domenica 2 dicembre 2018

pc 2 dicembre - "Stories of Migrant Women Sicily 2018” a Palermo... un interessante evento




Siamo state invitate ad un evento che si è svolto venerdi 30 novembre presso il Centro Diaconale La Noce - Istituto Valdese “Stories of Migrant Women Sicily 2018” a Palermo,  la presentazione di un libro- fotodocumentario  della visual artist Alice Castiglione, nell’ambito di un progetto per  l’Università di Portsmouth, in collaborazione con il Centro Diaconale e con Mediterranean Hope – Casa Delle Culture di Scicli, nel ragusano.

Alice la conosciamo da anni, è una giovane compagna di Palermo, trasferitasi in Inghilterra per università/lavoro, che da studentessa media ha militato attivamente nel Mfpr e siamo state contente dell’invito e di partecipare all’evento.

Il libro scritto da Alice è una raccolta di testimonianze di donne migranti conosciute direttamente in Sicilia, rispettivamente nel Cara di Mineo, presso un centro a Scicli e presso una casa di accoglienza a Palermo.
La presentazione del libro è stata accompagnata anche dalla mostra fotografica dell’autrice: varie, belle e intense foto che traggono diversi momenti della vita delle donne migranti, intervistate nei centri durante la loro vita quotidiana, una vita da cui emerge non solo la sofferenza ma anche la speranza, il sorriso, i sogni: le foto in primo piano dei piedi o delle donne che hanno scelto di farsi fotografare di spalle rappresentano non solo il pesantissimo viaggio affrontato per arrivare in Italia ma anche la speranza/sogno della libertà.

Alla presentazione del libro hanno contribuito anche alcuni interventi di introduzione, tra cui quello interessante di una sociologa, Giusi Tumminelli, che ha fatto un excursus sul fenomeno migratorio al femminile in Sicilia: negli anni ’70 le donne migranti arrivavano in Sicilia soprattutto per il ricongiungimento familiare (soggetti passivi della migrazione), ma dopo gli anni ’70 il fenomeno migratorio delle donne ha assunto una certa autonomia nel senso che le donne cominciano ad emigrare dai paesi oppressi per motivi lavorativi, donne che fuggono dalla persecuzione, dalle guerre nei propri paesi e che iniziano a partire da sole.  
Si crea una vera e propria femminilizzazione dei flussi migratori verso la Sicilia, con il conseguente inserimento delle donne migranti nel settore lavorativo, soprattutto domestico e poi produttivo ma sottopagato e con bassa qualificazione, con doppia/tripla discriminazione.  Ma vi è poi la questione della prostituzione cui son costrette tantissime migranti, arrivate ignare in Sicilia con la speranza di una vita nuova, e inserite invece con la violenza nei circuiti della tratta e smistate nelle altre ragioni del paese.
Le donne migranti in Sicilia sono in maggioranza della Romania, anche se non se ne ha la percezione,  molto sfruttate nelle campagne  per la raccolta dei pomodori ecc, , seguono le donne della Tunisia, Marocco, Sri Lanka, Bangladesh… soprattutto impegnate nel lavoro domestico e di cura.
Il concetto dell’invasione dei migranti, propagandato dal governo, è assolutamente falso, al 1 gennaio 2018 secondo le statistiche in Italia eravamo ad una percentuale dell’8,3%, e in Sicilia del 3,7%.  

1Dal libro di Alice Castiglione escono dei racconti disarmanti con tanti spunti. Uno dei temi principali che hanno espresso le donne migranti intervistate è il miglioramento della condizione della loro vita, la libertà da raggiungere (le foto dei piedi), il sogno di scegliere dove andare, le donne fotografate di spalle parlano del viaggio affrontato, del movimento, del deserto, dell’affrontare la cappa nera della Libia, le reti di passaggio, la prigione, lo sfruttamento, l’abuso.
“Sei felice di lavorare?” “Si, che tipo di lavoro volete darmi da fare? Tipo pulire… io so pulire, lavare la biancheria, so farlo, qualunque lavoro domestico, lo so fare!”[…]”Zitta! Non abbiamo questi tipi di lavoro qui in Libia! Farai la prostituta!”» V. 19 anni, Nigeria.

