"Per rafforzare l'identita' comune europea serve costruire un'Europa della Difesa, ovvero un esercito europeo". Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in un'intervista a Le Figaro alla vigilia del vertice italo-francese.
La creazione di una brigada alpina franco-italiana, che verra' annunciata al vertice, si inquadra in quest'ottica e, ha detto il ministro, 'costitura' un primo passo'. .
Un primo passo verso cosa?
Naturalmente sotto le spoglie di "identità europea" si nasconde la volontà delle borghesie imperialiste europee (in questo caso di quella francese e italiana) di rafforzare i loro interessi comuni geopolitici ed economici a discapito della potenza imperialista americana.
Infatti continua Frattini: "Se l'Europa vuole diventare credibile nella lotta contro il terrorismo, nella stabilizzazione delle zone di crisi e nella sicurezza nucleare, deve "produrre" la propria sicurezza e non affidarsi solo a quella degli Stati Uniti".
Nell'attuale assetto mondiale multipolare le potenze imperialiste europee, americane ed il Giappone cercano di allargare la propria influenza e penetrare in nuovi mercati in maniera antagonista tra loro.
L'ultimo vertice franco-italiano mette in rilievo la volontà comune di Francia e Italia (con il proposito di coinvolgere anche Spagna e Germania) di costruire quell'embrione di esercito europeo che possa permettere in futuro all'Europa imperialista di intraprendere proprie guerre di aggressione senza dipendere dalla potenza militare americana, non a caso durante il vertice si è parlato di "salto di qualità nelle relazioni UE-Nato".
Ad ulteriore chiarimento sopraggiungono le dichiarazioni del Ministro della Difesa La Russa circa la creazione della "brigata alpina italo-francese" operativa dal 2013 con uno stato maggiore integrato e capace di pianificare e condurre operazioni congiunte in territori di montagna composta da 3000 uomini per parte provenienti dalla 27esima Brigata di Montagna di Varces e della Brigata Alpina Taurinense di Torino per un totale di 6000 uomini.
Anche qui dietro la retorica circa la maggiore integrazione europea rappresentata dalla creazione di questa brigata, il ministro scopre le carte dichiarando:"Il suo primo, serissimo, banco di prova potrebbe essere l'Afghanistan"...
Ma c'è anche un impegno per la «realizzazione di un sistema comune di poligoni di addestramento tra la Corsica e la Sardegna» due territori che il capitalismo francese e italiano storicamente hanno relegato alla miseria ma che utilizzano per fini militari.
Questo vertice è un ulteriore prova di quanto siano errate le "teorie dell'impero" a guida americana mettendo altresì in luce gli interessi comuni dei singoli paesi europei in contrasto con gli Usa ma anche le divergenze tra paesi imperialisti europei stessi (dal vertice è emerso la differenza di posizione tra i due paesi circa l'integrazione della Turchia nella UE). Dimostra anche quanto sempre più "integrazione europea" significhi sfruttamento dei lavoratori europei e abbassamento delle condizioni generali di lavoro e di vita dei cittadini europei che va di pari passo alla militarazzizione delle città e alla politica militare aggressiva delle potenze imperialiste europee.
sabato 10 aprile 2010
E' FORSE UNA ROUTINE?
Chi non si ricorda di Stefano Cucchi, il giovane che è stato picchiato a morte in carcere?
E sicuramente oltre a ricordare il fatto chiunque si ricorderà delle falsità contraddittorie che smentivano la morte in carcere per continue percussioni: tra le tante è caduto dalle scale, era debilitato, picchiato da detenuti ecc.
L'8 aprile secondo il professor Paolo Arbarello e la sua equipe nominata dal pm Vincenzo Barba, Stefano è morto a causa di "negligenze mediche sulle terapie".
Anziché dire che è morto perchè massacrato in carcere ora si dice che è morto perchè non è stato curato bene.
E' un'assurdità vergognosa e una sporca manovra per distogliere l'attenzione dal fatto principale, ovvero Cucchi è morto perchè massacrato di botte in carcere.
Con la scusa che il giovane facesse uso di determinate sostanze stupefacenti si è giustificata la sua morte dicendo che il suo corpo era troppo debole.
Debole?
va bene!
ma allora giustificare la morte dicendo che era troppo debole significa forse che il trattamento riservato a Stefano Cucchi in carcere è un trattamento ordinario, di routine che va fatto a tutti i giovani e se sopravvivi sei forte oppure eri troppo debole?
E sicuramente oltre a ricordare il fatto chiunque si ricorderà delle falsità contraddittorie che smentivano la morte in carcere per continue percussioni: tra le tante è caduto dalle scale, era debilitato, picchiato da detenuti ecc.
L'8 aprile secondo il professor Paolo Arbarello e la sua equipe nominata dal pm Vincenzo Barba, Stefano è morto a causa di "negligenze mediche sulle terapie".
Anziché dire che è morto perchè massacrato in carcere ora si dice che è morto perchè non è stato curato bene.
E' un'assurdità vergognosa e una sporca manovra per distogliere l'attenzione dal fatto principale, ovvero Cucchi è morto perchè massacrato di botte in carcere.
Con la scusa che il giovane facesse uso di determinate sostanze stupefacenti si è giustificata la sua morte dicendo che il suo corpo era troppo debole.
Debole?
va bene!
ma allora giustificare la morte dicendo che era troppo debole significa forse che il trattamento riservato a Stefano Cucchi in carcere è un trattamento ordinario, di routine che va fatto a tutti i giovani e se sopravvivi sei forte oppure eri troppo debole?
sostenere proletari comunisti !
Il nostro blog migliora e si potenzia, va assumendo le caratteristiche del giornale politico, quotidiano, collettivo, che unisce denuncia puntuale, analisi sul campo,
prese di posizioni e lotte
Esso andrà ulteriormente potenziato per tutto il mese fino al 1° maggio, dopo questa data cambierà ancora per essere ancora più sul campo della battaglia politica, della lotta politica, dell'organizzazione politica non certo solo sul web, nel quale non siamo granchè specialisti
Useremo il blog come giornale politico vero, stampato, con e insieme a un foglio operaio unendo sostegno e critica alle lotte e alle avanguardie operaie e proletarie.
Apriremo il blog , ma anche il giornale stampato e la rivista La nuova Bandiera, all'unità dei comunisti autentici, per costruire insieme il Partito Comunista che ci serve, il partito comunista di tipo nuovo, che per noi non può che essere che marxista-leninista-maoista anzi per essere più chiari un/il Partito Comunista maoista costruito nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, in primis la classe operaia, gli operai delle fabbriche e al sud dei proletari
operai, precari, disoccupati.
Il 1° maggio 2010, saranno 10 anni che perseguiamo questa strada, siamo contenti della scelta e dell'impegno, ci abbiamo messo, sudore e volontà, quasi tutte le nostre energie in tutti i sensi, scienza non ancora molta, coscienza tanta, perfino troppa...
10 anni bastano per incubare il Partito ! E' ora di costruirlo insieme con tutti i comunisti e le avanguardie proletarie!
10 anni non bastano, non sono bastati per il grande salto per il nuovo inizio, ma abbiamo accumulato esperienze e sconfitte ideologiche, politiche, organizzative sufficienti, per ripartire da un punto più avanzato.
Ma il nostro patrimonio ideologico, teorico, politico, sindacale, nei movimenti della gioventù e delle donne, per colpa essenzialmente nostra non è ancora conosciuto, non siamo riusciti a imporlo nella discussione, polemica e lotta.
Scriviamo poco - e spesso male, non nei contenuti, ma nella forma,- noi non veniamo dalle università, siamo dal primo all'ultimo militanti di base che si fanno un mazzo; ne siamo orgogliosi, ma non basta per costruire un partito rivoluzionario bisogna fare di più e meglio , in certi casi diversamente..
Ma a tutti i compagni diciamo provate a prenderci.. in considerazione, nel nostro materiale ci sono domande nuove e molte risposte nuove in tutti i campi della lotta di classe..una buona base di partenza.
Noi siamo fusi con la storia delle punte avanzate del marxismo-leninismo-maoismo dal lontano 1984 Perù,Nepal,India, nel Movimento Rivoluzionario internazionalista;abbiamo perseguito e lavorato per e in tutti i tentativi e processi di costruzione del partito comunista mlm nei paesi imperialisti;
ci siamo serviti del loro sviluppo, ci siamo messi al servizio del loro sviluppo, abbiamo contribuito, come i compagni del MRI e di questi Partiti ben sanno, contribuito nel bene - tanto - nel male- anche- alla loro conoscenza e al loro sviluppo, alle loro posizioni attuali.
Noi siamo tra i fondatori 1984 del Movimento Rivoluzionario Internazionalista e ora nella sua fase attuale di crisi-stagnazione siamo tra i promotori della sua ricostruzione per tappe in forme adeguate ai nostri tempi , al nuovo secolo.
Il 1 maggio esce una nuova rivista internazionale MAOIST ROAD in tre lingue allo scopo e ora .. arrivano gli indiani del PCIm e ci sarà da divertirsi.
Quanta differenza nelle parole, negli scritti- ancora pochi- e nei fatti tanti con gruppi di parassiti politici che ci sono nel movimento mlm e ml in generale !
