sabato 22 gennaio 2011

pc quotidiano 22 gennaio - Ma quali morti bianche, sono omicidi volontari

MORTI BIANCHE

Misilimeri, un autocarro lo travolge
morto un operaio cinquantenne

A perdere la vita è stato Paolo Pellegrino, cinquantenne dipendente di una ditta di materiale edile. Sul posto è arrivato personale del 118

Morte sul lavoro questa mattina, intorno alle 9, all'interno di un deposito di materiale edile di via Vincenzo Ingrassia a Misilmeri, in provincia di Palermo. Un uomo di 50 anni, Paolo Pellegrino, è morto sul colpo dopo essere stato travolto da un autocarro che faceva manovra. Il personale del 118 che è arrivato dopo che era stato dato l'allarme ha potuto solo constatare il decesso. Sul posto sono arrivati anche i carabinieri.

(22 gennaio 2011)

larepubblica/Palermo

pc quotidiano 22 gennaio - CUFFARO IN GALERA FINALMENTE

Ha sperato fino all’ultimo che la condanna non arrivasse o si attenuasse di molto come aveva provato a fare il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Galati, che aveva chiesto di escludere l’aggravante dell’articolo 7 (la volontà di aiutare la mafia) dalla condanna inflitta dai giudici d’appello che, un anno fa, aumentarono la pena per l’ex governatore da 5 a 7 anni.

Aveva festeggiato con un vassoio di cannoli, quando gli arrivò la prima condanna a 5 anni (in compagnia di tanta altra bella gente che gli "deve molto"!) questa volta non gli è bastata la madonna, cui è tanto devoto, per evitare il carcere, e i cannoli li mangeranno in tanti altri…

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Confermata condanna, Cuffaro si costituisce

Sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato e violazione del segreto istruttorio

22 gennaio, 19:19

(ANSA)

ROMA - Confermata, a carico dell'ex governatore della Sicilia Salvatore Cuffaro, la condanna a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e violazione del segreto istruttorio nell'ambito del processo ''talpe alla Dda''. Lo ha deciso la seconda sezione penale.

Nel primo pomeriggio è entrato nel carcere di Rebibbia, dall'ingresso carraio. Il provvedimento di carcerazione gli e' stato notificato dai carabinieri del Ros nella stazione dei militari vicino a piazza Farnese, dove l'esponente politico si e' fermato dopo aver lasciato l'abitazione.

Dalle 9 alle 12:30 di stamani si e' raccolto in preghiera nella Chiesa della Minerva, nel centro di Roma, seduto su uno scranno in fondo, in compagnia di un paio di uomini della segreteria. Ha trascorso la mattinata in uno stato d'animo che, chi lo conosce, definisce "molto provato". Cuffaro, con addosso un impermeabile scuro, è uscito presto dalla sua abitazione questa mattina, pochi metri distante, ed è andato direttamente in chiesa, da dove è uscito pochi minuti prima delle 12:30. L'ex governatore della Sicilia uscito dalla chiesa si è diretto nella sua abitazione romana, sempre in centro, a pochi metri di distanza.

AFFRONTERO' LA PENA COME E' GIUSTO CHE SIA - "Adesso affronterò la pena come è giusto che sia, questo è un insegnamento che lascio come esempio ai miei figli". Sono le parole di Salvatore Cuffaro, intrattenutosi per qualche istante con i giornalisti appena uscito di casa, prima di andare al carcere di Rebibbia a costituirsi. "Sono stato un uomo delle istituzioni - ha proseguito - e ho un grande rispetto della magistratura che è una istituzione, quindi la rispetto anche in questo momento di prova. Questa prova - ha concluso - che certamente non è facile, ha rafforzato in me la fiducia nella giustizia e soprattutto ha rafforzato la mia fede". "Se ho saputo resistere in questi anni difficili è soprattutto perché ho avuto tanta fede e la protezione della Madonna, adesso affronterò la pena come è giusto che affronti un uomo delle istituzioni ed ora viene chiamato a sopportare una prova. Lo lascerò come insegnamento ai miei figli, devono avere fiducia nella giustizia e nelle istituzioni".

AL SENATO SUBENTRA CASTIGLIONE, ADERISCE AL PID - A Cuffaro, al Senato subentrerà Maria Pia Castiglione. La geografia politica però non muta. Candidata nella lista dell'Udc, anche lei ha aderito al Pid, Popolari di Italia Domani, promosso dal gruppo siciliano in rotta con Casini. Nata 55 anni anni fa a San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani, Maria Pia Castiglione è medico neurologo che svolge attività specialistica ambulatoriale a Trapani, Pantelleria e Castellammare del Golfo. E' in politica da molti anni. Tra il 1991 e il 1993 è stata sindaco di San Vito Lo Capo, poi consigliere provinciale di Trapani, infine consigliere comunale del suo paese. Fino al settembre dell'anno scorso è stata presidente provinciale dell'Udc a Trapani. Ha ufficializzato la sua adesione al Pid il 3 gennaio durante un'assemblea presieduta da Calogero Mannino. Sposata con un ingegnere, una figlia, si dichiara grande amica di Totò Cuffaro. "Provo per lui - dice - un grande dispiacere. Per me resta un amico dotato di grande umanità, disponibilità e generosità. Tutti gli dobbiamo tanto". Alle politiche del 2008 gli unici tre senatori dell'Udc sono stati eletti in Sicilia. Ora il gruppo è diviso. Con Casini è rimasto Gianpiero D'Alia, eletto nella circoscrizione orientale; Cuffaro e Aparo Burgaretta (subentrato ad Antonello Antinoro che aveva optato per il seggio di eurodeputato) sono passati al Pid. Ora la Castiglione rimpiazza Cuffaro senza alterare gli equilibri in Senato.

pc quotidiano 22 gennaio - La quadratura del cerchio (Ossia: come faccio pagare tutti per i reati di qualcuno)

L’articolo che segue parla di quei provvedimenti che provano ad alleggerire o annullare le sanzioni o le pene per chi all’interno del sistema commette reati di vario tipo favorendo tutta la “casta” al potere, mentre per le masse popolari si varano “pacchetti sicurezza”, daspo – divieto di assistere ad eventi sportivi, sempre più repressivi o si fanno passare quasi in sordina altri provvedimenti grazie anche all’attenzione generale puntata sui presunti affari personali del presidente del consiglio, come la modifica del cosiddetto decreto rifiuti per l’emergenza Campania – 172/2008 sul quale la Camera si dovrà esprimere entro martedì prossimo: nella sostanza diventa reato punibile con il carcere fino a tre anni e mezzo l’abbandono non solo di rifiuti ingombranti, ma l’abbandono di un sacchetto di immondizia in strada.

LA QUADRATURA DEL CERCHIO (OSSIA: COME FACCIO PAGARE TUTTI PER I REATI DI QUALCUNO)

Sono passati poco meno di dieci anni dai giorni della 'macelleria messicana' attuata dalle 'forze dell'ordine' al G8 di Genova, e si sta per chiudere il cerchio.


Dopo aver promosso per meriti sul campo tutti i responsabili dei massacri di quei giorni del luglio 2001, adesso il Governo della destra radicale e fascista si appresta a chiudere definitivamente i conti.
Naturalmente lo fa a modo suo, con un codicillo infilato all'ultimo momento nel Dl del 12 novembre 2010 numero 187: secondo questa norma, viene istituito un Fondo di solidarietà civile per le vittime di "manifestazioni sportive ovvero di manifestazioni di diversa natura".


Tra queste ultime ricadono, ovviamente, le manifestazioni politiche ed è assolutamente lampante la volontà dell'esecutivo guidato da Al Pappone (per chi avesse perso la puntata di Annozero di giovedì 20 gennaio, questo è il suo numero di cellulare: 3351500431): far pagare alla collettività i risarcimenti che i massacratori della Diaz e di Bolzaneto devono alle loro vittime.


Questo significa che le vittime si pagheranno da sole, prendendo con la sinistra ciò che il Padrino di Arcore toglie loro con la destra.


Gli unici a guadagnarci saranno le 'forze dell'ordine' che potranno continuare impunemente i massacri e le torture, forti del fatto di sapere che, nel caso fossero condannati, sarebbero promossi ed i risarcimenti sarebbero pagati da tutti.

Genova, 22 gennaio 2011

Stefano Ghio - Comitato promotore Circolo Proletari Comunisti Genova

pc quotidiano 22 gennaio - INDIA, Appello dei maoisti allo sciopero generale in sei stati contro scandali corruzione e aumento dei prezzi


Partito Comunista dell'India (Maoista)


COMITATO CENTRALE


Comunicato Stampa


15 GENNAIO 2011


UNIRSI E LOTTARE CONTRO L’AUMENTO DEI PREZZI GLI SCANDALI E IL TERRORE STATALE!

Che le proteste in tutto il paese, dal 4 al 6 febbraio, e lo sciopero generale il 7 febbraio siano un successo


L'ultima aggiunta al già lungo elenco delle sofferenze del popolo del nostro paese è il nuovo aumento dell'inflazione alimentare al 18,5 per cento con prezzi che toccano il cielo. In cima a questo il prezzo della benzina è stato alzato (a Rs 2.50 per litro) dalla mezzanotte del 15 gennaio e ciò provocherà un nuovo aumento dei prezzi di tutti gli elementi in particolare in prodotti alimentari. La vita di 'Aam Aadmi' [l’uomo comune] diventerebbe ancora più miserabile con i prezzi di cipolla, mirchi, atta, legumi, verdure in impennata. Sebbene gli aumenti dei prezzi siano diventati parte integrante della nostra vita da decenni, questo tipo di aumento dei prezzi nelle condizioni in cui più del 90 per cento della forza lavoro è occupato nel settore non organizzato e dove l'83 per cento della gente vive con meno di 20 rupie al giorno, le connotazioni sono gravi e inquietanti. Aggiungiamo a ciò la continua perdita di posti di lavoro, anche tra i colletti bianchi della classe media a causa della crisi economica mondiale e il quadro che emerge è ancora più tetro.

e una cosa è già avere a che fare con questo. Ma come la mettiamo con la dichiarazione più inumana, crudele, insensibile e cinica della persona nella carica più alta nel nostro paese, che si suppone debba anche amministrare questo paese in modo efficiente in modo che la vita delle persone migliori? Mentre il popolo e in particolare i bambini di questo paese stanno morendo a centinaia di migliaia ogni anno solo a causa della mancanza di cibo e nutrizione, questa persona ha avuto l'audacia di dichiarare che l'attuale aumento dei prezzi è dovuto all'aumento del consumo di cibo delle persone più povere! Questo è l'apice della spudoratezza che si possa mai raggiungere. Non è colpa nostra se questo suona come un’eco di ciò che una persona altrettanto, se non più sfacciata, chiamata Sig. Bush (Junior) ha detto alcuni giorni addietro, accusando la gente di paesi come Cina e India di consumare di più, e di portare quindi alla crisi! Almeno si potrebbe comprendere il disprezzo che il presidente di un paese imperialista (USA), il nemico numero uno per i popoli del mondo, ha per le popolazioni dei paesi del terzo mondo. Ma il signor Manmohan Singh! Hai fatto un passo fuori da tutti i limiti della decenza e umanità ad esprimere un tale disprezzo per la gente del paese che si suppone tu debba guidare. Il sangue di ogni patriota bolle e il volto di ogni cittadino brucia di indegnità a sentire questo dalle alte cariche di questo paese. Sicuramente il nostro amato paese e la sua gente dignitosa non meritano questo brutto trattamento.