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Alcune donne non conoscevano il mare, lo hanno visto per la prima volta durante il viaggio fatto verso l’Italia (la foto dei piedi dentro l’acqua del mare).
Per diverse donne l’immaginario è che l’Italia è un paese felice, l’Italia è un paese che ti può assicurare la felicità/libertà… “ Non sapevo dove stavo andando, ma fatemi trovare un posto in cui sia felice… in Italia sono salva…”  (ndr. ma ciò poi si scontra inevitabilmente con la realtà dura di quando arrivano in Italia, l’Italia del decreto, ora legge, Sicurezza razzista di Salvini, che non corrisponde assolutamente a quel sogno/speranze).
Tutte queste donne sono state stuprate, tutte hanno subito la  violenza atroce degli uomini prima del
viaggio, durante il viaggio in mare, devono subirlo tutte… Donne che spesso fuggono anche da relazioni violente all’interno delle famiglia nei loro paesi/villaggi… Donne stuprate con una violenza inaudita nei lager in Libia, che restano incinte e arrivano in Italia senza padri dei loro bambini.  
Una donna nigeriana racconta che aveva 16 anni e il padre le disse che doveva partire e dire di conseguenza di avere 20 anni per avere prima i documenti. Arrivare oggi in Italia e dire di avere 20 anni invece che 16 ha tutta un’altra dimensione alla luce del decreto sicurezza Salvini (ndr. secondo cui per esempio devono essere ora espulsi dagli SPRAR tutti i maggiorenni mentre possono starvi solo i minori non accompagnati).
Donne che nei loro racconti denunciano anche la violenza femminile, di quelle donne di cui si sono fidate, a cui hanno chiesto aiuto ma che spesso si sono trasformate in carnefici all’arrivo in Italia (vedi il circuito della tratta/prostituzione).

Alice nelle interviste a queste donne migranti ha chiesto loro di dare dei consigli:
quale consiglio alle loro sorelle, compagne che si accingono a partire dai loro paesi? Non partire, rispondono alcune donne, non cominciare il viaggio perché ignare di quello che le aspetta… Il sogno che si ha in Africa sulla vita in Europa, si dissolve appena si arriva in Europa; quale consiglio agli Europei? Non insultare, non offendere, dicono altre donne, siamo tutti esseri umani, gli europei, gli italiani farebbero la stessa cosa che abbiamo fatto noi se fossero nelle nostre condizioni…

L’intervento di un fotogiornalista, Francesco Malavolta, che tratta nello specifico la questione dei flussi migratori ha evidenziato la chiusura reazionaria che sta avvenendo in Italia e in Europa, che si sta trasformando in un chilometrico filo spinato contro i migranti. I numeri circa la presenza degli immigrati in Italia non sono di emergenza ma la vera emergenza sono i 40 mila morti nel mare Mediterraneo. Il libro di Alice è raccontare l’immigrazione non solo in termini negativi ma anche positivi con storie di donne la cui forza è immane, nonostante tutte le atrocità subite… nei viaggi fatti per il mondo le donne sono sempre pratiche, affrontano, resistono… come la donna siriana che in a Lesbo costruisce per la figlia un salvagente con la le cassette per la frutta, o le donne sui Balcani che si dividono i figli con i mariti, partendo in gruppi separati, con la speranza di ricongiungersi al raggiungimento della meta… Abbiamo visto le foto di queste donne, scattate dal giornalista, così come la foto emblematica di uno dei tanti  barconi  che è arrivato a Lampedusa, con in primo piano un migrante in giacca e cravatta, mentre tutti gli altri erano con vestiti più poveri, scappato dal suo paese per motivi politici, economicamente benestante che ha accelerato il viaggio di quel barcone pagando di tasca sua più volte i trafficanti… questa foto in Italia è stata censurata perché per il governo non deve passare l’immagine del migrante ben vestito, colto (il signore aveva detto di avere 4 lauree), ma deve passare l’immagine del migrante pericoloso, del migrante che porta le malattie…

Alice che ha scelto di autoprodurre il suo libro ha quindi voluto porre l’attenzione sulle vere cause della migrazione, prodotta dal sistema in cui viviamo, il sistema del Capitale per cui paesi come il nostro sfruttano i paesi oppressi come quelli dell’Africa per esempio per i loro profitti, un sistema che influenza la vita di migliaia di oppressi e oppresse costrette a lasciare i loro paesi.
Ha posto l’attenzione sulla questione di genere, scoperta quando era ragazzina grazie alla militanza nel Mfpr che l’ha fatta crescere in coscienza e che ha rivendicato in assemblea, sulla rabbia come donne che è la molla di tutto. Ha rivendicato il suo essere femminista e la coscienza di esserlo che l’ha spinta in questo lavoro verso le donne migranti di cui alcune, durante le conversazioni, hanno condiviso il concetto femminista nel senso della presa di coscienza come donne, della necessità di lottare… la condizione di oppressione delle donne, seppur diversa nelle sue forme nei vari paesi del mondo, ci lega.  Questi libro, ha detto l’autrice,  è un atto politico al servizio della lotta delle donne… 
 (www.storiesofmigrantwomen.com)

Calorosi applausi hanno accompagnato l’evento.
Alice a fine presentazione ci ha donato due copie del libro, una in italiano e una in inglese, per la “nostra” sede ha detto,  con il desiderio/impegno di organizzare appena ritorna in Italia un incontro con le lavoratrici, le precarie, le compagne del Mfpr a partire proprio da Palermo sul libro scritto ma anche per condividere esperienze di altre donne migranti nel nostro paese che hanno deciso di lottare contro la doppia/tripla oppressione, vedi le operaie di Montello di cui è stata riportata l’esperienza di lotta anche in questa assemblea ai partecipanti a fine presentazione.


Le compagne del MFPR Palermo

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