sabato 2 aprile 2011
pc 2 aprile - manduria grandiosa protesta al campo
il presidio dello slai cobas per il sindacato di classe e proletari
comunisti - prima provoca l'abbandono dei fascisti e del comitato spontaneo di destra
poi innesca una protesta di massa dei manifestanti antirazzisti presenti
davanti al campo che diventano sempre più numerosi con la richiesta da noi con forza e deteminazione avanzata di apertura del campo ai manifestanti e a i cittadini,
pressioni e tafferugli con il cordone della polizia;
ma l'eco della protesta raggiunge gli immigrati nel campo, che si ribellano, sfondano i cordoni ed escono dal campo al grido di 'libertè, libertè'
si uniscono manifestanti e immigrati in un corteo blocco spontaneo sulla
oria manduria, poi massima solidarizzazione e assemblea degli immigrati con forte denuncia delle condizioni del campo,
deciso il rientro organizzato di massa nel campo con affermazione della
necessità dell'autorganizzazione e il controllo
una grande giornata di lotta, apre una nuova fase della battaglia a manduria
e ovunque
slai cobas per il sindacato di classe
proletari comunisti
manduria 2 aprile 2011
seguiranno altri comunicati
pc 2 aprile - la campagna internazionale a sostegno dlela guerra popolare in India
iniziative si svolgono in India, Afganistan, Bangladesh
per ragioni di sicurezza le iniziative non vengono pubblicizzate in Internet
altre iniziative finora pervenute
altre iniziative sono annunciate in austria, paesi scandinavi, germania
i cui materiali non sono ancora pervenuti
in numerose di queste iniziative partecipano i compagni turchi
ESTADO ESPAÑOL
El Comité Internacional de Apoyo a la Guerra Popular en la India en el Estado Español acaba de sacar a la calle un libro titulado GUERRA POPULAR EN LA INDIA, el cual es el primero es castellano sobre el proceso revolucionario que se desarrolla en la India, y cuyo objetivo es romper el cerco informativo de la prensa burguesa sobre este tema y generar apoyo y simpatía a este proceso. http://librosml.blogspot.com/2011/03/guerra-popular-en-la-india.html
El programa de radio comunista Espai Alliberat ha anunciado la Semana de Solidaridad y ha traducido al catalan el manifiesto: http://espaialliberat.wordpress.com/2011/02/27/recolcar-la-guerra-popular-a-l%c2%b4india/
Se van a desarrollar charlas de presentación del libro y así mismo se va a tratar de darle amplia difusión por todo el Estado. Se van a repartir afiches y propaganda informativa sobre la guerra popular en la India durante estos días. También se van a sacar carteles.
Se han sacado algunos comunicados de apoyo a la guerra popular en la India:
- Colectivo Odio de Clase: http://odiodeclase.blogspot.com/2011/03/apoyar-la-guerra-popular-en-la-india.html
- Juventud Comunista de Zamora: http://espaciorojo.blogspot.com/2011/04/la-revolucion-en-india-ejemplo-para-los.html
- Los blogs maoístas DAZIBAO ROJO Y ODIO DE CLASE están dando amplia cobertura a esta semana de solidaridad.
- Ha habido una reunión entre diferentes colectivos en el Estado Español para coordinar actividades.
- COLOMBIA
Los camaradas de la UNIÓN OBRERA COMUNISTA (MLM) desarrollaran las siguientes actividades:
1. Convocatoria mediante un volante desde el periódico Revolución Obrera, pero también para hacerlo llegar a todos los MLM (organizados o no), así como a otros revolucionarios y a las masas.
2. Difusión masiva del volante en apoyo a la Guerra Popular y la Revolución en la India como avanzada de la Revolución Proletaria Mundial.
3. Elaboración de un pasacalle alusivo a la Revolución y la Guerra Popular en la India.
4. Mitin Internacionalista y Revolucionario simultáneo en el centro de las principales ciudades del país en Apoyo a la Guerra Popular y a la Revolución en la India el 6 de abril a la 5:30.
5. Una Conferencia pública el viernes 8 o el sábado 9 de abril en varias ciudades. Otras tareas donde sea posible y de acuerdo a las condiciones: presentación de video foros, charlas o mítines en las universidades, frentes de trabajo y organizaciones de masas.
Las Consignas que agitaremos serán las siguientes: ¡Viva la Revolución en la India, Avanzada de la Revolución Proletaria Mundial! http://odiodeclase.blogspot.com/2011/03/viva-la-revolucion-en-la-india-avanzada_31.html
¡Apoyamos la Guerra Popular y el Nuevo Estado de Obreros y Campesinos en la India!
¡Viva el Partido Comunista de la India (maoísta)!
Posterior a las actividades de esa semana se proponen convocar a otros camaradas (marxistas leninistas maoístas) y los revolucionarios para la conformación del Comité de Apoyo a la Revolución y a la Guerra Popular en la India.
- ITALIA
COMUNICATO
La campagna a sostegno della Guerra Popolare in India serve all'unità delle forze comuniste marxiste-leniniste-maoiste rivoluzionarie a livello internazionale. Serve la ricomposizione internazionale del movimento comunista intorno alla guerra popolare più grande, più attiva, mentre proseguono quelle in Perù Filippine ecc.
La guerra popolare in India è uno dei centri attuali dello scontro tra controrivoluzione e rivoluzione dal punto di vista del maoismo e delle guerre popolari.
Per questo l'attenzione dell'imperialismo è aumentata, e la campagna ottiene l'attenzione dei suoi organi di stampa.
Nei prossimi mesi si arriverà ad una conferenza internazionale di sostegno che riuscirà a raccogliere tante forze rivoluzionarie, internazionaliste e antimperialiste vere nel mondo.
L'India può essere un anello debole dell'imperialismo che cerca di impedire l'avanzamento della rivoluzione,La rivoluzione in india contribuisce a mostrare l'attualità del maoismo e del comunismo.
Per questo questa campagna è molto importante.
Noi siamo come le gocce nel mare, questo è il senso del nostro in Italia.
Ma il mare è fatto di tante gocce. Ogni avanzamento delle rivoluzioni negli altri paesi è una goccia in questo mare, che si trasforma in mare armato delle masse che può cambiare cambiare realmente la faccia di questo mondo.
La campagna in italia
Dal 20 marzo è partita una informativa quotidiana con affissione e
circolazione dell'appello.
E' stata preparata una mostra e prodotto un video.
Non c'è una sola iniziativa centrale ma varie iniziative, per raggiungere un
numero significativo di operai, disoccupati, precari, università,
donne, immigrati
Le iniziative principali sono:
assemblea dei lavoratori e immigrati a Marghera 2 aprile
presidio all'Università di Milano 6 aprile
serata del 7 aprile all'università di Palermo Accademia di Belle Arti
con Assemblea rosso e proiezione video sulla guerra popolare
volantinaggio-mozione degli operai Ilva taranto sud italia/Dalmine nord
Italia Fiat/Cantieri Navali Palermo sicilia
presidio al Consolato di MILANO l'8 aprile
assemblea a TARANTO 5 aprile
assemblea a PALERMO 8 aprile
assemblea a TORINO 9 aprile
comitato di sostegno internazionale alla guerra popolare in India -italia
csgpIndia@gmail.com
- FRANCIA
Semaine de solidarité internationale avec la Guerre Populaire en Inde
25 mars 2011, 1:12
Filed under: Communiqué du Comité de Soutien à la Révolution en Inde | Mots-clefs: comité de solidarité avec la révolution en Inde, Guerre Populaire, inde, Parti Communiste d'Inde maoïste, solidarité internationale
Le Comité de Soutien à la Révolution en Inde se joint à la semaine de solidarité internationale avec la Guerre Populaire en Inde du 2 au 9 avril.
Nous publions donc le texte de cette semaine et vous invitons à diffuser le tract du CSRI (à télécharger ici : Vive la Guerre Populaire en Inde !) et à faire des collages dans votre quartier, ville, village, collège, lycée, fac, lieu de travail, etc. (affiches à télécharger là : Affiches en PDF).
Nous interviendrons lors des journées anti-impérialiste à l’université de Nanterre le jeudi 31 mars à partir de 12h30 (voir le Programme des journées anti-impérialistes) et participerons à une émission de radio dont la date est encore à fixer.
Nous publierons également les évènements liés à cette semaine dans les autres pays.
Contactez-nous si vous désirez organiser une initiative par chez vous.
Vive la Guerre Populaire en Inde !
CSRI
- MÉXICO
La Liga de la Juventud Clasista ha sacado comunicado y carteles con motivo de esta semana:
http://www.lijuc.org/index.php?option=com_content&view=article&id=71
http://www.lijuc.org/images/stories/carteles/indiaweb.jpg
- PANAMA
El COMITÉ PANAMEÑO DE APOYO A LOS PUEBLOS EN LUCHA ha sacado comunicado y va a desarrollar actividades.
El blog comunista LUMINOSO FUTURO también esta dando amplia cobertura. http://nuevademocraciapanama.blogspot.com/2011/03/panamacomo-los-dedos-de-un-puno-en-la.html
- CANADA
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyEEzygdmv8-0-5sL9nWyXtWjs-Yu6JfkI6o-Nrz2Bu4q6cvvGYERhGEhCJmNsAeRQQ4sHRXrfYk9hCX7I4Sy6seiJclc14NSw5XUfpnEaJAzGylmAAuHoIrnFVL1_SbjuuBLXUlSPX4A/s1600/20110408+INDIA-CANADA.jpg
pc 2 aprile - a manduria contro il governo della guerra, della deportazione, delle ronde
Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto unisce la sua voce e la sua protesta a quella degli immigrati e popolazioni. Essi sono entrambi vittime di queste politiche e quindi devono unire le loro forze per ottenere diritti e condizioni di vita migliori.
Devono scendere in campo le organizzazioni dei lavoratori, i sindacati e le associazioni che organizzano gli immigrati.
La forma di questa mobilitazione è lo sciopero generale che lo Slai cobas.
Uno sciopero generale che paralizzi le zone interessate delle tre province, che veda il blocco delle strade e delle attività, perchè si senta forte la voce della popolazione e che deve accogliere in questo sciopero gli stessi immigrati.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe chiede con forza di entrare nel campo che non può essere assolutamente off limits; non è una zona militare, non deve essere un carcere. Le organizzazioni sindacali e le associazioni umanitarie e del volontariato devono poter verificare condizioni e diritti per tutelare gli immigrati in tutte le forme, come è loro compito; questo in nessuna maniera è delegato a forze dell’ordine e Protezione civile.
Le forze dell’ordine, piuttosto che impedire queste doverose verifiche, piuttosto che impedire che gli organi di stampa facciano informazione, piuttosto che trasformarsi in una sorta di truppe di occupazione della zona, dovrebbero intervenire e perseguire quei cosiddetti “cittadini”, in realtà quasi sempre attivisti e/o strumentalizzati da parte di forze razziste e neo naziste, che fomentano il razzismo e la xenofobia e vogliono creare contraddizioni nella popolazione per impedire la loro unità di lotta contro il governo e la loro solidarietà.
