, les masses précaires et sans emploi. Se défendre de la répression, signifie s'unir aux revendications et aux bonnes raisons des révoltés, dont nous faisons et nous sentons partie ; s'unir à la lutte démocratique et antifasciste contre les lois spéciales, s'unir aux luttes sociales.
La force des arguments de toujours des communistes et des révolutionnaires : qu'est-ce qu'une vitrine de banque brisée, comparée à la rapine permanente que le système bancaire et financier représente, comparée à la crise dévastatrice de ces derniers mois qui est l'expression naturelle du système capitaliste ?
Qui devrait aller en prison ; les banquiers et les politiciens corrompus ou les jeunes qui se révoltent ? Comment peut-on sortir de tout cela sans une révolte prolétarienne et sociale qui renverse cette classe dominante et ouvre la voie à une révolution qui mettra le pouvoir entre les mains des prolétaires et des masses populaires ?
Nous avons, comme toute lutte d'avant-garde et de masse, besoin d'unité des communistes pour construire le Parti révolutionnaire authentique, le Parti communiste marxiste-léniniste-maoïste, besoin d'un Front révolutionnaire, besoin d'un Front prolétarien, mais ces instruments doivent servir pour être des révoltés conscients, organisés, non pour reproposer les vieilles routes qui ont mené aux misérables de Rome, aux Bernocchi, Casarini, etc.
Liberté pour les camarades arrêtés !
Front uni contre la répression et l’État policier !
La répression n'éteint pas, mais alimente la révolte !
La révolution n'est pas un dîner de gala !
proletari comunisti - PCm Italia
18 octobre 2011
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Le Drapeau Rouge,
Organe du Parti Communiste maoïste de France
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drapeaurouge@yahoo.fr
pc 20 ottobre - Napoli disoccupati in lotta
Vomero, corteo disoccupati e cassonetti
!
NAPOLI – Una insolita manifestazione protesta dei disoccupati organizzati, non comunicata alla Questura, al Vomero, quartiere collinare di Napoli. In circa duecento sono partiti da piazza Vanvitelli , per farvi ritorno dopo avere attraversato in maniera particolarmente rumorosa le strade dell’area pedonale. I dimostranti hanno gridato slogan contro la disoccupazione, esposto striscioni, utilizzato fumogeni
I manifestanti, aderenti al movimento dei «Precari Bros» e dei «Banchi Nuovi», hanno rovesciato una decina di cassonetti della spazzatura e campane per la raccolta del vetro al centro della carreggiata in via Bernini e in alcune strade adiacenti. In alcuni casi i cassonetti colmi di spazzatura sono stati svuotati al centro della carreggiata ostacolando il traffico automobilistico. Nella centralissima piazza Vanvitelli hanno steso uno striscione poi rimosso poco dopo.
!
NAPOLI – Una insolita manifestazione protesta dei disoccupati organizzati, non comunicata alla Questura, al Vomero, quartiere collinare di Napoli. In circa duecento sono partiti da piazza Vanvitelli , per farvi ritorno dopo avere attraversato in maniera particolarmente rumorosa le strade dell’area pedonale. I dimostranti hanno gridato slogan contro la disoccupazione, esposto striscioni, utilizzato fumogeni
I manifestanti, aderenti al movimento dei «Precari Bros» e dei «Banchi Nuovi», hanno rovesciato una decina di cassonetti della spazzatura e campane per la raccolta del vetro al centro della carreggiata in via Bernini e in alcune strade adiacenti. In alcuni casi i cassonetti colmi di spazzatura sono stati svuotati al centro della carreggiata ostacolando il traffico automobilistico. Nella centralissima piazza Vanvitelli hanno steso uno striscione poi rimosso poco dopo.
pc 20 ottobre - Gheddafi ucciso - Libia occupata nelle mani delle forze filoimperialiste
Gheddafi è stato un leader anticoloniale nei primi anni. Il regime di Gheddafi negli anni successivi difende la Libia dall'imperialismo e cerca una via diversa per rendere concreta la liberazione.
In questi ultimi anni c'è un cambio di campo e di natura, prevale un regime dispotico e reazionario colluso con l'imperialismo.
Gheddafi muore combattendo contro le truppe di invasione imperialiste
La Libia ora torna nelle mani interamente del neocolonialismo imperialista
Le masse libiche verificheranno con la propria esperienza che serve una
nuova vera rivoluzione di nuova democrazia per liberarsi realmente.
proletari comunisti
20-10-2011
In questi ultimi anni c'è un cambio di campo e di natura, prevale un regime dispotico e reazionario colluso con l'imperialismo.
Gheddafi muore combattendo contro le truppe di invasione imperialiste
La Libia ora torna nelle mani interamente del neocolonialismo imperialista
Le masse libiche verificheranno con la propria esperienza che serve una
nuova vera rivoluzione di nuova democrazia per liberarsi realmente.
proletari comunisti
20-10-2011
pc 20 ottobre - scarcerati bobo e i disoccupati organizzati di brindisi
Intorno alle 12,00 di Giovedì 20 Ottobre il Tribunale di Brindisi ha deciso di lasciare liberi Roberto Aprile, sindacalista dei Cobas e i 17 disoccupati
Il Comitato dei disoccupati brindisini esprime una grande soddisfazione per la decisione del Tribunale di Brindisi per la cancellazione delle misure di custodia cautelare adottate nei confronti di 18 suoi aderenti .
Se qualcuno ha pensato che le denunce ed adesso il carcere faranno recedere dalle loro iniziative , mai state di protesta ma sempre di proposta , il Comitato dei disoccupati si sbaglia di grosso.
La solidarietà raccolta in questi giorni ci fa credere che la voglia di cambiare e migliorare questa città da parte dei suoi cittadini sia ancora più forte.
Se qualcuno ha ricordato lo slogan degli anni 70 “colpiscine uno per educarne cento” e lo ha trasformato in “colpisci 18 disoccupati per colpire in modo preventivo la città e i suoi movimenti”, rispondiamo che questo avvenimento ha costruito una “saldatura umana” tra i movimenti della nostra città.
Il movimento dei disoccupati fin dall’inizio ha posto una domanda:Cosa fa la politica per creare occupazione e difendere il nostro territorio?
Questa domanda purtroppo fin ad oggi non ha ricevuto risposta.Abbiamo visto solo denunce ed arresti.
Come tutti ben sanno il Comitato dei disoccupati ha chiesto di realizzare con gli enti locali,con le forze interessate , un “Patto per il lavoro ed il risanamento ambientale” che veda cambiare il volto alla nostra città positivamente creando occupazione.
Ringraziamo tutti quelli che ci hanno dato la loro solidarietà in questi giorni di difficoltà.
Ringraziamo in modo particolare l’Arcivescovo di Brindisi , Rocco Talucci , per il suo intervento pubblico che metteva al centro la necessità dell’ascolto per gli ultimi .
Ci sono stati vicini anche alcuni parroci di Frontiera(di quartieri periferici) che ci hanno comunicato la loro solidarietà perché nonostante le difficoltà abbiamo continuato a sostenere la possibilità di un cambiamento nella vita di tante persone bisognose.
Quindi la lotta continua…insieme a tanti altri.
Brindisi 20.10.2011
Per il Comitato dei disoccupati brindisini Roberto Aprile
Il Comitato dei disoccupati brindisini esprime una grande soddisfazione per la decisione del Tribunale di Brindisi per la cancellazione delle misure di custodia cautelare adottate nei confronti di 18 suoi aderenti .
Se qualcuno ha pensato che le denunce ed adesso il carcere faranno recedere dalle loro iniziative , mai state di protesta ma sempre di proposta , il Comitato dei disoccupati si sbaglia di grosso.
La solidarietà raccolta in questi giorni ci fa credere che la voglia di cambiare e migliorare questa città da parte dei suoi cittadini sia ancora più forte.
Se qualcuno ha ricordato lo slogan degli anni 70 “colpiscine uno per educarne cento” e lo ha trasformato in “colpisci 18 disoccupati per colpire in modo preventivo la città e i suoi movimenti”, rispondiamo che questo avvenimento ha costruito una “saldatura umana” tra i movimenti della nostra città.
Il movimento dei disoccupati fin dall’inizio ha posto una domanda:Cosa fa la politica per creare occupazione e difendere il nostro territorio?
Questa domanda purtroppo fin ad oggi non ha ricevuto risposta.Abbiamo visto solo denunce ed arresti.
Come tutti ben sanno il Comitato dei disoccupati ha chiesto di realizzare con gli enti locali,con le forze interessate , un “Patto per il lavoro ed il risanamento ambientale” che veda cambiare il volto alla nostra città positivamente creando occupazione.
Ringraziamo tutti quelli che ci hanno dato la loro solidarietà in questi giorni di difficoltà.
Ringraziamo in modo particolare l’Arcivescovo di Brindisi , Rocco Talucci , per il suo intervento pubblico che metteva al centro la necessità dell’ascolto per gli ultimi .
Ci sono stati vicini anche alcuni parroci di Frontiera(di quartieri periferici) che ci hanno comunicato la loro solidarietà perché nonostante le difficoltà abbiamo continuato a sostenere la possibilità di un cambiamento nella vita di tante persone bisognose.
Quindi la lotta continua…insieme a tanti altri.
Brindisi 20.10.2011
Per il Comitato dei disoccupati brindisini Roberto Aprile
pc 20 ottobre - Napoli - CONTRO LA REPRESSIONE, UNITI SI VINCE!
CONTRO LA REPRESSIONE, UNITI SI VINCE!
Lunedì mattina si è consumato l'ennesimo atto repressivo a seguito della manifestazione del 15 ottobre a Roma. Solo a Napoli ci sono state 20 perquisizioni che hanno colpito studenti, disoccupati, operai, lavoratori, precari, da anni impegnati in collettivi e associazioni, organizzazioni politiche e sindacali, nelle lotte in difesa del territorio, del diritto al lavoro, alla scuola pubblica, alla sanità per tutti. Compagne/i promotrici della manifestazione di Roma, come delle lotte quotidiane che attraversano un territorio complesso come il nostro.
L'Obiettivo della manifestazione mondiale del 15 ottobre era quello di dire, forte e chiaro, che la maggioranza della popolazione, quella che lavora, quella che tira a campare, quella che cerca di assicurarsi un futuro dignitoso, non è più disposta a pagare i costi di una crisi che è responsabilità di banchieri e padroni, di governi loro amici e istituzioni loro complici.
La repressione di oggi, al pari della solita e strabica distinzione mediatica tra "buoni e cattivi", fino all'aggressione fisica di presunti black bloc, ha lo scopo di dividere e frenare il movimento che sta crescendo ed è funzionale solamente agli interessi dei responsabili della crisi.
E' di questo che dobbiamo renderci conto tutti. E' vergognoso e squallido l'appello alla delazione lanciato da alcuni giornali, così come la rincorsa isterica e violenta alla blindatura del dissenso con l'estensione ai cortei di misure incostituzionali come il Daspo e i richiami ad una normativa assassina come la legge Reale!
