“Ci sono quelle che non si arrendono e vorrebbero piantare le tende sotto casa di Nerino Grassi, il padrone dell'Omsa-Golden Lady che quatto quatto ha deciso la delocalizzazione della storica azienda di Faenza lasciando a spasso 350 operaie”
Giovedì 5 agosto “una cinquantina di lavoratrici Amsa ha partecipato ad un presidio organizzato dalla Federazione della Sinistra a Faenza. L'obiettivo è di rompere il silenzio sulla vicenda e dare un messaggio: non tutto è perduto.
Attualmente sono tutte in cigs per 24 mesi, con la prospettiva, molto incerta, per una parte di loro di una riconversione occupazionale se il sito trova un'altra azienda disposta ad acquistare, insieme ad un altra prospettiva, questa più certa, che se entro marzo 2011 non verranno ricollocate 104 di loro anche 1a Cigs finirà.
Queste operaie hanno presidiato la fabbrica per impedire che padron Grassi portasse via i macchinari. Hanno lanciato “una campagna di boicottaggio delle calze Omsa – che includono i marchi SiSi e Philippe Matignon... Non si arrendono. E denunciano il sostanziale silenzio delle forze politiche, degli Enti locali e persino di parti del sindacato che, mesi orsono, firmarono comunque un accordo con Grassi che sostanzialmente apriva le porte allo smantellamento della fabbrica...”.
Ora “le lavoratrici dell'Omsa hanno deciso che continueranno a denunciare la vicenda con mobilitazioni a partire da settembre”. (da Liberazione di venerdì 6 agosto).
Noi del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario, nelle città, nei posti di lavoro, tra le lavoratrici, disoccupate, precarie dove siamo presenti e lavoriamo faremo iniziative di informazione, sostegno in coincidenza con le mobilitazioni che faranno le operaie dell'Omsa da settembre.
Ma lanciamo una campagna generale di solidarietà con la lotta di queste operaie. Questa lotta è importante e emblematica.
Un padrone prima sfrutta le operaie, sfrutta anche il corpo delle donne (pezzi del corpo, le gambe) per fare pubblicità al suo prodotto, all'insegna dello slogan: Omsa, che gambe! E ora caccia via queste operaie e va in Serbia per trovare altre donne, altre lavoratrici da sfruttare di più e pagare di meno.
Per Padron Nerini le donne sono merce da sfruttare in fabbrica e da usare per vendere meglio sui mercati. Del corpo delle donne kil capitale non “butta niente” quando serve per fare profitti.
Per questo, la vicenda delle operaie dell'Omsa se è contro un gravissimo taglio di posti di lavoro, come purtroppo ce ne sono tanti in questo periodo sia di donne che di uomini, è significativa per la doppia denuncia che ne viene fuori.
Per questo è necessario qualcosa in più della solidarietà. Occorre fare di questa lotta una lotta di tutte le lavoratrici, di tutte le donne.
Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario.
mfpr@libero.it
sabato 7 agosto 2010
pc quotidiano 7 agosto - Basta sangue del popolo afghano!
Sull'Afghanistan ancora bombe Nato sulla popolazione. Altri 12 civili uccisi in un raid aereo Usa
nell'est del paese, mentre il governo di Kabul conferma la strage di Sangin: 39 morti, tutti donne e bambini.
"Eppure bisogna esserci" aveva detto il capo del governo italiano mentre il parlamento finanziava il
proseguimento dell'occupazione militare e l'invio di altri 400 militari a fianco degli USA.
Una partecipazione militare che è complice dei massacri nei confronti dei civili!
prolcomra
07/08/2010
pc quotidiano 7 agosto - A Ravenna chiude un'altro pezzo della chimica e 37 operai vanno in cassaintegrazione
I confederali hanno firmato a Roma l'accordo sulla chiusura della Borregard a Ravenna che riguarda 37 operai.
2 anni di cassaintegrazione speciale per chiusura attività dal 1 settembre al 31 agosto 2012 ma il
secondo anno di cassa è subordinato al ricollocamento di almeno il 30% dei lavoratori (13 operai)
all'interno del polo chimico e la cigs sarà graduale per procedere a bonifica e messa in sicurezza degli impianti. Ovviamente ci saranno i soliti incentivi all'esodo.
Dopo avere accumulato profitti con le privatizzazioni, i padroni chimici stanno mano mano
abbandonando il settore e dall'Eni/Polimeri Europa non c'è nessuna volontà di rilancio di un piano industriale.
Gli operai non possono continuare a subire la chiusura delle aziende che stanno avvenendo
già prima della crisi economica-finanziaria.
La responsabilità di Eni e governo è centrale e quindi non può essere rinviata ancora una vertenza generale sulla chimica nazionale, così come lo stanno chiedendo da mesi gli operai Vinyls.
Slai cobas per il sindacato di classe-Ravenna
tel. 339/8911853
cobasravenna@libero.it
venerdì 6 agosto 2010
pc quotidiano 5-6 agosto - l'imperialismo Usa vede il nesso rivoluzionario tra Nepal e India
"L’instabilità del Nepal potrebbe rappresentare una minaccia terroristica per l’
India'
Gli Stati Uniti oggi hanno avvertito che l'instabilità politica in Nepal
potrebbe rappresentare una seria minaccia terroristica per l'India, che ha
mandato un inviato di alto rango a Kathmandu per contribuire a porre fine alla
crisi costituzionale che dura da un mese per l'elezione di un nuovo primo
ministro.
Anche se non c'è alcuna indicazione che il Nepal sia un rifugio sicuro per i
terroristi internazionali, gli Stati Uniti mettono in guardia New Delhi per il
fatto che la continua instabilità in questo nascente paese democratico potrebbe
rappresentare una seria minaccia terroristica per l'India.
"Non ci sono indicazioni che il Nepal sia un rifugio sicuro per i terroristi
internazionali. Ma vista la continua instabilità del Nepal, vi è la possibilità
che i membri di gruppi estremisti potrebbero transitare per il Nepal, in
particolare verso l’India," riferisce l’annuale 'Country Report sul terrorismo,
per l'anno 2009' del Dipartimento di Stato redatto su mandato del Congresso.
Il rapporto mette in guardia sul fatto che il confine poroso, il grande spazio
senza governo lungo il confine tra Nepal e India e le carenze di sicurezza dell’
unico aeroporto internazionale del paese, aggrava questa vulnerabilità nella
capitale.
"Il grande spazio senza governo, lungo il confine Nepal-indiano aggrava
questa vulnerabilità, così come le carenze di sicurezza al Tribhuvan Airport,
l'aeroporto internazionale del Nepal", dice il Dipartimento di Stato.
In giugno, Muhammad Omar Madni membro del Lashkar-e Taiba (LeT) ha viaggiato
attraverso il Nepal in rotta per Nuova Delhi, osserva il rapporto.
Nella sua relazione annuale, il Dipartimento di Stato ha detto che il Nepal
non ha avuto significativi atti di terrorismo internazionale, ma si sono
verificati numerosi incidenti di violenza a sfondo politico nel Paese.
"La Young Communist League (YCL) [Lega della gioventù comunista] affiliata ai
Maoisti ha continuato le attività criminali, tra cui le intimidazioni e le
estorsioni. In risposta alla violenza della YCL, altri partiti politici hanno
giustificato l'uso della violenza da parte delle loro organizzazioni della
gioventù", ha detto.
La relazione ha inoltre avvertito che i disordini nelle pianure del Terai al
confine con l'India sono rimasti elevati con la proliferazione di numerosi
gruppi armati criminali e una presenza di polizia inadeguata.
"Le agitazioni nelle pianure meridionali del Terai sono rimaste elevate, con
la proliferazione di numerosi gruppi armati e di una insufficiente presenza
della polizia. Più di 100 gruppi armati si ritiene siano operanti nel Terai,
alcuni in cerca di indipendenza o autonomia, la maggior parte composta da
elementi criminali opportunisti" ha detto.
__________
India'
Gli Stati Uniti oggi hanno avvertito che l'instabilità politica in Nepal
potrebbe rappresentare una seria minaccia terroristica per l'India, che ha
mandato un inviato di alto rango a Kathmandu per contribuire a porre fine alla
crisi costituzionale che dura da un mese per l'elezione di un nuovo primo
ministro.
Anche se non c'è alcuna indicazione che il Nepal sia un rifugio sicuro per i
terroristi internazionali, gli Stati Uniti mettono in guardia New Delhi per il
fatto che la continua instabilità in questo nascente paese democratico potrebbe
rappresentare una seria minaccia terroristica per l'India.
"Non ci sono indicazioni che il Nepal sia un rifugio sicuro per i terroristi
internazionali. Ma vista la continua instabilità del Nepal, vi è la possibilità
che i membri di gruppi estremisti potrebbero transitare per il Nepal, in
particolare verso l’India," riferisce l’annuale 'Country Report sul terrorismo,
per l'anno 2009' del Dipartimento di Stato redatto su mandato del Congresso.
Il rapporto mette in guardia sul fatto che il confine poroso, il grande spazio
senza governo lungo il confine tra Nepal e India e le carenze di sicurezza dell’
unico aeroporto internazionale del paese, aggrava questa vulnerabilità nella
capitale.
"Il grande spazio senza governo, lungo il confine Nepal-indiano aggrava
questa vulnerabilità, così come le carenze di sicurezza al Tribhuvan Airport,
l'aeroporto internazionale del Nepal", dice il Dipartimento di Stato.
In giugno, Muhammad Omar Madni membro del Lashkar-e Taiba (LeT) ha viaggiato
attraverso il Nepal in rotta per Nuova Delhi, osserva il rapporto.
Nella sua relazione annuale, il Dipartimento di Stato ha detto che il Nepal
non ha avuto significativi atti di terrorismo internazionale, ma si sono
verificati numerosi incidenti di violenza a sfondo politico nel Paese.
"La Young Communist League (YCL) [Lega della gioventù comunista] affiliata ai
Maoisti ha continuato le attività criminali, tra cui le intimidazioni e le
estorsioni. In risposta alla violenza della YCL, altri partiti politici hanno
giustificato l'uso della violenza da parte delle loro organizzazioni della
gioventù", ha detto.
La relazione ha inoltre avvertito che i disordini nelle pianure del Terai al
confine con l'India sono rimasti elevati con la proliferazione di numerosi
gruppi armati criminali e una presenza di polizia inadeguata.
"Le agitazioni nelle pianure meridionali del Terai sono rimaste elevate, con
la proliferazione di numerosi gruppi armati e di una insufficiente presenza
della polizia. Più di 100 gruppi armati si ritiene siano operanti nel Terai,
alcuni in cerca di indipendenza o autonomia, la maggior parte composta da
elementi criminali opportunisti" ha detto.
__________
pc quotidiano 5-6 agosto - dal campeggio della gioventù ribelle di red block
“Campeggio della gioventù ribelle”, report di 3 giorni all’insegna della formazione politica, dello svago e della camaraderia.
Dopo un anno di lotte politiche in vari fronti era necessario fare un bilancio per ripartire in Autunno avendo fatto tesoro delle esperienze, collettivizzarle con altre compagni e giovani e avere anche momenti per approfondire certi aspetti con l’obiettivo dell’autoformazione.
Tutte queste attività sono state “condite” da momenti di svago al mare, in piscina, partite di calcetto e pallavolo...
Importante è stato organizzare il campeggio insieme al CAIL (Collettivo Autorganizzato Accademia in Lotta), collettivo nato da pochi mesi ma che fin dall’inizio si è reso protagonista di battaglie all’interno dell’Accademia e non solo, partecipando al fianco dei lavoratori a scioperi di sindacati di base e di classe mettendo in chiaro fin dall’inizio la propria natura di collettivo autorganizzato.
Importante anche la presenza del CAU (Collettivo Autorganizzato Universitario) di Napoli anch’esso in prima linea a Napoli su molti fronti di lotta non solo prettamente universitari ma anche altri come antifascismo, le lotte sociali e l’internazionalismo ad esempio.
Altro elemento positivo la presenza di giovani non militanti ma attratti positivamente dalle discussioni affrontate al campeggio dalle varie assemblee.
Segue un breve resoconto delle assemblee, in seguito pubblicheremo uno speciale del nostro foglio con il resoconto dettagliato delle singole assemblee.
Il primo giorno è stato dedicato alle lotte studentesche dal movimento dell’Onda dell’autunno 2008 fino ad oggi.
Le 3 organizzazioni presenti : Red Block,Cau e Cail si sono trovate d’accordo sull’analisi generale riguardante la Riforma Gelmini e il movimento dell’Onda.
La riforma Gelmini infatti non va vista come mera manovra finanziaria di taglio alle spese riguardanti l’istruzione e la ricerca ma ha un significato profondamente ideologico in senso reazionario e funzionale alla costruzione del regime di moderno fascismo per mezzo dello stato di polizia. I concetti di meritocrazia, disciplina servile, le dichiarazioni di Berlusconi e Cossiga e il tentativo di infiltrazione dei fascisti di Casapound a piazza Navona sono solo alcuni esempi a riprova di ciò.
Il movimento dell’Onda dopo l’Assemblea del 15-16 Novembre 2008 all’università La Sapienza di Roma non è stato in grado di dare una risposta adeguata al governo a causa delle posizioni riformiste uscite dall’assemblea stessa. Concetti come “autoriforma”, “capitalismo cognitivo” e “inflazionamento dei crediti formativi” sono causa diretta dell’affossamento del movimento in quanto interni al sistema di riforma. Invece di contestare radicalmente la riforma e i suoi singoli aspetti come ad esempio il sistema dei crediti formativi, si cerca di utilizzare strumenti della riforma stessa, ciò ha determinato la sconfitta. Interessanti i contributi dei compagni del CAU, del CAIL e di Red Block studenti medi che hanno arricchito la discussione parlando di alcune esperienze di lotta concrete che hanno portato avanti.
A completamento della giornata sono stati visionati 2 video che ricostruiscono i fatti di Piazza Navona a cura di alcuni compagni romani e il tentativo (fallito) di casapound di insediarsi nel convento di Mater Dei a Napoli a cura dei compagni del CAU.
A seguire Red Block ha aperto una discussione facendo un’analisi del moderno fascismo distinguendo burattinai e burattini ovvero dichiarando che in tema antifascista il primo nemico è lo stato mentre organizzazioni come Casapound e Forza Nuova sono solo progetti di governo. Su questo è stata criticata la posizione di molti compagni che in Italia non comprendono tale distinzione e riducono la lotta antifascista solo come contrapposizione a queste organizzazioni neofasciste e da ciò deriva la loro arretratezza politica e limitazione territoriale.
Si è approfondita molto la discussione sul che fare, ovvero la nostra proposta di organizzare una rete nazionale antifascista che dia forza ai compagni sparsi nelle diverse città attraverso un buon coordinamento del movimento antifascista nazionale.
I compagni del Cau concordando con l’analisi precedentemente fatta hanno arricchito la discussione portando a conoscenza l’esperienza napoletana sulla mobilitazione no Casapound.
Il secondo giorno i compagni di Red Block hanno esposto il lavoro da loro svolto durante l’anno a Palermo: nei quartieri popolari dell’Albergheria e della Zisa, circa la repressione e sul lavoro internazionalista a sostegno delle lotte di liberazione nazionale dei baschi, irlandesi, palestinesi, iracheni, afghani e tamil. Anche qui si è sviluppato il dibattito con i compagni di Napoli che hanno portato a conoscenza dell’assemblea loro esperienze di lotta analoghe.
Nel pomeriggio si è fatto un punto sulla vicenda fiat con l’intervento di un giovane militante di Red Block e del rappresentante del Comitato di sostegno alla lotta degli operai Fiat di Termini Imerese.
La riunione ha avuto un valore altamente formativo: si è cercato di spiegare i meccanismi generali del capitalismo come sistema sociale produttivo entrando poi nel merito del “piano Marchionne” relativo alla Fiat.
I compagni di Napoli hanno approfondito la discussione su Pomigliano d’Arco.
La giornata si è conclusa con la proiezione di un video sulla rivolta in Grecia del Dicembre 2008.
Il terzo e ultimo giorno partendo dal video visto la sera prima si è approfondita la discussione relativa alla situazione della Grecia ascoltando la testimonianza di chi è stato in Grecia per l’anniversario della morte di Alexis il dicembre scorso e analizzando il movimento greco dei lavoratori.
La giornata si è conclusa con un’assemblea dedicata alle rivoluzioni attuali nel mondo: le Guerre Popolari in India, Perù, Nepal, Filippine e Turchia/Nord Kurdistan.
Oltre a un quadro generale si è entrati nel merito sulla differenza tra una lotta di liberazione nazionale o lotta armata tout court e Guerra Popolare: l’intreccio e la connessione tra popolo e guerriglieri, la direzione del fucile da parte del partito rivoluzionario e non viceversa, la costruzione di un contropotere nelle zone liberate simultaneamente alla conduzione della guerra e, cosa più importante, l’obiettivo strategico: la conquista del potere politico per spezzare il sistema sociale esistente e costruirne uno nuovo senza sfruttamento.
Oltre al fatto che, come si diceva, i giovani anche non militanti hanno espresso chiaramente il fatto di essere stati interessati dalle discussioni trovandole interessanti e connesse alla vita quotidiana di tutti noi, è da sottolineare negli interventi dell’assemblea finale di chiusura del campeggio la dichiarazione di una giovane diciottenne: “dopo questo campeggio ho capito che il pacifismo non serve a niente”.
Per tutte queste motivazioni siamo enormemente soddisfatti per la riuscita di questo campeggio che rappresenta un nuovo inizio nella pratica dei campeggi estivi.
Red Block
03/08/2010
Dopo un anno di lotte politiche in vari fronti era necessario fare un bilancio per ripartire in Autunno avendo fatto tesoro delle esperienze, collettivizzarle con altre compagni e giovani e avere anche momenti per approfondire certi aspetti con l’obiettivo dell’autoformazione.
Tutte queste attività sono state “condite” da momenti di svago al mare, in piscina, partite di calcetto e pallavolo...
Importante è stato organizzare il campeggio insieme al CAIL (Collettivo Autorganizzato Accademia in Lotta), collettivo nato da pochi mesi ma che fin dall’inizio si è reso protagonista di battaglie all’interno dell’Accademia e non solo, partecipando al fianco dei lavoratori a scioperi di sindacati di base e di classe mettendo in chiaro fin dall’inizio la propria natura di collettivo autorganizzato.
Importante anche la presenza del CAU (Collettivo Autorganizzato Universitario) di Napoli anch’esso in prima linea a Napoli su molti fronti di lotta non solo prettamente universitari ma anche altri come antifascismo, le lotte sociali e l’internazionalismo ad esempio.
Altro elemento positivo la presenza di giovani non militanti ma attratti positivamente dalle discussioni affrontate al campeggio dalle varie assemblee.
Segue un breve resoconto delle assemblee, in seguito pubblicheremo uno speciale del nostro foglio con il resoconto dettagliato delle singole assemblee.
Il primo giorno è stato dedicato alle lotte studentesche dal movimento dell’Onda dell’autunno 2008 fino ad oggi.
Le 3 organizzazioni presenti : Red Block,Cau e Cail si sono trovate d’accordo sull’analisi generale riguardante la Riforma Gelmini e il movimento dell’Onda.
La riforma Gelmini infatti non va vista come mera manovra finanziaria di taglio alle spese riguardanti l’istruzione e la ricerca ma ha un significato profondamente ideologico in senso reazionario e funzionale alla costruzione del regime di moderno fascismo per mezzo dello stato di polizia. I concetti di meritocrazia, disciplina servile, le dichiarazioni di Berlusconi e Cossiga e il tentativo di infiltrazione dei fascisti di Casapound a piazza Navona sono solo alcuni esempi a riprova di ciò.
Il movimento dell’Onda dopo l’Assemblea del 15-16 Novembre 2008 all’università La Sapienza di Roma non è stato in grado di dare una risposta adeguata al governo a causa delle posizioni riformiste uscite dall’assemblea stessa. Concetti come “autoriforma”, “capitalismo cognitivo” e “inflazionamento dei crediti formativi” sono causa diretta dell’affossamento del movimento in quanto interni al sistema di riforma. Invece di contestare radicalmente la riforma e i suoi singoli aspetti come ad esempio il sistema dei crediti formativi, si cerca di utilizzare strumenti della riforma stessa, ciò ha determinato la sconfitta. Interessanti i contributi dei compagni del CAU, del CAIL e di Red Block studenti medi che hanno arricchito la discussione parlando di alcune esperienze di lotta concrete che hanno portato avanti.
A completamento della giornata sono stati visionati 2 video che ricostruiscono i fatti di Piazza Navona a cura di alcuni compagni romani e il tentativo (fallito) di casapound di insediarsi nel convento di Mater Dei a Napoli a cura dei compagni del CAU.
A seguire Red Block ha aperto una discussione facendo un’analisi del moderno fascismo distinguendo burattinai e burattini ovvero dichiarando che in tema antifascista il primo nemico è lo stato mentre organizzazioni come Casapound e Forza Nuova sono solo progetti di governo. Su questo è stata criticata la posizione di molti compagni che in Italia non comprendono tale distinzione e riducono la lotta antifascista solo come contrapposizione a queste organizzazioni neofasciste e da ciò deriva la loro arretratezza politica e limitazione territoriale.