Razzismo xenofobia, ronde “spontanee” sono peraltro reati! Contro leggi e la Costituzione – mentre non commette alcun reato l’immigrato che si allontana dal campo - e quindi è giusto che vengano impedite e perseguite.
Siamo contrari a nuovi CIE lager nella zona come in tutto il paese.
Siamo perchè i campi di accoglienza siano aperti e a libera circolazione per permettere a tutti di conoscere l’effettiva situazione e agli immigrati di avere quel diritto di parola che spesso viene negato dai regimi dittatoriali nel loro paese e che viene negato anche ora.
L’occasione offerta da questa massiccia immigrazione è anche un’opportunità per affrontare insieme, immigrati e popolazioni, l’attuale situazione di guerra, miseria, crisi, nel mondo e nel nostro paese e per lottare contro i veri responsabili di essa.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
31.3.11 - Taranto v. Rintone, 22 – T/F 0994792086 – 3475301704 – cobasta@libero.it
pc 2 aprile - roma e in altre città manifestazioni contro la guerra
No alla guerra contro la Libia!
mobilitazione proletaria internazionalista nazionale
Proletari Comunisti - Pcm Italia denuncia l'intervento imperialista deciso dall'ONU che autorizza bombardamenti sulla Libia, da parte di USA, Francia, Gran Bretagna, con un ruolo di prima fila dell'Italia, con messa a disposizione delle basi militari, aerei e soldati.
Il regime reazionario, neocoloniale di Gheddafi può essere rovesciato solo dalle masse libiche con la rivolta, non certo dall'imperialismo che finora lo ha sostenuto, in primis l'imperialismo italiano.
Quelle componenti della rivolta anti Gheddafi che hanno chiesto e ora salutano l'intervento armato imperialista, si pongono al servizio degli interessi imperialisti in Libia; è una tragica illusione che l'imperialismo possa portare libertà e democrazia. L'imperialismo è sempre sfruttamento, rapina e oppressione, sia quando appoggia dittatori reazionari, sia quando parla di “democrazia”.
Le masse libiche hanno bisogno di un fronte unito nazionale anti Gheddafi e antimperialista per l'autoderminazione nazionale e sociale, per una Repubblica di Nuova Democrazia nelle mani delle masse popolari.
L'imperialismo italiano con il suo intervento vuole garantire gli interessi dei padroni italiani, delle multinazionali delle energie, dei mercanti di guerra, finora garantiti da Gheddafi e che ora si vogliono difendere con l'intervento diretto, qualunque sia l'esito della guerra civile in corso.
Ancora una volta il governo e il parlamento italiano, sotto l'egida di Napolitano nel clima dell'”unità nazionale patriottica” violano l'art.11 della Costituzione e partecipano ad una guerra reazionaria e neocoloniale.
I costi di questo intervento militare saranno ancora una volta scaricati sugli operai e le masse popolari italiane. Il Sud, e in particolare la Puglia, con Gioia del Colle e Taranto, e la Sicilia viene usato come base e zona di guerra.
Proletari Comunisti fa appello agli operai, alle masse popolari, ai giovani e all'intero movimento contro la guerra a scendere in piazza per dire NO all'intervento imperialista in Libia, per rovesciare il governo guerrafondaio e ogni governo dei partiti che sostengono l'intervento militare imperialista, per ribadire il sostegno alle masse arabe in rivolta, dal Golfo Persico alla Libia, contro i regimi reazionari, dittatoriali e antipopolari – in Libia, rappresentato da Gheddafi.
venerdì 1 aprile 2011
pc 1 aprile - operai immigrati in lotta contro lo schiavismo padronale
• «Peggio che nei campi di cotone. Abbiamo una dignità»
di STEFANO LOPETRONE
Hanno invaso pacificamente il centro di Lecce, svegliando una città rimasta troppo sonnacchiosa di fronte al loro dramma. Gli operai di Tecnova hanno urlato, ma con compostezza, la loro indignazione e rivendicato la propria dignità di lavoratori. Affinché tutti sappiano che all’ombra del «miracolo fotovoltaico» si consumano sfruttamento e schiavitù. Al limite della sopportazione, con stipendi arretrati e le famiglie nei rispettivi Paesi d’origine in attesa di un aiuto, circa duecento extracomunitari ieri mattina si sono riversati in piazza Sant’Oronzo.
Una manifestazione, la loro, per molti versi diversa da quelle cui siamo abituati: c’erano gli striscioni, è vero, mai però momenti di tensione o insulti; c’è stato il sit-in sotto la Prefettura, però con una compostezza ed una dignità che fa onore a questi lavoratori malpagati. E la città ha risposto con lo spirito di solidarietà che la contraddistingue. Decine di passanti hanno ascoltato le loro ragioni ed hanno annuito, probabilmente riflettendo su che cosa avrebbero fatto al loro posto o in che condizioni si sarebbero trovati i loro figli se il datore di lavoro non avesse pagato tre (o più) mensilità.
La pacifica protesta, partita verso le 9 e proseguita fino a mezzogiorno, ha poi idealmente coinvolto anche le centinaia di studenti in gita che ieri affollavano il centro: una foto affianco al «fratello» manifestante con in mano uno slogan da esporre, in posa ai piedi della colonna del Santo o sotto il rosone di Santa Croce. Un cerchio intorno alla lupa, musica del djembe, dread (treccine rasta) e abiti tradizionali africani, confusi tra operai in giacca e cravatta o con indosso elmetto e pettorina di Tecnova: la babele di lingue e facce, composta da uomini provenienti da ogni continente, era tenuta insieme dall’attivismo dei sindacalisti (soprattutto Ugl) sotto lo sguardo vigile delle forze dell’ordine.
Il primo faccia a faccia con un rappresentante istituzionale arriva intorno alle 10, quando da Palazzo Carafa scende il vicesindaco Gianni Garrisi: «L’amministrazione comunale è attenta al tema dello sfruttamento nei parchi fotovoltaici», ha garantito. «Rivogliamo la nostra dignità»: lo striscione campeggia in piazza anche quando il corteo si sposta davanti a Palazzo dei Celestini. I manifestanti si portano dietro i cartelli scritti a mano: «Our money must be paid now» («I nostri soldi vanno pagati subito», la traduzione dall’inglese), «Contro ogni schiavitù», «Divisi nella lingua, uguali nei diritti». Due incontri con i politici locali nel giro di un’ora: il movimento conquista una prima vittoria ad una settimana dall’inizio della protesta.
pc 1 aprile - proposta manifestazione nazionale a napoli contro la guerra per il 16 aprile
Appello per una Manifestazione Nazionale contro la guerra in Libia a Napoli
il 16 aprile
Venerdì 01 Aprile 2011 10:44 Assemblea napoletana contro la guerra.
L'Italia che a parole ripudia la guerra si è lanciata in una nuova aggressione militare a senso unico, come le precedenti, questa volta contro la Libia che rappresenta la "nostra" quarta sponda. La quinta in vent'anni, la terza nel giro di un decennio in cui si è persa ogni remora nei confronti
dell'intervento bellico.
Ma a differenza delle altre occasioni pochi sembrano indignarsi, pochi alzano la voce per gridare che questa, come già altre guerre, ha dei motivi ben precisi: le immense ricchezze del sottosuolo libico, il gas, il petrolio, gli affari delle grandi aziende e della grande finanza. Motivi che stanno causando già centinaia di morti fra i libici, e che ne causeranno ancora di più, appena l'uranio impoverito, sganciato in quantità, comincerà a fare effetto. Motivi che potrebbero portare, come già successo nei Balcani, in Afghanistan o in Iraq, alla devastazione della Libia, alla fine della sua sovranità, all'occupazione militare di un territorio-chiave per controllare e addomesticare tutte le rivolte che stanno agitando il Nord Africa e il mondo arabo.
Come al solito, la prima vittima della guerra è stata la verità: per giustificare l'uso della forza abbiamo visto squadernarsi tutte le retoriche guerrafondaie, nelle varianti di destra e di "sinistra". Da un ritrovato e sfacciato spirito colonialista ("dobbiamo intervenire perché la Libia è casa nostra") al ritornello della guerra umanitaria ("dobbiamo proteggere la popolazione contro il tiranno"), passando ovviamente per i cliché razzisti ("dobbiamo intervenire per portare la democrazia ai popoli sottosviluppati"). Soprattutto si è cercato di neutralizzare l'impatto emotivo di una nuova guerra, di farla sparire dalla nostra percezione, di inserirla nel tessuto della quotidianità, parlando di "no-fly zone", "pattugliamento umanitario", "sostegno ai ribelli".
Dovremmo sapere bene cosa si nasconde dietro questi eufemismi: il profitto delle multinazionali dell'energia, il desiderio delle potenze occidentali di accaparrarsi, anche dopo il disastro nucleare giapponese, risorse preziose in tempo di crisi, la voglia di controllare un pezzo di mondo che si è
risvegliato e cerca da sé la sua libertà. Si interviene in Libia proprio come si sono sostenuti fino alla fine i regimi di Ben Alì o Mubarack, o come si appoggia la repressione dei movimenti popolari in Bahrein o nello Yemen. Ancora una volta il "diritto internazionale" si rivela nei fatti solo la legge del più forte.
Giusto otto anni fa, contro analoghe menzogne, eravamo in milioni a scendere in piazza. Oggi il silenzio dei pacifisti e dei movimenti è assordante, mentre la sinistra istituzionale si nasconde dietro ad una risoluzione ONU scritta, come già altre volte, ad uso e consumo di USA, Gran Bretagna e Francia, mentre a spingere per l'intervento ci sono in prima fila il PD ed il Presidente Napolitano. Ad "opporsi" alla guerra c'è solo la destra estrema della Lega, che parla di "invasione dei clandestini", lascia marcire i profughi a Lampedusa, crea strumentalmente un'emergenza umanitaria, esaspera l'odio contro i più deboli e i "dannati della terra" per rastrellare voti sotto elezioni.
Forse è giunto il momento di riscattare questa vergognosa Italia, che dal baciamano a Gheddafi, il "nostro miglior alleato", è passata alle bombe, per paura di perdere i propri affari in Libia.
È giunto il momento di dire la nostra, mentre riscrivono la storia del Mediterraneo attraverso le bombe, la violazione dei diritti dei migranti e la continua militarizzazione del nostro e del loro territorio.
È giunto il momento di affermare che non esistono interessi "nazionali", ma solo gli interessi degli sfruttati e dei dominati di tutto il mondo contro quelli dei dominanti e dei regimi di tutto il mondo.
È giunto il momento di proclamare che i popoli, e lo hanno scritto in questi giorni proprio i tunisini e gli egiziani in rivolta, o si liberano da soli o non si liberano affatto.
Tutto questo lo vogliamo dire chiaro e forte proprio a Napoli, dove è appena passato il comando dell'operazione ora a guida NATO. Ed è per questo che facciamo appello ai movimenti, alle associazioni, ai comitati, alle forze politiche e sindacali, a tutti i pacifisti coerenti ed a tutti i cittadini a far crescere in tutta Italia la mobilitazione contro la guerra e costruire insieme una grande manifestazione nazionale proprio a Napoli, sabato 16 aprile.
