venerdì 31 dicembre 2010
pc quotidiano 31 dicembre - Fiat l'arma della critica contro il fascismo padronale è l'indispensabile strumento per il nuovo anno alla fiat
L'analisi complessiva del fascismo padronale rappresentato dal piano Marchionne è invece contenuta nell'opuscolo di 52 pagine, uscito a ottobre 2010, fatto con la logica di sempre del nostro lavoro, nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con gli operai d'avanguardia e la lotta operaia, che si può scaricare dal blog e che permette di comprendere quello che succede in tutte le sue sfaccettature permettendo quella autonomia politico sindacale alle avanguardie operaie necessaria oggi nei confronti della sinistra parlamentare, nei confronti dei gruppi opportunisti ed economicisti e nei confronti degli apologeti dell'operaismo e dell'autorganizzazione senza partito, insufficienti e in certi casi dannose alla causa operaia
proletari comunisti
31 dicembre 2010
l'opuscolo si può anche richiedere in forma stampata a materiali cp 2290 TA/5 74100 Taranto o alle sedi dei circoli di proletari comunisti.
Stralci di esso sono contenuti nella rivista marxista-leninista-maoista 'La Nuova Bandiera'
pc quotidiano 31 dicembre - ACCORDO MIRAFIORI - 3° Parte: I DIRITTI SINDACALI NON ABITANO PIU' QUI
In questo senso, la parte dell'accordo sui “diritti sindacali”, è quella più coerente col fascismo padronale. Non introduce solo modifiche in peggio, generalmente illegali, ma riscrive materialmente lo Statuto dei Lavoratori nelle parti sulle ‘Libertà e attività sindacali’.
La Fiat anticipa e si sostituisce al governo, scrive e applica già quello ‘Statuto del Lavoro’, voluto da partiti ed esponenti di destra, di centro e di “sinistra”, che sostituisca i diritti dell’impresa ai diritti dei lavoratori. Con l’accordo, Marchionne dice ai rappresentanti del governo e alla loro corte: “voi parlate, noi facciamo i fatti!”.
L’accordo sui “diritti sindacali” (mai titolo fu più falso) nell'art. 1 usa pro domo Fiat, l’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori. Si scrive che possono essere costituite rappresentanze sindacali aziendali “dalle Organizzazioni sindacali dei lavoratori firmatarie del presente accordo”.
Benché questo articolo 19 sia già fortemente limitativo della libertà dei lavoratori di costituire rappresentanze sindacali e finora è stato sempre e solo usato per non riconoscere i cobas, le organizzazioni sindacali di base anche lì dove sono formate e rappresentano la maggioranza dei lavoratori, è falso che l’accordo Fiat si limita ad applicare l’art. 19, sia perché esso prevede la costituzione di associazioni “aderenti alle confederazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale” (e la Fiom lo è), sia perché per “organizzazioni firmatarie” non si riferisce affatto al singolo accordo ma ai contratti collettivi.
La Fiom ora prova sulla propria pelle quello che le organizzazioni di base promosse dai lavoratori sperimentano continuamente: non potrà essere presente con propri rappresentanti in fabbrica, non potrà indire assemblee in fabbrica, avere diritto all’affissione, ai permessi sindacali, non potrà utilizzare locali interni allo stabilimento per l’attività sindacale, fino al fatto di non poter più richiedere la trattenuta dei contributi sindacali.
La Fiom viene messa fuori.
Questo accordo stabilisce per principio che non è ammessa una posizione contraria, di dissenso neanche su un singolo accordo; stabilisce che è riconosciuto solo chi dice di sì al padrone.
La conseguenza, di fatto, è un azzeramento dell'idea stessa di sindacato dei lavoratori; è una istituzionalizzazione, o reufficializzazione dei sindacati gialli, sorti proprio alla Fiat, e ancora vietati dallo Statuto dei Lavoratori.
Coerentemente con questo azzeramento, l’accordo fa fuori anche le RSU, gli operai non hanno più diritto di eleggere loro delegati. Si ritorna di fatto alle vecchie ‘Commissioni interne’ quando le segreterie sindacali nominavano d’ufficio i loro rappresentanti in fabbrica. E, proprio a rimarcare la natura opposta delle rappresentanze previste da questo accordo con i delegati eletti dai lavoratori, la Fiat li chiama “dirigenti”, vale a dire gente che deve rispondere alle direzioni (dei sindacati e delle aziende) non ai lavoratori.
Già negli anni le RSU sono state fortemente addomesticate, molti delegati, anche della Fiom, non si battono coerentemente per la difesa degli interessi degli operai – e le eccezioni sono appunto tali - ma rispondono agli ordini delle segreterie, le modalità di elezioni sono già antidemocratiche, ma, ma... Marchionne vuole impedire qualsiasi possibilità di essere dei “normali” delegati.
La questione Melfi, dei due delegati Fiom avanguardie della lotta rappresentanti effettivi e riconosciuti dagli operai, è stata un campanello di allarme per la Fiat – tanto da licenziarli insieme all’altro operaio. Quali garanzia migliore che azzerare qualsiasi rapporto diretto tra volontà degli operai e rappresentanza sindacale? Quindi via anche le RSU, le segreterie nomino gente “fidata”.
Sui permessi sindacali l'accordo da un lato amplia il loro utilizzo, stabilendo che in aggiunta ai permessi di 8 ore al mese, altri retribuiti saranno definiti con “specifici accordi annuali per ciascuna delle suddette Organizzazioni”, quindi utilizzando tali permessi come premio/ricatto; dall'altro, scrivendo “i titolari di permessi sindacali, retribuiti e non, dovranno registrare su apposito cartellino individuale mensile, controfirmato dal capo responsabile, l'utilizzo dei permessi con indicazione della tipologia, durata, luogo e motivazione di ciascuno”, introduce un inaccettabile e illegale controllo, allo scopo di far diventare i “permessi” non un diritto ma una concessione dell'azienda: “Prima di concedere il permesso la Direzione aziendale – è scritto nell'accordo – verificherà la compatibilità dell'assenza con le ragioni tecniche organizzative e produttive del reparto di appartenenza”; e soprattutto allo scopo di decidere se le motivazioni di richiesta del permesso siano compatibili o meno con gli interessi aziendali. Quindi, sarà la Fiat che alla fine deciderà se un rappresentante potrà per es. andare in un reparto, perchè, cosa deve o non deve dire e fare, ecc. Quanti permessi non saranno concessi (perchè il loro uso non gradito alla Fiat, per es. se serve per preparare uno sciopero) col discorso delle “ragioni tecniche”?
Di fatto, questo accordo stabilisce che l'unica attività sindacale permessa è quella decisa dalla Fiat.
Tutti gli operai i lavoratori sanno bene l’uso/abuso personale che fanno tanti delegati di tutte le OO.SS. confederali dei permessi sindacali, invece di utilizzarli per fare attività in fabbrica, ma è chiaro che ora con questo accordo Fiat si passa all’uso aziendale dei permessi, e i “dirigenti” dei sindacati padronali forse staranno un po’ di più in fabbrica ma come agenti dell’azienda.
Anche sul diritto di assemblea l’accordo si richiama all’art. 20 dello Statuto dei lavoratori ma lo riscrive quasi totalmente, introducendo soprattutto condizioni restrittive e di controllo: le assemblee potranno essere indette solo per la generalità dei lavoratori – quindi “gruppi di lavoratori”, come invece era previsto dalla legge 300, non hanno diritto a fare assemblee; dovranno essere indette solo “alla fine o all’inizio di ciascun turno di lavoro o collegate alla pausa refezione – così la Fiat si riprende anche la pausa mensa; devono comunque garantire la “sicurezza delle persone e la salvaguardia degli impianti” – una condizione che potrà essere utilizzata dalla azienda per imporre restrizioni al diritto di assemblea; in caso di uso di filmati, l’azienda potrà controllarne il contenuto.
Tutto il tono, la puntigliosità utilizzata dalla Fiat in questa riscrittura, trasforma di fatto una prassi di comunicazione dell’assemblea in un potere di controllo dell’azienda.
Chiaramente anche in tutti gli altri articoli che parlano de diritto di affissione, dei locali delle rappresentanze sindacali aziendali, degli strumenti informatici, del versamento dei contributi sindacali, la premessa è che riguardano solo le “Organizzazioni Sindacali firmatarie del presente accordo”.
Ora la Fiom giustamente attacca tutto questo come antidemocratico, ma doveva farlo anche prima - si ricordi Landini la poesia di B. Brecht “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari...”.
Perché la negazione della democrazia sindacale avviene ogni volta che si impedisce ai lavoratori di fare attività sindacale, di scegliere e organizzare associazioni sindacali, avviene ogni volta che i diritti sindacali passano dai legittimi titolari, i lavoratori, alle organizzazioni sindacali che via via, come ha fatto anche la Fiom in tutti questi anni e come continua a fare in tante altre fabbriche, non agiscono più come “rappresentanti dei lavoratori”, ma secondo linee, metodi, prassi decisi nelle separate segreterie e sulla testa e contro la volontà dei lavoratori. La Fiom finora si è unita al coro contro il riconoscimento di cobas, di organizzazioni sindacali autorganizzate dai lavoratori, alla Fiat ha fatto, insieme agli altri sindacati confederali, anche una “guerra” contro lo Slai cobas, come in tanti altri posti di lavoro continua a farla. Oggi che viene trattata da Marchionne come i cobas, denuncia l’attacco alla democrazia, ma la democrazia non è a senso unico, ed è prima di tutto diritti dei lavoratori.
Landini ha visto da questa estate come andava avanti da parte di Marchionne l’azzeramento di ogni residua democrazia sindacale; ha visto e non poteva non vedere come via via si è consolidato, rafforzato il progetto di attacco ai minimi diritti operai da parte della Fiat che, da un giorno all’altro, è anche venuta meno ai suoi stessi precedenti impegni – per finire al fatto che questo accordo di Torino ricalca quello di Pomigliano ma è peggio -, un progetto pieno di arroganza, di disprezzo verso chi “suda e lavora”; ha visto come il governo, i partiti parlamentari, con rare eccezioni, i principali esponenti del PD, dicono che Marchionne, che viola le loro leggi, è un “salvatore” mentre chi si oppone ai suoi piani, e cerca anche di far rispettare alcune leggi, vuole distruggere la Fiat e l’economia italiana.
Ha visto Landini tutto questo, ha visto scorrere davanti agli occhi in questi mesi il fascismo padronale e governativo. Ma Landini ha continuato a chiedere a Marchionne e al governo: “democrazia”! A chiedere, semplicemente alla Cgil della Camusso – che non lo vuole per niente fare – lo sciopero generale, sprecando quella forza operaia messa in piazza il 16 ottobre (fino ad unirsi al coro, il 14 dicembre, dell’attacco al movimento degli studenti che metteva in atto una reale democrazia della lotta per tutti, invece di dichiarare sciopero come avevano sollecitato settori di operai e delegati).
Assurdo! Criminale! Una manifestazione di impotenza, di ottuso e pervicace riformismo che, come sempre succede, indebolisce la lotta di classe e rafforza la reazione.