Si è approfondita molto la discussione sul che fare, ovvero la nostra proposta di organizzare una rete nazionale antifascista che dia forza ai compagni sparsi nelle diverse città attraverso un buon coordinamento del movimento antifascista nazionale.
I compagni del Cau concordando con l’analisi precedentemente fatta hanno arricchito la discussione portando a conoscenza l’esperienza napoletana sulla mobilitazione no Casapound.
Il secondo giorno i compagni di Red Block hanno esposto il lavoro da loro svolto durante l’anno a Palermo: nei quartieri popolari dell’Albergheria e della Zisa, circa la repressione e sul lavoro internazionalista a sostegno delle lotte di liberazione nazionale dei baschi, irlandesi, palestinesi, iracheni, afghani e tamil. Anche qui si è sviluppato il dibattito con i compagni di Napoli che hanno portato a conoscenza dell’assemblea loro esperienze di lotta analoghe.
Nel pomeriggio si è fatto un punto sulla vicenda fiat con l’intervento di un giovane militante di Red Block e del rappresentante del Comitato di sostegno alla lotta degli operai Fiat di Termini Imerese.
La riunione ha avuto un valore altamente formativo: si è cercato di spiegare i meccanismi generali del capitalismo come sistema sociale produttivo entrando poi nel merito del “piano Marchionne” relativo alla Fiat.
I compagni di Napoli hanno approfondito la discussione su Pomigliano d’Arco.
La giornata si è conclusa con la proiezione di un video sulla rivolta in Grecia del Dicembre 2008.
Il terzo e ultimo giorno partendo dal video visto la sera prima si è approfondita la discussione relativa alla situazione della Grecia ascoltando la testimonianza di chi è stato in Grecia per l’anniversario della morte di Alexis il dicembre scorso e analizzando il movimento greco dei lavoratori.
La giornata si è conclusa con un’assemblea dedicata alle rivoluzioni attuali nel mondo: le Guerre Popolari in India, Perù, Nepal, Filippine e Turchia/Nord Kurdistan.
Oltre a un quadro generale si è entrati nel merito sulla differenza tra una lotta di liberazione nazionale o lotta armata tout court e Guerra Popolare: l’intreccio e la connessione tra popolo e guerriglieri, la direzione del fucile da parte del partito rivoluzionario e non viceversa, la costruzione di un contropotere nelle zone liberate simultaneamente alla conduzione della guerra e, cosa più importante, l’obiettivo strategico: la conquista del potere politico per spezzare il sistema sociale esistente e costruirne uno nuovo senza sfruttamento.
Oltre al fatto che, come si diceva, i giovani anche non militanti hanno espresso chiaramente il fatto di essere stati interessati dalle discussioni trovandole interessanti e connesse alla vita quotidiana di tutti noi, è da sottolineare negli interventi dell’assemblea finale di chiusura del campeggio la dichiarazione di una giovane diciottenne: “dopo questo campeggio ho capito che il pacifismo non serve a niente”.
Per tutte queste motivazioni siamo enormemente soddisfatti per la riuscita di questo campeggio che rappresenta un nuovo inizio nella pratica dei campeggi estivi.
Red Block
03/08/2010
pc quotidiano 5-6 agosto - dal seminario del movimento femminista proletario rivoluzionario
06/08/2010
Un seminario intenso e vivace quello che si è svolto tra sabato 31 luglio e
domenica 1 agosto. Organizzato dalle compagne del Movimento femminista
proletario rivoluzionario in un bel luogo di campagna a pochi Km dal mare in
provincia di Taranto, si sono ritrovate insieme donne, lavoratrici, precarie,
disoccupate provenienti da diverse città, che hanno avuto la gioia di
rincontrarsi visto che alcune si erano già conosciute alla due giorni del
13/14 marzo “Bagagli per un viaggio delle donne in lotta” a Taranto o di
conoscersi visto che altre partecipavano per la prima volta.
Proprio perché a Marzo parlammo di “viaggio delle donne in lotta” questo
seminario è voluto essere un’altra tappa di un percorso di lotta che va avanti
e in questo senso per mantenere un filo di continuità la prima giornata di esso
è stata caratterizzata dalla ripresa dei temi trattati nella precedente due
giorni di marzo. Per questo si è utilizzato un dossier, a cura dalle
compagne
Mfpr, contenente appunto la verbalizzazione della due giorni di Marzo, di cui,
attraverso la lettura di diversi passaggi, si sono ripresi e discussi gli
interventi più significativi.
Siamo partite ripercorrendo le diverse lotte che nell’ambito
lavorativo/sociale hanno caratterizzato lo scenario di questi mesi, dalle
disoccupate e lavoratrici delle pulizie di Taranto, alle precarie delle
cooperative sociali di Palermo, dalle lavoratrici della scuola di Milano alle
operaie della Omsa di Faenza e della Triumph di Bergamo…alla lotta delle donne
aquilane, lotte in cui agli attacchi concreti alla condizione
economica/lavorativa si unisce un attacco più generale che investe tutta la
vita delle donne.
Su questo tutte le donne presenti sono intervenute riportando la loro
esperienza.
Alla luce di ciò anche in questo seminario si è posta la necessità di dovere
dare una risposta forte e concreta agli attacchi che padroni, governo e
istituzioni sferrano contro le donne quotidianamente: per questo si è ripresa
la questione dello SCIOPERO DELLE DONNE da lanciare come nuova sfida a livello
generale, uno sciopero abbiamo letto e ribadito che non è affatto “una parola
d’ordine sindacale ma uno sciopero che partendo dalle condizioni concrete
delle donne, delle lavoratrici, delle precarie, delle disoccupate, delle
casalinghe, delle proletarie, vuole allargarsi all’insieme di tutti gli
attacchi economici, sessuali, ideologici contro le donne ”(dal dossier “Bagagli
per un viaggio delle donne in lotta”), e in questo senso si è detto che le
donne devono lottare anche contro i lavoratori per fare entrare con forza la
questione di genere nella questione di classe. Lo sciopero delle donne come
elemento di rottura.
Dal lancio di una parola d’ordine si deve passare alla costruzione concreta
dello sciopero delle donne e su questo al seminario si è deciso che è
importante lavorare con più impegno perché si formi una rete tra lavoratrici,
precarie, disoccupate, donne contattando, seguendo, dando voce sia direttamente
che indirettamente alle varie realtà in lotta che investono il nostro paese dal
nord al sud generalizzando le diverse esperienze.
A tal fine inoltre si è deciso di preparare sin dal mese di settembre un’
inchiesta da portare nelle fabbriche, nelle scuole, nei diversi posti di lavoro
fino ai quartieri che guardando ai vari aspetti di attacco che subiscono le
donne possa essere un utile strumento per avanzare nell’analisi della
condizione delle donne in un paese capitalista e imperialista come il nostro e
per elaborare una piattaforma di lotta per lanciare lo sciopero delle donne su
tutte le questioni.
Una parte della prima giornata del seminario è stata poi dedicata all’analisi
della condizione delle donne migranti nel nostro paese e in particolare su
questo ci si è concentrate su una importante battaglia che è diventata il
simbolo della lotta delle donne migranti: la lotta di Joy e la campagna di
mobilitazione di donne femministe , comitati antirazzisti che in questi mesi vi
è stata in diverse città, sfociata nel presidio al tribunale di Milano l’8
giugno scorso a sostegno di questa donna migrante che insieme ad altre compagne
si è ribellata alla pesante condizione di oppressione subita all’interno dei
CIE che per le donne vuole dire anche molestie e violenza sessuale.
E’ stato analizzato e ribadito che per noi in questa lotta non si è trattato
solo di solidarietà e denuncia generica, ma di un concreto passo in avanti, un
altro tassello che si aggiunge all’insieme della lotta generale e complessiva
contro uno Stato, un governo da stato di polizia sempre più pressante contri
tutti, lavoratori, operai, giovani, masse popolari, ma che contro le donne usa
anche la violenza sessuale e in più razzista se si tratta di donne
immigrate.
Quindi non una battaglia meramente “garantista” o “giustizialista” quando si è
detto “libertà per Joy, condanna per l’ispettore Addesso” ma lotta contro uno
Stato razzista e sessista a cui si deve far pagare il maggior costo possibile e
che va attaccato pertanto in ogni suo aspetto, in ogni terreno non lasciando
libero alcun spazio.
Ciò è necessario alla lotta rivoluzionaria per rovesciare questo stato
borghese moderno fascista.
Questa prima giornata si è conclusa con la visione di alcuni video in
particolare uno sulle recenti lotta delle donne aquilane che insieme a tanti
aquilani sono scesi in corteo a Roma contro il governo che ad oggi non ha
risolto la drammatica situazione di tante famiglie e abitanti colpiti dal
terremoto e rimasti senza casa, un altro sull’iniziativa di lotta al tribunale
di Milano a sostegno di Joy, e infine abbiamo rivisto il video fatto dalle
compagne Mfpr che ripercorre il percorso della lotta femminista, proletaria,
rivoluzionaria delle donne sia nel nostro paese che anche a livello
internazionale arricchito delle recenti e nuove esperienze di lotta delle donne
che si sono aggiunte negli ultimi mesi.
Il secondo giorno del seminario è stato invece caratterizzato da due parti.
Nella prima parte, abbastanza ampia, abbiamo cercato di mettere a fuoco, di
ragionare sulla sempre più grave questione della VIOLENZA SULLE DONNE, in
particolare l’aspetto della uccisioni delle donne all’interno della famiglia
che in questi giorni ha avuto una crescita davvero drammatica: la famiglia
assassina, quella che da un lato serve al sistema sociale come ammortizzatore
sociale e dall’altro diviene strumento di controllo della vita delle donne,
quella in cui le donne diventano parte della proprietà familiare da cui non ci
si può staccare. Su questo aspetto abbiamo letto passi di un documento di
analisi prodotto dalle compagne Mfpr “In morte della famiglia” .
“ E’ come se fosse tornato in voga il delitto di onore” si è detto, abbiamo
quindi ragionato sul perché vi è un vero e proprio divario circa la quantità
delle uccisioni che avvengono al Nord rispetto al Sud. Condizioni economiche e
sociali diverse ma non solo anche concezioni che sono frutto e in sintonia con
ideologie moderno clericofasciste, razziste, piene di valori reazionari
sempre più presenti e agenti in particolare in alcune realtà del Nord, vedi il
leghismo, che inevitabilmente spargono a livello popolare un humus maschilista
e sessista contro le donne.
Ma oggi nel nostro paese siamo davanti ad un vero e proprio salto di qualità
contro le donne: Berlusconi ne rappresenta il primo artefice, “l’utilizzatore”
che usa/abusa il potere politico per usare/abusare del corpo delle donne in
cambio della loro carriera nello spettacolo e in politica, colui che rivendica
come “normale” tutto ciò, che legittima la violenza sulle donne, Berlusconi
il
primo “degli uomini che odia le donne” rappresentando il marciume della
borghesia e il legame tra maschilismo e moderno fascismo in un processo che
vuole portare le donne verso un moderno medioevo.
Su questo aspetto si è deciso di preparare un nuovo dossier che contenga da
un lato le esperienze di lotta più significative in tal senso e dall’altro
alcuni testi di denuncia e di analisi; ma non basta solo dire occorre anche
fare, scendere di nuovo in piazza a far sentire la nostra voce, denuncia,
lotta, per questo si è detto che è importante riprendere il cammino di lotta e
in tal senso per esempio è stata proposto di costruire una nuova iniziativa in
occasione della prossima udienza a Perugia del processo contro il femminicidio
di Barbara Cicioni.
La seconda parte della giornata ha invece avuto un risvolto più teorico: è
stata infatti dedicata alla ripresa delle basi storico materialistiche della
condizione delle donne che sono alla base della formulazione “movimento
femminista proletario rivoluzionario” come nuova prassi e nuovo pensiero, per
impugnare i punti di fondo teorici dell’intreccio genere/classe e della
centralità della questione delle donne nella lotta rivoluzionaria, guardando
anche alle esperienze di altre donne che nel mondo sono parte determinante
della guerre di popolo in corso da anni come le donne peruviane, nepalesi,
indiane, anche in prospettiva dell’appuntamento internazionale della conferenza
delle donne in Venezuela.
I momenti di pausa tra una discussione e l'altra hanno contribuito ad
accrescere il clima di vivacità e solidarietà tra tutte le donne presenti.
Con un bel giro turistico a Taranto infine abbiamo concluso il seminario,
contente di questa nuova due giorni trascorsa insieme, un giro in cui le
compagne mfpr, le donne disoccupate e le lavoratrici di Taranto ci hanno
fatto vedere i luoghi delle rivolte e lotte in cui sono state protagoniste in
prima linea.
Il viaggio delle donne in lotta continua...
********
Sul seminario sarà preparato un quaderno contenente la discussione, gli
interventi, il dibattito, e sarà messo a disposizione di tutte.
Il dossier “Bagagli per un viaggio delle donne in lotta” sulla due giorni del
13/14 marzo e il video a cura del mfpr sono disponibili e se volete potete
richiederli.
Forti saluti di lotta a tutte
le compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario
mfpr@libero.it
Un seminario intenso e vivace quello che si è svolto tra sabato 31 luglio e
domenica 1 agosto. Organizzato dalle compagne del Movimento femminista
proletario rivoluzionario in un bel luogo di campagna a pochi Km dal mare in
provincia di Taranto, si sono ritrovate insieme donne, lavoratrici, precarie,
disoccupate provenienti da diverse città, che hanno avuto la gioia di
rincontrarsi visto che alcune si erano già conosciute alla due giorni del
13/14 marzo “Bagagli per un viaggio delle donne in lotta” a Taranto o di
conoscersi visto che altre partecipavano per la prima volta.
Proprio perché a Marzo parlammo di “viaggio delle donne in lotta” questo
seminario è voluto essere un’altra tappa di un percorso di lotta che va avanti
e in questo senso per mantenere un filo di continuità la prima giornata di esso
è stata caratterizzata dalla ripresa dei temi trattati nella precedente due
giorni di marzo. Per questo si è utilizzato un dossier, a cura dalle
compagne
Mfpr, contenente appunto la verbalizzazione della due giorni di Marzo, di cui,
attraverso la lettura di diversi passaggi, si sono ripresi e discussi gli
interventi più significativi.
Siamo partite ripercorrendo le diverse lotte che nell’ambito
lavorativo/sociale hanno caratterizzato lo scenario di questi mesi, dalle
disoccupate e lavoratrici delle pulizie di Taranto, alle precarie delle
cooperative sociali di Palermo, dalle lavoratrici della scuola di Milano alle
operaie della Omsa di Faenza e della Triumph di Bergamo…alla lotta delle donne
aquilane, lotte in cui agli attacchi concreti alla condizione
economica/lavorativa si unisce un attacco più generale che investe tutta la
vita delle donne.
Su questo tutte le donne presenti sono intervenute riportando la loro
esperienza.
Alla luce di ciò anche in questo seminario si è posta la necessità di dovere
dare una risposta forte e concreta agli attacchi che padroni, governo e
istituzioni sferrano contro le donne quotidianamente: per questo si è ripresa
la questione dello SCIOPERO DELLE DONNE da lanciare come nuova sfida a livello
generale, uno sciopero abbiamo letto e ribadito che non è affatto “una parola
d’ordine sindacale ma uno sciopero che partendo dalle condizioni concrete
delle donne, delle lavoratrici, delle precarie, delle disoccupate, delle
casalinghe, delle proletarie, vuole allargarsi all’insieme di tutti gli
attacchi economici, sessuali, ideologici contro le donne ”(dal dossier “Bagagli
per un viaggio delle donne in lotta”), e in questo senso si è detto che le
donne devono lottare anche contro i lavoratori per fare entrare con forza la
questione di genere nella questione di classe. Lo sciopero delle donne come
elemento di rottura.
Dal lancio di una parola d’ordine si deve passare alla costruzione concreta
dello sciopero delle donne e su questo al seminario si è deciso che è
importante lavorare con più impegno perché si formi una rete tra lavoratrici,
precarie, disoccupate, donne contattando, seguendo, dando voce sia direttamente
che indirettamente alle varie realtà in lotta che investono il nostro paese dal
nord al sud generalizzando le diverse esperienze.
A tal fine inoltre si è deciso di preparare sin dal mese di settembre un’
inchiesta da portare nelle fabbriche, nelle scuole, nei diversi posti di lavoro
fino ai quartieri che guardando ai vari aspetti di attacco che subiscono le
donne possa essere un utile strumento per avanzare nell’analisi della
condizione delle donne in un paese capitalista e imperialista come il nostro e
per elaborare una piattaforma di lotta per lanciare lo sciopero delle donne su
tutte le questioni.
Una parte della prima giornata del seminario è stata poi dedicata all’analisi
della condizione delle donne migranti nel nostro paese e in particolare su
questo ci si è concentrate su una importante battaglia che è diventata il
simbolo della lotta delle donne migranti: la lotta di Joy e la campagna di
mobilitazione di donne femministe , comitati antirazzisti che in questi mesi vi
è stata in diverse città, sfociata nel presidio al tribunale di Milano l’8
giugno scorso a sostegno di questa donna migrante che insieme ad altre compagne
si è ribellata alla pesante condizione di oppressione subita all’interno dei
CIE che per le donne vuole dire anche molestie e violenza sessuale.
E’ stato analizzato e ribadito che per noi in questa lotta non si è trattato
solo di solidarietà e denuncia generica, ma di un concreto passo in avanti, un
altro tassello che si aggiunge all’insieme della lotta generale e complessiva
contro uno Stato, un governo da stato di polizia sempre più pressante contri
tutti, lavoratori, operai, giovani, masse popolari, ma che contro le donne usa
anche la violenza sessuale e in più razzista se si tratta di donne
immigrate.
Quindi non una battaglia meramente “garantista” o “giustizialista” quando si è
detto “libertà per Joy, condanna per l’ispettore Addesso” ma lotta contro uno
Stato razzista e sessista a cui si deve far pagare il maggior costo possibile e
che va attaccato pertanto in ogni suo aspetto, in ogni terreno non lasciando
libero alcun spazio.
Ciò è necessario alla lotta rivoluzionaria per rovesciare questo stato
borghese moderno fascista.
Questa prima giornata si è conclusa con la visione di alcuni video in
particolare uno sulle recenti lotta delle donne aquilane che insieme a tanti
aquilani sono scesi in corteo a Roma contro il governo che ad oggi non ha
risolto la drammatica situazione di tante famiglie e abitanti colpiti dal
terremoto e rimasti senza casa, un altro sull’iniziativa di lotta al tribunale
di Milano a sostegno di Joy, e infine abbiamo rivisto il video fatto dalle
compagne Mfpr che ripercorre il percorso della lotta femminista, proletaria,
rivoluzionaria delle donne sia nel nostro paese che anche a livello
internazionale arricchito delle recenti e nuove esperienze di lotta delle donne
che si sono aggiunte negli ultimi mesi.
Il secondo giorno del seminario è stato invece caratterizzato da due parti.
Nella prima parte, abbastanza ampia, abbiamo cercato di mettere a fuoco, di
ragionare sulla sempre più grave questione della VIOLENZA SULLE DONNE, in
particolare l’aspetto della uccisioni delle donne all’interno della famiglia
che in questi giorni ha avuto una crescita davvero drammatica: la famiglia
assassina, quella che da un lato serve al sistema sociale come ammortizzatore
sociale e dall’altro diviene strumento di controllo della vita delle donne,
quella in cui le donne diventano parte della proprietà familiare da cui non ci
si può staccare. Su questo aspetto abbiamo letto passi di un documento di
analisi prodotto dalle compagne Mfpr “In morte della famiglia” .
“ E’ come se fosse tornato in voga il delitto di onore” si è detto, abbiamo
quindi ragionato sul perché vi è un vero e proprio divario circa la quantità
delle uccisioni che avvengono al Nord rispetto al Sud. Condizioni economiche e
sociali diverse ma non solo anche concezioni che sono frutto e in sintonia con
ideologie moderno clericofasciste, razziste, piene di valori reazionari
sempre più presenti e agenti in particolare in alcune realtà del Nord, vedi il
leghismo, che inevitabilmente spargono a livello popolare un humus maschilista
e sessista contro le donne.
Ma oggi nel nostro paese siamo davanti ad un vero e proprio salto di qualità
contro le donne: Berlusconi ne rappresenta il primo artefice, “l’utilizzatore”
che usa/abusa il potere politico per usare/abusare del corpo delle donne in
cambio della loro carriera nello spettacolo e in politica, colui che rivendica
come “normale” tutto ciò, che legittima la violenza sulle donne, Berlusconi
il
primo “degli uomini che odia le donne” rappresentando il marciume della
borghesia e il legame tra maschilismo e moderno fascismo in un processo che
vuole portare le donne verso un moderno medioevo.
Su questo aspetto si è deciso di preparare un nuovo dossier che contenga da
un lato le esperienze di lotta più significative in tal senso e dall’altro
alcuni testi di denuncia e di analisi; ma non basta solo dire occorre anche
fare, scendere di nuovo in piazza a far sentire la nostra voce, denuncia,
lotta, per questo si è detto che è importante riprendere il cammino di lotta e
in tal senso per esempio è stata proposto di costruire una nuova iniziativa in
occasione della prossima udienza a Perugia del processo contro il femminicidio
di Barbara Cicioni.