Una manifestazione che, schierandosi a fianco del popolo libico e di tutte le popolazioni in rivolta dell'area, chieda:
. La fine immediata dei bombardamenti e dell'aggressione militare;
. La fine di ogni ingerenza straniera, compresa l'ipotesi di embargo e di sequestro dei beni libici non meno criminale dell'aggressione militare;
. Il diritto d'asilo per tutti i profughi e i migranti in fuga;
. Il taglio delle spese militari e l'utilizzo di fondi e mezzi per le vere priorità sociali di un'Italia in crisi: casa, lavoro, servizi sociali, reddito garantito, provvedimenti a difesa del territorio e dell'ambiente;
Chiediamo a tutte e tutti di diffondere e sottoscrivere quest'appello, per cercare nelle due settimane che abbiamo davanti di costruire insieme una grande e determinata manifestazione contro la guerra!
Nel caso questo appello dovesse incontrare come speriamo, il sostegno delle più significative realtà impegnate nella lotta contro la guerra proponiamo di tenere il giorno successivo alla manifestazione, domenica 17 aprile, una Assemblea nazionale del movimento contro la guerra per discutere insieme come proseguire la lotta contro questa infame politica che va a seminare in nome dell'umanità e della democrazia morte e distruzione presso altri popoli, con la vigliacca consapevolezza che questi paesi non hanno nemmeno le armi per potersi difendere adeguatamente di fronte alle micidiali armi di distruzione di massa utilizzate.
ASSEMBLEA NAPOLETANA CONTRO LA GUERRA
Per info, adesioni e contatti: assembleanowar.na@gmail.com
pc 1 aprile - Filippine: Il nuovo regime "democratico" riabilita il vecchio regime fascista
Comunicato stampa
Information Bureau
Partito comunista delle Filippine
Rifiutare l’amicizia e la riconciliazione con i Marcos - PCF
1 Aprile, 2011
Il Partito Comunista delle Filippine (PCF) ha chiesto oggi al popolo filippino di respingere gli sforzi compiuti dal governo Aquino per ottenere amicizia e riconciliazione con la famiglia Marcos, ivi compresa la proposta di avere i resti del defunto dittatore Ferdinand Marcos sepolto al ng Libingan MGA Bayani.
"Nel fissare le basi per il raggiungimento dell’amicizia e riconciliazione con i Marcos, Noynoy Aquino sta solo invitando ad un maggiore disprezzo contro il suo regime", ha detto il PCF. "L’inversione dei giudizi storici contro la dittatura di USA/Marcos sarà una grave ingiustizia nei confronti del popolo filippino".
"Il regime Aquino è sordo alle richieste di giustizia di milioni di vittime della dittatura di USA/Marcos", ha sottolineato il PCF. "Sotto il regime della legge marziale di Marcos ', almeno 70.000 persone sono state detenute illegalmente, mentre altri milioni hanno subito varie forme di crudeltà, soprattutto nelle campagne, dove i militari e gli agenti armati hanno effettuato una campagna di repressione dopo l'altra."
"Noynoy Aquino sta mostrando una acuta amnesia storica, se non è riuscito a respingere fermamente le proposte di seppellire i resti di Marcos nel ng mga Bayani Libingan", ha detto il PCF. "Su sollecitazioni del Malacanang, la maggior parte del suo Partito Liberal al governo ha oltrepassato le linee del partito per sostenere una risoluzione del Congresso sponsorizzato da Salvador Escudero, lacchè di Marcos ".
Secondo il PCF, la risoluzione Escudero "è un vano tentativo di distorcere la storia ritraendo Marcos come un eroe e statista ignorando completamente i suoi innumerevoli crimini contro l'umanità e il super-saccheggio delle ricchezze del paese commesse sotto il suo ventennale regime. Ha avuto anche la faccia tosta di far risorgere la falsa pretesa di Marcos di essere un eroe di guerra".
"Né Marcos, né Imelda, né i loro figli, né alcuno dei suoi lacchè sono stati puniti per i crimini commessi sotto il loro regime", ha detto il PCF. "Grazie all'intervento degli imperialisti USA, Marcos, la sua famiglia e i loro cortigiani sono state strappati via dalle mani del popolo filippino. Le loro forti ragioni per la giustizia e la punizione per i Marcos e i loro cortigiani, tuttavia, rimangono valide e forti."
"I criminali fascisti della dittatura di Marcos oggi continuano ad esercitare il potere e influenza", ha detto il PCF. "Imelda e i suoi figli ora siedono in qualità di funzionari nei vari rami del governo reazionario. Il principale attuatore della legge marziale, Juan Ponce Enrile, ha servito come presidente del Senato, da molti anni." Il PCF ha anche sottolineato che i senatori Panfilo Lacson e Gregorio Honasan erano allora luogotenenti nell’esercito che reprimevano gli attivisti anti-Marcos torturati con l'acqua, scosse elettriche e altre forme di tortura e maltrattamenti fisici.
"Negli ultimi 25 anni, l'eredità dei crimini fascisti e il saccheggio durante la dittatura di Marcos è stata praticamente cancellata dalla coscienza delle nuove generazioni di filippini a causa del fallimento dei successivi regimi di perseguire e punire Marcos e i suoi servi", ha detto il PCF.
Il PCF ha detto che "i politici reazionari faranno tutto il possibile per forgiare la riconciliazione e l'amicizia tra di loro perché appartengono alla stessa marcia classe di sfruttatori, ladri e fascisti".
"Non uno tra i grandi criminali burocrati dei governi passati - da Marcos ad Arroyo – ha ricevuto la giusta punizione", ha detto il CPP. "Tutti i regimi al potere che si comportano così possono temere che alla fine saranno trattati a dovere".
pc 1 aprile - attacco alle donne!
Sono passati solo pochi giorni da quando denunciavamo un attacco “soft”, partito a livello locale, quasi in sordina, ai consultori, sia in termini numerici che di funzioni che si vogliono ridisegnare, sia l'attacco all'autodeterminazione delle donne e, attraverso questo, un attacco insieme pratico ed ideologico al ruolo delle donne, alle concezioni oscurantiste, da moderno medioevo delle donne che vengono profuse a piene mani. Contemporaneamente sottolineavamo, nel nostro intervento, la necessità e l'urgenza che i collettivi, le donne impegnate nella lotta contro gli attacchi oscurantisti e reazionari dei consultori, della salute stessa delle donne, considerata meno di niente, l'urgente necessità di coordinarsi per dare forza e visibilità a quello che ben presto sarebbe diventato un attacco a livello nazionale, coordinarsi per rispondere agli attacchi ideologi e pratici che a 360° vengono portati avanti contro le donne.
Ne dà riprova il convegno organizzato dalla Confederazione italiana consultori di ispirazione cristiana che si è tenuto ieri a Milano riportato da Avvenire che nell'incipit dell'articolo recita “Avvenire è famiglia” a significare il contenuto e gli obiettivi del convegno stesso e il ruolo, i fini dei cattolici integralisti in questo paese. E, ancora, “Dopo le regioni, strategia nazionale” riferito alla proposta di legge sui consultori:”Presidi multidisciplinari per la tutela e la promozione della famiglia”, quindi un ruolo-dalla culla alla tomba di baluardo rispetto alla “disgregazione della famiglia; ma, a ben guardare, riscopriamo l'intreccio con il crescente peso e “apertura” ad “associazioni” integraliste all'interno delle strutture pubbliche e i consultori di ispirazione cattolica accreditati, infatti, viene posto come il “secondo obiettivo della legge è quello di valorizzare le associazioni che promuovono la famiglia, con particolare attenzione al bene primario della stabilità della famiglia”
Esplicitamente viene citata l'esperienza della Regione Lombardia e il fondo Nasko, come “particolarmente positiva che fa proprio della collaborazione tra i consultori e i Cav uno dei suoi punti caratterizzanti. “La politica di difesa della maternità è una politica di bene comune-ha concluso Boscagli- su cui dovrebbero convergere tutte le forze politiche e sociali”
Quindi le donne eterni minorenni e “bene comune” da tutelare, alla faccia della libertà di scelta, di diritto all'esistenza stessa come persone!
D'altro lato non dubitiamo affatto che “tutte le forze politiche e sociali” corrano a concorrere a questa proposta visto l'attivismo dal cosidetto centrosinistra con l'istituzione del ministero per la famiglia al cosidetto centrodestra che, in diverse regioni, si è posto “all'avanguardia” nella promozione dell' attacco all'autodeterminazione delle donne.
Se non ora quando? La lotta aperta, di massa delle donne contro gli attacchi che vogliono riportare indietro la ruota della storia?
Milano, 1.4.11
Movimento femminista proletario rivoluzionario- Milano
mfprmi@gmail.com
giovedì 31 marzo 2011
pc 31 marzo - la posizione dei compagni MPP, organismo generato del partito comunista del Perù sull'aggressione alla libia
Proletari di tutti i paesi, unitevi!
Appoggiare la lotta del popolo arabo!
Condannare l’intervento militare dell’imperialismo yankee e il piano di spartizione della Libia
Denunciamo l’aggressione militare dell’imperialismo yankee contro la Libia
Denunciamo che questa nuova aggressione contro un paese oppresso ha per obiettivo, tra gli altri, assicurare il controllo delle fonti strategiche di materie prime e di energia nella regione. Gli imperialisti non si preoccupano affatto della sorte del popolo arabo, né di nessun altro, e neppure che il popolo della Libia e degli altri paesi arabi subiscono regimi fascisti e genocidi, come Gheddafi in Libia, non glie ne è mai importato un fico secco. Ora, in concreto, l’imperialismo sta approfittando dello sviluppo della crisi in corso nei paesi arabi per perseguire i propri obiettivi di unica superpotenza egemone, di fronte alla minaccia da parte dell’altra superpotenza nucleare, la Russia, che ha aumentato la sua presenza in quella parte il mondo e, soprattutto, alla crescente minaccia del social-imperialismo cinese, i cui rappresentanti "girano Africa col portafoglio aperto per comprarlo tutto”.
Questa aggressione militare imperialista rivela, ancora una volta, gli obiettivi reali di tutta la retorica del governo del genocida Obama sulla sua “nuova dottrina di sicurezza nazionale”, la cosiddetta “dottrina Obama”. Come qualcuno ha osservato, essa contiene “una serie di linee guida flessibili”, “che non impediscono, in ogni momento, di applicare quella più conveniente” per difendere l'egemonia globale dell'imperialismo yankee, che cerca di nascondere la sua natura aggressiva e interventista con espressioni come “non dettiamo soluzioni, difendiamo i nostri valori”, vale a dire usare a proprio vostro i conflitti esistenti nei diverso paesi e regioni per imporre il proprio piano di nuova ripartizione del mondo. Dunque, essa è la continuazione della guerra di aggressione imperialista contro popoli del Terzo Mondo sviluppata da Bush.
