venerdì 2 luglio 2010

pc quotidiano 2 luglio - fiat brutti segnali... non hai ancora visto niente compagno..

Brutti segnali

Sono un Rsu FIOM di Pratola Serra. Il primo luglio, da Avellino, sono andato
a
Pomigliano per l'Assemblea nazionale Fiom delle delegate e dei delegati
della
Fiat, dei grandi gruppi e del Mezzogiorno. C'erano tutti i capi,
Landini,
Rinaldini, Cremaschi e dirigenti CGIL. Mi aspettavo una riunione dove si
serrassero i ranghi per affrontare la nuova fase dello scontro con la FIAT,
ma
sono rimasto subito deluso.
Cosa ci facevano lì dirigenti CGIL che nel fuoco dello scontro sul
referendum
si erano schierati per il SI?
Volevo intervenire, dire ai compagni di stare attenti a questi personaggi.
Che
la CGIL aveva già sacrificato i lavoratori del pubblico impiego, di fatto
senza
reazione. Brunetta li aveva stritolati, ed è tutto dire, e il sindacato
aveva
solo proclamato uno sciopero, (la solita passeggiata), fuori tempo massimo.
Volevo dire di stare attenti, perché come avevano fatto con il pubblico
impiego
avrebbero fatto con noi. La mia fabbrica, lâ FMA, è già un valido esempio
di
immobilismo funzionale al padrone. Mentre lui ci butta fuori e ci affama con
la
cassa integrazione, senza prospettive per il futuro, noi stiamo fermi,
oppure
passeggiamo?. L'unica volta che abbiamo dato fastidio allâ azienda
con un
blocco delle merci, ci hanno mandato addosso i poliziotti e i sindacalisti
ci
hanno detto di stare calmi.
Volevo parlare agli operai presenti, agli altri Rsu, ma un burocrate alla
presidenza mi ha detto che non c'era più spazio per altri interventi. Mi
hanno
tappato la bocca perché sanno che sono uno scomodo e combattivo. Mi chiedo,
perché? E' un brutto segnale. Non vogliono alzare lo scontro con la CGIL e
allora toni pacati, interventi con la vaselina. Ma così cosa concludiamo? La
mediazione con chi si è già schierato con Marchionne ci porta solo alla
sconfitta. Se le cose stanno così, devono solo trovare il modo per farcela
digerire.

pc quotidiano 2 luglio - g20 in canadà - la repressione contro le donne

da una denuncia del movimento femminista proletario rivoluzionario


".. Oltre 900 arresti sono stati effettuati durante il fine settimana a
Toronto attraverso sequestri, segnalazioni politiche, irruzioni nelle
abitazioni e nei luoghi di alloggio, violenza, brutalità, intimidazioni e
vessazioni. È il più grande numero di arresti nella storia del Canada, fatti
a scapito di quei manifestanti che non hanno fatto altro che esprimere il
proprio disaccordo con la politiche capitaliste, securitarie, sessiste,
colonialiste e anti- sociali del G20 e dei grandi finanzieri di questo
mondo..."

"...Durante il fine settimana all'interno del centro di detenzione a
Toronto, le donne arrestate tra il 17 e 25 hanno sperimentato
discriminazioni sessuali, minacce e molestie sessuali da parte della
polizia. Una donna che in seguito si è espressa davanti ai media è stata
testimone di donne traumatizzate da intimidazione e violenze sessuali da
parte di agenti di polizia nella stessa prigione. Altri detenuti si sono
fatti minacciare di stupro e stupro di gruppo da parte della polizia che
diceva loro che questo gli avrebbe tolto la voglia per sempre di partecipare
ad azioni politiche. Inoltre, molte lesbiche, gay e trans sono stati
collocati lontano da altri prigionieri politici, in una cella che è stata
loro riservata..."

pc quotidiano 2 luglio - a proposito di una sentenza politica da regime fascista

la sentenza del processo d'Appello del 24 giugno 2010, nei confronti dei compagni accusati di voler costituire il Partito Comunista p-m, ha praticamente confermato la sentenza di primo grado; infatti, a parte l'assoluzione per un giovane compagno, alcune condanne sono state ridicolmente decurtate di due-tre mesi su pene di 15 anni.

Rilanciamo la solidarietà, continuamo a scrivere ai compagni che continuano a resistere e lottare - ......e che, confermiamo, sono stati tutti tradotti dal carcere di Opera a quello di Siano - Catanzaro
- VIA TRE FONTANE 28 - 88100 - SIANO - CZ


un commento dell'avvocato Pellazza

La sentenza fotocopia al processo di appello agli arrestati del febbraio 2007

Un anno fa (il 18 giugno 2009) commentavo su questo sito la sentenza 13 giugno 2009 della 1° Corte di Assise di Milano che aveva concluso il processo agli arrestati del 12 febbraio 2007, alcuni dei quali avevano rivendicato il progetto di costituzione del Partito Comunista Politico Militare.
Non avrebbe senso richiamare ora quelle considerazioni (è pur sempre possibile rileggerle), mentre è giusto svolgere qualche considerazione sulla sentenza di appello pronunciata il 24 giugno scorso, e sui suoi possibili significati.

Dunque, la sentenza di appello, oltre ad aver assolto un altro imputato (condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi, e che ha patito una lunga custodia cautelare (circa 2 anni e 11 mesi) ha ridicolmente ridotto le maggiori pene inflitte: chi era stato condannato a 15 anni si è visto portare la pena a 14 anni e 7 mesi, chi era stato condannato a 13 anni e 10 mesi è stato ora condannato a 13 anni e 5 mesi, chi a 11 anni e 1 mese ha ora “incassato” 10 anni, 10 mesi e 15 giorni, chi a 10 anni e 11 mesi ora si ritrova condannato a dieci anni, 8 mesi e 15 giorni, chi a 8 anni e 3 mesi si è visto ridurre la pena a 8 anni e 15 giorni.

Queste riduzioni di pena, che suonano come una vera e propria presa in giro, si collegano all’assoluzione, nell’ambito della accusa di detenzione e ricettazione di armi e munizioni, dai fatti più incredibilmente fantasiosi (in realtà, nell’abbondanza di tale tipologia di fatti, scelti sostanzialmente a caso), del tipo detenzione e ricettazione di “duecento cartucce di calibro non individuato che occultavano in un luogo non ancora individuato”, ovvero detenzione e ricettazione di “armi e munizionamento non meglio precisate… quali per esempio un’arma indicata come «sportoncino» ed altra indicata come «siculotto»”.
Il centro della questione sta, tuttavia, nell’aver lasciato inalterato l’impianto accusatorio principale, e cioè quello relativo ai reati associativi (270 bis – associazione con finalità di eversione, e 306 – banda armata).

Già l’anno scorso, nell’immediatezza della sentenza di primo grado, si era parlato della ripresa della teoria giuridica della colpa d’autore, e cioè della teoria per cui “ti punisco non per quello che hai fatto ma per quello che sei”. Per cui ora non è il caso di riprendere questa considerazione, che pure è centrale.
È il caso, piuttosto, di sottolineare come il Giudice dell’appello, il cui compito è, appunto, quello di verificare la correttezza dello svolgimento del processo di primo grado e la correttezza delle motivazione della prima sentenza, è completamente venuto meno a tale suo dovere, convalidando una sentenza la cui motivazione – per prudenza di chi scrive – è meglio non definire, e ignorando le clamorose violazioni procedurali che hanno connotato il primo giudizio.
Ma, del resto, non c’è da stupirsi, e ciò per un duplice motivo, uno di carattere generale (e assolutamente il più importante) e l’altro di un carattere peculiare, che dimostra comunque la “disinvoltura” con cui si muovono i magistrati.

Perché “disinvoltura”? Perché vanamente la difesa aveva chiesto all’inizio del processo, immediatamente, che la Presidente della Corte si astenesse (non era tecnicamente possibile la ricusazione), in quanto non solo negli anni 80 aveva fatto parte – brillando per animosità nei confronti degli imputati di quegli anni – del c.d. Pool milanese dei pubblici ministeri antiterrorismo, ma addirittura era stata, sempre a Milano, Procuratore Aggiunto fino a dopo il 12/2/2007, e cioè per tutto il periodo in cui la Procura di Milano aveva condotto le indagini contro questi imputati, richiedendone infine la cattura, essendo allora collega del sostituto procuratore (la PM dottoressa Boccassini) che aveva guidato le indagini e poi sostenuto l’accusa nel processo di primo grado, e, altresì, della ora sostituto Procuratore Generale, dottoressa Barbaini, che ha sostenuto l’accusa nel processo di appello, e che all’epoca era alla Procura della Repubblica.
E tutto questo, si badi, avendo ottenuto di passare dalla magistratura requirente a quella giudicante presso la stessa sede giudiziaria, senza doversi, cioè, trasferire presso un’altra Corte di Appello e in un’altra provincia, per il cd “rotto della cuffia”, dal momento che dal 31 luglio 2007, in seguito all’entrata in vigore della legge 111/2007 (Modifiche alle norme sull’ordinamento giudiziario) non le sarebbe stato più, in alcun modo, consentito.

Ma passiamo ora al motivo di carattere generale per cui è stata emessa questa sentenza.
Io credo che sia necessario “rispolverare” qualche antica nozione sulla natura dello Stato, e sull’esser la magistratura, una sua componente fondamentale.
Il richiamo alla “colpa d’autore”, infatti, ha la sua ragion d’essere proprio nella collocazione del Potere Giudiziario fra i pilastri del complessivo potere dello Stato.
Il Potere giudiziario, cioè, ben lungi dall’essere deputato a rispondere al bisogno di giustizia della Società, è invece calibrato – nella sua intima essenza – sulla esigenza di difesa dello Stato da chi è individuato come suo nemico, anche se, bisogna evitare di cadere in una visione dogmatica e esclusivamente ideologica. Infatti, a fronte dei progressivi e brutali imbarbarimenti dell’assetto normativo del nostro Ordinamento, e delle prassi che si affiancano a tali imbarbarimenti, si può verificare, all’interno del corpo giudiziario, un qualche “sussulto democratico” di qualche singolo soggetto che mal sopporta di svolgere un ruolo sempre più disancorato dalle premesse Costituzionali (che, se pur non modificano la intima e materiale natura di tale Potere, quantomeno cercano di “imbrigliarlo” all’interno di principi di democrazia e di un qualche rispetto per le libertà).

Ma, comunque, sono le condizioni politiche che dettano il tempo e conducono la danza.
Pensiamo che fra gli imputati più pesantemente condannati vi sono operai sindacalmente impegnati, riconosciuti come importanti punti di riferimento dai loro compagni di lavoro e nelle aree territoriali in cui operavano.
Pensiamo a come, nei loro scritti allegati agli atti del processo, fosse costante l’attenzione degli imputati, rivendicanti il percorso politico che si è detto, alla situazione dei lavoratori (insieme alle tematiche più complessive relative alla linea politica rivoluzionaria).
Pensiamo, poi, alla situazione attuale del mondo del lavoro, che non può certo dirsi “pacificato”: l’esito del referendum di Pomigliano, con la coraggiosa e nutrita minoranza di “no” al ricatto di Marchionne ne è testimonianza.
Ed ecco, allora, che si spiega perché una Corte di Assise di Appello ignori le gravissime storture di una sentenza di primo grado, ri-applicando - sotto l’apparenza dell’ormai abituale schema del reato associativo – il cd “diritto penale del nemico” e il meccanismo della “colpa d’autore”.
Agli operai di Pomigliano, e ovviamente, non solo a loro, deve essere lanciato un segnale forte.
Al ricatto “privato” di Marchionne, si affianca il ben più pesante ricatto “pubblico” della “giustizia” penale.


Milano, 28.06.10
Avv. Giuseppe Pelazza

pc quotidiano 2 luglio -lotte operaie in Palestina

Ricevo e inoltro con orgoglio dal sindacato palestinese Sawt el Amel.
Fulvio - SI COBAS cremona



Il 28 giugno è stato un grande giorno per Sawt El Amel e per 94 lavoratori da Gaza.



Il suo spesso non si può dire che è una buona giornata a Gaza, ma per i 94 lavoratori e le loro famiglie che hanno ricevuto i loro compensi dai loro ex datori di lavoro israeliani, il 28 giugno è stata una buona giornata!

I lavoratori sono stati licenziati dai loro posti di lavoro entro il loro ex datore di lavoro, Emek Ayalon, dopo il ritiro israeliano dalla striscia di Gaza nel mese di ottobre 2004. Le aziende che sono state stabilite nella zona industriale di Erez situati nella Striscia di Gaza hanno ricevuto compensi generosi da parte del governo israeliano di delocalizzare le loro attività con la soppressione, ma nessuno dei compensi trovato la sua strada per i lavoratori cui sono stati inaspettatamente licenziato.

