lunedì 3 settembre 2018

pc 3 settembre - Libia: le varie fazioni in guerra cercano i loro padrini. Verso l'accentuazione dell'intervento imperialista italiano

Salvini: "sono in contatto diretto con gli italiani. L’Italia osserva l’evoluzione della crisi a Tripoli". Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, ai microfoni di Radio 24, ha spiegato di essere «in contatto diretto con i nostri uomini: militari, diplomatici, addetti dell’Eni che in Libia vivono rischi portati da un intervento militare senza senso».

La politica dell'attuale governo fascio/populista su migranti e Libia è la continuazione della politica di Renzi/Gentiloni/Minniti.
Oggi più che mai la solidarietà non basta se non è strettamente legata ad alzare la lotta contro il nostro imperialismo, il nostro governo. E in questa necessaria elevamento dello scontro i migranti nel nostro paese non sono da "difendere" ma possono essere una vera leva, forza per la rivoluzione proletaria in Italia e in Europa.  

sulla situazione in Libia riportiamo un commento di un osservatore da Operaicontro 

La guerra per bande è ripresa apertamente in Libia. Il gangster Sarraj, nominato dall’ONU presidente di una  fantomatica Libia unita , ha passato la domenica asserragliato nel suo quartiere generale. Al gangster  Sarraj sono andati i soldi e armi date dal governo del Pd di Minniti e le armi e i soldi pagati
da Salvini. Armi e soldi a sostegno dell’ENI.
La guerra per bande a Tripoli spazza via tutte le menzogne sul “governo libico” e “la guardia costiera Libica”.
Le truppe ribelli del generale Haftar si sono lanciate all’assalto di Tripoli.


 Dopo una settimana di combattimenti violenti, la Settima Brigata, protagonista dell’attacco che in una settimana è costato la vita, secondo il Corriere della Sera, ad almeno 200 persone e ha provocato centinaia di feriti, avanza da sud e punta al centro della città, senza nessuna intenzione di fermarsi

Che la situazione di crisi come non succedeva da tempo e che la tensione sia altissima lo dimostra il fatto che diversi diplomatici che lavorano all’ambasciata d’Italia a Tripoli sono stati evacuati. Detto con il linguaggio della Farnesina, l’ambasciata “resta operativa – spiegano fonti qualificate all’agenzia Ansa – ma con una presenza più flessibile, che si sta valutando sulla base delle esigenze e della situazione di sicurezza”.

I miliziani hanno annunciato l’imminente assalto al quartiere di Abu Salim a Tripoli, tristemente celebre perché vi sorge il carcere dove il defunto rais Muammar Gheddafi fece strage di oppositori nel 1996, quasi 1.300 i prigionieri massacrati a colpi di granate.

La Brigata “continuerà a combattere fino a quando le milizie armate non lasceranno la capitale e la sicurezza sarà ripristinata”, ha tuonato il leader Abdel Rahim Al Kani. “Noi non vogliamo la distruzione, ma stiamo avanzando in nome dei cittadini che non riescono a trovare cibo e aspettano giorni in coda per avere lo stipendio, mentre i leader delle milizie si godono il denaro libico”, ha incalzato Kani. La Brigata ha assunto il controllo di diversi quartieri, nei quali “i residenti erano costretti a pagare un tributo” alle milizie fedeli al governo Sarraj.

Dietro lo scontro tra le diverse milizie libiche ci sono gli interessi degli imperialisti: italiani, Francesi, USA, Russia


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