Sotto la copertura della "difesa dei nostri valori", ha usato a proprio vantaggio le situazioni di crisi come quella che si sta vivendo in Nord Africa e negli altri paesi arabi prima intervenendo politicamente, in Egitto e Tunisia, ora lanciando un intervento militare diretto contro la Libia. Nel frattempo, i suoi servi sauditi invadono il Bahrain, i fascisti sionisti di Israele incrementano la loro azione genocida contro il popolo palestinese e gli stessi Yankees intervengono ancora in Yemen.
I paesi del Nord Africa e gli altri paesi arabi, in quanto paesi semi-feudali e semi-coloniali, sono travolti da una crisi generale che si aggrava di pari passo con la crisi imperialista mondiale, che viene scaricata su di loro, proprio per loro condizione di paesi oppressi e aumenta sia l'oppressione e la miseria le masse, sia le loro proteste e lotte. Inoltre, l'intensificazione delle contraddizioni inter-imperialiste acuisce la lotta tra le fazioni delle classi dominanti locali. Ciò acuisce il conflitto tra la fazione compradora e la fazione burocratica della grande borghesia per il controllo dell'apparato dello Stato, a partire dell'Esecutivo.
Le masse si mobilitano eroicamente, come espressione dello sviluppo della situazione rivoluzionaria ma manca il partito comunista
Nella nostra collina, come espressione dello sviluppo della situazione rivoluzionaria (condizioni oggettive), le masse spingono le loro lotte, contribuendo allo sviluppo della nuova grande ondata della rivoluzione proletaria mondiale. Le masse di questi paesi hanno sempre lottato, e oggi a maggior ragione, contro le tre montagne che li opprimono: l'imperialismo, semi-feudalesimo e il capitalismo burocratico. Queste lotte si esprimono in tutto il loro eroismo e odio contro governi fascisti, genocidi e corrotti, che per lo più sono alla testa di questi stati. Ma per quanto eroiche siano queste lotte, come in questa occasione, al massimo arrivano a rovesciare il tiranno di turno, cioè che si imponga l’una o l’altra fazione con i propri rappresentanti mentre il popolo non ottiene nulla di significativo; la rivoluzione democratica contro le tre montagne che lo opprime non avanza, non perché manchi un movimento di masse pronte ad qualsiasi sacrificio per liberarsi, ma perché manca un partito rivoluzionario in grado di dirigerle, cioè un Partito Comunista che, applicando il marxismo-leninismo-maoismo, principalmente il maoismo, alle condizioni concrete della rivoluzione in quel paese, avvii e sviluppi la guerra popolare per portare a termine la rivoluzione democratica. Nella situazione attuale le masse sono sempre più terreno di conflitto tra rivoluzione e controrivoluzione. Quel che reazione e l'imperialismo cercano di fare è porre movimenti di massa alla loro coda, per i loro scopi nefasti.
Anche se questa è la situazione attuale per il popolo e la rivoluzione nei paesi arabi, comunque i più avanzati della classe e del popolo, faranno un bilancio della lotta in corso e dei suoi risultati e così matureranno le forze che devono costituire o ricostituire il Partito comunista per portare avanti la rivoluzione democratica, sviluppando e trasformando le lotte esistenti in guerra popolare di resistenza contro l'imperialismo. Vedranno ancora una volta che senza la direzione del Partito la Rivoluzione Democratica non può avanzare, che, salvo qualche risultato passeggeri, i frutti delle loro lotte finiranno nelle mani dei loro nemici. Cavalcandole, si installeranno in parlamento o al governo dello Stato (latifondista-burocratico asservito all'imperialismo), altri rappresentanti dell’una o l’altra fazione della grande borghesia nativa, lacchè al servizio dell’una o l’altra superpotenza o potenza imperialista. Per un ricambio delle autorità dello Stato oppressore per determinare chi da quelle cariche dovrà continuare a schiacciare le masse. Perché la fazione reazionaria vincente ponga le risorse naturali, la ricchezza del paese e la forza lavoro delle masse a disposizione dei suoi padroni imperialisti e di un pugno di parassiti del capitale burocratico.
La forma in cui interviene l’imperialismo yankee in questa crisi non è affatto nuova
L’intervento politico dell'imperialismo nelle situazioni di crisi come questa, per inquadrare il movimento di massa, è uno degli elementi della sua cosiddetta “guerra di bassa intensità”. Una strategia istituito sotto l'amministrazione Reagan per lottare per l'egemonia globale e agire da gendarme contro-rivoluzionario mondiale. Una delle sue componenti (intervento politico in situazioni di crisi), prescrive di imparare a ponderare correttamente la situazione, in modo che, se necessario, un dittatore odiato sia eliminato, purché il regime rimanga. L’ideale sarebbe che elementi originari dello stessi regime cambino campo all’ultimo minuto, e si presentino come gli alfieri di un regime alternativo che garantiscono la stabilità dello Stato impossessandosi di parte della credibilità dell'opposizione. Così, gli Stati Uniti possono anche sostenere fino all'ultimo un regime impopolare, incoraggiare lo sviluppo descritto e, comunque, pretendere per sé la credibilità (vedi Fred Halliday, "La Dottrina Reagan e il Terzo Mondo" in Transnational Institute (TNI), Amsterdam, 1987). Oggi, come si vede, questa componente di questa strategia viene applicata alla crisi in Africa settentrionale per spingerla verso una via d’uscita favorevole ai loro piani, indirizzandola, si può dire, secondo manuale (esattamente come indicato dalla dottrina degli anni 80 del secolo scorso). Così si stanno attivando per evitare che in Tunisia, Egitto, ecc, dalle mobilitazioni delle masse possa produrre un regime o una situazione che pregiudica i loro interessi. Stanno usando la guerra a bassa intensità per un cambio di governo, secondo le condizioni che si presentano in ciascun paese arabo, che spinga al potere statale la fazione compradora della grande per essere quella che guida i cosiddetti “cambiamenti democratici e lo sviluppo economico”. Così come annunciato da Bush all'inizio della guerra in Iraq. Ossia un cambio di governo che diriga la privatizzazione di tutto quello che è oggi nelle mani di quegli stati ma anche di quello che, a causa della “corruzione”, si è concentrato nelle mani di quei “tiranni” per spartirlo tra una manciata di sanguisughe imperialiste e locali e, chiaro, soprattutto tra i monopoli yankee e i loro lacchè. Così l'imperialismo yankee e i servili eserciti di Egitto e Tunisia, hanno agito da campioni del cambiamento; poi, nelle condizioni create dal loro intervento politico, intervenire militarmente e aggredire la Libia col pretesto di proteggere i civili dal fascista e genocida Gheddafi (ma punto principale non è rovesciarlo, hanno ammesso) e frazionare il paese.
Gli imperialisti yankee stanno realizzando i loro piani di estendere laa guerra di aggressione imperialista in tutta l’Africa
Come abbiamo sottolineato nella nostra dichiarazione del marzo 2003, quando condannammo la guerra di aggressione contro l'Iraq, l'imperialismo yankee sta estendendo all'Africa la guerra di aggressione. Questa aggressione è diretta militarmente dall’Africom, delle Forze Armate USA di cui Obama che è il comandante supremo.
Oggi lo fanno utilizzando la “multilateralità” per dare broglia sciolta ai loro piani aggressivi e dare cercare di coprire la violazione della “Carta dell’ONU”, che vieta l'intervento e la violazione della sovranità dei paesi, stanno cioè violando lo stessi diritto internazionale. Gli imperialisti yankee usano l’ONU, la Lega Araba e l'Unione africana come meri strumenti da prendere se sono utili e abbandonare, quando non servono.
Il coinvolgimento di altre potenze imperialiste nella “Operazione Alba d’Odissea", avviene nel pieno di un’accesa contesa per il bottino, prima di aver raggiunto gli loro obiettivi e tra dichiarazioni contraddittorie degli attori principali, calibrate per cercare nascondere i loro oscuri fini. Nonostante la teatralità con cui alcuni capi dei paesi interventisti hanno presentato l’intervento come una propria iniziativa, non possono nascondere che è un intervento dell'imperialismo yankee, guidato da Africom, e con l’impiego della NATO. Per il primo ministro d'Inghilterra Cameron, come per gli altri paesi imperialisti che partecipano alle azioni militari contro la Libia, “il cavallo di battaglia” che cavalcano per eliminare il tiranno Gheddafi e aiutare i “ribelli” libici è quello cha assicura loro il controllo del petrolio e gas di questo paese, ma Cameron cerca di usarlo anche per mascherare il fallimento del suo governo nel dare impulso all’economia, contenere il deficit pubblico e combattere l'inflazione col pretesto dell’alto prezzo del petrolio. Mentre le bombe cadono sulla Libia, il suo governo presenta una nuovo finanziaria anti-popolare. Quel “nano” sanguinario di Sarkozy, a capo dell’imperialismo francese, cerca di presentarsi come il capo politico dell’aggressione, quando lui e Berlusconi, a capo dell'imperialismo italiano, in occasione di questa crisi si sono trovati in difficoltà a causa dell’intervento politico USA secondo la “guerra a bassa intensità”: il primo scavalcato in Tunisia, l’altro battuto in Libia.
Non lasciamoci ingannare, è la Africom USA che ha la responsabilità di guidare l'attacco, che è nella sua area di comando, mentre sulle forze NATO e degli altri burattini coinvolti in questa aggressione, cadranno le responsabilità delle violazioni per aver ecceduto la già illegittima risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza ONU. Per questo dichiarano: “La NATO avra la responsabilità delle operazioni militari, ma la direzione politica sarà di tutti i partecipanti”. L'imperialismo yankee, e il suo capo Obama, cercano così di non apparire pubblicamente i responsabili della gestione dell’aggressione. Così sta bene anche a Sarkozy, per guadagnare consensi elettorali e cercare di risollevare le sue quotazioni in picchiata nel processo elettorale in corso e per le prossime elezioni presidenziali in Francia del 2012. Nelle settimane precedenti, in Francia si diceva che “solo una guerra può salvare Sarkozy” e ora ha la sua “guerra”. Questo "nano" sanguinario è esperto in interventi per proteggere “i diritti umani dei civili” in violazione di tutte le norme del diritto internazionale. Nel luglio dello scorso anno inviò truppe francese in Mali, camuffate sotto la bandiera di uno delle sue semi-colonie, la Mauritania, per salvare un cittadino francese. L'operazione fallì ma produsse comunque danni collaterali uccidendo 6 persone. Era una palese violazione della sovranità del Mali, sua ex colonia, e una chiara sfida al rivale nella regione, gli USA, che già “assistevano” militarmente l'esercito di quel paese. In precedenza Sarkozy era intervenuto anche nell'ex colonia francese del Ciad per far uscire di prigione un gruppo di francesi e spagnoli accusati di rapire bambini. L'imperialismo francese mantiene in Costa d'Avorio 5mila soldati, come “caschi blu” ONU presunti supervisori “dell'accordo di pace”. L'imperialismo francese e l'imperialismo yankee lottano accanitamente per il dominio del continente africano.