A Roma dopo le cariche di via Labicana e i caroselli dei blindati migliaia di manifestanti hanno difeso il corteo in piazza San Giovanni. Sul complesso di questa giornata tutte le considerazioni possono essere legittime, possono sottolineare diversità e differenze, ma appartengono al confronto orizzontale tra le migliaia di persone che subiscono la crisi e si stanno mobilitando per difendersi. Appartengono altresì ad un dibattito interno al movimento tutto da sviluppare.
Il diritto delle lotte sociali contro il disastro capitalista non può invece aspettare patenti di legittimità da politici, padroni e banchieri che la crisi l'hanno provocata.
Le esperienze di conflitto, dalla Val di Susa a Chiaiano e Terzigno, dimostrano che tutte le forme di lotta sono legittime quando le comunità si difendono di fronte all'arroganza, alla violenza e al potere dei veri responsabili della crisi e della devastazione, e lo fanno in una dimensione pubblica, di massa e condivisa.
Il movimento napoletano respinge con determinazione e unità ogni tentativo di criminalizzazione e rilancia la mobilitazione per non pagare la crisi: ed è per questo che saremo sabato a manifestare la nostra solidarietà attiva al popolo NO TAV accogliendoli nella nostra città e diffondendo la conoscenza della loro resistenza!
SOLIDARIETÀ A TUTTE/I LE/I COMPAGNE/I PERQUISITI!
CONTRO OGNI LOGICA DI DESOLIDARIZZAZIONE NEL MOVIMENTO E NEL CONFLITTO!
NON UN PASSO INDIETRO MA GENERALIZZAZIONE DELLA MOBILITAZIONE OVUNQUE!
NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!
Napoli, 18.10.2011
Studenti Federico II, Collettivo SUN, Collettivo Autorganizzato Universitario, Laboratorio Politico ISKRA, Coordinamento II Policlinico, Rete dei Comunisti, CDPU Ingegneria, Partito dei CARC, Area Antagonista, Laboratorio Okkupato SKA, CSOA Officina 99, Sindacato Lavoratori in Lotta, Associazione Solidarietà Proletaria, USB, Banchi Nuovi, Laboratorio Occupato Insurgencia, Z.E.R.081, Collettivo Area Vesuviana, Sud Ribelle, Coordinamento Flegreo, Comunisti di Ponticelli
Lunedì mattina si è consumato l'ennesimo atto repressivo a seguito della manifestazione del 15 ottobre a Roma. Solo a Napoli ci sono state 20 perquisizioni che hanno colpito studenti, disoccupati, operai, lavoratori, precari, da anni impegnati in collettivi e associazioni, organizzazioni politiche e sindacali, nelle lotte in difesa del territorio, del diritto al lavoro, alla scuola pubblica, alla sanità per tutti. Compagne/i promotrici della manifestazione di Roma, come delle lotte quotidiane che attraversano un territorio complesso come il nostro.
L'Obiettivo della manifestazione mondiale del 15 ottobre era quello di dire, forte e chiaro, che la maggioranza della popolazione, quella che lavora, quella che tira a campare, quella che cerca di assicurarsi un futuro dignitoso, non è più disposta a pagare i costi di una crisi che è responsabilità di banchieri e padroni, di governi loro amici e istituzioni loro complici.
La repressione di oggi, al pari della solita e strabica distinzione mediatica tra "buoni e cattivi", fino all'aggressione fisica di presunti black bloc, ha lo scopo di dividere e frenare il movimento che sta crescendo ed è funzionale solamente agli interessi dei responsabili della crisi.
E' di questo che dobbiamo renderci conto tutti. E' vergognoso e squallido l'appello alla delazione lanciato da alcuni giornali, così come la rincorsa isterica e violenta alla blindatura del dissenso con l'estensione ai cortei di misure incostituzionali come il Daspo e i richiami ad una normativa assassina come la legge Reale!
A Roma dopo le cariche di via Labicana e i caroselli dei blindati migliaia di manifestanti hanno difeso il corteo in piazza San Giovanni. Sul complesso di questa giornata tutte le considerazioni possono essere legittime, possono sottolineare diversità e differenze, ma appartengono al confronto orizzontale tra le migliaia di persone che subiscono la crisi e si stanno mobilitando per difendersi. Appartengono altresì ad un dibattito interno al movimento tutto da sviluppare.
Il diritto delle lotte sociali contro il disastro capitalista non può invece aspettare patenti di legittimità da politici, padroni e banchieri che la crisi l'hanno provocata.
Le esperienze di conflitto, dalla Val di Susa a Chiaiano e Terzigno, dimostrano che tutte le forme di lotta sono legittime quando le comunità si difendono di fronte all'arroganza, alla violenza e al potere dei veri responsabili della crisi e della devastazione, e lo fanno in una dimensione pubblica, di massa e condivisa.
Il movimento napoletano respinge con determinazione e unità ogni tentativo di criminalizzazione e rilancia la mobilitazione per non pagare la crisi: ed è per questo che saremo sabato a manifestare la nostra solidarietà attiva al popolo NO TAV accogliendoli nella nostra città e diffondendo la conoscenza della loro resistenza!
SOLIDARIETÀ A TUTTE/I LE/I COMPAGNE/I PERQUISITI!
CONTRO OGNI LOGICA DI DESOLIDARIZZAZIONE NEL MOVIMENTO E NEL CONFLITTO!
NON UN PASSO INDIETRO MA GENERALIZZAZIONE DELLA MOBILITAZIONE OVUNQUE!
NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!
Napoli, 18.10.2011
Studenti Federico II, Collettivo SUN, Collettivo Autorganizzato Universitario, Laboratorio Politico ISKRA, Coordinamento II Policlinico, Rete dei Comunisti, CDPU Ingegneria, Partito dei CARC, Area Antagonista, Laboratorio Okkupato SKA, CSOA Officina 99, Sindacato Lavoratori in Lotta, Associazione Solidarietà Proletaria, USB, Banchi Nuovi, Laboratorio Occupato Insurgencia, Z.E.R.081, Collettivo Area Vesuviana, Sud Ribelle, Coordinamento Flegreo, Comunisti di Ponticelli
pc 20 ottobre - respingere la criminalizzazione .. addomesticati ? NO Ribelli !
Bologna
La rete TimeOut “respinge le criminalizzazioni nei confronti dello spezzone indipendente dello Sciopero precario”. Per “riannodare i fili” dopo la giornata di Roma, appuntamento venerdì 21 ottobre’011 alle 21 a Bartleby.
Il 15 ottobre ha visto scendere in piazza migliaia di persone in tutto il mondo, per un totale di 962 città, per manifestare contro il sistema economico e politico attuale. La proposta era nata nelle acampadas spagnole con lo slogan “Non ci rappresenta nessuno”. E’ con questo spirito che siamo scesi a Roma il 15 ottobre.
Abbiamo scelto di partecipare allo spezzone indipendente dello Sciopero Precario perché solo lì il tema dell’irrappresentabilità politica dei movimenti avrebbe avuto legittimità piena e solo lì avremmo potuto portare avanti le nostre tematiche. E lo abbiamo fatto: la Santa Insolvenza (con la quale abbiamo animato la giornata del 12 ottobre a Bologna nell’iniziativa di #occupiamobancaditalia) era lì con noi; nei nostri slogan c’era la voglia di costruire un percorso che ponesse le questioni del diritto al reddito e di un nuovo welfare; nei cartelli, nei cori che cantavamo c’era la voglia di non pagare un debito che non siamo stati noi a contrarre.
Abbiamo portato con noi la voce di tanti* accomunat* da una condizione di vita schiacciata dal peso della precarietà e dalla mancanza di prospettive : student* medi, universitar*, precar*, tutt* insieme, in testa allo spezzone, dietro allo striscione rosa firmato TimeOut con scritto “Santa Insolvenza, liberaci dal debito – Sciopero precario subito” e a quello Putalesboneratransfemministaqueer che ha costruito agibilità politica per i corpi e desideri di gay, lesbiche, trans, femministe, prostitute.
Siamo stati parte attiva del corteo di sabato: abbiamo calato da un albergo di lusso uno striscione con scritto “Addomesticat@? No, ribelli”; abbiamo occupato simbolicamente i fori imperiali con lo striscione “Whose the History? Our History” e altre mille persone lo hanno fatto con noi. Oltre che da noi, quello spezzone è stato attraversato da più di ventimila persone. Ma le cronache di questi giorni hanno abbondantemente eliminato il piano tematico della manifestazione e le sue rivendicazioni politiche. Tutto ciò è stato messo in secondo piano da quanto avvenuto lungo il corteo.
Ma su questo vogliamo essere molto onesti: il corteo è stato da subito un corteo blindato, deciso dalla questura di Roma e accettato da parte del Coordinamento 15 ottobre. Evitare che qualunque pratica di dissenso (anche la più pacifica) potesse trovare la sua espressione è stato uno degli errori più gravi verso quella giornata.?Qualunque obiettivo è stato reso impraticabile, tutto è stato fatto in modo che una qualsiasi deviazione, anche lontano dai “palazzi del potere”, venisse impedita a priori. E aggiungiamo a chiare lettere che a noi di quei palazzi interessa poco, non li riteniamo i centri del vero potere, come abbiamo esplicitato nelle azioni del 12 ottobre a Bankitalia e nell’Ufficio Pignoramenti. Dire “Non ci rappresenta nessuno” vuol dire anche che quei palazzi, per noi, sono pieni solo di marionette.
Ma questo non basta, il movimento, l’intero movimento, in tutte le sue componenti, non è riuscito a incanalare quella rabbia che sempre di più contraddistingue le giovani generazioni. Una rabbia cresciuta in questi anni di fronte allo spettacolo indegno della politica e della finanza contro il quale si sono infrante, inascoltate e represse, le prese di parola di intere generazioni, dalle rivendicazioni studentesche, a quelle dei lavoratori e dei migranti.
Respingiamo con forza le criminalizzazioni nei confronti dello spezzone indipendente dello Sciopero Precario e di sue componenti, che da sempre agisce alla luce del sole, con discorsi e pratiche anche conflittuali, sempre rivolte ad un piano pubblico. Allo stesso modo siamo vicini e solidali a chi proprio in queste ore è stato denunciato per #occupiamobancaditalia e per il blitz all’Unep, il 12 ottobre a Bologna. Dopo cariche violente e insensate, arrivano oggi accuse pesanti (perfino rapina) per un’azione simbolica che ha dato corpo ad una rivendicazione del diritto all’insolvenza che è forte, generalizzata e diffusa: non saranno le intimidazioni giudiziarie a spaventare i precari e le famiglie che nè possono nè vogliono pagare un debito contratto da altri.
Quanto accaduto in piazza San Giovanni ha come primi responsabili i gestori dell’ordine pubblico che hanno fatto irruzione in una piazza autorizzata con blindati, caroselli e lacrimogeni. Questo atto di aggressione non poteva che trovare una determinata e spontanea reazione da parte delle migliaia di manifestanti presenti, che hanno difeso per ore il proprio diritto a manifestare.