La seconda parte della giornata ha invece avuto un risvolto più teorico: è
stata infatti dedicata alla ripresa delle basi storico materialistiche della
condizione delle donne che sono alla base della formulazione “movimento
femminista proletario rivoluzionario” come nuova prassi e nuovo pensiero, per
impugnare i punti di fondo teorici dell’intreccio genere/classe e della
centralità della questione delle donne nella lotta rivoluzionaria, guardando
anche alle esperienze di altre donne che nel mondo sono parte determinante
della guerre di popolo in corso da anni come le donne peruviane, nepalesi,
indiane, anche in prospettiva dell’appuntamento internazionale della conferenza
delle donne in Venezuela.
I momenti di pausa tra una discussione e l'altra hanno contribuito ad
accrescere il clima di vivacità e solidarietà tra tutte le donne presenti.
Con un bel giro turistico a Taranto infine abbiamo concluso il seminario,
contente di questa nuova due giorni trascorsa insieme, un giro in cui le
compagne mfpr, le donne disoccupate e le lavoratrici di Taranto ci hanno
fatto vedere i luoghi delle rivolte e lotte in cui sono state protagoniste in
prima linea.
Il viaggio delle donne in lotta continua...
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Sul seminario sarà preparato un quaderno contenente la discussione, gli
interventi, il dibattito, e sarà messo a disposizione di tutte.
Il dossier “Bagagli per un viaggio delle donne in lotta” sulla due giorni del
13/14 marzo e il video a cura del mfpr sono disponibili e se volete potete
richiederli.
Forti saluti di lotta a tutte
le compagne del movimento femminista proletario rivoluzionario
mfpr@libero.it
giovedì 5 agosto 2010
pc quotidiano 5-6 agosto -L'aquila...cento morti per palazzi costruiti male»
.«Cento morti per palazzi costruiti male»
Una relazione dei pm al giudice parla di errori nei progetti e materiali scadenti
L'AQUILA. «Se i palazzi, costruiti in epoche recenti, sono crollati in seguito al terremoto è perchè sono stati realizzati male oppure con cemento di scarsa qualità». Insomma tragedie causate da negligenza o imperizia. Questo il convincimento della procura dopo avere vagliato le perizie dei consulenti sulle indagini in fase di conclusione. Un concetto presente in un allegato inviato al gup. Le conclusioni: almeno cento i morti per errori umani.
In base a queste valutazioni i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti hanno redatto una sorta di memoria nella quale sono individuati una decina di «condomini killer», tutti in centro storico, che si sono trasformati in vere e proprie tombe per almeno cento persone a fronte delle 308 perite in seguito al sisma. Una documentazione che non aggiunge molto a quanto già scaturito della perizie ma che è un compendio dei principali filoni. Curioso constatare che tutti i condomini incriminati sono stati realizzati tra gli anni cinquanta e sessanta quando forse i costi erano minori.
Va anche detto che si tratta di perizie di parte che verranno contestate dalle difese, con altri studi, durante udienze e dibattimenti. Tra questi c'è, certamente quello di via D'Annunzio, zona villa comunale, dove sono morte tredici persone. Si tratta di un edificio realizzato nel 1961 per il quale i periti parlano di «uso e impiego di materiale costruttivo scadente, calcestruzzo di scarsa qualità che presenta valori di gran lunga inferiori si a quanto indicato nel progetto sia alla comune pressi dell'epoca della costruzione». Nel progetto, inoltre, «non sono state considerate, invece, le necessarie esigenze di adeguatezza sismica». In questo procedimento sono indagate tre persone che hanno fatto la ristrutturazione ma lo sarebbero forse anche i tre costruttori originari se fossero ancora in vita. Un' ecatombe è stato il crollo di un edificio costruito nel 1955 in via Generale Rossi, sempre in zone villa comunale. Quanto ai crolli «si ritengono responsabili», secondo la relazione dei periti «la scelta e l'impiego del calcestruzzo per la realizzazione della copertura e in via subordinata le scadenti caretteristiche del calcestruzzo impigato». In questa indagine, a fronte di 17 morti, sono indagati per omicidio colposo due ingegneri e un tecnico che hanno fatto la recente ristrutturazione. E anche in questo caso ci sono costruttori originari deceduti che avrebbero potuto essere tra gli indagati.
Il crollo di un condominio in via Campo di Fossa è stata la tomba di ben 27 persone, tra i quali i figlioli e la moglie del dottor Massimo Cinque ed è al centro di un caso particolare. I periti, per questo palazzo costruito negli anni sessanta, hanno riscontrato errori riguardanti la difformità tra progetti e realizzazione. Si parla anche di materiale scadente. Ma l'aspetto più curioso è che tutti i possibili indagati sono morti. Per cui il profilo penale sembra venire meno.
Naturalmente nella relazione della procura un particolare spazio è dato al crollo della Casa dello studente dove ci sono stati otto morti, tutti molto giovani. Le valutazioni della relazione sono state uno shock: «Mancava un pilastro presente invece in altri punti corrispondenti dell'edificio che invece hanno retto». Secondo i periti il crollo non è stato causato dal terremoto, di potenza media, ma da errori umani, «E' ragionevole ipotizzare che, diversamente, l'ala nord della Casa dello studente» dicono i periti nella relazione al pm «non sarebbe crollata in solo a causa del sisma. Queste conclusioni sono avvalorate dal fatto che «le altre due ali dell'edificio non sono crollate e dal confronto con il panorama edilizio circostante e delle sue condizioni dopo il sisma».
Un'altra tragedia di dimensioni immani c'è stata in via XX Settembre 123 dove il palazzo, situato vicino all'Anas, realizzato a metà anni cinquanta, è imploso facendo cinque morti e almeno una decina di feriti gravi......
Una relazione dei pm al giudice parla di errori nei progetti e materiali scadenti
L'AQUILA. «Se i palazzi, costruiti in epoche recenti, sono crollati in seguito al terremoto è perchè sono stati realizzati male oppure con cemento di scarsa qualità». Insomma tragedie causate da negligenza o imperizia. Questo il convincimento della procura dopo avere vagliato le perizie dei consulenti sulle indagini in fase di conclusione. Un concetto presente in un allegato inviato al gup. Le conclusioni: almeno cento i morti per errori umani.
In base a queste valutazioni i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti hanno redatto una sorta di memoria nella quale sono individuati una decina di «condomini killer», tutti in centro storico, che si sono trasformati in vere e proprie tombe per almeno cento persone a fronte delle 308 perite in seguito al sisma. Una documentazione che non aggiunge molto a quanto già scaturito della perizie ma che è un compendio dei principali filoni. Curioso constatare che tutti i condomini incriminati sono stati realizzati tra gli anni cinquanta e sessanta quando forse i costi erano minori.
Va anche detto che si tratta di perizie di parte che verranno contestate dalle difese, con altri studi, durante udienze e dibattimenti. Tra questi c'è, certamente quello di via D'Annunzio, zona villa comunale, dove sono morte tredici persone. Si tratta di un edificio realizzato nel 1961 per il quale i periti parlano di «uso e impiego di materiale costruttivo scadente, calcestruzzo di scarsa qualità che presenta valori di gran lunga inferiori si a quanto indicato nel progetto sia alla comune pressi dell'epoca della costruzione». Nel progetto, inoltre, «non sono state considerate, invece, le necessarie esigenze di adeguatezza sismica». In questo procedimento sono indagate tre persone che hanno fatto la ristrutturazione ma lo sarebbero forse anche i tre costruttori originari se fossero ancora in vita. Un' ecatombe è stato il crollo di un edificio costruito nel 1955 in via Generale Rossi, sempre in zone villa comunale. Quanto ai crolli «si ritengono responsabili», secondo la relazione dei periti «la scelta e l'impiego del calcestruzzo per la realizzazione della copertura e in via subordinata le scadenti caretteristiche del calcestruzzo impigato». In questa indagine, a fronte di 17 morti, sono indagati per omicidio colposo due ingegneri e un tecnico che hanno fatto la recente ristrutturazione. E anche in questo caso ci sono costruttori originari deceduti che avrebbero potuto essere tra gli indagati.
Il crollo di un condominio in via Campo di Fossa è stata la tomba di ben 27 persone, tra i quali i figlioli e la moglie del dottor Massimo Cinque ed è al centro di un caso particolare. I periti, per questo palazzo costruito negli anni sessanta, hanno riscontrato errori riguardanti la difformità tra progetti e realizzazione. Si parla anche di materiale scadente. Ma l'aspetto più curioso è che tutti i possibili indagati sono morti. Per cui il profilo penale sembra venire meno.
Naturalmente nella relazione della procura un particolare spazio è dato al crollo della Casa dello studente dove ci sono stati otto morti, tutti molto giovani. Le valutazioni della relazione sono state uno shock: «Mancava un pilastro presente invece in altri punti corrispondenti dell'edificio che invece hanno retto». Secondo i periti il crollo non è stato causato dal terremoto, di potenza media, ma da errori umani, «E' ragionevole ipotizzare che, diversamente, l'ala nord della Casa dello studente» dicono i periti nella relazione al pm «non sarebbe crollata in solo a causa del sisma. Queste conclusioni sono avvalorate dal fatto che «le altre due ali dell'edificio non sono crollate e dal confronto con il panorama edilizio circostante e delle sue condizioni dopo il sisma».
Un'altra tragedia di dimensioni immani c'è stata in via XX Settembre 123 dove il palazzo, situato vicino all'Anas, realizzato a metà anni cinquanta, è imploso facendo cinque morti e almeno una decina di feriti gravi......
pc quotidiano 5-6 agosto - licenziamenti fiat sata - attesa per la sentenza
04/08/2010 MELFI - Il giudice del Tribunale di Melfi (Potenza), Emilio Minio, che oggi, nella seconda udienza del processo, ha ascoltato altre testimonianze sul licenziamento di tre operai (di cui due delegati Fiom) dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat, si è «riservato di emettere la sentenza nei prossimi giorni». Lo si è appreso da fonti della Fiom-Cgil che nelle scorse settimane aveva presentato il ricorso contro la Fiat per condotta antisindacale. «Il processo – ha spiegato il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola – è terminato, ed ora attendiamo che il giudice emetta la sentenza: potrebbe arrivare presto, ma comunque bisogna ancora aspettare. Sono stati ascoltati – ha aggiunto – tre testimoni che facevano parte della gerarchia aziendale della Fiat e due lavoratori, a sostegno degli operai licenziati, di sigle sindacali diverse dalla nostra. Siamo comunque fiduciosi sull'esito del procedimento». Davanti al Tribunale di Melfi, per tutta la giornata, vi è stato un presidio di operai della Fiat e dell’indotto al quale ha partecipato anche il segretario nazionale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini: «Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare - ha detto – ed ora non ci resta che aspettare. Pensiamo di avere ragione, anche perchè tutto quello che sta accadendo, con la volontà della Fiat di richiedere le deroghe al contratto, conferma l’idea di mettere in discussione le libertà sindacali delle persone. Speriamo – ha concluso Landini – che la decisione del giudice arrivi in tempi rapidi».
pc quotidiano 5-6 agosto - avanza la GP in india
Tres integrantes de la Policía han muerto y 75 están desaparecidos en la localidad india de Chhattisgarh tras una emboscada tendida por la guerrilla maoísta a una partida de búsqueda combinada de la fuerza especial de la policía estatal de Tarea , la policía del distrito de Dantewada y comandos Koya en la tarde del martes.
La emboscada comenzó cuando unos 200 maoístas atacaron a un equipo de salvamento de la Policía en una zona boscosa situada a unos 420 kilómetros al sur de la capital del estado, Raipur. Al menos 3 policas murieron y 75 están desaparecidos.
Fuentes de la policía estatal, sin embargo, dijeron que hasta 25 policías podrían haber muerto .
"Ya han sido desplegadas fuerzas adicionales a la zona. El enfrentamiento tuvo lugar en medio de una fuerte lluvia. No puedo comentar nada ahora sobre las bajas o los heridos, pero es una gran batalla", afirmó un responsable policial.
"Los maoístas atacaron a un grupo policial compuesto por cerca de 80 personas", dijo Mishra, que señaló que el enfrentamiento tiene lugar en los bosques de Goomiapal. "Un grupo policial estaba siguiendo a una compañía militar de los maoístas liderada por uno de sus comandantes, Ganesh Uike", afirmó Mishra. Mientras, las fuertes lluvias que caen en la zona están haciendo difícil que acudan los refuerzos y los equipos de rescate a la zona.
La emboscada comenzó cuando unos 200 maoístas atacaron a un equipo de salvamento de la Policía en una zona boscosa situada a unos 420 kilómetros al sur de la capital del estado, Raipur. Al menos 3 policas murieron y 75 están desaparecidos.
Fuentes de la policía estatal, sin embargo, dijeron que hasta 25 policías podrían haber muerto .
"Ya han sido desplegadas fuerzas adicionales a la zona. El enfrentamiento tuvo lugar en medio de una fuerte lluvia. No puedo comentar nada ahora sobre las bajas o los heridos, pero es una gran batalla", afirmó un responsable policial.
"Los maoístas atacaron a un grupo policial compuesto por cerca de 80 personas", dijo Mishra, que señaló que el enfrentamiento tiene lugar en los bosques de Goomiapal. "Un grupo policial estaba siguiendo a una compañía militar de los maoístas liderada por uno de sus comandantes, Ganesh Uike", afirmó Mishra. Mientras, las fuertes lluvias que caen en la zona están haciendo difícil que acudan los refuerzos y los equipos de rescate a la zona.
mercoledì 4 agosto 2010
pc quotidiano 4 agosto - Israele/imperialisti Unu-Italia, fuori dal Libano!
Intanto una buona notizia se rimane confermata: il boia Sharon, il criminale di Sabra e Shatila, sarebbe morto proprio oggi (secondo la tv iraniana in lingua araba al-Alam)
Dopo quatrro anni, lo stato terrorista d'Israele ha nuovamente invaso la "linea blu" sotto controllo delle truppe Unifil nel sud del Libano, ha attaccato l'esercito libanese uccidendo due ufficiali e un giornalista libanese.
Oggi la sua artiglieria ha sparato e ucciso anche un palestinese a Gaza.
Ogni sua azione criminale ha l'appoggio dell'imperialismo Usa che lo sostiene militarmente e di Onu ed Europa.
Ma anche i governi arabi si confermano i fantocci nelle mani imperialiste.
Il governo libanese, che fa appello a "l'intervento immediato della comunità internazionale" per "fermare la flagrante violazione israeliana" della risoluzione Onu n.1701, legittima la presenza delle truppe Onu sul suo territorio in funzione anti-Hezbollah, una presenza, cioè, che coincide con gli stessi interessi israeliani.
Il sud del Libano è dall'autunno 2006 che è pattugliato da oltre 12.000 caschi blu della missione Onu (Unifil), di cui fa parte il contingente italiano con circa 2.000 soldati, attivi proprio da un mese in manovre militari senza precedenti che hanno scatenato la giusta rabbia popolare con lanci di sassi e bottiglie nel Libano meridionale contro il contingente Onu.
L' esistenza dello stato terrorista israeliano è una continua minaccia alla sicurezza dei popoli arabi e nessuna pace sarà possibile finchè non verrà distrutto dalla resistenza popolare armata!
prolcomra
04/08/2010
pc quotidiano 4 agosto - G8 Genova appello degli intellettuali
GENOVA G8, SOSPENSIONE PER I CONDANNATI
L’APPELLO DEGLI INTELLETTUALI
GENOVA G8, SOSPENSIONE PER I CONDANNATI
La sentenza che ha condannato in appello Gianni De Gennaro e Spartaco Mortola chiude una fase processuale e definisce un quadro che deve spingere le istituzioni ad agire. Il Comitato Verità e Giustizia per Genova e un gruppo di scrittori, registi, cantautori, giornalisti - tutti autori di opere riguardanti Genova G8 - sono promotori di un appello che chiede la sospensione dagli incarichi dei dirigenti condannati e l’assegnazione di compiti d’ufficio per tutti gli altri.
APPELLO PER GENOVA:
Nelle scorse settimane abbiamo avuto due importanti sentenze, quelle di appello per i fatti accaduti alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto, a Genova, nel luglio del 2001.
Ci sono voluti nove anni ma alla fine il tribunale di Genova ha dato forma giudiziaria a una verità storica che già conoscevamo: alla scuola Diaz , nella caserma di Bolzaneto, furono violati i corpi, le leggi, la Costituzione, l’idea stessa dello stato di diritto.
Un orrore incompatibile con la nozione di democrazia. Perciò le due sentenze, con le condanne che colpiscono per intero la catena di comando (insieme a tutti i responsabili delle violenze e delle violazioni che è stato possibile individuare), sono importanti e preziose: ripristinano un principio di verità e di equità, possono essere un punto di risalita per le istituzioni.
Già all’epoca del rinvio a giudizio sarebbe stata opportuna la sospensione di tutti gli imputati, a tutela della dignità e credibilità delle forze di polizia. Nessuno è stato sospeso, tutti sono al loro posto, alcuni dirigenti sono stati addirittura promossi e oggi si trovano a coprire incarichi delicati e di altissimo livello con il peso di condanne di secondo grado molto gravi e in aggiunta l’interdizione dai pubblici uffici.
Le dimissioni o la sospensione dagli incarichi ci sembrano a questo punto una questione di lealtà ai princìpi della democrazia, oltre che l’unico segnale chiaro da inviare a tutti i gli appartenenti alle forze di polizia affinché episodi del genere non si ripetano. E’ anche l’unico modo per garantire che la Corte di Cassazione possa valutare gli atti e deliberare in piena libertà. Nel frattempo, nonostante le ripetute condanne, le vittime delle violenze alla scuola Diaz, nella Caserma di Bolzaneto, attendono ancora le scuse da parte dei vertici dello Stato e, per quanto riguarda Bolzaneto, anche i risarcimenti.
La fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle forze di polizia è ai minimi storici. Noi chiediamo che a tutela delle Istituzioni, di tutti i cittadini, degli stessi appartenenti alle forze di polizia, tutti i condannati con ruoli di comando siano DA SUBITO sospesi dai loro incarichi e che a tutti gli altri siano attribuiti esclusivamente compiti d’ufficio.
Enrica Bartesaghi, Lorenzo Guadagnucci COMITATO VERITA’ E GIUSTIZIA PER GENOVA
Haidi e Giuliano Giuliani PIAZZA CARLO GIULIANI
Per adesioni
info@veritagiustizia.it
Gloria Bardi, scrittrice - "Dossier Genova G8" (Becco giallo)
Francesco Barilli, Dario Rossi, Checchino Antonini - "Scuola Diaz,
vergogna di Stato" (Edizioni Alegre)
Massimo Carlotto, scrittore - "Il maestro di nodi" (e/o)
Giulietto Chiesa, giornalista - "Genova/G8" (Einaudi)
Sandrone Dazieri, scrittore - "Gorilla blues" (Mondadori)
Roberto Ferrucci, scrittore - "Cosa cambia" (Marsilio)
Carlo Gubitosa, giornalista - "Genova nome per nome" (Terre di mezzo)
Alessio Lega, cantautore - "Dall'ultima galleria" (canzone)
Riccardo Lestini, attore e autore teatrale - “Con il tuo sasso”
Edoardo Magnone, ricercatore - "La sindrome di Genova. Lacrimogeni e
repressione chimica" (Frilli)
Federico Micali, regista - “Genova senza risposte” (documentario)
Fausto Paravidino, attore e autore teatrale - "Genova 01"
Paolo Pietrangeli, regista - "Genova per noi" (documentario)
Marco Poggi, infermiere - "Io, l'infame di Bolzaneto" (Logos)
Marco Rovelli, scrittore e cantautore - "Carlo Giuliani" (canzone)
Stefano Tassinari, scrittore - "I segni sulla pelle" (Tropea)
Roberto Torelli, regista - “Bella ciao” (documentario)
Giacomo Verde, regista - "Solo limoni" (documentario)
Marcello Zinola, giornalista - “La nuova polizia” (Frilli)
Lello Voce, poeta – Solo Limoni
Alessandra Pasi, direzione artistica nudoecrudo teatro - sulla pelle (spettacolo teatrale)
Renato Sarti e il Teatro della Cooperativa (spettacolo teatrale)
Massimo Calandri, giornalista - "Bolzaneto. La mattanza della democrazia"
(DeriveApprodi)
Roberta Cileni - infermiera e attrice - coautrice di "Obbligo di referto" (Frilli)
SI ASSOCIANO
Adriano Zamperini, Università di Padova, L'indifferenza (Einaudi)
Alberto Abruzzese, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi Università IULM di Milano
Aldo Giannuli univ. Milano
Alessandra Sacco
Alessio Ariotto, avvocato, ass. RETELEGALE.Net Torino
Altreconomia, rivista mensile
Andrea Campanella
Andrea Cozzo, Università di Palermo
Andrea Forlani,
Andrea Fumagalli, economista
Andrea Montella, documentalista
Angela Rigoli
Angelo Cifatte, ex portavoce del Genoa Social Forum
Angelo Ferracuti, scrittore
Anna Belligero
Annalisa Rigoli insegnante in pensione
Antonella Romeo (giornalista professionista)
Antonio Caronia
Antonio Moscato, storico del movimento operaio
Associazione Solidarietà Proletaria (ASP) Napoli
Augusto Cacopardo
Aurelia De Nunzio avvocato
Aurora d'Agostino Avvocato
barbara capovilla insegnante
Bianca Riva, casalinga valsusina NOTAV
Carmela Lavorato Avvocato
Carta, rivista settimanale
Cassinotti Antonello - performer
Caterina Guarna
Chiara Allegrini
Chiara Ingrao, scrittrice
Cristina Banzato, assistente sociale
Cristina Mihura, Roma (Familiare di Desaparecidos Uruguaiani)
Daniele Barbieri, giornalista e scrittore
Daniele Biacchessi, giornalista e scrittore
Daniele Gallo
Danilo Zolo, Università di Firenze
Davide Bassano, educatore
Donata Zocca, danzaterapeuta di Milano
Doriana Tassotti
Elena Montella, studentessa universitaria
EMANUELE ALIOTTA
Emilio Santoro, Università di Firenze
Erica Fontana
Ezio Menzione, avvocato
Fabio Lucchesi
Fausto Pellegrini, giornalista
Fondazione Brambilla Pisoni onlus
Francesca la Forgia - Avvocata
francesco galluzzi storico dell'arte
francesco Monico
Francesco Vitullo
Fulvio Vassallo Paleologo
Gaetano Colantuono – storico e docente nei licei
Giacomo Ortona, Università di Torino
Giacomo Volpengo
Gianfranco Pedullà
Gigi Malabarba, operaio
Gilberto Pagani, avvocato
GIORGIO BONAMASSA E DANIELA TORRO (AVVOCATI)
GIOVANNI TAGLIAVINI illustratore MILANO
Girolamo De Michele, insegnante e scrittore
Giuseppe Rotondo
Grazia Verasani, scrittrice
Ilaria Olimpico
Italo Di Sabato - Osservatorio sulla Repressione
Jacopo Ricciardi: Giovani Comuniste/i La Spezia
Letizia rabassini
Liana Nesta, avvocato
Luca Maciacchini (Attore - cantautore)
Luciano Muhlbauer
Luigi Dotti
Luigi Previati Comitato per la pace "Rachel Corrie" Genova.