E’ sotto l'egida di questo primo ministro che un Mukesh Ambani costruisce un Mahal del valore di 3.500 [milioni], che i ministri operano quotidianamente da hotel a cinque stelle, che migliaia di miliardi di rupie sono trangugiate in truffe di ogni singola persona, che conta anche un tantino nel suo parlamento, o nel suo ufficio amministrativo ed esercito / polizia / servizi forestali (lo scandalo 2G Spectrum da 1,76,000 [milioni] è ancora fresco nella memoria di tutti) per non parlare dei loro miliardi di dollari, accumulati al sicuro nelle banche svizzere! Tutto il commercio sui futures, l'accaparramento, il mercato nero, i guasti dei PDS che sono diventati il marchio di fabbrica dell’India "indipendente" sono stati tutti sfacciatamente messi da parte come possibili cause di questo spaventoso tasso di inflazione e l’unico colpevole è diventata la povera gente che si sta rompendo la schiena in condizioni che possono essere paragonate ai tempi medievali (di nuovo una ricaduta delle politiche GPL regalateci sin dal 1991 da questo servo affidabile del FMI e della Banca mondiale) e non è nemmeno in grado di avere un buon pasto al giorno. Wah! Grande Economia, certamente, vale un premio Nobel! Questo non è solo uno scherzo crudele nei confronti dei poveri del nostro paese (che egli non rappresenta affatto), ma anche un tentativo imperturbabile di coprire le truffe e l’accaparramento del popolo dei ricchi ricchi del nostro paese e dei paesi imperialisti (che egli rappresenta molto bene) e per deviare l'attenzione della gente dalle cause reali dell’inflazione e dei problemi scottanti del momento.

Qual è la condizione attuale prevalente? Da un lato, le persone sono tragicamente in sofferenza per l'aumento dei prezzi, mentre d'altro canto una nuova truffa appare all'orizzonte ogni giorno con il sorgere del sole. L'aumento dei prezzi è strettamente legato all’aumento degli scandali dei ministri e dell’aumento della borghesia burocratico-compradora insieme con l'aumento del loro conti nelle banche svizzere. (Ricordate? L’India rifiuta di rivelare i nomi di quelle persone che hanno accumulato miliardi di dollari di queste banche?) La recente truffa 2G Spectrum ha esposto i traffici nascosti dei grandi attori delle multinazionali mondiali, ministri e gente dei mass-media fedeli mentre la serie di truffe che è venuta alla luce ha scoperto il saccheggio sfacciato da parte di tutti i partiti parlamentari delle risorse giustamente appartenenti al popolo. Il BJP, che aveva bloccato i lavori del Parlamento per una intera sessione con la richiesta di istituire una commissione parlamentare mista sulla truffa 2G Spectrum sta cercando disperatamente di farsi passare come 'partito pulito' nascondendo una propria serie di truffe, uno dei maggiori di questi sta accadendo nel Karnataka sotto il Ministro del BJP Yedyurappa. Gli stretti rapporti che il partito del Congresso e il Bjp, compreso il leader dell'opposizione Ms. Sushma Swaraj, hanno con i famigerati boss della mafia delle miniere, fratelli Reddy, sono ben documentati. Vi è anche un altro obiettivo. Con il fatto che Aseemanand, nelle mani della polizia, sta parlando, e con il rinvenimento di altre prove, il coinvolgimento diretto dei terroristi gialli nelle esplosioni del Samjhauta Express, Malegaon e la Mecca Masjid è stato scoperto e la richiesta di prova del CPM e il clamore sull’aumento dei prezzi, mirano a distogliere l'attenzione della gente sui criminali efferati coinvolti in tali esplosioni. Il governo UPA ha scaricato A. Raja, naturalmente dopo molta confusione a causa di elementi di prova ineludibile che lo accusano nella truffa 2G Spectrum per salvare la pelle del primo ministro e di Sonia, che sono gli autori di questa truffa immensa e senza il cui coinvolgimento questo spettacolo sarebbe stato impossibile. Anche i nomi dei generali di più alto livello rango nell'esercito sono venuti fuori nelle truffe per non parlare dei burocrati. La madre di tutte le truffe, però, che non è così visibile, è l'accumulo di migliaia di migliaia di rupie messo in piedi da artisti del calibro di Naveen Patnaik, Raman Singh, YSR (ora morto), Yedyurappa, Nitish Kumar, Narendra Modi, Vilasrao Deshmukh e Ashok Chavan sotto forma di commissioni guadagnate attraverso protocolli d'intesa che stanno firmando con le multinazionali e gli imperialisti. Il solo YSR aveva guadagnato quasi 60.000 [milioni] di rupie nel suo mandato di CM e si può immaginare quanti miliardi di rupie dei soldi guadagnati duramente dalla gente comune si stanno riempiendo le casse di tutti questi super gangsters.

Il popolo del nostro paese non sta fermo un attimo, mentre questi truffatori e gangster stanno saccheggiando la nostra ricchezza. In ogni angolo del nostro paese il popolo si sta agitando a vari livelli e in forme diverse contro la corruzione, tutti i tipi di politiche antipopolari, contro l’aumento dei prezzi e saccheggiando le risorse naturali. Di tutte queste resistenze, la lotta più organizzata e militante è condotta dal nostro partito il CPI (maoista). È per questo che è stata definita la più grande minaccia alla sicurezza interna dalla banda Sonia-Manmohan-Chidabaram ed è stata scatenata una offensiva senza precedenti a livello nazionale su più fronti con il nome di Operazione Green Hunt (OGH). L'intensificazione delle politiche antipopolari, pro-imperialiste che danno luogo a truffe e all’aumento dei prezzi e la repressione del CPI (maoista) sono direttamente proporzionali e questo è diventato particolarmente evidente negli ultimi due mesi. Il Primo Ministro e il Ministro degli Interni stanno conducendo una serie di incontri per schiacciare il movimento maoista e nell'ultima riunione tenutasi nella prima settimana del mese di gennaio con gli ufficiali di più alto livello delle forze di polizia e paramilitari di sei stati, essi hanno posto l'accento sulla sinergia tra le agenzie di intelligence, paramilitari e la polizia. Questa insistenza sulla sinergia non è una proposta innocente, ma è volta a perpetrare più stragi, organizzare campagne di rastrellamenti e cacciata di adivasi e maoisti dalle foreste. Alcuni altri miliardi di rupie sono stati assegnati per questa guerra contro il popolo.

Nel Bengala occidentale, il socialfascista CPM in collusione con il governo centrale ha aumentato il numero di campi a 140 nel Jangal Mahal e Lalgarh e li ha riempiti con la polizia, paramilitari e i propri scagnozzi controrivoluzionari di Harmad Bahini, con un occhio alle prossime elezioni. Che le atrocità e la repressione in corso contro il popolo di queste aree sarebbero aumentato non è un segreto per nessuno e il massacro da parte dei quadri del CPM/Harmad di otto persone e il ferimento di molti altri nella zona di Lalgarh nella prima settimana di gennaio sono un indizio delle cose terribili che sono in gioco. Il 3 dicembre 2010, la polizia ha arrestato il segretario di Stato del Bengala occidentale del nostro partito Com. Sudeep Chongdar, e i membri del comitato statale Kalpana Maiti, Barun Sur, Anil Ghosh e alcuni altri compagni mentre un altro membro della commissione a livello di stato Com. Dwijen Hembram è stato arrestato in precedenza. Essi sono stati crudelmente torturati e costruite prove false nei loro confronti. In particolare, il trattamento offensivo e disumano riservato alla Com. Kalpana significa denigrare la dignità di una donna.

In Bihar e Jharkhand continuano arresti, torture, attacchi barbari e assassini dei quadri maoisti. In Andhra Pradesh, nonostante le rivendicazioni delle classi dirigenti di aver sconfitto i maoisti, i falsi scontri e gli attacchi contro il popolo non si sono fermati. Il 17 dicembre 2010, in uno scontro nel distretto di Visakhapatnam quattro compagni tra cui tre donne sono stati uccisi. Gente che lotta contro la confisca delle loro terre per le SEZ, per le centrali termiche e per uno stato separato del Telangana viene presa a colpi d’arma da fuoco indiscriminatamente.

In una pesante offensiva senza precedenti contro le aree maoiste in Odisha negli ultimi due mesi quasi 25 quadri maoisti e gente comune sono stati uccisi e la maggior parte di questi 'scontri' erano falsi. Cinque maoisti nella zona di Kalinganagar il 2 gennaio, nove maoisti nella zona di Niyamgiri il 9 gennaio e due maoisti nella zona di Keonjhar il 12 gennaio sono stati uccisi nei cosiddetti scontri. Proprio in questo inizio di anno due abitanti del villaggio sono stati uccisi a sangue freddo nel distretto di Bargarh e la polizia ha sostenuto che si è trattato di uno scontro.

L'8 ottobre, a Savargaon nel distretto di Gadchiroli del Maharashtra (Dandakaranya), le forze ITBP hanno sparato colpi di mortaio su una scuola che hanno portato alla morte di 6 persone tra cui due bambini in età scolare e il ferimento di altre otto. Il giorno dopo il 9 ottobre, in uno scontro feroce nel distretto di Mahasamund del Chhattisgarh (CG) sei compagni furono martirizzati e la polizia ha ucciso due paesani innocenti senza pietà nello stesso incidente. Il 23 novembre, il CRPF aveva massacrato nove abitanti di un villaggio vicino a Jegurugonda nel distretto di Dantewada. Il governo CG sta reprimendo il dissenso nel modo più reazionario con l'arresto di intellettuali democratici, mettendoli nelle carceri, e sentenziando dure punizioni. La recente condanna di CPI (maoista), membro del Politburo del Narayan Sanyal, attivista dei diritti umani Dr. Binayak Sen, commerciante Piyush Guha e editor-scrittore Asit Sengupta è un esempio lampante di questo. Anche se questa offensiva è ovviamente diretto contro i maoisti, in realtà questa è rivolta contro tutti quegli individui e organizzazioni che resistono alle politiche del governo.

amato popolo India!