Ora la Fiom ha indetto lo sciopero per il 28 gennaio 2011. Meglio tardi che mai. Ma gli operai della Fiat, tutti gli operai e i lavoratori non possono scendere in sciopero per chiedere ancora e solo “democrazia” e per fare solo una processione.
giovedì 30 dicembre 2010
pc quotidiano 30 dicembre - buon anno dallo slai cobas per il sindacato di classe
lo slai-cobas per il sindacato di classe augura agli operai,lavoratori,precari,disoccupati
un nuovo anno di lotta
padroni e governo continuano nei loro attacchi
al lavoro, ai salari e diritti, alla scuola pubblica, alla sanita' ecc. rendendo la nostra vita sempre più disagiata
ma cresce anche il bisogno di opposizione e ribellione
che si esprime nelle lotte, nelle manifestazioni nazionali come quella
dei metalmeccanici il 16 ottobre,e nel grande esempio offerto
dalla rivolta del movimento degli studenti
per questo riteniamo che il nuovo anno debba cominciare
in gennaio con uno sciopero generale nazionale per il lavoro, i salari, i diritti
per un effettivo cambiamento delle condizioni di vita e di lavoro
operai-studenti-disoccupati uniti nella lotta
potere a chi lavora
slai cobas per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
pc quotidiano 30 dicembre - La protesta degli aquilani al consiglio regionale
Natale tra sfratti e abitazioni al freddo
La protesta degli aquilani all'Emiciclo
Urla e attacchi ai consiglieri in aula
Striscione in Regione contro Cicchetti
Tensione e contestazioni in aula
L'AQUILA. Anche il consiglio regionale, in maniera compatta, è sceso in campo a sostegno dei cittadini e dei centri del cratere che rivendicano da tempo modalità, provvedimenti e risorse messe in campo già per i terremotati di Marche e Umbria. Ma ieri è stato un blitz improvviso di un folto gruppo di esponenti dell'assemblea permanente di piazza Duomo a costringere l'assemblea regionale, riunita per il bilancio, ad approvare all'unanimità la risoluzione urgente che impegna il presidente Gianni Chiodi e i parlamentari abruzzesi ad adoperarsi con il Governo per rendere giustizia all'Abruzzo.
Stesso trattamento fiscale riservato alle Marche e all'Umbria nella restituzione delle tasse cominciata molti anni dopo e in forma ridotta, l'inserimento nel primo provvedimento utile del governo di parametri e tempi certi sulla restituzione dopo la proroga da gennaio a giugno 2011 considerata umiliante per le popolazioni terremotate alla luce del fatto che è stata strappata all'ultimo minuto e che bisogna ridare il 100%. E ancora, la pianificazione di iniziative unitarie per il rilancio economico, sociale e occupazionale dei territori colpiti dal sisma. Sono queste le richieste.
I rappresentanti dei comitati cittadini si sono prima ritrovati in un sit-in di fronte a palazzo dell'Emiciclo e poi, dopo aver fatto pressione fuori dai cancelli, mentre alcuni rumoreggiavano nell'aula, dove i consiglieri erano pronti a iniziare la seduta, hanno invaso il settore riservato al pubblico.
Non sono mancati momenti di tensione con alcuni battibecchi, tra cui quello tra qualche dimostrante e il presidente del consiglio regionale, Nazario Pagano: anche se forze dell'ordine e sicurezza del consiglio non sono dovuti intervenire. Alla fine, è andata in scena una protesta silenziosa comunque caratterizzata dalla esposizione di cartelli e striscioni alcuni molto critici: "Ricostruzione: più mattoni meno Chiodi", "Sempre più mentalmente fragili", "L'Aquila problema nazionale", "No deroghe, sì regole" e Chiodi aria fritta: dimissioni commissario, alcuni degli slogan. Dopo aver centrato il risultato i dimostranti hanno lasciato palazzo dell Emiciclo consapevoli con il licenziamento della risoluzione bipartisan firmata dai consiglieri
Il consigliere comunale aquilano è stato ricevuto da Chiodi: al termine del colloquio il commissario per la ricostruzione ha sottolineato che «il mio impegno, come è sempre stato nei mesi scorsi, è rivolto affinché i terremotati aquilani e del cratere sismico siano trattati, dal punto di vista fiscale, come le popolazioni di Marche e Umbria. Mi pare che in questi mesi la proroga ci sia stata sempre», ha aggiunto il governatore, «e sarà così anche questa volta. Quando abbiamo saputo che nel Milleproroghe non c'era la proroga del pagamento delle tasse sospese, siamo andati direttamente a Roma e il risultato è stato ottenuto».
pc quotidiano 30 dicembre - India, il ministro degli interni: i maoisti hanno rafforzato la loro posizione
I naxaliti hanno rafforzato la loro posizione
(Tradotto da odio de clase. In India i maoisti vengono definiti dalla stampa borghese anche “naxaliti”)
I naxaliti hanno rafforzato la loro posizione
Il ministro dell'Interno dell'Unione dell'India, P. Chidambaram ha ammesso [la notizia è datata 28 dicembre] che i naxaliti hanno rafforzato la loro posizione e recentemente intensificato la violenza.
Nel concludere la sua visita di un giorno al distretto di Gadchiroli, recentemente colpito dai Naxaliti, Chidambaram, ha parlato ai giornalisti apertamente ammettendo che gli estremisti hanno aumentato la loro forza e realizzato maggiori atti di violenza , sia per mezzo di esplosivi che con armi da fuoco - quando e dove avevano scelto.
Le forze di sicurezza devono stare all’erta in ogni momento e stare molto attenti agli incroci di strade e sui ponti durante lo svolgimento di operazioni contro i Naxaliti, ha detto.
Chidambaram è il primo Ministro degli Interni dell'Unione Indiana a visitare il distretto di Gadchiroli nella parte orientale del Maharashtra, circondato dalle zone a forte presenza Naxalita del Chhattisgarh e Andhra Pradesh.
Ha tenuto una riunione a porte chiuse al suo arrivo questa mattina con il ministro del Maharashtra, RR Patil, con il direttore generale della polizia, D. Shivananad. e alcuni alti funzionari doganali e di polizia.
Il ministro dell'Interno è anche andato con un aereo a Mutrumgaon, una remota area nel Dhanora Taluka, per capire meglio la realtà della zona.
La breve visita di Chidambaram, tuttavia, ha attirato le critiche da parte dell’ispettore aggiunto del Tesoro, Rajendra Kanphade, che ha detto che le riunioni in camere con aria condizionata non producono alcun risultato.
pc quotidiano 30 dicembre - Filippine e Cina firmano un trattato militare contro la guerra popolare
[Nel perseguimento dei propri interessi imperialisti emergenti e dell’egemonia regionale in Asia,
http://www.abs-cbnnews.com/nation/12/06/10/philippines-china-sign-military-logistics-deal
(Un articolo analogo nei contenuti è stato pubblicato dalla AGENCE FRANCE PRESSE - 2010-12-07 9:01 AM)
MANILA, Filippine –
Le Filippine, alleate da lungo tempo degli Stati Uniti ed ex colonia, hanno detto che firmeranno un contratto di fornitura logistica con
Il generale Ricardo David, capo di stato maggiore delle forze armate delle Filippine (130.000 uomini), volerà martedì a Pechino, dove incontrerà alti ufficiali della difesa e dell’esercito e visiterà anche le strutture militari, ha riferito l'esercito filippino.
David firmerà un accordo per la logistica di difesa con il suo omologo dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA), attraverso colloqui che tratteranno di problemi di sicurezza regionali, tra cui le tensioni nella penisola coreana e la risoluzione pacifica delle controversie nel Mar Cinese Meridionale, su cui Pechino e Manila esprimono rivendicazioni. "Suppongo che con questo avrà inizio l'afflusso di logistica proveniente dalla Cina continentale," ha detto il portavoce militare generale di brigata José Mabanta ai giornalisti sull'accordo previsto.
Le Filippine hanno una delle più deboli forze armate nella regione Asia-Pacifico, in parte basandosi su velivoli di seconda mano, barche e fucili d'assalto dagli Stati Uniti, i suoi partner più stretti per la sicurezza ed ex dominatori coloniali.
"Non credo ci saranno conseguenze politiche", ha detto Mabanta quando gli si chiede della probabile reazione degli Stati Uniti. " Le forze armate filippine veramente mancano di fondi e attrezzature e sono pronte e disposte ad accettare attrezzature e risorse tanto necessarie da qualsiasi paese donatore. Questo include, naturalmente,
Espansione del “soft power”
L'anno scorso, un rapporto del Congresso degli Stati Uniti metteva in guardia dal “soft power” della Cina, la sua volontà di espandere la propria influenza nella regione attraverso miliardi di dollari in aiuti allo sviluppo e investimenti, in particolare nelle Filippine, Cambogia, Laos e Myanmar.
Nel mese di agosto, i funzionari militari statunitensi affermavano che la testardaggine cinese rispetto al Mar Cinese Meridionale è stata fonte di preoccupazione nella regione.
Dal 2000, Washington ha donato più di 500 milioni di dollari di attrezzature e forniture militari a Manila. Ha anche offerto corsi di formazione e consulenza in materia di lotta contro i militanti islamici nel sud.
Gli Stati Uniti hanno finanziato anche l'assistenza alle comunità rurali più povere per controllare la diffusione dell’influenza e del controllo del territorio del NPA.
Le Filippine hanno un fondo di ammodernamento di circa 150 milioni di dollari per l'aggiornamento dei trasporti aerei e degli elicotteri da combattimento per combattere i separatisti musulmani e la guerriglia maoista.
pc quotidiano 30 dicembre - a santa lucia il 31 dicembre .Per un 2011 senza discariche ed emergenza rifiuti
Come da tradizione l’ultimo giorno dell’anno dovrebbe portarsi via e cose vecchie e brutte dell’anno appena trascorso. Per la città di Napoli e per la sua provincia invece non sarà così. Monnezza, discariche, inceneritori, speculatori, politici affaristi ed amici dei camorristi continueranno a restare nella nostra città, a far danni, ad avvelenare la nostra terra e la nostra salute, a riempierci di chiacchiere e paventati miracoli.
Per questo pensiamo sia opportuno che un po’ di cose vecchie, un po’ di monnezza forse sia il caso di portarla a loro in un augurio che ben presto lascino la città insieme ai rifiuti, alle discariche ed agli inceneritori.
Anni fa la montagna di sale in Piazza Plebiscito inaugurava una consuetudine che vuole in questa ultima parte dell’anno delle installazioni di arte contemporanea capeggiare nei luoghi simbolo della città. Quest’anno siamo certi che nulla di meglio che una montagna di monnezza sotto un palazzo simbolo delle responsabilità del malgoverno come Palazzo Santa Lucia sede della giunta regionale della Campania, possa sintetizzare i nostri auspici per l’anno nuovo, e di tutti quelli che credono nella possibilità ora e subito di praticare la alternative per lo smaltimento dei rifiuti.
Facciamo appello a tutti i comitati, alle reti in difesa della salute e dell’ambiente per essere insieme il 31 dicembre sotto palazzo Santa Lucia a costruire la montagna di monnezza per i buoni auspici nel 2011 per i tanti che reclamano un piano alternativo dei rifiuti senza discariche ed inceneritori e per uscire per sempre dall’emergenza affaristico-speculativa-sanitaria.
A Napoli ed in provincia tanti comitati si stanno coordinando per affermare la necessità di un piano alternativo dei rifiuti, un percorso importante che nel prossimo anno non potrà che essere decisivo per tutti quelli che hanno lottato e lottano in questi anni contro veleni e rifiuti.
