lunedì 17 dicembre 2018

pc 17 dicembre - L’imperialismo distrugge quotidianamente tutto il Pianeta! Dal riscaldamento globale alla deforestazione… Nelle analisi di Forest Watch, World Research Institute, Fao, Commissione Globale sull’energia, Ispra

Partendo da queste analisi delle stesse agenzie borghesi nazionali e internazionali e dalle esperienze quotidiane di tutti, si può ben dire che ogni altro giorno di vita del sistema capitalista/imperialista e della borghesia che lo dirige significa avvicinarsi sempre più alla distruzione della vita sulla terra: “… l’esistenza della borghesia non è più compatibile con la società” dicevano già Marx ed Engels nel Manifesto.

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Una foresta da 26mila miliardi

Il dramma della deforestazione. Negli ultimi 10 anni l’uomo ha spogliato il pianeta di una superficie alberata grande come l’Italia, stima global Forest Watch. Nel 2017 sono scomparsi 16 milioni di ettari a livello globale, il secondo peggior risultato dopo il 2106 (16,9 milioni), calcola World Research Institute. L’Amazzonia, polmone verde del Pianeta, è l’area più fragile: nell’ultimo biennio, ogni minuto ne sparisce un tratto grande come 40 campi di calcio.

Solo da agosto 2017 al luglio scorso, si sono persi 8mila chilometri quadrati di alberi, cinque volte l’area di Londra, stando al governo brasiliano. La Fao calcola che 1,2 miliardi di persone dipendono
dalle foreste per cibo, energia e riparo. Senza alberi, addio biodiversità, con danni economici e sociali enormi. Un’azione audace di governi e imprese per la sostenibilità produrrebbe guadagni per 26mila miliardi di dollari entro il 2030, secondo Gcec, la commissione globale sull’energia. [Ma questa azione “audace” è impossibile per la borghesia che rincorre solo il profitto ad ogni costo! ndr] L’Italia è in controtendenza. Anche per l’abbandono dei campi nell’ultimo mezzo secolo la superficie forestale ha raggiunto il 37% del territorio, secondo l’Ispra: come la Germania, il 7% in più della Francia. Poiché la ricognizione die dati è stata frammentata dai cambiamenti nelle strutture centrali e periferiche, dal 2016 l’Istat non pubblica più ricerche sulle foreste: oggi le stime sono prodotte da osservazioni satellitari. Faggi, cerri, querce, larici, pini: boschi e foreste catturano carbonio, influiscono sulla velocità dei venti, mitigano i cambiamenti climatici. L’ultimo vertice sulla questione nei giorni scorsi tra i Grandi a Katowice. [L'ennesima farsa che non può risolvere nulla! ndr]

Affari e Finanza
17/12/2018

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