Questo non è il momento di piangere sul fondo della disperazione e del degrado delle classi dirigenti ci costringono in. La necessità del momento è per tutte le persone di riunirsi e combattere il popolo anti-, repressive e di politiche pro-imperialista dello Stato e ad orientare la nostra lotta contro scamsters, accaparratori, mercato nero e le forze dello Stato repressivo.

La nostra centrale Comitato si appella a tutte le persone di osservare le proteste 4-5 febbraio e BandH Bharat di un giorno, il 7 febbraio contro l'aumento dei prezzi, truffe e terrore di stato. Stiamo mettendo in chiaro che non ci sarebbe BandH durante i giorni di protesta e che BandH Bharat sarebbe osservata in sei stati - West Bengala, Jharkhand, Bihar, Odisha, Chhattisgarh, Andhra Pradesh e tre distretti in Lombardia - Gadchiroli, Gondia, Chandrapur e un distretto del Madhya Pradesh - Balaghat. Servizi medici e partecipanti esami e le interviste saranno esclusi dalle attività di BandH.



(Abhay)
Portavoce,
Comitato Centrale,
PCI (Maoista)

pc quotidiano 22 gennaio - Una scintilla può incendiare tutta la prateria...



il 21 gennaio: una bella giornata per protestare
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GIORDANIA

Migliaia di giordani protesta condizioni economiche

Suleiman al-Khalidi

AMMAN ( Reuters ) - Diverse migliaia di Giordani hanno protestato venerdì contro l'impennata dei prezzi alimentari e l'erosione delle condizioni di vita, accusando la corruzione generata dalle riforme del libero mercato che diventano una piaga per i paesi poveri.

Islamisti, sinistra e attivisti dei sindacati hanno marciato attraverso il centro storico della città cantando slogan: "Il governo sta mangiando la nostra carne ... O Samir ( il primo ministro Samir al-Rifai ), ci hai massacrati con prezzi elevati. Ci hai spezzato. "

La marcia forte di 5.000 persone è stata la più grande finora dopo diverse proteste più piccole della scorsa settimana, ispirate dalla Tunisia , per cercare di costringere le autorità a tornare indietro sull’austerità fatta di tasse più alte imposte per riparare le finanze pubbliche che sono state severamente intaccate dalla crisi finanziaria globale.

Centinaia di membri dei Fratelli musulmani della Giordania , il più grande tra i gruppi di opposizione, gridavano: "Popolo della Giordania rivoltati contro la povertà e la fame", "Il governo se ne deve andare" e "No al furto del Paese".

Molti giordani considerano i diversi governi responsabili di una recessione prolungata e il crescente debito pubblico che ha raggiunto il record di 15 miliardi dollari quest'anno, in una delle economie più piccole del mondo arabo che è fortemente dipendente dagli aiuti stranieri.

"I diversi governi hanno cercato di compensare il debito crescente causato dalla corruzione mettendo le mani nelle tasche della gente", diceva ai manifestanti Abdul Hadi Falahat, capo del potente sindacato professionale all’opposizione.

"Queste politiche hanno portato all'impoverimento dei giordani e alla diffusa corruzione e lo sperpero di fondi pubblici", ha detto Falahat, i cui 130.000 membri appartengono a 14 associazioni di categoria, compresi i medici e ingegneri.

Rifai, sotto il fuoco di un pubblico infuriato per gli alti prezzi dei generi alimentari, ha annunciato aumenti salariali giovedì per i dipendenti pubblici ed i militari in un apparente tentativo di calmare le proteste.

Rifai si è anche impegnato a non mettere nuove tasse quest'anno per proteggere i giordani dal crescente costo della vita - un onere per il bilancio di cassa già a pezzi, il cui deficit dovrebbe raggiungere 1,4 miliardi dollari quest'anno.

Il governo stanzia già centinaia di milioni di dinari per vari sussidi, dal cibo all'acqua e all'elettricità, come una rete di sicurezza contro l'aumento dei prodotti alimentari e dei costi energetici di un paese quasi interamente dipendente dalle importazioni.

E pochi giorni dopo i disordini in Tunisia e Algeria per l'impennata dei prezzi e la disoccupazione, la Giordania ha frettolosamente annunciato un pacchetto di 225 milioni di dollari di tagli dei prezzi dei carburanti e di diversi prodotti di base, compreso lo zucchero e il riso venduto nei negozi a conduzione governativa.

In un altro tipo di cambiamento politico, il governo ha promesso di aprire posti di lavoro in alcuni settori dello stato per alleggerire il peso della disoccupazione dopo il congelamento delle assunzioni prima di tagliare posti all'interno di un settore pubblico gonfiato, dove gli stipendi si mangiano la maggior parte di un bilancio di 8,8 miliardi dollari.

"Vogliamo soluzioni che vadano alla radice dei problemi non misure frammentarie. Il risultato delle sfrenate riforme del libero mercato e la privatizzazione è stata la povertà e la crescente disparità di ricchezza e di ampliamento delle frustrazioni", ha detto Amjad Majali , un deputato della città meridionale di Karak, che ha partecipato alla marcia.

(Editing by Alison Williams )

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ALBANIA

ANSA - 21 gennaio, 23:21

Albania, opposizione in piazza

Bandiere a mezz'asta in Tunisia, ma protesta continua

TIRANA -Sono tre e sono tutti civili, le persone uccise negli scontri durante le manifestazioni odierne a Tirana. Lo hanno reso noto fonti ospedaliere albanesi. Secondo le stesse fonti almeno 20 sono i manifestanti e 17 i poliziotti feriti A proposito dei civili uccisi, "le ferite indicano che almeno due sono stati uccisi a bruciapelo da pistole di piccolo calibro - ha dichiarato un medico dell'ospedale militare alla televisione albanese - Erano già privi di vita quando sono stati portati qui". Secondo lo stesso medico, tra i poliziotti e i militari feriti "tre sono in gravi condizioni".

A Tirana si è tenuta una manifestazione di protesta dell'opposizione che chiede le dimissioni del governo ed elezioni anticipate. Un gruppo di manifestanti si è scontrato con i poliziotti schierati davanti alla sede della presidenza del Consiglio.

Contro gli agenti sono stati scagliati sassi ed altri oggetti. Secondo testimoni oculari, almeno due poliziotti sono rimasti feriti, e anche alcuni manifestanti, uno dei quali si è fatto riprendere con la faccia coperta di sangue. La polizia ha fatto uso dei lacrimogeni e di autopompe per disperdere la folla ed ha sgombrato tutta l'area di fronte alla sede del governo.

INCENDIATE AUTO POLIZIA - I manifestanti sono tornati a radunarsi davanti alla sede del governo albanese a Tirana, dove gli agenti di polizia continuano a rimanere schierati. Ogni tanto vengono lanciati sassi contro l'edificio della presidenza del Consiglio la cui entrata è circondata da filo spinato. La tensione sembra sia calata, mentre vicino al palazzo di governo continuano a bruciare alcune macchine, tra cui due della polizia date alle fiamme dai manifestanti che adesso urlano solo slogan contro il premier chiedendone le dimissioni. La polizia presente sul posto, non interviene. Non ci sono tentativi di assalto nemmeno da parte dei manifestanti che hanno riempito tutto il viale principale della capitale. Ancora non c'é nessun bilancio sugli scontri precedenti e non sono state fatte dichiarazioni sulla situazione né da parte delle autorità né da parte dei leader dell'opposizione.

SPARI DA SEDE GOVERNO - I manifestanti hanno lanciato re sassi contro il palazzo di governo, e dagli agenti e le forze speciali schieratesi sono stati sparati alcuni colpi. Almeno due persone, secondo quanto trasmesso dalle tv albanesi sono state colpite. La situazione appare nel caos totale e finora non ci sono stati comunicazioni o interventi delle autorità per riportare la calma.

SINDACO TIRANA, VOGLIAMO NUOVE ELEZIONI - "Non vogliamo prendere il potere con la forza e senza elezioni". Lo ha dichiarato Edi Rama, dirigente dell'opposizione socialista albanese e sindaco di Tirana, mentre in piazza alcune migliaia di manifestanti stanno fronteggiando poliziotti antisommossa. "Il governo - ha aggiunto Rama - deve dare le dimissioni e aprire la strada a nuove elezioni (legislative) anticipate. E' la sola soluzione per far tornare il Paese alla normalità ". I socialisti albanesi non hanno mai riconosciuto i risultati delle legislative del giugno 2009, accusando il potere di brogli. La settimana scorsa, dopo le dimissioni dal vice-premier Ilir Meta coinvolto in uno scandalo per corruzione, avevano indetto manifestazioni contro il governo e contro il primo ministro Sali Berisha. L'8 maggio in Albania si terranno elezioni amministrative locali.

venerdì 21 gennaio 2011

pc quotidiano 21 gennaio - MARCHIONNE, L'ARROGANZA, IL DISPREZZO, MA ANCHE LA PAURA

l'intervista di Marchionne su Repubblica del 18 gennaio.

Marchionne e Berlusconi hanno qualcosa in comune.
Entrambi sono dei dittatorelli, non concepiscono le cose oltre la loro persona, parlano sempre in prima persona e giudicano gli altri, i fatti sempre come se partissero e dovessero finire a loro, al loro tornaconto o guadagno.
Entrambi hanno un profondo disprezzo per le persone che non siano della loro schiera o servi; esprimono personalmente nella maniera più grezza il moderno fascismo.

Ma Marchionne e Berlusconi hanno anche altro in comune, in fondo entrambi hanno anche paura che il giocattolo gli si rompa in mano; la loro aggressione, disprezzo, arroganza, sempre cafona sguaiata per Berlusconi ma sempre più spesso cafona anche per Marchionne, è un mettere le mani avanti:
Marchionne dopo il referendum di Mirafiori parla di risultato “storico”, ma questa enfasi appare poco credibile visto che dopo Pomigliano, dove il Si era andato meglio, più del 60%, se ne voleva addirittura andare via dall'Italia, e che per Torino - non lui che ha pensato bene di essere più prudente – ma la sua corte di sindacalisti, politici, giornalisti aveva previsto quasi l'80% dei si. Questa enfasi è più spia di una seria preoccupazione che non potrà avere la fabbrica totalmente addomesticata anche con gli squallidi ricatti, anche con la repressione dei diritti.

L'intervista fatta giorni fa da Marchionne a Repubblica, al di là del merito delle risposte, è pregna di tutto questo humus. Marchionne continua a ripetere che “Il discorso è chiuso... conta il saldo, cioè il risultato, nient'altro... Per me Mirafiori ha deciso, e io sto al risultato, che è un risultato molto importante...”.
Ma è come un 'fuoriditesta' che ripete un ritornello e allontana da sé la realtà.
Il giornalista gli dice: ma guarda che “tra i 440 impiegati, 300 sono capi, 40 sono della direzione del personale”; guarda che “al montaggio e alla lastratura, dove si scaricano gli effetti delle nuove condizioni di lavoro previste dall'accordo, ha vinto il no...”; guarda che “un lavoratore su due dice no”. Ma Marchionne sembra il suo compare Berlusconi: la colpa è della campagna mediatica! la colpa è della Fiom che ha mistificato la realtà! – come per Berlusconi: la colpa è dei giornalisti che dicono il falso!
Ancora Marchionne/Berlusconi: “ho sottovalutato – insiste Marchionne – un sindacato che aveva obiettivi politici e non di rappresentanza di un interesse specifico...”; “la colpa è dei giudici – grida Berlusconi – che fanno politica!”