Secondo il contenzioso e le indagini svolte per conto dei 94 lavoratori da parte dell'ufficio legale Sawt El Amel, i lavoratori di Gaza, lavorando nelle fabbriche di proprietà israeliana, ha guadagnato al di sotto dei salari minimi e non ha ricevuto compensi per le vacanze o le prestazioni sociali. Secondo la sentenza dell'Alta Corte israeliana, da ottobre 2007, le condizioni di lavoro per i lavoratori da Gaza dovrebbe applicarsi al diritto del lavoro israeliano, compreso il diritto al salario minimo e le prestazioni sociali.



Sawt El Amel stato inizialmente contattato da un lavoratore di Gaza nel mese di gennaio 2008. Egli ha chiesto a nome del suo ex colleghe la rappresentanza legale nei tribunali del lavoro israeliani da parte dell'ufficio legale Sawt El Amel's. Sawt El Amel da allora ha presentato diversi ricorsi con successo al giudice del lavoro israeliano e nel novembre 2009, Sawt El Amel presentata a nome dei 94 lavoratori, ex dipendente della società di mobili, Emek Ayalon, persona fisica afferma il tribunale del lavoro in Israele. Nel corso del processo, Emek Ayalon, ha offerto l'ex dipendenti di una soluzione al di fuori del tribunale, che è stata accettata dai lavoratori, con l'eccezione di El Amel Sawt avvocati. Il concordato prevedeva i lavoratori con compensi pari tra 1500 - 6500 ILS ~ 315 -1367 euro, a richiesta individuale di un importo molto inferiore a quello richiesto dai rappresentanti legali.

Molti degli ex lavoratori Emek Ayalon stanno ricevendo l'aiuto umanitario dell'UNRWA e la loro situazione finanziaria è pessima, il che spiega il loro bisogno di denaro e la necessità di azioni veloci. In tribunale le delibere avrebbe impiegato molto più tempo, spingendo i lavoratori già finanziariamente deboli oltre il bordo.

Al 28 Giugno 2010, le compensazioni sono stati trasferiti con successo ai lavoratori, con l'aiuto e l'assistenza dei nostri partner Oxfam GB. Il denaro è stato consegnato al 94 lavoratori nella sede di Oxfam GB, da rappresentanti di Oxfam GB insieme a lavoratore settore Sawt el Amel a Gaza, Abu Yussef Kameel. Sawt El Amel ha ricevuto centinaia di richieste da parte di più lavoratori a Gaza per chiedere la nostra assistenza e rappresentanza contro i loro ex dipendenti israeliani. Incoraggiati e desiderosi di aiutare la popolazione di Gaza nella ricerca di giustizia contro i loro datori di lavoro israeliani ufficio legale Sawt El Amel sono determinati a continuare e far fronte a queste società attraverso battaglie legali nei tribunali.

Per sostenere la nostra campagna ei lavoratori a Gaza, si prega di visitare il nostro sito e fare la tua donazione.

http://gaza-worker-fund.org/

pc quotidiano 2 luglio - 1000 in piazza a Montreal contro la repressione del G8-G20

Thank yo for your solidarity, this is genuine
expression of proletarian internationalism.

Today in Montreal, 1000 people demonstrated
against the police state and repression. Red
flags were carried high and the spirit was good.

A sharp ideological struggle is actually going
on about the legitimacy of "violence" and
people's right to rebel.

There has been a good video on the June 26
street action in Toronto, you can see our
detachment and red flags:
http://www.youtube.com/watch?v=nOjGdvju-po

Long Live MLM!

PCR Canadà

Manifestazione contro la repressione e in solidarietà con gli arrestati del G20
Giovedi , 1 ° luglio – 12*** nuovo appuntamento: Carré Saint –Louis***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, metro Sherbrooke)

In risposta alla violenza della polizia, agli attacchi contro la nostra resistenza e agli arresti senza precedenti di manifestanti anti -G20, la convergenza delle lotte anticapitaliste - CLAC 2010 - invita tutti i movimenti sociali a mobilitarsi in solidarietà con le vittime dell’apparato repressivo da parte della polizia militare.

Oltre 900 arresti sono stati effettuati durante il fine settimana a Toronto attraverso sequestri, segnalazioni politiche, irruzioni nelle abitazioni e nei luoghi di alloggio, violenza, brutalità, intimidazioni e vessazioni. È il più grande numero di arresti nella storia del Canada, fatti a scapito di quei manifestanti che non hanno fatto altro che esprimere il proprio disaccordo con la politiche capitaliste, securitarie, sessiste, colonialiste e anti- sociali del G20 e dei grandi finanzieri di questo mondo.

MANIFESTAZIONE GIOVEDI’ 1° luglio al MONTREAL

La CLAC 2010 condanna la repressione poliziesca su una scala senza precedenti verificatosi in Canada, a Toronto, durante il vertice G20. Alla violenza della polizia si aggiunge l’annuncio di una serie di misure di austerità economica (riduzione dei disavanzi, aumenti delle tasse, tagli ai servizi sociali), che sono tutte violenza economica diretta contro le popolazioni. I lavoratori e i dipendenti sono tenuti a pagare il conto per l'ultima crisi finanziaria , mentre le banche e il settore finanziario, che sono responsabili e che non solo hanno beneficiato di 20.000 miliardi dollari di piani di stimolo, ma non vedono imporsi nessun nuovo regolamento.

I 900 arresti arbitrari e politici a Toronto non hanno precedenti nella storia del Canada, quasi tre volte di più rispetto ad ottobre 1970. La polizia ha violato i diritti fondamentali delle persone detenute per ore senza accuse formali, senza poter ricorrere ad un avvocato, senza cibo o acqua. Gli ufficiali sono colpevoli di scasso senza un mandato, segnalazioni, intimidazioni e molestie, sequestro di persona, uso di forza eccessiva sui manifestanti e giornalisti. Vediamo bene che lo stato di polizia e la violenza economica vanno insieme.

Ogni giorno, in tutto il mondo muoiono persone a causa diretta delle politiche sociali ed economiche portate avanti dalle élite raggruppate in questo istanza illegittima che è il G20. Le riduzioni del deficit annunciate con orgoglio peggiorerà le condizioni di vita di milioni di persone. Stephen Harper ha d’altronde ricordato che l' obiettivo era quello di soddisfare e rassicurare i mercati finanziari. Nulla in materia di ambiente, le briciole per la salute delle donne, niente per le conseguenze sociali della crisi economica, di cui gli immigrati sono le prime vittime. Tutto ciò per consolidare il capitalismo, un sistema economico che favorisce una piccola minoranza a scapito della stragrande maggioranza.

Durante il fine settimana all'interno del centro di detenzione a Toronto, le donne arrestate tra il 17 e 25 hanno sperimentato discriminazioni sessuali, minacce e molestie sessuali da parte della polizia . Una donna che in seguito si è espressa davanti ai media è stata testimone di donne traumatizzate da intimidazione e violenze sessuali da parte di agenti di polizia nella stessa prigione. Altri detenuti si sono fatti minacciare di stupro e stupro di gruppo da parte della polizia che diceva loro che questo gli avrebbe tolto la voglia per sempre di partecipare ad azioni politiche. Inoltre, molte lesbiche, gay e trans sono stati collocati lontano da altri prigionieri politici, in una cella che è stata loro riservata.

Ciò che abbiamo visto a Toronto aveva l’obbiettivo di far tacere il dissenso e criminalizzare i movimenti sociali. Sono tattiche ben note per dividere i popoli, rompere la resistenza e imporre politiche regressive. Abbiamo raggiunto una nuova tappa verso l'intensificazione della repressione poliziesca e nele concessioni richieste dalle masse popolari.

La CLAC 2010 terrà una manifestazione Giovedi, 1 ° luglio 2010 a mezzogiorno al Carrè ST LOUIS, di fronte alla metropolitana Sherbrooke a Montreal.
Invitiamo tutti i movimenti sociali progressisti, delle famiglie e dei loro figli a questo grande evento che si concluderà con un "piccolo blocco".

La convergenza delle lotte anti- capitalista di Montreal 2010 (CLAC 2010) è una rete di gruppi e individui che si sono riuniti per consolidare le loro rispettive lotte a livello locale e di mobilitare le loro comunità per il G8 e G20.

pc quotidiano 2 luglio - Napoli, dopo l'assemblea nazionale del 21 maggio, un nuovo appuntamento del movimento di lotta per il lavoro al Sud

Napoli ore 15 -sede banchi nuovi - via degli archivi

L'appuntamento del 3 luglio non è una nuova assemblea nazionale, ma appunto un incontro nazionale che serve a proseguire l'analisi, lo sviluppo della proposta lanciata da disoccupati organizzati di Napoli banchi Nuovi, dai Disoccupati Organizzati slai cobas per il sindacato di classe Taranto nell'assemblea nazionale del 21maggio, consolidare lo stato dell'aggregazione e programmare il suo sviluppo in azione nazionale visibile.
La proposta, secondo gli organizzatori è solo iniziale a livello di aggregazione, ma importante e ambiziosa tenendo conto la situazione.
Attualmente il movimento dei disoccupati è attivo solo a Napoli e a Taranto, ma, proprio per questo, è tutto rappresentato nella riunione di Napoli.
Il movimento de precari, a parte quello dei precari della scuola - che guarda con interesse in alcune sue componenti all'assemblea di Napoli - non ha attualmente una dinamica nazionale organizzata; i focolai di mobilitazione, Palermo cooperative, Roma,Ravenna Terzo Settore, Ravenna, sono presenti o in relazione con l'assemblea di Napoli.
Sul fronte dei licenziati dalle fabbriche la dinamica di lotta non è ancora uscita dai confini della singola fabbrica interessata; le forme di lotta originali o sono, a un anno dall'Innse, diluite o addirittura degradate; non hanno avuto alcun successo neanche i tentativi della Fiom di unire le fabbriche in lotta; in alcuni casi i precari licenziati, vedi alla Fiat, sono facilmente utilizzati dal padrone.
A taranto i precari licenziati all'Ilva sono nell'impasse
Circa i sindacati di base vanno considerati alleati da attrarre nelle scadenze di lotta, come è stato sul fronte dei precari della scuola in occasione del blocco degli scrutini, ma non sono attualmente gli anelli del tipo di processo di ricomposizione classista e combattivo che ipotizza e lancia l'assemblea nazionale e il documento di essa.

Per questo stato delle cose appoggiamo e sosteniamo i piccoli passi ma determinati contando sulle proprie forze che avanza nell'assemblea nazionale del 21 e nell'incontro del 3 luglio a Napoli.

giovedì 1 luglio 2010

pc quotidiano 1 luglio - Fiat, il documento finale dell'assemblea nazionale dei delegati fiom di Napoli