Riteniamo raccapriccianti le misure che proprio in queste misure il Governo, col beneplacito dell’opposizione, sta prendendo in considerazione: le dichiarazioni di Di Pietro sulla legge Reale sono pericolose quanto le prese di posizione del Ministro Maroni. Riteniamo indegno che il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, proibisca per un mese le manifestazioni. E’ proprio a partire da simili deliri di giustizialismo e di repressione che la rabbia che abbiamo visto nella giornata del 15 cresce e si alimenta.
Allo stesso modo riteniamo quanto mai pericoloso il fenomeno della delazione che in queste ore sta prendendo piede nei social network: se non cerchiamo di comprendere quanto è successo, se ci limitiamo alle accuse e alle prese di distanza, la complessità che in quella piazza si è data rimarrà priva di un quanto mai necessario tentativo di analisi, così come le sue e nostre rivendicazioni ancora una volta taciute.
Perché il problema dopo la giornata di Roma è proprio quello di riannodare i fili, partendo dallo straordinario dato di partecipazione che ha contraddistinto la giornata romana e dalla contraddizoni che ha fatto emergere. Ricostruire delle proteste che siano comuni a partire da una voglia di cambiamento radicale. Non si parte da zero, ma da tutte quelle questioni che in europa e nel mondo riempiono le piazze da mesi: la lotta contro l’austerity, il nodo della precarietà, il diritto all’insolvenza, e il problema di come si costruiscono nuove pratiche di piazza che siano inclusive e che coinvolgano un numero sempre maggiore di persone. Non sono temi facili e la giornata del 15 ne è una dimostrazione.
Abbiamo deciso di parlarne, prima di tutto con le persone che sono venute con noi a Roma ma anche con la città. Inviteremo scrittori ed intellettuali, ma vorremmo dare la priorità a chi avrà voglia di parlare di quanto è successo e a chi vorrà confrontarsi con noi per capire come continuare a fare politica, opporre un vero protagonismo sociale alle politiche di austerity e costruire insieme a tante e tanti lo sciopero precario.
VI ASPETTIAMO VENERDÌ 21 OTTOBRE ALLE ORE 21,
A BARTLEBY, VIA SAN PETRONIO VECCHIO 30\A
TimeOut Bologna
(Bartleby, Vag61,
La rete TimeOut “respinge le criminalizzazioni nei confronti dello spezzone indipendente dello Sciopero precario”. Per “riannodare i fili” dopo la giornata di Roma, appuntamento venerdì 21 ottobre’011 alle 21 a Bartleby.
Il 15 ottobre ha visto scendere in piazza migliaia di persone in tutto il mondo, per un totale di 962 città, per manifestare contro il sistema economico e politico attuale. La proposta era nata nelle acampadas spagnole con lo slogan “Non ci rappresenta nessuno”. E’ con questo spirito che siamo scesi a Roma il 15 ottobre.
Abbiamo scelto di partecipare allo spezzone indipendente dello Sciopero Precario perché solo lì il tema dell’irrappresentabilità politica dei movimenti avrebbe avuto legittimità piena e solo lì avremmo potuto portare avanti le nostre tematiche. E lo abbiamo fatto: la Santa Insolvenza (con la quale abbiamo animato la giornata del 12 ottobre a Bologna nell’iniziativa di #occupiamobancaditalia) era lì con noi; nei nostri slogan c’era la voglia di costruire un percorso che ponesse le questioni del diritto al reddito e di un nuovo welfare; nei cartelli, nei cori che cantavamo c’era la voglia di non pagare un debito che non siamo stati noi a contrarre.
Abbiamo portato con noi la voce di tanti* accomunat* da una condizione di vita schiacciata dal peso della precarietà e dalla mancanza di prospettive : student* medi, universitar*, precar*, tutt* insieme, in testa allo spezzone, dietro allo striscione rosa firmato TimeOut con scritto “Santa Insolvenza, liberaci dal debito – Sciopero precario subito” e a quello Putalesboneratransfemministaqueer che ha costruito agibilità politica per i corpi e desideri di gay, lesbiche, trans, femministe, prostitute.
Siamo stati parte attiva del corteo di sabato: abbiamo calato da un albergo di lusso uno striscione con scritto “Addomesticat@? No, ribelli”; abbiamo occupato simbolicamente i fori imperiali con lo striscione “Whose the History? Our History” e altre mille persone lo hanno fatto con noi. Oltre che da noi, quello spezzone è stato attraversato da più di ventimila persone. Ma le cronache di questi giorni hanno abbondantemente eliminato il piano tematico della manifestazione e le sue rivendicazioni politiche. Tutto ciò è stato messo in secondo piano da quanto avvenuto lungo il corteo.
Ma su questo vogliamo essere molto onesti: il corteo è stato da subito un corteo blindato, deciso dalla questura di Roma e accettato da parte del Coordinamento 15 ottobre. Evitare che qualunque pratica di dissenso (anche la più pacifica) potesse trovare la sua espressione è stato uno degli errori più gravi verso quella giornata.?Qualunque obiettivo è stato reso impraticabile, tutto è stato fatto in modo che una qualsiasi deviazione, anche lontano dai “palazzi del potere”, venisse impedita a priori. E aggiungiamo a chiare lettere che a noi di quei palazzi interessa poco, non li riteniamo i centri del vero potere, come abbiamo esplicitato nelle azioni del 12 ottobre a Bankitalia e nell’Ufficio Pignoramenti. Dire “Non ci rappresenta nessuno” vuol dire anche che quei palazzi, per noi, sono pieni solo di marionette.
Ma questo non basta, il movimento, l’intero movimento, in tutte le sue componenti, non è riuscito a incanalare quella rabbia che sempre di più contraddistingue le giovani generazioni. Una rabbia cresciuta in questi anni di fronte allo spettacolo indegno della politica e della finanza contro il quale si sono infrante, inascoltate e represse, le prese di parola di intere generazioni, dalle rivendicazioni studentesche, a quelle dei lavoratori e dei migranti.
Respingiamo con forza le criminalizzazioni nei confronti dello spezzone indipendente dello Sciopero Precario e di sue componenti, che da sempre agisce alla luce del sole, con discorsi e pratiche anche conflittuali, sempre rivolte ad un piano pubblico. Allo stesso modo siamo vicini e solidali a chi proprio in queste ore è stato denunciato per #occupiamobancaditalia e per il blitz all’Unep, il 12 ottobre a Bologna. Dopo cariche violente e insensate, arrivano oggi accuse pesanti (perfino rapina) per un’azione simbolica che ha dato corpo ad una rivendicazione del diritto all’insolvenza che è forte, generalizzata e diffusa: non saranno le intimidazioni giudiziarie a spaventare i precari e le famiglie che nè possono nè vogliono pagare un debito contratto da altri.
Quanto accaduto in piazza San Giovanni ha come primi responsabili i gestori dell’ordine pubblico che hanno fatto irruzione in una piazza autorizzata con blindati, caroselli e lacrimogeni. Questo atto di aggressione non poteva che trovare una determinata e spontanea reazione da parte delle migliaia di manifestanti presenti, che hanno difeso per ore il proprio diritto a manifestare.
Riteniamo raccapriccianti le misure che proprio in queste misure il Governo, col beneplacito dell’opposizione, sta prendendo in considerazione: le dichiarazioni di Di Pietro sulla legge Reale sono pericolose quanto le prese di posizione del Ministro Maroni. Riteniamo indegno che il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, proibisca per un mese le manifestazioni. E’ proprio a partire da simili deliri di giustizialismo e di repressione che la rabbia che abbiamo visto nella giornata del 15 cresce e si alimenta.
Allo stesso modo riteniamo quanto mai pericoloso il fenomeno della delazione che in queste ore sta prendendo piede nei social network: se non cerchiamo di comprendere quanto è successo, se ci limitiamo alle accuse e alle prese di distanza, la complessità che in quella piazza si è data rimarrà priva di un quanto mai necessario tentativo di analisi, così come le sue e nostre rivendicazioni ancora una volta taciute.
Perché il problema dopo la giornata di Roma è proprio quello di riannodare i fili, partendo dallo straordinario dato di partecipazione che ha contraddistinto la giornata romana e dalla contraddizoni che ha fatto emergere. Ricostruire delle proteste che siano comuni a partire da una voglia di cambiamento radicale. Non si parte da zero, ma da tutte quelle questioni che in europa e nel mondo riempiono le piazze da mesi: la lotta contro l’austerity, il nodo della precarietà, il diritto all’insolvenza, e il problema di come si costruiscono nuove pratiche di piazza che siano inclusive e che coinvolgano un numero sempre maggiore di persone. Non sono temi facili e la giornata del 15 ne è una dimostrazione.
Abbiamo deciso di parlarne, prima di tutto con le persone che sono venute con noi a Roma ma anche con la città. Inviteremo scrittori ed intellettuali, ma vorremmo dare la priorità a chi avrà voglia di parlare di quanto è successo e a chi vorrà confrontarsi con noi per capire come continuare a fare politica, opporre un vero protagonismo sociale alle politiche di austerity e costruire insieme a tante e tanti lo sciopero precario.
VI ASPETTIAMO VENERDÌ 21 OTTOBRE ALLE ORE 21,
A BARTLEBY, VIA SAN PETRONIO VECCHIO 30\A
TimeOut Bologna
(Bartleby, Vag61,
pc 20 ottobre - roma, libertà per tutti i compagni arrestati a roma
GIOVEDÌ 20 OTTOBRE ore 17 Presidio presso l'anfiteatro del gianicolo, in solidarietà con gli arrestati e le arrestate durante la manifestazione del 15 ottobre, ora reclus* nel carcere di Regina Coeli.
" ... A cominciare da Ilaria Ciancamella, 21 anni di Roma, anche lei rimasta in carcere. «Io ho partecipato pacificamente a tutta la manifestazione», aveva detto. A conferma delle sue parole, l’avvocato Cesare Antetomaso aveva depositato i video che immortalavano l’indagata mentre, a piazza San Giovanni, manifestava tra i non violenti e invitava i poliziotti a prendere parte al corteo: «Non siete nostri nemici». !!!
Prima di inviare foto alle guardie, leggete qua sotto, beoti.
Scontri a Roma, i violenti restano in cella
Il gip conferma arresti per 11 giovani
ROMA - La decisione del gip Elvira Tamburelli arriva quando è già notte. E le posizioni dei dodici indagati, finiti in carcere con l’accusa di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale si differenziano. In nove su dodici restano in carcere. Per il giudice sono «pericolosissimi» L’unico a tornare a casa, libero, è Leonardo Serena, 21 anni di Roma. Il giudice, chiamato a pronunciarsi sulla convalida degli arresti e sulla richiesta di misura cautelare in carcere per tutti firmata dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti e dal pm Marcello Monteleone, ha invece concesso i domiciliari ad Alessandra Orchi, 29 anni di Roma e ad Alessia Catarinozzi, 26 anni, difese dall’avvocato Simonetta Crisci. I loro fidanzati, Giovanni e Alessandro Venuto, di 23 e 30 anni, restano in cella. La decisione sembrava scontata. Anche se ogni posizione era diversa.
