sabato 12 gennaio 2019

pc 12 gennaio - L'AQUILA - PROCESSO PER SOLIDARIETA' - Dal MFPR

L’Aquila 25 gennaio 2019: riprende il processo nei confronti di 3 donne.
L’”accusa” è diffamazione dell’avvocato Antonio Valentini, la “colpa” è la solidarietà femminista.

Il 25 gennaio a L’Aquila, tre femministe saranno processate per aver difeso uno spazio di donne dall’ingresso di Antonio Valentini, difensore di Francesco Tuccia, ex militare stupratore e quasi assassino di “Rosa”.

Nel Novembre 2015, l’associazione “Ilaria Rambaldi Onlus” invita a partecipare l’Avvocato Antonio Valentini ad un convegno su Commissione Grandi Rischi, organizzato presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma, un luogo simbolico per la libertà delle donne. Molte donne si mobilitano e alla fine la Casa delle donne di Roma segnala all’organizzazione del convegno che Valentini non può varcare quella soglia, perché indesiderato.
Ma l’avvocato non ci sta e querela, manu militari, 3 donne, colpevoli di aver diffuso la lettera di una compagna del MFPR dell’Aquila, in cui si denunciava: il securitarismo emergenziale con cui lo Stato
nascose le sue responsabilità sulla mancata prevenzione del terremoto e degli affari delle cricche; la persistente militarizzazione del territorio con cui favorì la desertificazione della città e l’atteggiamento predatorio di chi, in virtù di quella divisa, si sentiva padrone delle sue strade e in diritto di stuprare in nome dello Stato; il pesante clima di ostilità nei confronti di Rosa e della solidarietà femminista; il clima di un ignobile processo per stupro, scandito in aula dalla condotta provocatoria del penalista, tutta tesa a screditare la parte lesa, a negare l’evidenza della violenza, a colpevolizzare la ragazza stuprata e quasi uccisa e a vittimizzare il suo carnefice.

Coi nostri corpi e le nostre voci abbiamo accompagnato Rosa, che con coraggio affrontava il girone infernale di un processo per stupro!
Con delle mails abbiamo respinto dalla Casa Internazionale delle donne di Roma il degno avvocato del suo stupratore!
Su mandato della Procura dell’Aquila, costui è entrato in casa nostra con i carabinieri, sequestrando pc, telefoni e altro materiale informatico.
E adesso il processo per diffamazione, per cercare di zittirci, dividerci, cancellare con una sanzione la memoria storica della lotta femminista in Italia.

Ma noi non dimentichiamo le atrocità commesse sul corpo di Rosa da un militare impiegato nell’operazione “strade sicure”
Non dimentichiamo la doppia violenza esercitata sulla nostra pelle di donne dalle parole dell'avvocato Valentini: “Tra i due ragazzi vi fu consenso esplicito”, “se i pantaloni erano slacciati non ci fu violenza”, “il fisting è una pura invenzione” ecc.

Il 12/02/2012 Rosa venne stuprata e lasciata in una pozza di sangue a morire sulla neve. Lo stupratore, Francesco Tuccia, era in compagnia di 2 altri commilitoni (uno figlio di un poliziotto, l’altro di un magistrato) e della fidanzata minorenne di uno di loro, ma costoro non vennero neanche indagati. Da quella notte, fino al suo arresto il 23 febbraio, Tuccia ha continuato a prestare servizio nel 33° reggimento Artiglieria Acqui. Rosa invece è stata oggetto di minacce fin dentro l’ospedale da parte di una ragazza non identificata. Fu la ASL di L’Aquila a chiedere il piantonamento del reparto dopo quell’episodio. Alle prime udienze per stupro, le compagne, le donne arrivate da tutta Italia percepirono netta la sensazione che a L’Aquila lo stupratore si trovasse in un ambiente amico: qui c’erano i suoi commilitoni, anche a presidiare il Tribunale dalla solidarietà delle donne.
Pochi giorni dopo la sentenza di primo grado, Simona Giannangeli, legale del Centro Antiviolenza dell’Aquila, trovò sul parabrezza della sua auto un biglietto di minacce: “Ti passerà la voglia di difendere le donne…. Stai attenta e guardati sempre le spalle, da questo momento questo posto non è più sicuro per te”. Il senso del messaggio era chiaro: colpire la solidarietà femminista!

Colpire la solidarietà femminista è ciò che ancora oggi lo Stato, che non ha mai chiesto scusa a Rosa, vuole fare, processando 3 di noi per condannare tutte al silenzio.

Ma noi non accettiamo l’ingiusta repressione di questo Stato, né la vendetta di questo avvocato, perché abbiamo fatto ciò che era giusto e necessario fare - difendere i nostri corpi, le nostre vite i nostri spazi - e continueremo a farlo.

Il 25 gennaio 2019 alle ore 12.30, presso il Tribunale dell’Aquila

Vi aspettiamo numerose e rumorose, perché ci riguarda tutte la violenza di un uomo, che in virtù della sua toga, continua ad invadere e a condizionare la vita e la libertà delle donne.

MFPR-AQ

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