Venerdi’ 31 Dicembre, ore 10:30
Palazzo Santa Lucia – Sede Regione Campania
Per un 2011 senza discariche, rifiuti ed affaristi
Costruiamo la montagna di monnezza
Presidio permanente di Chiaiano e Marano
Comitato antidiscarica di Giugliano
Comitato Cambiamo Mugnano
Laboratorio Insurgencia
pc quotidiano 30 dicembre -il processo joy al poliziotto stupratore.. al 2 febbraio
si terrà il 2 febbraio alle ore 10.
Intanto, dagli avvocati abbiamo saputo che le carte presentate dai difensori dell'ispettore nell'udienza preliminare del 2 dicembre consistono nei fogli di presenza relativi a quei giorni. Quindi nulla di significativo.
Anche questa udienza sarà a porte chiuse.
Intanto, si moltiplicano le condanne verso poliziotti, guardie, l'ultima in ordine di tempo, la condanna del poliziotto, sempre del Cie di Corelli, per stupro- e non solo- di un trans rinchiuso nel Cie, crediamo debba crescere la mobilitazione a fianco di Joy perchè come abbiamo scritto nel foglio di giugno/luglio di quest'anno dell' mfpr:" Quella di Joy è una storia, tra le tante, che racchiude molteplici aspetti su cui le donne in primis, hanno tanto da dire e per cui lottare, aspetti che dalla specificità donne/immigrate/pacchetto sicurezza/repressione rinviano alla necessità dell'esistente da cambiare"
e, ancora: " Da vari mesi si sono moltiplicati gli episodi di repressione razzista e gli abusi sessuali verso le immigrate da parte di poliziotti, guardie carcerarie...In questo modo questo Stato impone le politiche securitarie del Governo che considera di per sè criminali, prostitute tutti gli immigrati/immigrate. lo stesso Stato di polizia che difende i padroni caricando le lotte dei lavoratori; che risponde con la violenza selvaggia verso i giovani, antifascisti o gente che si trova nei pressi di uno stadio, che uccide nelle sue carceri, come il caso di Stefano Cucchi.
Che ora il processo prosegua, che il tentativo di stupro dell'ispettore di polizia non rimanga impunito è una battaglia non meramente "garantista" o "giustizialista" come qualcuno ha detto, ma è invece un altro passo avanti, un altro tassello che si aggiunge al mosaico della lotta generale e complessiva contro uno stato, un governo che avanzando rapidi verso il moderno fascismo impongono uno stato di polizia sempre più pressante ma che contro le donne usa anche la violenza sessuale e in più razzista se si tratta di donne immigrate...."
30 dicembre '10
mfpr milano
mercoledì 29 dicembre 2010
pc quotidiano 29 dicembre - protesta operaia alla sede cisl a bergamo
29-12-2010
COMUNICATO STAMPA
Oggi nel pomeriggio si è tenuto un presidio di operai del Cobas presso la sede territoriale del “sindacato” CISL di Castelli Calepio nella provincia di Bergamo, dove ha sede la Technymon, media azienda metalmeccanica. Una protesta che aveva come obiettivo l’arroganza del padrone e la connivenza dei sindacati confederali grazie alla quale quest’ultimo cerca di liberarsi dei lavoratori scomodi e sindacalizzati usando la cassa integrazione per riorganizzare la produzione e continuare a fare profitti.
Questi operai da 2 anni sono in cassa senza mai poter rientrare, costretti a vivere con meno di 500 euro al mese (la rotazione è prevista per legge nella CIGS), mentre in azienda si continua a lavorare, anche di sabato e recentemente ci sono state 4 nuove assunzioni. Alcuni giorni fa l’ennesima beffa per gli operai in CIGS, cui è stato consegnato il cedolino della tredicesima per un ammontare di ZERO euro!!!.
Con questa protesta abbiamo voluto denunciare il ruolo di “consulenti aziendali” dei rappresentanti territoriali della Fim-Cisl che collaborano con l’azienda per far passare i suoi piani, negando il voto agli operai nelle assemblee, facendo incontri separati con l’azienda, accettando il volere del padrone che negli incontri sindacali si è permesso di dire che lui è libero di far lavorare chi più gli aggrada, proprio come Marchionne alla Fiat! ma in questo caso forti dell'avvallo silente della FIOM territoriale....
Segue il volantino diffuso ai passanti e automobilisti
ALLA TECHNYMON COME ALLA FIAT – I PADRONI SCELGONO DI TRATTARE CON I SINDACATI AMICI - MA GLI OPERAI NON ASPETTERANNO IN SILENZIO IL LICENZIAMENTO! PERCHE’ CHI LOTTA PUO’ ANCHE PERDERE MA CHI NON LOTTA HA GIA’ PERSO!
Dal 9 marzo 2009 ad oggi, alla Technymon di Castelli Calepio, un gruppo di operai che ha fatto entrare il sindacato in fabbrica, viene tenuto fuori dai cancelli perennemente in cassa integrazione: una grave discriminazione con pesanti danni economici e morali e con l’evidente intento di licenziarli.
Questi lavoratori si sono organizzati con lo Slai Cobas perché la Fiom, il sindacato a cui erano iscritti, ha dimostrato di non tutelare i loro interessi e di non difenderli dagli attacchi del padrone al quale si chiedeva di rispettare gli accordi sottoscritti per la cassa ordinaria. Così come, anziché supportare il delegato alla sicurezza che faceva il suo mestiere, facendo intervenire Asl per la verifica dei macchinari, si sono defilati proprio nel momento in cui questo era sotto l’attacco aziendale.
Organizzandosi col sindacato Cobas questi operai hanno deciso di lottare per vendere cara la pelle, contrastando così la connivenza tra sindacati confederali e padroni, tanto che da anni oramai i primi sono, chi più chi meno, diventati pari a consulenti aziendali contro gli interessi dei lavoratori. In questo modo inoltre intendono denunciare la situazione di moderno schiavismo che si vive in tante medie e piccole industrie che costituiscono la gran parte del tessuto produttivo bergamasco, dove, col ricatto del licenziamento si è costretti ad accettare condizioni di lavoro infami.
Alcuni mesi fa, lo Slai Cobas, ha inoltrato agli organi competenti un esposto sulle anomalie riscontrate nell’apertura della CIG, questo esposto è stato sostenuto da mobilitazioni dei lavoratori alla direzione del lavoro, all’INPS e alla procura della repubblica, ottenendo l’attenzione dei responsabili di questi enti. Questo atto, assolutamente legittimo e necessario, potrebbe bloccare il meccanismo che porta ai licenziamenti, ma nessuno dei sindacati confederali l’ha mai fatto! Poiché questi oramai non fanno altro che firmare accordi e far accettare ai lavoratori come se fossero inevitabili queste procedure, che non sono altro che l’anticamera dei licenziamenti.
Ora questi operai non accetteranno ulteriori deroghe o altra cassa integrazione, vogliono tornare al lavoro perché alla Technymon il lavoro c’è, tanto che recentemente sono state fatte nuove assunzioni!
Abbiamo chiesto con forza che tutti i sindacati facessero il loro mestiere, chiedendo loro di mettere nei verbali delle assemblee la nostra richiesta di dati certi sulla “crisi” aziendale e che non ci si fidasse di parole dette dal consulente del lavoro pagato dall’azienda; abbiamo chiesto il numero dei lavoratori che hanno ruotato in cassa e le modifiche fatte all’organizzazione del lavoro, ma sia Fim che Fiom non hanno mai appoggiato queste richieste, anche di fronte all’arroganza del padrone che ha affermato che “..fa lavorare solo quelli che gli vanno bene a lui…”
Ma il fatto più disgustoso è stato il comportamento del rappresentante territoriale della Fim, che durante l’ultima assemblea, ha attaccato il rappresentante dei Cobas dicendo che, essendo quella assemblea indetta da Fim e Fiom, la sua era una presenza illegittima, dimenticando che LE ASSEMBLEE SONO DEI LAVORATORI E NON DEI SINDACATI e che sono i lavoratori che scelgono da chi farsi rappresentare. A questo punto il sig. Luciano Baldi della Fim senza nemmeno ascoltare le proposte del Cobas, ha cercato di buttarla in rissa e non riuscendoci, se ne è andato provocando la reazione di alcuni lavoratori che l’hanno apostrofato definendolo servo del padrone!
Così come la Fim-Cisl a livello nazionale chiede ai lavoratori di svendere i propri diritti in cambio di un posto di lavoro da schiavi (es: fiat), così alla Technymon supporta il terrorismo padronale per far passare una ristrutturazione eliminando i lavoratori scomodi.
A differenza di certi sindacalisti il Cobas non scappa, non ha paura né dei padroni né degli altri sindacati, perché sa bene che il suo ruolo è quello di supportare le rivendicazioni degli operai quindi perché gli altri sindacati temono la volontà dei lavoratori?
Sindacato Lavoratori Autorganizzato Intercategoriale COBAS per il sindacato di classe cobasdalmine@infinito.it
a breve video sul canale http://www.youtube.com/user/cobasinforma
pc quotidiano 29 dicembre ..giù le mani da red block .. e qualche parola sul PD
quello che noi troviamo davvero grottesco sono gli strilli per l'attacco alla democrazia
quando si parla del PD
il PD è il partito che anche oggi per bocca dei suoi massimi dirigenti si esprime per il si al piano fascista padronale di marchionne, che comporta anche la chiusura di termini imerese, oltre tutto quello che denunciamo in materia di attacco alle libertà sindacali, alla costituzione ecc
il PD è il partito che si è dissociato dal movimento studentesco reale a Roma come a palermo, come ovunque, cercando di criminalizzare il 14 dicembre al servizio dello stato e del governo berlusconi
il PD è il partito che in Sicilia si allea e fa da puntello del governo di destra di Lombardo.. che tutti sappiamo di cosa fa parte
la parola 'democrazia' in bocca ai dirigenti siciliani e nazionali del pd è una oscena bugia
non ne parliamo poi delle forze solidali in questa occasione con il pd parti integranti del governo moderno fascista di berlusconi..ecc.
il PD, il suo gruppo dirigente, i suoi dirigenti,che sono anche dirigenti della cgil che nega lo sciopero generale e contribuisce all'isolamento della stessa fiom, vanno contestati apertamente, come è già avvenuto in occasione delle 'feste' a torino ed altrove dagli operai, dagli studenti, dai precari, dai disoccupati senza alcun bisogno di saracinesche bruciate
tentare poi di usare questo per colpire red block è davvero una operazione antidemocratica
in senso vero della parola
proletari comunisti
29-12-2010
pc quotidiano 29 dicembre - Red block palermo..la solidarietà del movimento studentesco
In merito ai fatti riportati dalla stampa in questi giorni circa l'attacco alla sede regionale e provinciale del Pd a Palermo in via Bentivegna, il movimento studentesco esprime la propria solidarietà ai giovani di Red Block la cui sigla è stata pretestuosamente accostata alle scritte comparse davanti il marciapiede e sulla saracinesca della sede del Pd.
Il movimento studentesco respinge tale provocazione funzionale al tentativo di criminalizzare le lotte e le ragioni che esso esprime in particolare in seguito alle mobilitazioni degli ultimi mesi culminate nelle grandi manifestazioni del 14 e del 22 Dicembre.
Pertanto si invitano i giornalisti a partecipare all'assemblea-conferenza stampa che si terrà all'Accademia di Belle Arti occupata giorno 30 Dicembre alle ore 16:00.