Davanti al giudice i ragazzi si erano difesi. A cominciare da Ilaria Ciancamella, 21 anni di Roma, anche lei rimasta in carcere. «Io ho partecipato pacificamente a tutta la manifestazione», aveva detto. A conferma delle sue parole, l’avvocato Cesare Antetomaso aveva depositato i video che immortalavano l’indagata mentre, a piazza San Giovanni, manifestava tra i non violenti e invitava i poliziotti a prendere parte al corteo: «Non siete nostri nemici». Ma a piazza Vittorio, quando è stata arrestata, Ilaria aveva in mano un bastone di ferro: «Era l’asta di una bandiera, l’avevo raccolta da terra, ero stata aggredita per due volte dai black bloc durante la manifestazione. Volevo difendermi». E Ilaria aveva cominciato a correre verso la Guardia di Finanza con quel bastone in mano. Così è finita in cella. Alessandra Orchi e Alessia Catarinozzi, le uniche ai domiciliari, avevano raccontato di essere finite alla manifestazione per seguire i fidanzati. E loro, Alessandro e Giovanni Venuto, davanti al gip avevano ricostruito quelle ore, raccontando di essere rimasti bloccati in via Carlo Botta durante una carica. «Quando sono cominciati gli scontri volevamo andare verso Colle Oppio, per prendere la metro, ma siamo rimasti coinvolti nella carica». A poco è servito il video depositato dai legali, quello che vede protagonisti i fratelli Venuto, insieme a Giuseppe Ciurleo, 20 anni, e Lorenzo Giuliani, diciannovenne. La sequenza di immagini sta facendo il giro del web. Una signora urla dal balcone: «Lasciate stare quei ragazzi, non c’entrano niente». E un poliziotto dice: «Stì cavoli». In cella resta anche Giovanni Caputi, 22 anni, fotografato mentre lancia un lacrimogeno su un blindato della polizia. «L’avevano lanciato davanti ai miei piedi, l’ho raccolto e l’ho tirato a mia volta». Caputi vive a Barcellona, fa il pierre per una discoteca. «Da cinque giorni ero a Vicenza da un’amica - aveva raccontato al gip - ho preso un pullman e sono venuto a Roma». E a Regina Coeli rimangono anche Valerio Pascali di 21 anni di San Pietro Vernotico (Brindisi), Stefano Conigliaro di 22 anni di Siracusa; Leonardo Serena, 21 anni di Roma, e il romeno Robert Scarlet, 21 anni, per il quale Il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva già firmato il decreto di allontanamento. «I ragazzi fermati rischiano di essere capri espiatori» ha commentato l’avvocato Fabrizio Gallo, legale di Caputi
" ... A cominciare da Ilaria Ciancamella, 21 anni di Roma, anche lei rimasta in carcere. «Io ho partecipato pacificamente a tutta la manifestazione», aveva detto. A conferma delle sue parole, l’avvocato Cesare Antetomaso aveva depositato i video che immortalavano l’indagata mentre, a piazza San Giovanni, manifestava tra i non violenti e invitava i poliziotti a prendere parte al corteo: «Non siete nostri nemici». !!!
Prima di inviare foto alle guardie, leggete qua sotto, beoti.
Scontri a Roma, i violenti restano in cella
Il gip conferma arresti per 11 giovani
ROMA - La decisione del gip Elvira Tamburelli arriva quando è già notte. E le posizioni dei dodici indagati, finiti in carcere con l’accusa di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale si differenziano. In nove su dodici restano in carcere. Per il giudice sono «pericolosissimi» L’unico a tornare a casa, libero, è Leonardo Serena, 21 anni di Roma. Il giudice, chiamato a pronunciarsi sulla convalida degli arresti e sulla richiesta di misura cautelare in carcere per tutti firmata dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti e dal pm Marcello Monteleone, ha invece concesso i domiciliari ad Alessandra Orchi, 29 anni di Roma e ad Alessia Catarinozzi, 26 anni, difese dall’avvocato Simonetta Crisci. I loro fidanzati, Giovanni e Alessandro Venuto, di 23 e 30 anni, restano in cella. La decisione sembrava scontata. Anche se ogni posizione era diversa.
Davanti al giudice i ragazzi si erano difesi. A cominciare da Ilaria Ciancamella, 21 anni di Roma, anche lei rimasta in carcere. «Io ho partecipato pacificamente a tutta la manifestazione», aveva detto. A conferma delle sue parole, l’avvocato Cesare Antetomaso aveva depositato i video che immortalavano l’indagata mentre, a piazza San Giovanni, manifestava tra i non violenti e invitava i poliziotti a prendere parte al corteo: «Non siete nostri nemici». Ma a piazza Vittorio, quando è stata arrestata, Ilaria aveva in mano un bastone di ferro: «Era l’asta di una bandiera, l’avevo raccolta da terra, ero stata aggredita per due volte dai black bloc durante la manifestazione. Volevo difendermi». E Ilaria aveva cominciato a correre verso la Guardia di Finanza con quel bastone in mano. Così è finita in cella. Alessandra Orchi e Alessia Catarinozzi, le uniche ai domiciliari, avevano raccontato di essere finite alla manifestazione per seguire i fidanzati. E loro, Alessandro e Giovanni Venuto, davanti al gip avevano ricostruito quelle ore, raccontando di essere rimasti bloccati in via Carlo Botta durante una carica. «Quando sono cominciati gli scontri volevamo andare verso Colle Oppio, per prendere la metro, ma siamo rimasti coinvolti nella carica». A poco è servito il video depositato dai legali, quello che vede protagonisti i fratelli Venuto, insieme a Giuseppe Ciurleo, 20 anni, e Lorenzo Giuliani, diciannovenne. La sequenza di immagini sta facendo il giro del web. Una signora urla dal balcone: «Lasciate stare quei ragazzi, non c’entrano niente». E un poliziotto dice: «Stì cavoli». In cella resta anche Giovanni Caputi, 22 anni, fotografato mentre lancia un lacrimogeno su un blindato della polizia. «L’avevano lanciato davanti ai miei piedi, l’ho raccolto e l’ho tirato a mia volta». Caputi vive a Barcellona, fa il pierre per una discoteca. «Da cinque giorni ero a Vicenza da un’amica - aveva raccontato al gip - ho preso un pullman e sono venuto a Roma». E a Regina Coeli rimangono anche Valerio Pascali di 21 anni di San Pietro Vernotico (Brindisi), Stefano Conigliaro di 22 anni di Siracusa; Leonardo Serena, 21 anni di Roma, e il romeno Robert Scarlet, 21 anni, per il quale Il ministro dell’Interno Roberto Maroni aveva già firmato il decreto di allontanamento. «I ragazzi fermati rischiano di essere capri espiatori» ha commentato l’avvocato Fabrizio Gallo, legale di Caputi
pc 20 ottobre - taranto libertà per i compagni arrestati a roma
taranto sabato 22 manifestazione di proletari comunisti
piazza della vittoria ore 18
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ro.red@libero.it
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pc 20 ottobre - LA LOTTA E' RESISTENZA, LA LIBERTA' NON HA PREZZO
LA LOTTA E' RESISTENZA, LA LIBERTA' NON HA PREZZO!
In questi giorni di confusione politica e mediatica, in seguito alla giornata di lotta del 15 ottobre, dove la rabbia e l'indignazione si sono espresse realmente ed in maniera determinata, ci stringiamo intorno alle compagne ed ai compagni arrestati ed a tutti coloro che hanno subito fermi e perquisizioni.
Non è tempo di cadere nelle trappole dei media che vorrebbero a tutti i costi dividerci fra buoni e cattivi, fra pacifisti e teppisti, mentre una massa critica inizia a prendere coscienza e ad incanalare verso il conflitto diffuso un processo rivoluzionario che è in atto fra gli strati di popolazione sfruttati.
Il 15 Ottobre doveva essere una giornata di lotta e lo è stata nonostante in molti vorrebbero sminuire la situazione come se si trattasse di avvenimenti isolati di una minoranza. La realtà è che migliaia e migliaia di giovani hanno espresso in maniera radicale quella rabbia sociale repressa da un Sistema ingiusto e criminale, la realtà è che anche questa volta , come il 14 Dicembre dello scorso anno, la resistenza alle cariche indiscrimate della sbirraglia è stata forte e di massa.
Ecco perchè ci dissociamo da tutti quei moralisti che si sono dimenticati delle violenze,degli abusi e delle ingiustizie che quotidianamente accompagnano l'operato delle FdO, accusando di teppismo e violenza le generazioni di ribelli e rivoluzionari che combattono questo Sistema.
Al contempo ci dissociamo ed invitiamo ad isolare quanti vanno accodandosi alla criminalizzazione dell'indignazione e della rabbia che il 15 Ottobre ha trovato sfogo ed espressione andando fuori dai recinti della legalità e delle compatibilità con l'esistente. Quelle banche, quelle agenzie interinali, quei blindati, quegli idranti cui migliaia di persone, lavoratori, precari, studenti, immigrati si sono contrapposti con coraggio, determinazione e rabbia sono i simboli della vera violenza che domina oggi il nostro paese. La violenza di chi uccide per profitto 4 lavoratori ogni giorno, la violenza di chi per profitto condanna milioni di persone ad un futuro di precarietà e insicurezza sociale, la violenza di chi distrugge l'ambiente e i territori per moltiplicare i profitti di pochi straricchi, la violenza di chi per i propri profitti chiude ospedali e servizi pubblici per finanziare i bombardieri che oggi in Libia ieri altrove e domani altrove ancora terrorizzano genti inermi.
Sabato 15 Ottobre migliaia e migliaia di persone hanno scelto questa giornata per ripagare la violenza dell'oppressore con la sua stessa moneta: sarà illegale ma è legittimo!
In questo quadro della situazione inorridiamo a sentir parlare di "compagni" che hanno assicurato alla giustizia dei fantomatici violenti e ribadiamo con forza che nessuno mai potrà imprigionare l'impeto della tempesta. Quando c'é un ordine sociale ingiusto, il disordine é un primo passo per creare un ordine sociale giusto.
La rivoluzione è un fuoco che scalda i nostri cuori e raggela quello dei benpensanti.
RESPINGIAMO LA CRIMINALIZZAZIONE E LA CAMPAGNA REPRESSIVA!
RESPINGIAMO LE LEGGI SPECIALI!
ORGANIZZIAMO LA SOLIDARIETA' AI TUTTI I COMPAGNI FERMATI, ARRESTATI E PERQUISITI PER I FATTI DEL 15 OTTOBRE!
LIBERTA' PER TUTT*
Per contatti: assemblea.norepressione@gmail.com
In questi giorni di confusione politica e mediatica, in seguito alla giornata di lotta del 15 ottobre, dove la rabbia e l'indignazione si sono espresse realmente ed in maniera determinata, ci stringiamo intorno alle compagne ed ai compagni arrestati ed a tutti coloro che hanno subito fermi e perquisizioni.
