il processo per i licenziamenti
Reintegro licenziati Terza udienza del processo
Nuove prove contro Fiat
Il giudice si riserva di decidere
L’ipotesi: «L’azienda voleva colpire la Fiom»
MELFI - Anche una copia degli accordi di Pomigliano eMirafiori sono finiti nel corposo materiale aggiuntivo che ieri
mattina i legali della Fiom hanno consegnato al giudice del lavoro di Melfi, Amerigo Palma, chiamato a decidere nel processo
di appello contro il reintegro dei tre operai licenziati in Sata lo scorso luglio.
La strategia degli avvocati del sindacato è mostrare che quei licenziamenti sono maturati nell’ambito di una strategia
più generale del Lingotto, che mirava a colpire la Fiom in vista dei nuovi modelli di organizzazione del lavoro sui quali
l’azienda stava puntando. I provvedimenti contro GiovanniBarozzino,Marco Pignatelli e AntonioLamorte
sarebbero maturati proprio in questo clima. A riprova di questa ipotesi sono stati consegnate in tribunale anche registrazioni di
conversazioni avvenute tra alcuni delegati sindacali di fabbrica e copie di sms che – se confermati proverebbero la premeditazioni
di Fiat nel “fare fuori i tre operai”. Il giudice, che nell’udienza di ieri ha ascoltato tre testimoni (due della Fiom e uno dell’azienda), si è riservato di decidere sulla possibilità di acquisire agli atti i nuovi elementi prodotti. E dovrà anche decidere se accogliere la richiesta della Fiom di ascoltare altri 24 testimoni su quanto accaduto quella notte.
«Quello che ci auguriamo - ha commentato il segretario della Fiom di Basilicata, Emanuele De Nicola - è lamagistratura
possa al più presto mettere fine a quest’incubo attraverso una ricostruzione di quanto accaduto nel corso del corteo
interno che si svolse in fabbrica e che portò al licenziamento dei tre operai». «In tutti questi mesi - ha commentato Giovanni Barozzino -non abbiamo mai preso la speranza che la verità possa essere stabilita con certezza». E di una cosa è certo: «Non mi sembra possa essere considerato un caso il fatto che i provvedimenti siano stati adottati proprio contro tre operai iscritti alla
Fiom, tra i quali il delegato sindacale più votato in fabbrica». Barozzino commenta anche l’ipotesi di Marchionne di portare il modello Mirafori a Melfi: «Il nostro stabilimento non ha bisogno di questo. Innovazione non può significare solo
eliminare la Fiom dalle fabbriche». E poi ancora sul referendum:«Un ricatto che non lascia scelta al lavoratore. Quindi, inaccettabile».
il 18 A MELFI E ALLA FIAT SATA
La delegazione di Proletari comunisti al Tribunale di Melfi, dove ieri era in corso l'udienza per il licenziamento dei 3 operai, è stata accolta dal “grazie” del delegato Giovanni Barozzino, e dai saluti calorosi degli altri, operaie e operai, licenziati, presenti al presidio.
Due operaie subito ci hanno raccontato come stanno peggiorando i carichi di lavoro alla Sata - e ancora, ufficialmente non è stato fatto per Melfi un accordo tipo Pomigliano/Mirafiori! Che succederà quando, come dice Marchionne, l'accordo verrà esteso anche a Melfi?
In una sola linea del 'Montaggio' le macchine sono passate da 276 a 291, ben 15 in più e neanche un operaio in più. Ai motori, per 25 macchine sta solo 1 operaio. E' aumentata la velocità della linea.
L'aumento del carico alla catena di montaggio, si riflette inevitabilmente su tutte le postazioni di lavoro collegate; le due operaie, per esempio che si occupano della preparazione del materiale utilizzato alla catena, devono ora essere più svelte e preparare più pezzi di prima: 30 pezzi in più per due linee.
Ma non c'è solo l'aumento dei carichi e la riduzione dei tempi di lavoro, l'azienda diminuisce anche i lavoratori nelle postazioni. Prima – hanno raccontato le operaie – vi erano 2 operai per tutto il turno, ora restano 2 solo fino alle 18 e poi per le altre 3 ore e mezza vi è una sola persona.
Le operaie e gli operai non ce la fanno già più! La fatica aumenta, le braccia, le gambe, il corpo sono indolenziti già dopo poche ore (e a Mirafiori la Fiat pretende di far lavorare anche 10 ore!!).
“Loro – hanno detto le operaie – non sanno cosa significa catena di montaggio”
“Dicono: “che cosa sono 10 minuti di pausa in meno...”, ma quando, come alla Sata, i bagni stanno a inizio e fine del reparto, per chi sta in mezzo ci vogliono 10 minuti solo per arrivarci al bagno! E per le donne? Chi ha il ciclo mestruale come deve fare?”.