Accademia di Belle Arti occupata
CAIL (collettivo autorganizzato accademia in lotta)
Collettivo Carlo Giuliani
Collettivo Studentesco Antiautoritario
Coordinamento studenti medi Palermo
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Scienze per l'autoriforma
Studentato occupato Anomalia
pc quotidiano 29 dicembre - red block palermo comunicato sull'attaccoalla sede regionale del PD di palermo
Comunicato stampa.
Sull’attacco alla sede regionale del PD a Palermo.
Le parole di smentita apparse ieri sull’Ansa e altre agenzie stampa circa il nostro coinvolgimento nell'attacco dell’altro ieri notte alla sede regionale del PD, si rifà ad una breve conversazione telefonica avuta tra un nostro militante e una giornalista Ansa. Durante tale telefonata abbiamo espresso la necessità di venire a conoscenza dei fatti per poi esprimere qualsiasi presa di posizione eccetto quella riportata dall'Ansa stessa e da altre agenzie e giornali sulla nostra totale estraneità al fatto in questione.
Dopo aver letto vari comunicati su internet e gli articoli di giornale, siamo in grado di dichiarare che l'intera faccenda ci puzza alquanto.Molti articoli mettono in connessione l'attacco alla sede del PD con un nostro comunicato apparso sul nostro blog (www.redblock-it.blogspot.com) il 24 Dicembre dal titolo “Prendiamo le distanze da chi prende le distanze! Sui fatti del 22 a Palermo”, in cui condanniamo le prese di distanza di alcuni partiti e sindacati come Cgil,Mdu, UDU, Sel, Cobas e anche il PD.
Ci fa pensare molto la dichiarazione di Giovane Italia sull'accaduto, unica organizzazione politica che punta il dito contro di noi a poche ore dalla notizia, ricordiamo che nel nostro ultimo comunicato critichiamo aspramente il ruolo che hanno avuto i neofascisti per l'appunto di Giovane Italia nel creare confusione tra gli studenti tramite sigle fittizie da loro create come "studenti in movimento" con il fine di strumentalizzarli.
Praticamente è dall'inizio dell'autunno che smascheriamo questo loro tentativo di infiltrazione nel movimento studentesco (basta consultare i nostri comunicati del 25 novembre, e del 13 e 27 ottobre), con il risultato che i loro cortei hanno visto la partecipazione di poche centinaia di studenti a fronte delle decine di migliaia portate in piazza dal movimento studentesco ed infine con il fatto che già da molte settimane gli studenti non ci cascano più e di conseguenza Giovane Italia non ha più avuto la possibilità di organizzare cortei sotto sigle fittizie. Quando Giovane Italia ha indetto “il corteo dei giovani studenti di destra” usando la propria sigla è stato un flop totale. Adesso i camerati tentano di tornare sulle scene criminalizzando le centinaia di studenti che hanno resistito alle cariche e ai lacrimogeni della polizia e attribuendo “all’estrema sinistra” l’intento di “alzare il clima di scontro contro le forze dell’ordine, le istituzioni ed i partiti per destabilizzare il paese”, addirittura!
Si può dire che ormai il nostro paese è totalmente destabilizzato e in tensione sociale permanente a causa delle politiche antipopolari di questo governo che non fa altro che scaricare la crisi sui lavoratori e le masse popolari, non c’è certo bisogno “dell’estrema sinistra” per questo!
La verità è che forse diamo fastidio a qualcuno in questa città ma non solo…
Pochi giorni dopo i “fatti dell’Umberto”, a Roma in occasione della manifestazione della Fiom del 16 Ottobre, siamo stati tra i pochissimi insieme a proletari comunisti e allo Slai Cobas per il sindacato di classe e a singoli operai, lavoratori e studenti ad interrompere l’intervento dell’allora segretario della Cgil Epifani chiedendo a gran voce lo sciopero generale. Anche in quell’occasione il ministro Maroni aveva paventato il “pericolo infiltrati”.
Tutto questo per dire che portiamo avanti coerentemente le nostre battaglie politiche sia tra i lavoratori che tra gli studenti che tra le masse in generale, questo sicuramente da fastidio a chi come dopo gli scontri del 14 a Roma e del 22 a Palermo cerca di dividere gli studenti in buoni e cattivi.
Tutta questa faccenda ci sembra l'ennesimo tentativo di criminalizzare un intero movimento come quello studentesco ed in particolare chi porta avanti pratiche radicali all’interno di esso.Non è la prima volta che finiamo sotto tiro e che provano a criminalizzare la nostra sigla.
Già per i famosi “fatti dell'Umberto”, dove per un volantinaggio organizzato da vari antifascisti tra cui nostri compagni, la stampa ha puntato il dito contro la nostra organizzazione parlando addirittura di uno scontro mai avvenuto davanti la scuola con i neofascisti di Casapound (smentito dai neofascisti stessi), inoltre le prime notizie riportavano l’arresto di nostri compagni, cosa non vera.
La polizia in seguito agli arresti in quell'occasione ha provato durante gli interrogatori ad "estorcere" confessioni agli arrestati perchè dichiarassero di appartenere alla nostra organizzazione, cosa che abbiamo smentito prontamente sia noi che gli arrestati stessi. Da ricordare che nei giorni che precedettero “i fatti dell’Umberto”, venne fuori la copertura che la digos dava ai neofascisti di Casapound nelle loro scorribande notturne. Cosa che denunciammo pubblicamente tra gli studenti ei lavoratori e che sicuramente avrà infastidito le due parti complici.
Adesso arriva l'ennesima montatura contro chi si ribella in linea con la “strategia della tensione” che prende corpo nelle dichiarazioni dei ministri Gasparri, La Russa e Maroni riferendosi alla possibilità che “potrebbe scapparci il morto” riferendosi agli scontri del 14 Dicembre a Roma, la storia del nostro paese ci insegna che quando gli esponenti di governo fanno simili dichiarazioni ciò è indice della loro stessa volontà di reprimere più aspramente i movimenti sociali e di cercare essi stessi “il morto”.
Non ci stupiamo e non ci facciamo intimidire dalle ennesime provocazioni e montature.
Continueremo il nostro lavoro politico consci del fatto che non siamo noi quelli ad avere paura.
Red Block
Palermo 28/12/2010
pc quotidiano 29 dicembre - L'ACCORDO FIAT TORINO E' ILLEGALE (2° parte)
A premessa, considerando la prima parte e questa, si vede bene come l’accordo alla Fiat Mirafiori che ricalca, peggiorandolo, quello di Pomigliano, interviene su ogni aspetto della condizione di lavoro, perché ognuno e tutti insieme servono per aumentare lo sfruttamento dell’operaio.
Orario di lavoro, con l’accordo non c’è più uno schema di orario stabilito per l’operaio, vi sono 4 schemi di orario (primo: 2 turni di 8 ore al giorno per 5 gg. – secondo: 3 turni di 8 ore al giorno per 5 gg. – terzo: 3 turni di 8 ore al giorno per 6 gg. – quarto: 2 turni di 10 ore al giorno), e la Fiat può passare da uno schema all’altro; e se pur è previsto un esame congiunto con i sindacati firmatari, questo ha il solo scopo di avere sempre l’avallo sindacale, anche sull’intervento unilaterale della Fiat! Prevedendo che in caso di mancato accordo l’azienda applicherà l’orario da lei prescelto.
La modifiche portano ad un aumento dell’orario di lavoro, sia complessivo che individuale. La media di 40 ore settimanali, diventa un puro riferimento, in realtà in uno degli schemi gli operai dovranno lavorare normalmente a settimane alterne 48 ore.
Ma soprattutto e per la prima volta viene stabilita una sperimentazione di schema di orario (per 12 mesi) di 10 ore al giorno per 4 gg. alla settimana, con una logica che richiama effettivamente lo schiavismo, della serie: sperimentiamo quanto può resistere normalmente l’operaio, se questa “sperimentazione” va bene, passeranno a aumentare normalmente l’orario, e la fatica, a 11, poi a 12 ore e così via, fino a che gli operai resistono? Marchionne sta pensando per caso ad allestire una zona dormitorio in fabbrica? Anche perché, sulla carta chi fa 10 ore al giorno potrà riposare per tre giorni, ma nella parte sul lavoro straordinario è previsto che l’azienda può richiamare al lavoro anche in questi giorni di riposo.
“Se 8 ore vi sembran poche” cantavano gli operai, ma oggi siamo ben oltre!
A questo “normale” orario di lavoro l’accordo aggiunge l’aumento per 3 volte delle ore di straordinario che passano da 40 a 120 annue per operaio; a questo straordinario l’azienda potrà far ricorso senza neanche il preventivo accordo sindacale – anche qui: i sindacati firmatari accordano a Marchionne di agire senza neanche il loro accordo! In più vi potranno essere altre 80 ore, con accordo sindacale.
Inoltre, con accordo individuale tra azienda e lavoratore, l’attività lavorativa sul 18° turno (cadente tra le ore 22 della domenica e le ore 6,00 del giorno successivo) potrà essere svolta a regime ordinario con la sola maggiorazione del lavoro notturno... Il lavoro straordinario nell’ambito delle 200 ore pro capite potrà essere effettuato nelle giornate del sabato e nelle giornate di riposo.
I sindacati firmatari dell’accordo sottolineano che il ricorso massiccio allo straordinario porterà in tasca agli operai fino al 3700 euro lordi all’anno. Briciole in confronto a quanto ci guadagnerà l’azienda dal pluslavoro fatto dagli operai! Ma con una battuta, che purtroppo troppo facilmente potrebbe diventare realtà, vorremmo chiedere: ma quanti soldi gli operai spenderanno all’anno per curare i danni alla salute che porterà questo massiccio incremento del lavoro?
Per non rallentare neanche per sbaglio la produzione in ciascuna linea, l’accordo prevede poi che nella prima ora del turno gli operai di una linea potranno essere spostati per coprire operai mancanti, o, nell’arco del turno, per “fronteggiare le perdite derivanti da eventuali fermate tecniche e produttive”. Questo nell’accordo viene chiamato “corretto rapporto produzione/organico”, rovesciando totalmente da parte sindacale il rapporto organico/produzione che nel passato serviva per chiedere più assunzioni ed evitare licenziamenti.
E ancora, con i “recuperi produttivi, le perdite produttive per cause di forza maggiore o per interruzione delle forniture verranno recuperate collettivamente, entro sei mesi successivi, sia nelle giornate del sabato, sia nei giorni di riposo individuale, anche per gli operai che lavorano 10 ore al giorno. E, per giunta, senza pagare la maggiorazione per lavoro straordinario, festivo, ecc.
Gli operai vengono resi appendici del sistema produttivo. L’accordo stabilisce che devono stare sempre a disposizione dell’azienda a seconda delle esigenze produttive. La vita dell’operaio non esiste più, la sua giornata, le sue settimane sono solo in funzione del capitale. La salute degli operai è questione che “non interessa” (finchè ce la fa, bene, in mancanza, verrà sostituito).
Come un brutto film che fa scorrere le immagini all’indietro, questo accordo fa tornare per orari, per mancati riposi, per zero rispetto per la salute psicofisica degli operai, ecc. a situazioni da fabbriche di inizio secolo scorso.
Con l’accordo si deroga a quanto previsto dalle leggi in materia di riposi giornalieri e settimanali. Questo tra l’altro mette fuori gioco ogni residuo controllo da parte dell’Ispettorato del lavoro, perché è a premessa stabilito che le leggi non devono essere applicate (fermo restando che come accade sempre negli ultimi anni, poi sarà la legge che recepirà e si adeguerà ai cambiamenti già avvenuti in peggio nei rapporti tra capitale e lavoratori); inoltre, anche la complessa articolazione di orari, turni rende materialmente impossibile una verifica in corso d’opera.