Manlio Milani, Comitato Piazza della Loggia
Marcela Barros atelierista
Maria Grazia Simi
Marialuisa D'Addabbo avvocato
Marialuisa Menegatto, ricercatrice, Società Italiana di Scienze Psicosociali per la Pace
marica rizzato, ricerca artistica
Marisa Ghiano
Massimo Pastore Avvocato
Matilde Lanfranco Condove
matteo giordano - segreteria regionale toscana prc-se
Mauro Covacich, scrittore
Michela Pecchia
Myra Evans, Università di Firenze
Nicola Vallinoto, informatico e attivista, Movimento federalista europeo
Paola Baiocchi, giornalista
paola conte rsu della asl 3 genovese
Paola Manduca, Università di Genova
Paola Trivella, medico Macerata
Paolo Grimaldi Giovani Comuniste/i Enna
Paolo Magliani, giornalista
Paolo Trezzi
Pettenuzzo Valeria
Piero Cavina
Piero Somaglino (editore)
Pietro Saitta (Università di Messina)
Pino Casamassima, giornalista
primarosa pia
Qui Lecco Libera, movimento di impegno civile e Resistenza culturale della città di Lecco.
Riccardo Guidi, Lucca
Riccardo Passeggi, avvocato
Roberto Bergalli, Università di Barcellona
Roberto Escobar, Università di Milano
Roberto Guidi - Lucca
rossella polizzi
Rossella Serri, Cagliari
Rudi Ghedini, giornalista e scrittore
Salvatore Palidda, Università di Genova
Saverio Fattori, scrittore
Saverio Ferrari, ricercatore
Silvia Lelli, antropologa, Università di Firenze
Simone Lambardi
Simonetta Crisci, avvocato
Stefano Benni, scrittore
Stefano Frezza - EPICENTRO SOLIDALE - L'AQUILA
Tiziana Cardella, Torino.
Tom Behan, Universita` del Kent a Canterbury
Valerio Cheli, membro della Chiesa Evangelica Valdese di Firenze, gruppo di diaspora di Pistoia
Valerio Evangelisti , scrittore
Vittorio Agnoletto, ex portavoce Genoa Social Forum
roberto silvestri giornalista
Tiziana Pistol, psicologa, Torino
Marco Ricagno, musicista e insegnante universitario
Andreina Ghionna
Valeria Borgia
Patrizia Donadello, Comitato SankaraXX
Vincenzo Galdi, rappresentante sindacale CGIL
paolo peveri, la spezia, grafico
Chiara Vannucci
Carmela Buzzanga
Giuliano Bugani
Alessandra Banchieri, Modena
Lorenzo Biagini, studente Scienze per la Pace e Vigile del Fuoco precario
Andrea Giolitti
Tommaso Tozzi, Docente Accademia di Belle Arti di Firenze
daniele naldi
Marco Greco Torino
fernanda la camera - pensionata - Genova
Fausto Renaldo Torino
Paola Manduca, Prof.Genetics University of Genoa, Italy
Walter Ferrari, ricercatore
Diego Repetto, ricercatore, Valencia (Spagna)
Francesca Del Moro, scrittrice
Claudio De Bernardi, cittadino
Alfredo Panerai, assegnista di ricerca Università di Firenze - aderente di Pax Christi
Alessia Acquistapace, studentessa, Bologna.
Danilo Stefani, libero professionista di Rimini
Antonella Pisani
Pietro FERRO, Pinerolo
Marilisa CUCCULELLI, ROMA, impiegata civile presso il Ministero dell'Interno
Michele Citoni, Roma, giornalista e videomaker
Arci Pinerolo
Norma Bertullacelli - insegnante
Pietro Altavilla, impiegato Comune di Rossano (CS) e Dirigente sindacale provinciale SdL
Giovanni Russotto, Comitato per la Pace "Rachel Corrie"- Genova
Roberto Melone - Casa dei Circoli, Culture e Popoli - Ceriale/Albenga (SV)
Enrico Euli, ricercatore Univ. di Cagliari
Patrizia Fiore - Avvocato Udine Vice Procuratore Onorario Procura della
Repubblica di Trieste
Fausto Gianelli - avvocato delle parti lese nei processi Diaz e Bolzaneto
Maica Toncelli
Nicoletta Bucci
Emma Zuffellato - pensionata, Milano
Anna Consolini
Luca Falconi
Ferruccio Boffi - Architetto, Casorate Sempione
L’APPELLO DEGLI INTELLETTUALI
GENOVA G8, SOSPENSIONE PER I CONDANNATI
La sentenza che ha condannato in appello Gianni De Gennaro e Spartaco Mortola chiude una fase processuale e definisce un quadro che deve spingere le istituzioni ad agire. Il Comitato Verità e Giustizia per Genova e un gruppo di scrittori, registi, cantautori, giornalisti - tutti autori di opere riguardanti Genova G8 - sono promotori di un appello che chiede la sospensione dagli incarichi dei dirigenti condannati e l’assegnazione di compiti d’ufficio per tutti gli altri.
APPELLO PER GENOVA:
Nelle scorse settimane abbiamo avuto due importanti sentenze, quelle di appello per i fatti accaduti alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto, a Genova, nel luglio del 2001.
Ci sono voluti nove anni ma alla fine il tribunale di Genova ha dato forma giudiziaria a una verità storica che già conoscevamo: alla scuola Diaz , nella caserma di Bolzaneto, furono violati i corpi, le leggi, la Costituzione, l’idea stessa dello stato di diritto.
Un orrore incompatibile con la nozione di democrazia. Perciò le due sentenze, con le condanne che colpiscono per intero la catena di comando (insieme a tutti i responsabili delle violenze e delle violazioni che è stato possibile individuare), sono importanti e preziose: ripristinano un principio di verità e di equità, possono essere un punto di risalita per le istituzioni.
Già all’epoca del rinvio a giudizio sarebbe stata opportuna la sospensione di tutti gli imputati, a tutela della dignità e credibilità delle forze di polizia. Nessuno è stato sospeso, tutti sono al loro posto, alcuni dirigenti sono stati addirittura promossi e oggi si trovano a coprire incarichi delicati e di altissimo livello con il peso di condanne di secondo grado molto gravi e in aggiunta l’interdizione dai pubblici uffici.
Le dimissioni o la sospensione dagli incarichi ci sembrano a questo punto una questione di lealtà ai princìpi della democrazia, oltre che l’unico segnale chiaro da inviare a tutti i gli appartenenti alle forze di polizia affinché episodi del genere non si ripetano. E’ anche l’unico modo per garantire che la Corte di Cassazione possa valutare gli atti e deliberare in piena libertà. Nel frattempo, nonostante le ripetute condanne, le vittime delle violenze alla scuola Diaz, nella Caserma di Bolzaneto, attendono ancora le scuse da parte dei vertici dello Stato e, per quanto riguarda Bolzaneto, anche i risarcimenti.
La fiducia da parte dei cittadini nei confronti delle forze di polizia è ai minimi storici. Noi chiediamo che a tutela delle Istituzioni, di tutti i cittadini, degli stessi appartenenti alle forze di polizia, tutti i condannati con ruoli di comando siano DA SUBITO sospesi dai loro incarichi e che a tutti gli altri siano attribuiti esclusivamente compiti d’ufficio.
Enrica Bartesaghi, Lorenzo Guadagnucci COMITATO VERITA’ E GIUSTIZIA PER GENOVA
Haidi e Giuliano Giuliani PIAZZA CARLO GIULIANI
Per adesioni
info@veritagiustizia.it
Gloria Bardi, scrittrice - "Dossier Genova G8" (Becco giallo)
Francesco Barilli, Dario Rossi, Checchino Antonini - "Scuola Diaz,
vergogna di Stato" (Edizioni Alegre)
Massimo Carlotto, scrittore - "Il maestro di nodi" (e/o)
Giulietto Chiesa, giornalista - "Genova/G8" (Einaudi)
Sandrone Dazieri, scrittore - "Gorilla blues" (Mondadori)
Roberto Ferrucci, scrittore - "Cosa cambia" (Marsilio)
Carlo Gubitosa, giornalista - "Genova nome per nome" (Terre di mezzo)
Alessio Lega, cantautore - "Dall'ultima galleria" (canzone)
Riccardo Lestini, attore e autore teatrale - “Con il tuo sasso”
Edoardo Magnone, ricercatore - "La sindrome di Genova. Lacrimogeni e
repressione chimica" (Frilli)
Federico Micali, regista - “Genova senza risposte” (documentario)
Fausto Paravidino, attore e autore teatrale - "Genova 01"
Paolo Pietrangeli, regista - "Genova per noi" (documentario)
Marco Poggi, infermiere - "Io, l'infame di Bolzaneto" (Logos)
Marco Rovelli, scrittore e cantautore - "Carlo Giuliani" (canzone)
Stefano Tassinari, scrittore - "I segni sulla pelle" (Tropea)
Roberto Torelli, regista - “Bella ciao” (documentario)
Giacomo Verde, regista - "Solo limoni" (documentario)
Marcello Zinola, giornalista - “La nuova polizia” (Frilli)
Lello Voce, poeta – Solo Limoni
Alessandra Pasi, direzione artistica nudoecrudo teatro - sulla pelle (spettacolo teatrale)
Renato Sarti e il Teatro della Cooperativa (spettacolo teatrale)
Massimo Calandri, giornalista - "Bolzaneto. La mattanza della democrazia"
(DeriveApprodi)
Roberta Cileni - infermiera e attrice - coautrice di "Obbligo di referto" (Frilli)
SI ASSOCIANO
Adriano Zamperini, Università di Padova, L'indifferenza (Einaudi)
Alberto Abruzzese, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi Università IULM di Milano
Aldo Giannuli univ. Milano
Alessandra Sacco
Alessio Ariotto, avvocato, ass. RETELEGALE.Net Torino
Altreconomia, rivista mensile
Andrea Campanella
Andrea Cozzo, Università di Palermo
Andrea Forlani,
Andrea Fumagalli, economista
Andrea Montella, documentalista
Angela Rigoli
Angelo Cifatte, ex portavoce del Genoa Social Forum
Angelo Ferracuti, scrittore
Anna Belligero
Annalisa Rigoli insegnante in pensione
Antonella Romeo (giornalista professionista)
Antonio Caronia
Antonio Moscato, storico del movimento operaio
Associazione Solidarietà Proletaria (ASP) Napoli
Augusto Cacopardo
Aurelia De Nunzio avvocato
Aurora d'Agostino Avvocato
barbara capovilla insegnante
Bianca Riva, casalinga valsusina NOTAV
Carmela Lavorato Avvocato
Carta, rivista settimanale
Cassinotti Antonello - performer
Caterina Guarna
Chiara Allegrini
Chiara Ingrao, scrittrice
Cristina Banzato, assistente sociale
Cristina Mihura, Roma (Familiare di Desaparecidos Uruguaiani)
Daniele Barbieri, giornalista e scrittore
Daniele Biacchessi, giornalista e scrittore
Daniele Gallo
Danilo Zolo, Università di Firenze
Davide Bassano, educatore
Donata Zocca, danzaterapeuta di Milano
Doriana Tassotti
Elena Montella, studentessa universitaria
EMANUELE ALIOTTA
Emilio Santoro, Università di Firenze
Erica Fontana
Ezio Menzione, avvocato
Fabio Lucchesi
Fausto Pellegrini, giornalista
Fondazione Brambilla Pisoni onlus
Francesca la Forgia - Avvocata
francesco galluzzi storico dell'arte
francesco Monico
Francesco Vitullo
Fulvio Vassallo Paleologo
Gaetano Colantuono – storico e docente nei licei
Giacomo Ortona, Università di Torino
Giacomo Volpengo
Gianfranco Pedullà
Gigi Malabarba, operaio
Gilberto Pagani, avvocato
GIORGIO BONAMASSA E DANIELA TORRO (AVVOCATI)
GIOVANNI TAGLIAVINI illustratore MILANO
Girolamo De Michele, insegnante e scrittore
Giuseppe Rotondo
Grazia Verasani, scrittrice
Ilaria Olimpico
Italo Di Sabato - Osservatorio sulla Repressione
Jacopo Ricciardi: Giovani Comuniste/i La Spezia
Letizia rabassini
Liana Nesta, avvocato
Luca Maciacchini (Attore - cantautore)
Luciano Muhlbauer
Luigi Dotti
Luigi Previati Comitato per la pace "Rachel Corrie" Genova.
Manlio Milani, Comitato Piazza della Loggia
Marcela Barros atelierista
Maria Grazia Simi
Marialuisa D'Addabbo avvocato
Marialuisa Menegatto, ricercatrice, Società Italiana di Scienze Psicosociali per la Pace
marica rizzato, ricerca artistica
Marisa Ghiano
Massimo Pastore Avvocato
Matilde Lanfranco Condove
matteo giordano - segreteria regionale toscana prc-se
Mauro Covacich, scrittore
Michela Pecchia
Myra Evans, Università di Firenze
Nicola Vallinoto, informatico e attivista, Movimento federalista europeo
Paola Baiocchi, giornalista
paola conte rsu della asl 3 genovese
Paola Manduca, Università di Genova
Paola Trivella, medico Macerata
Paolo Grimaldi Giovani Comuniste/i Enna
Paolo Magliani, giornalista
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Pettenuzzo Valeria
Piero Cavina
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Pietro Saitta (Università di Messina)
Pino Casamassima, giornalista
primarosa pia
Qui Lecco Libera, movimento di impegno civile e Resistenza culturale della città di Lecco.
Riccardo Guidi, Lucca
Riccardo Passeggi, avvocato
Roberto Bergalli, Università di Barcellona
Roberto Escobar, Università di Milano
Roberto Guidi - Lucca
rossella polizzi
Rossella Serri, Cagliari
Rudi Ghedini, giornalista e scrittore
Salvatore Palidda, Università di Genova
Saverio Fattori, scrittore
Saverio Ferrari, ricercatore
Silvia Lelli, antropologa, Università di Firenze
Simone Lambardi
Simonetta Crisci, avvocato
Stefano Benni, scrittore
Stefano Frezza - EPICENTRO SOLIDALE - L'AQUILA
Tiziana Cardella, Torino.
Tom Behan, Universita` del Kent a Canterbury
Valerio Cheli, membro della Chiesa Evangelica Valdese di Firenze, gruppo di diaspora di Pistoia
Valerio Evangelisti , scrittore
Vittorio Agnoletto, ex portavoce Genoa Social Forum
roberto silvestri giornalista
Tiziana Pistol, psicologa, Torino
Marco Ricagno, musicista e insegnante universitario
Andreina Ghionna
Valeria Borgia
Patrizia Donadello, Comitato SankaraXX
Vincenzo Galdi, rappresentante sindacale CGIL
paolo peveri, la spezia, grafico
Chiara Vannucci
Carmela Buzzanga
Giuliano Bugani
Alessandra Banchieri, Modena
Lorenzo Biagini, studente Scienze per la Pace e Vigile del Fuoco precario
Andrea Giolitti
Tommaso Tozzi, Docente Accademia di Belle Arti di Firenze
daniele naldi
Marco Greco Torino
fernanda la camera - pensionata - Genova
Fausto Renaldo Torino
Paola Manduca, Prof.Genetics University of Genoa, Italy
Walter Ferrari, ricercatore
Diego Repetto, ricercatore, Valencia (Spagna)
Francesca Del Moro, scrittrice
Claudio De Bernardi, cittadino
Alfredo Panerai, assegnista di ricerca Università di Firenze - aderente di Pax Christi
Alessia Acquistapace, studentessa, Bologna.
Danilo Stefani, libero professionista di Rimini
Antonella Pisani
Pietro FERRO, Pinerolo
Marilisa CUCCULELLI, ROMA, impiegata civile presso il Ministero dell'Interno
Michele Citoni, Roma, giornalista e videomaker
Arci Pinerolo
Norma Bertullacelli - insegnante
Pietro Altavilla, impiegato Comune di Rossano (CS) e Dirigente sindacale provinciale SdL
Giovanni Russotto, Comitato per la Pace "Rachel Corrie"- Genova
Roberto Melone - Casa dei Circoli, Culture e Popoli - Ceriale/Albenga (SV)
Enrico Euli, ricercatore Univ. di Cagliari
Patrizia Fiore - Avvocato Udine Vice Procuratore Onorario Procura della
Repubblica di Trieste
Fausto Gianelli - avvocato delle parti lese nei processi Diaz e Bolzaneto
Maica Toncelli
Nicoletta Bucci
Emma Zuffellato - pensionata, Milano
Anna Consolini
Luca Falconi
Ferruccio Boffi - Architetto, Casorate Sempione
pc quotidiano 4 agosto - processi e morti sul lavoro
LUTTI E RISARCIMENTI MINIMI
Il processo Eternit è in vacanza, riprenderà lunedì 20 settembre, ma il genocidio programmato dalla multinazionale svizzero-belga non si ferma; in soli due giorni - domenica 1 e lunedì 2 agosto - l'amianto fa due nuove vittime nel circondario di Casale Monferrato: si tratta di Giovanni Cavallo, di Cerrina Valle, e Valter Tiozzo, di Morano sul Po.
Il primo è un autotrasportatore in pensione di 74 anni, malato di mesotelioma da due anni.
Il secondo è il 72enne fratello del sindaco del suo Comune, deceduto anch'egli per mesotelioma: aveva lavorato alla fornace, e poi in un'impresa che svolgeva mansioni anche con manufatti di amianto.
Altre due morti a causa del famigerato Eternit, altri due decessi da mettere sul conto dei farabutti assassini Stephan Schmidheiny e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne.
Qualunque condanna verrà loro inflitta dalla giustizia borghese sarà sempre troppo poca cosa rispetto a tutti i lutti da loro provocati: di qualunque entità esse sia, sarà comunque soltanto un piccolissimo risarcimento per tutto il dolore causato.
Casale Monferrato (AL), 03 agosto 2010
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino
Il processo Eternit è in vacanza, riprenderà lunedì 20 settembre, ma il genocidio programmato dalla multinazionale svizzero-belga non si ferma; in soli due giorni - domenica 1 e lunedì 2 agosto - l'amianto fa due nuove vittime nel circondario di Casale Monferrato: si tratta di Giovanni Cavallo, di Cerrina Valle, e Valter Tiozzo, di Morano sul Po.
Il primo è un autotrasportatore in pensione di 74 anni, malato di mesotelioma da due anni.
Il secondo è il 72enne fratello del sindaco del suo Comune, deceduto anch'egli per mesotelioma: aveva lavorato alla fornace, e poi in un'impresa che svolgeva mansioni anche con manufatti di amianto.
Altre due morti a causa del famigerato Eternit, altri due decessi da mettere sul conto dei farabutti assassini Stephan Schmidheiny e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne.
Qualunque condanna verrà loro inflitta dalla giustizia borghese sarà sempre troppo poca cosa rispetto a tutti i lutti da loro provocati: di qualunque entità esse sia, sarà comunque soltanto un piccolissimo risarcimento per tutto il dolore causato.
Casale Monferrato (AL), 03 agosto 2010
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino
pc quotidiano 4 agosto -no ai licanziamenti fiat
PRESIDIO PRESSO IL TRIBUNALE DI MELFI
Domani 4 agosto 2010 alle 9.30 presso il Tribunale di Melfi si terrà il presidio dei
lavoratori della Sata di Melfi, dell’Indotto e del Potentino in concomitanza con la
seconda udienza sul ricorso presentato dalla Fiom di Potenza contro la Fiat per
attività antisindacale, ex art.28 L.300/70 (Statuto dei diritti dei lavoratori), per i
licenziamenti illegittimi dei tre lavoratori, di cui due delegati Fiom.