ASSEMBLEA DELEGATE E DELEGATI
FIAT, GRANDI GRUPPI E MEZZOGIORNO
1° luglio 2010
DOCUMENTO FINALE
L'Assemblea delle delegate e dei delegati della Fiom-Cgil del Gruppo Fiat, dei Grandi gruppi
industriali e delle aziende metalmeccaniche del Mezzogiorno ringrazia le lavoratrici e i lavoratori di
Pomigliano per non essersi piegati al ricatto della Fiat.
Un atto di coraggio e di dignità che mette al centro un'idea di sviluppo e di società fondata sul
lavoro, sui diritti della persona e sulla democrazia quali elementi tra di loro inscindibili.
L'Assemblea condivide e sostiene la scelta operata della Fiom-Cgil di non sottoscrivere il testo
imposto dalla Fiat e diventato accordo separato, perché esso contiene inaccettabili deroghe al
Contratto nazionale, alle leggi vigenti in materia di tutela e salute e sicurezza nei luoghi di lavoro,
violazione del diritto di sciopero sancito dalla nostra Costituzione e la volontà di mettere in crisi i
fondamenti della rappresentanza e della contrattazione collettiva.
Le lavoratrici e i lavoratori di Pomigliano hanno con chiarezza indicato che vogliono continuare a
produrre auto e chiedono alla Fiat di confermare gli investimenti per produrre la nuova Panda,
coniugando un più elevato livello di utilizzo degli impianti, di produttività e di qualità del prodotto
con una rigorosa applicazione del Contratto nazionale senza mettere in discussione i diritti, la
dignità delle persone e la nostra Costituzione.
Se la Fiat vuole davvero ricercare il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori di Pomigliano e di
tutte le organizzazioni sindacali, riapra su tali basi un vero tavolo negoziale che fino ad ora non c'è
stato.
La Fiom, a partire dal Piano industriale presentato dalla Fiat lo scorso 21 aprile 2010, è convinta
che vadano messe in campo tutte le iniziative, anche con il coinvolgimento delle istituzioni, ad ogni
livello, utili a realizzare la difesa, l'innovazione e lo sviluppo delle produzioni automobilistiche
comprensive della componentistica in Italia e dell'occupazione senza chiusure traumatiche di
stabilimenti, come Imola e Termini Imerese.
Termini Imerese non può chiudere e deve continuare a produrre auto utilizzando al meglio le
competenze acquisite in questi anni.
A tal fine il Gruppo Fiat, anche in un ottica di responsabilità sociale, deve favorire da subito
soluzioni industriali, anche di altri produttori di auto, capaci di garantire la continuità produttiva e la
difesa dei livelli occupazionali, diretti e dell'indotto.
La Fiom è impegnata a sviluppare una iniziativa di livello europeo, in stretto coordinamento con la
FEM, per evitare che i processi di riorganizzazione in atto da parte delle grandi imprese
multinazionali siano costruiti sulla base della contrapposizione tra stabilimenti e lavoratori dei
diversi paesi europei.
L'Assemblea considera decisivo contrastare e respingere il tentativo della Confindustria e del
Governo di utilizzare la gravissima crisi economica e finanziaria in atto per mettere in discussione
l'esistenza stessa del Contratto nazionale, per cancellare il diritto del lavoro e lo stesso Statuto dei
diritti dei lavoratori, estendendo così il processo di precarizzazione nei luoghi di lavoro e nella
società.
L'inaccettabile manovra del Governo che taglia ulteriormente lo Stato sociale e non combatte in
alcun modo l'evasione fiscale e le rendite finanziarie, la totale assenza di un progetto di politica
industriale delineano un quadro economico recessivo che scarica tutti i costi della crisi sulle
lavoratrici e i lavoratori dipendenti ed i pensionati, senza indicare alcuna prospettiva alle giovani
generazioni.
Il divario industriale del Mezzogiorno con il resto del paese e dell'Europa in questi anni è
aumentato, è cresciuto il lavoro nero e irregolare fino a giungere a forme di vero e proprio
schiavismo, si sono estesi i fenomeni di illegalità e di controllo malavitoso del territorio fino ad
assumere dimensioni sempre più preoccupanti per la stessa tenuta democratica.
Il tentativo di offrire Pomigliano quale modello generale, con cui sancire che investimenti e lavoro
si possono realizzare solo abbassando salari e diritti, derogando dai contratti nazionali e dalle leggi
fino alla violazione della carta Costituzionale, va assolutamente respinto con l'impegno e la
mobilitazione di tutta la Cgil, continuando ed estendendo la mobilitazione avviata con lo sciopero
generale dello scorso 25 giugno e del prossimo 2 luglio.
Occorre collettivamente costruire e mettere in campo un nuovo piano per il lavoro e lo sviluppo
sostenibile e la legalità che riunifichi il mondo del lavoro.
L'Assemblea condivide la proposta di dar vita fin dai prossimi giorni ad una iniziativa itinerante di
mobilitazione e discussione, che nel mese di luglio a partire da Termini Imerese coinvolga ogni
regione fino a giungere al presidio del Parlamento e della Presidenza del Consiglio.
Sull'insieme di tali questioni la discussione svolta in questa Assemblea assegna al Comitato
Centrale della Fiom il compito di definire un piano di azione a partire dalla convocazione di una
Conferenza per il Mezzogiorno, nel mese di settembre, fino alla necessaria iniziativa di
mobilitazione in difesa del lavoro, dei diritti, della democrazia e per la riconquista di un vero
Contratto nazionale di lavoro.
Approvato all'unanimità

pc quotidiano 1 luglio - Canada- manifestazione contro la repressione

la solidarietà di proletari comunisti/PCm italy ai manifestanti
l'unità internazionalista con i compagni del PCR canadà nella rivista
marxista-leninista-maoista MAOIST ROAD
disponibile edizione italiana


Manifestation contre la répression et en solidarité avec les arrêtées du G20
JEUDI LE 1er JUILLET, 12h *** nouveau rendez-vous: Carré St-Louis ***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, métro Sherbrooke)

Demonstration against police repression and in solidarity with the G20 resistance
THURSDAY, JULY 1st, NOON *** new starting point: Square St-Louis ***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, métro Sherbrooke)

Face à la violence policière, aux attaques contre notre résistance et aux arrestations sans précédant des manifestantEs anti-G20, la
Convergence des luttes anticapitalistes - CLAC 2010 -
appelle l'ensemble des mouvements sociaux à se mobiliser en solidarité avec les victimesde l'appareil répressif tombéEs aux mains de
l'armée policière.

Plus de 900 arrestations ont eu lieu durant la fin de semaine à Toronto par kidnapping,profilage politique, raids dans des résidances privées et lieux d'hébergement, violence,brutalité, intimidation et harcèlement. C'est
le plus grand nombre d'arrestation dans l'histoire du Canada, et elles furent effectuées envers des manifestantEs qui n'ont fait
qu'exprimer leur désaccord avec des politiques capitalistes, sécuritaires, sexistes,
colonialistes et antisociales du G20 et des grands financiers de ce monde.

La CLAC 2010 dénonce la répression policière d'une ampleur sans précédent au Canada
intervenue à Toronto lors du Sommet du G20. À laviolence policière s'ajoute l'annonce d'une série de mesures d'austérité économique
(réduction de déficits, hausses de taxes, coupesdans les services sociaux), qui constituent autant de violences économiques dirigées contre
les populations. Les travailleuses et les travailleurs sont appelés à payer la note pour la dernière crise financière, alors que les banques et le secteur financier, qui en sont les responsables et qui ont bénéficié de 20 000
milliards $ en plans de relance, ne se voient imposer aucune nouvelle régulation.

« Les 900 arrestations arbitraires et politiques à Toronto sont du jamais vu dans l'histoire du Canada, soit près de trois fois plus qu'en octobre 1970. Les policiers ont violé les droits fondamentaux, détenu des gens durant des heures
sans accusations formelles, sans recours à un avocat, sans nourriture et sans eau. Les policiers se sont montrés coupables d'entrée par effraction sans mandat, de profilage,d'intimidation et de harcèlement, de kidnapping, d'usage démesuré de la force sur des manifestantes, des manifestants ainsi que des
journalistes. Nous voyons bien qu'État policier et violence économique vont de pair », explique Danie Royer, coporte-parole de la CLAC2010.

« Chaque jour, partout dans le monde, des gens meurent des conséquences directes des politiques sociales et économiques mises de l'avant par les élites regroupées dans cette instance illégitime qu'est le G20. Les réductions de déficit
fièrement annoncées ne feront qu'empirer les conditions de vie de millions de personnes. Stephen Harper a d'ailleurs rappelé quel'objectif visé était de contenter et de rassurer les marchés financiers. Rien sur l'environnement, des miettes pour la santé des femmes, rien sur les conséquences sociales de lacrise économique, dont les personnes migrantes sont les premières victimes. Tout pourconsolider le capitalisme, un système économique qui privilégie une infime minorité au détriment de l'immense majorité », s'indigne Mathieu Francoeur, coporte-parole de la CLAC2010.

Ce dont nous avons été témoins à Toronto visait à faire taire la dissidence et à criminaliser les mouvements sociaux. Ce sont des tactiques bien connues pour diviser les populations,briser la résistance et imposer des politiques
régressives. Nous avons franchi une nouvelle étape dans l'intensification de la répression policière et dans les concessions exigées des populations.

La CLAC 2010 tiendra une manifestation le jeudi 1er juillet 2010 à midi au Square St-Denis, à l'angle des rues St-Denis & Rue du Square St-Louis (métro Sherbrooke), à Montréal. Nous invitons tous les mouvements sociaux progressistes, les familles et leurs enfants à cette grande manifestation qui sera clôturée par un « baby block ».

La Convergence des luttes anticapitalistes de Montréal 2010 (CLAC 2010) est un réseau de groupes et d'individus qui se sont réunis pour consolider leurs luttes respectives à l'échelle locale et mobiliser leurs communautés en vue des
sommets du G8 et du G20.

INFO:
www.clac2010.net
blocampmontreal@gmail.com






G20 in Toronto : A police state in defense of
capitalism.
Appeal to solidarity with those arrested

Montréal, June 28th 2010 - CLAC 2010 denounces
the level of police repression and violence
during the Toronto G20 summit, unprecedented in
the history of Canada. This violence is
supplemented by the announcement of a series of
policies of economic austerity (deficit
reduction, tax hikes, cuts in social spending
and services) which constitute forms of economic
violence against people. Working people are
asked to foot the bill for the financial crisis,
while the banks and the financial sectors, the
main culprits, got 20 trillion dollars in
bailouts without any new form of regulations
being imposed on them.

« The 900 arbitrary and political arrests in
Toronto are unprecedented in Canada, three times
more than during the October 1970 crisis. Police
violated fundamental rights, detained people
without formal charges, without access to a
lawyer, food or water. The police are guilty of
breaking and entering without a warrant,
profiling, intimidation and harrassment,
kidnapping and use of excessive force against
protesters and journalists alike. Clearly,
police state and economic violence are closely
linked », explains Danie Royer, co-spokesperson
for CLAC2010.

" Everyday around the world, people die because
of the direct consequences stemming from the
economic policies brought forward by the elites
grouped in the illegitimate institution of the
G20. The deficit reductions proudly announced
will only worsen the living conditions of
millions of people. Stephen Harper openly
admitted the main objective was to please
financial markets. Nothing on the environment,
meagre sums for women's health, nothing on the
social consequences of the economic crisis and
its impacts, especially on migrants. All to
consolidate capitalism, a system which gives a
minority privileges and impoverishes the vast
majority of people", says Mathieu Francoeur,
co-spokesperson for CLAC2010.

What we witnessed in Toronto was meant to
silence dissidence and criminalize social
movements. Those are well known tactics to
divide populations and impose regressive
policies. A new threshold has been reached in
the intensification of police repression and
concessions asked of populations. We appeal to
all social movements to mobilize in solidarity
with the victims of the repressive apparatus who
only wished to express their disagreement with
authoritarian, racist and antisocial measures.
CLAC will hold a public demonstration on July
1st at NOON (St-Denis & Rue du Square St-Louis,
métro Sherbrooke) on the streets of Montréal.

The Anti-Capitalist Convergence (CLAC 2010) is a
network of groups and individuals assembled to
consolidate their respective struggles on a
local basis and to mobilize their communities
for the G8 and G20 summits.

Information : 438-838-8498; www.clac2010.net
----------

Manifestation contre la répression et en
solidarité avec les arrêtéEs du G20
JEUDI LE 1er JUILLET - 12h
*** nouveau rendez-vous: Carré St-Louis ***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, métro
Sherbrooke)

Demonstration against police repression and in
solidarity with the G20 resistance
THURSDAY, JULY 1st, NOON
*** new starting point: Square St-Louis ***
(St-Denis & Rue du Square St-Louis, métro
Sherbrooke)

----------

www.clac2010.net
blocampmontreal@gmail.com

pc quotidiano 1 luglio - viareggio vogliamo giustizia !

un resoconto immediato da viareggio da parte della delegazione nazionale
della rete presente




Ad un anno della strage, il popolo di Viareggio vuole giustizia per i suoi
morti.

Li ha ricordati in un clima carico di commozione e partecipazione allo
stadio dei Pini, vicino alla Darsena,

quando venivano ricordati ad uno ad uno. Morti che chiedono giustizia perchè
la manutenzioni e i

controlli sono un costo per i vertici delle ferrovie, morti ancora senza un
processo e con il rischio di

prescrizione del reato.

Una grande partecipazione popolare che è stato l'impegno innanzi tutto dei
comitati, quelli

dell'Assemblea 29 giugno e dell'associazione "Il mondo che vorrei" che non
hanno mai smesso di

denunciare chi sono i responsabili, che hanno tenuto alta la coscienza
civile della città, che stanno

portando avanti un'inchiesta indipendente anche sull'impatto ambientale
della strage (amianto e

conseguenze dell'incendio), che si sono battuti perchè Viareggio non subisse
l'offesa e l'oltraggio dei

politici, dal ministro dei trasporti Matteoli a Moretti, riconfermato da
questo governo nella carica di

amministratore delegato delle ferrovie.