Ma l'intervista ha anche il merito di svelare nuda e cruda la realtà del capitalismo in crisi. Quando il giornalista gli chiede: “Ma si possono mettere i lucchetti ad una fabbrica per una sconfitta sindacale e non per una legge di mercato?”, Marchionne replica: “Ma lei sa quanta legge di mercato ci sarebbe stata dietro quella scelta? Di cosa stiamo parlando?”. Appunto, di cosa stiamo parlando? Marchionne sta dicendo apertamente che la “legge di mercato” si basa sullo sfruttamento degli operai, e oggi sul supersfruttamento; altro che capacità imprenditoriali! Vince chi riesce a sfruttare meglio e prima.
Cosa pretenderebbero poi gli operai: “il diritto semplicemente ad avere senza condividere il rischio...”? “...io, Sergio Marchionne, non voglio togliere nulla di ciò che fa parte dei diritti dei lavoratori”. Ma cosa hanno avuto gli operai, quali diritti sono loro garantiti, Marchionne non lo spiega. Fa solo un'affermazione, da accettare, bisogna avere fede e basta. Come la fede che reclama Berlusconi quando dice di aver fatto tanto per gli “italiani”.

E qui l'arroganza personale viene tutta fuori: Io, Io, i “miei”.
Continua Marchionne: “Ho tirato avanti per quasi sette anni, poi una notte ad aprile mi sono detto basta. Io metto sul piatto 20 miliardi, accetto la sfida... poi ho cominciato a parlarne, non con la politica ma con i miei e con il sindacato...”. “La Fiat c'era prima di me e oggi sappiamo che ci sarà dopo di me”.
E a convincere gli operai ci vuole pensare personalmente lui: “Voglio convincerli, spiegare chi sono. E' impossibile che negli Usa dicano che gli ho salvato la pelle e qui la pelle vogliono farmela”.
Per i diritti tolti agli operai, la linea di Marchionne, come quella del suo compare Berlusconi, è semplicemente negare l'evidenza: “la rappresentanza, oggi un lavoratore su due a Mirafiori sceglie di non averla non iscrivendosi a nessun sindacato (e possiamo credere che Marchionne farà di tutto che anche l'altra metà si cancelli),.... Cambiano le pause ma abbiamo fatto un gran lavoro per rendere meno pesante il lavoro in linea (falso! i carichi di lavoro sulla linea sono aumentati, la velocità della linea è aumentata),... il no allo sciopero riguarda solo gli straordinari (falso! riguarda con la firma individuale del contratto con accordo allegato, ogni contestazione di ogni singolo aspetto dell'accordo), ... sulla malattia interveniamo solo sui picchi di assenteismo (falso, perchè per la Fiat la malattia di per sé è sinonimo di 'assenteismo', e vengono chiamati “picchi” dei normali livelli di malattia, più bassi della media).

E poi il disprezzo. “A Melfi – gli chiede il giornalista – la metà dei lavoratori ha “ridotte capacità lavorative per i lavoratori in linea: non crede che queste nuove condizioni che lei minimizza pesino? Risposta:”Non credo, ma voglio anche dirle che noi facciamo automobili e l'auto nel mondo si fa così. Chi viene in fabbrica lo sa”. Vale a dire, la Fiat non può stare a badare se un operaio resta invalido, se il più sano ha come minimo la tendinite, se un'operaia si sente vecchia a 35 anni, se perde le mestruazioni, ecc. ecc.
Della serie: finchè respira, può lavorare.
Non si uccidono così anche i cavalli? (titolava un vecchio e bellissimo film americano). Sì, si uccidono! Sono più importanti le automobili, o meglio è più importante fare le automobili per il profitto, gli operai possono ammalarsi.
In Argentina, davanti alla Fiat di Cordoba, è stato costruito un ospedale. I padroni si preoccupano dei loro schiavi....
La Fiat ha chiamato fior di pseudo scienziati, pseudo tecnici per migliorare l'utilizzo degli impianti, ma, chiaramente non per migliorare gli impianti, ma per adeguare le braccia, i muscoli, le gambe degli operai e delle operaie al massimo utilizzo di quegli impianti (è il sistema Ergo Uas) e per ridurre il costo del lavoro, i salari: “il costo del lavoro che voi riducete con l'accordo – dice il giornalista – pesa solo il 7 per cento sul costo complessivo di un auto, lei come garantisce che sta lavorando per migliorare anche quel 93 per cento restante?” Ma “quel 93 per cento che lei cita – risponde Marchionne – ha proprio ha che fare con il costo di utilizzo di ogni impianto...”.

Marchionne non può certo pensare che gli operai e le operaie che lo hanno già sfidato, e chi ha accettato solo per la paura di perdere il lavoro, e presto si accorgeranno che è un bluff, possano accettare tutto questo.
E proprio la sua arroganza, il suo disprezzo fascista dimostra che in effetti non lo pensa, e lo teme.

pc quotidiano 21 gennaio - "Una giornata particolare"

21 GENNAIO 1921- 21 GENNAIO 2011

CELEBRIAMO IL PARTITO COMUNISTA DI IERI PER COSTRUIRE IL PARTITO COMUNISTA NECESSARIO OGGI

ASSEMBLEA/DIBATTITO

MANIFESTAZIONI-LOTTE OPERAIE-SCIOPERI - PROIEZIONE VIDEO

APERTURA ATTIVITA' CIRCOLO PROLETARI COMUNISTI PALERMO

ANCHE IN PREPARAZIONE DELLO SCIOPERO DEI METALMECCANICI DEL 28 GENNAIO

Ore 16,00 in Via G. del Duca, 4 Palermo

prolcompa@libero.it - 338/7708110




pc quotidiano 21 gennaio - Quale opposizione... davanti al governo dell'orrore?

Il degrado morale in cui il governo Berlusconi ha trascinato il paese è sotto gli occhi di tutti in Italia e all’estero, il livello di impoverimento generale della società lo ha indicato ancora una volta freddamente l’Istat con la sua statistica su povertà, disoccupazione giovanile e femminile, aumento dei prezzi, assenza di servizi sociali ecc. ecc., e non bastano i titoli ingannatori dei giornali, delle tv o qualche dichiarazione ottimistica sul futuro per convincere del contrario chi la crisi la paga davvero e pesantemente.

Questo governo però sta mostrando anche qualcosa di nuovo: si sente libero di fare quello che vuole e parlare e straparlare perché, anche sforzandosi, non trova una opposizione nemmeno a pagarla a peso d’oro (tranne naturalmente quella vera, di piazza, fatta da studenti o lavoratori a cui risponde con la bruta repressione); “il primo partito d’opposizione”, come dice il sole24ore di ieri riferendosi al Partito democratico, “ha una linea sorprendente”; questo partito cui tanta gente guarda nella speranza che mandi a casa Berlusconi e il suo governo, o almeno interpreti meglio e faccia sentire forte l’indignazione popolare che cresce ogni giorno di più, aggiunge “La repubblica” è “l’opposizione [che] non trova nemmeno il luogo per esercitare le sue prerogative” e possa approfittare della disastrosa situazione facendo la propria parte; sconsolati, sono tutti costretti a dire che l’opposizione è assente, e “il legittimo impedimento” rappresentato da Berlusconi in questa vignetta di Altan non si può eliminare…

In realtà la cosiddetta opposizione, il Partito Democratico, innanzi tutto, per farla breve, condivide la “visione del mondo” del governo per quanto riguarda il sistema sociale, il capitalismo (considerato il migliore dei mondi possibili), l'imperialismo e le sue crisi necessarie che si potrebbero superare con una politica adeguata, con le riforme, e le fesserie varie che accompagno queste affermazioni; tant’è che il PD è d’accordo nella sostanza con molte delle leggi approvate dal governo, Legge Brunetta, Gelmini, Collegato lavoro, finanziarie di Tremonti con finanziamenti militari inclusi; non c’è n’è una, infatti, che abbia visto una vera opposizione… se non le chiacchiere di circostanza.

Anche le prese di posizioni a favore di Marchionne sulla fondamentale questione Fiat, nella quale si esercita il fascismo padronale, (D’Alema, Fassino…), sulla necessità delle missioni di guerra, dimostrano l’accordo di fondo con il governo, e infatti nessuno si è indignato né per le dichiarazioni di Tremonti (“La sicurezza sul lavoro è un lusso che non ci possiamo permettere”) né per l’esultanza del ministro Sacconi per il cosiddetto accordo di Mirafiori, che secondo lui apre la strada alla riforma (cancellazione) dello Statuto dei lavoratori – in sostanza della rivincita dei padroni sui diritti conquistati dai lavoratori e dalle masse popolari negli anni 60 e 70.

Un’altra occasione consegnata nelle mani dell’opposizione direttamente da Bossi perché “se non passa cade il governo” è la legge sul federalismo, dato che, come è stato detto, nella Commissione che la deve approvare c’è la parità (15 deputati del governo e 15 della cosiddetta opposizione) ed è già difficile che passi, e poi ci sono i tempi stretti e l’eventuale passaggio in parlamento che richiederebbe un altro voto di fiducia… ma a quanto sembra la cosiddetta opposizione non intende ostacolare il governo, perché, dice ancora il sole24ore, è paralizzata dalla paura delle elezioni, anzi tutti hanno paura delle elezioni, sarà perché ci sono 345 nuovi parlamentari che non se ne vogliono andare per non perdere l’ottimo stipendio, sarà perché non saprebbero con quale programma presentarsi o, soprattutto, con quale faccia…

E a proposito di faccia “i politici sono tutti uguali, dicono voci di popolo, e conferma, in maniera addirittura infantile, il deputato europeo Gianni Pittella, del Partito democratico, che intervistato alla radio ieri, alla domanda se la sera a Bruxelles i deputati degli opposti schieramenti fanno comunella, si uniscono ed escono insieme, risponde ridacchiando che non c’è niente di male ad andare allo stesso ristorante con gli avversari politici, “bisogna europeizzare l’Italia anche in questo” ha detto con disappunto!

Insomma i rappresentanti del Partito Democratico sperano che qualcuno tolga loro le castagne dal fuoco, anche se in verità il loro temerario capo, Bersani, ha pensato di mettere su migliaia di gazebo per raccogliere milioni di firme e dire a Berlusconi “vai a casa”, perché non si dica che sono stati loro a far cadere il governo …

In questo senso, e molto seriamente, Il LEGITTIMO IMPEDIMENTO è la cosiddetta opposizione, ribaltando la vignetta di Altan; sono tutti coloro che non sono conseguenti con la denuncia palese degli orrori di questo governo e non combattono fino in fondo per cacciarlo via.