Saranno presenti i legali della Fiom Nazionale e Regionale, il segretario generale
Maurizio Landini della FIOM Nazionale e la Fiom di Potenza.
Potenza, lì 3 agosto 2010
FIOM-CGIL Basilicata
Domani 4 agosto 2010 alle 9.30 presso il Tribunale di Melfi si terrà il presidio dei
lavoratori della Sata di Melfi, dell’Indotto e del Potentino in concomitanza con la
seconda udienza sul ricorso presentato dalla Fiom di Potenza contro la Fiat per
attività antisindacale, ex art.28 L.300/70 (Statuto dei diritti dei lavoratori), per i
licenziamenti illegittimi dei tre lavoratori, di cui due delegati Fiom.
Saranno presenti i legali della Fiom Nazionale e Regionale, il segretario generale
Maurizio Landini della FIOM Nazionale e la Fiom di Potenza.
Potenza, lì 3 agosto 2010
FIOM-CGIL Basilicata
martedì 3 agosto 2010
pc quotidiano 3 agosto - L'aquila, criminale cricca del terremoto
.Ricostruzione, tre in manette per corruzione
Arrestato Ezio Stati (Pdl), bufera sulla figlia:
l'assessore alla Protezione civile si dimette
L'ex consigliere regionale Dc, ora importante esponente del Pdl, è tra i tre arrestati nell'ambito di un'inchiesta coordinata dal procuratore distrettuale antimafia Alfredo Rossini. Chiesta l'interdizione dai pubblici uffici per la figlia Daniela, che si è dimessa da assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo. A un'altra persona è stato imposto l'obbligo di dimora. I cinque sono accusati di episodi di corruzione legati alla ricostruzione post sisma
). È bufera in Abruzzo dopo il blitz della procura antimafia di questa mattina. Le cinque persone coinvolte sarebbero implicate in un'attività illecita "al fine di ottenere il vantaggio di essere inseriti nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009", ha spiegato il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, titolare dell'inchiesta.
Decisive le intercettazioni. È quasi tutta incentrata sulle intercettazioni telefoniche l'inchiesta condotta dal procuratore Rossini. A Daniela Stati, in particolare, viene contestato di aver fatto inserire la società Abruzzo Engineering in un'ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri. Alla società, le cui quote sono per il 60% della Regione, per il 30 di Finmeccanica e per il restante 10% della Provincia dell'Aquila, dovevano essere affidati studi di progettazione per la ricostruzione del post terremoto. Circostanza, però, che non sarebbe avvenuta. In cambio Stati (Pdl) avrebbe ottenuto delle regalie dall'ex onorevole Angeloni e da Stornelli che a loro volta, grazie ad Abruzzo Engineering, avrebbero ottenuto lavori per proprie società o comunque di amici. Tra i regali anche alcune auto aziendali date all'Avezzano Calcio e un anello di 15mila euro che l'ormai ex assessore avrebbe ricevuto per Natale.
"Volevano speculare sul terremoto". "La richiesta", ha sottolineato il procuratore Rossini, "si è basata sull'accertamento di favori e utilità ricevute per aver compiuto attività contrarie ai compiti e ai doveri connessi alla funzione pubblica ricoperta. L'assunto accusatorio è sostenuto da uno scrupoloso lavoro di riscontro che non consente lettura dei fatti alternativa a quella proposta al giudice per le indagini preliminari dell'Aquila".
"Quadro probatorio incontestabile". "Il quadro probatorio che emerge", sempre secondo la procura, "appare incontestabile considerato che vi sono prove evidenti dei 'doni' e delle utilità che i privati hanno corrisposto al pubblico ufficiale (Daniela Stati, ndr) e alle persone a lei vicine, al fine di ottenere il vantaggio di essere inseriti nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009".
Gli indagati. Tra le tre persone arrestate spicca il nome di Ezio Stati, ex consigliere regionale Dc e uomo di spicco del Pdl nella Marsica. È stato arrestato dalla polizia di Pescara in collaborazione con quella dell'Aquila. Gli altri arrestati sono Vincenzo Angeloni, ora nel carcere di Regina Coeli a Roma. Angeloni, 58 anni, medico odontoiatra, originario di Avezzano, è stato deputato nella 13a legislatura. In manette anche Marco Buzzelli, compagno di Daniela Stati, a cui sono stati applicati i domiciliari ad Avezzano. Nei guai anche Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Telespazio e attuale amministratore delegato di Selex service management (società di Finmeccanica), a cui è stato imposto l'obbligo di dimora nel Comune di Roma.
Daniela Stati si dimette. Nell'inchiesta è conivolta anche Daniela Stati, figlia di Ezio. La donna ha intrapreso la strada politica del padre e ora è assessore, tra l'altro, alla Protezione civile, rifiuti e ambiente della Regione Abruzzo. Per Daniela Stati è stata chiesta l'interdizione dai pubblici uffici. Prima dell'applicazione della sospensione, si attende l'interrogatorio della Stati che si è già dimessa da assessore.
Chi è Ezio Stati. Ezio Stati, di Avezzano (L'Aquila), già condannato per finanziamento illecito ai partiti, oggi è un esponente importante del Pdl. Stati era stato anche tesoriere della Democrazia Cristiana. Nel Duemila fu capogruppo regionale di Fi, ma si dovette dimettere perché passò in giudicato la sentenza di condanna relativa alla precedente vicenda giudiziaria.
"Una brutta storia". "Le indagini continuano a ritmo serrato, ci possono essere altri sviluppi", ha detto il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini. "È una vicenda complicata e una brutta storia", ha concluso
Arrestato Ezio Stati (Pdl), bufera sulla figlia:
l'assessore alla Protezione civile si dimette
L'ex consigliere regionale Dc, ora importante esponente del Pdl, è tra i tre arrestati nell'ambito di un'inchiesta coordinata dal procuratore distrettuale antimafia Alfredo Rossini. Chiesta l'interdizione dai pubblici uffici per la figlia Daniela, che si è dimessa da assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo. A un'altra persona è stato imposto l'obbligo di dimora. I cinque sono accusati di episodi di corruzione legati alla ricostruzione post sisma
). È bufera in Abruzzo dopo il blitz della procura antimafia di questa mattina. Le cinque persone coinvolte sarebbero implicate in un'attività illecita "al fine di ottenere il vantaggio di essere inseriti nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009", ha spiegato il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, titolare dell'inchiesta.
Decisive le intercettazioni. È quasi tutta incentrata sulle intercettazioni telefoniche l'inchiesta condotta dal procuratore Rossini. A Daniela Stati, in particolare, viene contestato di aver fatto inserire la società Abruzzo Engineering in un'ordinanza del presidente del Consiglio dei Ministri. Alla società, le cui quote sono per il 60% della Regione, per il 30 di Finmeccanica e per il restante 10% della Provincia dell'Aquila, dovevano essere affidati studi di progettazione per la ricostruzione del post terremoto. Circostanza, però, che non sarebbe avvenuta. In cambio Stati (Pdl) avrebbe ottenuto delle regalie dall'ex onorevole Angeloni e da Stornelli che a loro volta, grazie ad Abruzzo Engineering, avrebbero ottenuto lavori per proprie società o comunque di amici. Tra i regali anche alcune auto aziendali date all'Avezzano Calcio e un anello di 15mila euro che l'ormai ex assessore avrebbe ricevuto per Natale.
"Volevano speculare sul terremoto". "La richiesta", ha sottolineato il procuratore Rossini, "si è basata sull'accertamento di favori e utilità ricevute per aver compiuto attività contrarie ai compiti e ai doveri connessi alla funzione pubblica ricoperta. L'assunto accusatorio è sostenuto da uno scrupoloso lavoro di riscontro che non consente lettura dei fatti alternativa a quella proposta al giudice per le indagini preliminari dell'Aquila".
"Quadro probatorio incontestabile". "Il quadro probatorio che emerge", sempre secondo la procura, "appare incontestabile considerato che vi sono prove evidenti dei 'doni' e delle utilità che i privati hanno corrisposto al pubblico ufficiale (Daniela Stati, ndr) e alle persone a lei vicine, al fine di ottenere il vantaggio di essere inseriti nella lista di beneficiari per fatti e atti connessi alla ricostruzione post sisma del 6 aprile 2009".
Gli indagati. Tra le tre persone arrestate spicca il nome di Ezio Stati, ex consigliere regionale Dc e uomo di spicco del Pdl nella Marsica. È stato arrestato dalla polizia di Pescara in collaborazione con quella dell'Aquila. Gli altri arrestati sono Vincenzo Angeloni, ora nel carcere di Regina Coeli a Roma. Angeloni, 58 anni, medico odontoiatra, originario di Avezzano, è stato deputato nella 13a legislatura. In manette anche Marco Buzzelli, compagno di Daniela Stati, a cui sono stati applicati i domiciliari ad Avezzano. Nei guai anche Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Telespazio e attuale amministratore delegato di Selex service management (società di Finmeccanica), a cui è stato imposto l'obbligo di dimora nel Comune di Roma.
Daniela Stati si dimette. Nell'inchiesta è conivolta anche Daniela Stati, figlia di Ezio. La donna ha intrapreso la strada politica del padre e ora è assessore, tra l'altro, alla Protezione civile, rifiuti e ambiente della Regione Abruzzo. Per Daniela Stati è stata chiesta l'interdizione dai pubblici uffici. Prima dell'applicazione della sospensione, si attende l'interrogatorio della Stati che si è già dimessa da assessore.
Chi è Ezio Stati. Ezio Stati, di Avezzano (L'Aquila), già condannato per finanziamento illecito ai partiti, oggi è un esponente importante del Pdl. Stati era stato anche tesoriere della Democrazia Cristiana. Nel Duemila fu capogruppo regionale di Fi, ma si dovette dimettere perché passò in giudicato la sentenza di condanna relativa alla precedente vicenda giudiziaria.
"Una brutta storia". "Le indagini continuano a ritmo serrato, ci possono essere altri sviluppi", ha detto il procuratore della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini. "È una vicenda complicata e una brutta storia", ha concluso
pc quotidiano 3 agosto - L'Aquila 'occuperemo l'ufficio sisma '
SULMONA. Minacciano di occupare l'ufficio sisma se non vedranno partire la ricostruzione post-sisma in città. L'esercito dei mille sfollati cittadini inizia a mostrare segni di insofferenza. I terremotati non si dicono soddisfatti delle risposte dell'assessore alla Protezione civile Enea Di Ianni. Secondo gli sfollati si starebbe perdendo troppo tempo, dietro a richieste infinite di integrazioni ai progetti di ristrutturazione presentati all'ufficio sisma. «Adesso basta» protestano in coro «si può sapere quando parte la ricostruzione? Ormai siamo stanchi di sentire le solite promesse. Impegni di spesa» aggiungolo con l'amaro in bocca «che puntualmente vengono poi dirottati per altre priorità, come se i terremotati di serie B fossero addirittura retrocessi in serie C. Ci saranno forti cambiamenti nel modo di manifestare il nostro disagio». Annunciano quindi battaglia i terremotati sulmonesi, finora fin troppo pazienti e accondiscendenti nei confronti delle varie promesse fatte. Una di queste riguarda i Map, attesi da mesi e ora programmati, pare, per il prossimo autunno. Del resto i numeri sull'ufficio sisma confermano una certa lentezza: sono 382 i progetti protocollati in totale (di cui 120 per edifici classificati A; 192 B; 50 C e 20 E); di questi 173 sono stati approvati (di cui 74 A, 81 B e 18 C); quelli avviati si contano sulle dita di una mano. Un'attesa lunga che cozza con la pazienza degli sfollati, ai quali a più di un anno dal sisma iniziano a scalpitare per tornare nelle loro case o per vedersi almeno approvati i progetti di ristrutturazione leggera e iniziare a vedere qualche impalcatura in città. A un anno e tre mesi dal sisma in città è rimasto invariato il numero degli sfollati (968), sono solo diminuiti quelli che beneficiano dell'autonoma sistemazione (60 invece di 224), dopo la nuova ordinanza di giugno che la concede solo a chi ha la prima casa danneggiata. La stessa amministrazione comunale aveva preventivato tempi assai diversi per la ricostruzione, visto che il contratto dell'ingegnere assunto come responsabile dell'ufficio sisma è scaduto il 30 giugno scorso, ora prorogato fino a dicembre. La speranza è che la ricostruzione parta prima.
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pc quotidiano 3 agosto - i familiari denunciano ' Al lavoro peggio che in guerra'
Al lavoro peggio che in guerra
COSA DICONO LE STATISTICHE UFFICIALI:
Nel 2009: 1.050 morti,790 mila infortuni,34.646 nuovi casi di malattie
professionali
Dal primo gennaio: 602 morti, 602.824 infortuni, 15.070 nuovi invalidi
COSA DICONO GOVERNO E IMPRESE:
"gli infortuni sono in calo del 7,5%; il 25% dei mortali avviene sulla
strada (infortuni in itinere) e quindi si tratta di incidenti stradali"
COSA NON DICONO::
-nel 2009 la produzione industriale è calata di quasi il 20% ( Meno
lavoro-meno infortuni)
-il lavoro nero è aumentato (Chi non è assicurato non denuncia gli
infortuni)
-molte aziende mascherano gli infortuni con le ferie o con la malattia
- le omesse denunce sono in aumento come la forza delle aziende grazie al
ricatto della delocalizzazione
- gli infortuni in itinere colpiscono camionisti, rappresentanti, operai dei
cantieri stradali, pendolari. Quindi, di infortuni sul lavoro si tratta
- di lavoro si muore perché di precarietà si vive . Due operai morti su
tre sono precari. E gli immigrati pagano un prezzo altissimo
E SOPRATTUTTO NON DICONO CHE::
- il prezzo della vita vale meno della produzione
- i controlli, invece di essere rafforzati, vengono indeboliti
- chi si ribella al lavoro rischioso, subisce sanzioni disciplinari e non
è tutelato da chi dovrebbe difenderlo
NOI GRIDIAMO INVECE:
CHE LE RAGION I DEL PROFITTO NON POSSONO ESSERE PIU' IMPORTANTI DEGLI
ESSERI UMANI
RIALZIAMO LA TESTA
PIU' DIRITTI, PIU' SICUREZZA, PIU' GIUSTIZIA PER TUTTI
Associazione Ruggero Toffolutti
Per la sicurezza del lavoro
Piombino,30 luglio 2010
COSA DICONO LE STATISTICHE UFFICIALI:
Nel 2009: 1.050 morti,790 mila infortuni,34.646 nuovi casi di malattie
professionali
Dal primo gennaio: 602 morti, 602.824 infortuni, 15.070 nuovi invalidi
COSA DICONO GOVERNO E IMPRESE:
"gli infortuni sono in calo del 7,5%; il 25% dei mortali avviene sulla
strada (infortuni in itinere) e quindi si tratta di incidenti stradali"
COSA NON DICONO::
-nel 2009 la produzione industriale è calata di quasi il 20% ( Meno
lavoro-meno infortuni)
-il lavoro nero è aumentato (Chi non è assicurato non denuncia gli
infortuni)
-molte aziende mascherano gli infortuni con le ferie o con la malattia
- le omesse denunce sono in aumento come la forza delle aziende grazie al
ricatto della delocalizzazione
- gli infortuni in itinere colpiscono camionisti, rappresentanti, operai dei
cantieri stradali, pendolari. Quindi, di infortuni sul lavoro si tratta
- di lavoro si muore perché di precarietà si vive . Due operai morti su
tre sono precari. E gli immigrati pagano un prezzo altissimo
E SOPRATTUTTO NON DICONO CHE::
- il prezzo della vita vale meno della produzione
- i controlli, invece di essere rafforzati, vengono indeboliti
- chi si ribella al lavoro rischioso, subisce sanzioni disciplinari e non
è tutelato da chi dovrebbe difenderlo
NOI GRIDIAMO INVECE:
CHE LE RAGION I DEL PROFITTO NON POSSONO ESSERE PIU' IMPORTANTI DEGLI
ESSERI UMANI
RIALZIAMO LA TESTA
PIU' DIRITTI, PIU' SICUREZZA, PIU' GIUSTIZIA PER TUTTI
Associazione Ruggero Toffolutti
Per la sicurezza del lavoro
Piombino,30 luglio 2010
pc quotidiano 3 agosto - afganistan tra 'eroi e mercenari'
Mentre due soldati italiani morivano in Afghanistan, sulle spiagge di Gallipoli i reclutatori dell’Esercito erano all’opera tra i giovani disoccupati.
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afgan_herat13.htm
La cronaca sull’esplosione che ha provocato la morte dei due genieri ad Herat non è quella del solito attentato a blindati italiani , ma neanche quella di un semplice un incidente di lavoro che a specialisti in sminamento può anche capitare poiché le circostanze e i soggetti coinvolti fanno affermare ad alta voce che stiamo assistendo all’innalzamento delle qualità professionali degli artificieri talebani che anche noi dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi nelle pagine del nostro sito abbiamo più volte anticipato , definendo la guerra afgana come la prima guerra persa dalla NATO .
Tutto ciò lo confermano il reparto di elite di appartenenza delle vittime e che almeno una delle due vittime fosse un sottufficiale con a carico numerose operazioni di sminamento all’estero.
La circostanza che l’esplosione sia avvenuta dopo che avevano già disinnescato un altro ordigno fa pensare che la tecnica della posa delle mine, da parte dei talebani , oltre che esser cambiata nell’uso di materiali, diversificandosi tra recupero di mine residuati della guerra Russo-talebana, utilizzo di materiali chimici ad uso civile come il nitrato d’ammonio, l’uso di ordigni telecomandati o invece ad innesco convenzionale ( pressione, vibrazione, magnetici, miccia, ecc) , stia cambiando anche nella tecnica della posa, ovvero passando da quella di singoli ordigni, prevalentemente antitank ( quindi relativamente sicuri quando si maneggiano sul campo avendo bisogno di elevate pressioni per esplodere) , a quello “misto “, trappolato, ovvero il posare mine antitank protette a raggiera da mine antipersona o addirittura posate a bella posta affinché gli sminatori cadano in un campo minato trappolato.
Il fatto stesso che in quest’occasione siano incappati due esperti artificieri appartenenti ad una unità mobile composta da ben 36 elementi dotati di cercamine, cani, robot, ecc, fa pensare che il “rudimentale ordigno” sia invece una di quelle micidiali mine italiane o similari che proprio nei rapporti segreti svelati da Wikyleaks due giorni fa sono definite la bestia nera degli sminatori USA in Afghanistan, mine siglate TC/6 o simili, fatte in plastica e ceramica difficilissime da scoprire e capaci di rimanere efficienti quasi in eterno in uno scenario desertico come quello afgano.
Un tempo noi italiani eravamo all’avanguardia in questo settore, con una grande azienda la Tecnovar di Bari , nella nostra regione , la Puglia, che brevettò questi aggeggi micidiali che, anche dopo la messa al bando in Italia potè continuare la produzione all’estero e spedirne a decine o centinaia di migliaia proprio in Afghanistan coi soldi della CIA per combattere i russi.
Per riuscire a disinnescarle , occorre comprendere innanzitutto come si installano, il loro uso semplice o combinato con mine antitank , poi imparare a renderle innocue e … se sei diventato bravo puoi riconvertirle ad un nuovo uso.
L’esplosione di oggi dimostra una tecnica appresa presso una buona scuola di artificieri o anche ad una di sminatori e rispetto a queste ultime , ringraziando ALLAH, pardon l’ONU e la NATO ce ne sono tantissime sotto l’egida di ONG benemerite e famosissime che operano in Afghanistan da diversi anni e che hanno prodotto valenti specialisti tra gli afgani nel recupero mine…( su questo argomento vi invito a leggere il nostro articolo Quando i talebani andarono a scuola di mine dagli italiani
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghanistan_6.htm
Il fatto che a cadere oggi siano stati dei valenti specialisti nel campo delle mine come i nostri artificieri, ritenuti in tutto il mondo all’avanguardia ( vedi l’ultima operazione di sminamento di UNIFIL sul confine israelo-libanese) apre scenari inquietanti quali l’aumento esponenziale dei prossimi costi logistici in Afganistan, ovvero utilizzo abnorme di mezzi e uomini per far operare in sicurezza , crescita di perdite in uomini e mezzi, diminuzione della flessibilità d’intervento.
Talebani pochi, sporchi e malvisti dai locali?
Per terminare facciamo notare che una cosa è posare in tutta fretta un ordigno improvvisato, nel cuore della notte , un altro gingillarsi nel posare mine trappolate o interi campi minati: ciò significa che i cosiddetti insorti hanno possibilità di operare all’aperto alla luce del giorno sotto gli occhi della popolazione , connivente o semplicemente passivamente accondiscendente.
Trappola con la complicità dei locali?
A questo punto altri terribili dubbi vengono andando a rileggere la cronache degli ultimi interventi dei nostri sminatori, chioamati ad intervenire su indicazioni di soldati afgani o civili e che allalucdeei fatti potrebbero essee interpretati non come segnali di fiducia nei confronti dei nostri soldati, bensì come occasioni per far studiare ad altri i nostri “modi operandi”
Il testamento spirituale dell’artificiere.
