giovedì 17 gennaio 2019

pc 17 gennaio - Nuovo sciopero in Tunisia - timori e preoccupazioni anche da parte dell'imperialismo italiano

Tunisia: sciopero settore pubblico, manifestazione 

davanti alla sede dei sindacati

Tunisi, 17 gen 11:25 - (Agenzia Nova) - Centinaia di lavoratori si sono riuniti oggi davanti alla sede dell'Unione generale tunisina del lavoro (Ugtt) in piazza Mohamed Ali, a Tunisi, sventolando le bandiere della Tunisia e della Palestina.La protesta si tiene nell’ambito dello sciopero generale del servizio pubblico organizzato oggi  L’astensione dal lavoro coinvolge tutto il personale che lavora nei ministeri, nelle istituzioni pubbliche centrali e locali. Il servizio minimo è garantito solo nei settori vitali.

L'ambasciata d'Italia a Tunisi ha emesso un avviso in vista dello sciopero del settore pubblico di oggi invitando i connazionali alla cautela. "Per la giornata di giovedì 17 gennaio è stato annunciato lo sciopero generale del settore pubblico. Sono previste manifestazioni nei principali centri urbani, in particolare nel centro di Tunisi. Oltre a probabili disagi nei servizi, non si possono escludere problemi di ordine pubblico. Si raccomanda, pertanto, di evitare le manifestazioni e gli assembramenti, nonché di
esercitare massima cautela e di seguire le indicazioni delle Autorità locali", si legge sull'avviso pubblicato dalla sede diplomatica italiana.

i. “Il sindacato ha indetto uno sciopero generale dopo aver rifiutato qualsiasi proposta da parte del governo. Siamo delusi, perché lo sciopero ha un costo elevato. Il governo ha avanzato proposte serie e fatto enormi concessioni. Le nostre proposte avrebbero probabilmente aumentato il potere d’acquisto dei cittadini senza danneggiare le finanze pubbliche”, ha dichiarato Chahed.
Secondo Chahed, infatti, “concedere aumenti senza tener conto degli equilibri finanziari spingerà il paese a chiedere nuovi prestiti e ad avere quindi più debiti”, cosa che a sua volta produrrà una serie di problemi quali “aumento dell’inflazione, deterioramento del potere d’acquisto, crollo del dinaro”. Il premier ha quindi assicurato di aver avvertito le parti sociali di tali difficoltà. “Abbiamo proposto aumenti ragionevoli, in linea con le capacità dello Stato.

Da diversi mesi, in particolare dopo l’approvazione della nuova Legge finanziaria, l’Ugtt chiede al governo di aumentare gli stipendi in maniera proporzionale all’incremento del costo della vita. L’esecutivo, pur avendo aperto le trattative con il potente sindacato, resta tuttavia vincolato al rispetto degli impegni finanziari assunti con i partner finanziari e, in particolare, con il Fondo monetario internazionale (Fmi), che nel 2016 ha stanziato un maxi-prestito da 2,9 miliardi di dollari a favore della Tunisia. L’ultima proposta dell'esecutivo riguarda lo stanziamento di 700 milioni di dinari, poco più di 200 milioni di euro, a favore di 740 mila dipendenti statali. In precedenza, lo stanziamento proposto era di 400 milioni di dinari, circa 118 milioni di euro. Entrambe le proposte sono state tuttavia respinte dal sindacato, che chiede aumenti tra i 205 e i 270 dinari (tra i 60 e gli 80 euro) al mese per ciascuna categoria per gli anni 2017, 2018 e 2019. Lo scorso novembre, circa 670mila dipendenti pubblici tunisini (il 95 per cento dei lavoratori, affiancati da decine di migliaia di persone in tutto il paese) erano scese in piazza per chiedere aumenti salariali, a fronte di un’inflazione rampante e l’incremento costante del costo dell’elettricità. Gli scioperi di categoria e le proteste dei disoccupati (spesso giovani laureati) sono molto frequenti in Tunisia dopo la rivoluzione dei gelsomini del 2011.

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