Un altro articolo dell’accordo riguarda il passaggio degli operai alla Joint Venture Fiat/Chrysler. Qui Marchionne vuole giocare a mani libere, in una situazione in cui gli unici ad avere le mani legate saranno gli operai. Si scrive che il “fabbisogno di organici della Joint Venture sarà soddisfatto in via prioritaria con l’assunzione del personale proveniente dagli stabilimenti Fiat di Mirafiori”; gli altri lavoratori provenienti dalle altre aziende del gruppo saranno, forse, assunti successivamente. Inoltre gli operai dovranno passare dalle “forte caudine” della “cessione individuale del contratto di lavoro”, senza l’applicazione delle garanzie previste dall’art. 2112 del c.c.
Per poter assumere quanti e soprattutto quali lavoratori, azienda e sindacati firmatari dicono il falso sostenendo che non si tratta di “trasferimento di ramo d’azienda”; la realtà è che in questo modo vogliono prendere due piccioni con una fava: da un lato obbligare in maniera ricattatoria gli operai a firmare le clausole capestro di questo accordo per essere assunti – lì dove dovrebbero essere per legge automaticamente tutti assunti, alle stesse condizioni di prima; dall’altro avere mani libere nel peggiorare le condizioni di lavoro precedenti.
Abbiamo volutamente tenuto da parte la questione dei diritti sindacali e un’analisi de sistema Ero Uas che sarà a base dell’organizzazione del lavoro della nuova Joint Venture, perché richiedono un discorso più approfondito.
Ma è evidente da queste parti dell’accordo, come da quelle denunciate nel precedente articolo del blog, come questo accordo sia in ogni sua parte in violazione delle leggi esistenti.
Il salto di “qualità” è che mentre prima si faceva ma non si scriveva – perché ogni accordo in “deroga” alle leggi e normative esistenti doveva e poteva essere solo migliorativo - oggi Marchionne, la Fiat, i sindacati padronali lo proclamano apertamente, lo scrivono in un accordo.
In uno Stato minimamente di diritto, non potrebbe essere permesso che vi sia un accordo che viola leggi esistenti; se un qualsiasi cittadino viola delle leggi, si può trovare sanzionato, perfino in galera, oggi Marchionne e i sindacati firmatari fanno carta straccia delle leggi, di diritti costituzionali che riguardano la salute, la vita degli operai e ricevono il plauso, sono considerati i salvatori del sistema produttivo italiano.
Questo accordo è illegale! Se viene permesso ad una parte della società, la minoranza, di violare le leggi e i diritti costituzionali, allora vuol dire che siamo in un sistema illegale ed è legittima ogni azione per impedire questa illegalità “legalizzata”. – (Continua).
pc quotidiano 29 dicembre - 28 gennaio 8 ore di sciopero generale dei metalmeccanici indetto dalla FIOM
gravità senza precedenti".
Il voto del comitato centrale è previsto nel primo pomeriggio. Duro anche l'attacco del presidente del Comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi: "Sugli accordi di Pomigliano e Mirafiori Angeletti dice che la Fiom non ha firmato, perché ha smesso di essere un sindacato per essere un movimento politico in cerca di visibilità? E' solo l'autodifesa di un sindacato totalmente in mano all'azienda. Angeletti e Bonanni sono la vergogna del sindacalismo italiano". A poche ore dal comitato centrale della Fiom che deciderà le iniziative di lotta dopo l'accordo di Mirafiori, Cremaschi alza i toni dello scontro fra le associazioni di rappresentanza dei lavoratori e, intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it, risponde al segretario della Uil Luigi Angeletti. "Non è mai successo dal '45 ad oggi che un sindacato italiano firmasse l'esclusione di un altro sindacato. E' una macchia indelebile sulla storia di Cisl e Uil. Per noi non contano più niente. Sono fuori dalla cultura democratica sindacale dell'Italia costituzionale". Cremaschi poi ha fatto sapere che le manifestazioni di protesta della Fiom "scuoteranno il Paese".
Contro le affermazioni del dirigenete Fiom si è scagliato Giorgio Santini, Segretario generale aggiunto della Cisl. "Ha pronunciato parole di inaccettabile istigazione alla violenza nei confronti dei segretari generali di Cisl e Uil che vanno condannate nel modo più netto, al di là di ogni questione di dialettica sindacale", ha replicato Santini.
(29 dicembre 2010) © Riproduzione riservata
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pc quotidiano 29 dicembre - l'assemblea alla sapienza per l'operaio immigrato morto sul lavoro
presso la facoltà di Scienze Politiche, organizzata dal
COMITATO 5 APRILE - RETE NAZIONALE SICUREZZA E
SALUTE SUI LUOGHI DI LAVORO il 28 Dicembre 2010
Circa 40 compagni e compagne hanno partecipato a questa
iniziativa, tra le 17 e le 18.30, è stato fatto un breve sopralluogo
per rendersi conto della situazione. Il cantiere è chiuso e sotto
sequestro giudiziario, come è prassi in caso di incidenti mortali.
E' stato distribuito il comnunicato qui inserito sotto, affisso anche
in un cartellone all'esterno del cantiere vicino alla facoltà di Scienze
Politiche. Si è deciso di fare un esposto agli organismi ispettivi del lavoro
alla ASL territorialmente competente e alla Procura della Repubblica, in
base ai rilievi e alle prime indicazioni raccolte oggi. Per l'iniziativa pubblica del
22 gennaio, ad un mese dalla morte di Mohammed Bannour, l'operaio della
ditta sub-applatatrice che ha perso la vita il 22 dicembre, sarà fatta una riunione
organizzativa il 10 gennaio, con il coinvolgimento delle varie situazioni studentesche,
non solo dell'ateneo de La Sapuenza, ma estendendo l'invito anche alle situazioni
di Tor Vergata e Roma 3, ai Giuristi Democratici, al Comitato Immigrati di Roma,
presente oggi con una delegazione, alla rete nazionale per la salute e sicurezza - comitato
5 aprile e alle varie associazioni che la compongono, al coordinamento autoconvocati-e
di Roma e alle altre strutture che siano disponibili a mettere in piedi questo percorso.
Il primo obiettivo è stato raggiunto, quello di mettere in relqazione situazioni che a vario
titolo hanno interesse a non far archiviare la procedura, a far individuare i reali responsabili
e a sviluppare ancora di più la rete autorganizzata, anche con l'intreccio tra le lotte
dei migranti contro la Bossi Fini, il pacchetto sicurezza con le mobilitazioni contro il
collegato lavoro, l'applicazione piena del decreto legislativo 81 del 2008 e il contrasto
alla precarietà lavorativa, formativa e di vita.
MOHAMMED NON SARA' DIMENTICATO.
Segue il testo del volantino e comunicato di oggi. trasmette Comitato 5 aprile
di Roma - rete nazionale salute e sicurezza sui luoghi di lavoro
COMITATO "5 APRILE" – Roma aderente alla RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO e mail nazionale bastamortesullavoro@gmail.com
e mail per info comitato "5 aprile" circolotlc@hotmail.com
22 dicembre 2010: un altro morto nei cantieri…un operaio immigrato ucciso nell’edilizia…questa volta nell’Università più popolosa d’Italia e d’Europa, "La Sapienza" di Roma nel cantiere vicino a Scienze Politiche.
Un trafiletto in cronaca, una notizia veloce nei flash di agenzia o sui telegiornali, una informazione che passa tra "veline", "bunga bunga", "la crisi di governo", "il mercato in Parlamento", "il Milan primo in classifica" e ora "…i consigli per gli acquisti…"
Questo è il destino che tocca di solito a coloro che perdono la vita e vedono stroncati di colpo affetti, aspettative, difficoltà, nei luoghi di lavoro, specie nell’edilizia e se si tratta di immigrati…il rischio aumenta, meno sicurezza, meno costi, lavoro "al nero"…
Ci vuole la "strage sul lavoro", come per la ThyssenKrupp, la Umbria Olii, i tanti morti (troppi, anche se le statistiche ci dicono cinicamente che sono "in diminuzione" rispetto agli anni scorsi, come gli infortuni denunciati sul lavoro non quelli realmente avvenuti, mentre "aumentano" guarda caso malattie e patologie contratte sul lavoro) che hanno insanguinato l’Italia, per avere la notizia sulle prime pagine dei giornali, per avere l’attenzione dei mezzi di comunicazione di massa, gli approfondimenti delle reti televisive…poi i processi, lunghi anni per cercare di avere GIUSTIZIA E VERITA’ E DEI RESPONSABILI CHE PAGHINO PER LE MORTI SUL LAVORO, LE FAMIGLIE SPEZZATE, LE ASPETTATIVE DI UN FUTURO MIGLIORE RIDOTTE IN BRICIOLE…Tutto in nome del PROFITTO, del RISPARMIO SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO (la SICUREZZA E’ CONSIDERATA "UN COSTO", quindi se si può evitare…), SULLA PELLE E LA SALUTE DI CHI LAVORA E CHE, A PRESCINDERE DALLA NAZIONALITA’, CONTRIBUISCE ALLA RICCHEZZA SOCIALE DI QUESTO E DI TANTI PAESI "SVILUPPATI"…
E’ avvenuto il 22 Dicembre 2010 nel cantiere all’Università La Sapienza nei pressi di Scienze Politiche, MOHAMMED BANNOUR, 35 ANNI, TUNISINO, moglie e tre figli, schiacciato contro un muro dal ribaltamento di un macchinario durante i lavori, muore sul colpo…"perché bisogna fare presto, finire i lavori del cantiere, perché se non ti sbrighi non ti pagano, i ritmi spesso diventano eccessivi e poi…chissà se ti fanno un contratto per il prossimo lavoro, finito questo…"
Il 22 dicembre, erano in corso le manifestazioni studentesche contro la "Riforma Gelmini", sostenuti da una gran massa di persone che hanno intuito se non compreso che se si tocca l’istruzione pubblica, la ricerca e la formazione della futura classe lavoratrice, non "i dirigenti" ma i futuri NUOVI PRECARI USA E GETTA, anche se LAUREATI O SPECIALIZZATI, NON C’E FUTURO MIGLIORE MA SOLO SFRUTTAMENTO A BASSO COSTO, TEMPORANEO, PRECARIO, MA DI BUONA "QUALITA"…Il corteo viene a conoscenza della morte dell’operaio, slogan da parte dei manifestanti sulla via Prenestina, quando tornano all’Università, assemblea spontanea di fronte al cantiere, fiori, un caschetto giallo "…dispositivo di prevenzione individuale…" obbligatorio nei cantieri, appeso accanto al cartello "…vietato l’ingresso ai non addetti ai lavori"…la PROMESSA CHE NON SI DIMENTICHERA’, LA "FORZA LAVORO IN FORMAZIONE", studenti e studentesse in lotta hanno capito, non solo noi "addetti ai lavori". SIAMO QUI OGGI, PER AVERE VERITA’ E GIUSTIZIA, CI SAREMO IL 22 GENNAIO 2011 CON STUDENTI E STUDENTESSE, A UN MESE DALLA MORTE DI MOHAMMED, PERCHE’ NON SI DIMENTICHI E NON TORNI TUTTO COME PRIMA...