Non è tempo di cadere nelle trappole dei media che vorrebbero a tutti i costi dividerci fra buoni e cattivi, fra pacifisti e teppisti, mentre una massa critica inizia a prendere coscienza e ad incanalare verso il conflitto diffuso un processo rivoluzionario che è in atto fra gli strati di popolazione sfruttati.
Il 15 Ottobre doveva essere una giornata di lotta e lo è stata nonostante in molti vorrebbero sminuire la situazione come se si trattasse di avvenimenti isolati di una minoranza. La realtà è che migliaia e migliaia di giovani hanno espresso in maniera radicale quella rabbia sociale repressa da un Sistema ingiusto e criminale, la realtà è che anche questa volta , come il 14 Dicembre dello scorso anno, la resistenza alle cariche indiscrimate della sbirraglia è stata forte e di massa.
Ecco perchè ci dissociamo da tutti quei moralisti che si sono dimenticati delle violenze,degli abusi e delle ingiustizie che quotidianamente accompagnano l'operato delle FdO, accusando di teppismo e violenza le generazioni di ribelli e rivoluzionari che combattono questo Sistema.
Al contempo ci dissociamo ed invitiamo ad isolare quanti vanno accodandosi alla criminalizzazione dell'indignazione e della rabbia che il 15 Ottobre ha trovato sfogo ed espressione andando fuori dai recinti della legalità e delle compatibilità con l'esistente. Quelle banche, quelle agenzie interinali, quei blindati, quegli idranti cui migliaia di persone, lavoratori, precari, studenti, immigrati si sono contrapposti con coraggio, determinazione e rabbia sono i simboli della vera violenza che domina oggi il nostro paese. La violenza di chi uccide per profitto 4 lavoratori ogni giorno, la violenza di chi per profitto condanna milioni di persone ad un futuro di precarietà e insicurezza sociale, la violenza di chi distrugge l'ambiente e i territori per moltiplicare i profitti di pochi straricchi, la violenza di chi per i propri profitti chiude ospedali e servizi pubblici per finanziare i bombardieri che oggi in Libia ieri altrove e domani altrove ancora terrorizzano genti inermi.
Sabato 15 Ottobre migliaia e migliaia di persone hanno scelto questa giornata per ripagare la violenza dell'oppressore con la sua stessa moneta: sarà illegale ma è legittimo!
In questo quadro della situazione inorridiamo a sentir parlare di "compagni" che hanno assicurato alla giustizia dei fantomatici violenti e ribadiamo con forza che nessuno mai potrà imprigionare l'impeto della tempesta. Quando c'é un ordine sociale ingiusto, il disordine é un primo passo per creare un ordine sociale giusto.
La rivoluzione è un fuoco che scalda i nostri cuori e raggela quello dei benpensanti.
RESPINGIAMO LA CRIMINALIZZAZIONE E LA CAMPAGNA REPRESSIVA!
RESPINGIAMO LE LEGGI SPECIALI!
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pc 20 ottobre - la fiom cede al ricatto di Maroni - niente manifestazione
pc 20 ottobre - con quale fiom bisogna manifestare domani - il caso fiat sata
IL "CAVALLO DI TROIA" ALL'INTERNO DELLA FIOM: LA FIAT ANALIZZA
Un manipolo di 13 delegati Rsu della Fiom, dipendenti della FIAT-SATA e di alcune fabbriche dell'indotto di S.Nicola di Melfi, componenti del comitato direttivo regionale hanno presentato l'11 Ottobre 2011 durante una riunione un documento nel quale viene sfiduciato il gruppo dirigente e il segretario generale regionale della
Basilicata Emanuele De Nicola.
I firmatari del documento ritengono: "non adeguata la direzione politica e strategica della Fiom-Cgil di Basilicata" che "in maniera evidente non è stata più in grado di assicurare ai lavoratori e alle lavoratrici un'azione e una iniziativa sindacale capace di affrontare con determinazione le questioni che stanno di fronte a tutti", non è stata in grado "di continuare ad essere un punto di riferimento solido per i metalmeccanici della Basilicata, determinando così uno scollamento con la base operaia".
I delegati firmatari ritengono di aver costruito negli anni il "sindacato della contrattazione", di essere "convinti che difendere e sostenere il sindacato della contrattazione significa assicurare ai lavoratori risultati positivi" e che "collettivamente bisogna continuare a fare cambiare i tratti di fondo della fabbrica quale luogo di alienazione e sfruttamento".
Inoltre, affermano "sarebbe necessario per l'insieme dei lavoratori cambiare il modello sociale generale di riferimento basato oggi oltre ogni limite sul capitalismo finanziario sostituendolo con un modello sociale basato sulla solidarietà e la cooperazione tra tutti i lavoratori italiani, europei e del mondo".
Letto e riletto, nel documento una cosa appare molto chiara: vogliono fare fuori sindacalmente e politicamente il segretario regionale Emanuele De Nicola reo di sostenere e di aver sostenuto il segretario nazionale Maurizio Landini il quale non
ha sorretto l'accordo già pronto per essere firmato da questi delegati RSU sull'applicazione della sperimentazione del sistema ERGO-UAS alla Fiat di Melfi.
In verità delle 13 firme poste su questo documento, 11 sono di delegati RSU disposti a firmare la sperimentazione del sistema ERGO-UAS, altre 2 sono firme di delegati RSU
presenti nelle decine di fabbriche dell'indotto.
L'altro inchiostro consumato nel documento serve solo come contorno per imbrogliare gli operai. Questi sindacalisti poco hanno a che fare con le linee di montaggio e con i lavori più pesanti. E' a dir poco fantastico: vorrebbero "fare cambiare i tratti di fondo della fabbrica quale luogo di alienazione e sfruttamento" aumentando i ritmi di lavoro e riducendo le pause a noi operai come prevede l'ERGO-UAS che vorrebbero firmare.
La "contrattazione" che la Fiat gli ha proposto: è la svendita della nostra pelle, in cambio proseguiranno loro ad "assicurare risultati positivi". Continueranno solo a
"negoziare il negoziabile" con la Fiat, poi avranno sempre la possibilità di dire: che "loro sono meglio degli altri, sono della Fiom, gli altri sono venduti".
Altro che contro il "capitalismo finanziario" i delegati RSU firmatari del documento vogliono continuare ad andare a braccetto con il padrone e vogliono dimostrare con il documento la loro fedeltà. Alcuni delegati RSU della Fiom che peraltro non hanno firmato il documento lavorano e non si possono muovere dalle linee se non utilizzando
le poche ore di permesso sindacale a disposizione. Per altri non è cambiato niente, continuano a fruire dei privilegi sindacali che la Fiat non ha mai smesso di dare.
L'ex "eroe dei 21 giorni" con il probabile sostegno della CGIL con quest'altra operazione sindacale ha dato un altro messaggio alla Fiat: con lui (e i delegati che coordina) si possono fare gli stessi accordi che sono stati fatti con altri sindacati ed è ancora utile e funzionale al sistema, lo si può tenere in SATA mentre altri suoi colleghi impiegati vengono trasferiti in altri stabilimenti, come all'ex ITCA.
Un manipolo di 13 delegati Rsu della Fiom, dipendenti della FIAT-SATA e di alcune fabbriche dell'indotto di S.Nicola di Melfi, componenti del comitato direttivo regionale hanno presentato l'11 Ottobre 2011 durante una riunione un documento nel quale viene sfiduciato il gruppo dirigente e il segretario generale regionale della
Basilicata Emanuele De Nicola.
I firmatari del documento ritengono: "non adeguata la direzione politica e strategica della Fiom-Cgil di Basilicata" che "in maniera evidente non è stata più in grado di assicurare ai lavoratori e alle lavoratrici un'azione e una iniziativa sindacale capace di affrontare con determinazione le questioni che stanno di fronte a tutti", non è stata in grado "di continuare ad essere un punto di riferimento solido per i metalmeccanici della Basilicata, determinando così uno scollamento con la base operaia".
I delegati firmatari ritengono di aver costruito negli anni il "sindacato della contrattazione", di essere "convinti che difendere e sostenere il sindacato della contrattazione significa assicurare ai lavoratori risultati positivi" e che "collettivamente bisogna continuare a fare cambiare i tratti di fondo della fabbrica quale luogo di alienazione e sfruttamento".
Inoltre, affermano "sarebbe necessario per l'insieme dei lavoratori cambiare il modello sociale generale di riferimento basato oggi oltre ogni limite sul capitalismo finanziario sostituendolo con un modello sociale basato sulla solidarietà e la cooperazione tra tutti i lavoratori italiani, europei e del mondo".
Letto e riletto, nel documento una cosa appare molto chiara: vogliono fare fuori sindacalmente e politicamente il segretario regionale Emanuele De Nicola reo di sostenere e di aver sostenuto il segretario nazionale Maurizio Landini il quale non
ha sorretto l'accordo già pronto per essere firmato da questi delegati RSU sull'applicazione della sperimentazione del sistema ERGO-UAS alla Fiat di Melfi.
In verità delle 13 firme poste su questo documento, 11 sono di delegati RSU disposti a firmare la sperimentazione del sistema ERGO-UAS, altre 2 sono firme di delegati RSU
presenti nelle decine di fabbriche dell'indotto.
L'altro inchiostro consumato nel documento serve solo come contorno per imbrogliare gli operai. Questi sindacalisti poco hanno a che fare con le linee di montaggio e con i lavori più pesanti. E' a dir poco fantastico: vorrebbero "fare cambiare i tratti di fondo della fabbrica quale luogo di alienazione e sfruttamento" aumentando i ritmi di lavoro e riducendo le pause a noi operai come prevede l'ERGO-UAS che vorrebbero firmare.
La "contrattazione" che la Fiat gli ha proposto: è la svendita della nostra pelle, in cambio proseguiranno loro ad "assicurare risultati positivi". Continueranno solo a
"negoziare il negoziabile" con la Fiat, poi avranno sempre la possibilità di dire: che "loro sono meglio degli altri, sono della Fiom, gli altri sono venduti".
Altro che contro il "capitalismo finanziario" i delegati RSU firmatari del documento vogliono continuare ad andare a braccetto con il padrone e vogliono dimostrare con il documento la loro fedeltà. Alcuni delegati RSU della Fiom che peraltro non hanno firmato il documento lavorano e non si possono muovere dalle linee se non utilizzando
le poche ore di permesso sindacale a disposizione. Per altri non è cambiato niente, continuano a fruire dei privilegi sindacali che la Fiat non ha mai smesso di dare.