Oltre a questi imperialisti “va segnalato il ruolo determinante e sempre più rilevante della Cina in Africa”. Il suo impatto politico ed economico si fa sentire in almeno 48 dei 53 stati africani, anche se questa volta, insieme a Russia e Germania si è astenuta nella votazione della risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza ONU. Così, con la sua diplomazia zigzagante, la Cina cerca di confermarsi come l'alternativa, sicura che i rivali finiranno inesorabilmente intrappolati. La Russia si è astenuta, usando la Libia come pedina di scambio. Non a caso il 9 marzo il vicepresidente yankee Biden, Medvedev e Putin, hanno tenuto colloqui sulla Libia, sulla WTO e sul trattato di Star-3.
L'imperialismo tedesco kantianamente si astiene e il capo del governo, la Merkel, ha annunciato che truppe tedesche avvicenderanno gli equipaggi degli aerei AWACS e le truppe delle forze speciali Nato operanti in Afghanistan e Pakistan, per permetterne l’impiego nell’aggressione alla Libia.
Denunciamo l’obiettivo immediato dell’aggressione imperialista non è cacciare il fascista genocida Gheddafi ma dividere la Libia
L’esistenza di Gheddafi permette agli imperialisti di giustificare la divisione del paese in zone di influenza. Seguendo i loro piani oscuri, gli imperialisti pianificano lo smembramento del paese. A questo scopo si annuncia che Francia e Inghilterra hanno una “proposta di pace”, che non può essere altro che l’invio di truppe come “caschi blu” ONU a occupare il paese. Ciò in concreto significherà la divisione del paese tra una parte controllata dalle forze “ribelli” dell'opposizione, divisa a loro volta divise tra i sostenitori della superpotenza e delle varie potenze imperialiste attaccanti, cui andranno i territori più ricchi di petrolio e gas, e le forze del fascista genocida e traditore Gheddafi, patrocinato da altre potenze imperialiste, cui resterà la parte meno ricca di petrolio e gas. Inoltre, gli imperialisti yankee con la totale militarizzazione di questa parte del Mediterraneo, raggiungono l’altro loro obiettivo dell’intervento nella crisi in Nord Africa, guadagnare posizioni strategiche per continuare a sviluppare i suoi piani di egemonia.
Siamo sicuri che l'aggressione imperialista e questi piani si scontreranno ogni giorno di più con l'eroica resistenza del popolo della Libia e tutti i popoli arabi e scatenerà l’odio in tutti i popoli del mondo. Il popolo di questo paese, schiacciando i lacchè degli imperialisti, lottando per l'unità nazionale e persistendo nella guerra di resistenza, assesterà colpi contundenti agli aggressori raggiungerà alla fine la vittoria e l'imperialismo yankee e tutti gli altri imperialisti saranno certamente sconfitti.
Servendo questo percorso per garantire la marcia vittoriosa della guerra di liberazione e il compimento della rivoluzione democratica, spetta ai rivoluzionari di questi paesi assumere il maoismo, assimilarlo, incarnarlo e applicarlo per costituire o ricostituire il partito comunista, secondo i casi, come partito marxista-leninista-maoista per dare impulso alla lotta armata di resistenza, combattendo per dirigerla per trasformarla in guerra popolare di resistenza contro l'imperialismo, schiacciare le tre montagne che opprimono il popolo: l'imperialismo, il semi-feudalesimo e il capitalismo burocratico, lottando implacabilmente contro il revisionismo, e come parte e al servizio della rivoluzione mondiale.
Appoggiare il popolo arabo!
YANKEE GO HOME!
Movimiento Popular Perú, Marzo 2011
pc 31 marzo - documento dello slai cobas per il sindacato di classe taranto
L'arrivo al campo di Manduria di altri 2300 immigrati e profughi da Lampadusa dimostra come il governo si limiti a spostare gli immigrati da Lampedusa a Manduria, trasformando di fatto Manduria in una nuova Lampedusa, fermo restando che Lampedusa resta tale, visti i nuovi arrivi.
Il governo non mantiene i suoi impegni neanche verso i suoi viceministri, e tantomeno verso le popolazioni e le loro amministrazioni, di fatto esautorate.
E' giusta quindi la protesta delle popolazioni ed è necessaria che essa diventi di massa e si indirizzi contro il governo per un'accoglienza degli immigrati dignitosa e ripartita in tutto il paese.
E' giusto essere contro le espulsioni, perchè comunque gli immigrati fuggono da guerre, disoccupazione e miseria, originate dalle politiche dei governi occidentali, Italia in prima fila e dai regimi ad essi asserviti.
L''accoglienza è quindi doverosa e vanno spostati i fondi dalla guerra a spese di pace quali accoglienza e solidarietà.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto unisce la sua voce e la sua protesta a quella degli immigrati e popolazioni.
Immigrati e popolazioni sono entrambi vittime di queste politiche e quindi devono unire le loro forze per ottenere diritti e condizioni di vita migliori.
Le popolazioni non possono essere lasciate abbandonate o disorganizzate, né è un problema semplicemente di associazioni antirazziste o umanitarie. Devono scendere in campo le organizzazioni dei lavoratori, i sindacati e le associazioni che organizzano gli immigrati.
La forma di questa mobilitazione è lo sciopero generale che lo Slai cobas per il sindacato di classe proporrà all'assemblea cittadina convocata in piazza Garibaldi a Manduria venerdì
alle ore 18, che continuerà a proporre nelle fabbriche, sui luoghi di lavoro, nelle piazze
Uno sciopero generale che paralizzi le zone interessate delle tre province, che veda il blocco delle strade e delle attività, perchè si senta forte la voce della popolazione e che deve accogliere in questo sciopero gli stessi immigrati.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe chiede con forza di entrare nel campo che non può essere assolutamente off limits; non è una zona militare, non deve essere un carcere. Le organizzazioni sindacali e le associazioni umanitarie e del volontariato devono poter verificare condizioni e diritti per tutelare gli immigrati in tutte le forme, come è loro compito; questo in nessuna maniera è delegato a forze dell'ordine e Protezione civile.
Le forze dell'ordine, piuttosto che impedire queste doverose verifiche, piuttosto che impedire che gli organi di stampa facciano informazione, piuttosto che trasformarsi in una sorta di truppe di occupazione della zona, dovrebbero intervenire e perseguire quei cosiddetti “cittadini”, in realtà quasi sempre attivisti e/o strumentalizzati da parte di forze razziste e neo naziste, che fomentano il razzismo e la xenofobia e vogliono creare contraddizioni nella popolazione per impedire la loro unità di lotta contro il governo e la loro solidarietà.
Razzismo xenofobia, ronde “spontanee” sono peraltro reati! Contro leggi e la Costituzione – mentre non commette alcun reato l'immigrato che si allontana dal campo - e quindi è giusto che vengano impedite e perseguite.
Siamo contrari a nuovi CIE lager nella zona come in tutto il paese.
Siamo perchè i campi di accoglienza siano aperti e a libera circolazione per permettere a tutti di conoscere l'effettiva situazione e agli immigrati di avere quel diritto di parola che spesso viene negato dai regimi dittatoriali nel loro paese e che viene negato anche ora.
L'occasione offerta da questa massiccia immigrazione è anche un'opportunità per affrontare insieme, immigrati e popolazioni, l'attuale situazione di guerra, miseria, crisi, nel mondo e nel nostro paese e per lottare contro i veri responsabili di essa.
Se c'è tanta immigrazione,, disoccupazione, la colpa è dei padroni e non degli immigrati.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
31.3.11 - Taranto v. Rintone, 22 – T/F 0994792086 – 3475301704 – cobasta@libero.it
pc 31 marzo - si allargano le adesioni internazionali alla settimana internazionale 2-9 aprile di sostegno alla guerra popolare in India
Colectivo Odio de Clase
La Semana de Apoyo a la Revolución India significa sobre todo "Internacionalismo"; internacionalismo entendido, además, en su acepción más llana, es decir, solidaridad de los trabajadores hacia aquellos a quienes identificamos, dondequiera que se encuentren, como nuestros iguales por explotados y, lo que es más importante, por rebeldes contra la explotación.
No hace mucho, el gobierno reaccionario indio calificó al Partido Comunista de la India (Maoísta) como “la mayor amenaza” a que debe hacer frente la Unión India, palabras que, en los oídos de los comunistas, nos resuenan con ecos de “la mayor esperanza” no sólo para la propia India, sino también para todos los pueblos del mundo.
Y ello es así porque la India, hoy, es una de las patas fundamentales del catafalco del capitalismo: el Partido Comunista de la India (Maoísta) se ha echado a las espaldas la admirable y gloriosa tarea de dar un golpe de muerte al capitalismo mundial retomando la tarea inconclusa de quienes nos precedieron en la labor más elevada a que se puede entregar la humanidad: acabar para siempre con la explotación del hombre por el hombre.Los comunistas sabemos que una victoria nuestra en la India desencadenará, como en 1917 ó 1949, una oleada de revoluciones populares cuya energía creará, de nuevo, la posibilidad de destruir por completo el sistema imperialista vigente.
Quizá sea éste el rasgo de mayor trascendencia del proceso revolucionario indio. Pero no es el único, ni mucho menos: el Partido Comunista de la India (Maoísta) –y me refiero a su práctica política y militar, a sus aportaciones teóricas, a sus análisis concretos sobre cuestiones de gran alcance como el problema nacional o la cuestión religiosa- ha hecho suyas las tradiciones más genuinas, más sanas, del proceso histórico de la Revolución india y del Movimiento Comunista internacional. El bagaje teórico y práctico del Partido Comunista de la India (Maoísta), desde su creación en septiembre de 2004, se puede describir como una “gran refutación” de los revisionismos de antes y de ahora. Pero también, y sobre todo, como un “gran sí” al Marxismo.
En atención a estos dos rasgos indisociables del Partido Comunista de la India (Maoísta), es decir, a su carácter de avanzada de la Revolución Mundial y a su creativa lucha contra todas las formas de revisionismo, el Colectivo Odio de Clase (ODC) se ha propuesto la tarea de difundir entre los lectores en lengua castellana el día a día de la Guerra Popular en la India con el objeto de ensanchar las corrientes de simpatía hacia el Partido Comunista de la India (Maoísta).
No queremos, camaradas, concluir sin mencionar el deber internacionalista de oponerse, en la medida de nuestras capacidades, a la criminal Operación “Green Hunt”, auténtica “guerra contra el Pueblo” como la han denominado nuestros camaradas indios, lanzada por el gobierno “progresista” de Delhi. Y tampoco sin recordar la figura del inolvidable camarada Azad, portavoz del Partido Comunista de la India (Maoísta) hasta su vil asesinato por los criminales al servicio de imperialismo que hoy –esperemos que no por mucho tiempo- ejercen el poder del estado indio en contra de las amplias masas populares de su propio país.