Comitato "5 Aprile" di Roma – Rete nazionale salute e sicurezza sul lavoro
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pc quotidiano 29 dicembre - dopo Ganzer..un altro criminale in divisa..poliziotto stupratore condannato
Lo ha deciso il gup di Milano Gaetano Brusia. Stando alle indagini del pm Stefania Carlucci, il poliziotto, Mauro Tavelli, nel 2009 avrebbe costretto la persona trasgender ad un rapporto orale in un ufficio all’interno del Cie, con la promessa di usare il suo potere per farlo uscire. L’agente è stato condannato per i reati di violenza sessuale, concussione, atti osceni, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e della prostituzione.
Secondo l’accusa, il poliziotto, che era finito in carcere lo scorso giugno, avrebbe anche affittato un appartamento in zona Cenisio a Milano, che veniva utilizzato da alcuni transessuali per prostituirsi. Inoltre, in fase di indagini, anche altri reclusi nel Cie avevano denunciato di aver subito tentativi di violenza. Il pm aveva chiesto per lui una pena di 11 anni e 5 mesi, ma il giudice lo ha assolto dalle accuse di sfruttamento della prostituzione e molestie.
martedì 28 dicembre 2010
pc quotidiano 28 dicembre - Studenti di Puerto Rico manifestano contro l'aumento delle tasse, scontri con la polizia
Puerto Rico: la protesta degli studenti dell'Università ottiene un ampio sostegno
23 Dicembre 2010: gli studenti e i loro sostenitori a Puerto Rico hanno manifestato contro la presenza della polizia nelle università e contro la tassa di 800 dollari che l'amministrazione vuole imporre agli studenti. In serata si è tenuto un concerto a sostegno degli studenti.
24 dicembre 2010
di Juan A. Hernandez
gli studenti dell’Università di Puerto Rico, ancora una volta hanno ricevuto il sostegno di migliaia di persone nella loro lotta per evitare l'imposizione nel prossimo semestre di 800 dollari secondo Tassa speciale per
"Siamo qui con i nostri figli e le nostre figlie per difendere la loro educazione e la nostra università", ha detto una donna in corteo con gli studenti. "Noi non siamo facinorosi, siamo genitori".
Nel corso di una conferenza stampa mercoledì, i leader sindacali e della comunità avevano fatto appello per la manifestazione a sostegno della lotta degli studenti contro la tassa di 800 dollari e la presenza di distaccamenti della polizia nei campus. …
La studentessa addetta alla Comunicazione Pubblica, Alicia Petru Gerena, ha ringraziato il popolo per il sostegno e ha ribadito la volontà degli studenti a continuare la loro lotta.
"Come nel
La presidente dell’associazione dei docenti, Aida Díaz, si è detta d'accordo con gli studenti, in quanto la gente partecipa "per difendere la loro università".
"Molti di noi studiato qui e vogliamo che i nostri bambini a ricevere da esso ciò che abbiamo ricevuto in precedenza", ha detto Diaz. …
Sostegno alla causa degli studenti è arrivato anche dal Comitato Dominicano per i Diritti Umani.
"Siamo contro gli abusi che la polizia ha commesso contro gli studenti e in particolare contro la nostra comunità", ha detto Rodriguez.
Secondo l'attivista per i diritti umani, la polizia ha prima "testato" le tecniche illegali contro i Dominicani per agire in seguito contro i portoricani. "Ho due ragazzi adolescenti e saranno presto qui per studiare. Non sarò in grado di pagare per l'istruzione di entrambi se la tassa è imposta, "ha detto Rodriguez.
Rodríguez ha stimato che ci sono
Scontri tra gli studenti e contingenti della polizia, ora di stanza al campus, sono scoppiati questa settimana, con 17 studenti arrestati, e molti altri feriti. …
stralci dell'articolo riportato in: http://www.prdailysun.com/news/UPR-supporters-swell-the-ranks-of-fee-protest
pc quotidiano 28 dicembre - India: Condannato a vita il medico di fama internazionale Binayak Sen per sostegno alla guerra popolare
Mentre continuano gli attacchi del Partito Comunista dell’India maoista al governo reazionario indiano che ha scatenato una guerra contro i suoi stessi popoli in diversi stati del paese, si allarga il consenso tra esperti e intellettuali nei confronti della guerra popolare.
Il governo di Manmohan Singh, il governo degli scandali e dell’affamamento del popolo cerca di arginare il sostegno montando accuse…
***
India: il tribunale condanna a vita il Dr Binayak Sen, medico della clinica per le popolazioni tribali, con l’accusa di aver aiutato i maoisti: i sostenitori protestano
24 dicembre 2010 – il Dr Sen presenta ricorso contro il verdetto del tribunale di Raipur che lo ritiene colpevole di sedizione.
Da Kumar Sujeet
Raipur | ven 24 Dic 2010
(Reuters) - Un tribunale ha condannato a vita un medico accusato di legami con i ribelli maoisti venerdì, un caso di alto profilo che ha visto appelli da parte di premi Nobel affinché la più grande democrazia del mondo salvaguardi i diritti umani.
Binayak Sen, 60 anni, è stato arrestato nel
Il Chhattisgarh è uno dei centri della guerriglia maoista che si estende su una fascia centrale e orientale dell'India.
"Binayak Sen insieme (altri due) sono stati condannati per sedizione e cospirazione contro lo Stato, tra le altre accuse," ha detto ai giornalisti il pubblico ministero TC Pandya.
Tutti e tre gli imputati sono stati condannati al carcere a vita. Possono presentare appello contro il verdetto ad un tribunale superiore. A Sen era stata concessa la libertà su cauzione dalla Corte suprema lo scorso anno.
Sen ha acquisito fama internazionale per la direzione di centri di salute per gli abitanti dei villaggi nelle regioni tribali. È stato anche critico nel confronti dell’appoggio del governo alle milizie tribali che sono state formate per combattere i ribelli maoisti.
Nel 2008, il Global Health Council, un'associazione di organizzazioni e lavoratori sanitari, ha dichiarato Sen vincitore del Premio Jonathan Mann per la salute globale e i diritti umani.
Dopo di che, 22 scienziati e premi Nobel hanno fatto un appello al governo indiano affinché lo liberasse per fargli ritirare il premio negli Stati Uniti.
I Premi Nobel hanno detto che la legislazione secondo cui Sen era stato incarcerato non tiene conto degli standard internazionali sui diritti umani.
"Sono assolutamente in disaccordo con la decisione del giudice," ha detto ai giornalisti Illina Sen, la moglie del medico. "Non c'era alcuna prova contro di lui, andremo alla Corte suprema".
pc quotidiano 28 dicembre - Filippine: a migliaia partecipano ai festeggiamenti per il 42° anniversario della fondazione del PCF
COMUNICATO STAMPA
Information Bureau
Partito comunista delle Filippine
A migliaia partecipano alle celebrazioni del PCF nonostante le vessazioni dell’Esercito e della Polizia Nazionale delle Filippine
27 dicembre 2010
Diverse migliaia di persone hanno partecipato ieri alle celebrazioni per il 42° anniversario della fondazione del Partito Comunista delle Filippine (PCF) in ciò che è stato descritto come "una delle più grandi celebrazioni delle vittorie rivoluzionarie del popolo filippino che mostra la continua crescita del movimento rivoluzionario guidato dal PCF. "
Allo stesso tempo, il PCF ha denunciato le Forze Armate delle Filippine (AFP) e
L’intera giornata delle celebrazioni è stata ospitata dal National Democratic Front-Mindanao.
Secondo il portavoce del NDF-Mindanao, Jorge "Ka Oris" Madlos, qualche altro migliaio di persone non è riuscito a unirsi alle celebrazioni a causa dei posti di blocco da parte dei militari e della polizia. "i posti di controllo sono stati organizzati dalla quarta divisione di fanteria in tutta la regione di Caraga in un disperato tentativo da parte dell’esercito di impedire alla gente di unirsi alle celebrazioni per l'anniversario del PCF".
Verso le otto del mattino, il traffico è aumentato fino a circa due chilometri lungo la strada principale che porta alla città di San Agustin, Surigao del Sur, in quanto gli operatori militari e di polizia hanno bloccato decine di veicoli che trasportavano i partecipanti. Secondo Ka Oris: "I militari e la polizia hanno irragionevolmente bloccato la libera circolazione delle persone insistendo nel voler fare una lista di tutti i numeri di targa dei veicoli, chiedendo i libretti e la patente a tutti."
I posti di blocco militari e di polizia si sono allentati solo quando sul posto sono arrivati i giornalisti e cameramen dei media locali e internazionali e hanno assistito alle prevaricazioni.
"I tentativi di impedire alla gente di unirsi alle celebrazioni del PCF hanno violato lo spirito e l'intento del cessate il fuoco simultaneo che, tra l'altro, ha lo scopo di consentire alle persone di entrambe le parti di stare con le loro famiglie e gli amici durante le feste", ha aggiunto Ka Oris.
"Nonostante le vessazioni, le celebrazioni sono state portate avanti, fino alla fine, con successo", ha aggiunto Ka Oris. Migliaia di contadini e gente povera, pescatori, oltre a lavoratori e studenti provenienti dai centri urbani si sono uniti ad una compagnia di combattenti rossi del Nuovo Esercito del Popolo (NPA) in un campo circondato da alberi di cocco e risaie. "Questo dimostra il profondo e diffuso sostegno del popolo al Partito Comunista e al movimento rivoluzionario".
L'occasione è stata anche una opportunità per i combattenti rossi per stare con le loro famiglie.
Secondo il PCF, decine e decine di altri gruppi più piccoli hanno organizzato assemblee nei fronti di guerriglia in tutto il paese, così come nelle fabbriche, scuole, uffici, case private e le comunità nelle città e nei centri urbani.
pc quotidiano 28 dicembre - scontri tra pastori e polizia
al porto di CivitavecchiaLe forze dell'ordine bloccano duecento manifestanti sbarcati dalla Sardegna per manifestare a Roma. Gli allevatori guardati a vista nell'area portuale di PASQUALE NOTARGIACOMO E PIETRO CALVISI
Circa duecento membri del Movimento Pastori Sardi sono sbarcati questa mattina all'alba, decisi a compiere un blitz nella capitale. Ma ad attenderli hanno trovato un presidio delle forze dell'ordine che ha impedito loro di salire sui pullman che li stavano aspettando per condurli a Roma. E li ha bloccati nell'area portuale.
Obiettivo dei manifestanti, guidati da Felice Floris, era di bloccare una strada di grande scorrimento. Da tempo i pastori protestano lamentando che il prezzo del latte riconosciuto dagli industriali, ovvero 60 centesimi al litro, non è sufficiente a coprire i costi di produzione. Dalla Sardegna proviene il 60% del latte ovocaprino nazionale.
La tensione è salita quando i pastori hanno tentato di sfondare il cordone disposto da polizia e carabinieri, schierati con diversi mezzi blindati. Ne è seguito un lungo parapiglia, con i poliziotti che hanno cercato di isolare e arrestare alcuni pastori, tra cui Floris, leader del movimento. Imbarazzo e paura tra gli altri manifestanti. Dopo alcuni minuti è tornata la calma, con il rilascio dei due fermati, ma per il momento i pastori restano bloccati nel porto, guardati a vista da polizia e carabinieri.