L'ex "eroe dei 21 giorni" con il probabile sostegno della CGIL con quest'altra operazione sindacale ha dato un altro messaggio alla Fiat: con lui (e i delegati che coordina) si possono fare gli stessi accordi che sono stati fatti con altri sindacati ed è ancora utile e funzionale al sistema, lo si può tenere in SATA mentre altri suoi colleghi impiegati vengono trasferiti in altri stabilimenti, come all'ex ITCA.
pc 20 ottobre - il Partito comunista delle Filippine addebita l'uccisione del sacerdote italiano al Regime di Aquino
PRESS RELEASE
CPP Information Bureau
19 October 2011
Tatay Pops is a victim of Aquino regime's Oplan Bayanihan -- CPP
The Communist Party of the Philippines (CPP) today condemned "in the strongest possible terms" the brutal killing of Father Fausto Tentorio in Arakan Valley, North Cotabato on Monday by gunmen believed to belong to a paramilitary unit under the Philippine Army's 73rd Infantry Battalion.
"The revolutionary forces extend their condolences to the family of Father Tenorio and to the people of Arakan who he selflessly served," said the CPP.
"Father Tentorio, endearly referred to as Tatay Pops, is the latest victim of the continuing war of suppression of the Armed Forces of the Philippines (AFP) now named Oplan Bayanihan which targets people actively engaged in mass struggles or supportive of people's cause-oriented movements," said the CPP.
Father Tentorio was an Italian priest who headed the Mother of Perpetual Help Parish in Arakan, Cotabato. A member of the Pontifical Institute of Foreign Missions (PIME), he actively defended the rights of the minority Manobo people and their struggle to claim their ancestral land. He was vocal against the activities in Kulaman Valley of foreign mining companies engaged in the extraction of nickel, cobalt and chromium.
In 2003, he was threatened by armed men belonging to the Bagani Command, a paramilitary group organized by the Philippine Army to stop local residents from supporting and joining the New People's Army (NPA).
"The campaign of extrajudicial killings continues under the Aquino regime," said the CPP. "Aquino has given full rein to his military and police forces to unleash an all-out war of suppression against the people's mass struggles and armed revolution."
"Among the principal targets of the Aquino regime's war of suppression are people actively opposed to mining operations," said the CPP. "In line with its campaign to entice foreign mining companies to invest in mining and plunder the country's remaining mineral resources, the Aquino regime aims to silence opposition and suppress the resistance of local residents."
CPP Information Bureau
19 October 2011
Tatay Pops is a victim of Aquino regime's Oplan Bayanihan -- CPP
The Communist Party of the Philippines (CPP) today condemned "in the strongest possible terms" the brutal killing of Father Fausto Tentorio in Arakan Valley, North Cotabato on Monday by gunmen believed to belong to a paramilitary unit under the Philippine Army's 73rd Infantry Battalion.
"The revolutionary forces extend their condolences to the family of Father Tenorio and to the people of Arakan who he selflessly served," said the CPP.
"Father Tentorio, endearly referred to as Tatay Pops, is the latest victim of the continuing war of suppression of the Armed Forces of the Philippines (AFP) now named Oplan Bayanihan which targets people actively engaged in mass struggles or supportive of people's cause-oriented movements," said the CPP.
Father Tentorio was an Italian priest who headed the Mother of Perpetual Help Parish in Arakan, Cotabato. A member of the Pontifical Institute of Foreign Missions (PIME), he actively defended the rights of the minority Manobo people and their struggle to claim their ancestral land. He was vocal against the activities in Kulaman Valley of foreign mining companies engaged in the extraction of nickel, cobalt and chromium.
In 2003, he was threatened by armed men belonging to the Bagani Command, a paramilitary group organized by the Philippine Army to stop local residents from supporting and joining the New People's Army (NPA).
"The campaign of extrajudicial killings continues under the Aquino regime," said the CPP. "Aquino has given full rein to his military and police forces to unleash an all-out war of suppression against the people's mass struggles and armed revolution."
"Among the principal targets of the Aquino regime's war of suppression are people actively opposed to mining operations," said the CPP. "In line with its campaign to entice foreign mining companies to invest in mining and plunder the country's remaining mineral resources, the Aquino regime aims to silence opposition and suppress the resistance of local residents."
pc 20 ottobre - ancora sulle perquisizioni a ravenna
Risposta di uno dei ragazzi perquisiti
Ci tengo a far sapere che i materiali sequestrati quali:
maschere antigas: non sono state utilizzate, lo prova il sigillo dei filtri intatto
fionda: è una fionda da pesca che serve per tirare la pastura alle carpe e non era nello zaino
oggetti contundenti: sono semplici orgoniti, ossia convertitori energetici new age trovati sul comodino di camera mia..
passamontagna e scritti: tutto trovato in giro per casa e non nello zaino e non provano niente in quanto semplice materiale informativo
indumenti: non provano nulla
casco: è il mio, appariscente e adesso non posso andare in moto
grazie per la solidarietà
--------------------------------------------------------------------------------
Proletari comunisti di Ravenna esprime solidarietà ai 2 ragazzi che hanno subito una perquisizione per la manifestazione del 15 ottobre a Roma. Una squallida operazione-immagine che ha esibito materiali sequestrati che non provano niente. In questi giorni stanno avvenendo perquisizioni nell'area dell'opposizione sociale e politica extraparlamentare a livello nazionale con sequestro di materiali di uso comune.
Le direttive di Maroni e della cosiddetta opposizione parlamentare e dei sindacalisti di regime hanno già scatenato la caccia all'uomo prima ancora del varo di leggi liberticide da tutti costoro invocate.
Un potere politico ogni giorno sempre più in crisi di legittimità, un potere economico-finanziario che ha come unico valore il proprio profitto, spingono verso il rafforzamento dello stato di polizia.
In mezzo si trovano i "pacifinti" sostenitori dell'opposizione parlamentare ed ex parlamentare che l'unica indignazione che hanno saputo esprimere è quella contro i ragazzi che finalmente hanno detto basta alle innocue manifestazione-passeggiate romane del sabato pomeriggio (quella di Roma è stata pure lontana dai Palazzi del potere, perchè così avevano imposto gli organizzatori) e al palco dei politicanti in cerca di investitura.
Questi falsi "indignati" non hanno detto nulla contro questa ondata repressiva e dei risvolti anche in questa città. Nulla sulle leggi speciali che il governo intende adottare. Chi non perde occasione per "insegnare" come ci si indigna in un sistema democratico tace su questo! Cosa centra con la democrazia con le leggi speciali? I democratici coerenti dovrebbero invece battersi contro la repressione e lo stato di polizia e dare una risposta immediata alle volgari dichiarazioni come quelle del monarca Mingozzi, vicesindaco di Ravenna, da sempre espressione dei poteri forti di questa città, che invoca una nuova legge Reale.
dai giornali padronali
BLACK BLOC: LE REAZIONI
I proletari comunisti dalla parte dei ragazzi
«Le cose sequestrate non provano niente»
In una nota stampa inviata ai giornali i proletari comunisti di Ravenna esprimono solidarietà ai ragazzi che hanno subìto le perquisizioni della Digos per la manifestazione del 15 ottobre a Roma. «Una squallida operazione-immagine – scrivno – che ha esibito materiali sequestrati che non provano niente. In questi giorni stanno avvenendo perquisizioni nell'area dell'opposizione sociale e politica extraparlamentare a livello nazionale con sequestro di materiali di uso comune. Le direttive di Maroni e della cosiddetta opposizione parlamentare e dei sindacalisti di regime hanno già scatenato la caccia all'uomo prima ancora del varo di leggi liberticide da tutti costoro invocate».
Articoli correlati
Black bloc, perquisizioni anche in città Nel mirino due ragazzi di 18 e 20 anni
(19 Ottobre 2011)
«Un potere politico ogni giorno sempre più in crisi di legittimità – scrivono ancora i Proletari comunisti –, un potere economico-finanziario che ha come unico valore il proprio profitto, spingono verso il rafforzamento dello stato di polizia. In mezzo si trovano i "pacifinti" sostenitori dell'opposizione parlamentare ed ex parlamentare che l'unica indignazione che hanno saputo esprimere è quella contro i ragazzi che finalmente hanno detto basta alle innocue manifestazione-passeggiate romane del sabato pomeriggio (quella di Roma è stata pure lontana dai Palazzi del potere, perchè così avevano imposto gli organizzatori) e al palco dei politicanti in cerca di investitura. Questi falsi "indignati" non hanno detto nulla contro questa ondata repressiva e dai risvolti anche in questa città. Nulla sulle leggi speciali che il governo intende adottare. Chi non perde occasione per "insegnare" come ci si indigna in un sistema democratico tace su questo! Cosa centra con la democrazia con le leggi speciali? I democratici coerenti dovrebbero invece battersi contro la repressione e lo stato di polizia e dare una risposta immediata alle volgari dichiarazioni come quelle del monarca Mingozzi, vicesindaco di Ravenna, da sempre espressione dei poteri forti di questa città, che invoca una nuova legge Reale».
19 - 10 - 2011
proletari comunisti-Ravenna
Ci tengo a far sapere che i materiali sequestrati quali:
maschere antigas: non sono state utilizzate, lo prova il sigillo dei filtri intatto
fionda: è una fionda da pesca che serve per tirare la pastura alle carpe e non era nello zaino
oggetti contundenti: sono semplici orgoniti, ossia convertitori energetici new age trovati sul comodino di camera mia..
passamontagna e scritti: tutto trovato in giro per casa e non nello zaino e non provano niente in quanto semplice materiale informativo
indumenti: non provano nulla
casco: è il mio, appariscente e adesso non posso andare in moto
grazie per la solidarietà
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Proletari comunisti di Ravenna esprime solidarietà ai 2 ragazzi che hanno subito una perquisizione per la manifestazione del 15 ottobre a Roma. Una squallida operazione-immagine che ha esibito materiali sequestrati che non provano niente. In questi giorni stanno avvenendo perquisizioni nell'area dell'opposizione sociale e politica extraparlamentare a livello nazionale con sequestro di materiali di uso comune.
Le direttive di Maroni e della cosiddetta opposizione parlamentare e dei sindacalisti di regime hanno già scatenato la caccia all'uomo prima ancora del varo di leggi liberticide da tutti costoro invocate.
Un potere politico ogni giorno sempre più in crisi di legittimità, un potere economico-finanziario che ha come unico valore il proprio profitto, spingono verso il rafforzamento dello stato di polizia.
In mezzo si trovano i "pacifinti" sostenitori dell'opposizione parlamentare ed ex parlamentare che l'unica indignazione che hanno saputo esprimere è quella contro i ragazzi che finalmente hanno detto basta alle innocue manifestazione-passeggiate romane del sabato pomeriggio (quella di Roma è stata pure lontana dai Palazzi del potere, perchè così avevano imposto gli organizzatori) e al palco dei politicanti in cerca di investitura.