La strage del treno ha richiamato a Viareggio anche i comitati popolari che
vogliono giustizia per le

vittime della casa dello studente de L'Aquila, della Moby Prince, della
scuola di S. Giuliano di Puglia,

uniti assieme ai comitati che si battono per la sicurezza sul lavoro, dal
Comitato Toffolutti ai ferrovieri

della rivista ancora IN MARCIA, a noi della Rete per la sicurezza sul
lavoro. Tutti con gli striscioni come

fosse un abbraccio intorno ai famigliari delle vittime di via Ponchielli e
ai partecipanti alla

manifestazione.

Prima dell'inizio della cerimonia allo stadio e del corteo, si è tenuta
un'assembleanella sala parrocchiale

di fronte allo stadio dei comitati che ha preso la decisione di organizzare
un Convegno per settembre che

ha per temi: uno sulla sicurezza nelle ferrovie e l'altro sul coordinamento
dei comitati presenti per

mobilitazione riguardo i processi e proposte di legge.

Intorno alle 21 il corteo è partito, con in testa i famigliari delle vittime
e, a seguire, le delegazioni dei

comitati con gli striscioni. Chi non si è unito è stato ai lati oppure ai
balconi ad applaudire il passaggio di

20 mila persone. Moltissime le bandiere listate a lutto fuori dalle case o
dagli esercizi commerciali.

Il corteo ha attraversato tutta la città, in un silenzio irreale, interrotto
da applausi e dai fischi dei treni

in transito. Fino ad arrivare in via Ponchielli, tutti stretti davanti alle
case sventrate dal fuoco fino a

liberare un lungo applauso alle 23.48 che è anche l'impegno per raggiungere
l'obiettivo di sicurezza,

verità e giustizia per Viareggio e per tutte le vittime per il profitto dei
padroni.



Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro-
bastamortesullavoro@gmail.com
mailinglist
bastamortesullavoro@domeus.it

pc quotidiano 30 giugno - luglio 60 - una grande pagina da sfogliare, per guardare all'oggi

Il 30 giugno l'insurrezione di Genova fatta principalmente da operai e giovani per impedire il congresso del MSI voluto dal governo reazionario democristiano di Tambroni appoggiato dal Msi in parlamento, è la data culmine di un semestre di rinascita dell'antifascismo e della apparizione alla testa di esso della gioventù operaia alla prima esperienza di una grande lotta politica.
A 15 anni dalla Resistenza Pci e organizzazioni sindacali ufficiali erano divenuti i partiti della stabilizzazione capitalistica e della ricostruzione della democrazia borghese; pure esistendo una consistente contraddizione tra una base che aveva ben presente i valori dell'antifascismo, gli ideali del comunismo e un vertice e un apparato, una linea e un sistema di funzionamento che in nome della via parlamentare e dell'elettoralismo nulla aveva potuto per impedire il nuovo dominio della borghesia con il governo democristiano dei suoi alleati.
Questa stabilizzazione aveva spinto la borghesia a pensare che fosse possibile rovesciare il verdetto della storia.
La ribellione, in parte spontanea, ebbe il suo cuore a Genova, ma aveva visto battaglie importanti già a Livorno dal 19 al 22 aprile dove la popolazione era scesa in piazza contro i paracadutisti e si era scontrata ripetutamente con polizia e carabinieri: 37 i feriti, 78 gli arrestati, 199 i denunciati; scontri erano avvenuti anche a Milano il 29 aprile, a Bologna il 21 maggio.
Il governo Tambroni aveva mobilitato l'intero apparato repressivo, maggiore di quello di Scelba degli anni 48/50: 75 mila poliziotti, 180 mila tra carabinieri e Guardia di Finanza.
La rivolta di Genova inflisse una dura sconfitta a questo apparato. Il congresso del Msi fu sospeso all'ultimo momento quando fu chiaro che la rivolta popolare aveva assunto un carattere insurrezionale e non ci sarebbe stato alcun apparato di repressione in grado di fermarla.
Ma non ci fu solo Genova in quelle ore, in tante città e i proletari pagarono un tributo di sangue con la strage di Reggio Emilia. Ma grande fu la ribellione, come non ce ne sarà quasi più negli anni seguenti. In Sicilia, a Palermo 4 morti, un giovane disoccupato, un operaio comunista, un ragazzo della Fgci e una donna, dimostrano la violenza della repressione ma anche l'ampiezza della ribellione; così come a Catania e a Licata.
Le dimensioni del movimento costringono alle dimissioni il governo Tambroni. La borghesia cercherà un'altra via che si scontrerà e si misurerà con l'insorgenza del '68/'69.

A 50 anni non ci può bastare un ricordo, anche se è importante ricostruire la memoria storica soprattutto nelle fila proletarie della gioventù di oggi che non ne ha nessuna; una memoria storica che pure sarebbe importante perchè dal lato della borghesia nulla è realmente cambiato. Il governo attuale è un degno erede del governo Tambroni, anzi è culturalmente, politicamente più reazionario, allora si volevano richiamare in campo i fascisti, ora si vuole marciare in proprio verso un governo, un regime moderno fascista per difendere gli interessi di sempre: il grande capitale industriale e finanziario, il Vaticano, i ceti ad essi legati.
Ma dal nostro lato, dal lato del proletariato le condizioni sono davvero molto diverse e peggiori di quegli anni; l'antifascismo e gli ideali del socialismo e del comunismo sono oscurati, travisati e in parte cancellati nella coscienza comune di operai, masse proletarie e soprattutto giovani.
Ma allora come oggi non è cambiata la tappa per contrastare questo stato di cose: costruire il partito, il nuovo partito della classe operaia, in grado di essere comunista di tipo nuovo per conquistare e organizzare la gioventù operaia e proletaria che certo cova nel suo seno, a fronte di sfruttamento, precarietà, imbarbarimento, oppressione, le idee di rivolta e la volontà di trasformazione.
Costruire il partito per una nuova resistenza, una guerra popolare e proletaria che porti ad un'insurrezione, per spazzare via padroni e governo, questo Stato e questa società e costruirne una di livello superiore con i proletari al potere.
Il luglio '60 dimostra che per quanto grande sia la forza dello Stato i proletari e le masse sono in grado di combatterlo e sconfiggerlo.
Il luglio '60 è la seconda incompiuta della storia del movimento operaio e comunista del nostro paese, dopo la Resistenza antifascista e prima della terza, il movimento rivoluzionario del 68/69.
Questo ci indica che effettivamente le idee di rivolta non sono mai morte ma rinascono nel tempo e che da ogni tentativo fermato, sconfitto e poi rifluito, si impara e si costruiscono le armi ideologiche, politiche e organizzative per vincere.

proletari comunisti
30.6.10

pc quotidiano 30 giugno - fiat comunicato 2 - giochi in corso

proletari comunisti comunicato N°2

Alla Fiat si lavora sotto traccia per disinnescare il No operaio e portare a casa l'obiettivo.
Marchionne va in Polonia, dove a Tichy per opposte ragioni non tira buona aria, gli operai che hanno paura del trasferimento a Pomigliano della Panda, e gli operai che sono stanchi anche lì di sfruttamento e ricatti; ma gli sherpa di Marchionne al governo e nei sindacati lavorano ad una soluzione. Una formula giornalistica che la definisce è il “Tavolo anti sabotaggio”, cioè ottenere innanzitutto dalla Cgil, Fiom e poi, grazie al loro aiuto, dagli operai il “taci e lavora” della nuova Pomigliano. Certo qualche cosa bisogna pur darla e i giornali ne parlano, crediamo su ispirazione Fiat, per verificare l'effetto che fa.
Un protocollo aggiuntivo che espliciti meglio le parti più controverse dell'intesa, per ottenere la firma di Cgil-Fiom con un impegno Fiat esplicito sul progetto Panda. Gli sherpa credono di poter portare a casa il risultato.
Noi diciamo agli operai che il risultato sarebbe peggiore del male perchè blinderebbe ancora di più la fabbrica, spezzerebbe il fronte dell'opposizione, dividerebbe gli operai. E quindi è meglio come stiamo adesso. Siamo nella fase dell'equilibrio strategico, le forze dell'offensiva non ci sono ancora. E' importante che duri questo equilibrio e non si diano segni di disponibilità. La tattica ci danneggia perchè il coltello dalla parte del manico ce l'ha il padrone.

Non crediamo a Marchionne quando dice che se ne va in Polonia. Ma veramente, operai, pensate che simili scelte i padroni le fanno da un giorno all'altro. Se hanno scelto Pomigliano, Pomigliano è, il punto è che vogliono piegare gli operai.
Non fidatevi della Fiom, non fidatevi di chi sta sempre con “un piede in due staffe”. L'assemblea nazionale del 1° luglio è per “vendere la pelle dell'orso”, rivendicare una vittoria come carta per trattare e trasformare una vittoria in sconfitta. La Fiom è specialista in sconfitte. Anche ai tempi di Sabbatini, poi di Rinaldini, figuriamoci ora che c'è Landini.
La Repubblica – non nelle pagine sindacali ma in quelle di affari e finanze – ha dedicato a Landini un paginone piuttosto elogiativo e ne costruisce con il suo aiuto un ritratto che dovrebbe preoccupare gli operai e anche gli iscritti della Fiom.
Landini è figlio di partigiani e comunisti, ma lui non è né l'uno e né l'altro. Lui nasce in fabbrica come attivista ma è un pollo di laboratorio.
Si vanta di non aver letto i testi sacri del marxismo (ce ne siamo accorti), il suo problema è far funzionare meglio le aziende, dare la produttività e l'efficienza che meritano, conciliandole con il consenso attivo e partecipato.
Questa trincea della Fiom è quella che porta con scivolamenti progressivi all'accettazione di fatto del piano Fiat.
Gli operai dovrebbero pretendere fatti anche da coloro che riconoscono come loro attuali dirigenti sindacali, quei fatti che pretendono i padroni. E' questo è il punto su cui c'è la vera scelta, la Fiom e soprattutto la Cgil hanno già dato la loro adesione al “Tavolo anti sabotaggio”, mentre il padrone vuole avere garanzie sull'attuazione del piano ma non ne dà sull'esito del piano stesso: c'è la crisi internazionale, il mercato, ecc. ecc.
Per questo ora nessuna concessione è l'unica linea che mantiene uniti gli operai del No.

30.6.10

pc quotidiano 30 giugno - DONNE INCARCERATE PER "CATTIVO CARATTERE"

Lo pubblica su un trafiletto di oggi - troppo piccolo veramente! - il giornale Il Manifesto:

In Afghanistan nel carcere femminile di Kabul decine e decine di donne vengono incarcerate con l'accusa di "cattivo carattere".
Non hanno fatto nessun reato, non vengono incolpate di nulla, nè di assassinio, o di furto, ecc., ma... di "scappare dal marito che picchia; o rifiutare di sposare l'uomo scelto dalla famiglia; o sposarsi senza il consenso del padre; o essere innammorate di un altro uomo invece del marito imposto, ecc.
Sono colpevoli per lo Stato Afghano perchè non accettano di essere picchiate, di essere costrette ad una vita d'inferno con un vecchio accanto; SONO COLPEVOLI DI NON ACCETTARE DI ESSERE OPPRESSE! Sono "cattive", le "buone" accettano senza lamentarsi.
Polizia e giudici non le accusano di nessun reato scritto nel codice penale, eppure solo a Kabul metà delle 147 donne incarcerate sono dentro per "reati morali" perchè hanno questo "cattivo carattere".

SOSTENIAMO LE "CATTIVE" DONNE DELL'AFGHANISTAN!

pc quotidiano 30 giugno - L'AQUILA, GLI AFFARI DEL VESCOVO

da: sommosprol@gmail,com

"Una srl della Curia per ricostruire"

Si chiama "Aquilakalo's", serve a garantire alla Chiesa una presenza
attiva nella ricostruzione della città dopo il terremoto. Alla
presidenza il vescovo ausiliare Giovanni D'Ercole, che ora dice: "Lascio
la presidenza, non voglio grane"
di ANTONELLO CAPORALE

L'AQUILA - "Aspettano i soldi, ma se non c'è il seme...". Il seme.
Un'idea, un piano di rinascita, un progetto di ricostruzione. La classe
politica aquilana non ce l'ha, la Chiesa sì. Idee chiare, cioè un master
plan, e strumenti innovativi per un vescovo: una società privata, una
srl, con il compito di costruire e vendere, chiedere finanziamenti e
concederne. Lottizzare, espropriare, partecipare ad affari con altre
società, ricevere naturalmente contributi statali, anche utilizzando
l'istituto della concessione, e - insomma - erogare servizi di "global
service".
Nata tre giorni prima di Natale dell'anno scorso "Aquilakalo's srl" ha
un capitale sociale di diecimila euro, la sede presso la Curia
arcivescovile e un presidente del consiglio di amministrazione che è il
vescovo ausiliare della città: Giovanni D'Ercole. Nel consiglio un
giovane sacerdote e un imprenditore locale. D'Ercole è il rappresentante
del Vaticano inviato a L'Aquila per garantire alla Chiesa la presenza
attiva nella ricostruzione della città, opera che non è stata ritenuta
alla portata dell'arcivescovo titolare, l'anziano Giuseppe Molinari.

