mercoledì 26 dicembre 2018

pc 26 dicembre - India - il processo a Varavara Rao

Il comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India indice una settimana di inform/azione dal 20 al 27 gennaio - info csgpindia@gmail.com

...C’è stata l’udienza del processo Bhima Koregaon, presso il Giudice Speciale del Tribunale di Pune. Sahaja, Anala, Pavana, le tre figlie di Varavara Rao, e io siamo andati ad incontrarlo.
Eravamo in attesa in tribunale fin da mezzogiorno. Verso le 14.30 veniamo a sapere che Varavara Rao e gli altri erano stati portati nei locali del tribunale. Abbiamo saputo che sarebbero stati tenuti in una stanza chiusa fino all’apertura dell’udienza. Speravamo di vederli prima. Di solito, a Hyderabad come altrove, i detenuti sotto processo sono portati nei locali del tribunale in furgoni della polizia che stazionano in uno spazio accessibile. Anche se i furgoni hanno finestre schermate da grate, si può stare a una certa distanza per scambiare qualche parola, gesticolare o per lo meno vedere i propri cari. Centinaia di volte, dal 1973 in poi, abbiamo avuto esperienze simili con Varavara Rao.
Nei locali del Tribunale di Pune, invece, c’è un piccolo recinto all'interno della stazione di polizia. I furgoni provenienti dalla prigione sono tenuti in quel recinto, le cui porte sono strettamente sorvegliate. Ragini Ahuja, avvocata di Sudha Bharadwaj, ha cercato di avvicinarsi al furgone e anche noi abbiamo cercato di seguirla. Ma siamo stati tutti allontanati, compresa l'avvocata. La spessa grata
ai finestrini non ci ha permesso di riconoscere i volti all'interno dei furgoni, ma abbiamo visto delle mani che salutavano
.
Finalmente, verso le 14,45 sono stati portati tutti all’interno del Tribunale. Vernon Gonsalves, Arun Ferriera e Varavara Rao erano nello stesso furgone e sono stati portati per primi. Poi da un altro furgone è arrivato Sudha Bharadwaj. Surendra Gadling, Sudhir Dhawle, Rona Wilson e Mahesh Raut sono stati portati più tardi. Erano tutti erano lì, tranne di Shoma Sen. Tranne Mahesh, che non avevo mai incontrato prima, sono tutti vecchi amici. Vederli tutti insieme è stata una gioia. Ancora di più lo è stato vederli in buona salute e col morale alto. Riuscire ad abbracciarli, anche se per pochi secondi, tra le minacce e gli spintoni dei poliziotti, ci ha fatto felici.
Dato che era in corso un’altra causa, i nostri amici sono stato fatti sedere su una panchina nel corridoio. Oltre a noi, da Hyderabad, altri 15 erano venuti da Mumbai, Pune e Bangalore per vederli. Nonostante i poliziotti circondassero la panchina cui sui sedevano i nostri amici, per 10 o 15 minuti ci siamo tutti accalcati per farci vedere, aggrappandoci alle spalle dei poliziotti.
Varavara ci ha detto di avere gola secca e gli abbiamo passato una bottiglia d'acqua. Prima che potesse bere un sorso, i poliziotti si sono opposti e hanno cercato portargliela via. I prigionieri non possono ricevere cibo o bevande da nessuno! Abbiamo protestato e chiesto perché impedivano a una figlia di offrire dell’acqua a suo padre. Alla fine i poliziotti hanno detto che potevano dare loro una bottiglia, ma sigillata! Sono corso giù dal terzo piano e in cinque minuti ero di ritorno con delle bottiglie nuove sigillate. Dopo, da quel corridoio troppo stretto, li hanno portati fuori e fatti sedere in un ampio androne con scale e ascensori. Lì abbiamo potuto parlare con loro conversare per altri 10 15 minuti.
Poi sono stati portati in aula. Si è dibattuto per circa un'ora e mezza su tre questioni. Dapprima Surendra Gadling ha ribadito i suoi argomenti per la richiesta della libertà su cauzione, in modo assai eloquente, come ho già scritto. Questa volta ha esposto i suoi argomentazioni principalmente in Marathi e non sono riuscito a capire molto, ma almeno in tre occasioni tutta l’aula del tribunale si è riempita del suono di risate in risposta alle sue battute. Persino il giudice, che di solito mostra un’espressione impassibile, inespressiva (o sempre a favore della polizia), non è riuscito a evitare di ridere. Gli amici marathi mi hanno poi spiegato che Surendra ha ridicolizzato l'argomentazione del pubblico ministero sull’uso dei guanti, commentando che si poteva contestare anche il fatto che anche lei indossasse delle calze. Ha anche detto che la PM rispondeva in modo impertinente a qualsiasi domanda, come un chirurgo che dovrebbe operare l'occhio sinistro ma invece interviene sul destro. Tra una battuta e l’altra, passando all’inglese, ha detto ‘i miei argomenti sono fondati sulla legge, i suoi sono campati in aria'.