(28 dicembre 2010)
lunedì 27 dicembre 2010
pc quotidiano 27 dicembre - contro il fascismo padronale.. ancora una richiesta di sciopero generale
"Svolta fascista, serve lo sciopero generale"Cremaschi, presidente del Comitato centrale del sindacato metalmeccanico, invita la Camusso alla mobilitazione e a non sperare nell'aiuto di Confindustria: "Non lo fecero neppure nel 1925"
Una manifestazione della Fiom
ROMA - Dopo l'accordo separato su Mirafiori e quella che in un'intervista a Repubblica 1 la leader della Cgil Susanna Camusso chiama la "svolta autoritaria" della Fiat, l'unica risposta possibile è lo sciopero generale. E' questa la posizione di Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della Fiom.
Il 29 dicembre, ricorda Cremaschi, si terrà un comitato "straordinario" in cui verranno prese delle decisioni. "E' vero che l'accordo di Mirafiori è storico - dice Cremaschi - ha un solo precedente: il 2 ottobre 1925 quando Mussolini, la Confindustria e i sindacati fascisti e nazionalisti sottoscrissero l'abolizione delle commissioni interne. Oggi Marchionne Cisl e Uil aboliscono in Fiat e Mirafiori le Rsu e le elezioni democratiche. E' un atto di un autoritarismo senza precedenti nella storia della Repubblica: nemmeno negli anni '50 si tolse ai lavoratori Fiat il diritto a votare per le loro rappresentanze. Per Cisl e Uil è una vergogna assoluta".
Alla Cgil e a Susanna Camusso Cremaschi dice: "Deve finirla di illudersi che la Confindustria isoli la Fiat: non è successo nel 1925 e non succederà oggi, quindi l'unica risposta alla svolta autoritaria è lo sciopero generale". Lo scorso 22 dicembre, incontrando una delegazione del movimento studentesco romano, la segretaria della Cgil, rispondendo alla richiesta di uno sciopero generale
da convocare anche a sostegno della protesta contro i tagli all'istruzione, aveva però precisato che "i tempi non sono maturi".
(27 dicembre 2010) © Riproduzione riservata
pc quotidiano 27 dicembre - ganzer.. un criminale con preoccupante personalità..
Le accuse dei giudici al generale
Il capo dei carabinieri "ha dato la possibilità di vendere in Italia decine di chili di droga garantendo loro l'assoluta impunità", si legge nelle motivazioni della condanna a 14 anni di reclusione
MILANO - Il generale Giampaolo Ganzer "non si è fatto scrupolo di accordarsi" con "pericolosissimi trafficanti". Lo scrivono i giudici di Milano nelle motivazioni della condanna a 14 anni per il comandante del Ros nel processo per presunte irregolarità nelle operazioni antidroga. "Il generale Gianpaolo Ganzer non si è fatto scrupolo di accordarsi con pericolosissimi trafficanti ai quali ha dato la possibilità di vendere in Italia decine di chili di droga garantendo loro l'assoluta impunità. Ganzer ha tradito per interesse lo Stato e tutti i suoi doveri tra cui quello di rispettare e fare rispettare la legge", scrivono i giudici del Tribunale, spiegando perché il 12 luglio scorso condannarono il capo del Ros dei carabinieri per traffico internazionale di droga in riferimento a operazioni sotto copertura.
Secondo i giudici dell'ottava sezione penale di Milano, presieduta da Luigi Caiazzo, il generale ''non ha minimamente esitato (...) a dar corso'' a operazioni antidroga ''basate su un metodo di lavoro assolutamente contrario alla legge, ripromettendosi dalle stesse risultati d'immagine straordinari per se stesso e per il suo reparto''. Il comandante dei Ros inoltre ''ha tradito, per interesse personale, tutti i suoi doveri, e fra gli altri quello di rispettare e far rispettare le leggi dello Stato''. I giudici oltre a Ganzer, avevano condannato altre 13 persone - a pene variabili dai 18 anni in giù - tra cui anche il generale Mauro Obinu e altri ex sottufficiali dell'Arma.
L'accusa
aveva chiesto per Ganzer 27 anni di carcere, ma i giudici lo avevano assolto dall'accusa contestata dalla Procura di associazione per delinquere e lo avevano condannato per episodi singoli di traffico internazionale di stupefacenti.
Preoccupante personalità. Il generale Giampaolo Ganzer ha una ''preoccupante personalita''' capace ''di commettere anche gravissimi reati per raggiungere gli obiettivi ai quali è spinto dalla sua smisurata ambizione'', spiegano ancora i giudici. Nel motivare la mancata concessione a Ganzer delle attenuanti generiche, il collegio scrive che le stesse attenuanti non possono essere riconosciute ''non solo per l'estrema gravità dei fatti, avendo consentito che numerosi trafficanti (...) fossero messi in condizioni di vendere la droga in Italia con la collaborazione dei militari e intascarne i proventi, con la garanzia dell'assoluta impunità, ma anche per la preoccupante personalità dell'imputato, capace di commettere anche gravissimi reati''.
Nei panni di un distratto burocrate. Colpisce, si legge ancora nelle motivazioni, "nel comportamento processuale di Ganzer (...) che abbia preso le distanze da tutte le persone che, con il suo incoraggiamento, avevano commesso i fatti in contestazione". Il generale, secondo i giudici, si è trincerato "sempre dietro la non conoscenza e la mancata (e sleale) informazione da parte dei suoi sottoposti". Così, si legge ancora, per "sfuggire alle gravissime responsabilità" ha "preferito vestire i panni di un distratto burocrate che firmava gli atti che gli venivano sottoposti".
Non c'è reato di associazione. Non si ravvisa, secondo i giudici, il reato di associazione per delinquere: "Non si ravvisa negli imputati l'intento di partecipare in modo stabile e permanente ad un programma comprendente la realizzazione di una serie indeterminata di reati, ma soltanto l'intenzione di eseguire alcune operazioni" che, tra le altre cose, avrebbero consentito loro di dare "lustro, davanti ai propri superiori e all'opinione pubblica, al corpo di appartenenza", scrivono i giudici per i quali "l'esistenza di reiterate deviazioni nell'ambito del Ros, ad opera di appartenenti al suddetto Raggruppamento" non è "sufficiente ad integrare" il reato associativo "in mancanza di un vincolo stabile tra gli imputati e della creazione da parte degli stessi di una seppur minima struttura finalizzata al raggiungimento di fini illeciti e criminosi". Il fatto che, spiegano i giudici, "si siano utilizzate le strutture dell'Arma dei Carabinieri realizza certamente un gravissimo abuso dei poteri e una gravissima violazione dei doveri che incombevano sugli imputati (...), ma non consente in alcun modo di identificare la struttura di un lecito servizio (ossia la struttura stessa del Ros, ndr) nella struttura dell'associazione". Non vi è stata, si legge ancora,"neanche una suddivisione dei ruoli tra gli imputati, diversa da quella esistente nell'ambito militare e in qualche modo funzionale alla commissione dei delitti di cui trattasi, e pertanto neppure sotto questo aspetto può dirsi che gli imputati abbiano costituito una autonoma struttura funzionale all'attuazione di un programma criminoso".
pc quotidiano 27 dicembre - Napoli..ad afragola,giusta reazione contro le angherie razziste.. ma ora clima da progrom
Napoli, fratello di un boss di Afragola
ucciso in una rissa da africano
Salvo dal linciaggio, ma è assedio del clan
AFRAGOLA (27 dicembre) - È stato ucciso a coltellate nel corso di un violento scontro tra cittadini ivoriani stanchi di subire angherie e un razzismo alla luce del sole, e un gruppo di afragolesi che ruota intorno alla figura di Salvatore Caccavale, detto «’o criminale».
A morire è stato il fratello di «’o criminale», Ferdinando Caccavale, 37 anni, una sfilza di precedenti penali. E un’ambizione: quella di entrare nel clan Moccia. Un razzista crudele e violento. E attaccabrighe, per la popolosa colonia di africani del centro storico.
La vittima è stata dilaniata dalla furia cieca della lama di un pugnale, stretto in mano da Kevin Akua, 29 anni, della Costa D’Avorio. Un irregolare che si spacca la schiena per dieci ore al giorno nel gelo dei campi di Terra di Lavoro. La polizia lo ha acciuffato mezz’ora dopo il delitto. E lo ha salvato da una fine orribile. Gli agenti lo hanno trovato prima della folla inferocita, che in via Guerra già gridava vendetta e un «Facciamolo a pezzi».
E che tirasse aria di linciaggio lo aveva capito lo stesso assassino. È stato preso dai poliziotti del commissariato di Afragola, diretto dal vice questore Paolo Iodice, mentre con un borsone tentava di scappare da Afragola. E forse dall’Italia.
Quello che gli fa paura non è tanto l’accusa di omicidio volontario, ma quello che gli potrebbe capitare in qualsiasi carcere e in qualsiasi momento. «Quello è un uomo morto», si sussurra fuori il commissariato.
La tensione razziale è scoppiata ieri sera, poco dopo le sette. All’improvviso. Ferdinando Caccavale ha imboccato via Guerra guidando la sua Punto Rosso. La strada è uno stretto budello. Uno spazio contemporaneamente incompatibile per auto e pedone. Lui suona a quell’ombra nera che cammina lenta. Kevin Akua agita la mano. A scacciare quel suono ripetuto e fastidioso. È un’offesa per Ferdinando Caccavale. Accelera quel tanto che basta per fare paura e sfiorare il «nero». Che reagisce. Lo manda a quel paese. La vittima si fionda dalla sua auto e molla qualche pugno. E ne riceve. La zuffa termina solo quando interviene qualcuno. La tensione è altissima.
Dieci minuti dopo, scendono in strada i gruppi. I bianchi contro i neri. Una ventina di contendenti. «Mò, jatevenne», gridano i bianchi di Afragola. «E dateci quello là», intimano indicando Kevin Akua. I neri rispondo per le rime. In quella lingua mista di francese, africano e afragolese. Ed è battaglia. Feroce. Violenta. Senza esclusione di colpi. I neri sono accerchiati. Ferdinando Caccavale punta quello che lo ha mandato a quel paese. E scatta. Lo slancio si ferma a metà aria. Nella punta del pugnale. La vittima guarda il suo assassino con occhi sbarrati, quasi meravigliata. E la lama affonda una, due, tre e chissà quante altre volte. Stramazza sul basolato nero di pioggia. E di sangue.
