martedì 2 ottobre 2018

pc 2 ottobre - speciale - 7 - FUOCO SULLA 'MANOVRA DEL POPOLO' - l'inganno del 'reddito di cittadinanza' in salsa DI Maio

L’ingannapopolo DI Maio sta facendo una campagna televisiva e in internet per magnificare la “manovra del popolo” e per vendere fumo sul “reddito di cittadinanza”.
Ma alcuni argomenti che questo signore usa dimostrano che da questo “reddito di cittadinanza” bisognerebbe guardarsi piuttosto che esaltarsi.
Tutto fatto all’insegna della campagna ultra demagogica: “non vogliamo dare soldi a chi sta seduto d’avanti al televisore”, “non è una misura assistenziale”…
Ora, innanzitutto la parola, che non ci piace affatto, “reddito di cittadinanza” dovrebbe significare
letteralmente il diritto di ogni “cittadino” di avere un reddito per vivere e che, dato che padroni, capitalismo, leggi dello Stato fanno sì che milioni di proletari e povera gente sia senza lavoro e quindi senza la possibilità di vivere, dato che, sempre in regime capitalistico e con le politiche di questi governi, non hai a prescindere un diritto alla casa, un diritto allo studio, un diritto all’assistenza sanitaria gratuita, ecc., il reddito a prescindere sarebbe una misura giusta e necessaria se non si vuole dichiarare ufficialmente che questo Stato considera “non cittadini”, e quindi non persone milioni di disoccupati nel nostro paese.
E, quindi, qualsiasi forma di reddito non può che essere senza condizione e spettante a tutti coloro che questo sistema, questo Stato, questi governi riducono in povertà.
Mettere una qualsiasi condizione significa contribuire non a dare un reddito per vivere ma a schiavizzare, oltre che il lavoro, la disoccupazione. E ciò è peggio di quello che c’è attualmente, che è poco o niente, sotto forma di sussidio per la disoccupazione o qualcosa di meglio come la Cig che comunque ha permesso di sopravvivere tanti operai che hanno perso il lavoro.
Quindi, che significa Di Maio che il reddito di cittadinanza è condizionato all’obbligo del lavoro; se il lavoro è un obbligo, dacci il lavoro, che peraltro sarebbe la metà del tuo dovere, dato che rimaniamo tuttora in una Repubblica in cui la Costituzione all’art. 1 dice che è fondata sul lavoro.

Invece Di Maio e la sua banda vogliono trasformare in elemosinanti, ricattati, sostituendo il welfare, conquista sociale riformista delle grandi lotte dei lavoratori degli anni passati, in workfare , in cui i ‘senza lavoro’ o i poveri in generale saranno sottoposti a svolgere i sedicenti lavori per la comunità a seguire sedicenti “corsi di formazione”, in cambio, come dice lo stesso Di Maio di un compenso variabile, decrescente e vincolato ad obiettivi.
Giustamente, il riferimento che viene fatto al film di Ken Loach, “Io, Daniel Blake”, bello e terribile nello stesso tempo, questo sistema è sciorinato come un percorso dell’orrore in cui la fine è nota il suicidio dell’operaio prima reso disoccupato e poi povero e poi schiavo delle ricerca di uno straccio di lavoro.
Un “reddito di cittadinanza” alla Di Maio style è la logica continuazione del reddito di inclusione dell’odiato Renzi/PD, è peggio di tutte le forme di ammortizzatori sociali che esistono tuttora, è una sorta di lavoro gratis, dal quale puoi ottenere solo quello che più o meno avevi, e meno di quello che i disoccupati hanno sbattendosi dalla mattina alla era per portare il pane a casa, e sicuramente non è concorrenziale col “reddito della malavita”, del sotterfugio e della clientela, a cui sono obbligati, questo sì, fette importanti del proletariato, dei poveri in alcune zone del sud del paese.

Quindi, demagogia fascista “da balcone” e povertà dichiarata e certificata, censita e irregimentata che fa del nostro paese più un’immagine di un paese di guerra, in un’economia di guerra che un diritto sacrosanto che si può ottenere solo con la lotta: il lavoro o il salario garantito!
Sottrarsi e combattere questa “manovra del popolo” e questa forma di reddito è, oltre che espressione della coscienza di classe, della dignità proletaria.

Non entriamo ancora, perché ancora non sicuro, sulle forme con cui questo reddito sarà dato: niente soldi ma una carta bancomat, una sorta di “pane con la tessera”, assegnato, qualcuno ha il coraggio di scriverlo, con il sistema del ‘grande fratello’. Così come è già avvenuto anni fa prima coi pensionati che dovevano prendere questi soldi da spendere comunque e ancor più con le famose 500 euro di “buono cultura” che è diventato solo un affare per commercianti di computer, telefonini, libri, ecc.

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