E D'Ercole ci sta riuscendo. Ogni giorno i suoi uffici sfornano progetti
e piani di investimento. Indicano aree su cui costruire, terreni da
preservare. È un vescovo del fare: "Ho ancora tredici milioni da
spendere, sono soldi della Caritas, e il municipio non mi spiega, non
indica dove, non mi dà la possibilità di investirli per il bene della
comunità. Ho dato un ultimatum: entro giugno devono darmi le
autorizzazioni, altrimenti li rimando via". Nel master plan che la Curia
sotto la sua direzione ha prodotto (Piano strategico di restauro e
rifunzionalizzazione del centro storico) le idee fondanti della
rinascita sono stese attorno ad assi strategici e gli interessi
ecclesiastici delineati con chiarezza. "Quasi tutto il patrimonio
artistico è nostro". Chiese e monumenti, ma anche negozi, e case, e
terreni. Dunque e perciò: lottizzazioni e investimenti.

D'Ercole è giovane, a suo agio con la tv (ha condotto per anni in Rai un
programma religioso) e le pubbliche relazioni. Ora il grande passo:
l'attività immobiliare complessiva, un'attività quasi commissariale in
una città ancora stordita. Le carriole a testimoniare la protesta dei
residenti per l'inerzia della classe politica, i puntellamenti a
fotografare uno stallo incomprensibile. È questo il clima che consiglia
alla Curia di far da sola, avanzare anziché attendere. Una srl con cui
prendere le misure dei progetti e tenerli nelle proprie mani. La società
del vescovo. "Non è così, mi sono dimesso". Dimesso? Dalla visura
camerale non risulta, fino a tre giorni fa era lei il presidente. "Da
domani non lo sarò più". Domani vedremo. "Solo tre mesi sono stato alla
guida (sei, secondo le visure, ndr) e non ho intenzione di ritrovarmi
impelagato tra due o tre anni in qualche cosa".

La Curia adesso ha sede in un'area industriale, come una linda
fabbrichetta della periferia abruzzese. Al pian terreno si opera per il
bene comune. È un open space: "Venga, le mostro il nostro grande ufficio
tecnico". Geometri, ingegneri, architetti. Sviluppo edilizio, piani di
recupero, restauri, ma anche valorizzazioni fondiarie, piani
urbanistici. Preghiere e mattoni. Al primo piano c'è lui, D'Ercole: "Sa
quanta gente è passata in questa stanza offrendomi sponsorizzazioni?".
Si riferisce a imprenditori che si proponevano alla chiesa per prendersi
cura, gratuitamente, dei suoi edifici di culto? "Uno scambio: io ti
offro questo e tu un domani mi dai quest'altro. Ma non si può fare. Ci
sono le gare d'appalto, massima legalità e trasparenza. Così ci siamo
dotati di questa società di servizi, consigliati da persone competenti.
Anche altre diocesi lo fanno". Non s'era mai visto un vescovo a
presiedere una srl. "Io mi dimetto, lascio". Lascia a chi? "A un
sacerdote. È chiaro che il controllo resta qui dentro. Adesso ci stiamo
specializzando nella diagnostica ingegneristica".

Idee avanzate. "Tre miliardi e mezzo, ed è una cifra sottostimata, la
valutazione dei nostri beni da ricostruire. È una bella cifra a cui noi
dobbiamo rispondere con efficienza e puntualità". Profilo da
imprenditore: "Oggi L'Aquila è una città conosciuta in tutto il mondo. È
un'occasione pubblica che dovremmo raccogliere al volo invece di
piangerci addosso. Stiamo divenendo antipatici con la richiesta
quotidiana di aiuti, i soldi ci sono ma servono prima le idee".

I semi della Curia sono raccolti in cento pagine. E il sindaco
dell'Aquila? "Fa troppe cose: la maggioranza e l'opposizione. L'uno e il
suo doppio. Dovrà scegliere: o di là o di qua". Fin troppo chiaro. La
Chiesa corre, il vescovo prega e promette opere di bene. Si prenderà
cura delle anime e anche del resto. Per l'appunto, un global service.

(29 giugno 2010)

da: sommosprol@gmail.com


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pc quotidiano 30 giugno - Dell'Utri: mafioso sì, ma fino a un certo punto...

esattamente fino al 1992 poi… brava persona è!

È quello che nella sostanza hanno detto i giudici della seconda sezione della
Corte d’appello di Palermo che ha condannato Dell’Utri a 7 anni di galera per i
fatti fino al 1992 e non dopo perché avrebbero dovuto tirare troppo in ballo
Berlusconi e non se la sono sentita (per diversi motivi: hanno impiegato quasi
sei giorni per decidere…) di mettere in discussione l’assetto generale dell’
attuale situazione politica italiana.

Ma si può essere mafiosi a metà? No, e infatti Dell’Utri non lo è, anzi nell’
arroganza degli atteggiamenti ricorda proprio l’attitudine strafottente dei
padrini, di chi si atteggia a considerare tutto questo un fatto passeggero che
tanto prima o poi si aggiusta o nel ricordo commosso di Vittorio Mangano, lo
stalliere di Arcore condannato per mafia e morto in carcere (''Mangano era il
mio eroe: in carcere, ammalato, più volte è stato invitato a parlare di me e
Berlusconi, e si è rifiutato di farlo''). Fregandosene dell’opinione pubblica
che sa che Mangano era un mafioso conclamato.

E in questo Dell’Utri e Cuffaro sono accomunati non solo dalla condanna
(Cuffaro in questi giorni è stato condannato a 10 anni per concorso esterno in
associazione mafiosa) ma anche dall’atteggiamento di siciliano offeso: ma quale
mafioso? Tutto si sistemerà in cassazione, dicono, e questa è un’idea che viene
rafforzata anche da questa assurda sentenza.

No, non si può essere mafiosi a metà: il mafioso o finisce ammazzato o in
galera o in politica… mentre il Sole24Ore di oggi fa il pesce in barile e ci
tiene a dire che “Esce la politica da questo processo, ma restano gli affari,
le frequentazioni, i contatti, i conciliaboli con i mafiosi, le chiacchiere sui
“cavalli” e gli inspiegabili o non spiegati abbastanza flussi di denaro da
Palermo verso Milano.” Esce la politica! A parte Cuffaro e Dell’Utri solo negli
ultimi anni sono stati condannati o assolti dopo lunghi anni e tanti dubbi:
14 gennaio 2010 - l'ex ministro e politico Dc siciliano Calogero Mannino, una
carriera lunga 41 anni, viene assolto in Cassazione dall'accusa di mafia dopo
indagini e processi durati 19 anni, e dopo aver trascorso 23 mesi in carcere.
28 luglio 2009 - Per il gip che nel 2006 ne ordinò l'arresto, sarebbe stato
tanto vicino al capomafia Bernardo Provenzano da far parte di 'una Cosa sua',
più che di Cosa Nostra. Un'espressione che dà l'idea dello stretto legame che
univa il padrino di Corleone a Giovanni Mercadante, il medico, deputato
regionale di FI, condannato per mafia a 10 anni e 8 mesi.
29 febbraio 2008 - In Sicilia, l'ex assessore regionale Udc Vincenzo Lo
Giudice, è condannato a 16 anni ed 8 mesi per associazione mafiosa. La sua
campagna elettorale del 1991 fu scandita dalla colonna sonora del film Il
Padrino, cosa che fece scalpore e diede a Lo Giudice, allora sconosciuto
sindaco di Canicattì, notorietà nazionale.
6 dicembre 2006 - Le intercettazioni effettuate nel salotto del capomafia di
Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, portano alla condanna a 8 anni di carcere
dell'ex assessore comunale Domenico Miceli (Udc), per concorso esterno in
associazione mafiosa.
16 marzo 2006 - L' ex deputato calabrese di FI Amedeo Matacena è assolto dalla
Corte d'assise di Reggio Calabria, per non avere commesso il fatto, dall'accusa
di concorso esterno in associazione mafiosa. Il reato contestato a Matacena
traeva origine dall'inchiesta Olimpia, condotta dalla Procura antimafia di
Reggio Calabria.
27 ottobre 2004 - Accogliendo la richiesta della Procura di Palermo, il gip
Gioacchino Scaduto archivia l'inchiesta a carico del deputato di FI e avvocato
penalista Nino Mormino, che era stato indagato per concorso esterno in
associazione mafiosa.
28 dicembre 2004 - La Cassazione conferma definitivamente la sentenza di
assoluzione di Giulio Andreotti nel processo per mafia. Prescrizione per il
delitto di associazione a delinquere fino alla primavera del 1980 e
l'assoluzione per il reato di associazione mafiosa dal 1980 in poi.
25 maggio 2004 - Quattro anni di reclusione per concorso esterno in
associazione mafiosa, per Giancarlo Cito, ex sindaco di Taranto ed ex deputato
per la lista AT6. Cito diventò famoso negli anni 80 perchè attraverso gli
schermi della tv locale 'AT6' attaccava la classe politica tarantina accusata
di essere corrotta.
5 marzo 2004 - I giudici della corte d'appello assolvono dall' accusa di
concorso in associazione mafiosa, l'ex senatore di An Filiberto Scalone che,
secondo gli inquirenti, era indicato come vicino alla famiglia mafiosa di
Brancaccio.
2 dicembre 2003 - Vito Ciancimino fu il primo politico condannato per mafia: i
10 anni in primo grado, ridotti in appello a otto, vengono confermati dalla
Cassazione. Si chiuse cosi' un caso giudiziario che il giudice Giovanni Falcone
aveva aperto dopo le rivelazioni di Tommaso Buscetta. 'Ciancimino e' in mano ai
corleonesi', aveva detto il grande pentito di Cosa nostra, offrendo un suggello
autorevole ad antichi sospetti e alle pesanti valutazioni della Commissione
antimafia.
17 maggio 1999 - La corte d'appello di Catania conferma l'assoluzione di
Natalino Amodeo, deputato Psi, per non avere commesso il fatto, dall'accusa di
concorso esterno all' associazione mafiosa. Amodeo, per le dichiarazioni di un
pentito, trascorse 13 mesi in carcere. (dal sito Ansa)

Ma, continua il Sole24Ore, “Di questa storia, secondo i magistrati, Dell’Utri
è stato indiscusso protagonista: negli anni settanta e grazie alla mediazione
di Tanino Cinà ha avuto rapporti con personaggi di spicco di Cosa Nostra come
Stefano Bontate, Mimmo Teresi, Vittorio Mangano poi finito come “stalliere”
nella villa di Arcore di Berlusconi. Questo hanno raccontato 33 pentiti che
sono stati creduti: da Francesco Di Carlo a Francesco Marino Mannoia. Tutti
hanno sottolineato i rapporti con la mafia che sono serviti a Dell’Utri per
assicurarsi la “protezione” mafiosa alle operazioni finanziarie e
imprenditoriali da lui gestite per sé e nell’interesse delle società di
Berlusconi. In cambio i boss hanno trovato la strada aperta verso i salotti
buoni della finanza milanese e nazionale.”

Proviamo a ragionare alla buona: Dell’Utri è membro fondatore, insieme a
Berlusconi, di un partito politico, è senatore di questa repubblica, e cioè
ricopre una delle cariche politiche più importanti del paese: se non è politica
questa allora qual è? E adesso è condannato per mafia, e cioè nella stessa
persona, Dell’Utri, abbiamo un concentrato di politica e mafia, ma per il
tribunale si tratta di “concorso esterno in associazione mafiosa”! Continuiamo,
se esiste l’associazione mafiosa e uno concorre, concorre a che cosa? a farla
funzionare, a tenerla in vita, è logico! La parola “esterno” tende a ingannare,
è un espediente per cercare di tenere fuori la politica, appunto! E in questo
senso è davvero “spiritosa” l’uscita del rincoglionito Bossi. ''Un conto e'
provare che uno e' mafioso; l'appoggio esterno non dimostra niente; non
dimostra che uno e' mafioso''.