Gli ivoriani scappano via... ad afragola scoppia la caccia agli immigrati
il camorrista ucciso si era reso protagonista del ferimento di Yaya Abdel Zampou un giovane proletario del burkina faso che cercava di organizzare i syuoi compagni, contro il capolarato..dopo quel ferimento è stato costretto a scappare
poi è stata la volta di un'altro immigrato che in questa occasione faceva di interprete per la polizia, anche lui investito da un auto..
pc quotidiano 27 dicembre - tyssenkrupp contro padroni e istituzioni
solidarietà a questi operai in lotta
«Ci è stato negato il lavoro - spiegano - in quanto siamo visti come
"scomodi"
per la nostra presa di posizione contro la multinazionale tedesca, ma anche
a causa
della colpevole assenza delle istituzioni, a tutti i livelli». Gli operai
dicono di
sentirsi abbandonati da tutti. Dal capo dello Stato, dichiarano in una nota
«che dopo
il commovente discorso di fine anno del 2007 dedicato ai sette operai morti
bruciati
e tante promesse, nulla ha fatto per migliorare la situazione della
sicurezza nei
luoghi di lavoro facendo valere il peso del suo ruolo sulla politica». Dal
nuovo
presidente della Regione il leghista Roberto Cota, «che - si legge -
sbandiera ai
quattro venti un programma tutto incentrato sulla difesa dei posti di lavoro
per i
lavoratori del Piemonte, noi ci chiediamo a quali lavoratori si riferisce e
come lo
sta attuando, con una nuova ricetta Fiat?». Dal Comune di Torino «che nelle
persone
del sindaco Chiamparino e del suo vice Dealessandri, ci ha del tutto
ignorato». Una
situazione «paradossale», secondo i tredici lavoratori: «Gli stessi enti
locali che
hanno sottoscritto gli accordi che prevedono la ricollocazione per tutti i
lavoratori
e che si sono costituiti parte civile nel processo al fianco degli operai,
ci hanno
poi completamente abbandonati». (fonte: Ansa)
pc quotidiano 27 dicembre - una buona iniziativa alla sapienza il 28
operaio morto il 22 dicembre MOHAMMED BANNOUR
IL 28 DICEMBRE DALLE 17
UNIVERSITA' DI ROMA LA SAPIENZA
PRESSO CANTIERE FACOLTA' DI SCIENZE POLITICHE
INIZIATIVA DEL COMITATO 5 APRILE
PER RICORDARE L'ENNESIMO MORTO SUL
LAVORO, IN UN CANTIERE DELL'UNIVERSITA' PIU' GRANDE
D'ITALIA...IN FASE DI RISTRUTTURAZIONE.
MOHAMMED BANNOUR, 35 ANNI TUNISINO, E' MORTO SUL
COLPO A CAUSA DEL RIBALTAMENTO DI UN MACCHINARIO CHE
LO HA SCHIACCIATO CONTRO UN MURO. LASCIA LA MOGLIE E
TRE FIGLI, UCCISO SUL LAVORO IL 22 DICEMBRE 2010, MENTRE
NELLA CITTA' DI ROMA SI ESPRIMEVA IL DISSENSO DI STUDENTI
E STUDENTESSE ALLA RIFORMA GELMINI.
SI INVITANO COLORO CHE HANNO INTERESSE A MANTENERE
VIVA L'ATTENZIONE SUL CASO SPECIFICO E SULLE STRAGI SUL
LAVORO, A PARTECIPARE A QUESTO APPUNTAMENTO.
SI STA ORGANIZZANDO UNA INIZIATIVA CON IL MOVIMENTO
STUDENTESCO PER IL 22 GENNAIO 2011, A UN MESE DALLA MORTE
DEL LAVORATORE, ANCHE PER AVERE RISCONTRI SUGLI ESITI DELL'INDAGINE
E PER SAPERE SE IN QUEL CANTIERE SONO STATE RISPETTATE TUTTE LE
NORME DI SICUREZZA E SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO.
organizza COMITATO 5 APRILE - snodo romano della RETE NAZIONALE
SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO bastamortesullavoro@gmail.com
mail per info con comitato 5 aprile Roma circolotlc@hotmail.com
domenica 26 dicembre 2010
pc quotidiano 26 dicembre: L'ACCORDO DI MIRAFIORI, 1° parte: PERCHE' GLI OPERAI DEVONO LIBERARSI DELLA "SCIMMIA ADDOSSO".
In sintesi. Viene estesa a Torino la riduzione del tempo di pause (per ognuna e complessivamente) che passano da “tre pause di cui 2 da 15 minuti l'una e una da dieci” a “tre pause di 10 minuti l'una”, portando ad una intensificazione dei ritmi, con un aumento del 20% della velocità di linea. Questa riduzione vuol dire un attacco diretto alla salute degli operai, sia fisica che psichica; nei 10 minuti gli operai devono scegliere, e pure rapidamente, se andare in bagno, fumarsi una sigaretta, fare un brevissimo recupero fisico, parlare con un compagno di lavoro. Si tratta di una secca intensificazione diretta dello sfruttamento, per aumentare il tempo di lavoro gratis per la Fiat.
Sicuramente, per l'usura delle macchine il padrone ha più rispetto e cautela.
Questo aumento di lavoro viene compensato con una elemosina di “indennità di prestazione collegata alla presenza” di 0,1877 euro lordi/ora “importo onnicomprensivo, da corrispondere solo per le ore di effettiva prestazione lavorativa, con esclusione delle ore di inattività, della mezz'ora di mensa ecc... tale indennità è esclusa dalla base di calcolo per il TFR”.
Anche l'altro famigerato punto dell'accordo, sulla malattia, comincerà ad essere applicato a Mirafiori da luglio 2011; esso consiste nel non pagamento del 1° giorno di malattia, da luglio a dicembre 2011, per assenze fino a 5 gg. in giornate che precedono o seguono festività, ferie, riposo settimanale, se l'assenteismo medio per malattia non sia risultato inferiore al 6% nel periodo gennaio-giugno 2011; e nel non pagamento dei primi due giorni di malattia, da gennaio 2012, se l'assenteismo medio non scenderà sotto il 4% nel secondo semestre 2011 e sotto il 3,5% nell'anno 2012 e successivi.
Si tratta, come avevamo denunciato quest'estate, di un colpo di mano su diritti sanciti dalle leggi. Si costringe gli operai ad andare a lavorare anche in malattia. Ma c'è anche qualcosa di più e di inedito: parlando di “tasso di assenteismo medio” si porta avanti una forma di pressione/ricatto verso tutti, costringendo tutti gli operai a farsi controllori di sé stessi, applicando una logica fascista per cui per alcuni lavoratori che si assentano pagano tutti.
In questo nuovo sistema di controllo, i Kapò degli operai li faranno le Organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo che faranno parte della Commissione paritetica di monitoraggio dell'andamento delle assenze per malattia.
Per far passare questo accordo vengono dichiarati decaduti gli accordi sulle pause, del 1971, 1972, 2003 e 2007; le intese relative all'indice di saturazione massima individuale, i coefficienti di maggiorazione dei tempi di riposo; accordi su voci retributive, ecc.
L'accordo poi stabilisce che dal 14 febbraio 2011 e per un anno tutti i lavoratori andranno in cassa integrazione straordinaria, salvo periodi di momentanea ripresa del mercato, che potranno comportare temporanei rientri al lavoro di parte del personale.
Durante la cigs i lavoratori saranno obbligati a frequentare i corsi di formazione, pena provvedimenti disciplinari fino a licenziamento, ma non riceveranno alcuna integrazione o sostegno al reddito.
Infine c'è un punto dell'accordo che riguarda il sistema Ergo Uas e i lavoratori con idoneità specifiche che è quasi agghiacciante per la sua fredda previsione/messa in conto dell'attacco alla salute degli operai.
Il sistema Ergo Uas rende più scientifico i sistemi già applicati a Melfi, Mirafiori, per il controllo minuto per minuto dei movimenti e dei tempi degli operai, per la vivisezione del corpo degli operai per un perverso uso scientifico dei movimenti di braccia, gambe, ecc., allo scopo della massima riduzione dei tempi di ogni operazione lavorativa. Ora nel nuovo accordo di Mirafiori si scrive che tenuto conto che l'Ergo Uas interviene su posture, forze, movimentazione carichi e frequenza arti superiori, il sistema definirà il rischio, per “prevenire l'insorgenza di patologie” e agevolare il giudizio medico sull'idoneità del lavoratore alle postazioni. L'accordo, quindi, non parla di intervenire sulla postazione per eliminare il rischio per la salute degli operai, ma di intervenire sull'operaio per adeguare lui alla postazione!
Anche sul resto l'accordo di Mirafiori ricalca quello di Pomigliano: spostamento mensa a fine turno, aumento delle ore di straordinario, aumento dei turni, divieto e sanzioni per chi sciopera, attacco ai diritti sindacali facendo carta straccia dello statuto dei lavoratori, abolizione di fatto delle Rsu. Fino alla costituzione anche per Torino di una newco per licenziare gli operai che non accettano l'accordo e assumere solo gli operai che si assoggettano al ricatto di Marchionne.
Sui questo torneremo nei prossimi giorni.
Ora vogliamo soprattutto sottolineare alcune questioni.
Come avevamo denunciato, l'accordo di Pomigliano non si è certo fermato ai cancelli di questa fabbrica; in breve la linea di fascismo padronale avviata da Marchionne quest'estate si è estesa – al di là delle stesse premesse e dichiarazioni iniziali – prima a Melfi, ora a Mirafiori, e via via sarà applicata in tutti gli stabilimenti Fiat.
Questo mostra più di ogni altra cosa ciò che scrivevamo quest'estate, che il giro di vite a Pomigliano aveva poco a che fare con la situazione produttiva e di organizzazione del lavoro interna allo stabilimento, come dichiaravano Marchionne, Sacconi, sindacati padronali e stampa di regime, ma riguardava la prima applicazione di un piano che ha a che fare con la volontà della Fiat e del padronato di spremere il massimo di pluslavoro dagli operai, per uscire dalla crisi indenne e con più profitti, attraverso una schiavizzazione della condizione operaia, uno stravolgimento/attacco a diritti sindacali, normativi, contrattuali, costituzionali, azzeramento di accordi e contratti aziendali e nazionali
Per questo la battaglia di quest'estate, il NO all'accordo era ed è una battaglia di tutta la Fiat e di tutta la classe operaia.
Ma la linea Marchionne è anche una aggiornata filosofia, concezione che si vuole imporre come dominante. Ieri lo sfruttamento del capitale era realizzato ma mascherato come “bene comune” da tutta la corte di economisti, dei partiti parlamentari, del governo quale comitato d'affari della borghesia, dei mass media, ecc.; oggi il capitale lo dichiara invece apertamente come interesse per i “suoi profitti”, per la “sua” salvaguardia (Marchionne mesi fa nell'intervista a 'Che tempo fa' ha dichiarato che il problema è “il suo guadagno...”).
Questo però alla fine è un bene.
Perchè si dichiara senza più infingimenti che c'è una guerra di classe, tra padroni e operai, che questa guerra non può non coinvolgere tutti gli altri lavoratori, tutte le masse popolari.
Nello stesso tempo si mostra che, come in una guerra, anche la parte che la subisce deve poi necessariamente attrezzarsi per vincerla, creare il suo fronte di classe, popolare, contro il fronte nemico; deve capire che contro questo fascismo padronale e del sistema sociale non si può rispondere con le “armi” di prima, di semplice difesa sindacale, ma occorre rispondere organizzando le “armi” dell'attacco.
Ma per questo è essenziale per gli operai liberarsi della “scimmia addosso”, di chi frena questa lotta, o cercando di conciliarla ancora con la situazione esistente, o affrontandola con le vecchie “armi”, o impedendo l'unità di lotta tra tutti i settori di lavoratori.
Non stiamo parlando chiaramente dei sindacati padronali (cisl, uil, ugl, fismic), che fanno parte organicamente del fronte nemico, ma stiamo parlando della Cgil e anche della segreteria Fiom. Questi svolgono oggi, con ruoli diversi, la funzione di “scimmia addosso”. La Cgil della Camusso impedendo lo sciopero generale dicendo sempre che il momento non è maturo (ma che fa? Lo spirito al funerale?), le posizioni del segr. Landini della Fiom che continua pietosamente e impotentemente a chiederlo, rilancia la palla alla Fiat, mentre Marchionne mette la Fiom ogni giorno di più fuori dai cancelli.
Il nuovo anno non può iniziare ancora con questa situazione nelle fabbriche.
Gli operai sempre più non hanno nulla da perdere che le loro catene.