Ora a 10 anni dal 1 maggio 2000 siamo più determinati che mai a dare il nostro contributo migliore, ma non possiamo farlo da soli, possiamo e dobbiamo farlo insieme !
proletari comunisti- PCm-Italia
ro.red@libero.it
10-4-2010
prese di posizioni e lotte
Esso andrà ulteriormente potenziato per tutto il mese fino al 1° maggio, dopo questa data cambierà ancora per essere ancora più sul campo della battaglia politica, della lotta politica, dell'organizzazione politica non certo solo sul web, nel quale non siamo granchè specialisti
Useremo il blog come giornale politico vero, stampato, con e insieme a un foglio operaio unendo sostegno e critica alle lotte e alle avanguardie operaie e proletarie.
Apriremo il blog , ma anche il giornale stampato e la rivista La nuova Bandiera, all'unità dei comunisti autentici, per costruire insieme il Partito Comunista che ci serve, il partito comunista di tipo nuovo, che per noi non può che essere che marxista-leninista-maoista anzi per essere più chiari un/il Partito Comunista maoista costruito nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, in primis la classe operaia, gli operai delle fabbriche e al sud dei proletari
operai, precari, disoccupati.
Il 1° maggio 2010, saranno 10 anni che perseguiamo questa strada, siamo contenti della scelta e dell'impegno, ci abbiamo messo, sudore e volontà, quasi tutte le nostre energie in tutti i sensi, scienza non ancora molta, coscienza tanta, perfino troppa...
10 anni bastano per incubare il Partito ! E' ora di costruirlo insieme con tutti i comunisti e le avanguardie proletarie!
10 anni non bastano, non sono bastati per il grande salto per il nuovo inizio, ma abbiamo accumulato esperienze e sconfitte ideologiche, politiche, organizzative sufficienti, per ripartire da un punto più avanzato.
Ma il nostro patrimonio ideologico, teorico, politico, sindacale, nei movimenti della gioventù e delle donne, per colpa essenzialmente nostra non è ancora conosciuto, non siamo riusciti a imporlo nella discussione, polemica e lotta.
Scriviamo poco - e spesso male, non nei contenuti, ma nella forma,- noi non veniamo dalle università, siamo dal primo all'ultimo militanti di base che si fanno un mazzo; ne siamo orgogliosi, ma non basta per costruire un partito rivoluzionario bisogna fare di più e meglio , in certi casi diversamente..
Ma a tutti i compagni diciamo provate a prenderci.. in considerazione, nel nostro materiale ci sono domande nuove e molte risposte nuove in tutti i campi della lotta di classe..una buona base di partenza.
Noi siamo fusi con la storia delle punte avanzate del marxismo-leninismo-maoismo dal lontano 1984 Perù,Nepal,India, nel Movimento Rivoluzionario internazionalista;abbiamo perseguito e lavorato per e in tutti i tentativi e processi di costruzione del partito comunista mlm nei paesi imperialisti;
ci siamo serviti del loro sviluppo, ci siamo messi al servizio del loro sviluppo, abbiamo contribuito, come i compagni del MRI e di questi Partiti ben sanno, contribuito nel bene - tanto - nel male- anche- alla loro conoscenza e al loro sviluppo, alle loro posizioni attuali.
Noi siamo tra i fondatori 1984 del Movimento Rivoluzionario Internazionalista e ora nella sua fase attuale di crisi-stagnazione siamo tra i promotori della sua ricostruzione per tappe in forme adeguate ai nostri tempi , al nuovo secolo.
Il 1 maggio esce una nuova rivista internazionale MAOIST ROAD in tre lingue allo scopo e ora .. arrivano gli indiani del PCIm e ci sarà da divertirsi.
Quanta differenza nelle parole, negli scritti- ancora pochi- e nei fatti tanti con gruppi di parassiti politici che ci sono nel movimento mlm e ml in generale !
Ora a 10 anni dal 1 maggio 2000 siamo più determinati che mai a dare il nostro contributo migliore, ma non possiamo farlo da soli, possiamo e dobbiamo farlo insieme !
proletari comunisti- PCm-Italia
ro.red@libero.it
10-4-2010
venerdì 9 aprile 2010
La firma di Praga, un'altra operazione mediatica di maquillage per l' imperialismo USA
Usa e Russia hanno firmato a Praga un nuovo accordo per ridurre entro 10 anni
l'arsenale nucleare (lasciando in mano alle potenze imperialiste "solo" 1550 testate
nucleari ciascuno). Ancora una volta, quando gli imperialisti si accordano per i
popoli non c'è niente di buono. E il nuovo corso di Obama è solo propaganda che
punta, sebbene con differenze rispetto a Bush sul rapporto con gli alleati,
comunque e solo al rafforzamento di uno stato imperialista in crisi, quello USA,
attaccato dalla resistenza afghana e irakena e con le tensioni sociali alimentate
dalla crisi economica al proprio interno."Inizia una nuova era", "una pietra miliare nel cammino verso il disarmo"
(segretario ONU), "un atto di grande valore sostanziale e simbolico" (Frattini), ma
intanto non vengono smantellate le centinaia di bombe nucleari usa presenti in
Italia (si parla di 90 ordigni nucleari ad Aviano e a Ghedi), in Germania, Belgio,
Olanda e Turchia, mentre si prosegue nella ricerca per un nucleare di qualità. In un clima di reciproco rispetto le convergenze imperialistiche si sono manifestate
nell'inasprimento delle sanzioni all'Iran. E la Cina è pronta a sostenerle. Intanto questo campione del pacifismo mondiale, Obama, lancia la sua "dottrina"
minacciando, oltre Iran, anche Corea del nord, rafforzando il sostegno ad Israele,
continuando l'occupazione in Afghanistan ed in Irak, istallando lo "scudo stellare" di
difesa antimissile in Europa, proseguendo la politica della "extraordinary rendition"
portata avanti dalla Cia con gli arresti di centinaia di sospettati di terrorismo
consegnati ai rispettivi paesi dove il terrore di stato è pratica sistematica, come
Egitto, Marocco e Giordania (tutti filo-USA), condannando a morte l'imam al-Awlaki,
cittadino americano, senza nemmeno un processo.Il falso pacifismo di Obama e dei suoi sostenitori in ogni paese dev'essere smascherato tra le masse!
In tono minore la stampa borghese ha riportato un'altra notizia di un' altra
convergenza imperialista: dal vertice Italia-Francia nascerà una nuova brigata di
alpini per intervenire al più presto sotto le bandiere Nato ed europee. Ora, in una fase di disoccupazione di massa, di smantellamento dello stato sociale,
il governo Berlusconi continua a togliere fondi pubblici dalle spese sociali per
coprire le occupazioni militari e foraggiare le industrie di armi. Dopo il provvedimento d'urgenza dell'ottobre scorso, col voto a favore
dell'opposizione, per gli interventi di guerra (225 milioni di euro), va avanti
l'ampliamento del Dal Molin, quello del “quarto polo” dell’aeronautica di Cameri
(Novara), l'ampliamento di Camp Darby (tutti con l'avvallo dei vari sindaci di destra
e del PD), così come l'acquisto (e la produzione) da parte dell'Italia dei
cacciabombardieri JSF-F35, che ci costeranno oltre 14 miliardi di euro. E ora, con la
prossima finanziaria, ci saranno tagli ulteriori per finanziare la politica imperialista.Un motivo in più per unire tutta l'opposizione proletaria e popolare per la caduta di questo governo.
09/04/2010
prolcomra@gmail.com
l'arsenale nucleare (lasciando in mano alle potenze imperialiste "solo" 1550 testate
nucleari ciascuno). Ancora una volta, quando gli imperialisti si accordano per i
popoli non c'è niente di buono. E il nuovo corso di Obama è solo propaganda che
punta, sebbene con differenze rispetto a Bush sul rapporto con gli alleati,
comunque e solo al rafforzamento di uno stato imperialista in crisi, quello USA,
attaccato dalla resistenza afghana e irakena e con le tensioni sociali alimentate
dalla crisi economica al proprio interno."Inizia una nuova era", "una pietra miliare nel cammino verso il disarmo"
(segretario ONU), "un atto di grande valore sostanziale e simbolico" (Frattini), ma
intanto non vengono smantellate le centinaia di bombe nucleari usa presenti in
Italia (si parla di 90 ordigni nucleari ad Aviano e a Ghedi), in Germania, Belgio,
Olanda e Turchia, mentre si prosegue nella ricerca per un nucleare di qualità. In un clima di reciproco rispetto le convergenze imperialistiche si sono manifestate
nell'inasprimento delle sanzioni all'Iran. E la Cina è pronta a sostenerle. Intanto questo campione del pacifismo mondiale, Obama, lancia la sua "dottrina"
minacciando, oltre Iran, anche Corea del nord, rafforzando il sostegno ad Israele,
continuando l'occupazione in Afghanistan ed in Irak, istallando lo "scudo stellare" di
difesa antimissile in Europa, proseguendo la politica della "extraordinary rendition"
portata avanti dalla Cia con gli arresti di centinaia di sospettati di terrorismo
consegnati ai rispettivi paesi dove il terrore di stato è pratica sistematica, come
Egitto, Marocco e Giordania (tutti filo-USA), condannando a morte l'imam al-Awlaki,
cittadino americano, senza nemmeno un processo.Il falso pacifismo di Obama e dei suoi sostenitori in ogni paese dev'essere smascherato tra le masse!