Nuestro mayor deseo es que el libro en cuya elaboración hemos participado “Guerra Popular en la India” la haga efectivamente avanzar, que sus páginas no tengan otro destino que contribuir a derrotar la tiranía del capital en el mundo.
¡Viva la Guerra Popular en la India!
¡Viva el Internacionalismo Proletario!
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ODIO DE CLASE
http://odiodeclase.blogspot.com/
pc 31 marzo - dai compagni indiani Naxalbari ..Condannare e resistere all'aggressione imperialista in Libia!
L’intervento imperialista non potrà mai essere la soluzione!
Condannare e resistere all'aggressione imperialista in Libia!
Le masse ribelli della Libia sono impegnate in una lotta accanita contro il dittatore Gheddafi e affrontano una repressione genocida. Si tratta di una giusta lotta che conta sul sostegno dei popoli di tutto il mondo. Invece gli attacchi lanciati da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia e altre potenze imperialiste in Libia sono ingiusta. Devono essere condannati e combattuti. Anche se vengono realizzati col pretesto di salvare le masse libiche è una guerra di aggressione. Il suo principale obiettivo è quello di sostituire Gheddafi con un despota più arrendevole. Niente a che fare con soccorso delle masse. Lo mostra la realtà: bombardano la Libia, ma allo stesso tempo contribuiscono attivamente alla repressione altrettanto brutale delle le masse in lotta in Bahrain, che ospita il comando militare USA in Asia occidentale. Anche le proteste dei governi di India, Russia, Cina e Brasile vanno denunciati e condannati come pura propaganda. Invece di bloccare l’approvazione ONU dell’aggressione imperialista aggressione, si sono semplicemente astenuti. Così anche loro sono complici della preparazione ed esecuzione dell’aggressione imperialista in Libia.
Il conflitto in Libia fa parte della grande sollevazione di masse che sta sconvolgendo in tutto il mondo arabo. In Tunisia e in Egitto sono già stati rovesciati dittatori da lungo tempo protetti dagli imperialisti,. Molti altri sono seriamente a rischio.
Anche se pubblicamente tutti gli imperialisti e i reazionari hanno sostenuto queste lotte, la realtà è che sono profondamente preoccupati. Hanno paura che decennali rapporti di dominazione neocoloniale imposti in Asia Occidentale e Nord Africa si sfilaccino. Sanno che queste lotte riflettono la profonda rabbia delle masse contro lo sfruttamento e le condizioni di oppressione esistenti in questi paesi. L’aspirazione del popolo a un cambiamento radicale non ha ancora raggiunto nette posizioni programmatiche di emancipazione. Ma quei popoli continuano a resistere contro ogni cambiamento formale che diano continuità al vecchio ordine in forme nuove. Questa corrente radicale, col suo potenziale di sviluppo in rivoluzione, è una delle più grandi promesse per gli oppressi. Tanto più sarà mantenuta quanto più sarà possibile l’azione cosciente dei maoisti. Nel frattempo, anche se come possibilità potenziale, è già una minaccia per l'imperialismo e la reazione.
Quindi un aspetto importante dell’attuale intervento imperialista in Libia è quella di minacciare e costringere le masse in lotta entro limiti di protesta accettabili.
Krantipriya
Portavoce,
Partito comunista dell'India (marxista-leninista) Naxalbari
20 Marzo, 2011
pc 31 marzo - doppia violenza ...
Ieri Il giudice di Napoli ha scarcerato il gruppo di stupratori tra cui un figlio di un boss dei Casalesi. La motivazione è altrettanto scandalosa: la donna non è stata ritenuta credibile perchè era "comprensibilmente emozionata", perchè durante la testimonianza piangeva era sconvolta e non riferiva tutto con esattezza.
Riportiamo dal Il Mattino:
"Durante la testimonianza piangeva. Spesso ogni volta che raccontava un dettaglio della violenza... Ma le lacrime di Annamaria non lo hanno commosso. Soprattutto non sono riuscite a tenere in carcere gli uomini che ha riconosciuto come i suoi stupratori. Giuseppe Borrata, Mario Grimaldi, Fabio Marotta e Carmine Timpanella, arrestati sabato con l'accusa di violenza sessuale di gruppo e sequestro di persona, reati aggravati dal metodo mafioso, sono stati liberati ieri (29/3) dal gip di Napoli Vincenzo Alabiso... Il giudice ha ritenuto non provati i gravi indizi di colpevolezza e insussistente il pericolo di fuga (e stiamo parlando di ambienti mafiosi... - ndr), convincimento che si è formato non nel corso dell'interrogatorio della ragazza rumena, al quale non ha partecipato, ma attraverso la lettura degli atti nei quali ha rilevato incongruenze e contraddizioni... (eppure) nelle 11 pagine si racconta una storia drammatica con episodi di violenza inauditi che hanno provocato alla ragazza lesioni gravissime e permanenti a causa di infezioni contratte in seguito allo stupro di gruppo. Costretta a rapporti sessuali da Francesco Borrata... Annamaria era stata sequestrata e messa a disposizione della comitiva dello stesso Borrata, sia a Torino, sia a Torino, dove era andata a cercare
lavoro, sia a Mondragone... In tutte le occasioni il Borrata l'avrebbe minacciata con la pistola ricordandole chi erano i suoi amici. Le aveva anche detto di aver ammazzato diverse persone, soprattutto stranieri, "mettendoli nel forno delle pizze"... la madre (di Annamaria) aveva denunciato la sparizione della figlia ai carabinieri. Il 6 febbraio del 2009, undici giorni dopo il festino con stupro di gruppo, era stata rintracciata in un albergo a Metaponto visibilmente provata e spaventata...".
E SONO QUESTI LURIDI STUPRATORI MAFIOSI CHE VENGONO LASCIATI LIBERI!
MA ALTRETTANTO GRAVI E INCREDIBILI SONO LE "INCONGRUENZE" USATE DAL GIUDICE PER SCARCERARLI:
"... quando Annamaria racconta di essere rimasta a Torino, per circa due settimane, il magistrato rileva che vi è rimasta solo 10 giorni (!)... Lì dove la madre dice che la figlia le aveva detto di essere sotto la minaccia della pistola, la giovane donna ha dichiarato di averle detto "sebbene costretta, di non preoccuparsi" (!) -ancora - "... Annamaria aveva individuato fotograficamente i responsabili, attribuendo in maniera errata i rapporti di parentela e di colleganza... successivamente rettificati...
Nessun riferimento invece all'individuazione personale avvenuta nel febbraio scorso, nel corso del quale la ragazza ha indicato senza ombra di dubbio i quattro... riconosciuti anche sulla scorta di dettagli fisici (tatuaggi, per esempio) non visibili".
DOPO L'ASSOLUZIONE DELL'ISP. DI POLIZIA ADESSO PER LA VIOLENZA CONTRO JOY, ORA ANCORA GIUDICI DALLA PARTE DEGLI STUPRATORI, DEI POLIZIOTTI, DEI MAFIOSI.
Denunciamo dovunque chi difende questo Stato!
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
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pc 31 marzo - la campagna a sostegno della guerra popolare in India in Italia
La campagna a sostegno della Guerra Popolare in India serve all'unità delle forze comuniste marxiste-leniniste-maoiste rivoluzionarie a livello internazionale. Serve la ricomposizione internazionale del movimento comunista intorno alla guerra popolare più grande, più attiva, mentre proseguono quelle in Perù Filippine ecc.
La guerra popolare in India è uno dei centri attuali dello scontro tra controrivoluzione e rivoluzione dal punto di vista del maoismo e delle guerre popolari.
Per questo l'attenzione dell'imperialismo è aumentata, e la campagna ottiene l'attenzione dei suoi organi di stampa.
Nei prossimi mesi si arriverà ad una conferenza internazionale di sostegno che riuscirà a raccogliere tante forze rivoluzionarie, internazionaliste e antimperialiste vere nel mondo.
L'India può essere un anello debole dell'imperialismo che cerca di impedire l'avanzamento della rivoluzione,La rivoluzione in india contribuisce a mostrare l'attualità del maoismo e del comunismo.
Per questo questa campagna è molto importante.
Noi siamo come le gocce nel mare, questo è il senso del nostro in Italia.
Ma il mare è fatto di tante gocce. Ogni avanzamento delle rivoluzioni negli altri paesi è una goccia in questo mare, che si trasforma in mare armato delle masse che può cambiare cambiare realmente la faccia di questo mondo.
La campagna in italia
Dal 20 marzo è partita una informativa quotidiana con affissione e
circolazione dell'appello.
E' stata preparata una mostra e prodotto un video.
Non c'è una sola iniziativa centrale ma varie iniziative, per raggiungere un
numero significativo di operai, disoccupati, precari, università,
donne, immigrati
Le iniziative principali sono:
assemblea dei lavoratori e immigrati a Marghera 2 aprile
presidio all'Università di Milano 6 aprile
serata del 7 aprile all'università di Palermo Accademia di Belle Arti
con Assemblea rosso e proiezione video sulla guerra popolare
volantinaggio-mozione degli operai Ilva taranto sud italia/Dalmine nord
Italia Fiat/Cantieri Navali Palermo sicilia
presidio al Consolato di MILANO l'8 aprile
assemblea a TARANTO 5 aprile
assemblea a PALERMO 8 aprile
assemblea a TORINO 9 aprile
comitato di sostegno internazionale alla guerra popolare in India -italia
csgpIndia@gmail.com
pc 31 marzo - lo slai cobas per il sindacato di classe su nucleare e guerra
Nel contesto attuale la battaglia contro il nucleare assume una importanza politica nella lotta contro i piani dei padroni, contro il governo Berlusconi, contro ogni governo dei padroni.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe non è una forza "ambientalista" o "referendaria" anche se è favorevole a un ampio fronte unito contro il nucleare del capitale ed è nel quadro di questa lotta che ritiene necessario il Sì ai prossimi referendum. Lo Slai cobas non considera però il referendum l'arma principale di questa lotta.
Il nucleare risponde agli interessi economici dei padroni sia della riduzione in questa forma dei costi energetici sia come grande business e volano di un'economia sempre più nuclearizzata e di guerra che dà più profitti ed è la vera uscita dalla crisi per il capitale, sia nel quadro geo-strategico di ridurre la dipendenza dalla aree turbolenti del petrolio. A questo in Italia si aggiunge, come sempre, l'esistenza di una lobby affaristica, corrotta e mafiosa che ha il centro in questo governo ma che è trasversale e comprende ministri, forze dell'"opposizione", banchieri,
scienziati, ecc. due nomi per tutti: Chicco testa e Veronesi.
Per questo la scelta dell'Italia sul nucleare non è reversibile, qualunque siano gli effetti disastrosi sulle popolazioni.
I piani del nucleare del capitale civile e militare si fermano con la lotta/rivolta popolare che impedisca le nuove centrali, chiuda quelle esistenti; sapendo che il blocco effettivo di questi piani è possibile col rovesciamento di questa classe dominante, questo governo e questo Stato e il potere nelle mani dei proletari e delle masse popolari per trasformare la società.