Questi falsi "indignati" non hanno detto nulla contro questa ondata repressiva e dei risvolti anche in questa città. Nulla sulle leggi speciali che il governo intende adottare. Chi non perde occasione per "insegnare" come ci si indigna in un sistema democratico tace su questo! Cosa centra con la democrazia con le leggi speciali? I democratici coerenti dovrebbero invece battersi contro la repressione e lo stato di polizia e dare una risposta immediata alle volgari dichiarazioni come quelle del monarca Mingozzi, vicesindaco di Ravenna, da sempre espressione dei poteri forti di questa città, che invoca una nuova legge Reale.
dai giornali padronali
BLACK BLOC: LE REAZIONI
I proletari comunisti dalla parte dei ragazzi
«Le cose sequestrate non provano niente»
In una nota stampa inviata ai giornali i proletari comunisti di Ravenna esprimono solidarietà ai ragazzi che hanno subìto le perquisizioni della Digos per la manifestazione del 15 ottobre a Roma. «Una squallida operazione-immagine – scrivno – che ha esibito materiali sequestrati che non provano niente. In questi giorni stanno avvenendo perquisizioni nell'area dell'opposizione sociale e politica extraparlamentare a livello nazionale con sequestro di materiali di uso comune. Le direttive di Maroni e della cosiddetta opposizione parlamentare e dei sindacalisti di regime hanno già scatenato la caccia all'uomo prima ancora del varo di leggi liberticide da tutti costoro invocate».
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19 - 10 - 2011
proletari comunisti-Ravenna
mercoledì 19 ottobre 2011
pc 19 ottobre - Roma 15 ottobre "...UNA NUOVA PIAZZA STATUTO..." COMUNICATO DA NAPOLI
15 Ottobre una nuova Piazza Statuto dove la storia si rimette in marcia
Da giorni i media nazionali concorrono nella criminalizzazione della manifestazione del 15 Ottobre, offuscandone il significato di portata storica e svilendone i contenuti in un’operazione di riduzionismo penale che offre un pessimo servizio alla comprensione stessa delle ragioni, oltre che della rabbia espressa da migliaia di persone in quella giornata.
Se fosse vero, come si legge da molti editoriali ed illustri commentari, che poche centinaia di “black block” si sono impadroniti della scena attraverso la violenza, perché continuare a dargli tanto spazio con presunti scoop più o meno veri e non dedicare che poche righe ai motivi che hanno portato milioni di persone in piazza in tutto il mondo contro le politiche di austerity, concertate da governi ed organismi internazionali come la BCE? Perché, invece di scatenare la caccia alla streghe, assumendosi un compito che spetterebbe ad altri, non dare invece conto delle richieste e delle proposte portate in piazza da centinaia di migliaia di lavoratori, disoccupati, studenti immiseriti dalla crisi e sempre più precari, movimenti che resistono alla devastazione ambientale e a difesa dei beni comuni?
La verità, essendoci stati a Roma, è che a respingere la follia di blindati lanciati a carosello nel corteo, cariche dal retro e idranti sulla folla (per ammissione dello stesso Maroni inutilizzati da 20 anni) non erano pochi giovani incappucciati, ma migliaia di manifestanti di tutte le età e di varie appartenenze arrivati a Roma per esprimere una carica di rabbia comune di fronte all’assenza della politica e al peggioramento inarrestabile delle condizioni di vita e di lavoro, non più disposti a subire le politiche economiche ed i divieti di governi che rappresentano solo se stessi e che preparano un futuro senza speranza per le nuove generazioni.
Ecco, forse è questo che scandalizza e mette paura: Piazza S. Giovanni è diventata una nuova Piazza Statuto, la riscossa di generazioni a cui è stato strappato il futuro e che, in un’epoca di crisi dell’intero sistema capitalistico, nessun partito o sindacato può rappresentare e contenere; una piazza che rischia di rompere gli argini e contagiare l’intera società nella necessità, prima ancora che nel desiderio, di un cambio di rotta radicale capace di rimettere al centro i bisogni veri di milioni di persone contro gli interessi ristretti di Banche, finanza, multinazionali e classe politica che si limita, dall’alto dei propri palazzi blindati, a gestirli.
Non potendo rispondere a questa richiesta di cambiamento radicale che viene dalla società, si punta l’indice contro chi discutibilmente, soprattutto per l’incolumità del corteo, infrange simbolicamente le vetrine di qualche banca, individuate ormai da tutti tra le artefici di una crisi che scarica la sua violenza concreta (e ben più grave) fatta di licenziamenti, disoccupazione, lavoro precario e difficoltà di arrivare a fine mese su fette sempre più estese di società.
Per quanto ci riguarda, noi eravamo in migliaia a Roma dopo aver costruito per un mese con altre realtà di base e movimenti, iniziative cittadine di confronto e di pubblica denuncia con presidi alle banche, all’INPS, cortei di migliaia di persone nel consenso generale della gente comune che vive sulla propria pelle la crisi e che rifiuta l’idea di dover ancora fare sacrifici per salvare rendite e profitti di pochi.
Noi c’eravamo e non abbiamo niente da cui prendere le distanze se non da un’intera classe politica che, da destra a sinistra, non ci rappresenta.
A lasciarci perplessi, tuttavia, non è la “casta” impegnata ad arrivare a fine legislatura per rubarsi in pochi anni una pensione d’oro di fronte agli spiccioli che chi lavora a tempo indeterminato vedrà solo dopo 35 anni e chi è precario non vedrà mai; non è chi invoca ordine e punizione nella richiesta scandalosa, tra l’altro avanzata senza vergogna da un rappresentante della presunta opposizione come Di Pietro, di ritorno alla legge Reale, fino al divieto di manifestare se non dietro pagamento di cauzione, a cui speriamo che la FIOM abbia il coraggio di rispondere con un secco NO; o ancora al fermo preventivo di memoria fascista. Piuttosto, ci lascia perplessi l’atteggiamento a geometria variabile, sia di parte della sinistra sia dei media mainstream, che da un lato fanno a gara ad esaltare il valore delle rivolte, certo non pacifiche, della cosiddetta primavera araba o del resto d’Europa, Grecia in testa, dove l’attacco ai simboli del capitalismo è all’ordine del giorno, e dall’altro, quando tutto questo avviene in Italia, si affrettano invece a criminalizzare e cancellare le ragioni profonde che mezzo milione di persone, in contemporanea con mille piazze nel mondo, hanno gridato nelle strade.
Lo ripetiamo, noi a Roma c’eravamo in uno spezzone indipendente e pieno di precari, disoccupati, migranti, insieme a tanti altri centri sociali e gruppi di base, a gridare Reddito Garantito Per tutti - lavoro o non lavoro, crisi o non crisi - che il debito lo paghi chi l’ha provocato.
Abbiamo preso parte alla storia, lo abbiamo fatto anche simbolicamente, invadendo in massa i fori imperiali, ed ora, dopo Piazza S. Giovanni continueremo, a portare avanti nei nostri territori del sud, ulteriormente martoriati e devastati dalla crisi, le ragioni di quella alternativa societaria oltre l’economia di mercato, che la politica ufficiale non rappresenta e di cui c’è tremendamente bisogno prima che la barbarie dell’ingiustizia sociale, del razzismo e della guerra prendano ancora il sopravvento.
Area Antagonista Campana, Laboratorio Occupato SKA, CSOA Officina 99, Collettivo Operatori Sociali, Collettivo Area Vesuviana, CSOA Tempo Rosso
Da giorni i media nazionali concorrono nella criminalizzazione della manifestazione del 15 Ottobre, offuscandone il significato di portata storica e svilendone i contenuti in un’operazione di riduzionismo penale che offre un pessimo servizio alla comprensione stessa delle ragioni, oltre che della rabbia espressa da migliaia di persone in quella giornata.
Se fosse vero, come si legge da molti editoriali ed illustri commentari, che poche centinaia di “black block” si sono impadroniti della scena attraverso la violenza, perché continuare a dargli tanto spazio con presunti scoop più o meno veri e non dedicare che poche righe ai motivi che hanno portato milioni di persone in piazza in tutto il mondo contro le politiche di austerity, concertate da governi ed organismi internazionali come la BCE? Perché, invece di scatenare la caccia alla streghe, assumendosi un compito che spetterebbe ad altri, non dare invece conto delle richieste e delle proposte portate in piazza da centinaia di migliaia di lavoratori, disoccupati, studenti immiseriti dalla crisi e sempre più precari, movimenti che resistono alla devastazione ambientale e a difesa dei beni comuni?
La verità, essendoci stati a Roma, è che a respingere la follia di blindati lanciati a carosello nel corteo, cariche dal retro e idranti sulla folla (per ammissione dello stesso Maroni inutilizzati da 20 anni) non erano pochi giovani incappucciati, ma migliaia di manifestanti di tutte le età e di varie appartenenze arrivati a Roma per esprimere una carica di rabbia comune di fronte all’assenza della politica e al peggioramento inarrestabile delle condizioni di vita e di lavoro, non più disposti a subire le politiche economiche ed i divieti di governi che rappresentano solo se stessi e che preparano un futuro senza speranza per le nuove generazioni.
Ecco, forse è questo che scandalizza e mette paura: Piazza S. Giovanni è diventata una nuova Piazza Statuto, la riscossa di generazioni a cui è stato strappato il futuro e che, in un’epoca di crisi dell’intero sistema capitalistico, nessun partito o sindacato può rappresentare e contenere; una piazza che rischia di rompere gli argini e contagiare l’intera società nella necessità, prima ancora che nel desiderio, di un cambio di rotta radicale capace di rimettere al centro i bisogni veri di milioni di persone contro gli interessi ristretti di Banche, finanza, multinazionali e classe politica che si limita, dall’alto dei propri palazzi blindati, a gestirli.
Non potendo rispondere a questa richiesta di cambiamento radicale che viene dalla società, si punta l’indice contro chi discutibilmente, soprattutto per l’incolumità del corteo, infrange simbolicamente le vetrine di qualche banca, individuate ormai da tutti tra le artefici di una crisi che scarica la sua violenza concreta (e ben più grave) fatta di licenziamenti, disoccupazione, lavoro precario e difficoltà di arrivare a fine mese su fette sempre più estese di società.
Per quanto ci riguarda, noi eravamo in migliaia a Roma dopo aver costruito per un mese con altre realtà di base e movimenti, iniziative cittadine di confronto e di pubblica denuncia con presidi alle banche, all’INPS, cortei di migliaia di persone nel consenso generale della gente comune che vive sulla propria pelle la crisi e che rifiuta l’idea di dover ancora fare sacrifici per salvare rendite e profitti di pochi.
Noi c’eravamo e non abbiamo niente da cui prendere le distanze se non da un’intera classe politica che, da destra a sinistra, non ci rappresenta.
A lasciarci perplessi, tuttavia, non è la “casta” impegnata ad arrivare a fine legislatura per rubarsi in pochi anni una pensione d’oro di fronte agli spiccioli che chi lavora a tempo indeterminato vedrà solo dopo 35 anni e chi è precario non vedrà mai; non è chi invoca ordine e punizione nella richiesta scandalosa, tra l’altro avanzata senza vergogna da un rappresentante della presunta opposizione come Di Pietro, di ritorno alla legge Reale, fino al divieto di manifestare se non dietro pagamento di cauzione, a cui speriamo che la FIOM abbia il coraggio di rispondere con un secco NO; o ancora al fermo preventivo di memoria fascista. Piuttosto, ci lascia perplessi l’atteggiamento a geometria variabile, sia di parte della sinistra sia dei media mainstream, che da un lato fanno a gara ad esaltare il valore delle rivolte, certo non pacifiche, della cosiddetta primavera araba o del resto d’Europa, Grecia in testa, dove l’attacco ai simboli del capitalismo è all’ordine del giorno, e dall’altro, quando tutto questo avviene in Italia, si affrettano invece a criminalizzare e cancellare le ragioni profonde che mezzo milione di persone, in contemporanea con mille piazze nel mondo, hanno gridato nelle strade.