In tono minore la stampa borghese ha riportato un'altra notizia di un' altra
convergenza imperialista: dal vertice Italia-Francia nascerà una nuova brigata di
alpini per intervenire al più presto sotto le bandiere Nato ed europee. Ora, in una fase di disoccupazione di massa, di smantellamento dello stato sociale,
il governo Berlusconi continua a togliere fondi pubblici dalle spese sociali per
coprire le occupazioni militari e foraggiare le industrie di armi. Dopo il provvedimento d'urgenza dell'ottobre scorso, col voto a favore
dell'opposizione, per gli interventi di guerra (225 milioni di euro), va avanti
l'ampliamento del Dal Molin, quello del “quarto polo” dell’aeronautica di Cameri
(Novara), l'ampliamento di Camp Darby (tutti con l'avvallo dei vari sindaci di destra
e del PD), così come l'acquisto (e la produzione) da parte dell'Italia dei
cacciabombardieri JSF-F35, che ci costeranno oltre 14 miliardi di euro. E ora, con la
prossima finanziaria, ci saranno tagli ulteriori per finanziare la politica imperialista.Un motivo in più per unire tutta l'opposizione proletaria e popolare per la caduta di questo governo.
09/04/2010
prolcomra@gmail.com
a sostegno della guerra popolare in India
Proletari comunisti sostiene la guerra popolare in India diretta dal PCI (maoista) e saluta il duro colpo portato ieri al regime di Manmohan Singh e alla sua genocida campagna “Green Hunt” con l’imboscata in cui sono caduti oltre 70 tra soldati, poliziotti e paramilitari.
È stata la più grande operazione guerrigliera dall’inizio della “Green Hunt”, che mette in scacco i piani del governo e segna un salto nell’operatività della guerra popolare.
Quella che sta scuotendo il regime di Delhi e diffondendo sempre più in quasi un terzo dei distretti del Paese-continente non è una semplice guerriglia di qualche migliaio di armati, espressione delle caste e realtà tribali delle più remote e arretrate dell’India, come ripetono i commentatori occidentali, ma una vera guerra di popolo che coinvolge e gode dell’appoggio di milioni di contadini poveri, donne, masse di “intoccabili”, che stanno combattendo per la loro liberazione e già oggi controllano vaste regioni attraverso una decina di stati della confederazione indiana.
Una guerra di popolo iniziata nelle regioni dove più profonde sono le radici della rivolta, scaturita dal seme di Naxalbari, e più acute sono le contraddizioni prodotte dal turbolento sviluppo di saccheggio di risorse, oppressione di casta e sfruttamento da parte del capitalismo nazionale dominato dall’imperialismo, ma che oggi sempre più sta conquistando masse di giovani, studenti e intellettuali democratici e rivoluzionari anche nelle città del paese e all'estero.
Una guerra di popolo che col suo avanzare sta mettendo seriamente in discussione i rapporti di forza nella regione sud-asiatica, crocevia geo-strategico degli assetti attuali dell’intero sistema imperialista mondiale.
Contro questa guerra popolare da mesi lo stato ha scatenato l’operazione detta “green hunt”, una vera e propria campagna di guerra contro il suo stesso popolo, di bassa risonanza sui media ma ampio impiego di truppe, polizia e milizie paramilitari, che in stile Sri Lanka punta portare terrore e genocidio nei villaggi, con incursioni, distruzioni indiscriminate, stupri e assassini di massa, eliminazioni selettive, arresti e sparizioni, tutto nell’illusione di annegare nel sangue la lotta di un popolo per la liberazione.
Ma la criminale azione del governo indiano ha subito trovato un ampio fronte di intellettuali e attivisti in ogni paese del mondo che l’hanno smascherata e si sono mobilitati per fermarla, tra queste l’eminente figura del movimento antiglobalizzazione mondiale, la scrittrice Arundhati Roy, un a lotta che noi proletari comunisti condivide e appoggia.
Andare oltre la denuncia dei crimini della controrivoluzione in India, serve oggi anche una campagna di appoggio e popolarizzazione della guerra popolare in india e delle sue lezioni, questa è la proposta che lo scorso gennaio partiti e organizzazioni maoisti presenti in Europa riunite in meeting a Parigi hanno lanciato.
Una campagna internazionale di dimensione europea, con iniziative in diversi paesi e decine di città in tutta Europa, il prossimo primo maggio, torneremo a lanciare un appello e un primo piano di iniziative.
Con la guerra popolare in India, verso la sua vittoria !
proletari comunisti
ro.red@libero.it
8-4-2010
È stata la più grande operazione guerrigliera dall’inizio della “Green Hunt”, che mette in scacco i piani del governo e segna un salto nell’operatività della guerra popolare.
Quella che sta scuotendo il regime di Delhi e diffondendo sempre più in quasi un terzo dei distretti del Paese-continente non è una semplice guerriglia di qualche migliaio di armati, espressione delle caste e realtà tribali delle più remote e arretrate dell’India, come ripetono i commentatori occidentali, ma una vera guerra di popolo che coinvolge e gode dell’appoggio di milioni di contadini poveri, donne, masse di “intoccabili”, che stanno combattendo per la loro liberazione e già oggi controllano vaste regioni attraverso una decina di stati della confederazione indiana.
Una guerra di popolo iniziata nelle regioni dove più profonde sono le radici della rivolta, scaturita dal seme di Naxalbari, e più acute sono le contraddizioni prodotte dal turbolento sviluppo di saccheggio di risorse, oppressione di casta e sfruttamento da parte del capitalismo nazionale dominato dall’imperialismo, ma che oggi sempre più sta conquistando masse di giovani, studenti e intellettuali democratici e rivoluzionari anche nelle città del paese e all'estero.
Una guerra di popolo che col suo avanzare sta mettendo seriamente in discussione i rapporti di forza nella regione sud-asiatica, crocevia geo-strategico degli assetti attuali dell’intero sistema imperialista mondiale.
Contro questa guerra popolare da mesi lo stato ha scatenato l’operazione detta “green hunt”, una vera e propria campagna di guerra contro il suo stesso popolo, di bassa risonanza sui media ma ampio impiego di truppe, polizia e milizie paramilitari, che in stile Sri Lanka punta portare terrore e genocidio nei villaggi, con incursioni, distruzioni indiscriminate, stupri e assassini di massa, eliminazioni selettive, arresti e sparizioni, tutto nell’illusione di annegare nel sangue la lotta di un popolo per la liberazione.
Ma la criminale azione del governo indiano ha subito trovato un ampio fronte di intellettuali e attivisti in ogni paese del mondo che l’hanno smascherata e si sono mobilitati per fermarla, tra queste l’eminente figura del movimento antiglobalizzazione mondiale, la scrittrice Arundhati Roy, un a lotta che noi proletari comunisti condivide e appoggia.
Andare oltre la denuncia dei crimini della controrivoluzione in India, serve oggi anche una campagna di appoggio e popolarizzazione della guerra popolare in india e delle sue lezioni, questa è la proposta che lo scorso gennaio partiti e organizzazioni maoisti presenti in Europa riunite in meeting a Parigi hanno lanciato.
Una campagna internazionale di dimensione europea, con iniziative in diversi paesi e decine di città in tutta Europa, il prossimo primo maggio, torneremo a lanciare un appello e un primo piano di iniziative.
Con la guerra popolare in India, verso la sua vittoria !
proletari comunisti
ro.red@libero.it
8-4-2010
zingonia: vinta una battaglia, ma la guerra continua...
Il 3 dicembre del 2009 nei 6 palazzi di Zingonia Anna e Athena dove vivono centinaia di famiglie, in prevalenza immigrati, è stata tagliata l'acqua.
Quel giorno la protesta spontanea ha visto scendere in piazza moltissimi abitanti che giustamente per 2 ore hanno bloccato la statale per rivendicare un diritto fondamentale.
protesta fatta rientrare anche con l'intervento dei rappresentanti delle comunità religiose visto che a Zingonia c'è la più alta concentrazione di immigrati d'Italia: pachistani, arabi e africani.
La Bas, l'ente erogatore dell'acqua che fa parte della multiutiliti privata A2A, di concerto con i sindaci dei comuni ha voluto aprire una guerra per cacciare i tanti lavoratori e disoccupati che vivono nei palazzi, attraverso il ricatto di un debito stratosferico di 400 mila euro (mai verificato)
per lasciare il posto alla speculazione dei signori del cemento (Percassi e soci), che approfittando del fatto che in quella zona ci sarà un casello della superstrada Pedemontana, vogliono buttare giù le abitazioni per lasciare il posto ad uffici e centri commerciali.
Così sotto il ricatto della chiusura dell'acqua hanno impostato un "piano di rientro" impossibile che prevede il pagamento di 125 euro al mese per ogni appartamento per mantenere aperta l'erogazione dell'acqua, giocando sulla chiusura alternata dei vari palazzi a rotazione.
da segnalare anche il ruolo di narcotizzatori di cgil e cisl che per tenere buoni gli abitanti, visto l'avvicinarsi delle elezioni, invece di fare pressioni sui diretti responsabili di questo sporco gioco politico, hanno giocato la carta della richiesta di un'incontro al prefetto: richiesta fatta dopo mesi e ancora senza esito (basta pensare che il prefetto è lo stesso che ha dato l'ordine in questi giorni di spostare le macchine degli operai della Frattini da più di 6 mesi in presidio per il lavoro).
Rispetto a questa situazione lo slai cobas per il sindacato di classe e altre poche realtà che si sono messe al servizio di questa lotta hanno cercato di tenere viva l'attenzione facendo un primo presidio nella piazza vicina ai palazzi il 28 febbraio con una buona partecipazione e nei giorni seguenti con presidi alla Bas, interessando direttamente l'Asl visto i problemi igienici che il taglio dell'acqua provoca, hanno poi cercato e ottenuto un'incontro con il sindaco di Ciserano (del PD ma con ampi consensi del suo operato anche da parte della Lega Lonbarda locale.
