lunedì 5 novembre 2018

pc 5 novembre - La vittoria del fascio/populista Bolsonaro in Brasile - editoriale - 1

La vittoria di Bolsonaro in Brasile rappresenta una pagina importante per il Brasile e per tutta l''America Latina ed entra di peso nelle contraddizioni del sistema mondiale, sia la contraddizione imperialismo/popoli oppressi, sia la contraddizione interimperialista.

Sinteticamente guardiamo i fatti.
Bolsonaro è uomo di estrema destra, legato organicamente ai militari, ai grandi latifondisti. Ha condotto una campagna populista, raccogliendo un voto trasversale anche in settori importanti del popolo.
La sua vittoria mostra anche quanto profonda fosse la critica di ampi settori del popolo al governo di Lula- Dilma. Non c'è solo la corruzione che ha fatto scandalo tra le masse proprio perchè si trattava del partito di Lula ma anch la mancata risposta alle grandi rivendicazioni delle masse proletarie e popolari, in gran parte contadine, non solo mancata risposta ma anche risposta con la repressione.
Basti pensare alla repressione del governo Dilma Rousseff dei grandi moti in occasione dei Mondiali, basti pensare alla militarizzazione e alla campagna di assassini polizieschi nelle favelas, sviluppatasi fino alle sue estreme conseguenze nel periodo di interregno di Temer, basti pensare alla guerra di bassa intensità verso i movimenti dei contadini di occupazione delle terre - una parte avanzata dei quali realizzata dalla Liga Campesinos - diretta dai maoisti brasiliani.

Sulle responsabilità e sul carattere dei governi di Lula e Dilma, la posizione assunta dalla sinistra occidentale, compreso parte dell'estrema sinistra è gravemente erronea.
I governi di Lula e Dilma non sono stati la soluzione dei problemi delle masse ma parte dei problemi
che le masse hanno avuto e hanno ancora. le lotte operaie che si sono sviluppate non hanno mai messo in discussione la via elettorale, anzi anche forze come Conlutas sono rimaste costantemente in questo ambito.
Questo non vuol dire che le masse che hanno sostenuto Lula sono passate con Bolsonaro.
Oltre 47 milioni di voti sono comunque andati all'uomo di Lula e le astensioni sono state (voto nullo, scheda bianca e astensioni) 42 milioni. Quindi si può senz'altro dure che i 2/3 non ha votato Bolsonaro. Vuol dire che esistono in Brasile le condizioni e la forza per contrastare il consolidarsi fascio-populista di Bolsonaro.

Bolsonaro punta esplicitamente ad una dittatura sostenuta dai militari. Bolsonaro non è soltanto Legge ed Ordine, è anche una nuova politica economica che si fonda sullo Stato minimo e l'ultraliberismo. Tornano in campo i Chicago boys che furono la spina dorsale economica della dittatura di Pinochet. Questo prevede la privatizzazione di tutte le aziende pubbliche, controriforme sociali in materia di pensioni e attacco diritti dei lavoratori.
L'azione del nuovo potere di Bolsonaro ha un carattere restaurativo nei confronti di ciò che è avvenuto nelle campagne, e, quindi, punta a mettere fine alle pseudo riforme di Lula e a consolidare e sviluppare l'uso delle forze armate al servizio dei latifondisti.
Bolsonaro punta a fare piazza pulita dei grandi movimenti studenteschi che hanno attraversato il Brasile; quando parla di “Legge e Ordine” è innanzitutto alle università e all'ampio tessuto di associazioni democratiche che esistono nella grandi città del Brasile che pensa.

Il potere di Lula non è riuscito ad intaccare il dominio imperialista in Brasile e ne ha mantenuto la dipendenza, ha protetto lo sviluppo del capitalismo burocratico e il peso delle grandi multinazionali. Bolsonaro esplicitamente punta a consolidare l'asse con l'imperialismo americano a guida Trump e all'ombra di questa alleanza svolgere un ruolo di media potenza nell'intera America Latina.

Inquietante è l'ampiezza del sostegno a Bolsonaro di quell'ampio tessuto reazionario costruito nelle fila del popolo dalle chiese evangeliche. E'  lo svilupparsi di questa forze sul terreno politica la più grande colpa dei governi di Lula, che hanno permesso, favorito e non contrastato l'ampio radicamento delle chiese evangeliche, che sono state uno dei pilastri della vittoria di Bolsonaro.

Ma la sostanza di questa vittoria sta nel rapporto coi militari, sta nella fascistizzazione della sua base militante, e l'alleanza tra fascisti e militari spingerà decisamente verso il regime.
La vittoria  di Bolsonaro mostra ancora una volta che la via elettorale e parlamentare è fallita in Brasile. Lula non è Allende, anzi la sua azione e sua politica economica hanno avuto il carattere di un riformismo annunciato con una pratica di conservazione degli assetti dei grandi poteri economici, politici e finanziari del Brasile.
La via elettorale non solo non ha risposto alle esigenze di cambiamento delle masse ma si è dimostrata assolutamente inefficace e perdente per fermare l'ascesa fascio-populista.
In Brasile  la via elettorale si è per così dire “suicidata”, perchè ha creato essa stessa le condizioni di quel rigetto astensionista – il più grande della storia del Brasile - che ha prodotto alla fine l'ascesa di Bolsonaro.
Con Bolsonaro la via elettorale finisce come prospettiva e mette all'OdG l'unica via che può fermare il fascismo e realizzare le aspirazioni del cambiamento, quella della guerra di popolo.

proletari comunisti/PCmItalia
5 novembre 2018

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