Lo ripetiamo, noi a Roma c’eravamo in uno spezzone indipendente e pieno di precari, disoccupati, migranti, insieme a tanti altri centri sociali e gruppi di base, a gridare Reddito Garantito Per tutti - lavoro o non lavoro, crisi o non crisi - che il debito lo paghi chi l’ha provocato.
Abbiamo preso parte alla storia, lo abbiamo fatto anche simbolicamente, invadendo in massa i fori imperiali, ed ora, dopo Piazza S. Giovanni continueremo, a portare avanti nei nostri territori del sud, ulteriormente martoriati e devastati dalla crisi, le ragioni di quella alternativa societaria oltre l’economia di mercato, che la politica ufficiale non rappresenta e di cui c’è tremendamente bisogno prima che la barbarie dell’ingiustizia sociale, del razzismo e della guerra prendano ancora il sopravvento.
Area Antagonista Campana, Laboratorio Occupato SKA, CSOA Officina 99, Collettivo Operatori Sociali, Collettivo Area Vesuviana, CSOA Tempo Rosso
pc 19 ottobre - Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare. dal Cpa firenze
Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.
In tutta Italia si susseguono perquisizioni nei confronti di appartenenti a varie realtà ( dai centri sociali al sindacalismo di base e conflittuale .... ) che hanno partecipato alla manifestazione di Roma di sabato scorso. Anche nella nostra città, sia lunedì che mercoledì, carabinieri e polizia sono intervenuti di buona mattina svegliando, tra gli altri, alcuni militanti del Centro Popolare Autogestito Fi-Sud.
Tali perquisizioni hanno interessato anche soggetti che non erano neppure presenti a Roma e non pensiamo che ciò sia dovuto assolutamente ad una mancanza di informazioni da parte degli investigatori, figuriamoci se non sono a conoscenza di chi ha partecipato o meno, ma bensì alla volontà di accentuare il livello di pressione repressiva su singoli e realtà a cui appartengono, per cominciare a creare un alone di sospetto attorno al “nemico da colpire”.
Questo meccanismo trova legittimità e forza grazie alla vergognosa campagna mediatica, e non solo, che invita, di fatto, ad una delazione di massa, che cerca di creare un clima tale da rendere “legittima” un'accelerazione nella definizione di nuove norme repressive, nello stabilire ciò che è legittimo o meno, a chi è consentito o meno di manifestare.
Come in passato in troppi stanno cadendo in questo tranello. Chi ha consegnato compagni/e nelle mani di polizia e carabinieri sappia che li ha consegnati in mano agli stessi che dieci anni fa a Genova pestava e torturava a Bolzaneto in quella che, forse ha dimenticato, è stata la Mattanza di Genova.
Respingendo al mittente questo clima non possiamo non dire che più la crisi accentuerà le sue nefaste conseguenze, più si manifesteranno dissensi e proteste, a prescindere dalle forme che potranno prendere, più la repressione colpirà chi si dimostra incompatibile con l'ordine costituito.
Non è il primo e non sarà l'ultimo attacco con cui abbiamo e dovremo fare i conti, così come altre migliaia di compagni/e, lavoratori, studenti e disoccupati che intendono proseguire la loro battaglia, senza cedere di un passo al tentativo di svilire e circoscrivere nel terreno della compatibilità le nostre lotte.
Continueremo la nostra battaglia per denunciare il clima di caccia alle streghe,
dare la nostra solidarietà a coloro che, singoli o realtà, continueranno a lottare contro le conseguenze di una crisi determinata da un sistema marcio dalle sue radici fino a ciò che chiamano democrazia, nel denunciare e contrastare le manovre di coloro che tentano di strumentalizzare le giuste rivendicazioni di migliaia di proletari per poi invocare nuove misure repressive, nel contrastare le manovre
“lacrime e sangue” di ogni governo che si piegherà agli interessi del capitale.
CENTRO POPOLARE AUTOGESTITO FIRENZE SUD
www.cpafisud.org
cpa@ecn.org
In tutta Italia si susseguono perquisizioni nei confronti di appartenenti a varie realtà ( dai centri sociali al sindacalismo di base e conflittuale .... ) che hanno partecipato alla manifestazione di Roma di sabato scorso. Anche nella nostra città, sia lunedì che mercoledì, carabinieri e polizia sono intervenuti di buona mattina svegliando, tra gli altri, alcuni militanti del Centro Popolare Autogestito Fi-Sud.
Tali perquisizioni hanno interessato anche soggetti che non erano neppure presenti a Roma e non pensiamo che ciò sia dovuto assolutamente ad una mancanza di informazioni da parte degli investigatori, figuriamoci se non sono a conoscenza di chi ha partecipato o meno, ma bensì alla volontà di accentuare il livello di pressione repressiva su singoli e realtà a cui appartengono, per cominciare a creare un alone di sospetto attorno al “nemico da colpire”.
Questo meccanismo trova legittimità e forza grazie alla vergognosa campagna mediatica, e non solo, che invita, di fatto, ad una delazione di massa, che cerca di creare un clima tale da rendere “legittima” un'accelerazione nella definizione di nuove norme repressive, nello stabilire ciò che è legittimo o meno, a chi è consentito o meno di manifestare.
Come in passato in troppi stanno cadendo in questo tranello. Chi ha consegnato compagni/e nelle mani di polizia e carabinieri sappia che li ha consegnati in mano agli stessi che dieci anni fa a Genova pestava e torturava a Bolzaneto in quella che, forse ha dimenticato, è stata la Mattanza di Genova.
Respingendo al mittente questo clima non possiamo non dire che più la crisi accentuerà le sue nefaste conseguenze, più si manifesteranno dissensi e proteste, a prescindere dalle forme che potranno prendere, più la repressione colpirà chi si dimostra incompatibile con l'ordine costituito.
Non è il primo e non sarà l'ultimo attacco con cui abbiamo e dovremo fare i conti, così come altre migliaia di compagni/e, lavoratori, studenti e disoccupati che intendono proseguire la loro battaglia, senza cedere di un passo al tentativo di svilire e circoscrivere nel terreno della compatibilità le nostre lotte.
Continueremo la nostra battaglia per denunciare il clima di caccia alle streghe,
dare la nostra solidarietà a coloro che, singoli o realtà, continueranno a lottare contro le conseguenze di una crisi determinata da un sistema marcio dalle sue radici fino a ciò che chiamano democrazia, nel denunciare e contrastare le manovre di coloro che tentano di strumentalizzare le giuste rivendicazioni di migliaia di proletari per poi invocare nuove misure repressive, nel contrastare le manovre
“lacrime e sangue” di ogni governo che si piegherà agli interessi del capitale.
CENTRO POPOLARE AUTOGESTITO FIRENZE SUD
www.cpafisud.org
cpa@ecn.org
pc 19 ottobre - operai in lotta alla raffineria di Marghera
Oggi 19 ottobre 2011 i lavoratori della Raffineria di Marghera si sono distinti per impegno e dedizione .
Si è volantinato un foglio non recante alcuna sigla sindacale ma espressione di tutti i lavoratori della raffineria .
Il territorio è stato messo a conoscenza del fatto che i lavoratori della raffineria vogliono allaragare ilfronte .
I volantinaggi hanno coinvolto: la portineria 9 del Petrolchimico di Porto Marghera teatro dello scempio
di molte multinazionali e su tutte di E.N.I., quindi gli stabilimenti Alenia ( Finmeccanica su cui pende la
scure della cassa integrazione e poi della chiusura) , Benckiser ex Miralanza , Nuova Pansac al centro di
una crisi che pare non abbia sbocchi, Fincantieri Marghera con gran parte dei lavoratori in cassa
integrazione.
Tutto questo per arrivare ad una mobilitazione pluriaziendale e territoriale che si ponga il fine di
interrompere le dismissioni senza riconversioni e punti a piani industriali credibili che creino
occupazione, dignità salario e diritti per i lavoratori.
A Venezia sono stati affissi vari striscioni su importanti Ponti sul canal Grande.
La parte più mediatica si è verificata a venezia dove una delegazione di lavoratori della raffineria di
marghera ha steso uno stricione con scritto “ la raffineria E.N.I. di venezia non si deve fermare “ sui
luoghi più significativi di venezia su tutti il ponte di rialto . La delegazione è pure passata per la sede
RAI di Venezia ricevendo attenzioni ed un servizio sul Tg3 veneto delle 14.
Domani è previsto un incontro a Roma con E.N.I. ed il ministro dello sviluppo economico ed i
nazionali concertativi alla presenza della rsu della raffineria di venezia che si è impegnata ad ascoltare
ma a rimettere qualsiasi decisione ad un futura ed imminente assemblea generale dei lavoratori.
lo Slai Cobas era presente nella manifestazione veneziana.
Si è volantinato un foglio non recante alcuna sigla sindacale ma espressione di tutti i lavoratori della raffineria .
Il territorio è stato messo a conoscenza del fatto che i lavoratori della raffineria vogliono allaragare ilfronte .
I volantinaggi hanno coinvolto: la portineria 9 del Petrolchimico di Porto Marghera teatro dello scempio
di molte multinazionali e su tutte di E.N.I., quindi gli stabilimenti Alenia ( Finmeccanica su cui pende la
scure della cassa integrazione e poi della chiusura) , Benckiser ex Miralanza , Nuova Pansac al centro di
una crisi che pare non abbia sbocchi, Fincantieri Marghera con gran parte dei lavoratori in cassa
integrazione.
Tutto questo per arrivare ad una mobilitazione pluriaziendale e territoriale che si ponga il fine di
interrompere le dismissioni senza riconversioni e punti a piani industriali credibili che creino
occupazione, dignità salario e diritti per i lavoratori.
A Venezia sono stati affissi vari striscioni su importanti Ponti sul canal Grande.
La parte più mediatica si è verificata a venezia dove una delegazione di lavoratori della raffineria di
marghera ha steso uno stricione con scritto “ la raffineria E.N.I. di venezia non si deve fermare “ sui
luoghi più significativi di venezia su tutti il ponte di rialto . La delegazione è pure passata per la sede
RAI di Venezia ricevendo attenzioni ed un servizio sul Tg3 veneto delle 14.
Domani è previsto un incontro a Roma con E.N.I. ed il ministro dello sviluppo economico ed i
nazionali concertativi alla presenza della rsu della raffineria di venezia che si è impegnata ad ascoltare
ma a rimettere qualsiasi decisione ad un futura ed imminente assemblea generale dei lavoratori.
lo Slai Cobas era presente nella manifestazione veneziana.