Incontro che non ha dato risposte agli abitanti e lavoratori dei palazzi che hanno poi deciso di rompere il ricatto dell'acqua e di unirsi a partire dai 3 palazzi Anna, per rompere l'accerchiamento che veniva fatto nei loro confronti anche dalla stampa locale in particolare da "il bugiardino" Eco di Bergamo.
E così si è arrivato alla splendida giornata di martedì 6 aprile attraverso un'iniziativa che ha spiazzato le forze dell'ordine: gli abitanti presenti sono scesi a difesa del taglio dell'acqua, che la Bas con le forze dell'ordine volevano fare, con un presidio nella mattinata a difesa del "tombino" e mostrando le ricevute dell'avvenuto pagamento della quota di acqua che viene consumata mediamente da ogni cittadino della provincia: 10 euro al mese.
Questa prima battaglia vinta ha dato coraggio e forza agli abitanti della possibilità di ottenere dei primi risultati e ha spazzato via il luogo comune che sempre viene usato per legittimare le porcate che stanno facendo amministratori locali e istituzioni in generale ossia che non volgiono pagare, cercando di mettere il resto della popolazione contro gli immigrati.
Ora il prossimo appuntamento è fissato per lunedì 12 aprile 2010 dalle 8 di mattina per scongiurare la chiusura in un'altro palazzo Anna 3 a cui scade la rata "tangente".
E' importante che si formi un comitato o rete di sostegno a questa sacrosanta battaglia degli abitanti e lavoratori di Zingonia che va al di là del gravoso problema dell'acqua e investe il fututo dei palazzi e degli abitanti, per la legalità e i diritti contro la politica degli affari portata avanti in modo bipartisan da PD alla LEGA, che vogliono abbatere i ghetti, dimenticandosi che loro stessi e le istituzioni hanno creato.
"I carni nivuri"
Ieri in piazza Ambra ha raccontato la sua storia, una storia che si aggiunge a tante, troppe, una storia di “ordinaria” violenza in famiglia di cui ogni giorno le pagine dei giornali sono sempre più piene.
Ambra ricaccia indietro le lacrime mentre sul suo volto esplode la rabbia quando parla della trascorsa domenica di Pasqua, la “santa Pasqua”, quella che si dovrebbe trascorrere nella serenità della “sacra famiglia”, ma che invece si trasforma in un vero inferno: legnate, insulti, minacce di un marito che massacra la moglie perché “non c’è la spesa fatta per il pranzo pasquale e ora ti arranci tu!” In dialetto palermitano “Ora ti arranci tu” vuol dire “ora te la vedi tu, ora te la risolvi tu!”
Ambra, lavoratrice precaria delle pulizie nella scuola, cosiddetta Ex Pip a 620 euro al mese senza contributi pensionistici e con un straccio di presunto contratto prorogato di mese in mese a volte anche di 15 giorni in 15 giorni, praticamente è l’unica che campa la sua famiglia, il marito è disoccupato e i due figli ormai maggiorenni sono entrati a far parte dell’esercito ogni giorno sempre più grosso di giovani che a Palermo vanno alla ricerca invano di un’occupazione. Per arrotondare le entrate il sabato e a volte anche la domenica va a fare le pulizie presso privati.
Ambra non si ferma mai, è sempre al lavoro, fuori e dentro casa, 24 ore su 24, “perché anche la notte mentre a lui gli gira di divertirsi in po’, come se niente fosse successo, come se i lividi neri delle sue legnate fossero diventati all’improvviso bianchi, a me il cervello invece mi continua a macchiniare, senza sosta!”
La vita di Ambra è un fascio di rabbia che diventa più forte quando pensa ad alcuni suoi parenti che le dicono di metterci una pietra sopra, di dimenticare, di capire, di sopportare “i nervi” di suo marito, di farlo “per amore della famiglia”, “ma questa è una famiglia in cui sono solo una serva di giorno e un pupazzo di notte, e io la odio… questa famiglia sempre sulla bocca dei preti e di Berlusconi non ha davvero alcun senso e ce ne dovremmo solo liberare…”
Ieri ho ascoltato queste parole, la storia di Ambra, e l’ho appresa da una donna che in quel momento era in piazza a lottare insieme a tante altre precarie e precari Ex Pip che da giorni a Palermo protestano contro la precarietà del lavoro, “lui mi fa le scenate perché sono in piazza ma piuttosto lo butto fuori di casa mio marito!”, e se da un lato attraverso di lei ho toccato ancora una volta con mano cosa significa doppia oppressione delle donne, dall’altro è emerso con forza il valore doppio della lotta delle donne, una lotta che in cui inevitabilmente la questione di genere si intreccia alla questione di classe…
Do mfpr palermo
08/04/2010
Ambra ricaccia indietro le lacrime mentre sul suo volto esplode la rabbia quando parla della trascorsa domenica di Pasqua, la “santa Pasqua”, quella che si dovrebbe trascorrere nella serenità della “sacra famiglia”, ma che invece si trasforma in un vero inferno: legnate, insulti, minacce di un marito che massacra la moglie perché “non c’è la spesa fatta per il pranzo pasquale e ora ti arranci tu!” In dialetto palermitano “Ora ti arranci tu” vuol dire “ora te la vedi tu, ora te la risolvi tu!”
Ambra, lavoratrice precaria delle pulizie nella scuola, cosiddetta Ex Pip a 620 euro al mese senza contributi pensionistici e con un straccio di presunto contratto prorogato di mese in mese a volte anche di 15 giorni in 15 giorni, praticamente è l’unica che campa la sua famiglia, il marito è disoccupato e i due figli ormai maggiorenni sono entrati a far parte dell’esercito ogni giorno sempre più grosso di giovani che a Palermo vanno alla ricerca invano di un’occupazione. Per arrotondare le entrate il sabato e a volte anche la domenica va a fare le pulizie presso privati.
Ambra non si ferma mai, è sempre al lavoro, fuori e dentro casa, 24 ore su 24, “perché anche la notte mentre a lui gli gira di divertirsi in po’, come se niente fosse successo, come se i lividi neri delle sue legnate fossero diventati all’improvviso bianchi, a me il cervello invece mi continua a macchiniare, senza sosta!”
La vita di Ambra è un fascio di rabbia che diventa più forte quando pensa ad alcuni suoi parenti che le dicono di metterci una pietra sopra, di dimenticare, di capire, di sopportare “i nervi” di suo marito, di farlo “per amore della famiglia”, “ma questa è una famiglia in cui sono solo una serva di giorno e un pupazzo di notte, e io la odio… questa famiglia sempre sulla bocca dei preti e di Berlusconi non ha davvero alcun senso e ce ne dovremmo solo liberare…”
Ieri ho ascoltato queste parole, la storia di Ambra, e l’ho appresa da una donna che in quel momento era in piazza a lottare insieme a tante altre precarie e precari Ex Pip che da giorni a Palermo protestano contro la precarietà del lavoro, “lui mi fa le scenate perché sono in piazza ma piuttosto lo butto fuori di casa mio marito!”, e se da un lato attraverso di lei ho toccato ancora una volta con mano cosa significa doppia oppressione delle donne, dall’altro è emerso con forza il valore doppio della lotta delle donne, una lotta che in cui inevitabilmente la questione di genere si intreccia alla questione di classe…
Do mfpr palermo
08/04/2010
giovedì 8 aprile 2010
Milano, Lombardia : SICURI……DA MORIRE!
Tra chiusure continue di fabbriche, aumento della cassa integrazione straordinaria, tra “falsi” dati dell’Inail e pianti da “coccodrillo” delle Istituzioni, la tanto “evoluta” regione “padana” mostra di essere all’avanguardia. Tanto da risultare volano della ripresa dell’economia. Quindi venite, venite che qui si combatte la crisi, qui si produce. Peccato che ancora vi siano piccoli intoppi, ma la grande capacità imprenditoriale lumbard saprà risolvere. In questa Regione, dove una sinistra, comprensiva e collaborante, si accorda con -governo del territorio-imprenditori-organizzazioni sindacali- per ridurre il danno, vi ricordate, su tutti, il famoso patto per ridurre del 15% (sic!) gli incidenti nei cantieri buon viatico per fare assegnare a Milano l’Expo 2015. Si vede che non hanno compreso bene la politica del fare! Del fare profitti pagando a 5 euro l’ora; del fare affari, li chiamano appalti, a suon di mazzette (a destra e a manca, si sa i soldi non puzzano); del fare i controlli nei cantieri non per arrestare i gestori del lavoro nero, ma per espellere i lavoratori, “irregolari e clandestini”, immigrati; del fare traffico di rifiuti, tossici e amianto, anziché mettere a norma gli impianti o le case o scuole che siano.
Non l’hanno capito quello zoccolo duro che qualcuno ancora si ostina a chiamare classe operaia, che si “ostina” a farsi male e morire sul lavoro.
Nell’ultimo mese non l’hanno capito : - 10 marzo, Mantova, G. Calabretta 44 anni; 11 marzo, Trezzo sull’Adda (Mi), M. Barzaghi 29 anni; 28 marzo, Saronno (Mi), S. Grasso 49 anni; 2 aprile, Soprazzocco di Gavardo (Brescia), muratore, non sono note età e identità; 3 aprile, Pieve del Cairo (Pavia), Marta Longhi 22 anni operaia; 7 aprile, Peschiera Borromeo (Mi), edile italiano di 55 anni. Non fanno testo i tanti infortuni, altamente invalidanti, loro, per “fortuna”, non han “sporcato di sangue i cortili e le porte”, loro si “accontentano” di passare per le forche caudine della burocrazia Inail per farsi riconoscere i benefici di legge.