Fa pensare l’intervista fatta venti giorni fa al povero maresciallo Mauro Gigli, che candidamente dice all’operatore RAI di esser intervenuto su un ordigno-trappola che sembrava un antitank a pressione ed invece era radiocomandato. A rivederla quell’intervista è il testamento spirituale di ogni artificiere che inviato sul campo per un lavoro “di routine”, invece deve constatare che a salvarlo è stata la fortuna, la non raggiunta raffinatezza dell’avversario, una preveggenza extrasensoriale ma che d’ora in poi il bersaglio è proprio lui, in una sorta di cecchinaggio e controcecchinaggio
Se sono vere le ultime dichiarazioni del Ministro La Russa sul fatto che il maresciallo si sia accorto della trappola qualche istante prima di saltare in aria, avvisando gli altri della pattuglia , ebbene questo significa che ha compreso all’ultima istante che la partita tra specialisti , questa volta era stata vinta dall’avversario.
Il grande affare delle contromisure
Mine, trappole radiocomandate e altri congegni infernali son divenuti la causa principale dei caduti degli USA in Afghanistan a partire dal 2007 e il più grande esercito degli Stati Uniti ha speso per difendersi da essi circa la metà della spesa totale di tutte le apparecchiature elettroniche , con aumenti di investimenti per esempio per quanto riguarda il disturbatori di radiocomandi più in uso in Afghanistan , lo Warlock "IED jammer , del 400% nel 2007 rispetto ai livelli del 2003. ( dati Wikyleaks) Di questi disturbatori ce ne sono ben 2769 schierati, oltre ad altri 1734 del modello Acorn, centinaia i rivelatori portatili di esplosivi, decine di veicoli Husky e Mercaat per individuazione mine, centinaia di robot della serie Pacbot e Marcbot IV e vari oltre che decine di aerei robot che sono in volo 24 ore su 24 che hanno il compito di individuare i posatori di mine. Nonostante ciò e una spesa che raggiunge i miliardi di dollari, le vittime statunitensi continuano ad essere elevate e la possibilità di competere con quei costi stratosferici per gli italiani è impossibile.
Arruolati anche tu nelle truppe imperiali!
In compenso abbiamo materiale umano da reclutare a poco prezzo e nel giorno in cui saltava in aria un pugliese come il caporalmaggiore De Cillis di Bisceglie, nella sua regione d’origine , nel Salento , tra i villeggianti della città di Gallipoli, nella cornice del parco di giochi acquatico “Acqua Splash” interveniva l’Info Team dell’esercito italiano , composto da personale del comando militare Esercito “Puglia” e del centro documentale di Lecce che in pantaloncini blu, maglietta verde e cappellino beige con logo istituzionale , facevano conoscere ai giovani pugliesi disoccupati le opportunità professionali e formative offerte dalla Forza Armata, con la possibilità di viaggiare tanto all’estero e conoscere dei posti meravigliosi irraggiungibili da turisti squattrinati e sprovveduti come sono loro...
Altri Infoteam si son visti sulle spiaggie del NordBarese e a detta dell’esercito continueranno la loro opera di reclutamento per tutto il mese di agosto tra ombrelloni, pizzichi, mellonate e giochi acquatici....
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afgan_herat13.htm
La cronaca sull’esplosione che ha provocato la morte dei due genieri ad Herat non è quella del solito attentato a blindati italiani , ma neanche quella di un semplice un incidente di lavoro che a specialisti in sminamento può anche capitare poiché le circostanze e i soggetti coinvolti fanno affermare ad alta voce che stiamo assistendo all’innalzamento delle qualità professionali degli artificieri talebani che anche noi dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi nelle pagine del nostro sito abbiamo più volte anticipato , definendo la guerra afgana come la prima guerra persa dalla NATO .
Tutto ciò lo confermano il reparto di elite di appartenenza delle vittime e che almeno una delle due vittime fosse un sottufficiale con a carico numerose operazioni di sminamento all’estero.
La circostanza che l’esplosione sia avvenuta dopo che avevano già disinnescato un altro ordigno fa pensare che la tecnica della posa delle mine, da parte dei talebani , oltre che esser cambiata nell’uso di materiali, diversificandosi tra recupero di mine residuati della guerra Russo-talebana, utilizzo di materiali chimici ad uso civile come il nitrato d’ammonio, l’uso di ordigni telecomandati o invece ad innesco convenzionale ( pressione, vibrazione, magnetici, miccia, ecc) , stia cambiando anche nella tecnica della posa, ovvero passando da quella di singoli ordigni, prevalentemente antitank ( quindi relativamente sicuri quando si maneggiano sul campo avendo bisogno di elevate pressioni per esplodere) , a quello “misto “, trappolato, ovvero il posare mine antitank protette a raggiera da mine antipersona o addirittura posate a bella posta affinché gli sminatori cadano in un campo minato trappolato.
Il fatto stesso che in quest’occasione siano incappati due esperti artificieri appartenenti ad una unità mobile composta da ben 36 elementi dotati di cercamine, cani, robot, ecc, fa pensare che il “rudimentale ordigno” sia invece una di quelle micidiali mine italiane o similari che proprio nei rapporti segreti svelati da Wikyleaks due giorni fa sono definite la bestia nera degli sminatori USA in Afghanistan, mine siglate TC/6 o simili, fatte in plastica e ceramica difficilissime da scoprire e capaci di rimanere efficienti quasi in eterno in uno scenario desertico come quello afgano.
Un tempo noi italiani eravamo all’avanguardia in questo settore, con una grande azienda la Tecnovar di Bari , nella nostra regione , la Puglia, che brevettò questi aggeggi micidiali che, anche dopo la messa al bando in Italia potè continuare la produzione all’estero e spedirne a decine o centinaia di migliaia proprio in Afghanistan coi soldi della CIA per combattere i russi.
Per riuscire a disinnescarle , occorre comprendere innanzitutto come si installano, il loro uso semplice o combinato con mine antitank , poi imparare a renderle innocue e … se sei diventato bravo puoi riconvertirle ad un nuovo uso.
L’esplosione di oggi dimostra una tecnica appresa presso una buona scuola di artificieri o anche ad una di sminatori e rispetto a queste ultime , ringraziando ALLAH, pardon l’ONU e la NATO ce ne sono tantissime sotto l’egida di ONG benemerite e famosissime che operano in Afghanistan da diversi anni e che hanno prodotto valenti specialisti tra gli afgani nel recupero mine…( su questo argomento vi invito a leggere il nostro articolo Quando i talebani andarono a scuola di mine dagli italiani
http://www.pugliantagonista.it/osservbalcanibr/afghanistan_6.htm
Il fatto che a cadere oggi siano stati dei valenti specialisti nel campo delle mine come i nostri artificieri, ritenuti in tutto il mondo all’avanguardia ( vedi l’ultima operazione di sminamento di UNIFIL sul confine israelo-libanese) apre scenari inquietanti quali l’aumento esponenziale dei prossimi costi logistici in Afganistan, ovvero utilizzo abnorme di mezzi e uomini per far operare in sicurezza , crescita di perdite in uomini e mezzi, diminuzione della flessibilità d’intervento.
Talebani pochi, sporchi e malvisti dai locali?
Per terminare facciamo notare che una cosa è posare in tutta fretta un ordigno improvvisato, nel cuore della notte , un altro gingillarsi nel posare mine trappolate o interi campi minati: ciò significa che i cosiddetti insorti hanno possibilità di operare all’aperto alla luce del giorno sotto gli occhi della popolazione , connivente o semplicemente passivamente accondiscendente.
Trappola con la complicità dei locali?
A questo punto altri terribili dubbi vengono andando a rileggere la cronache degli ultimi interventi dei nostri sminatori, chioamati ad intervenire su indicazioni di soldati afgani o civili e che allalucdeei fatti potrebbero essee interpretati non come segnali di fiducia nei confronti dei nostri soldati, bensì come occasioni per far studiare ad altri i nostri “modi operandi”
Il testamento spirituale dell’artificiere.
Fa pensare l’intervista fatta venti giorni fa al povero maresciallo Mauro Gigli, che candidamente dice all’operatore RAI di esser intervenuto su un ordigno-trappola che sembrava un antitank a pressione ed invece era radiocomandato. A rivederla quell’intervista è il testamento spirituale di ogni artificiere che inviato sul campo per un lavoro “di routine”, invece deve constatare che a salvarlo è stata la fortuna, la non raggiunta raffinatezza dell’avversario, una preveggenza extrasensoriale ma che d’ora in poi il bersaglio è proprio lui, in una sorta di cecchinaggio e controcecchinaggio
Se sono vere le ultime dichiarazioni del Ministro La Russa sul fatto che il maresciallo si sia accorto della trappola qualche istante prima di saltare in aria, avvisando gli altri della pattuglia , ebbene questo significa che ha compreso all’ultima istante che la partita tra specialisti , questa volta era stata vinta dall’avversario.
Il grande affare delle contromisure
Mine, trappole radiocomandate e altri congegni infernali son divenuti la causa principale dei caduti degli USA in Afghanistan a partire dal 2007 e il più grande esercito degli Stati Uniti ha speso per difendersi da essi circa la metà della spesa totale di tutte le apparecchiature elettroniche , con aumenti di investimenti per esempio per quanto riguarda il disturbatori di radiocomandi più in uso in Afghanistan , lo Warlock "IED jammer , del 400% nel 2007 rispetto ai livelli del 2003. ( dati Wikyleaks) Di questi disturbatori ce ne sono ben 2769 schierati, oltre ad altri 1734 del modello Acorn, centinaia i rivelatori portatili di esplosivi, decine di veicoli Husky e Mercaat per individuazione mine, centinaia di robot della serie Pacbot e Marcbot IV e vari oltre che decine di aerei robot che sono in volo 24 ore su 24 che hanno il compito di individuare i posatori di mine. Nonostante ciò e una spesa che raggiunge i miliardi di dollari, le vittime statunitensi continuano ad essere elevate e la possibilità di competere con quei costi stratosferici per gli italiani è impossibile.
Arruolati anche tu nelle truppe imperiali!
In compenso abbiamo materiale umano da reclutare a poco prezzo e nel giorno in cui saltava in aria un pugliese come il caporalmaggiore De Cillis di Bisceglie, nella sua regione d’origine , nel Salento , tra i villeggianti della città di Gallipoli, nella cornice del parco di giochi acquatico “Acqua Splash” interveniva l’Info Team dell’esercito italiano , composto da personale del comando militare Esercito “Puglia” e del centro documentale di Lecce che in pantaloncini blu, maglietta verde e cappellino beige con logo istituzionale , facevano conoscere ai giovani pugliesi disoccupati le opportunità professionali e formative offerte dalla Forza Armata, con la possibilità di viaggiare tanto all’estero e conoscere dei posti meravigliosi irraggiungibili da turisti squattrinati e sprovveduti come sono loro...
Altri Infoteam si son visti sulle spiaggie del NordBarese e a detta dell’esercito continueranno la loro opera di reclutamento per tutto il mese di agosto tra ombrelloni, pizzichi, mellonate e giochi acquatici....
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
pc quotidiano 3 agosto - solidarietà agli antifascisti arrestati a napoli
riceviamo e sosteniamo
Il 26 luglio a Napoli, la polizia compie due arresti con le accuse di “tentato omicidio” e “concorso in tentato omicidio”, in riferimento alla manifestazione del Primo Maggio scorso, ricorrenza notoriamente antifascista, quando alcuni fasci di Casa Pound, giunti in manifestazione con chiari intenti provocatori, sono stati respinti ed uno di loro aveva ricevuto una coltellata.
Denunciamo questi arresti, effettuati in piena estate allo scopo di scongiurare la solidarietà di tutti gli antifascisti, solidarietà che invece si è espressa numerosa venerdì 30 luglio davanti al carcere di Poggioreale.
E’ intollerabile che si vedano sfilare, non solo a Napoli e non solo il Primo Maggio, questi rifiuti umani che inneggiano al ventennio e alla Repubblica sociale di Salò. Non sono poche infatti le numerose aggressioni che gli squadristi organizzano vigliaccamente contro i compagni e le compagne, contro i gay, o a scopo razzista-nazionalista, all’insegna di vecchi e collaudati metodi terroristici.
Dei fascisti, infatti, non crediamo che siano estremisti kamikaze, ma che, in quanto servi dei capitalisti, svolgono anche oggi un preciso ruolo reazionario contro i movimenti antagonisti e rivoluzionari. Denunciamo questa ritorsione come conferma delle affinità di intenti tra forze dell’ordine e gruppi militanti neofascisti. Sono all’ordine del giorno continui casi di attacchi repressivi nei confronti dell’antifascismo. Allo stesso tempo la canaglia fascista ha sempre più spazi di agibilità e continua protezione per i loro attacchi stragisti. Una complicità tra stato e fascismo ormai di lunga data, e non è un caso che questo legame riemerga così saldo proprio in una situazione di crisi.
Come compagne e compagni ribadiamo che la forza e l’unità antifascista sono l’unico linguaggio che questi becchini comprendono, secondo l’insegnamento dei Partigiani e i rivoluzionari di ieri e di oggi.
SOLIDARIETà A TUTTI GLI ANTIFASCISTI INCARCERATI!
LA SOLIDARIETà è UN’ARMA! USIAMOLA!
Compagne e compagni del Centro di doc. “Filorosso” di Foggia
Via miracoli, 11 – guardierosse3@virgilio.it
31 luglio 2010
Il 26 luglio a Napoli, la polizia compie due arresti con le accuse di “tentato omicidio” e “concorso in tentato omicidio”, in riferimento alla manifestazione del Primo Maggio scorso, ricorrenza notoriamente antifascista, quando alcuni fasci di Casa Pound, giunti in manifestazione con chiari intenti provocatori, sono stati respinti ed uno di loro aveva ricevuto una coltellata.
Denunciamo questi arresti, effettuati in piena estate allo scopo di scongiurare la solidarietà di tutti gli antifascisti, solidarietà che invece si è espressa numerosa venerdì 30 luglio davanti al carcere di Poggioreale.
E’ intollerabile che si vedano sfilare, non solo a Napoli e non solo il Primo Maggio, questi rifiuti umani che inneggiano al ventennio e alla Repubblica sociale di Salò. Non sono poche infatti le numerose aggressioni che gli squadristi organizzano vigliaccamente contro i compagni e le compagne, contro i gay, o a scopo razzista-nazionalista, all’insegna di vecchi e collaudati metodi terroristici.
Dei fascisti, infatti, non crediamo che siano estremisti kamikaze, ma che, in quanto servi dei capitalisti, svolgono anche oggi un preciso ruolo reazionario contro i movimenti antagonisti e rivoluzionari. Denunciamo questa ritorsione come conferma delle affinità di intenti tra forze dell’ordine e gruppi militanti neofascisti. Sono all’ordine del giorno continui casi di attacchi repressivi nei confronti dell’antifascismo. Allo stesso tempo la canaglia fascista ha sempre più spazi di agibilità e continua protezione per i loro attacchi stragisti. Una complicità tra stato e fascismo ormai di lunga data, e non è un caso che questo legame riemerga così saldo proprio in una situazione di crisi.
Come compagne e compagni ribadiamo che la forza e l’unità antifascista sono l’unico linguaggio che questi becchini comprendono, secondo l’insegnamento dei Partigiani e i rivoluzionari di ieri e di oggi.
SOLIDARIETà A TUTTI GLI ANTIFASCISTI INCARCERATI!
LA SOLIDARIETà è UN’ARMA! USIAMOLA!
Compagne e compagni del Centro di doc. “Filorosso” di Foggia
Via miracoli, 11 – guardierosse3@virgilio.it
31 luglio 2010
pc quotidiano 3 agosto - l'appello internazionale pro guerra di popolo in India in Iran
A Farsi version of your international call re. India] diffused in iranian people
در همبستگی با مردم هند
بسیاری از شما که این درخواست را دریافت کردید راجع به عملیات شکار سبز شنیده اید که در آن دولت علیه مردم هندوستان اعلان جنگ کرده است. با این که برای مخفی ساختن این عملیات نظامی دولت هند در مناطق مختلف عناوین و القاب مختلف بخشیده است و با وجود انکارش راجع به استفاده از ارتش هند در این عملیات، بخش های دمکراتیک هندوستان با ارائه ی روشن و مشخص شواهد موجود حقایق عینی را افشا کرده اند.
علاوه بر استفاده از نیروهای مخصوص پلیس، ارتش هند صفی از نیروهای نظامی، نیرو هوایی و نیروهای شبه نظامی میکند، یعنی بیش از صدهزار سرباز را آماده ساخته با مناطق مرکزی و شرقی هند که مخازن گرانبهای معدنی در آنجاست را از مردم خالی نموده، آن نواحی را به شرکت های هندی و خارجی که زمین های شان را خریده اند تقدیم نمایند. بنابرین هدف اصلی این حمله ی نظامی یعنی به هدر دادن زمین ها، جنگل ها و منابع طبیعی که متعلق به فقیرترین مردمان یعنی مردمان قبیله ای هستند را دولت قصد دارد به شکلی ارائه دهد که خیال کنند جنگی ست علیه ناکسلایت ها و مائوئیست ها؛ اما همچنین روشن است که ضرورت این جنگ اضطراری برای در هم شکستن مقاومت های مردم بر علیه مصادره ی زمین و منابع طبیعی توسط قشر شرکت داران است.
این اعمال دنباله گیری ام او یو (یادداشت در باره ی تفهیم قراردادهای صنعتی) است که دولت و شرکت ها امضاء کرده اند. به دنبال قول هایی که به شرکت ها داده، دولت هند در سال 2005 یک سری قوانین ازجمله تصویب نامه ی سال 2005 در مورد مناطق مخصوص اقتصادی تصویب کرد که ماده ی اصلاحی قانون مالکیت زمین است و صدها هزار هکتار زمین تا حالا یا مصادره گشته و یا خبر فروختن آن به اهالی منطقه رسیده است. این اقدامات دولت هند نقض کننده ی آشکار شرایط و قوانین حفظ زمین های مردم بومی و همچنین، حق زندگی کردن است.
طبیعتاً مردم هند، خصوصاً آدیواسی ها (مردم قبیله ای) و دهقان های آن مناطق در برابر تغییر مکان اجباری، اخراج از محل زندگی خود و اشغال نظامی مقاومت نشان داده اند. مقاومت شان با گذشت زمان بیشتر شده است. نمونه های تاریخی مبارزات مردم شامل سینگور، کالینگاناگار، جاگاتسینگپورا، ناندیگرام و اخیراً در لالگراه میباشد. در درون خود هند عملیات شکار سبز یا دیگر حملات نظامی شان با مخالفت جدی گسترده مردم هند، با افکار دمکراتیک و مردم مترقی که به عدالت برای مردم ستم خورده ی هندی ایمان دارند روبرو شده.
در این لحظه ی حساس تاریخی، حمایت کلیه ی مردم مترقی و دمکراتیک در خارج از هندوستان
امری حیاتی می باشد؛ حمایت از مردم هند در مخالفت شان به جنگ و سیاست های مخرب اقتصادی که دولت در پیش گرفته است. با همه ی جدیت و عظمت حمله ای که دولت هند در سر دارد اما در سطح جهانی به آن توجه لازم صورت نگرفته است. در نتیجه بسیاری از مردم که خارج از هند زندگی می کنند از میزان و اهداف حمله نظامی علیه مردم هندی بی خبر هستند. این درخواست از همه ی نیروهای دمکراتیک و مترقی ست تا علیه یورش دولت هند بر خاسته و همبستگی شان را با مردم هند نشان دهند.
عملیات شکار سبز در واقع ادامه ی یک سیاست ارتجاعی و غارتگرانه ی دولت هند است که باعث جابجا کردن مردم در ابعادی عظیم است و شرکتهای انحصاری بین المللی و کارتل ها انجام این اعمال را از بابت حرص برای منافع سرشار تشویق میکنند، ادامه ی چنین سیاست هایی در ابعاد نظامی ست و از لحاظ لاژیستیک و اطلاعاتی تحت حمایت همان قدرت هایی ست که جنگ و خرابی را به کشورهای دیگر از جمله عراق و افغانستان به ارمغان آوردند.
تعداد مردمی که از این جنگ همه جانبه رنج خواهند برد از چند برابر مجموعه ی جمعیت عراق و افغانستان با هم بیشتر است. در عین آن که مردم قبیله ای در حال مقاومت بوده و کلیه ی طیف نیروهای مترقی و دمکراتیک بسیج شده اند تا این جنگ حاوی قتل عام را متوقف نمایدن، ما از مردم تمام دنیا در خواست میکنیم که خشم و مخالفت شان را علیه آن و، از مبارزه حق طلبانه محرومترین و فقیرترین مردم زمین که جرأت کرده اند تا قدرت شرکت های انحصاری بین المللی را به مبارزه بکشانند حمایت نمایند.
دو موضوع در این مقطع امور ضروری هستند:
1 – توقف فوری کلیه ی عملیات نظامی علیه مردم.
2 – توقف فوری مصادره کردن زمین ها و جابجائی مردم.
برای این که به بهترین شیوه ممکنه مخالفت مان را علیه جنگی که دولت هند بر مردمان تحمیل کرده ابراز نمائیم شما را به یک جلسه ی مقدماتی بابت گام هایی که میتوانیم بر داریم در لندن دعوت میکنیم.
