Tutto è cominciato con le prime minacce di stampo razzista e la denuncia ai carabinieri. Poi le gomme della macchina bucate, una capra uccisa con una mammella asportata da un’arma da taglio, altre due trovate morte e il cane improvvisamente sparito. Infine l’aggressione fisica. Un uomo l’ha presa per il collo: “Mi ha detto ‘brutta negra‘, ‘ti uccido‘, e ‘te ne devi andare'”. Agitu Ideo Gudeta è riuscita a liberarsi e scappare. Ora ha raccontato tutto ai giornali locali del Trentino Alto Adige. Lei, etiope innamoratosi delle montagne, da tempo vive in valle dei Mocheni dove alleva capre e produce formaggio con la sua azienda biologica “La capra felice“. Una storia d’integrazione che è stata raccontata dalla Reuters e più recentemente anche dal New York Times.
Il responsabile, riportano tutti i quotidiano regionali, è un vicino di casa.  “Chi mi sta perseguitando non è un mocheno e i carabinieri sanno bene chi è: l’ho fotografato mentre mi bucava le gomme dell’auto. E  hanno le denunce di tutti gli episodi che riguardano questa brutta vicenda”, ha raccontato Agitu all’Alto Adige. La pastora etiope tiene infatti a precisare che “in questa valle io mi trovo benissimo ed ho costruito con tanti rapporti molto belli. Qui mi sono sentita accettata dagli abitanti e ho avuto l’opportunità di avviare la mia azienda”. È da circa un anno però che ha a che fare con questo vicino: “Dispetti a non finire – ha spiegato a ilDolomiti.it – gomme bucate nella notte, danni ai macchinari e ogni volta che passiamo davanti alla sua proprietà insulti a non finire, parolacce, minacce. Ma negli ultimi mesi le cose sono degenerate. Il suo razzismo è esploso”.
Agitu, scrive l’Alto Adige, è scappata dall’Etiopia per un mandato d’arresto, dopo aver lottato con un regime corrotto e contro il land grabbing, la pratica per cui multinazionali comprano grandi appezzamenti di terra senza il consenso delle comunità che ci abitano e che la utilizzano. A Roma ha studiato Sociologia, poi il trasferimento in Trentino prima in Vallarsa e in Val di Gresta, infine in valle dei Mocheni. Qui grazie alla vendita dell’ex scuola di Frassilongo ha creato il suo caseificio dove, spiega al quotidiano di Bolzano, “do lavoro anche a tirocinanti che vogliono imparare a fare il formaggio”.
Tutto perfetto per lei e le sue 150 capre fino a circa un anno fa, quando sono cominciati i primi episodi di razzismo. Due in particolare quelli che hanno fatto preoccupare Agitu. “Una mattina ho trovato una capra uccisa e ho chiamato i forestali – ha raccontato a ilDolomiti.it – e subito è stato escluso il lupo come responsabile. Ci hanno detto che era stata chiaramente asportata una mammella con un’arma da taglio”. Altri episodi violenti mentre era al pascolo, con annessi minacce e insulti. Poi “un giorno stavo lavorando alla mungitrice ed ero chinata con le spalle alla porta quando all’improvviso sono stata afferrata da dietro. Mi ha preso per il collo e mi ha gridato ‘io ti uccido’, ‘tu devi morire‘. Sono riuscita a liberarmi dandogli un calcio e sono scappata in casa”. E’ il racconto dell’ultima aggressione, la più violenta.