Noi aderenti alla Rete Nazionale per la Sicurezza sui Posti di Lavoro (bastamortesullavoro@domeus.it) l’abbiamo capita questa “politica del fare” e la chiamiamo barbarie e gli autori assassini. Ci auguriamo che lo capiscano i tanti comitati, associazioni, addetti ai lavori, giornalisti non omologati, attivisti del sindacalismo di base, che tanto parlano di lotta alla precarietà-alla devastazione ambientale, ma che non fanno nulla per unirsi in questa battaglia di civiltà e farla finita con le morti operaie sul e di lavoro.
Milano 8-04-2010
Tra chiusure continue di fabbriche, aumento della cassa integrazione straordinaria, tra “falsi” dati dell’Inail e pianti da “coccodrillo” delle Istituzioni, la tanto “evoluta” regione “padana” mostra di essere all’avanguardia. Tanto da risultare volano della ripresa dell’economia. Quindi venite, venite che qui si combatte la crisi, qui si produce. Peccato che ancora vi siano piccoli intoppi, ma la grande capacità imprenditoriale lumbard saprà risolvere. In questa Regione, dove una sinistra, comprensiva e collaborante, si accorda con -governo del territorio-imprenditori-organizzazioni sindacali- per ridurre il danno, vi ricordate, su tutti, il famoso patto per ridurre del 15% (sic!) gli incidenti nei cantieri buon viatico per fare assegnare a Milano l’Expo 2015. Si vede che non hanno compreso bene la politica del fare! Del fare profitti pagando a 5 euro l’ora; del fare affari, li chiamano appalti, a suon di mazzette (a destra e a manca, si sa i soldi non puzzano); del fare i controlli nei cantieri non per arrestare i gestori del lavoro nero, ma per espellere i lavoratori, “irregolari e clandestini”, immigrati; del fare traffico di rifiuti, tossici e amianto, anziché mettere a norma gli impianti o le case o scuole che siano.
Non l’hanno capito quello zoccolo duro che qualcuno ancora si ostina a chiamare classe operaia, che si “ostina” a farsi male e morire sul lavoro.
Nell’ultimo mese non l’hanno capito : - 10 marzo, Mantova, G. Calabretta 44 anni; 11 marzo, Trezzo sull’Adda (Mi), M. Barzaghi 29 anni; 28 marzo, Saronno (Mi), S. Grasso 49 anni; 2 aprile, Soprazzocco di Gavardo (Brescia), muratore, non sono note età e identità; 3 aprile, Pieve del Cairo (Pavia), Marta Longhi 22 anni operaia; 7 aprile, Peschiera Borromeo (Mi), edile italiano di 55 anni. Non fanno testo i tanti infortuni, altamente invalidanti, loro, per “fortuna”, non han “sporcato di sangue i cortili e le porte”, loro si “accontentano” di passare per le forche caudine della burocrazia Inail per farsi riconoscere i benefici di legge.
Noi aderenti alla Rete Nazionale per la Sicurezza sui Posti di Lavoro (bastamortesullavoro@domeus.it) l’abbiamo capita questa “politica del fare” e la chiamiamo barbarie e gli autori assassini. Ci auguriamo che lo capiscano i tanti comitati, associazioni, addetti ai lavori, giornalisti non omologati, attivisti del sindacalismo di base, che tanto parlano di lotta alla precarietà-alla devastazione ambientale, ma che non fanno nulla per unirsi in questa battaglia di civiltà e farla finita con le morti operaie sul e di lavoro.
Milano 8-04-2010
Amidonna, ovvero come assicurarsi contro la violenza
Questa ancora non l’avevamo sentita! Ma oramai il corpo delle donne (e quello dei minori) è diventato come quello del maiale, non si butta via niente. Secondo questa notizia riportata dalla Stampa del 1° marzo il gruppo assicurativo Filo Diretto ha, infatti, predisposto la polizza Amidonna. Un nome dolce a sentirsi che è tutto un programma… per fare altri soldi.
Questi signori che studiano la notte per ampliare il loro giro di affari, si sono inventati una polizza che però non potrà essere stipulata privatamente. Non si sa mai, qualche donna potrebbe fingere una violenza per intascare il premio. La proposta è diretta alle istituzioni "interessate a fornire tutela e sostegno concreto alle fasce deboli della popolazione e ad affrontare il problema dal punto di vista dei costi socio-economici", nonché alle associazioni di consumatori e di categoria, ai sindacati, alle aziende e alle banche, che potranno "offrire assistenza qualificata in un ambito ancora scoperto e valore aggiunto ai loro servizi e prodotti".
Per prevenire possibili lamentele sui costi, a questi interlocutori la polizza assicurativa costerebbe poco: un euro al mese.
Da bravi affaristi, però, prima di lanciare il prodotto, hanno fatto naturalmente uno studio di mercato e si sono accorti che i numeri ci sono, sono abbastanza alti: “Secondo le ultime statistiche - che comprendono però solo gli episodi denunciati - in Italia è vittima di violenza fisica o sessuale il 31,9% delle donne e il 5-10% dei bambini. Da quando, poi, si è iniziato a parlare di stalking, si può stimare che circa il 18,8% delle donne (vale a dire 2 milioni e 77mila persone) sia stato "perseguitato" dall'ex-partner.”
In cifre assolute, come riporta l’inserto AZ Salute del Giornale di Sicilia, che ci tiene a pubblicizzare la notizia, siamo a più di 6 milioni di donne, tra i 16 e i 70 anni. Il mercato è naturalmente più ampio dato che una su due non denuncia: “il numero di casi di violenza reali riportati non supera mai il migliaio: per 5 casi osservati in Italia, 1000 se ne rilevano negli Stati Uniti. Ciò significa che per un caso ufficiale di violenza registrato nel nostro paese, ne corrispondono 40 oltreoceano.”
E danno anche suggerimenti sulla diffusione di questa iniziativa nella società! Come fare? “Dicendo per esempio al proprio datore di lavoro di sottoscriverla”(!!!) suggerisce Ugo Castellano, consigliere delegato della fondazione Soldalitas. Che insieme alla creatrice di Telefono Donna riassume bene quello che questa genia di persone pensa su un problema sociale di questa portata, dice infatti: “L’avvento di questa polizza, nel mondo femminile, è un modo nuovo per mettere al centro le donne e le loro tensioni, stimolare una giusta difesa e indurre la società distratta a pensare in maniera corretta”.
Con quale naturalezza si esprimere la corruzione totale della testa e dei cuori!
Quindi Stato, Regioni, Provincie, Comuni, le istituzioni, appunto, e addirittura i padroni (chissà perché non hanno pensato pure alla Chiesa?) e cioè tutti coloro che nella sostanza sono responsabili della produzione e riproduzione costante del clima di mercificazione e odio verso le donne adesso possono, a fin di bene!, stipulare anche una polizza assicurativa… per risparmiare su eventuali costi sanitari, ecc. ecc.!
Organizzare le donne contro questa barbarie è un dovere imprescindibile…
Questi signori che studiano la notte per ampliare il loro giro di affari, si sono inventati una polizza che però non potrà essere stipulata privatamente. Non si sa mai, qualche donna potrebbe fingere una violenza per intascare il premio. La proposta è diretta alle istituzioni "interessate a fornire tutela e sostegno concreto alle fasce deboli della popolazione e ad affrontare il problema dal punto di vista dei costi socio-economici", nonché alle associazioni di consumatori e di categoria, ai sindacati, alle aziende e alle banche, che potranno "offrire assistenza qualificata in un ambito ancora scoperto e valore aggiunto ai loro servizi e prodotti".
Per prevenire possibili lamentele sui costi, a questi interlocutori la polizza assicurativa costerebbe poco: un euro al mese.
Da bravi affaristi, però, prima di lanciare il prodotto, hanno fatto naturalmente uno studio di mercato e si sono accorti che i numeri ci sono, sono abbastanza alti: “Secondo le ultime statistiche - che comprendono però solo gli episodi denunciati - in Italia è vittima di violenza fisica o sessuale il 31,9% delle donne e il 5-10% dei bambini. Da quando, poi, si è iniziato a parlare di stalking, si può stimare che circa il 18,8% delle donne (vale a dire 2 milioni e 77mila persone) sia stato "perseguitato" dall'ex-partner.”
In cifre assolute, come riporta l’inserto AZ Salute del Giornale di Sicilia, che ci tiene a pubblicizzare la notizia, siamo a più di 6 milioni di donne, tra i 16 e i 70 anni. Il mercato è naturalmente più ampio dato che una su due non denuncia: “il numero di casi di violenza reali riportati non supera mai il migliaio: per 5 casi osservati in Italia, 1000 se ne rilevano negli Stati Uniti. Ciò significa che per un caso ufficiale di violenza registrato nel nostro paese, ne corrispondono 40 oltreoceano.”
E danno anche suggerimenti sulla diffusione di questa iniziativa nella società! Come fare? “Dicendo per esempio al proprio datore di lavoro di sottoscriverla”(!!!) suggerisce Ugo Castellano, consigliere delegato della fondazione Soldalitas. Che insieme alla creatrice di Telefono Donna riassume bene quello che questa genia di persone pensa su un problema sociale di questa portata, dice infatti: “L’avvento di questa polizza, nel mondo femminile, è un modo nuovo per mettere al centro le donne e le loro tensioni, stimolare una giusta difesa e indurre la società distratta a pensare in maniera corretta”.
Con quale naturalezza si esprimere la corruzione totale della testa e dei cuori!