جلسه ی پیشنهادی ما در یکشنبه، 21 فوریه 2010 بین ساعات 2 تا 5 بعد از ظهر در آدرس ذیل است:
Gorki House, 70 Stoke Newington High Street, London N16 7PA
ما کلاً شما را دعوت میکنیم که علاقه ی شرکت خود در شرکت در این کمپین را ارائه داده و در انتظار شنیدن طرح های تان، پیشنهادات حمایت و ایده ها، و همچنین در رابطه با آنها که در نظر دارید و فکر میکنید که با جزئیات شان به ما بپیوندند خواهیم بود.
احترامات
آزاد
شما میتوانید از طریق این آدرس با ما تماس حاصل نمائید: iwagb1938@hotmail.com
A Farsi version of your international call re. India]
در همبستگی با مردم هند
بسیاری از شما که این درخواست را دریافت کردید راجع به عملیات شکار سبز شنیده اید که در آن دولت علیه مردم هندوستان اعلان جنگ کرده است. با این که برای مخفی ساختن این عملیات نظامی دولت هند در مناطق مختلف عناوین و القاب مختلف بخشیده است و با وجود انکارش راجع به استفاده از ارتش هند در این عملیات، بخش های دمکراتیک هندوستان با ارائه ی روشن و مشخص شواهد موجود حقایق عینی را افشا کرده اند.
علاوه بر استفاده از نیروهای مخصوص پلیس، ارتش هند صفی از نیروهای نظامی، نیرو هوایی و نیروهای شبه نظامی میکند، یعنی بیش از صدهزار سرباز را آماده ساخته با مناطق مرکزی و شرقی هند که مخازن گرانبهای معدنی در آنجاست را از مردم خالی نموده، آن نواحی را به شرکت های هندی و خارجی که زمین های شان را خریده اند تقدیم نمایند. بنابرین هدف اصلی این حمله ی نظامی یعنی به هدر دادن زمین ها، جنگل ها و منابع طبیعی که متعلق به فقیرترین مردمان یعنی مردمان قبیله ای هستند را دولت قصد دارد به شکلی ارائه دهد که خیال کنند جنگی ست علیه ناکسلایت ها و مائوئیست ها؛ اما همچنین روشن است که ضرورت این جنگ اضطراری برای در هم شکستن مقاومت های مردم بر علیه مصادره ی زمین و منابع طبیعی توسط قشر شرکت داران است.
این اعمال دنباله گیری ام او یو (یادداشت در باره ی تفهیم قراردادهای صنعتی) است که دولت و شرکت ها امضاء کرده اند. به دنبال قول هایی که به شرکت ها داده، دولت هند در سال 2005 یک سری قوانین ازجمله تصویب نامه ی سال 2005 در مورد مناطق مخصوص اقتصادی تصویب کرد که ماده ی اصلاحی قانون مالکیت زمین است و صدها هزار هکتار زمین تا حالا یا مصادره گشته و یا خبر فروختن آن به اهالی منطقه رسیده است. این اقدامات دولت هند نقض کننده ی آشکار شرایط و قوانین حفظ زمین های مردم بومی و همچنین، حق زندگی کردن است.
طبیعتاً مردم هند، خصوصاً آدیواسی ها (مردم قبیله ای) و دهقان های آن مناطق در برابر تغییر مکان اجباری، اخراج از محل زندگی خود و اشغال نظامی مقاومت نشان داده اند. مقاومت شان با گذشت زمان بیشتر شده است. نمونه های تاریخی مبارزات مردم شامل سینگور، کالینگاناگار، جاگاتسینگپورا، ناندیگرام و اخیراً در لالگراه میباشد. در درون خود هند عملیات شکار سبز یا دیگر حملات نظامی شان با مخالفت جدی گسترده مردم هند، با افکار دمکراتیک و مردم مترقی که به عدالت برای مردم ستم خورده ی هندی ایمان دارند روبرو شده.
در این لحظه ی حساس تاریخی، حمایت کلیه ی مردم مترقی و دمکراتیک در خارج از هندوستان
امری حیاتی می باشد؛ حمایت از مردم هند در مخالفت شان به جنگ و سیاست های مخرب اقتصادی که دولت در پیش گرفته است. با همه ی جدیت و عظمت حمله ای که دولت هند در سر دارد اما در سطح جهانی به آن توجه لازم صورت نگرفته است. در نتیجه بسیاری از مردم که خارج از هند زندگی می کنند از میزان و اهداف حمله نظامی علیه مردم هندی بی خبر هستند. این درخواست از همه ی نیروهای دمکراتیک و مترقی ست تا علیه یورش دولت هند بر خاسته و همبستگی شان را با مردم هند نشان دهند.
عملیات شکار سبز در واقع ادامه ی یک سیاست ارتجاعی و غارتگرانه ی دولت هند است که باعث جابجا کردن مردم در ابعادی عظیم است و شرکتهای انحصاری بین المللی و کارتل ها انجام این اعمال را از بابت حرص برای منافع سرشار تشویق میکنند، ادامه ی چنین سیاست هایی در ابعاد نظامی ست و از لحاظ لاژیستیک و اطلاعاتی تحت حمایت همان قدرت هایی ست که جنگ و خرابی را به کشورهای دیگر از جمله عراق و افغانستان به ارمغان آوردند.
تعداد مردمی که از این جنگ همه جانبه رنج خواهند برد از چند برابر مجموعه ی جمعیت عراق و افغانستان با هم بیشتر است. در عین آن که مردم قبیله ای در حال مقاومت بوده و کلیه ی طیف نیروهای مترقی و دمکراتیک بسیج شده اند تا این جنگ حاوی قتل عام را متوقف نمایدن، ما از مردم تمام دنیا در خواست میکنیم که خشم و مخالفت شان را علیه آن و، از مبارزه حق طلبانه محرومترین و فقیرترین مردم زمین که جرأت کرده اند تا قدرت شرکت های انحصاری بین المللی را به مبارزه بکشانند حمایت نمایند.
دو موضوع در این مقطع امور ضروری هستند:
1 – توقف فوری کلیه ی عملیات نظامی علیه مردم.
2 – توقف فوری مصادره کردن زمین ها و جابجائی مردم.
برای این که به بهترین شیوه ممکنه مخالفت مان را علیه جنگی که دولت هند بر مردمان تحمیل کرده ابراز نمائیم شما را به یک جلسه ی مقدماتی بابت گام هایی که میتوانیم بر داریم در لندن دعوت میکنیم.
جلسه ی پیشنهادی ما در یکشنبه، 21 فوریه 2010 بین ساعات 2 تا 5 بعد از ظهر در آدرس ذیل است:
Gorki House, 70 Stoke Newington High Street, London N16 7PA
ما کلاً شما را دعوت میکنیم که علاقه ی شرکت خود در شرکت در این کمپین را ارائه داده و در انتظار شنیدن طرح های تان، پیشنهادات حمایت و ایده ها، و همچنین در رابطه با آنها که در نظر دارید و فکر میکنید که با جزئیات شان به ما بپیوندند خواهیم بود.
احترامات
آزاد
شما میتوانید از طریق این آدرس با ما تماس حاصل نمائید: iwagb1938@hotmail.com
A Farsi version of your international call re. India]
pc quotidiano 3 agosto - presidio 'mai più schiave' a Bologna
Una cinquantina di compagne e compagni ha partecipato oggi al presidio
indetto da Mai più schiave! in piazza Roosevelt a Bologna, sotto la
questura e la prefettura, per Faith e Ngom, contro i Cie e le deportazioni.
Il presidio era stato preannunciato nei giorni scorsi da un'azione-blitz
di informazione. Le compagne avevano pensato di intervenire al cinema
all'aperto in piazza Maggiore, ma a causa del maltempo la proiezione di
Central do Brasil era stata spostata al cinema Lumiere. Lì il pubblico ha
accolto con un caloroso applauso il gruppo che donne che, aprendo due
striscioni in sala e distribuendo volantini, ha spiegato le ragioni del
presidio che era stato organizzato per oggi.
Il volantinaggio è, poi, proseguito questa mattina lungo il percorso del
corteo per il trentennale della strage alla stazione di Bologna e anche in
questa occasione chi riceveva il volantino commentava con rabbia l'atrocità
della deportazione di Faith.
Durante il presidio, mentre nelle via adiacenti veniva distribuito questo
volantino, sono stati fatti diversi interventi su Ngom, Faith, sulla
condizioni di vita nei Cie – in particolare per le donne ma non solo – e
sull'atrocità delle deportazioni e i costi in vite umane, sulle ragioni
delle rivolte che si susseguono nei lager per migranti, ma anche sulle
continue vessazioni e violenze che vivono le donne immigrate – in
particolare quelle senza permesso di soggiorno – nei luoghi di lavoro,
sulla schiavitù delle donne che lavorano negli alberghi della riviera
romagnola, sulle violenze contro le immigrate da parte di uomini in divisa,
sulle ritorsioni nei confronti di chi rende pubbliche queste verità.
Le compagne hanno più volte ribadito l'importanza delle mobilitazioni dal
basso a sostegno delle lotte di donne e uomini rinchiusi nei lager della
democrazia e per impedire l'apertura di nuovi Cie.
E' stato anche letto un documento di adesione delle compagne di Roma, che
trovate qui.
Anche questa volta hanno brillato per assenza le associazioni che
all'indomani della deportazione di Faith hanno fatto circolare in rete
appelli alle istituzioni perché prendessero posizione contro questa
violenza– cosa che, ovviamente, non è avvenuta.
Il 12 agosto la situazione di Ngom dovrebbe in qualche modo definirsi e si
capirà se intendano tenerla nel Cie, rilasciarla o espellerla.
Intanto si attendono aggiornamenti sulla situazione di Faith in Nigeria.
Ascolta la storia di Ngom raccolta da Macerie.
_______________________________________________
Sommosse mailing list
Sommosse@inventati.org
https://www.autistici.org/mailman/listinfo/sommosse
indetto da Mai più schiave! in piazza Roosevelt a Bologna, sotto la
questura e la prefettura, per Faith e Ngom, contro i Cie e le deportazioni.
Il presidio era stato preannunciato nei giorni scorsi da un'azione-blitz
di informazione. Le compagne avevano pensato di intervenire al cinema
all'aperto in piazza Maggiore, ma a causa del maltempo la proiezione di
Central do Brasil era stata spostata al cinema Lumiere. Lì il pubblico ha
accolto con un caloroso applauso il gruppo che donne che, aprendo due
striscioni in sala e distribuendo volantini, ha spiegato le ragioni del
presidio che era stato organizzato per oggi.
Il volantinaggio è, poi, proseguito questa mattina lungo il percorso del
corteo per il trentennale della strage alla stazione di Bologna e anche in
questa occasione chi riceveva il volantino commentava con rabbia l'atrocità
della deportazione di Faith.
Durante il presidio, mentre nelle via adiacenti veniva distribuito questo
volantino, sono stati fatti diversi interventi su Ngom, Faith, sulla
condizioni di vita nei Cie – in particolare per le donne ma non solo – e
sull'atrocità delle deportazioni e i costi in vite umane, sulle ragioni
delle rivolte che si susseguono nei lager per migranti, ma anche sulle
continue vessazioni e violenze che vivono le donne immigrate – in
particolare quelle senza permesso di soggiorno – nei luoghi di lavoro,
sulla schiavitù delle donne che lavorano negli alberghi della riviera
romagnola, sulle violenze contro le immigrate da parte di uomini in divisa,
sulle ritorsioni nei confronti di chi rende pubbliche queste verità.
Le compagne hanno più volte ribadito l'importanza delle mobilitazioni dal
basso a sostegno delle lotte di donne e uomini rinchiusi nei lager della
democrazia e per impedire l'apertura di nuovi Cie.
E' stato anche letto un documento di adesione delle compagne di Roma, che
trovate qui.
Anche questa volta hanno brillato per assenza le associazioni che
all'indomani della deportazione di Faith hanno fatto circolare in rete
appelli alle istituzioni perché prendessero posizione contro questa
violenza– cosa che, ovviamente, non è avvenuta.
Il 12 agosto la situazione di Ngom dovrebbe in qualche modo definirsi e si
capirà se intendano tenerla nel Cie, rilasciarla o espellerla.
Intanto si attendono aggiornamenti sulla situazione di Faith in Nigeria.
Ascolta la storia di Ngom raccolta da Macerie.
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Sommosse mailing list
Sommosse@inventati.org
https://www.autistici.org/mailman/listinfo/sommosse
pc quotidiano 3 agosto - Vergognosa disinformazione di Stato sulla strage di Bologna
2 agosto 2010 Telegiornale RAI :GR1 0re 13.30
Vergognosa disinformazione di Stato sulla strage di Bologna
http://www.pugliantagonista.it/archivio/2_agosto_1980_Bologna.htm
In un a breve esposizione su quella vicenda oggi, la RAI si è messa ancora una
volta dalla parte degli inquinatori della verità in due parti di un breve e
caotico "pezzo" dedicato alla Strage: 1) parlando della ricerca dei colpevoli
dice che nei primi giorni le indagini furono rivolte sui neofascisti, però poi
ad essere incriminati fu il gruppo dei NAR senza specificare che anch'essi
erano neofascisti e provenivano proprio da quell'estrema destra capitolina che
oggi siede al potere a Roma. 2) vengono tirate fuori le "rivelazioni" taroccate
dell'affare Mitrovkin con le quali si cerca di costruire una impossibile
coinvolgimento di terroristi internazionali come Carlos, i gruppi armati
palestinesi e qualche anarco-comunista tedesco del gruppo della RAF. Affermare
queste cose nonostante tutte le prove che hanno sempre evidenziato l'assoluto
legame tra i fascisti, uomini dei servizi segreti italiani, le logge massoniche
di fede Atlantica nell'intera stagione delle stragi , compresa quella di
Bologna , ebbene significa oggi far morire per la seconda volta le loro
vittime
Ancora una volta si cerca di confondere e nascondere la verità anche quella
parziale, messa in luce dalla “giustizia borghese”: la strage fu fascista,
mandanti e complici inquinatori delle prove , nei poteri statali e nelle logge
atlantiche.
A 30 anni di distanza anche oggi , nonostante sentenze definitive che hanno
condannato i fascisti dei NAR , si vuole cercare di far tornare indietro
l'orologio della storia , ritornando a quella stagione , quando i servizi
segreti ( poi condannati per depistaggio) cercarono di costruire ad arte una
pista "Rossa" per la strage.
Dagli stessi ambienti , da alcuni anni , sono partite le veline che hanno
trovato in Parlamento individui spregevoli che hanno inserito quell'orrenda
strage tra i misteri dell'affare Mitrovkin, cercando di addossare la
responsabilità ai palestinesi motivandola come ritorsione per l'arresto
di uno di loro e del gruppo di compagni dell'Autonomia Operaia Romana, con a
capo Pifano, che pochi mesi prima stavano portando via dall'Italia, secondo un
accordo segreto siglato tra lo Stato italiano e ANP ( confermato al processo
da Andreotti) dei razzi "inattivi" di proprietà dell'autorità palestinese.vedi
http://www.pugliantagonista.it/archivio/daniele_pifano.htm
Come Archivio storico Benedetto Petrone vogliamo inserire sulla pagina
dedicata allas trage del 2 agosto 80 due documenti: il primo è la copertina
dell'espresso dell'agosto 80 dedicata a quella Strage , con un bellissimo
quadro di Guttuso che dipinse per l'occasione.Un numero dell'Espresso pieno di
inchieste, interviste, ricostruzioni che sin dalle prime ore indicarono subito
da dove veniva la mano omicida . Infatti il secondo documento da noi inserito è
quell'intervista dell'Espresso al Giudice Vella che affermava: "- Se fossi io
ad indagare so dove andrei: dai fascisti e da coloro che li armano e che sono
gli stessi dell'Italicus, che in questi giorni sono stati da noi incriminati (
e la strage la intendiamo come una ritorsione, una prova di forza della
capacità di replicare la stessa bomba , in partenza dallo stesso binario da
dove partì da Bologna l'Italicus) e che sono tutt'uno con gli stragisti di
Brescia e di Piazza Fontana. Molti assassini, ma un unico scopo. preparare la
svolta autoritaria! -" Archivio Storico Benedetto Petrone http://www.
pugliantagonista.it/arch2.htm
2 Agosto 2010
Vergognosa disinformazione di Stato sulla strage di Bologna
http://www.pugliantagonista.it/archivio/2_agosto_1980_Bologna.htm
In un a breve esposizione su quella vicenda oggi, la RAI si è messa ancora una
volta dalla parte degli inquinatori della verità in due parti di un breve e
caotico "pezzo" dedicato alla Strage: 1) parlando della ricerca dei colpevoli
dice che nei primi giorni le indagini furono rivolte sui neofascisti, però poi
ad essere incriminati fu il gruppo dei NAR senza specificare che anch'essi
erano neofascisti e provenivano proprio da quell'estrema destra capitolina che
oggi siede al potere a Roma. 2) vengono tirate fuori le "rivelazioni" taroccate
dell'affare Mitrovkin con le quali si cerca di costruire una impossibile
coinvolgimento di terroristi internazionali come Carlos, i gruppi armati
palestinesi e qualche anarco-comunista tedesco del gruppo della RAF. Affermare
queste cose nonostante tutte le prove che hanno sempre evidenziato l'assoluto
legame tra i fascisti, uomini dei servizi segreti italiani, le logge massoniche
di fede Atlantica nell'intera stagione delle stragi , compresa quella di
Bologna , ebbene significa oggi far morire per la seconda volta le loro
vittime
Ancora una volta si cerca di confondere e nascondere la verità anche quella
parziale, messa in luce dalla “giustizia borghese”: la strage fu fascista,
mandanti e complici inquinatori delle prove , nei poteri statali e nelle logge
atlantiche.
A 30 anni di distanza anche oggi , nonostante sentenze definitive che hanno
condannato i fascisti dei NAR , si vuole cercare di far tornare indietro
l'orologio della storia , ritornando a quella stagione , quando i servizi
segreti ( poi condannati per depistaggio) cercarono di costruire ad arte una
pista "Rossa" per la strage.
Dagli stessi ambienti , da alcuni anni , sono partite le veline che hanno
trovato in Parlamento individui spregevoli che hanno inserito quell'orrenda
strage tra i misteri dell'affare Mitrovkin, cercando di addossare la
responsabilità ai palestinesi motivandola come ritorsione per l'arresto
di uno di loro e del gruppo di compagni dell'Autonomia Operaia Romana, con a
capo Pifano, che pochi mesi prima stavano portando via dall'Italia, secondo un
accordo segreto siglato tra lo Stato italiano e ANP ( confermato al processo
da Andreotti) dei razzi "inattivi" di proprietà dell'autorità palestinese.vedi
http://www.pugliantagonista.it/archivio/daniele_pifano.htm
Come Archivio storico Benedetto Petrone vogliamo inserire sulla pagina
dedicata allas trage del 2 agosto 80 due documenti: il primo è la copertina
dell'espresso dell'agosto 80 dedicata a quella Strage , con un bellissimo
quadro di Guttuso che dipinse per l'occasione.Un numero dell'Espresso pieno di
inchieste, interviste, ricostruzioni che sin dalle prime ore indicarono subito
da dove veniva la mano omicida . Infatti il secondo documento da noi inserito è
quell'intervista dell'Espresso al Giudice Vella che affermava: "- Se fossi io
ad indagare so dove andrei: dai fascisti e da coloro che li armano e che sono
gli stessi dell'Italicus, che in questi giorni sono stati da noi incriminati (
e la strage la intendiamo come una ritorsione, una prova di forza della
capacità di replicare la stessa bomba , in partenza dallo stesso binario da
dove partì da Bologna l'Italicus) e che sono tutt'uno con gli stragisti di
Brescia e di Piazza Fontana. Molti assassini, ma un unico scopo. preparare la
svolta autoritaria! -" Archivio Storico Benedetto Petrone http://www.
pugliantagonista.it/arch2.htm
2 Agosto 2010
lunedì 2 agosto 2010
pc quotidiano 2 agosto - La farsa della parola d'ordine "2 popoli, 2 stati"
Non è certo un caso che, mentre l'imperialismo USA/Europeo, appoggiato dai regimi-fantoccio arabi della Lega Araba, sta spingendo per un nuovo avvio di negoziati diretti tra Israele e ANP, l'esercito israeliano ha intensificato in questi giorni gli attacchi alla popolazione palestinese, mantiene l'embargo e continua i bombardamenti a Gaza e le uccisioni mirate contro i capi politici della resistenza popolare di Hamas.
I negoziati-farsa non servono nè ad una pace vera, nè sono l'espressione del legittimo diritto all'autodeterminazione nazionale del popolo palestinese. E' Israele, avamposto dell'imperialismo in Medio Oriente, che pretende di parlare di "pace" terrorizzando, uccidendo, perseguendo l'occupazione delle terre palestinesi.
A "negoziare" la resa da parte palestinese dietro la parola d'ordine "2 popoli 2 stati" è rimasta l'ANP che rappresenta i conciliatori, una classe dirigente corrotta che non è riuscita a fermare i nuovi insediamenti israeliani a Gerusalemme Est (sotto occupazione dal 1967), l'intensificazione delle demolizioni e delle deportazioni in Cisgiordania, l'embargo e l'assedio di Gaza e il piano Lieberman per separare la Striscia di Gaza dalla Palestina.