Il punto di vista della classe dice cose diverse. La manovalanza assassina
senza scrupoli e i padrini politici sono da sempre accomunati in un’unica
accozzaglia sempre all’erta per “tenere a bada” lavoratori, operai e
sindacalisti che osano alzare la testa contro i soprusi: a Palermo, in Sicilia,
soprattutto nei cantieri negli anni del “boom edilizio” e nelle fabbriche,
quando ce n’erano anche di più, gli operai che volevano lottare per reclamare
qualche miglioramento venivano prima “avvicinati”, poi minacciati e spesso
puniti a bastonate negli spiazzali, come esempio per gli altri… i proletari
sono stati costretti a subire angherie di ogni sorta, a vivere con il fiato
sospeso per sé e le proprie famiglie a causa di questi delinquenti in servizio
permanente effettivo agli ordini dello stato e dei padroni; non pochi hanno
preferito emigrare.
Non ci potrà essere alcuna sentenza, tantomeno questa a dir poco insulsa su
Dell’Utri, capace di sanare tutto questo vero terrorismo di stato-mafioso
esercitato soprattutto contro la classe operaia.

martedì 29 giugno 2010

pc quotidiano 29 giugno - Canadà G8-G20 info dai compagni canadesi

la info pervenuta dai compagni del PCR Canadà in francese
tradotta da noi e l'appello per la nuova manifestazione contro la repressione per il 1 luglio a Montreal

Stato di polizia,dospensione dei diritti e libertà in tutta Toronto - in forma ufficiale e formale nel quartiere centrale e in maniera non ufficiale ovunque
Parecchie manifestazioni hanno avuto luogo in tutta la settimana, quella delle nazionalità autoctone giovedì, gruppi solidali venerdì, malgrado l'accerchiamento e la persecuzione
sabato vi è stato una grande manifestazione - sindacati,riformisti che prevedeva di avvicinarsi al 'perimetro di sicurezza ' -la 'zona rossa'- e di ritornare al punto di partenza - poi c'era il rassemblamento anticapitalista, del quale siamo parte, entrambe le manifestazioni avevano la stessa partenza
con l'appoggio di alcuni alleati nella manifestazione sindacale, eravamo interni anche a questa.. arrivati alla zona rossa, gli anticapitalisti si sono fermati, hanno fatto blocco e si sosno diretti verso la 'zona rossa ', qui sono scoppiati gli scontri -quattro macchine della polizia incendiate, parecchie vetrine di esercizi commerciali rotte -il consistente contingente maoista partecipa a questa fase della
manifestazione - viene - anche nel corso di essa - annunciato il secondo congresso rivoluzionario canadese a Toronto per il dicembre 2010.
Dopo questa sconfitta dello stato e delle forze repressive, queste si sono scatenate nella repressione con un migliaio di arresti, la più grande operazione repressiva
della storia del Canadà
la lotta prosegue e la difesa si organizza

Partito Comunista rivoluzionario - Canada

- Stato di polizia, sospensione dei diritti e delle libertà nella città di
Toronto (in maniera ufficiale e formale nel quartiere centrale, in maniera
informale altrove).

- Diverse manifestazioni si sono tenute prima del vertice del G20, durante la
settimana: nazionalità autoctone lo scorso giovedì, gruppi delle comunità
venerdì, malgrado gli attacchi.

- Sabato c’è stata una grande manifestazione: sindacale, riformista, che
prevedeva di avvicinarsi al perimetro di sicurezza e ritornare verso il punto
di partenza.

- La manifestazione anticapitalista, alla quale partecipiamo. Le due
manifestazioni dallo stesso punto di partenza.

- Alcuni alleati sindacali ci hanno permesso di integrarci alla manifestazione
sindacale. Una volta arrivati vicino al perimetro di sicurezza gli
anticapitalisti si sono fermati. Si sono diretti verso il perimetro.

- Quattro vetture della polizia incendiate, diverse vetrine commerciali
distrutte.

- Un forte contingente maoista di una cinquantina di persone, nel cuore dell’
azione. Abbiamo annunciato la tenuta del 2° congresso rivoluzionario canadese a
dicembre 2010 a Toronto.

- Dopo questa sconfitta dello stato e della polizia, le forze della
repressione di sono scatenate. Più di 1000 arresti, si tratta della più grande
operazione di polizia di tutta la storia del Canada.

- Lo lotta prosegue e la difesa si organizza.
PCR

l'appello per la manifestazione del 1 luglio a montreal



La CLAC 2010 alla quale partecipa il PCR terrà una manifestazione giovedì 1° luglio
2010 a mezzogiorno a Carré Philips all’angolo della Rue Sainte –Catherine et
Union, à Montreal.

Le Drapeau rouge-express

Appello per una manifestazione di solidarietà giovedì 1° luglio alle 12 al
Carré Philips

Montréal, 28 giugno 2010 – La CLAC 2010 denuncia la repressione poliziesca di
una ampiezza senza precedenti verificatasi in Canada, a Toronto, dall’inizio
del vertice del G20. Alla violenza poliziesca si aggiunge l’annuncio di una
serie di misure di austerità economica (riduzione del deficit, aumento delle
tasse, tagli ai servizi sociali), che costituiscono altrettante violenze
economiche dirette contro le popolazioni. Le lavoratrici e i lavoratori sono
chiamati a pagare il conto dell’ultima crisi finanziaria, mentre le banche e i
settori finanziari che ne sono i responsabili e che hanno beneficiato di 20.000
miliardi di dollari in piani di rilancio non si vedono imporre alcun nuovo
regolamento.

“I 900 arresti arbitrari e politici a Toronto non si erano mai visti nella
storia del Canada, cioè circa tre volte più che in ottobre 1970. I poliziotti
hanno violato i diritti fondamentali, arrestato persone per ore senza accuse
formali, senza ricorrere ad un avvocato, senza cibo né acqua. I poliziotti si
sono mostrati colpevoli di effrazione senza mandato, … intimidazione e
molestie, sequestri, uso eccessivo della forza sui manifestanti e sui
giornalisti. Vediamo bene che lo stato di polizia e la violenza economica vanno
di pari passo.” Spiega Danie Royer, co-portavoce della CLAC 2010.

Ogni giorno, in tutto il mondo, muoiono persone per conseguenza diretta delle
politiche sociali ed economiche portate avanti dalle élite riunite in questa
istanza illegittima che è il G20. Le riduzioni di deficit fieramente annunciate
non faranno che peggiorare le condizioni di vita di milioni di persone. Stephen
Harper ha quindi ricordato che l’obbiettivo era quello di accontentare e
rassicurare i mercati finanziari. Niente sull’ambiente, briciole per la salute
delle donne, niente sicuramente sulle conseguenze sociali della crisi
economica, per cui le persone migranti sono le prime vittime. Tutto al fine di
consolidare il capitalismo, un sistema economico che privilegia una infima
minoranza a detrimento dell’immensa maggioranza.” Si indigna Mathieu Francoer,
co-portavoce della CLAC 2010.

Quello che abbiamo visto a Toronto aveva l’obbiettivo di fare tacere il
dissenso e criminalizzare i movimenti sociali. Sono tattiche ben conosciute per
dividere le popolazioni, rompere la resistenza e imporre le politiche
regressive. Abbiamo raggiunto una nuova tappa nell’intensificazione della
repressione poliziesca e nelle richieste che esigono le popolazioni.

Facciamo appello a tutti i movimenti sociali a mobilitarsi in solidarietà con
le vittime dell’apparato repressivo che non hanno fatto altro che esprimere il
loro disaccordo con le politiche autoritarie, securitarie, razziste e
antisociali.

La CLAC 2010 terràuna manifestazione giovedì 1° luglio a mezzogiorno al Carré
Philips, all’angolo delle vie Sainte-Catherine e Union, a Montreal.

La Convergence des luttes anticapitalistes de Montreal 2010 (CLAC 2010) è una
rete di gruppi e di individui che si sono riuniti per consolidare le loro lotte
rispettive su scala locale e mobilitare le loro comunità in vista dei vertici
del G8 e del G20.

pc quotidiano 29 giugno - Fiat mentre a Pomigliano si aspetta..a Termini

Ancora cassa integrazione per gli operai di Termini, dal 24 al 30 giugno; si ritorna il 1° luglio e si dovrebbe lavorare fino al 23 luglio quando inizierà un'altra settimana di cig.
Nel frattempo il presidente della Regione Lombardo sembra si dia da fare per dare buone notizie agli operai. Vedremo...
Riportiamo questo estratto dal blog di Lombardo che al ritorno da Roma attraverso un’intervista fa una sintesi della giornata di incontri su alcune questioni della Sicilia:
“… Poi è stata la volta di Sviluppo Italia che ora si chiama Invitalia con cui abbiamo esaminato le proposte per Termini Imerese: qua devo dire che abbiamo messo in campo quelle che sono le risorse che avevamo già destinato alla Fiat e che alla Fiat non sono servite perché ha fatto una scelta precisa. E che possono servire perché altra industria automobilistica si insedi a Termini Imerese.
Si tratta di imprenditori o meglio di un imprenditore in particolare che ha le idee chiare e che vuole anche investire il proprio denaro e che chiede una mano alla Regione e al governo, abbiamo convenuto che la parte pubblica può essere sostenuta sia da noi che dal governo centrale, in maniera tale che ben prima della scadenza della fine dell’anno prossimo come dire questa azienda si insedi laddove c’è la Fiat.
Questa azienda peraltro di positivo ha che si impegna ad assumere tutto il personale che attualmente lavora alla Fiat. Questa credo che sia una buona notizia; lavoriamo, attorno a martedì mercoledì prossimo mi auguro che assieme all’assessore Venturi si possa realizzare un incontro credo anche conclusivo perché no a Roma con il governo e con Invitalia.”

pc quotidiano 29 giugno -processo Eternit "non voglio vendetta, è un sentimento che...

PROCESSO ETERNIT: UDIENZA DEL 28 GIUGNO

L'udienza odierna, che inizia alle ore 9:15, prevede l'audizione di due
testimoni delle parti civili e quella dell'ultimo teste del pm: il signor
Marco Patrucco (in sostituzione del signor Lessio, ricoverato in ospedale in
condizioni molto gravi e non trasportabile), la signora Romana Blasotti
Pavesi (dal 1988 presidente dell'Afeva), ed il signor Bontempelli (il
responsabile del Sil, il Servizio di igiene e sicurezza sul lavoro
dell'Eternit).
I primi due riprendono tutti gli argomenti apportati dai precedenti
testimoni, aggiungendo ulteriori particolari personali che rendono sempre
meglio il carattere genocida, sia per gli operai sia per la popolazione,
delle lavorazioni che si svolgevano con il cemento-amianto.
Particolarmente toccante è la testimonianza della Blasotti Pavesi, che
racconta la storia della sua famiglia, all'interno della quale ci sono state
ben cinque morti per mesotelioma: il marito Mario, l'unico che aveva
lavorato in fabbrica, deceduto nel maggio 1983; la sorella, scomparsa nel
1990; il figlio della sorella, defunto nel 2003; la cugina, morta nel 2003
al paese di origine - precedentemente in provincia di Gorizia, ora in
territorio sloveno; infine la figlia, deceduta nel 2004 dopo 47 giorni di
ossigenazione forzata a seguito di tutte le complicazioni a cui porta il
mesotelioma.
Significativa appare la risposta che la teste dà ad una domanda
dell'avvocato Maria Grazia Napoli: alla richiesta di riferire cosa vorrebbe
dire agli imputati, risponde che "non voglio vendetta, è un sentimento che
non mi appartiene; semplicemente vorrei che i colpevoli di questa situazione
avessero la possibilità di seguire un malato di mesotelioma dall'inizio alla
fine".
Per quanto concerne la lunga audizione (circa te ore e mezza) del
Bontempelli, essa è puntellata da frequenti "non so, non ricordo"; quando
invece è in grado di rispondere, con altrettanta frequenza contraddice
quanto affermato da chi è stato ascoltato in precedenza.
In realtà un interessante contributo da lui apportato al procedimento c'è:
già nel 1978 egli era a conoscenza dei rischi legati all'uso dell'amianto,
perché gli fu detto - dal dottor Robok - che questa lavorazione portava i
lavoratori al rischio di contrarre l'asbestosi ed alcuni tipi di tumore;
sempre a proposito della presunta tutela della salute degli operai -
attraverso la misurazione della concentrazione delle fibre ed il
campionamento dei lavoratori - asserisce a più riprese di aver effettuato le
misurazioni, ma da nessuna parte esistono evidenze di questo fatto.
Si evidenzia sempre di più la volontà genocida dell'Eternit: nonostante
almeno già dal 1978 i dirigenti italiani fossero a conoscenza dei danni alla
salute causati dall'amianto, nessuno dei vertici dell'azienda si è mai
preoccupato di avvertire i dipendenti;in sostanza si rivelano esatte le
parole di Patrucco - ex membro del Consiglio di fabbrica licenziato nel
novembre del 1976 per rappresaglia, per aver protestato contro
l'insopportabilità delle condizioni ambientali del posto di lavoro - che,
durante la sua deposizione, ha affermato che "all'azienda non gliene fregava
nulla se morivano uno, dieci, cento operai a causa delle condizioni di
lavoro, l'importante era che la produzione continuasse".
Nella prossima udienza, in programma lunedì 5 luglio, verranno ascoltati -
con l'aiuto di un interprete - Thomas Schmidheiny e Niederholzer.