Quindi Stato, Regioni, Provincie, Comuni, le istituzioni, appunto, e addirittura i padroni (chissà perché non hanno pensato pure alla Chiesa?) e cioè tutti coloro che nella sostanza sono responsabili della produzione e riproduzione costante del clima di mercificazione e odio verso le donne adesso possono, a fin di bene!, stipulare anche una polizza assicurativa… per risparmiare su eventuali costi sanitari, ecc. ecc.!
Organizzare le donne contro questa barbarie è un dovere imprescindibile…
Ru486: tutto bene in Puglia?
La Puglia è la prima Regione in cui ieri è stata utilizzata la pillola Ru486. Tutto bene, allora? La realtà va purtroppo in tutt'altro senso. A Taranto tutti i medici dell'ospedale sono obiettori di coscienza. Anche per poter fare l'aborto farmacologico l'Asl sta ricorrendo al “prestito” di un medico di una struttura privata. Ma al massimo solo per un giorno alla settimana le donne potranno ottenere l'interruzione della gravidanza. Ne l'Ospedale di un paese in provincia di Taranto, Castellaneta, uno dei più moderni e grandi della Regione voluto da esponenti del centrosinistra, non esiste proprio la possibilità di praticare l'aborto.
Di fatto quindi anche nella Regione di Vendola le donne non potranno utilizzare come servirebbe la pillola Ru486.
E non basta rilasciare soddisfatte dichiarazioni di stampa, se anche da noi la Ru486 rischia di rimanere un'eccezione, ma anche se con il problema dei tre giorni di ricovero si rende inutilmente difficoltoso per le donne fare l'aborto, soprattutto per ragazze e immigrate (tanto che la prima donna che ieri ha preso la pillola nell'ospedale di Bari non ha accettato il ricovero).
L'obiezione di coscienza è imporre il presunto “diritto” del singolo medico (che spesso lo fa per mero interesse professionale se non di soldi: l'aborto si fa ma nel suo studio privato), contro l'interesse sociale, collettivo di libertà di scelta delle donne.
Una società con il potere in mano alle masse popolari, una società socialista, questo lo vieterebbe.
Oggi occorre impedirlo con la lotta delle donne, se non sono le istituzioni ad imporre ai medici di fare il loro dovere, lo dobbiamo fare noi, portando la lotta e la presenza organizzata delle donne direttamente negli ospedali.
E UNA INIZIATIVA IN QUESTO SENSO LE DISOCCUPATE E LE LAVORATRICI DEL MFPR STANNO ORGANIZZANDO PER I PROSSIMI GIORNI.
Questa battaglia oggi è centrale, nella lotta contro il clericofascismo.
Non a caso i leghisti, Cota in Piemonte e Zaia in Veneto nel dare un immediato segnale di come useranno il loro potere hanno attaccato la libertà di aborto; non a caso Ratzinger e vescovi hanno riaperto con violenti anatemi la nuova guerra santa contro le donne, trovando chiaramente immediata sintonia in Berlusconi e nei nuovi baciapreti leghisti: l'oppressione delle donne è un punto chiave del loro potere moderno fascista.
Questa orda nera deve essere fermata subito.
Di fatto quindi anche nella Regione di Vendola le donne non potranno utilizzare come servirebbe la pillola Ru486.
E non basta rilasciare soddisfatte dichiarazioni di stampa, se anche da noi la Ru486 rischia di rimanere un'eccezione, ma anche se con il problema dei tre giorni di ricovero si rende inutilmente difficoltoso per le donne fare l'aborto, soprattutto per ragazze e immigrate (tanto che la prima donna che ieri ha preso la pillola nell'ospedale di Bari non ha accettato il ricovero).
L'obiezione di coscienza è imporre il presunto “diritto” del singolo medico (che spesso lo fa per mero interesse professionale se non di soldi: l'aborto si fa ma nel suo studio privato), contro l'interesse sociale, collettivo di libertà di scelta delle donne.
Una società con il potere in mano alle masse popolari, una società socialista, questo lo vieterebbe.
Oggi occorre impedirlo con la lotta delle donne, se non sono le istituzioni ad imporre ai medici di fare il loro dovere, lo dobbiamo fare noi, portando la lotta e la presenza organizzata delle donne direttamente negli ospedali.
E UNA INIZIATIVA IN QUESTO SENSO LE DISOCCUPATE E LE LAVORATRICI DEL MFPR STANNO ORGANIZZANDO PER I PROSSIMI GIORNI.
Questa battaglia oggi è centrale, nella lotta contro il clericofascismo.
Non a caso i leghisti, Cota in Piemonte e Zaia in Veneto nel dare un immediato segnale di come useranno il loro potere hanno attaccato la libertà di aborto; non a caso Ratzinger e vescovi hanno riaperto con violenti anatemi la nuova guerra santa contro le donne, trovando chiaramente immediata sintonia in Berlusconi e nei nuovi baciapreti leghisti: l'oppressione delle donne è un punto chiave del loro potere moderno fascista.
Questa orda nera deve essere fermata subito.
mercoledì 7 aprile 2010
operai a "l'infedele"
... ABBIAMO SFIDUCIA IN TUTTI. MA SE CI APPOGGIANO NIENTE CI FA SCHIFO...
Questo hanno risposto sostanzialmente lunedì sera nella trasmissione televisiva de L’Infedele gli operai della Maflow, presenti con una folta delegazione, che da giorni stanno presidiando la loro fabbrica contro la chiusura e i licenziamenti, a Gad Lerner che ricordava che nei giorni scorsi avevano accolto il capogruppo della Lega al Comune di Milano, Matteo Salvini, in visita al presidio e rimastovi per varie ore. Non interessa, quindi, quale partito viene, anche un rappresentante di un partito di governo che permette che i padroni possano tranquillamente scaricare la crisi sugli operai, l’importante è ottenere dei risultati, ottenere visibilità.
Questa posizione, che è comune anche ad altre realtà in lotta sia di fabbrica che di altri posti di lavoro, è invece sbagliata e dannosa.
Impedisce che gli operai, i lavoratori lottino autonomamente, per difendere realmente i loro interessi attuali e futuri e li rende illusi e succubi di partiti che altro non fanno che salvaguardare gli interessi della loro classe, quella padronale.
L’andata di Salvini al presidio è servita alla Lega per farsi propaganda non certo agli operai della Maflow. Così come anche la loro presenza in televisione è stata usata per avallare in maniera oscena il ruolo “sul territorio” della Lega, in una trasmissione in cui la Lega ne è uscita bene, in cui la “leggerezza” del conduttore e degli intervenuti dovevano volutamente nascondere tutte le azioni violentemente di difesa degli interessi di bottegai e media borghesia, di padroni e padroncini sul territorio contro gli interessi di classe dei lavoratori; in una situazione in cui neanche qualche giorno prima i due nuovi presidenti regionali della Lega avevano presentato il loro biglietto da visita fascista.
Quanta maggiore “visibilità” avrebbero avuto gli operai della Maflow se avessero cacciato il rappresentante della Lega o avessero rotto durante la trasmissione de L'Infedele quel clima osceno di convivialità!
Oggi tanti operai di fabbriche piccole, medie, grandi lottano anche con determinazione, con coraggio. Ma perchè realmente gli operai possano pesare nella situazione attuale, e contrastare i piani di padroni, governo, partiti borghesi, e sindacati collaborazionisti, non basta che lottino, devono anche pensare, e affermare nella pratica e nella linea la propria autonomia di classe.
Questo hanno risposto sostanzialmente lunedì sera nella trasmissione televisiva de L’Infedele gli operai della Maflow, presenti con una folta delegazione, che da giorni stanno presidiando la loro fabbrica contro la chiusura e i licenziamenti, a Gad Lerner che ricordava che nei giorni scorsi avevano accolto il capogruppo della Lega al Comune di Milano, Matteo Salvini, in visita al presidio e rimastovi per varie ore. Non interessa, quindi, quale partito viene, anche un rappresentante di un partito di governo che permette che i padroni possano tranquillamente scaricare la crisi sugli operai, l’importante è ottenere dei risultati, ottenere visibilità.
Questa posizione, che è comune anche ad altre realtà in lotta sia di fabbrica che di altri posti di lavoro, è invece sbagliata e dannosa.
Impedisce che gli operai, i lavoratori lottino autonomamente, per difendere realmente i loro interessi attuali e futuri e li rende illusi e succubi di partiti che altro non fanno che salvaguardare gli interessi della loro classe, quella padronale.
L’andata di Salvini al presidio è servita alla Lega per farsi propaganda non certo agli operai della Maflow. Così come anche la loro presenza in televisione è stata usata per avallare in maniera oscena il ruolo “sul territorio” della Lega, in una trasmissione in cui la Lega ne è uscita bene, in cui la “leggerezza” del conduttore e degli intervenuti dovevano volutamente nascondere tutte le azioni violentemente di difesa degli interessi di bottegai e media borghesia, di padroni e padroncini sul territorio contro gli interessi di classe dei lavoratori; in una situazione in cui neanche qualche giorno prima i due nuovi presidenti regionali della Lega avevano presentato il loro biglietto da visita fascista.
Quanta maggiore “visibilità” avrebbero avuto gli operai della Maflow se avessero cacciato il rappresentante della Lega o avessero rotto durante la trasmissione de L'Infedele quel clima osceno di convivialità!
Oggi tanti operai di fabbriche piccole, medie, grandi lottano anche con determinazione, con coraggio. Ma perchè realmente gli operai possano pesare nella situazione attuale, e contrastare i piani di padroni, governo, partiti borghesi, e sindacati collaborazionisti, non basta che lottino, devono anche pensare, e affermare nella pratica e nella linea la propria autonomia di classe.
