mercoledì 25 luglio 2018

pc 25 luglio - Morte operaio Alessandria - condannati i padroni... ma quando sarà realmente esecutiva?

Fu omicidio colposo, condannati i vertici di Aral per la morte dell'operaio

Il tribunale di Alessandria ha condannato i quattro imputati di omicidio colposo per la morte dell'operaio di 47 anni, rimasto travolto da un caterpillar mentre eseguiva una manovra in retromarcia
CRONACA – Dai dieci mesi ai sei mesi di reclusione con la condizionale e la non menzione per la morte di Michele Leone, l'operaio di 47 anni che il 14 ottobre 2014 rimase vittima di un incidente nell'impianto Aral di Castelceriolo.
La sentenza è stata letta ieri pomeriggio dal giudice Tacchino, dopo aver ascoltato le repliche del pubblico ministero Marcella Bosco, degli avvocati di difesa Giulia Boccassi, Tino Goglino, Luca Gastini e Giancarlo Triggiani e di quelli di parte civile Vittorio Spallasso, Giuseppe Lanzavecchia e Laura Pianezza.
Sul banco degli imputati c'erano Piercarlo Bocchio, 69 anni, ex presidente Aral, condannato a 10 mesi; Fulvio Cellerino, 61 anni, ex direttore, condannato a 7 mesi; Fabio Ferrari, 55, legale rappresentante di Euroservice, la ditta che aveva l'appalto per la movimentazione del materiale, condannato a 10 mesi; e Giacomo Trevisan, 34, conducente della pala meccanica che investì Leone, condannato a 6 mesi. A tutti è stata concessa la condizionale e la non menzione.
Il pubblico ministero ha sostenuto come anche il lavoratore sia tenuto a rispettare le prescrizioni sulla sicurezza ma, nel caso specifico, “non c'erano regole”. Dall'inchiesta, avviata subito dopo la morte dell'uomo, sarebbe infatti emerso come i percorsi dei mezzi in movimento non erano adeguatamente segnalati e che i passaggi di accesso ai capannoni erano aperti. Solo a seguito dell'incidente mortale sarebbero stati adottati tutti i presidi.
La richiesta di condanna, da parte del pubblico ministero, era stata di due anni e 10 mesi di reclusione per Bocchio, Cellerino e Ferrari ed 1 anno per Trevisan. Il giudice, pur riconoscendo il reato, ha sentenziato pene dai 6 ai 10 mesi.
Stabilita anche la misura della provvisionale, da riconoscere ai parenti della vittima, la moglie, il figlio, i genitori e i fratelli. La somma del risarcimento dovrà essere però fissata in separata sede civile.

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