Gli effetti sulla salute dei ritmi e cafrichi di lavoro si vedono in un semplice dato: “sono aumentati del 50% gli operai con “Ridotte Capacità Lavorative”, un aumento di 300 casi in un solo anno!
Ieri al Tribunale è continuato, anche se in piccoli numeri, l'abbraccio di solidarietà ai loro compagni da parte delle operaie e operai. Alcuni operai volevano rimanere al presidio nel pomeriggio, facendo anche sciopero ed è stato Giovanni Barozzino a convincerli a non farlo.
Decine e decine di operai che la notte tra il 6 e 7 luglio avevano fatto sciopero volevano essere ascoltati dal giudice e poiché non è stato possibile hanno scritto una dichiarazione sulla verità sui fatti che ieri è stata depositata in Tribunale.
A Melfi, il licenziamento dei due delegati e di un operaio, ha già messo in atto quell'attacco al diritto di sciopero ora formalizzato nell'accordo Mirafiori. “A Melfi con i nostri licenziamenti, vi è stato un esperimento della linea ora ufficializzata di escludere la Fiom”. Per questo Marchionne ne fa una questione politica e sta facendo di tutto perchè non rientrino in fabbrica.
Ma i 2 delegati licenziati sono comunque presenti alla Sata: “Dal 3 novembre siamo riusciti ad ottenere non solo l'accessibilità alla saletta sindacale, ma anche di poter utilizzare i permessi sindacali. Ma anche qui c'è stato un peggioramento: mentre prima oltre le 8 ore, vi era un monte ore di 'permessi non retribuiti', oggi la Fiat lo ha tolto e se un operaio mi chiama per un fatto grave, non posso andare”.
Con i 2 delegati e l'operaio licenziato abbiamo infine posto e discusso della necessità di una grossa iniziativa nazionale alla Fiat Sata: per riaccendere i riflettori nazionali contro i licenziamenti e il definitivo rientro in fabbrica dei 3 operai/delegati; contro l'attacco ai diritti sindacali e al diritto di sciopero; rilanciare, anche con l'iniziativa della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, la mobilitazione contro l'attacco alla salute del piano Fiat (che ha visto a Melfi già un esposto/denuncia anni fa dello Slai cobas per il sindacato di classe); la lotta contro l'accordo, che vedrà nei prossimi mesi nell'occhio del ciclone proprio lo stabilimento di Melfi, cuore produttivo della Fiat.
Su questo, Barazzino, Lamorte e Pignatelli si sono detti d'accordo.
Alle 13 la delegazione di Proletari comunisti si è spostata davanti alle due portinerie della Fiat Sata, dove ha distribuito il volantone di analisi critica punto per punto dell'accordo Mirafiori, l'opuscolo sullo “Speciale Fiat” e continuato la discussione con le operaie e gli operai.
Anche qui sono state soprattutto le operaie a denunciare il peso del lavoro sempre più duro alla catena di montaggio: “non ce la facciamo più – hanno detto – stiamo tutti male, il personale è ridotto sulle linee. Ma qui prima o poi scoppiamo!”
Il volantone è stato molto ricercato dagli operai, perchè in realtà l'accordo Mirafiori, al di là dello imbonimento mediatico dei giorni scorsi, non è conosciuto e soprattutto non c'è una analisi autonoma, di parte operaia.
Nelle discussioni tanti operai e operaie erano d'accordo che contro il piano Fiat occorre uno scontro frontale, che contro l'arroganza fascista di Marchionne non valgono le ragioni, tantomeno la richiesta di riapertura della trattativa, ma occorrono “le teste malate” - come diceva un operaio - cioè gli operai che non si impauriscono e lottano.
Sul fronte sindacale, l'accordo Mirafiori e il referendum, ha visto a Melfi un effetto positivo: la Fismic sta perdendo iscritti, e soprattutto alcuni operai combattivi che erano passati alla Fismic nell'illusione di avere agibilità, oggi ne sono usciti, “perchè – come diceva ieri un operaio - dopo Pomigliano e Mirafiori è una questione di dignità non rimanervi”.
Ma altre questioni stanno maturando: la necessità della rottura aperta con la linea della Cgil/Camusso, la necessità del ragionamento autonomo degli operai pur stando all'interno della Fiom; il problema del rapporto operai/movimento studentesco, la questione del 14 dicembre e il limite della Fiom a non aver dichiarato in quella data sciopero; la questione di non fare il 28 uno sciopero e manifestazione “scontate”. E, soprattutto, comincia a farsi strada tra operai più coscienti il problema, portato da Proletari comunisti, dell'autonomia di classe politica degli operai e torna a essere presa in considerazione la costruzione del “circoli operaio”.
Proletari comunisti