Ancora e sempre… nessuna illusione, quindi! Il proletariato e le masse popolari non possono che contare sulle proprie forze, oggi come ieri hanno la urgente necessità di organizzare la vera opposizione, il proprio partito.

giovedì 20 gennaio 2011

pc quotidiano 20 gennaio - TESTIMONIANZA DI UN TUNISINO IN ITALIA

INTIFADHA AL YESSEMIN
TUNISIA LIBERA
UNA LUNGA NOTTE
Il 14/1/11 è stata una data storica per i tunisini; è stato rovesciato il governo, grazie al popolo.
Ma è stata una notte di incubo e paura in tutte le case; la sensazione di gioia per la liberazione da un regime che ha messo il terrore nella maggior parte dei cittadini in più di 20 anni di governo dittatoriale, è stata subito soffocata da atti di sciacallaggio.
Questa notte, dopo la sua fuga da codardo, nessuno ha dormito, compresi i tunisini all'estero, preoccupati per i propri parenti che, chiusi nelle loro case, chiedevano aiuto attraverso tanti canali tv arabi, all'esercito perché proteggessero i loro quartieri.
Ciò che è accaduto questa notte, è qualcosa di strano, molto strano: bande armate sono passate a saccheggiare casa per casa. Il popolo tunisino non è abituato a trovarsi facci a faccia con il terrore!
Soltanto chi ha avuto problemi con il governo e ha provato la prigione o la tortura ed è passato sotto le mani di queste persone senza scrupoli, che non hanno sentimenti né cuore, che sono stati addestrati per portare l'orrore, capisce di cosa stiamo parlando. Infatti la Tunisia è un Paese molto avanzato per quanto riguarda l'addestramento alla tortura.
Questa notte questi individui sono usciti dai loro sotterranei dell'orrore, arrabbiati, per portare terrore a tutti i cittadini che hanno detto NO al dittatore.
Sono usciti perché sono i frutti di questo regime.
Sono usciti perché non hanno niente da perdere, sono criminali fedeli al loro presidente.
Sono usciti ben organizzati, sotto gli ordini di un generale.
Sono usciti come se andassero al lavoro, ma questa volta senza divisa, per far vedere la loro vera faccia di terroristi di un governo che da 23 anni dice di essere in lotta contro il terrorismo, applaudito dall'occidente come Paese democratico, alle spalle di un popolo a cui è stata cucita la bocca, negati i diritti umani e la libertà di espressione.
Questa volta le carte sono scoperte e il popolo non si è lasciato ingannare, ha capito il dittatore, ma il dittatore non ha capito il suo popolo.
I cittadini, con l'aiuto dell'esercito, si sono organizzati e zona per zona si sono armati di pietre e bastoni per proteggere le proprie famiglie e propri quartieri da questi poliziotti trasformati in veri terroristi.
Ora le nuvole si sono diradate, è uscito il sole!
Questi avvenimenti hanno unito il ricco e il povero, il medico, l'ingegnere e l'operaio nella difesa delle risorse del Paese di cui il regime avrebbe voluto fare terra bruciata con atti di sciacallaggio.
Fino ad oggi neanche i tunisini residenti all'estero si sono sentiti liberi di esprimere le proprie idee politiche per paura di essere intercettati da gruppi fedeli al RCD.
Questa rivolta dovrebbe far vergognare l'occidente per aver appoggiato finora il regime tunisino e averlo presentato agli occhi della sua gente come un modello di libertà.
Voglio che gli italiani capiscano che i tunisini rischiano la vita e sono disposti a vivere in questo Paese anche senza documenti, per cercare la libertà, non perché mancano le risorse per condurre una vita dignitosa nel loro Paese.
Io come cittadino tunisino e allo stesso tempo italiano, sostengo questa protesta per sradicare definitivamente il partito RCD, per costruire un governo tecnico pulito e un futuro diverso.
Spero che l'UE non appoggi la costituzione di questo governo tecnico in cui le cariche più importanti sono affidate ancora a persone del vecchio regime che ha ancora le mani sporche del sangue del suo popolo. Se ciò non dovesse avvenire sarà come strappare il potere dalle mani del popolo ancora una volta.
Diffondete questo messaggio ai vostri amici, fate conoscere le ragioni del popolo tunisino.
Moncef .B

pc quotidiano 20 Gennaio. Verso l'udienza del 24 Gennaio a Roma. Tutti gli studenti liberi subito!

Un mese e sei giorni sono passati dalla grande manifestazione del 14 dicembre a roma, una grande giornata di mobilitazione dove migliaia di studenti appoggiati da centinaia tra lavoratori, aquilani, abitanti di Terzigno, immigrati e tanti altri ancora si sono opposti ad un governo corrotto che sta ancora in piedi grazie ad un’infame compravendita di voti.
L’indignazione di massa quel giorno è stata sanzionata con la repressione di centinaia di sbirri in assetto antisommossa che stavano li a difendere i palazzi del potere.
Tanto si è detto sulla grande battaglia del 14 dicembre, il “partito di governo” com’era prevedibile ha etichettato ancora una volta gli studenti come “terroristi”, “violenti facinorosi” e “black block”.
L’opposizione di palazzo come pd,idv, sel, rifondazione, i sindacati come la cigil che chiameremo “partito della conciliazione”, non hanno esitato ad additare le pratiche radicali degli studenti e a giudicare cosa “va bene” e cosa “non va bene” circa la mobilitazione degli studenti.
Fino al giorno prima il movimento studentesco andava bene se si limitava a proteste simboliche come l’occupazione dei principali monumenti storici del paese, quando invece gli stessi studenti hanno finalmente risposto a settimane di cariche e sgomberi in maniera organizzata soverchiando le forze dell’ordine spinti dalla loro rabbia allora diventano violenti e black block…
Basta vedere le immagini e i filmati del 14 dicembre e tutto questo teorema crolla come un castello di carta: altro che pochi facinorosi, erano in centinaia a piazza del popolo a respingere il tentativo di carica delle forze dell’ordine mettendole in fuga, in migliaia hanno assediato i palazzi del potere provando l’assalto dell’ennesima e improponibile zona rossa.
Sicuramente tale risultato è stato possibile innanzitutto perché il movimento studentesco non è caduto nella retorica di divisione tra buoni e cattivi, secondariamente questo movimento a differenza dell’onda del 2008 è stato realmente autonomo da quel “partito della conciliazione” di cui parlavamo sopra e anzi ha rigettato i vari traffichini politici dei movimenti come i partiti della sinistra parlamentare ed ex parlamentare nonché la cigil della camusso.
In poche parole il “partito della conciliazione” ,anche le sue frange ritenute più vicine al movimento come la fiom, non ha avuto modo di annacquare il movimento e le sue pratiche.
Un altro fatto ormai accertato è che i 23 arrestati sono stati presi a caso nel corso dei rastrellamenti della polizia. Verso di loro si è scatenato un clima da caccia alle streghe, emblematica la reazione del ministro La Russa al programma televisivo “Anno Zero” dove non ha fatto altro che svelare la sua natura fascista e cosa ancora più emblematica dell’accanimento verso qualsiasi forma di opposizione sociale, la richiesta di Alemanno, per fortuna respinta, di costituzione di parte civile del Comune di Roma contro gli arrestati.
Ciò che è emerso dal 14 dicembre è che quando gli studenti si auto-organizzano lasciando fuori il “partito della conciliazione”, sono inarrestabili e riescono anche a mettere in rotta le forze repressive organizzate dello stato che se la danno a gambe.
Dopo un mese e sei giorni ci sono studenti ancora agli arresti domiciliari aspettando il processo che è stato rinviato a giorno 24, a loro va tutta la nostra solidarietà che concretamente dovrebbe significare di non retrocedere di un passo da quello che siamo riusciti ad ottenere con la mobilitazione, con le occupazioni di scuole,facoltà,monumenti e intere città, imponendo al potere la nostra volontà di manifestare quando e dove volevamo senza comunicare niente a nessuna questura d’Italia, organizzando didattiche alternative durante le occupazioni e così via.
Adesso è il momento di sostenere gli operai metalmeccanici per lo sciopero generale del 28 febbraio indetto dalla fiom dopo tante esitazioni. Uno sciopero generale richiesto a gran voce dagli studenti che ancora la cgil della camusso non ha voluto proclamare perché “ancora non ci sono le condizioni”… di fronte al ricatto padronale di Marchionne contro la classe operaia e i lavoratori in generale pensiamo che al contrario ci siano le condizioni anzi…
Per questo il 28 scenderemo a fianco degli operai contro il governo che colpisce lavoratori e studenti, chiedendo inoltre agli operai di stare al fianco degli studenti, i quali fin’ora hanno fatto bene da soli ma che sicuramente sarebbe interesse strategico di entrambi unirsi contro il governo per spazzarlo via.

pc quotidiano 20 gennaio - Operai Fiat di Termini Imerese, quanta cassa integrazione ancora?

dal 28 gennaio al 6 febbraio

il 14 febbraio

il 21 febbraio

dal 28 febbraio al 6 marzo

(se nel frattempo non ci saranno altri cambiamenti)

Non basta l’agonizzante attesa della chiusura a fine anno dello stabilimento ma continua anche lo stillicidio della cassa integrazione per gli operai della Fiat di Termini Imerese.

Ma quale allarme tra i sindacati, ma quale preoccupazione!

Ad ogni “nuovo” annuncio di cassa integrazione assistiamo alle inutili chiacchiere di sindacalisti che gli operai non dovrebbero accettare nemmeno come accompagnamento ad un funerale.

E il bello (si fa per dire) è che non provano nemmeno vergogna per la continua richiesta di elemosine al governo o la richiesta di ulteriori tavoli tecnici…

Nell’attesa che le nuove proposte industriali si concretizzino, se mai ciò avverrà, gli operai si devono attrezzare per affrontare i cambiamenti in corso per quanto riguarda il contratto nazionale e i diritti sindacali, argomenti in più per partecipare in massa allo sciopero del 28 gennaio secondo la strada indicata dagli studenti il 14 dicembre; gli operai hanno dalla loro parte l’arma della forza collettiva e della lotta che devono mettere in campo per cambiare le cose e scrollarsi di dosso ogni tipo di parassita sindacale, governativo, padronale.

dal Giornale di Sicilia di oggi

***Allarme tra i sindacati

Fiat, a Termini di nuovo cassa integrazione

Annunciata nuova cassa integrazione per i duemiladuecento operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Lo stop è programmato per il 14 e 21 febbraio e dal 28 dello stesso mese al 6 marzo. In questi giorni le tute blu sono al lavoro per l’assemblaggio della Lancia Ypislon e ciò fino al 27 gennaio. Dal giorno successivo al 6 febbraio è previsto nuovo stop forzato. Preoccupazione è stata manifestata dalle organizzazioni sindacali della Fim, della Fiom e della Uilm. “Continuano da due anni i periodi di cassa integrazione – Ha detto il segretario provinciale della Fiom, Roberto Mastrosimone. Serve più attenzione da parte del governo, soprattutto per il sostegno al reddito.” Il segretario della Uilm, Vincenzo Comella si auspica che, a breve venga convocato un nuovo tavolo tecnico al ministero per lo Sviluppo Economico.***

pc quotidiano 20 gennaio - i 10 punti del 21 gennaio 1921 e i 10 punti per il Partito oggi --

10 punti su cui nasce il PCdI nel 1921, sulla base delle 21 condizioni o 21 punti posti dall'internazionale Comunista, guidata da lenin

noi ci riconosciamo in questi 10 punti e quindi non abbiamo necessità di ripeterli



Il Partito comunista d'Italia (Sezione dell'Internazionale comunista) è costituito sulla base dei seguenti principi.

