martedì 16 ottobre 2018

pc 16 ottobre - STRALCI DELLA DICHIARAZIONE DI NADIA LIOCE AL PROCESSO DEL 28 SETTEMBRE - DOVE E' STATA ASSOLTA PERCHE' "IL FATTO NON SUSSISTE"


"...io ho effettuato la battitura, perché io non ho mai negato di averla effettuata, anzi ho portato, a dimostrazione del fatto che questa battitura non è stata fatta soltanto in quelle 6 volte, ma in altre 40 e più volte, anche tutte le notifiche di sanzioni disciplinari che ho avuto.
Io ho fatto una protesta prolungata per 6 mesi per sottrazione di materiale cartaceo dalla mia cella, che includeva anche atti giudiziari - che però, agli occhi della polizia penitenziaria, erano esclusivamente pensiero mio, dal momento che erano presentati in occasione di processi da parte mia o da parte dei miei compagni in altri processi - e quindi non scevri di quella tutela di cui comunque godono gli atti giudiziari detenuti in cella, e che, nel momento in cui invece mi furono restituiti, motivarono l'interruzione della protesta, perché questa qui era una protesta chiaramente contro il personale penitenziario e comunque chi aveva comandato loro di farlo, e che non aveva più motivo di esistere nel momento in cui mi era stato restituito.
Che cosa c'è dietro tutto quello che è successo?
Il motivo della denuncia è il presunto disturbo del sonno, della quiete degli altri detenuti. Questo disturbo è un disturbo che a me non è stato testimoniato nei fatti. Certo, io non posso dire che
qualcuno non possa essersi lamentato in privato con qualcuno, ma certamente non lo ha fatto in pubblico, perché se lo avesse fatto, certamente non avrei interrotto la protesta, ma l'avrei organizzata diversamente.
Non ho avuto cognizione di un presunto disturbo della quiete e non perché non potessi pensare che il rumore può arrecare del fastidio! Se è per questo noi abbiamo avuto anche delle proteste perché è cambiato l'orario di accensione e spegnimento delle televisioni, che prima venivano spente alle 3 di notte, ora sono spente a mezzanotte, e ci sono state delle proteste notturne, cioè alla mezzanotte, effettuate da una parte del maschile, ma né io né nessun'altra si è sognata di lamentarsi del fatto che altri prigionieri facessero questa protesta perché, se si ritiene che è giusto difendere i propri diritti, chiaramente si è d'accordo a prescindere, si sopporta il fastidio che si può avere, che è un fastidio comunque limitato rispetto a quello che può capitarci in termini di non tutela dei nostri diritti, in una condizione in cui l'integrità personale è soggetta a interpretazioni.
E quando dico integrità personale, e qui soprattutto io mi sto allargando un po' ma è impossibile non farlo, è comunque necessario avere un limite. Lo dico anche da me, cioè nel senso che io stessa ho dovuto valutare quale fosse una protesta opportuna e quindi fino a dove mi potessi spingere naturalmente. Non per quelle che potevano essere le conseguenze limitate su di me, ma per quello che è giusto e proporzionato fare!
Appunto, quando si parla di integrità personale, chiaramente è nel merito, per quello che è la mia soggettività, non soltanto la mia incolumità fisica! E nemmeno la mia sopravvivenza, come può essere ritenuto in parte del diritto che si è andato affermando in questi anni, o addirittura meno di una sopravvivenza, come in parte abbiamo visto in ambito anglosassone, per cui ci può essere il fenomeno degli omicidi di stato, consentiti da una commissione di giuristi segreta.
Integrità personale per me è anche tutto quello che sono soggettivamente, quello che penso.
Perché il motivo della mia opposizione al decreto è stata la sostanziale legittimità della mia protesta, non il fatto che io non l'avessi compiuta!
E quindi è ovvio che ora io voglia argomentare il motivo della sua legittimità! E trovo il motivo della sua legittimità sostanziale nel fatto che io comunque ho difeso la mia integrità soggettiva! E l'integrità soggettiva sappiamo che nel contesto del 41 bis è dubbio che cosa significhi!
Perché nel momento in cui a me è vietato di parlare, così come lo è alle altre detenute - proprio ieri sono stati fatti dei rapporti disciplinari perché qualcuno del personale penitenziario ha ritenuto che una detenuta di un gruppo di segregazione parlasse con un'altra detenuta di un altro gruppo di segregazione, dopodiché non è detto che lo abbiano fatto davvero, perché la voce si diffonde e non è che si capisce bene tutto, oppure, come il rumore si è diffuso in occasione delle proteste, ma a me nessuno è potuto venire a dirmi: "guarda, mi stai disturbando, non lo fare!", e quindi io non posso presumere che ci sia un disturbo per il solo fatto che c'è un atto materiale di protesta.
Perché, come è successo tante altre volte, questo non ha arrecato questo disturbo a quanto pare, o comunque non ha arrecato un disturbo tale da essere un illecito penale, perché, come abbiamo visto, per 40 e più altre volte non lo è stato, nonostante questa mia pratica sia stata sanzionata più di 50 volte, ma solo 6 sono state denunciate al Tribunale.
Allora, se non viene rispettata l'integrità soggettiva e quindi non solo fisica, non solo l'incolumità fisica del prigioniero, dal momento che invece ognuno di noi è un soggetto, è naturale che si difenda e che metta in atto le pratiche che sono possibili e che ritiene proporzionate per difendere la propria integrità.
Quindi chiaramente si tratta di criteri che ognuno ha per definirla. Il legislatore, o comunque sia l'esecutivo, non ha lo stesso criterio che ho io di integrità soggettiva, perché ha ritenuto possibile vietare la parola, e finora non c'è stata nessuna pronuncia, nessuna istanza giudiziaria superiore che dicesse: "sì, è giusto" o "non è giusto" quello che ha fatto il legislatore nel 2009 quando ha vietato la parola fra le persone...
Signor Giudice, ma se il legislatore non avesse vietato la parola a me qualcuno lo avrebbe detto che stavo disturbando, ad esempio!...
Dopodiché chiaramente io difendo il mio, non solo diritto, ma anche dovere, perché non solo è un mio diritto difendere la mia integrità personale, ma è anche un dovere politico, perché io sono una rivoluzionaria e chiaramente non ammetto che ci sia un tentativo di coercire la soggettività altrui, questo non lo ammetto e quindi è un mio dovere anche difenderla da un punto di vista sociale".
Applausi
Giudice: "che sono questi applausi?"

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