Questa è la battaglia che come proletari, lavoratori, disoccupati vogliamo portare all'interno del movimento di opposizione al nucleare, per non essere compagni di strada, testimoni impotenti della marcia verso la moderna barbarie del sistema imperialista mondiale e italiano.
Sulla guerra -
Lo Slai cobas per il sindacato di classe denuncia che gli aerei italiani, al carro di quelli americani e francesi, partecipano eccome alla guerra contro la Libia, partecipano ai bombardamenti seminando anch'essi morte e distruzione pure di civili. Le basi militari della Puglia, di Taranto tornano zone di guerra!
Il governo Berlusconi e la falsa "opposizione" in Parlamento sono tutti d'accordo, con l PD, più realista del re, che è il più sfegatato sostenitore della guerra, ancora una volta del "PROFITTO".
ll regime di Gheddafi è stato in questi ultimi anni al servizio degli interessi economici e politici dei governi occidentali e del governo italiano in particolare, con accordi sullo sfruttamento energetico,
forniture di armamenti, controllo e mercato dell'immigrazione. Abbiamo visto tutti il baciamano e l'accoglienza come un re di Gheddafi! Ora gli stessi governi scendono in campo apparentemente contro Gheddafi, in realtà a tutela degli stessi interessi e profitti. Gheddafi bombarda il suo stesso popolo in rivolta in alcune zone, e le truppe Usa-Francia-Italia aggiungono altri bombardamenti. E questa sarebbe una guerra "umanitaria"?!
Il governo italiano, l'arco parlamentare che lo appoggia, il Presidente Napolitano, ancora una volta agiscono in aperta violazione dell'art. 11 della Costituzione, e si preparano a scaricare anche i costi di questo intervento militare sulle masse popolari. Alla faccia della crisi, miliardi su miliardi spesi per bombe, truppe, armamenti, mentre manca il lavoro, la salute, le case, i salari sono troppo bassi per vivere, tagliano i fondi per la scuola e l'ambiente.
Noi lavoratori, disoccupati, precari, giovani, donne, non vogliamo questa altra guerra. NON IN NOSTRO NOME!
Continuiamo a farci sentire, a lottare in tutte le forme, organizziamo manifestazioni cittadine, regionali, nazionale.
Slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale cobasta@libero.it - 3471102638
mercoledì 30 marzo 2011
pc 29-30 marzo: ancora morti nel mare di Lampedusa
Dopo il nuovo vergognoso show di Berlusconi a Lampedusa una nuova tragedia: ancora morti di immigrati! Uomini, donne, bambini
Altre morti che porta “sulla coscienza” questo governo fascista e razzista
PAGHERETE CARO! PAGHERETE TUTTO!
______________
Affonda barcone diretto a Lampedusa: un bambino tra gli undici migranti morti
I primi soccorsi sarebbero stati portati da un peschereccio egiziano. Successivamente sarebbero intervenute una nave della Marina militare e una motovedetta. Quest'ultima ha trasportato i superstiti a Lampedusa.
http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=31c018d4c49d90e8
Mercoledì 30 Marzo 2011 - 21:39 Ultimo aggiornamento: 22:15
pc 29-30 marzo - rovesciare berlusconi con tutti i mezzi
L'appello che facciamo alle forze di questo paese che non accettano queste cose è di costruire subito sin da sabato o meglio nella prossima settimana l'assedio ai palazzi del potere per mettere fine a questo orrore senza fine.
Costi quello che costi.
proletari comunisti
30 marzo
pc 29-30 marzo - MANDURIA, L'EMERGENZA E' : GOVERNO, FASCISTI, OTTUSI CITTADINI,
Gruppi di giovani di Oria si improvvisano vigilantes e a bordo di furgoni caricano di forza contro i tunisini che incontrano per le vie del paese e li riportano con modi spicci nel campo. Li affrontano e rincorrono con aggressività, a volte con cattiveria.“Devono stare chiusi nel centro e non li vogliamo in giro” ha detto uno dei promotori della protesta, una carogna fascista, Antonio Ingrao” che va in giro con la sua macchina con moglie e figlio “trota” al seguito che mentre lui guida controlla se stanno tunisini per strada.
Queste ronde girano anche la notte: “se vedo di nuovo qualcuno vicino alla mia abitazione non rispondo di me...", e qualche becero cretino minaccia di imbracciare il fucile.
Un gruppetto di giovani manduriani avantieri ha improvvisato un picchetto davanti all'ingresso del campo per protestare contro il governo per la poca sorveglianza del campo.
Oggi alle 16,30 a Oria c'è un pubblico incontro di protesta per i “problemi che dopo l'arrivo dei migranti nordafricani attanagliano il territorio oritano”.
Ciò che è preoccupante è l'intreccio tra ottusi cittadini che parlano solo il linguaggio cieco della “proprietà”: la mia proprietà, la mia donna, i miei figli, che dicono – come fa un amico di Ingrao - che “due tunisini hanno cercato di avvicinarsi alla figlia “almeno così penso”; e chi fomenta in maniera politica questi sentimenti, e pratiche razziste; la zona anche in passato è stata covo di gruppi fascisti, di Forza Nuova, ci sono ancora dei reduci di Fiamma Tricolore.
Ma questa canea razzista viene anche gonfiata dai politici, dalla stampa, in buona o cattiva fede, mentre viene messa la sordina su altre iniziative, come il fatto che diversi cittadini di Manduria si sono presentati all'ingresso del campo per lasciare pacchi contenenti generi di prima necessità, e solo una indecente burocrazia lo ha impedito.
Ma soprattutto è nato a Manduria un “comitato d'accoglienza” che ha scritto: “...dopo aver analizzato i primi sentimenti razzisti di alcuni concittadini... riteniamo doveroso mobilitarci a sostegno dei tantissimi civili cittadini manduriani e a garanzia dei fratelli profughi”
E venerdì 1° aprile alle 18 nella piazza principale di Manduria ha convocato un'assemblea pubblica, a cui parteciperà lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto.
Ieri vi è stata una piccola “vittoria” delle donne, 12, tra cui tre incinta, arrivate a Taranto si sono rifiutate di scendere con i loro mariti dai bus per non andare nel campo di Manduria dove vi sono solo uomini, 1200, e dopo che a Lampedusa, come hanno denunciato, hanno subito violenze. A sera hanno ottenuto di essere trasferite al “centro di accoglienza richiedenti asilo” di Bari.
Ciò che unisce sinistra, compresa la Cgil, e destra è che ci si trova davanti ad un'emergenza. Ma l'emergenza la sta creando il governo, ammassando migliaia di immigrati nei campi. Un' “emergenza” volutamente creata e mantenuta per ottenere il coinvolgimento degli altri Stati Europei, per mantenere buona la Lega, per la logica e politica intrinsecamente razzista e fascista.
Sembra un film dell'assurdo, tante persone, poliziotti, carabinieri, vigili, guardia di finanza a “controllare”, a impedire l'accesso - anche ai giornalisti se non sono autorizzati dopo un contorto giro burocratico - , a tentare penosamente di impedire le fughe, che per fortuna continuano, praticamente a non fare niente, quando ci sono i problemi pratici, di vita – i pasti, le docce, la pulizia del campo, ecc.
I più tranquilli e di buon senso sono i tunisini, molti di loro spiegano con pazienza che loro non vogliono stare a Manduria, o in Italia, perchè sanno già dove andare in Francia, in Germania, ecc. e che loro non vogliono creare problemi alla popolazione della zona; se potessero partire, il problema da un giorno all'altro sarebbe risolto.
Ma questo è un altro mondo...
pc 29-30 marzo - Catalunya : 2 a 9 d´Abril, 2011 SETMANA INTERNACIONAL DE SUPORT A LA GUERRA POPULAR A L’ÍNDIA
2 a 9 d´Abril, 2011
SETMANA INTERNACIONAL DE SUPORT A LA GUERRA POPULAR A L’ÍNDIA
La guerra popular a l’Índia s’està intensificant dia a dia. Dirigida pel Partit Comunista de l’Índia Maoista involucra i compta amb el suport de milions d’agricultors pobres, dones, les masses dels intocables, i controla ara prop de deu Estats de la Confederació de l’Índia.
Una guerra popular contra la pobresa, l’explotació capitalista feudal, a les regions on són més agudes les contradiccions produïdes pel turbulent desenvolupament del saqueig dels recursos, l’opressió de casta i explotació, del capitalisme *indià vinculat a l’imperialisme.
Amb l’ajuda i el suport dels imperialistes i especialment l’imperialisme nord-americà, les classes dominants reaccionàries a l’Índia tracten de sufocar el moviment revolucionari, duent a terme atrocitats desplegats, d’una tal barbàrie sense cap precedent.
El govern de l’Índia en nom de l’imperialisme descriu la guerra popular com la major amenaça a la seguretat interior, i va llançar contra ella en tot el país una ofensiva sense precedents, sota el nom d’operació “caça verd” amb un gran desplegament de tropes “super” armades, policia i forces paramilitars per sembrar el terror i el genocidi al poble de l’Índia, amb atacs, destrucció indiscriminada, violacions i assassinats massius, detencions i desaparicions, tractant d’assassinar als líders, com va ocórrer amb el camarada Azad, un maoista dels principals líders del PCI (M). Tot en la il·lusió d’ofegar en la sang la lluita d’un poble per a l’alliberament.
Però les masses populars de l´índia s’uneixen en la guerra popular, donant lloc a grans protestes i vagues contra la pujada dels preus, la corrupció i el terrorisme d’estat.
Els governs imperialistes, els Estats Units, Europa, Rússia, i els seus mitjans de comunicació recolza l’acció criminal del govern de l’Índia; però també en aquests països creix la denúncia i solidaritat.
Les masses índies, dirigides pel Partit Comunista Maoista de l’Índia, està escrivint una pàgina històrica de la lluita de classes al món actual.
El desenvolupament de la guerra popular a l’Índia confirma que avui la revolució és la tendència principal al món i que el maoisme assumeix el paper del comandament i lideratge en la nova ona de la revolució mundial contra l’imperialisme en crisi.
El proletariat mundial comprèn que l’avançament de la guerra popular en l’Índia posa en dubte no només l’equilibri de poder a la regió sud Àsia, sinó també en l’actitud del sistema imperialista mundial.
El Comitè Internacional en suport de la guerra popular llança una gran campanya internacional, que es realitzarà en totes les formes, a la majoria mes possible de països, amb una setmana d’acció entre 2-9 Abril de 2011.
Aquesta campanya és i ha de ser l’expressió de l´internacionalisme proletari i de l’avanç de la unitat del proletariat internacional, els revolucionaris, les forces democràtiques i les nacions i els pobles oprimits de tot el món.
COMITÈ INTERNACIONAL DE SUPORT A la GUERRA POPULAR EN L’ÍNDIA
csgpindia@gmail.com
La presente traducción al catalá del llamado internacional para la campaña de apoyo a la guerra popular en India esta realizada por los compañeros de Espai Alliberat.