Bologna è "rossa", rossa di vergogna!
All'asilo solo col permesso di soggiorno
Il "pacchetto sicurezza", con l’odioso reato di clandestinità, costituisce un salto di qualità nell’attacco ai diritti degli immigrati. Uno degli effetti di questa nuova legge razziale la vedremo in opera domani all'apertura delle iscrizioni ai nidi comunali: gli immigrati potranno iscrivere i propri figli solo se in regola col permesso di soggiorno (che, com'è noto, è legato al contratto di lavoro).
Così il terrore di stato costringe all'invisibilità anche i figli dei lavoratori immigrati e lede il diritto del minore ad avere pari trattamento.
In alcune città, a livello nazionale, i sindaci si sono dichiarati contrari, (apprendiamo dalla stampa borghese che si sono dichiarati contrari i sindaci di Torino, Genova e Firenze). A Bologna, invece, il subcommissario applica questa normativa. Una scelta in continuità, del resto, con le precedenti amministrazioni di "sinistra", da Vitali a Cofferati a Del Bono.
Ma quale "fiore all'occhiello" del welfare pubblico emiliano! Il "buon governo" del Pd e dei suoi alleati è in continuità con la la linea leghista. E non è certo il solo. A Ravenna il sindaco Matteucci si era già detto d'accordo con il tetto del 30% degli alunni stranieri in classe previsto dal provvedimento Gelmini ("una decisione di buon senso").
Gli immigrati, il movimento antirazzista, la sinistra di classe, i sinceri democratici, devono fare sentire la propria voce contro questa barbarie nazista! Il "pacchetto sicurezza" del governo Berlusconi-Bossi dev’essere abolito!
7/4/2010
prolcomra@gmail.com
Il "pacchetto sicurezza", con l’odioso reato di clandestinità, costituisce un salto di qualità nell’attacco ai diritti degli immigrati. Uno degli effetti di questa nuova legge razziale la vedremo in opera domani all'apertura delle iscrizioni ai nidi comunali: gli immigrati potranno iscrivere i propri figli solo se in regola col permesso di soggiorno (che, com'è noto, è legato al contratto di lavoro).
Così il terrore di stato costringe all'invisibilità anche i figli dei lavoratori immigrati e lede il diritto del minore ad avere pari trattamento.
In alcune città, a livello nazionale, i sindaci si sono dichiarati contrari, (apprendiamo dalla stampa borghese che si sono dichiarati contrari i sindaci di Torino, Genova e Firenze). A Bologna, invece, il subcommissario applica questa normativa. Una scelta in continuità, del resto, con le precedenti amministrazioni di "sinistra", da Vitali a Cofferati a Del Bono.
Ma quale "fiore all'occhiello" del welfare pubblico emiliano! Il "buon governo" del Pd e dei suoi alleati è in continuità con la la linea leghista. E non è certo il solo. A Ravenna il sindaco Matteucci si era già detto d'accordo con il tetto del 30% degli alunni stranieri in classe previsto dal provvedimento Gelmini ("una decisione di buon senso").
Gli immigrati, il movimento antirazzista, la sinistra di classe, i sinceri democratici, devono fare sentire la propria voce contro questa barbarie nazista! Il "pacchetto sicurezza" del governo Berlusconi-Bossi dev’essere abolito!
7/4/2010
prolcomra@gmail.com
neonati abbandonati e attacco al diritto d'aborto
Contro l'attacco all'autodeterminazione delle donne: passare all'attacco!
Quella ferocia sui propri figli.
Quell'istinto che spinge le madri a sbranare i propri cuccioli.
Così un articoletto della Bossi Fedrigotti sul Corriere di oggi in riferimento all'ennesimo neonato abbandonato.
Nei giorni dell'attacco dei neo presidenti di regione alla RU486 e, quindi, alla 194 là dove si prevede che devono essere introdotte tecniche migliorative, meno invasive e lesive della salute, crediamo che l'attacco diretto o indiretto alla 194, comunque favorisce un clima di isolamento, di criminalizzazione ed intimidazione sopratutto verso le fasce più deboli della popolazione femminile: le giovani, le immigrate, specie se clandestine e/o in condizioni di oggettiva dipendenza, marginalizzazione. Fasce di popolazione che, dai dati statistici, sempre più frequentemente fanno ricorso già all'aborto clandestino, alle neo-mammane-come più volte testimoniato dalle cronache: le cliniche clandestine cinesi, il ricorso a farmaci fai da te devastanti, in primis per le donne sopratutto da parte delle rumene.
Quello che colpisce, però, nelle poche righe “..Di nuovo però oggi, oltre alla possibilità di abortire, c'è quella di partorire anonimamente in ospedale lasciando in adozione il figlio. E comunque ci sono molti modi di abbandonarlo senza necessariamente condannarlo a morte..”
Certo in una società in cui a ogni piè sospinto non venga espressa -in forma più o meno velata-la riprovazione sociale verso una legittima libera scelta delle donne; in una società in cui abortire “legalmente” non diventi un calvario per le donne; in una società in cui gli immigrati non rischiano la vita per una banale appendicite pur di evitare di andare in ospedale; in una società in cui il diritto d'aborto di cui parla la Fedrigotti non venga messo in seria discussione dall'aumento vertiginoso dei medici abortisti, da leggi che riconoscono il valore giuridico dell'embrione, il loro”diritto” di sepoltura; in una società in cui non si impone il ricovero per l'uso della RU486 ; in una società in cui non si tagliano proprio i servizi di prevenzione....
La Fedrigotti oltre a riferirsi a una realtà “ideale” si rivela essa stessa portatrice di pregiudizi, di velata criminalizzazione di donne che pur disponendo di cotante possibili alternative(!), sceglierebbero “.. quella barbara determinazione ad annientare, fisicamente e a tutti i costi, il frutto del proprio ventre..” né manca un riferimento alla strage di bambini con la solita soluzione di ruote degli esposti. Ma, sopratutto, mette in chiaro come, a fronte dell'ennesimo attacco alla salute, all'autodeterminazione, alla dignità delle donne bisogna mettere in campo, oggi, non solo la difesa del diritto d'aborto ma passare all'attacco contro le leggi che questo diritto attaccano e che contribuiscono a diffondere e favorire un humus oscurantista e reazionario!
Quella ferocia sui propri figli.
Quell'istinto che spinge le madri a sbranare i propri cuccioli.
Così un articoletto della Bossi Fedrigotti sul Corriere di oggi in riferimento all'ennesimo neonato abbandonato.
Nei giorni dell'attacco dei neo presidenti di regione alla RU486 e, quindi, alla 194 là dove si prevede che devono essere introdotte tecniche migliorative, meno invasive e lesive della salute, crediamo che l'attacco diretto o indiretto alla 194, comunque favorisce un clima di isolamento, di criminalizzazione ed intimidazione sopratutto verso le fasce più deboli della popolazione femminile: le giovani, le immigrate, specie se clandestine e/o in condizioni di oggettiva dipendenza, marginalizzazione. Fasce di popolazione che, dai dati statistici, sempre più frequentemente fanno ricorso già all'aborto clandestino, alle neo-mammane-come più volte testimoniato dalle cronache: le cliniche clandestine cinesi, il ricorso a farmaci fai da te devastanti, in primis per le donne sopratutto da parte delle rumene.
Quello che colpisce, però, nelle poche righe “..Di nuovo però oggi, oltre alla possibilità di abortire, c'è quella di partorire anonimamente in ospedale lasciando in adozione il figlio. E comunque ci sono molti modi di abbandonarlo senza necessariamente condannarlo a morte..”
Certo in una società in cui a ogni piè sospinto non venga espressa -in forma più o meno velata-la riprovazione sociale verso una legittima libera scelta delle donne; in una società in cui abortire “legalmente” non diventi un calvario per le donne; in una società in cui gli immigrati non rischiano la vita per una banale appendicite pur di evitare di andare in ospedale; in una società in cui il diritto d'aborto di cui parla la Fedrigotti non venga messo in seria discussione dall'aumento vertiginoso dei medici abortisti, da leggi che riconoscono il valore giuridico dell'embrione, il loro”diritto” di sepoltura; in una società in cui non si impone il ricovero per l'uso della RU486 ; in una società in cui non si tagliano proprio i servizi di prevenzione....