1. Nell'attuale regime sociale capitalistico si sviluppa un sempre crescente contrasto fra le forze produttive ed i rapporti di produzione, dando origine all'antitesi ed alla lotta di classe tra il proletariato e la borghesia dominante.

2. Gli attuali rapporti di produzione sono protetti dal potere dello Stato borghese, che, fondato sul sistema rappresentativo della democrazia, costituisce l'organo per la difesa degli interessi della classe capitalistica.

3. Il proletariato non può infrangere né modificare il sistema dei rapporti capitalistici di produzione, da cui deriva il suo sfruttamento, senza l'abbattimento violento del potere borghese.

4. L'organo indispensabile della lotta rivoluzionaria è il partito politico di classe. Il Partito comunista, riunendo in sé la parte più avanzata e cosciente del proletariato, unifica gli sforzi delle masse lavoratrici, volgendoli dalle lotte per gli interessi di gruppi e per risultati contingenti alla lotta per la emancipazione rivoluzionaria del proletariato; esso ha il compito di diffondere nelle masse la coscienza rivoluzionaria, di organizzare i mezzi materiali d'azione e di dirigere nello svolgimento della lotta il proletariato.

5. La guerra mondiale, causata dalle intime insanabili contraddizioni del sistema capitalistico; le quali produssero l'imperialismo moderno, ha aperto la crisi di disgregazione del capitalismo, in cui la lotta di classe non può ché risolversi in conflitto armato tra le masse lavoratrici ed il potere degli Stati borghesi.

6. Dopo l'abbattimento del potere borghese, il proletariato non può organizzarsi in classe dominante che con la distruzione dell'apparato statale borghese e con la instaurazione dello Stato basato sulla sola classe produttiva ed escludendo da ogni diritto politico la classe borghese.

7. La forma di rappresentanza politica nello Stato proletario è il sistema dei Consigli dei lavoratori (operaie contadini), già in atto nella rivoluzione russa, inizio della rivoluzione proletaria mondiale e prima stabile realizzazione della dittatura proletaria.

8. La necessaria difesa dello Stato proletario, contro tutti i tentativi contro-rivoluzionari, può essere assicurata solo col togliere alla borghesia ed ai partiti avversi alla dittatura proletaria ogni mezzo di agitazione e di propaganda politica, e con l'organizzazione armata del proletariato per respingere gli attacchi interni ed esterni.

9. Solo lo Stato proletario potrà sistematicamente attuare tutte quelle successive misure d'intervento nei rapporti dell'economia sociale con le quali si effettuerà la sostituzione del sistema capitalistico con la gestione collettiva della produzione e della distribuzione.

10. Per effetto di questa trasformazione, economica e delle conseguenti trasformazioni di tutte le attività della vita sociale, eliminandosi la divisione della società in classi, andrà anche eliminandosi la necessità dello Stato politico, il cui ingranaggio si ridurrà progressivamente a quello della razionale amministrazione delle attività umane.

10 punti che proponiamo oggi, riconoscendo già i precedenti per l'unità dei comunisti nel/per il Partito

proletari comunisti
ro.red@libero.it
http://proletaricomunisti.blogspot.com
10 punti per l’unità dei comunisti per il Partito
Il partito comunista che è necessario costruire deve essere
1. basato sul marxismo-leninismo-maoismo;
2. basato sulla strategia della guerra popolare sfociante nel l’insurrezione
adatta alle condizioni specifiche del nostro paese oggi;
3. fondato sulla centralità operaia e che sia reparto d’avanguardia organizzato
della classe operaia;
4. costruito nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse;
5. un partito di tipo nuovo che attui una completa rottura nel campo
dell’ideologia, della teoria, della organizzazione, della pratica con il
revisionismo vecchio e nuovo;
6. saldamente interno al movimento comunista internazionale e in particolare
a quello di orientamento marxista-leninista-maoista, con un forte legame
con i partiti comunisti impegnati nelle guerre popolari;
7. che combatta attivamente l’economicismo e l’eclettismo teorico-politico
nel movimento comunista italiano;
8. alternativo alle due varianti, basate sull’elettoralismo e il militarismo,
presenti nel nostro campo;
9. che sappia far vivere al suo interno la lotta ideologica attiva e la lotta tra
le due linee e attuare il centralismo democratico, alla luce delle esperienze
negative che nel nostro campo ci sono state
10. consapevole che, nel grande lavoro per unire i comunisti nel nostro paese,
è’necessario sviluppare sulla base dei principi la lotta al settarismo come
una delle deviazioni ancora presenti nel movimento comunista

pc quotidiano 20 gennaio - Nepal .. crisi nella destra revisionista del PCU maoista del Nepal

noi sosteniamo la rivoluzione nepalese fino alla vittoria
noi sosteniamo i maoisti del nepal nel difendere e riprendere la guerra popolare per rovesciare il regime reazionario, sostenuto dall'egemonismo indiano e dall'imperialismo
noi non sosteniamo la direzione revisionista del partito comunista del Nepal- Prachanda Battarai
noi auspichiamo l'unità dei maoisti nepalesi lungo la via della rivoluzione

proletari comunisti _PCm Italy
20 gennaio 2011



dalla stampa borghese on line
Il tentativo di Dahal di fermare l’ira del vicesegretario
KAMAL DEV BHATTARAI

KATHMANDU, 19 gennaio -

Il Presidente del PCNU (maoista) Pushpa Kamal Dahal ha affermato martedì che
il suo vice Baburam Bhattarai ha erroneamente interpretato la decisione del
Comitato Centrale del partito (CC) in materia di gestione di opinioni
dissenzienti all'interno del partito. Nella riunione della Commissione
permanente (SC) di martedì, Dahal ha detto che i problemi all'interno del
partito sono nati dopo che Bhattarai ha frainteso la decisione del partito.

Il Comitato ha deciso di convocare una riunione del Politburo e del Comitato
centrale (CC), entrambi per mercoledì e giovedì e, rispettivamente, per
discutere il braccio di ferro tra le fazioni di Dahal e quella di Bhattarai.
"Le riunioni del Politburo e del CC ne usciranno con decisioni chiare su come
gestire il dissenso all'interno del partito," così un leader ha citato Dahal.

Nella riunione della Commissione Permanente, i sostenitori di Dahal e del Vice
Presidente Mohan Baidya hanno criticato le attività del membro del Politburo,
Hisila Yami, durante il programma di formazione di lunedì e le hanno chiesto
che un chiarimento.

La Commissione ha anche deciso di annullare il corso di formazione per i
quadri a livello nazionale fino a quando il partito gestisce la spaccatura
all'interno del partito. La fazione di Bhattarai ha boicottato il programma di
formazione dopo che la fazione guidata da Dahal ha rifiutato di permettere
opinioni dissenzienti durante la formazione. Il segretario maoista CP Gajurel
ha chiamato la lotta interna come democrazia interna. "La democrazia interna
non può essere esercitata senza protesta interna”, ha detto Gajurel.

"Grazie ai media sembra agli altri che ci sia un grande scossone in corso
all'interno del partito in merito al programma di formazione del partito, ma il
partito non sarà influenzato da essa" Dicendo che è naturale avere ideologie
diverse all’interno di un partito, il leader maoista ha osservato che tutti
dovrebbero accettare la decisione della maggioranza.

Nel frattempo, la fazione Bhattarai era occupata martedì nelle discussioni
interne per predisporre una strategia su come affrontare la riunione del
Politburo e del Comitato Centrale.

Secondo un leader vicino a Bhattarai, ci sono informazioni che la fazione
guidata da Dahal si appresta a prendere provvedimenti disciplinari nei
confronti di alcuni dirigenti vicini a Bhattarai. I leader dicono che il
partito potrebbe dividersi se la fazione di Dahal decidesse di intraprendere
un'azione contro la fazione Bhattarai. Tuttavia, il membro del Politburo Ram
Karki, che è vicino a Bhattarai, ha detto che non vi è alcuna possibilità di un
tale risultato.

In una intervista al portavoce del partito -Janadesh weekly- Bhattarai ha
attaccato Dahal dicendo che vuole sopprimere la democrazia interna nel partito.

pc quotidiano 20 gennaio - leggi il numero 5 della rivista marxista-leninista-maoista 'la nuova bandiera '

* IL FASCISMO PADRONALE ALLA FIAT – LA FIOM E L'AUTONOMIA OPERAIA

* LA CRISI POLITICA DEL GOVERNO E IL MODERNO FASCISMO

* NPCI CARC ALLA CODA DELLA CGIL E DEL RIFORMISMO

* CRISI - MARXISMO - FORMAZIONE OPERAIA

* A PROPOSITO DELL'UCCISIONE DELLE DONNE OGGI

pc quotidiano 20 gennaio -al processo e alla fiat sata di Melfi

il processo per i licenziamenti

Reintegro licenziati Terza udienza del processo
Nuove prove contro Fiat
Il giudice si riserva di decidere
L’ipotesi: «L’azienda voleva colpire la Fiom»