A questo scopo l'ANP ha evitato le elezioni in Cisgiordania previste per metà luglio per paura, evidentemente, di perdere ulteriori consensi, in particolare a Nablus e Hebron.
Solo una nuova Intifada potrà rovesciare le regole imposte dagli imperialisti ed Israele.
prolcomra
02/08/2010
pc quotidiano 2 agosto - si estende in tutto il mondo INTERNATIONAL CALL: support people’s war in India!
il testo inglese che circola in tutto il mondo !
50 milioni di copie diffuse in India !
In India an impetuous people’s war against the Indian bourgeoisie and the imperialism is developing and spreading more and more in nearly one third of the districts of the country. It is not simply a guerilla waged by few thousands of fighters, coming from the castes and tribal areas of the country. It is a real people’s war, led by the Party of the proletariat of India, the Communist Party of India (Maoist), in which are involved – or is supported by – millions of poor peasants, women, “untouchables, ” fighting to free themselves and it has already took big areas throughout a dozen of states of the Indian Federation.
The people’s war began where the root of the riot, the poverty, the tribal and capitalistic exploitation, the caste oppression, the plundering of the natural resources were deeper and therefore the contradictions brought by the Indian capitalism ruled by the imperialism were sharper. Today this people’s war is winning masses of young people, students, democratic and revolutionary intellectuals also in the cities and gains attention and support over the world.
Against the people’s war, the Indian State, supported by the imperialists, launched a giant repressive offensive called “Green Hunt,” a real manhunt that hits the poor masses in India as animals to exterminate. The Indian State launched an internal military offensive against the people, waged by hi-tech-armed troops, police units and paramilitary militias, in order to spread terror and genocide in the villages, with raids, crop destroying, massive rapes and killings, selective murders, mass detentions and disappearing – like the recent genocide offensive occurred in Sri Lanka against the Tamil people and liberation movement.
All this with the illusion to drown in blood the struggle of the people for their liberation, with the silent/consent of the imperialist governments of US, Europe, Russia, and their mass-media. The crimes of the Indian State found the internal opposition of a wide front of intellectuals – including the prominent representative of the world anti-globalization movement, the writer Arundhati Roy. And in all countries of the world political activists denounced those crimes and mobilized to stop “Green Hunt.”
A world campaign of information and solidarity has been launched by ICAWPI (International Campaign Against War on the People in India). But we need more than the condemnation of the crimes of the counter-revolution in India. The masses led by the Communist Party of India (Maoist) are writing a historical chapter of the class clash in the world between, on one side, the imperialism and the reactionary bourgeoisies and, on the other side, the proletariat and the people of the world. The development of the people’s war in India is a new proof that the revolution is the main tendency in the world today.
It shows again that Maoism, the Marxism-Leninism of our era, is the command and guide of the world revolution against the imperialism in crisis.
The vanguard proletarians must understand that the advance of the people’s war in India seriously questions the strength balance, not only in the South-Asian region but also on a world scale. That is why we, Maoist and revolutionary parties and organizations, launch a big campaign of support and call to form an International Committee of Support to organize conferences, meetings, demonstrations in various countries, particularly in the heart of the imperialist beast.
With people’s war in India towards the victory!
Maoist Communist Party – Italy
Maoist Communist Party – France
Maoist Communist Party – Turkey/North Kurdistan
Revolutionary Communist Party – Canada
Communist Party of India (ML) Naxalbari
50 milioni di copie diffuse in India !
In India an impetuous people’s war against the Indian bourgeoisie and the imperialism is developing and spreading more and more in nearly one third of the districts of the country. It is not simply a guerilla waged by few thousands of fighters, coming from the castes and tribal areas of the country. It is a real people’s war, led by the Party of the proletariat of India, the Communist Party of India (Maoist), in which are involved – or is supported by – millions of poor peasants, women, “untouchables, ” fighting to free themselves and it has already took big areas throughout a dozen of states of the Indian Federation.
The people’s war began where the root of the riot, the poverty, the tribal and capitalistic exploitation, the caste oppression, the plundering of the natural resources were deeper and therefore the contradictions brought by the Indian capitalism ruled by the imperialism were sharper. Today this people’s war is winning masses of young people, students, democratic and revolutionary intellectuals also in the cities and gains attention and support over the world.
Against the people’s war, the Indian State, supported by the imperialists, launched a giant repressive offensive called “Green Hunt,” a real manhunt that hits the poor masses in India as animals to exterminate. The Indian State launched an internal military offensive against the people, waged by hi-tech-armed troops, police units and paramilitary militias, in order to spread terror and genocide in the villages, with raids, crop destroying, massive rapes and killings, selective murders, mass detentions and disappearing – like the recent genocide offensive occurred in Sri Lanka against the Tamil people and liberation movement.
All this with the illusion to drown in blood the struggle of the people for their liberation, with the silent/consent of the imperialist governments of US, Europe, Russia, and their mass-media. The crimes of the Indian State found the internal opposition of a wide front of intellectuals – including the prominent representative of the world anti-globalization movement, the writer Arundhati Roy. And in all countries of the world political activists denounced those crimes and mobilized to stop “Green Hunt.”
A world campaign of information and solidarity has been launched by ICAWPI (International Campaign Against War on the People in India). But we need more than the condemnation of the crimes of the counter-revolution in India. The masses led by the Communist Party of India (Maoist) are writing a historical chapter of the class clash in the world between, on one side, the imperialism and the reactionary bourgeoisies and, on the other side, the proletariat and the people of the world. The development of the people’s war in India is a new proof that the revolution is the main tendency in the world today.
It shows again that Maoism, the Marxism-Leninism of our era, is the command and guide of the world revolution against the imperialism in crisis.
The vanguard proletarians must understand that the advance of the people’s war in India seriously questions the strength balance, not only in the South-Asian region but also on a world scale. That is why we, Maoist and revolutionary parties and organizations, launch a big campaign of support and call to form an International Committee of Support to organize conferences, meetings, demonstrations in various countries, particularly in the heart of the imperialist beast.
With people’s war in India towards the victory!
Maoist Communist Party – Italy
Maoist Communist Party – France
Maoist Communist Party – Turkey/North Kurdistan
Revolutionary Communist Party – Canada
Communist Party of India (ML) Naxalbari
pc quotidiano 2 agosto - India dal blog revolucion naxalita
Reportaje no afín a los maoístas pero que muestra la fortaleza de la insurgencia naxalita.
Las diferencias sociales dividen en dos a una aldea en la India. Varios habitantes no confían más en el Gobierno y están dispuestos a apoyar a los maoístas, una organización rebelde. Mientras, otros están en contra y temen a los guerrilleros. El siguiente reportaje nos cuenta por qué algunos aldeanos quieren formar parte de esta agrupación insurgente.
Lejos de ser una amenaza estratégica para esta potencia asiática, los insurgentes maoístas alarman con su actividad a potenciales inversores y evidencian la enorme desigualdad que reina en la India de hoy.
Saju, aldeano: “Hay grandes empresas que tratan de echarnos de nuestra tierra para extraer minerales aquí. Pero nosotros no queremos irnos. Los maoístas nos ayudan.”
El objetivo de los maoístas es socavar al Estado indio mediante una campaña armada. En la franja del llamado Corredor Rojo, establecido por ellos, apenas existe la autoridad del gobierno. Aquí la justicia es administrada por tribunales informales.
Dipender, guerrillero maoísta: “Estos aldeanos acudieron a la policía local donde les exigieron un soborno de 100 dólares. Pero ni eso ayudó a los aldeanos a conseguir justicia. Por eso vinieron a vernos y les hicimos justicia. “
La insurgencia sencilla de antaño se vuelve cada vez más violenta. El movimiento armado de los maoístas domina la zona desde hace décadas, afirmando que representa los intereses de los grupos tribales más pobres de la nación.
Bhaskar, líder maoísta: “Este gobierno es corrupto y está saqueando a la gente. Bajo su poder, ninguna persona pobre recibe el trato y el respeto que se merece. Atacaremos la bandera nacional donde sea que la veamos.“
En los últimos meses los rebeldes intensificaron sus ataques en respuesta a la ofensiva gubernamental. Los aldeanos quedan atrapados en el fuego cruzado. Los maoístas atacan a los civiles por desesperación.
Lachchu Kumar, aldeano: “Los maoístas salieron de ahí y dispararon contra nosotros. Nos escondimos y logramos huir. Pero ellos incendiaron nuestras chozas.”
Rajesh Kumar, aldeano:”No sabemos qué hacer. Si apoyamos a las fuerzas de seguridad, nos matarán a balazos los maoístas. Si apoyamos a los maoístas, nos acorralará la policía. Lo mejor que podemos hacer es convocar una reunión de aldeanos y cometer un suicidio masivo.”
Con 600 personas asesinadas el año pasado, los lugareños de este remoto distrito de Dantewada en la India Central ya empiezan a perder la paciencia. Algunos abiertamente niegan su apoyo a los maoístas y forman una milicia armada para defenderse.
Suresh Yadav, miembro de la milicia antimaoísta: “Los maoístas son una organización terrorista cuyo único objetivo es cometer crímenes, exigir a los aldeanos humildes la entrega de dinero y comida e impedir el desarrollo. Los partidarios locales de los maoístas nos han querido extorsionar a mí y a mi familia, pero somos capaces de encargarnos del problema. Estoy decidido a combatirlos y jamás cederé ante estos criminales. “
Según los aldeanos, su apoyo a los maoístas se debe a la falta de desarrollo en esta zona pese a sus riquezas minerales. El gobierno, por su parte, afirma que el desarrollo es imposible por la elevada violencia.
Las diferencias sociales dividen en dos a una aldea en la India. Varios habitantes no confían más en el Gobierno y están dispuestos a apoyar a los maoístas, una organización rebelde. Mientras, otros están en contra y temen a los guerrilleros. El siguiente reportaje nos cuenta por qué algunos aldeanos quieren formar parte de esta agrupación insurgente.
Lejos de ser una amenaza estratégica para esta potencia asiática, los insurgentes maoístas alarman con su actividad a potenciales inversores y evidencian la enorme desigualdad que reina en la India de hoy.
Saju, aldeano: “Hay grandes empresas que tratan de echarnos de nuestra tierra para extraer minerales aquí. Pero nosotros no queremos irnos. Los maoístas nos ayudan.”
El objetivo de los maoístas es socavar al Estado indio mediante una campaña armada. En la franja del llamado Corredor Rojo, establecido por ellos, apenas existe la autoridad del gobierno. Aquí la justicia es administrada por tribunales informales.
Dipender, guerrillero maoísta: “Estos aldeanos acudieron a la policía local donde les exigieron un soborno de 100 dólares. Pero ni eso ayudó a los aldeanos a conseguir justicia. Por eso vinieron a vernos y les hicimos justicia. “
La insurgencia sencilla de antaño se vuelve cada vez más violenta. El movimiento armado de los maoístas domina la zona desde hace décadas, afirmando que representa los intereses de los grupos tribales más pobres de la nación.
Bhaskar, líder maoísta: “Este gobierno es corrupto y está saqueando a la gente. Bajo su poder, ninguna persona pobre recibe el trato y el respeto que se merece. Atacaremos la bandera nacional donde sea que la veamos.“
En los últimos meses los rebeldes intensificaron sus ataques en respuesta a la ofensiva gubernamental. Los aldeanos quedan atrapados en el fuego cruzado. Los maoístas atacan a los civiles por desesperación.
Lachchu Kumar, aldeano: “Los maoístas salieron de ahí y dispararon contra nosotros. Nos escondimos y logramos huir. Pero ellos incendiaron nuestras chozas.”
Rajesh Kumar, aldeano:”No sabemos qué hacer. Si apoyamos a las fuerzas de seguridad, nos matarán a balazos los maoístas. Si apoyamos a los maoístas, nos acorralará la policía. Lo mejor que podemos hacer es convocar una reunión de aldeanos y cometer un suicidio masivo.”
Con 600 personas asesinadas el año pasado, los lugareños de este remoto distrito de Dantewada en la India Central ya empiezan a perder la paciencia. Algunos abiertamente niegan su apoyo a los maoístas y forman una milicia armada para defenderse.
Suresh Yadav, miembro de la milicia antimaoísta: “Los maoístas son una organización terrorista cuyo único objetivo es cometer crímenes, exigir a los aldeanos humildes la entrega de dinero y comida e impedir el desarrollo. Los partidarios locales de los maoístas nos han querido extorsionar a mí y a mi familia, pero somos capaces de encargarnos del problema. Estoy decidido a combatirlos y jamás cederé ante estos criminales. “
Según los aldeanos, su apoyo a los maoístas se debe a la falta de desarrollo en esta zona pese a sus riquezas minerales. El gobierno, por su parte, afirma que el desarrollo es imposible por la elevada violencia.
pc quotidiano 2 agosto - il movimento femminile in india
La Banda in Rosa è un movimento femminile indiano dedito alla protezione delle donne che subiscono
violenza di genere e alla lotta contro la crudeltà dei mariti e la corruzione dei funzionari.
Le donne del movimento indossano sari rosa che simboleggiano la lotta contro l'ingiustizia sociale.
Nello stato a nord di Uttar Pradesh il numero delle seguaci supera le 100.000 persone. Unirsi a
questa lotta spesso è l'unica alternativa per le donne in India, dove la violenza domestica è la
normalità.
"Nel corso dell'ultimo mese mio cognato mi ha picchiato. Ha colpito mio figlio così forte che ha
iniziato a sanguinare. Ho chiamato la polizia, che però non mi ha aiutato", racconta Siya Rani, una
donna vittima di questo tipo di violenza.
La Banda in Rosa aiuta queste donne indifese che subiscono minacce e botte al'interno della propria
casa. La storia del movimento inizò quando la sua leader, Sampat Pal, 48 anni, non potendo
sopportare l'umiliazione subita dalle donne che la circondavano decise di agire.
"La mia vicina di casa era una ragazza che si era sposata in giovane età. Suo marito la picchiava
spesso e litigammo", racconta Pal. "Quando mi minacciò, ritornai con cinque donne e lo picchiammo.
Così nacque il movimento. Ogni volta che una donna riceve botte e molestie, mi fa visita", prosegue.
Il movimento non protegge soltanto le donne, anche se sono in maggioranza donne a rivolgersi ad esso
in cerca d'aiuto. Gli uomini si rivolgono alla Banda in Rosa sempre con mggiore frequenza. Fu così
quando i contadini della zona esigevano sovvenzioni per il raccolto perduto e chiesero alla Gang di
partecipare alla protesta.
"La Banda in Rosa si incarica di qualsiasi caso in cui qualcuno subisce un'ingiustizia, non impora
se sono ricchi o poveri", dice Ashok Srivastava, sostenitore del movimento. "Può richiedere denaro o
tempo, però queste donne lottano contro l'ingiustizia e difendono gli innocenti", continua.
Tuttavia la polizia non vede di buon occhio la crescente attività della Banda in Rosa. Sampat Pal ha
ricevuto delle denunce e aspetta che l'accusino formalmente di sommossa e attacchi contro i
funzionari statali. "La polizia ci dice: 'Non prendete il potere nelle vostre mani'. E le
rispondiamo: 'Non abbiamo alternativa. Se non abbiamo fiducia nella polizia, abbiamo bisogno di
protezione", si rammarica Pal.
In India, laddove le donne stanno entro le classi sociali maggiormente oppresse, i movimenti come la
Banda in Rosa acquisiscono sempre maggior popolarità. E sarà così fino a che la amministrazione
corrotta non scenderà a compromessi.
_______________________________________________
violenza di genere e alla lotta contro la crudeltà dei mariti e la corruzione dei funzionari.
Le donne del movimento indossano sari rosa che simboleggiano la lotta contro l'ingiustizia sociale.
Nello stato a nord di Uttar Pradesh il numero delle seguaci supera le 100.000 persone. Unirsi a
questa lotta spesso è l'unica alternativa per le donne in India, dove la violenza domestica è la
normalità.
"Nel corso dell'ultimo mese mio cognato mi ha picchiato. Ha colpito mio figlio così forte che ha
iniziato a sanguinare. Ho chiamato la polizia, che però non mi ha aiutato", racconta Siya Rani, una
donna vittima di questo tipo di violenza.
La Banda in Rosa aiuta queste donne indifese che subiscono minacce e botte al'interno della propria
casa. La storia del movimento inizò quando la sua leader, Sampat Pal, 48 anni, non potendo
sopportare l'umiliazione subita dalle donne che la circondavano decise di agire.
"La mia vicina di casa era una ragazza che si era sposata in giovane età. Suo marito la picchiava
spesso e litigammo", racconta Pal. "Quando mi minacciò, ritornai con cinque donne e lo picchiammo.
Così nacque il movimento. Ogni volta che una donna riceve botte e molestie, mi fa visita", prosegue.
Il movimento non protegge soltanto le donne, anche se sono in maggioranza donne a rivolgersi ad esso
in cerca d'aiuto. Gli uomini si rivolgono alla Banda in Rosa sempre con mggiore frequenza. Fu così
quando i contadini della zona esigevano sovvenzioni per il raccolto perduto e chiesero alla Gang di
partecipare alla protesta.
"La Banda in Rosa si incarica di qualsiasi caso in cui qualcuno subisce un'ingiustizia, non impora
se sono ricchi o poveri", dice Ashok Srivastava, sostenitore del movimento. "Può richiedere denaro o
tempo, però queste donne lottano contro l'ingiustizia e difendono gli innocenti", continua.
Tuttavia la polizia non vede di buon occhio la crescente attività della Banda in Rosa. Sampat Pal ha
ricevuto delle denunce e aspetta che l'accusino formalmente di sommossa e attacchi contro i
funzionari statali. "La polizia ci dice: 'Non prendete il potere nelle vostre mani'. E le
rispondiamo: 'Non abbiamo alternativa. Se non abbiamo fiducia nella polizia, abbiamo bisogno di
protezione", si rammarica Pal.
In India, laddove le donne stanno entro le classi sociali maggiormente oppresse, i movimenti come la
Banda in Rosa acquisiscono sempre maggior popolarità. E sarà così fino a che la amministrazione
corrotta non scenderà a compromessi.
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pc quotidiano 2 agosto - la violencia policial in India
Para restablecer el orden social, varios policías indios no se detienen ante nada y sus métodos traspasan los limites de la violencia más cruel, haciendo temblar de miedo a los ciudadanos a quienes deberían proteger.
En la India la mano dura de la justicia significa solo eso. La brutalidad de la policía a menudo se justifica como un mal necesario para mantener la ley y el orden.
Comenta el asunto Tarún Tejpal, editor de la revista Tehelka: "En la India viven 200 millones de personas que poco a poco mejoran su nivel de vida pero también tenemos unos 700 o 800 millones cuyo nivel de pobreza es peor que la del África subsahariana. La brutalidad policial es tan solo un síntoma de esta naturaleza desigual de la India".
Se considera que las fuerzas policiales indias están mal repartidas, mal equipadas y scon una densidad de un oficial por cada mil personas, un tercio del promedio mundial.
Sin embargo, el uniforme sigue siendo un símbolo del poder y gozan de mhcho prestigio los empleos gubernamentales en la policía. No obstante, la reputación se pierde rápido cuando los agentes policiales violan la ley para conseguir resultados, cometiendo homicidios extrajudiciales conocidos como “falsos encuentros”.
Así, por ejemplo, Tehelka hace poco provocó una ola de reacciones al publicar fotos de lo que, según afirman los autores, era la ejecución de un ex militante detenido por la policía en un bazar, llevado a una farmacia, y muerto allí.
Kirán Bedi, que ocupó uno de los cargos más altos de la policía antes de retirarse en 2007, cree que los oficiales están presionados por los resultados que se les exigen, y estos “encuentros” son una solución rápida.
“Supongamos que en diez casos ellos eliminan a seis bandidos. Pero también eliminan a cuatro más para obtener premios, reconocimiento y promociones extraordinarias”, aseguró ella.
En la India la mano dura de la justicia significa solo eso. La brutalidad de la policía a menudo se justifica como un mal necesario para mantener la ley y el orden.
Comenta el asunto Tarún Tejpal, editor de la revista Tehelka: "En la India viven 200 millones de personas que poco a poco mejoran su nivel de vida pero también tenemos unos 700 o 800 millones cuyo nivel de pobreza es peor que la del África subsahariana. La brutalidad policial es tan solo un síntoma de esta naturaleza desigual de la India".
Se considera que las fuerzas policiales indias están mal repartidas, mal equipadas y scon una densidad de un oficial por cada mil personas, un tercio del promedio mundial.
Sin embargo, el uniforme sigue siendo un símbolo del poder y gozan de mhcho prestigio los empleos gubernamentales en la policía. No obstante, la reputación se pierde rápido cuando los agentes policiales violan la ley para conseguir resultados, cometiendo homicidios extrajudiciales conocidos como “falsos encuentros”.
Así, por ejemplo, Tehelka hace poco provocó una ola de reacciones al publicar fotos de lo que, según afirman los autores, era la ejecución de un ex militante detenido por la policía en un bazar, llevado a una farmacia, y muerto allí.
Kirán Bedi, que ocupó uno de los cargos más altos de la policía antes de retirarse en 2007, cree que los oficiales están presionados por los resultados que se les exigen, y estos “encuentros” son una solución rápida.
“Supongamos que en diez casos ellos eliminan a seis bandidos. Pero también eliminan a cuatro más para obtener premios, reconocimiento y promociones extraordinarias”, aseguró ella.