La Fedrigotti oltre a riferirsi a una realtà “ideale” si rivela essa stessa portatrice di pregiudizi, di velata criminalizzazione di donne che pur disponendo di cotante possibili alternative(!), sceglierebbero “.. quella barbara determinazione ad annientare, fisicamente e a tutti i costi, il frutto del proprio ventre..” né manca un riferimento alla strage di bambini con la solita soluzione di ruote degli esposti. Ma, sopratutto, mette in chiaro come, a fronte dell'ennesimo attacco alla salute, all'autodeterminazione, alla dignità delle donne bisogna mettere in campo, oggi, non solo la difesa del diritto d'aborto ma passare all'attacco contro le leggi che questo diritto attaccano e che contribuiscono a diffondere e favorire un humus oscurantista e reazionario!
appuntamenti nazionali
proletari comunisti fa appello a tutte le forze proletarie, comuniste e rivoluzionarie a sostenere e partecipare a tre importanti appuntamenti nazionali
Brescia 17 aprile
assemblea nazionale della rete antifascista nazionale
25 aprile
giornata nazionale di lotta con manifestazioni, incontri , assemblee ovunque
8 maggio
assemblea nazionale disoccupati,licenziati precari, cassintegrati a napoli -promossa da disoccupati organizzati banchi nuovi napoli- disoccupati organizzati slai cobas per il sindacato di classe taranto
19 giugno Milano
manifestazione di rilievo nazionale a sostegno dei prigionieri politici, contro la repressione
proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it
7 aprile 2010
Brescia 17 aprile
assemblea nazionale della rete antifascista nazionale
25 aprile
giornata nazionale di lotta con manifestazioni, incontri , assemblee ovunque
8 maggio
assemblea nazionale disoccupati,licenziati precari, cassintegrati a napoli -promossa da disoccupati organizzati banchi nuovi napoli- disoccupati organizzati slai cobas per il sindacato di classe taranto
19 giugno Milano
manifestazione di rilievo nazionale a sostegno dei prigionieri politici, contro la repressione
proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it
7 aprile 2010
martedì 6 aprile 2010
Il Partito del Sud
Miccichè dice che il motivo che lo ha portato a pensare alla nascita del Partito del Sud è questo episodio da lui raccontato:
“Nel precedente governo Berlusconi, quando ero ministro dello Sviluppo e della coesione, una volta portai in consiglio dei ministri un provvedimento a favore del Mezzogiorno, che, nonostante non costasse una lira, scatenò l’opposizione dei colleghi della Lega. La discussione finì soltanto quando Berlusconi mi chiamò fuori dal consiglio e, allargando le mani, mi disse – Gianfranco, io lo so che tu hai ragione, ma vedi loro sono un partito e tu no“.
È abbastanza curioso che il capo del tuo partito ti dica che il partito non ce l’hai, ma Micciché è fedele servitore di Berlusconi da vent’anni e invece di mandarlo a quel paese riflette profondamente e dice:
“Se avessimo un partito del Sud che costringesse il presidente del Consiglio a mediare e si ottenesse quindi qualche soluzione per i problemi del Mezzogiorno, già sarebbe qualcosa”. E si avvicina sempre più al governo Lombardo, con grande disappunto dei suoi compagni di partito che pur di non lasciare poltrone diventano fedeli più di lui a Berlusconi, tanto da creare il Pdl/Sicilia, perché “Nei precedenti governi Berlusconi, almeno c’erano l’Udc e An, che compensavano la Lega. Adesso, invece, c’è solo la Lega perché l’altro partito, il Pdl, è il partito del presidente, e quindi per definizione non ha un potere d’interdizione”.
“Del partito del Sud [infatti chiarisce Miccichè] non c’è tanto bisogno localmente, ma a Roma. Per questo penso alle prossime elezioni per la Camera e il Senato“.
Niente di “rivoluzionario” quindi! C’è solo bisogno di riequilibrare la forza espressa dalla Lega, uscita ulteriormente rafforzata dalle ultime elezioni regionali, che sbilancia troppo verso il Nord l’interesse del governo. E Lombardo la pensa allo stesso modo: “Basta con il saccheggio delle imprese del nord…”; o come dice il suo capogruppo alla Camera: “Non vogliamo che il mezzogiorno sia solo un luogo di consumo asservito alle esigenze del Nord.”
Naturalmente questi vecchi DC, novelli paladini degli interessi del sud, incalliti trafficanti di voti e clientele, devono condire con frasi ad effetto questa manovra, e infatti Miccichè dice di essere d’accordo con Maroni laddove vede cosa ha “costituito un freno allo sviluppo del Sud: l’assistenzialismo di massa e la speculare cultura clientelare che permea, ahimè [grande questo ahimè!], gran parte della politica meridionale, condizionandone fortemente l’azione.”
E continua: “Per questo il partito non sarà aperto a chicchessia, ma solo a una classe politica che abbia a cuore il bene comune prima d’ogni cosa e che sia abbastanza forte da non svendersi al prezzo di una carriera e da non svendere la nostra terra ai poteri romani, dico proprio questo, affermo cioè la necessità di un cambiamento radicale nel modo d’intendere la politica da parte di coloro che di essa, al meridione, si fanno interpreti ad ogni livello, politico e istituzionale.”
Ma non la fanno poi tanto ideologica, vanno dritto al punto: il Partito del Sud serve a mediare con più efficacia e successo con il governo centrale il trasferimento dei fondi statali ed europei al Sud, che valgono miliardi…
“Nel precedente governo Berlusconi, quando ero ministro dello Sviluppo e della coesione, una volta portai in consiglio dei ministri un provvedimento a favore del Mezzogiorno, che, nonostante non costasse una lira, scatenò l’opposizione dei colleghi della Lega. La discussione finì soltanto quando Berlusconi mi chiamò fuori dal consiglio e, allargando le mani, mi disse – Gianfranco, io lo so che tu hai ragione, ma vedi loro sono un partito e tu no“.
È abbastanza curioso che il capo del tuo partito ti dica che il partito non ce l’hai, ma Micciché è fedele servitore di Berlusconi da vent’anni e invece di mandarlo a quel paese riflette profondamente e dice:
“Se avessimo un partito del Sud che costringesse il presidente del Consiglio a mediare e si ottenesse quindi qualche soluzione per i problemi del Mezzogiorno, già sarebbe qualcosa”. E si avvicina sempre più al governo Lombardo, con grande disappunto dei suoi compagni di partito che pur di non lasciare poltrone diventano fedeli più di lui a Berlusconi, tanto da creare il Pdl/Sicilia, perché “Nei precedenti governi Berlusconi, almeno c’erano l’Udc e An, che compensavano la Lega. Adesso, invece, c’è solo la Lega perché l’altro partito, il Pdl, è il partito del presidente, e quindi per definizione non ha un potere d’interdizione”.
“Del partito del Sud [infatti chiarisce Miccichè] non c’è tanto bisogno localmente, ma a Roma. Per questo penso alle prossime elezioni per la Camera e il Senato“.
Niente di “rivoluzionario” quindi! C’è solo bisogno di riequilibrare la forza espressa dalla Lega, uscita ulteriormente rafforzata dalle ultime elezioni regionali, che sbilancia troppo verso il Nord l’interesse del governo. E Lombardo la pensa allo stesso modo: “Basta con il saccheggio delle imprese del nord…”; o come dice il suo capogruppo alla Camera: “Non vogliamo che il mezzogiorno sia solo un luogo di consumo asservito alle esigenze del Nord.”
Naturalmente questi vecchi DC, novelli paladini degli interessi del sud, incalliti trafficanti di voti e clientele, devono condire con frasi ad effetto questa manovra, e infatti Miccichè dice di essere d’accordo con Maroni laddove vede cosa ha “costituito un freno allo sviluppo del Sud: l’assistenzialismo di massa e la speculare cultura clientelare che permea, ahimè [grande questo ahimè!], gran parte della politica meridionale, condizionandone fortemente l’azione.”
E continua: “Per questo il partito non sarà aperto a chicchessia, ma solo a una classe politica che abbia a cuore il bene comune prima d’ogni cosa e che sia abbastanza forte da non svendersi al prezzo di una carriera e da non svendere la nostra terra ai poteri romani, dico proprio questo, affermo cioè la necessità di un cambiamento radicale nel modo d’intendere la politica da parte di coloro che di essa, al meridione, si fanno interpreti ad ogni livello, politico e istituzionale.”
Ma non la fanno poi tanto ideologica, vanno dritto al punto: il Partito del Sud serve a mediare con più efficacia e successo con il governo centrale il trasferimento dei fondi statali ed europei al Sud, che valgono miliardi…
lunedì 5 aprile 2010
1 maggio a Parigi e altro importante
PartitoComunista maoista-Italia, PartitoComunista maoista Francia-PartitoComunista Turchia/Kurdistan-Partito Comunista India-Naxalbari si apprestano a emettere una dichiarazione comune e a preparare insieme la partecipazione al 1 maggio internazionalista a Parigi con le due parole d'ordini base
" dalle rivolte operaie alla rivoluzione proletaria "
" sostenere la guerra popolare in India, sostenere la rivoluzione nepalese"
il 1 maggio esce una nuova rivista internazionale promossa da PCm Italia e PCm Francia
la rivista sarà in tre lingue per ora francese, italiano,inglese e il 1° numero è interamente
dedicato al meeting internazionalista tenutosi a Parigi il 30-31 gennaio 2010 con la partecipazione di numerosi partiti e organizzazioni marxiste-leniniste-maoiste e marxiste-leniniste
Il PCm-Italia sarà presente e sostiene una conferenza internazionale del Movimento Popular Perù, organismo generato del Partito Communista del Perù che si terrà il 17 aprile a Stoccolma
sulla parola d'ordine Affermare il maoismo ! Abbasso il cretinismo parlamentare !
proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it
5 aprile 2010
" dalle rivolte operaie alla rivoluzione proletaria "
" sostenere la guerra popolare in India, sostenere la rivoluzione nepalese"
il 1 maggio esce una nuova rivista internazionale promossa da PCm Italia e PCm Francia
la rivista sarà in tre lingue per ora francese, italiano,inglese e il 1° numero è interamente
dedicato al meeting internazionalista tenutosi a Parigi il 30-31 gennaio 2010 con la partecipazione di numerosi partiti e organizzazioni marxiste-leniniste-maoiste e marxiste-leniniste
Il PCm-Italia sarà presente e sostiene una conferenza internazionale del Movimento Popular Perù, organismo generato del Partito Communista del Perù che si terrà il 17 aprile a Stoccolma
sulla parola d'ordine Affermare il maoismo ! Abbasso il cretinismo parlamentare !
proletari comunisti
ro.red@fastwebnet.it
5 aprile 2010