MELFI - Anche una copia degli accordi di Pomigliano eMirafiori sono finiti nel corposo materiale aggiuntivo che ieri
mattina i legali della Fiom hanno consegnato al giudice del lavoro di Melfi, Amerigo Palma, chiamato a decidere nel processo
di appello contro il reintegro dei tre operai licenziati in Sata lo scorso luglio.
La strategia degli avvocati del sindacato è mostrare che quei licenziamenti sono maturati nell’ambito di una strategia
più generale del Lingotto, che mirava a colpire la Fiom in vista dei nuovi modelli di organizzazione del lavoro sui quali
l’azienda stava puntando. I provvedimenti contro GiovanniBarozzino,Marco Pignatelli e AntonioLamorte
sarebbero maturati proprio in questo clima. A riprova di questa ipotesi sono stati consegnate in tribunale anche registrazioni di
conversazioni avvenute tra alcuni delegati sindacali di fabbrica e copie di sms che – se confermati proverebbero la premeditazioni
di Fiat nel “fare fuori i tre operai”. Il giudice, che nell’udienza di ieri ha ascoltato tre testimoni (due della Fiom e uno dell’azienda), si è riservato di decidere sulla possibilità di acquisire agli atti i nuovi elementi prodotti. E dovrà anche decidere se accogliere la richiesta della Fiom di ascoltare altri 24 testimoni su quanto accaduto quella notte.
«Quello che ci auguriamo - ha commentato il segretario della Fiom di Basilicata, Emanuele De Nicola - è lamagistratura
possa al più presto mettere fine a quest’incubo attraverso una ricostruzione di quanto accaduto nel corso del corteo
interno che si svolse in fabbrica e che portò al licenziamento dei tre operai». «In tutti questi mesi - ha commentato Giovanni Barozzino -non abbiamo mai preso la speranza che la verità possa essere stabilita con certezza». E di una cosa è certo: «Non mi sembra possa essere considerato un caso il fatto che i provvedimenti siano stati adottati proprio contro tre operai iscritti alla
Fiom, tra i quali il delegato sindacale più votato in fabbrica». Barozzino commenta anche l’ipotesi di Marchionne di portare il modello Mirafori a Melfi: «Il nostro stabilimento non ha bisogno di questo. Innovazione non può significare solo
eliminare la Fiom dalle fabbriche». E poi ancora sul referendum:«Un ricatto che non lascia scelta al lavoratore. Quindi, inaccettabile».

il 18 A MELFI E ALLA FIAT SATA

La delegazione di Proletari comunisti al Tribunale di Melfi, dove ieri era in corso l'udienza per il licenziamento dei 3 operai, è stata accolta dal “grazie” del delegato Giovanni Barozzino, e dai saluti calorosi degli altri, operaie e operai, licenziati, presenti al presidio.

Due operaie subito ci hanno raccontato come stanno peggiorando i carichi di lavoro alla Sata - e ancora, ufficialmente non è stato fatto per Melfi un accordo tipo Pomigliano/Mirafiori! Che succederà quando, come dice Marchionne, l'accordo verrà esteso anche a Melfi?
In una sola linea del 'Montaggio' le macchine sono passate da 276 a 291, ben 15 in più e neanche un operaio in più. Ai motori, per 25 macchine sta solo 1 operaio. E' aumentata la velocità della linea.
L'aumento del carico alla catena di montaggio, si riflette inevitabilmente su tutte le postazioni di lavoro collegate; le due operaie, per esempio che si occupano della preparazione del materiale utilizzato alla catena, devono ora essere più svelte e preparare più pezzi di prima: 30 pezzi in più per due linee.
Ma non c'è solo l'aumento dei carichi e la riduzione dei tempi di lavoro, l'azienda diminuisce anche i lavoratori nelle postazioni. Prima – hanno raccontato le operaie – vi erano 2 operai per tutto il turno, ora restano 2 solo fino alle 18 e poi per le altre 3 ore e mezza vi è una sola persona.
Le operaie e gli operai non ce la fanno già più! La fatica aumenta, le braccia, le gambe, il corpo sono indolenziti già dopo poche ore (e a Mirafiori la Fiat pretende di far lavorare anche 10 ore!!).
“Loro – hanno detto le operaie – non sanno cosa significa catena di montaggio”
“Dicono: “che cosa sono 10 minuti di pausa in meno...”, ma quando, come alla Sata, i bagni stanno a inizio e fine del reparto, per chi sta in mezzo ci vogliono 10 minuti solo per arrivarci al bagno! E per le donne? Chi ha il ciclo mestruale come deve fare?”.

Gli effetti sulla salute dei ritmi e cafrichi di lavoro si vedono in un semplice dato: “sono aumentati del 50% gli operai con “Ridotte Capacità Lavorative”, un aumento di 300 casi in un solo anno!

Ieri al Tribunale è continuato, anche se in piccoli numeri, l'abbraccio di solidarietà ai loro compagni da parte delle operaie e operai. Alcuni operai volevano rimanere al presidio nel pomeriggio, facendo anche sciopero ed è stato Giovanni Barozzino a convincerli a non farlo.
Decine e decine di operai che la notte tra il 6 e 7 luglio avevano fatto sciopero volevano essere ascoltati dal giudice e poiché non è stato possibile hanno scritto una dichiarazione sulla verità sui fatti che ieri è stata depositata in Tribunale.
A Melfi, il licenziamento dei due delegati e di un operaio, ha già messo in atto quell'attacco al diritto di sciopero ora formalizzato nell'accordo Mirafiori. “A Melfi con i nostri licenziamenti, vi è stato un esperimento della linea ora ufficializzata di escludere la Fiom”. Per questo Marchionne ne fa una questione politica e sta facendo di tutto perchè non rientrino in fabbrica.
Ma i 2 delegati licenziati sono comunque presenti alla Sata: “Dal 3 novembre siamo riusciti ad ottenere non solo l'accessibilità alla saletta sindacale, ma anche di poter utilizzare i permessi sindacali. Ma anche qui c'è stato un peggioramento: mentre prima oltre le 8 ore, vi era un monte ore di 'permessi non retribuiti', oggi la Fiat lo ha tolto e se un operaio mi chiama per un fatto grave, non posso andare”.

Con i 2 delegati e l'operaio licenziato abbiamo infine posto e discusso della necessità di una grossa iniziativa nazionale alla Fiat Sata: per riaccendere i riflettori nazionali contro i licenziamenti e il definitivo rientro in fabbrica dei 3 operai/delegati; contro l'attacco ai diritti sindacali e al diritto di sciopero; rilanciare, anche con l'iniziativa della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro, la mobilitazione contro l'attacco alla salute del piano Fiat (che ha visto a Melfi già un esposto/denuncia anni fa dello Slai cobas per il sindacato di classe); la lotta contro l'accordo, che vedrà nei prossimi mesi nell'occhio del ciclone proprio lo stabilimento di Melfi, cuore produttivo della Fiat.
Su questo, Barazzino, Lamorte e Pignatelli si sono detti d'accordo.

Alle 13 la delegazione di Proletari comunisti si è spostata davanti alle due portinerie della Fiat Sata, dove ha distribuito il volantone di analisi critica punto per punto dell'accordo Mirafiori, l'opuscolo sullo “Speciale Fiat” e continuato la discussione con le operaie e gli operai.

Anche qui sono state soprattutto le operaie a denunciare il peso del lavoro sempre più duro alla catena di montaggio: “non ce la facciamo più – hanno detto – stiamo tutti male, il personale è ridotto sulle linee. Ma qui prima o poi scoppiamo!”

Il volantone è stato molto ricercato dagli operai, perchè in realtà l'accordo Mirafiori, al di là dello imbonimento mediatico dei giorni scorsi, non è conosciuto e soprattutto non c'è una analisi autonoma, di parte operaia.
Nelle discussioni tanti operai e operaie erano d'accordo che contro il piano Fiat occorre uno scontro frontale, che contro l'arroganza fascista di Marchionne non valgono le ragioni, tantomeno la richiesta di riapertura della trattativa, ma occorrono “le teste malate” - come diceva un operaio - cioè gli operai che non si impauriscono e lottano.
Sul fronte sindacale, l'accordo Mirafiori e il referendum, ha visto a Melfi un effetto positivo: la Fismic sta perdendo iscritti, e soprattutto alcuni operai combattivi che erano passati alla Fismic nell'illusione di avere agibilità, oggi ne sono usciti, “perchè – come diceva ieri un operaio - dopo Pomigliano e Mirafiori è una questione di dignità non rimanervi”.

Ma altre questioni stanno maturando: la necessità della rottura aperta con la linea della Cgil/Camusso, la necessità del ragionamento autonomo degli operai pur stando all'interno della Fiom; il problema del rapporto operai/movimento studentesco, la questione del 14 dicembre e il limite della Fiom a non aver dichiarato in quella data sciopero; la questione di non fare il 28 uno sciopero e manifestazione “scontate”. E, soprattutto, comincia a farsi strada tra operai più coscienti il problema, portato da Proletari comunisti, dell'autonomia di classe politica degli operai e torna a essere presa in considerazione la costruzione del “circoli operaio”.

Proletari comunisti

pc quotidiano 20 gennaio - giornata nazionale di protesta contro la repressione negli usa

25 de enero, Día nacional de protesta contra la represión del FBI y de gran jurado
En septiembre de 2010, en una redada de coordinación nacional, el FBI singularizó a activistas contra la guerra y de solidaridad palestina, allanó sus hogares y los citaron a comparecer ante un gran jurado. En diciembre de 2010, bajo el mando del procurador federal Patrick Fitzgerald, el FBI entregó nueve citatorios nuevos en Chicago a activistas contra la guerra y de solidaridad palestina y volvió citar a cuatro personas de las redadas originales. Los ha ordenado a comparecer ante un gran jurado en Chicago el 25 de enero.

Se celebrará el 25 de enero un Día nacional de protesta contra la represión del FBI y de gran jurado. En más de 30 ciudades en todo el país, miles de personas protestarán fuera de edificios del gobierno federal, del FBI y otros lugares similares, en solidaridad con los activistas citados y de apoyo a los mismos y todos los activistas cuyos hogares fueron allanados por el FBI.

La convocatoria a las protestas plantea las siguientes demandas:

¡Defender la libertad de palabra! ¡Defender el derecho a organizarse! ¡Oponerse a guerras y ocupaciones no es crimen!

•¡Dígale a Patrick Fitzgerald que suspenda el gran jurado!
•¡Alto a las redadas y represión del FBI!

En la era de Obama, la criminalización de la oposición política a la agresión estadounidense:

Las redadas del FBI contra los activistas anti-guerra
A fines de septiembre, agentes del FBI llevaron a cabo redadas coordinadas en la madrugada contra la oficina del Comité Anti-Guerra en Minneapolis y siete casas en esa misma ciudad y Chicago. En algunas casas, desenfundaron sus revólveres. El blanco de las redadas: los participantes en el movimiento contra la guerra; los movimientos de solidaridad con Palestina y Colombia; y la Organización Socialista del Camino para la Libertad (OSCL). Allanaron la casa del director ejecutivo de un organismo de servicios sociales chicagoense, la Red de Acción Árabe-Americana. Los órdenes de allanamiento para las redadas afirmaban que la Fuerza Conjunta Contra el terrorismo (que abarca el FBI) buscaba evidencias en una investigación en marcha respecto al "apoyo material al terrorismo".