Espai Alliberat
martedì 29 marzo 2011
pc 29-30 marzo - un appello contro la guerra della rete delle realtà studentesche organizzate
Sabato 26 Marzo 2011 23:18 cau .Non esistevano, dunque, in Italia studiosi seri e coscienziosi? Cosa facevano gli insegnanti universitari di geografia, di storia, di letterature straniere, di diritto internazionale, di cose orientali? Credettero anch’essi alle frottole dei giornali? E se non ci credettero, perché lasciarono che il Paese fosse ingannato? Oppure considerarono la faccenda come del tutto indifferente per la loro olimpica serenità? La risposta a queste domande non potrà essere molto lusinghiera per la nostra generazione.
(Gaetano Salvemini, 1914. A proposito della guerra libica del 1911-1912)
di red-net (rete delle realtà studentesche autorganizzate)
Ormai da qualche giorno vanno avanti i bombardamenti “umanitari” contro la Libia. Una risoluzione dell’ONU ha fornito il paravento dietro cui possono nascondersi i guerrafondai di tutte le latitudini. E così la “coalizione dei volenterosi”, che ora cerca riparo dietro le rassicuranti insegne della NATO, ha potuto scagliare missili Tomahawks, Agm-88 Harm e altri con i cui nomi ci troveremmo purtroppo a familiarizzare se non fosse per la cara informazione di regime che – sia benedetta! - cerca di proteggerci dalle brutture della guerra, nascondendoci accuratamente quelli che in gergo vengono definiti “effetti collaterali”, che poi non sono altro che uomini e donne dilaniati e massacrati dalle “nostre” armi.
Finora – bisogna ammetterlo – le manifestazioni contro la guerra non sono riuscite a fare breccia tra settori maggioritari della popolazione. La guerra “giusta” ha attirato sul proprio carro anche molti di quei pacifisti che solo qualche anno fa scendevano in strada per protestare contro le aggressioni militari in Afghanistan e Iraq. Anche in scuole e università è palpabile la percezione di “normalità”, non ci si sente “in guerra”.
Per fortuna, al contempo, stanno cominciando ad organizzarsi dei focolai di resistenza: in diverse città si sono organizzate manifestazioni di protesta e denuncia e sono in programma altre iniziative per ribadire la contrarietà a quest’aggressione imperialista, in cui l’Italia gioca un ruolo di prim’ordine. Si tratta di focolai che vanno moltiplicati e sviluppati, a partire dai luoghi che viviamo ogni giorno. Scuole e università sono sulla linea del fronte. Non per una pretesa centralità degli studenti e degli atenei, ma perché anche le istituzioni formative giocano un ruolo negli scenari bellici. Cosa ci insegnano ad esempio le scienze sociali? Non nasce forse anche col contributo dell’accademia la terribile teoria della “guerra umanitaria”? Insigni professoroni non ci insegnano che gli stati devono perseguire i propri interessi strategici? E naturale conseguenza di questo ragionamento non è forse “difendere” gli interessi dell’ENI e delle altre imprese italiane in Libia, minacciate dalla “concorrenza” di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti? La Libia non è stata forse considerata come la nostra “quarta sponda”? E i sofisticati armamenti che vengono sperimentati oggi in Libia - domani chissà dove - in quale luogo pensiamo vengano inventati, modificati, resi più efficienti (dove efficienza sta per: più morti, più distruzione, meno rischi per l’aggressore)? Centri di ricerca e dipartimenti universitari non servono anche a questo?
Ma noi non dimentichiamo nemmeno che chi oggi sostiene che lottare contro la guerra significhi appoggiare Gheddafi ed è pronto ad indossare l’elmetto e a ciarlare di diritto internazionale, della bontà dell’ONU e della salvaguardia dei diritti umani, meno di un anno fa (era l’11 giugno 2010) invitava il carnefice libico con tutti gli onori, gli permetteva di tenere una lezione nell’università più grande d’Italia, La Sapienza, e cercava di allettare gli studenti promettendo l’elargizione di 3 crediti formativi a chiunque avesse assistito alla lectio magistralis!
Lottare contro la guerra significa lottare anche contro tutto questo. Sfidare l’apparato ideologico messo in piedi per giustificare l’intervento armato, demistificando i ragionamenti che continuano a propinarci, costruire e sviluppare la mobilitazione contro le basi, contro il militarismo, contro le spese militari (che continuano a crescere mentre i fondi destinati all’università, alla ricerca e in generale alle spese sociali si riducono drasticamente!), a livello locale e nazionale, è la strada da percorrere per chi vuole impedire gli eccidi, le umiliazioni e la sottomissione che le “guerre umanitarie” hanno sempre prodotto!
Costruiamo la resistenza contro la guerra imperialista!
lunedì 28 marzo 2011
pc 29-30 Marzo- GROSSA ASSEMBLEA ANTIFASCISTA A PALERMO DOPO LA BATTAGLIA DEL 23 MARZO!
È stato il primo momento assembleare cittadino dopo la campagna e la consecutiva battaglia antifascista del 23 Marzo contro la presentazione del libro di Casapound alla Mondadori di Palermo.
Tra gli interventi di apertura dei lavoratori è stata ribadita l’importanza di aver partecipato alla mobilitazione del 23 Marzo e di aver contestato questo stato che, per mezzo di assessori e deputati regionali, protegge la feccia fascista garantendogli di svolgere la loro iniziativa militarizzando l’intero centro città con sbirri in antisommossa, camionette ed elicotteri.
Alcuni lavoratori presenti il 23 pomeriggio hanno sottolineato la necessità di prendere come esempio i giovani antifascisti che hanno sfidato lo stato e la repressione della questura in nome di un principio alto: il diritto a rivendicare l’antifascismo militante. La determinazione di quei giovani è un esempio anche per quanto riguarda le lotte sindacali contro i padroni nelle vertenze sindacali e in generale contro le politiche del governo che colpisce i lavoratori da un lato e dall’altro utilizza stato di polizia e manovalanza fascista contro chi lotta per difendere i propri diritti.
Presente anche la delegata sindacale Donatella Anello denunciata dal deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana Salvino Caputo per “istigazione alla violenza” che ha ribadito il suo appoggio alla giusta lotta antifascista di Mercoledì pomeriggio, riconfermando le dichiarazioni date alla stampa in quell’occasione e denunciando ulteriormente il sistema del “2 pesi e 2 misure” per i manifestanti e le forze dell’ordine le quali, come documentato dai media, hanno sparato lacrimogeni ad altezza d’uomo e tirato pietre contro gli antifascisti.
Rosario Sciortino segretario provinciale dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe ha ribadito che l’antifascismo o è militante o non lo è, a ciò che si dice devono seguire i fatti nella pratica sennò si è solo antifascisti a parole. A differenza di altri che in città spesso si riempiono la bocca di antifascismo ma al momento cruciale si defilano, lo Slai Cobas per il Sindacato di Classe porterà fino in fondo la campagna antifascista con tutti i lavoratori e i compagni disposti a proseguire un ragionamento condiviso. Quindi anche questa organizzazione sindacale andrà avanti anche dopo i fatti del 23 proponendo ancora una volta a tutti di schierarsi in questo senso e di costruire insieme la campagna.
Presenti i giovani di Red Block, del Cail e dello Studentato Occupato Anomalia.
I compagni di Red Block hanno ribadito la necessità della campagna antifascista verso i fascisti in doppiopetto presenti a diversi livelli nelle istituzioni locali abbracciando la proposta dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe di continuare la campagna generale anche per mezzo dell’esposto già presentato nei giorni scorsi e aggiornando lo stesso alla luce degli ultimi eventi.
I compagni dell’Anomalia innanzitutto hanno espresso la loro solidarietà alla compagna Donatella oggetto della denuncia, sottolineando il fatto che tale atto repressivo parte da chi mangia quotidianamente a spese dei lavoratori ed è rivolto contro una lavoratrice in particolare e in generale verso i lavoratori del sindacato tutto, unico sindacato che si è schierato sulla questione dando appoggio pieno e incondizionato alla causa antifascista. I compagni hanno dato la loro disponibilità per proseguire il dibattito e la costruzione collettiva di prossime iniziative.
L’assemblea si è conclusa con l’idea condivisa di proseguire con la campagna antifascista e contro
la repressione in continuità con la campagna che ha portato alla grande mobilitazione antifascista nelle strade della città prima e fino al 23 Marzo.
Antifascisti sempre!
pc 28 marzo - grave incidente nell'appalto Ilva a taranto
due feriti all'Ilva, uno è grave
Sono dipendenti dell'Itas, azienda che opera in regime di appalto all'interno dello stabilimento siderurgico. Uno dei due è grave.
Due lavoratori della ditta Itas, dell'appalto Ilva, sono rimasti feriti - uno dei quali in modo grave - in un incidente sul lavoro avvenuto nel cantiere dell'azienda all'interno dello stabilimento siderurgico di Taranto.
I due operai, a quanto si è saputo, stavano gonfiando uno pneumatico di una gru di proprietà della stessa ditta di manutenzione che, per cause in corso di accertamento, è scoppiato. In seguito allo spostamento d'aria, uno dei lavoratori, Giuseppe Chirico, di 60 anni, è caduto per terra
provocandosi la frattura di un braccio.
L'altro, Antonio Napolitano, di 57 anni, è stato colpito con violenza dal cerchio metallico e da pezzi del pneumatico e ha riportato un trauma guanciale e altre lesioni. Entrambi sono stati soccorsi da personale dello stabilimento e poi trasportati in ospedale. A riportare la peggio è stato Napolitano, per il quale i medici si sono riservati la prognosi. L'uomo comunque non corre pericolo di vita. Un terzo operaio presente al momento dell'incidente è rimasto illeso.
L'appalto Ilva è divenuto il nuovo campo di pericolo per gli operai Ilva.
Mentre nello stabilimente centrale, cassaintegrazione straordinaria divenuta in deroga e licenziamenti degli interinali, nell'apppalto, licenziamenti di massa nel silenzio assenso dei sindacati confederali e condizioni di massimo sfruttamento e insicurezza per chi riesce a lavorare
Slai cobas per il sindacato di classe
Taranto
pc 28 marzo - Mantovano il sottosegretario bastardo al servizio del leghista Maroni a Manduria porta polizia e razzismo
Intanto dopo Lampedusa anche nel campo di Manduria gente abbandonata, senza vera assistenza e affamata, gente che continua a fuggire dalla miseria e guerra trattati come bestie.
Prima il governo moderno fascista deporta immigrati e disagio, poi i fascisti locali cercano di provocare sentimenti e progrom razzisti cavalcando il disagio.
Il governo della guerra e delle deportazioni e nello stesso tempo del leghismo razzista, deve essere cacciato da una rivolta popolare.
E' lo stesso governo della disoccupazione, del nucleare imposto nonostante il Giappone,
è il governo del lusso, della corruzione e dello spreco nella crisi,
è il governo del fascismo padronale nelle fabbriche.
Questo governo deve essere cacciato da una rivolta popolare che deve spazzare via anche la falsa opposizione del PD
Proletari comunisti
28 marzo