Torino, 28 giugno 2010
Stefano Ghio - Rete sicurezza Torino

pc quotidiano 29 giugno - Mara Carfagna morirà di non lavoro?

I lavoratori in Italia dovrebbero essere la colonna portante dell’economia,
senza di loro non ci sarebbe produzione. Invece sono i primi che le aziende
mandano a casa, mentre i manager con stipendi da capogiro rimangono ai loro
posti fino alla fine. Si potrebbe citare un’impresa per tutte: la Fiat. La
Fiat è stata considerata l’azienda di stato per antonomasia. In periodi di
crisi ha sempre ricorso agli aiuti pubblici con il paravento dei posti di
lavoro… mentre i manager di Fiat hanno buone uscite e bonus da milioni di
euro. Un esempio Cesare Romiti, mandato a casa nel 1998 con 105 miliardi di
lire (365 anni di lavoro per un comune mortale) mentre il fatturato Fiat era
di 708 miliardi di lire. Non ricordo sindacati incatenati per la vergogna.
Dopo 12 anni Fiat rischia l’ennesima chiusura, la produzione non c’è, i
lavoratori costano troppo (già proprio i lavoratori) e loro sono saliti sul
tetto perché sembrerebbe l’unico modo per farsi notare e sperare in una
soluzione. A rischio sono gli over 40. Sono i nuovi disoccupati che si
aggiungono agli over 25. Aver superato i 40 significa non essere appetibile
per le imprese perché non hanno sgravi e preferiscono fare contratti di
apprendistato a giovani dai 18 ai 29 anni e tenere solo il personale
indispensabile. Gli over 40 sbattuti fuori oppure costretti a lasciare il
posto di lavoro dopo numerose vessazioni. E così accade un fenomeno senza
distinzioni territoriali di cui se ne parla poco:

20 giugno 2010: Pordenone un marocchino integrato di 55 anni perde il lavoro
e si suicida

6 giugno 2010: Uomo di 42 anni residente in un paese di Genova, perde il
posto di lavoro, ha cercato di suicidarsi sparandosi alla tempia.

14 maggio 2010: Mariarca Terracciano, infermiera napoletana di 45 anni in
forza all’ospedale San Paolo, è morta dopo tre giorni di coma. Si era tolta
150 millilitri al giorno per quattro giorni, per protesta contro il mancato
pagamento degli stipendi nella Asl Napoli 1.

5 maggio 2010 Bologna. Tre autisti dell'Atc, l'azienda dei trasporti
pubblici bolognesi, si sono uccisi impiccandosi negli ultimi 40 giorni.

20 aprile 2010: Imperia, perde il lavoro e tenta il suicidio

17 aprile 2010: Mario Farisano, 44 anni, si è impiccato in garage con la
corda per saltare della figlia. Era in cassa integrazione.

2 aprile 2010: Da settimane era afflitto da problemi economici riguardanti
la sua attività di imprenditore edile. E giovedì mattina Giancarlo C., 54
anni, si è tolto la vita, impiccandosi nel magazzino proprio davanti alla
sua abitazione, a Ladispoli.

29 marzo 2010: Genova geometra di 54 anni si uccide dopo aver perso il
lavoro

29 marzo 2010: Cinecittà. Un uomo di 60 anni, di nome G.R., perde il lavoro
e si è suicidato gettandosi dal sesto piano della palazzina dove abitava.

16 marzo 2010: Campania due suicidi. Nel Salernitano C.P., 47 anni, si spara
un colpo di pistola alla testa. Era il responsabile sicurezza di un market
di Nocera. Pare che l'uomo fosse stato licenziato dall'azienda. Viveva un
periodo di depressione dovuto alla perdita del posto di lavoro. Salvatore
Vivenzo, 59 anni, trovato morto in casa, in via Torricelli a Pianura. Non è
si è trattato di omicidio come in un primo momento era emerso dalle ipotesi
investigative ma di suicidio. Il gesto dell’uomo sarebbe stato legato alla
sua precarietà lavorativa.

13 marzo 2010: Siracusa, perde lavoro e minaccia il suicidio

2 marzo 2010: Un magazziniere pordenonese di 46 anni, padre di tre figlie,
si è suicidato dopo aver appreso di aver perso il lavoro una decina di
giorni fa. Secondo il quotidiano il Messaggero Veneto, che ha riportato la
notizia nell'edizione di Pordenone, l'uomo era dipendente di un mobilificio
del pordenonese. L'azienda gli aveva comunicato che il 22 aprile, data di
scadenza del suo contratto, il posto di lavoro non sarebbe stato
riconfermato.

17 febbraio 2010: Un giovane di 28 anni, E.V., è stato trovato impiccato
questa mattina all'interno di un magazzino a Vinovo (Torino). La motivazione
del gesto potrebbe essere legata al rischio di perdere il posto di lavoro,
considerata la situazione critica in cui versava l'azienda in cui lavorava.
Nei giorni scorsi, infatti, la ditta aveva inoltrato domanda di messa in
mobilità dei nove dipendenti garantendo la cassa integrazione per 4 mesi.

30 gennaio 2010: un operaio bergamasco di 35 anni a Brembate (Bergamo) ha
cercato di togliersi la vita cospargendosi di benzina e dandosi fuoco. A
spingere l'uomo a compiere il drammatico gesto sarebbe stata la depressione
causata dalla perdita del lavoro. L'operaio era impiegato in una ditta di
Zingonia (Bergamo) che è fallita due mesi prima.

2 9 gennaio 2010 Sfratto esecutivo, disoccupato si uccide Un uomo di 55
anni, tagliatore in un' azienda calzaturiera di Civitanova(MC), rimasto
disoccupato, si è ucciso lanciandosi da una finestra, tre ore prima che
l'ufficiale giudiziario gli notifi-casse lo sfratto esecutivo.

10 gennaio 2010: Lo hanno trovato i familiari ieri mattina quando, verso le
7, sono andati in negozio. Alberto Ottino era lì, nel supermercato A&O di
Castelmassa che con passione gestiva, insieme al fratello, da qualche anno.
Si era impiccato con dei fili elettrici. Aveva problemi economici, gli
affari, ormai da tempo, non andavano bene. Una preoccupazione crescente che,
alla fine, dopo molti tentativi di raddrizzare le sorti dell’esercizio
commerciale, lo ha spinto ad arrendersi.

19 novembre 2009: laureato in matematica e fisica ma da anni precario e con
un'occupazione da muratore, si è tolto la vita perchè la ditta edile nella
quale lavorava si è vista costretta a ridurre il personale. Si è sparato un
colpo al petto un quarantanovenne residente a Sora.

8 novembre 2009: David Pietrolini. Si è impiccato dopo aver scritto un
biglietto ai familiari. Era laureato in psicologia da quattro anni e non
riusciva a trovare un'occupazione. Di recente aveva messo in vendita la
casa. Il dramma scoperto da un amico che ha fatto irruzione
nell'appartamento

14 ottobre 2009: aveva perso il lavoro, nel dicembre scorso. Faceva il
ragioniere in una ditta di Francavilla ed era stato licenziato, a 52 anni.
Si è procurato una pistola, l’arma che non aveva mai detenuto, e ha premuto
il grilletto.

1 settembre 2009: Reggio Emilia perde il lavoro e stermina la famiglia

8 agosto 2009: ha ucciso la moglie e i figli mentre dormivano e poi si è
suicidato: l' ennesima strage familiare è avvenuta la notte di giovedì in
una villetta di Gornate Olona, in provincia di Varese. Il folle gesto
potrebbe essere stato causato da una crisi matrimoniale o dalla perdita del
lavoro: la coppia stava attraversando una fase personale difficile e, in
più, l' uomo si era dimesso pochi giorni fa dal lavoro che aveva da anni
nell' officina gestita dal suocero.

24 luglio 2009: Un lavoratore di 32 anni, L.D., si è suicidato ieri sera in
provincia di Bologna: aveva problemi con la moglie e, pochi giorni fa, aveva
ricevuto una lettera di licenziamento dall'azienda in cui lavorava, la
Chloride di Castel Guelfo, nel bolognese.

02 luglio 2009 Siena - Si lancia nel vuoto dal terzo piano - Operaio
cassaintegrato muore suicida.

22 giugno 2009: Lascia moglie e due figli piccoli, Fabrizio Rossi, un 39enne
di Fano che ieri ha deciso di togliersi la vita nel garage di casa
sparandosi un colpo di fucile al petto. Alla base del tragico gesto sembra
esserci la recente perdita del posto di lavoro.

17 giugno 2009 MILANO - Insegnante senza lavoro si uccide in casa, 31 anni.
Per vivere affittava l’appartamento trasferendosi in cantina. Dove è stato
trovato morto, un cappio intorno al collo, una sedia poco lontano.

9 giugno 2009: Dopo aver perso il lavoro e la casa, un 63enne si è suicidato
gettandosi dal balcone del suo appartamento a Milano

23 maggio 2009 Treviso - Ingegnere suicida in Veneto - Ossessionato dal
dover licenziare - si getta contro un convoglio ferroviario in viaggio verso
Venezia.

22 maggio 2009: Roma, suicida operaio: la Ericsson lo vuole licenziare, lui
si getta dal tetto della fabbrica.

21 maggio 2009 Fontanelle - Si è ucciso impiccandosi un piccolo imprenditore
di 58 anni, Valter Ongaro, titolare di un’azienda di verniciatura in forte
difficoltà finanziaria a causa della crisi.

20 maggio 2009: Napoli. suicida dipendente Equitalia. Si lancia dalla
finestra davanti la Questura

16 maggio 2009: Bologna, un imprenditore di 49 anni da anni alla prese con
problemi legali ed economici, tenta il suicidio, ingerendo una dose di
barbiturici in auto

7 aprile 2009: due anni fa aveva perso il lavoro di guardia giurata, negli
ultimi tempi lavorava saltuariamente e alla fine, vinto probabilmente dalla
paura di non poter provvedere in maniera adeguata ai suoi cari, ha deciso di
togliersi la vita. Mariano Pariante, 55 anni, si è impiccato all'interno di
un deposito dell’ex stabilimento Rhodiatoce di Casoria, in cui lavorava
saltuariamente come custode

20 marzo 2009: un geometra originario di Sanremo e residente a Genova di 54
anni, le cui iniziali sono G.R., dopo avere perso il lavoro si è inoltrato
in un bosco della Valbisagno, nell’immediato entroterra di Genova, e si è
tolto la vita.

25 marzo 2009: Roma un uomo si dà fuoco al Campidoglio, licenziato da una
cooperativa, gli avevano comunicato che non avrebbe avuto alcuna indennità
di disoccupazione.

18 marzo 2009: dieci mesi fa aveva perso il lavoro e da allora le difficoltà
economiche non lo avevano più abbandonato. Così un 52enne ha deciso di farla
finita, impiccandosi a un albero di un suo piccolo podere a Gravina in
Puglia (Bari). L'uomo, negli ultimi tempi, aveva cercato di tirare avanti
facendo il muratore, ma guadagnava troppo poco per mantenere la moglie e i
tre figli

15 gennaio 09 Parma - Un uomo di 47 anni ha tentato di togliersi la vita
dopo essere stato licenziato dall'azienda in cui lavorava fin da ragazzo. Le
forze dell'ordine lo hanno ritrovato, è in gravi condizioni.

2 gennaio 09 Pistoia - Disoccupato, chiama i carabinieri e si uccide, 3
figli, dopo che l'Enel aveva interrotto la fornitura di energia elettrica, e
la morte della madre che lo aiutava economicamente.

Un elenco trovato grazie all’aiuto di internet e non di certo dei
tradizionali mass media. Il governo è a conoscenza della crisi sociale e
lavorativa in cui versano gli italiani? Un uomo può arrivare a togliersi la
vita perché non trova ciò che è sancito dalla Costituzione italiana come un
diritto? La classe dirigente è colpevole se non interviene sul lavoro, sulla
possibilità di reintegrare chi lo perde. In Italia nessun cittadino sentiva
come esigenza primaria il bavaglio alle intercettazioni.

pc quotidiano 29 giugno - oggi manifestazione a Viareggio a un anno dalla strage

la rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro fa appello a
rilanciare il movimento di lotta a partire dalla manifestazione di viareggio
del 29 giugno

una nuova assemblea nazionale della rete si terrà a settembre

bastamortesullavoro@gmail.com





Tutti a Viareggio il 29 giugno

Giustizia per le 32 vittime. In galera i vertici delle ferrovie!

La Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro partecipa con una delegazione
alla manifestazione del 29

giugno a Viareggio in solidarietà ai famigliari delle vittime, ad un anno
dalla strage del treno della

morte e unisce la sua voce a quella di tutti coloro che rivendicano
sicurezza, verità e giustizia per quelle

morti di quella tremenda notte. Ancora morti che si sarebbero potute
evitare, causate dalla scellerata

politica di tagli al personale e alla manutenzione, portata avanti dai
vertici delle di Rfi (Rete ferroviaria

italiana), dall'AD Moretti all'ex presidente Cipolletta, che hanno fatto
crescere l'insicurezza dei treni, delle ferrovie, dei lavoratori, dei
passeggeri, come è stato denunciato dal delegato macchinista Dante De
Angelis, prima licenziato per rappresaglia dallo stesso Moretti e poi
reintegrato al lavoro da una sentenza di un giudice.

24 morti sul lavoro in ferrovia in questi anni, 21 per le porte killer, 32
cittadini uccisi nel sonno e un

disastro ambientale a Viareggio: eppure Moretti ha avuto la faccia tosta di
affermare che "le nostre

sono le ferrovie più sicure d'Europa" e che la strage di Viareggio è stata
"uno spiacevole incidente"?

Queste frasi dimostrano il più totale disprezzo per le vittime di chi pensa
di uscirne impunito dal

processo, coperto da questo governo che, addirittura, lo ha nominato
Cavaliere del lavoro, il 2 giugno

scorso.

Viareggio dimostra ancora una volta che solo la mobilitazione unitaria dal
basso di lavoratori,

associazioni, cittadini con manifestazioni, assemblee, presidi, blocchi dei
treni, raccolta firme, può

mantenere alta l'attenzione sulla sicurezza, assediando le istituzioni e chi
è responsabile dei controlli e

della prevenzione e portare avanti le denunce contro i padroni assassini.

Facciamo appello a tutti coloro che si battono per la sicurezza e la salute
nei luoghi di lavoro e nelle città ad unirsi alla Rete per la sicurezza sul
lavoro per rendere ancora più forte la battaglia per la verità e

giustizia delle vittime di Viareggio e per una società dove la vita degli
esseri umani conta più del profitto padronale!





Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro

bastamortesullavoro@gmail.com





Viareggio: 29 giugno '09 ore 23.48 niente sarà più come prima .



Martedì 29 giugno ore 20-24: manifestazione

per non dimenticare quanto avvenuto e far sì che non si ripeta mai più !



Inizio alle ore 20.00 allo Stadio dei Pini (zona Darsena). Il corteo si
formerà alle ore 21.15 per concludersi alle ore 23.30 in via Ponchielli
(luogo della strage) ed attendere le ore 23.48, ora del deragliamento e
della foratura della cisterna del Gpl e di lì a 3-4 minuti la distruzione
della zona: 32 vittime, feriti gravi e gravissimi, sopravvissuti, abitazioni
distrutte .



Ore 20.00-21.15 interventi: poesia letta da una bambina della scuola di Luca
e Lorenzo Piagentini, religioni ortodossa, musulmana e cattolica, Comitati
dei familiari Moby Prince, Casa dello studente dell'Aquila, scuola di S.

Giuliano, aereoporto di Linate, Sindaco di Viareggio, Comitati di Viareggio
(Associazione "Il mondo che vorrei", Abitanti di via Ponchielli, Avif).

Ore 21.15 manifestazione-corteo

Ore 23.30 arrivo in via Ponchielli



Vi aspettiamo numerosi/e martedì 29 giugno 2010 alle ore 20.00 allo Stadio
dei Pini a Viareggio



Alle ore 17.30 in via Petrarca 22, nella sala parrocchiale di fronte allo
Stadio dei Pini, Incontro-accoglienza con i familiari dei Comitati ospiti.
L'invito è aperto a tutti/e.



Assemblea 29 giugno Associazione "Il mondo che vorrei" onlus

lunedì 28 giugno 2010

proletari comunisti speciale Fiat 3

questo terzo speciale di proletari comunisti per la Fiat contiene 6 articoli
numerati nell'ordine
esce oggi anche in versione stampata scaricabile online

è in preparazione uno speciale fiat della rivista marxista-leninista-maoista La Nuova Bandiera, che analizzerà la condizione operaia e l'organizzazione del lavoro
e esaminerà le posizioni del sindacalismo di base e dei gruppi comunisti nella vicenda

pc quotidiano 28 giugno -speciale Fiat 3 - 1 il partito della trattativa

IL PARTITO DELLA TRATTATIVA

Il padrone aveva sequestrato gli operai, gli operai si sono appropriati del voto e hanno detto NO al padrone. Gli operai del No sono trattati, lasciando stare le armi per ora, come le nuove Brigate Rosse, gli irriducibili, gli antisistema, ma anche gli “sfaticati”, quelli che non si prendono cura di sua santità: il lavoro sfruttato e il Dio profitto.
Marchionne dopo l'accordo insiste: nessuna trattativa, nuova trattativa, il “partito della fermezza”.
E' l'ora, quindi, del “partito della trattativa” per salvare capra e cavoli. E' il partito di Bersani e Cgil, i socialisti di oggi, dato che Sacconi è ormai socialfascista – distinzione che fa notare anche la Camusso nella sua intervista al Corriere della Sera: “io sono quella di prima (quella dei tempi di Carxi – ndr) e lui che è cambiato”.
Bersani dice: “La Fiat confermi tutto, poi rimuoviamo alcune preoccupazione a proposito dell'accordo e della sua applicazione... non parliamo neanche di trattativa, parliamo di dialogo, verifica... si ricerchi da qui alle prossime settimane una soluzione che agevoli il cammino di un investimento che va confermato. Il governo abbandoni schemi ideologici e dia un contributo vero, sostanziale al problema”. E' una giusta preoccupazione – diciamo noi – quella di Bersani, perchè se effettivamente Marchionne e Sacconi, e quest'ultimo da sempre, si mettono ad ostentare la loro ideologia fatta di attacco alla Costituzione, di 'nuova epoca', il rischio è che altre ideologie, quelle della classe operaia, riappaiano, prima nella sostanza dei comportamenti: il voto No, e della dignità di non accettare schiavismo, la cancellazione dei diritti e il diritto di sciopero; e poi in qualcosa di più sostanzioso e di più strategico: la coscienza di classe e l'organizzazione di classe, la lotta di classe.
Ma il gioco di Bersani, e diremmo anche di Epifani, appare abbastanza scoperto agli occhi degli operai e questo “partito della trattativa” appare un po' spuntato, sia dal lato del padrone che dal lato degli operai.

Insomma, bisogna portare allo scoperto il vero “partito della trattativa”, quello che effettivamente potrebbe contare per dare al padrone il risultato che il 'muso duro' finora non gli ha dato. Il “partito della trattativa” è la Fiom di Landini.
E questi è effettivamente ciò che Marchionne e Sacconi vorrebbero avere a loro disposizione, convinti come sono che dato l'attuale stato dell'organizzazione operaia e dell'autonomia operaia se si riesce a trattare con la Fiom, forse il risultato si porta a casa.
Qui, però, a nostro giudizio, è il padrone che fa il sordo, non la Fiom di Landini che non parla.
Mentre infuria la bufera del pre referendum, la Fiom emette un comunicato del Comitato Centrale che dice che è ben intenzionata a “mettere in campo tutte le iniziative utili a realizzare la difesa, l'innovazione e lo sviluppo delle produzioni automobilistiche in Italia e dell'occupazione”. Obiettivo sicuramente condiviso e sostenuto dal piano Fiat.
“L'applicazione del contratto nazionale di lavoro – continua il comunicato – permette alla Fiat la definizione di un regime orario articolato anche su 18 turni, previo esame congiunto con l'Rsu e l'utilizzo di 40 ore pro capite di straordinario comandato”.
Poi il CC della Fiom aggiunge e chiarisce alla vigilia del voto: “La Fiom ha dato la disponibilità a trattare e discutere sulle pesanti condizioni di lavoro chieste dalla Fiat... consiglio ai lavoratori la partecipazione al referendum”, e chiunque è stato nelle ore calde a Pomigliano ha visto che la Fiom non ha fatto la campagna per il No”. Il No, infatti, ha sorpreso anche la Fiom. E il giorno dopo il referendum la Fiom non può che abbozzare al risultato, e cerca di riproporsi come leale partito della trattativa alla luce di una condizione, però, di maggior forza, espressa dagli operai.
La conferenza stampa di Landini del giorno dopo risponde precisamente a questa esigenza: “... in questo senso credo che sia necessario che la Fiat, se ha a cuore lo sviluppo del nostro paese, rifletta con attenzione soprattutto sul fatto che per far funzionare le fabbriche è necessario avere il consenso attivo di tutte le lavoratrici e i lavoratori”. Ma quando mai?! Questo consenso attivo non c'è in nessuna fabbrica dove gli operai sono sfruttati e costantemente dissentano, ma naturalmente fronteggiano un consenso forzoso e passivo imposto dai rapporti di forza e dalla debolezza, o in certi casi assenza, dell'organizzazione sindacale di classe.
La fabbrica di Landini è la fabbrica neo corporativa, nel cui orizzonte egli si muove. Qui non è del consenso attivo dei lavoratori che Landini parla, ma del consenso della sua organizzazione sindacale nell'essere parte significativa nell'organizzazione del consenso al padrone.:
“Noi diciamo in modo molto esplicito che siamo pronti ad assumerci tutte le nostre responsabilità... e ad affrontare il problema dell'utilizzo degli impianti, della flessibilità e della produttività... ciò che ci interessa oggi dire con chiarezza è che si riapre il negoziato, ci sia questa assunzione di responsabilità. Perchè, insisto, il consenso dei lavoratori per far funzionare non solo Pomigliano ma le fabbriche del gruppo Fiat in Italia è un nodo decisivo e noi siamo assolutamente disponibili a fare in modo che questo sia realizzabile... quando dico riaprire il negoziato intendo dire con chiarezza che è possibile arrivare ai 18 turni, è possibile avere le 40 ore di straordinario previste dal contratto, è possibile utilizzare l'orario plurisettimanale, e ci sono tutte le condizioni perchè Pomigliano faccia le macchine che deve fare e sia in grado di avere la produttività e l'efficienza che merita”. E, insiste ancora: “noi siamo pronti ad assumerci tutte le responsabilità per affermare e realizzare questa cosa”.
Sull'assenteismo, Landini dice che “si ragiona su dati vecchi, che oggi l'età media dei lavoratori di Pomigliano è di 30 anni e stiamo parlando di una realtà completamente diversa che può essere affrontata con caratteristiche nuove e un'altra logica”; che sulle assenze in caso di elezioni, “siamo pronti a discutere di questo, ma non è un problema che si può risolvere con il sindacato ma richiede che se ne parli anche con le forze politiche”; che “il consenso al comando non è un consenso attivo e partecipato e questo si può ottenere perchè serve anche alla Fiat per introdurre nuove modalità di organizzazione del lavoro ma anche per far funzionare meglio l'azienda”.
Tutto il tono della conferenza stampa di Landini è, come si vede, di offrire la piena disponibilità della Fiom a realizzare le richieste aziendali e a evitare che problemi non gestibili possano effettivamente mantenere alta una conflittualità in fabbrica.
Nella conferenza stampa viene sollevato anche il problema se la Fiom è disponibile, nel caso venga richiamata al Tavolo, a mettere in discussione anche tutti gli altri oggetti di contesa tra Confindustria e sindacato, vedi il Contratto dei metalmeccanici non firmato. E qui è fondamentale la risposta di Landini. Egli dice: “prima mi stavo riferendo alla parte del contratto sull'orario e sostenevo che può essere applicata, riconosciuta, condivisa da tutti ed è una parte che permette senza derogare alle leggi di rendere produttivo al massimo Pomigliano e di far uscire da quella fabbrica le 280 mila vetture”. Per essere chiari, questo significa che la Fiom accetta il CCNL dei metalmeccanici per quanto riguarda Pomigliano, contratto nazionale che finora non ha firmato ma che ora chiede che venga applicato.

E' evidente, quindi, che è la Fiom la via d'uscita all'empasse dell'opposizione operaia e che questo non vuole assolutamente dire difesa delle ragioni e dei contenuti di questa opposizione espressasi con il No.