Como parte de la investigación, citaron a 14 activistas para comparecer ante un gran jurado federal en Chicago. Cada uno firmó una carta de sus abogados en que dicen que NO rendirían testimonio. El subprocurador federal responsable respondió diciéndoles a esos abogados que iba a retirar los citatorios pero no iba a comentar más. El gobierno no ha dado marcha atrás. Las autoridades tienen varias opciones para sus siguientes maniobras: más redadas; levantar cargos y hacer arrestos; emitir otra ronda de citatorios para rendir testimonio ante el gran jurado, pero con la oferta de una inmunidad limitada a algunas personas que trae aparejada del amenaza del encarcelamiento si siguen negándose a rendir testimonio. (Ver el recuadro "El gran jurado: La gran inquisición".)

Mientras tanto, aún más oponentes de la guerra siguen informando de hostigamiento del FBI en sus casas y lugares de trabajo.

Ni una sola persona fue arrestada, pero saquearon durante horas sus casas. El FBI confiscó computadores, teléfonos móviles, pasaportes, libretas de direcciones, cuentas de correo electrónico, correspondencia y documentos personales, fotografías, registros financieros e incluso pertenencias de sus hijos. A cualquiera que obligan a comparecer ante el gran jurado corre la posibilidad muy real del encarcelamiento por la duración del gran jurado (posiblemente meses o hasta años) sin siquiera una condena por un delito específico, lisa y llanamente por ejercer su derecho de no participar en la cacería política.

Por todo el país la gente de inmediato se movilizó en defensa de las personas bajo ataque.

Una década de represión da un salto serio
En la década desde los ataques del 11 de septiembre contra las torres gemelas y el Pentágono, el gobierno ha expandido dramáticamente el aparato represivo. La vigilancia penetra a hurtadillas en todo aspecto de la vida del pueblo. Durante la última década, el FBI ha interrogado a miles de hombres de origen árabe, vigilado mezquitas y cerrado instituciones caritativas. Policías requete-armados reprimieron a protestas contra la guerra de Irak y otras políticas del gobierno arrestando a cientos de manifestantes pacíficos de un solo golpe, incluyendo fuera de las convenciones nacionales de los republicanos y de los demócratas. En un momento, contra ocho organizadores de las protestas de 2008 contra la Convención Nacional Republicana levantaron cargos de múltiples delitos graves por organizar protestas "en apoyo al terrorismo". En una acción anti-globalización durante una cumbre de dirigentes del mundo en Pittsburgh en septiembre de 2009, levantaron contra un conocido activista cargos relacionados con el terrorismo por "twiterar" mensajes sobre las actividades de la policía. Mientras tanto, las autoridades fomentan tal mentalidad de tira mediante campañas publicitarias como "si ves algo, di algo", a la vez que arrestan, meten al bote y persiguen a aquellos que reportan o solamente videograban delitos cometidos por la policía u otros organismos del gobierno.

Pero la última ronda de redadas y citatorios del gran jurado representa un gran salto nuevo de la represión. Los ataques en Minneapolis y Chicago (no quedan sin respuesta) significan que se permite llevar a cabo contra aquellos que disienten del gobierno redadas, allanamientos y amenazas de encarcelamiento sin debido proceso legal sin ninguna razón salvo su asociación con alguien que el gobierno estadounidense ha puesto en la "lista negra internacional", y hasta en los casos en que esa asociación sea puramente política o educacional.

Los abogados de derechos civiles vienen advirtiendo desde la aprobación de la ley Patriota de 2001 que aquellos que critican al gobierno o mantienen lazos con movimiento internacionales de paz podrían ser objeto de investigaciones por terrorismo interno porque la definición de terrorismo es tan vaga y amplia que cubra desde la desobediencia civil no violenta tradicional en el país hasta proyectos humanitarios en otros países (Vea el recuadro "El fallo supremamente malo de la Suprema Corte".)

Bruce Nestor del Gremio Nacional de Abogados-Minneapolis, uno de los defensores de los activistas citados, dijo: "Esta fue la primera vez que las autoridades han tenido por objeto en sentido amplio a lo que se podría llamar ‘los activistas anti-guerra tradicionales’… No quiero restar peso a la represión contra los grupos musulmanes y árabe-americanos en Estados Unidos, pero esto representa un ataque directo contra activistas anti-guerra". Margaret Ratner Kunstler, en el programa radial Ley y desorden, trazó las consecuencias amplias: "…De hecho, representa un enorme cambio que tenemos en este país por lo que se refiere a la capacidad de la gente de oponerse activamente a esta política del gobierno".

Una violación de derechos fundamentales
Este ataque es una escandalosa violación de los derechos fundamentales que supuestamente garantiza la Constitución estadounidense. Analice la lista. ¿Libertad contra allanamientos y confiscaciones irrazonables (es decir, sin causa probable de que un delito haya sido cometido)? Al traste. No comprobaron tal causa probable antes de allanar las casas y llevarse cartón tras cartón de pertenencias. Un observador legal dijo que la orden eran una carta blanca tan amplia para el FBI que bien podría haberse dicho: "que se lleven todo". ¿Libertad de asociarse con otros para fines políticos? Al traste. La premisa básica de la investigación en general es que había una asociación no definida con unas organizaciones que el gobierno ha puesto en una lista. Confiscaron las listas de contactos y e-mail de los activistas en busca de potenciales "co-conspiradores". Además, llama la atención que las órdenes enumeran como evidencias a confiscarse todos los materiales relacionados a "reclutar, adoctrinar y facilitar que otros individuos en Estados Unidos ingresen a la OSCL…". ¿Libertad de palabra? Al traste. Los 14 activistas han señalado que el gobierno los ataca por artículos y testimonios que denuncian las políticas del gobierno estadounidense en diferentes partes del mundo. ¿Libertad de ser obligado a rendir testimonio en contra uno mismo? Al traste. Se puede usar el proceso de citatorios para el gran jurado para encanar a personas por largos plazos por negarse a rendir testimonio recurriendo al derecho de la V Enmienda a no autoinculparse después de que un juez haya otorgado una inmunidad muy limitada contra un proceso a fin de obligarlo a rendir testimonio en todo caso. (Ver "El gran jurado: La gran inquisición".)

Esa es la versión corta de los derechos que están violando y lo que representa.

He aquí una ironía: todo esto lo está haciendo el gobierno del "estudioso constitucional", el presidente Obama. Pero la ironía no se trata de que al presidente se le olvidara que una vez daba clases en la Universidad de Chicago, sino que mucha gente se dejó creer que el paquete en que él venía envuelto era fundamentalmente distinto al de Bush. Estas redadas demuestran la realidad del funcionamiento de este sistema, no importa quién lo gobierne en un momento determinado. Cuando los representantes políticos de este sistema imperialista lo estimen necesario usar los instrumentos de la dictadura (en este caso, la policía política, los tribunales y las prisiones), no dudarán en violar los preceptos democráticos asentados en su Constitución.

A lo largo de este caso, parece que el gobierno estadounidense esté dando un mensaje a la gente dentro (y fuera) de las fronteras de este país: "Fíjese, no sólo vamos a librar guerras constantes en el Medio Oriente y Asia central, imponiendo regímenes en la región y avalando las masacres y ocupaciones de Israel… no sólo cometeremos asesinatos y tortura contra aquellos que se nos entrepongan… no sólo espiraremos, hostigaremos y deportaremos a los inmigrantes de estas regiones que se oponen a nuestras políticas… sino que también aumentaremos las apuestas tan fuertemente pata cualquiera dentro de los propios Estados Unidos que se atreva a disentir y denunciar nuestros crímenes. Tenemos un imperio… y en nuestra defensa de él, nos podremos despiadados. Así que usted debería aceptar las cosas o la próxima vez, ¡alguien podría estar tocando su puerta!" (Busque más sobre cómo y por qué la llamada "guerra contra el terror" es en realidad una guerra por el imperio en "Forjar otro camino — Más sobre los 'dos sectores históricamente anticuados'", de Bob Avakian, Revolución #213, 10 de octubre de 2010.)

Es imprescindible rechazar ese mensaje.

Hay que responder a este ataque con mayor resistencia y darle marcha atrás
La pura verdad es lo siguiente: la clase dominante, y Obama, no dejan que los derechos supuestamente garantizados por ley impidan lo que ellos perciben como los intereses del imperialismo. Pero eso NO quiere decir el pueblo no debiera luchar por esos derechos. Al contrario. Lo que sí demuestra es que debemos luchar tanto más duramente y sin ilusiones contra esta represión, denunciando tanto la naturaleza cruel de las políticas que estas redadas hacen cumplir (y los intereses que mueven dichas políticas) como las maneras en que estas redadas son completamente ilegítimas: son una violación no sólo de los derechos fundamentales y de las creencias fundamentales de muchísimas personas en materia de lo que es justo sino de las propias leyes tales como se redactaron.

A esa luz, han surgido pasos iniciales muy positivos en respuesta a las redadas. El mismo día de las redadas y durante la semana posterior en unas 60 ciudades en todo el país, se montaron acciones de protesta de emergencia frente a oficinas del FBI y edificios del gobierno: de 400 a 500 personas en Minneapolis; en las calles de Chicago fuera de las oficinas del FBI. Se celebraron otras formas de protesta: de circular declaraciones en la red a iniciativas del clero y gente religiosa. El Consejo de Trabajadores de San Francisco aprobó una resolución condenatoria del ataque y cinco legisladores presentaron un proyecto de ley en la legislatura del estado de Minnesota que daría la alerta sobre las redadas del FBI y la investigación del gran jurado.

Es necesario y posible hacer mucho más. Estos ataques contra los activistas contra la guerra y de solidaridad internacional deberían dar la alarma para todos aquellos que se hayan opuesto a las políticas del gobierno estadounidense en diferentes partes del mundo, y éstos deberían apoyar el derecho de la gente a organizarse y defender en el frente político a las personas que caen bajo ataque por hacerlo. Cualquiera que apoye a los grupos e individuos en Estados Unidos que hacen trabajo humanitario en otros países (proyectos de socorro, trabajadores de derechos humanos, periodistas, programas de resolución de conflictos) también deberían tomar posición contra esta opresión, al igual que hizo mucha gente en el reciente caso de la Suprema Corte. (Ver "El fallo supremamente malo de la Suprema Corte".)

Además, los revolucionarios y los radicales no sólo deben sonar la alarma y unirse a esto sino demostrar cada vez más la manera en que los intereses que motivan tal represión son intereses imperialistas y la manera en que es ilegítimo el estado que debe servir y sí sirve esos intereses. Es únicamente de esta manera que habrá una oportunidad de no sólo para este ataque sino empezar a construir un movimiento que se oponga a un ambiente y sistema jurídico que a diario se vuelve más represivo.

Aquellos que desafían y alzan la voz contra lo que Estados Unidos hace en este país y en el mundo deberían conocer sus derechos. De esta manera, entre otras, el ataque del gobierno se le podría salir por la culata: si muchas más personas no se dejan embaucar por los agentes de la represión y ejercen sus derechos. (Ver "Que no se deje engatusar por los agentes de la represión — 'No diga nada'", Revolución #194, 7 de marzo de 2010.)