Si è poi discussa la richiesta di libertà su cauzione di Mahesh e altri, nonché del fatto che l'accusa ha omesso di fornire carte e documenti pertinenti agli imputati o ai loro avvocati. I difensori hanno evidenziato all’attenzione del giudice la chiara contraddizione : "Nell’atto di accusa presentata alla Corte Suprema, l'accusa ha affermato che l'esame dei dispositivi elettronici sequestrati all'imputato non è ancora completo. Ma, di fronte a questa corte, si estraggono molti dettagli dal materiale proveniente da quei dispositivi e li si pongono a motivo per respingere la richiesta di cauzione. Qual è la verità, la precedente dichiarazione al tribunale apicale o quella detta qui?" Il giudice non ha avuto nulla da dire su questa denuncia!
Sudhir Dhawle ha voluto poi sapere perché le autorità della prigione avevano rifiutato di inviare una lettera che che aveva scritto alla sua famiglia. Ha chiesto al giudice di accertare che cosa ci fosse di obiettabile nella lettera. La PM ha chiesto copia della lettera. Sudhir ne data subito una, la PM l'ha letta almeno due volte da cima a fondo. Forse non è riuscita a trovarvi nulla e alla fine ha chiesto di aggiornare la discussione! Il giudice ha prontamente accettato e l’ha rinvitata al 20 dicembre!
Fatto insolito, le autorità carcerarie ci chiedono di ottenere dalla corte il permesso per qualsiasi libro vogliamo dare ai prigionieri. Varavara Rao ci ha chiesto dizionari mono-lingua inglese e inglese-telugu e alcuni libri da leggere. Abbiamo preso per lui i dizionari, poesie di Pablo Neruda, romanzi e racconti di Jack London e il romanzo di Amitav Ghosh. Abbiamo dovuto presentare una istanza e anche su questa la decisione è stata rinviata a una udienza successiva!
Quando Varavara Rao ha chiesto: alcuni miei familiari hanno viaggiato da Hyderabad a qui, datemi un po 'di tempo da passare con loro, all’unisono il giudice ha detto "solo parenti di sangue" e la PM: "solo in presenza della polizia"! Neanche cinque minuti dopo averli portati, la polizia ha ripreso Vernon e Arun e ci ha chiesto di andarcene. Abbiamo protestato e allora ci hanno detto che potevamo usare il tempo del tragitto fino al van per parlare con loro! Erano altri cinque minuti. Ma prima ancora di arrivare, uno della scorta ci ha setto: 'bahut baat hogaya, peth nahin bhare?” (avete parlato tanto, non vi basta?). Ho risposto: "saresti soddisfatto di aver parlato con la tua famiglia per due minuti". Ma a quel punto avevamo quasi raggiunto il cancello e ci hanno fermati. Mentre Varavara Rao si allontanava per entrare nel cortile, non sono riuscita a fermare le lacrime.
Varavara Rao non ha mai sopportato il freddo e a Pune ci sono sempre cinque-sei gradi in meno rispetto a Hyderabad. All’età 78 lo costringono a dormire per terra nella fredda prigione di Yerawada. Ma lui non si lamenta. È ottimista e coraggioso come sempre. Quando parla, è più evocativo che mai. Tutti i prigionieri sono rinchiusi in isolamento durante la notte, ma durante il giorno lui e Vernon sono insieme a un paio di prigionieri musulmani in attesa di esecuzione. Ci ha raccontato che i prigionieri musulmani sono molto disponibili e collaborativi. Ha detto che è riuscito a scrivere e ha appena finito un lungo saggio in Telugu che ricorda il suo primo e ultimo incontro con Bhoomaiah e Kishta Goud, nel carcere di Musheerabad, poco prima che venissero impiccati, il 1 ° dicembre 1975. Ma questo saggio non può essere spedito perché le autorità della prigione non lo permettono col pretesto che non dispongono di un censore che conosca il telugu.
Ci ha chiesto di tanti amici e di portare loro i suoi saluti. Ci ha chiesto di tanti avvenimenti politici e sociali cui non può di partecipare e prendere posizione.

N. Venugopal,
redattore, Veekshanam.

Nessun commento:

Posta un commento