mercoledì 6 giugno 2018

pc 6 giugno - La Cassazione al servizio di padron Marchionne. Licenziati dopo funerale a Marchionne da Fiat, Cassazione: “Legittimo”

Operaio si cosparge di benzina davanti casa Di Maio
I lavoratori furono mandati a casa dall’azienda ma la sanzione, confermata dal tribunale di Nola, venne annullata dalla Corte d’appello di Napoli che ordinò il reintegro, escludendo la giusta causa. Ora la Suprema Corte, decidendo nel merito, ha accolto il ricorso dell’azienda e detto sì ai licenziamenti ritenendo "travalicati i limiti della dialettica sindacale"
di F. Q. | 6 giugno 2018 
Era il 5 giugno del 2014 quando per protesta contro le politiche aziendali fu inscenata la morte dell’ad Sergio Marchionne davanti ai cancelli dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco: un manichino con le sembianze del top manager fu impiccato. Gli “autori” furono licenziati, reintegrati ma lasciati a casa, ma oggi la Cassazione ha confermato la legittimità del licenziamento di cinque tute blu. I lavoratori furono mandati a casa dall’azienda ma la sanzione,
confermata dal tribunale di Nola, venne annullata dalla Corte d’appello di Napoli che ordinò il reintegro, escludendo la giusta causa. Ora la Suprema Corte, decidendo nel merito, ha accolto il ricorso dell’azienda e detto sì ai licenziamenti ritenendo “travalicati i limiti della dialettica sindacale”.
Non era la prima volta che veniva celebrato un finto funerale: a fine del 2011 le esequie erano state celebrate per la Ferrari. Gli operai, lasciati a casa nonostante il reintegro, si erano anche rivolti al presidente della Repubblica, Segio Mattarella. Uno dei cinque operai, Mimmo Mignano, si è incatenato davanti casa del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, a Pomigliano d’Arco (Napoli), e si è cosparso la testa con una bottiglia di benzina. L’operaio è in compagnia di un altro dei licenziati. Le forze dell’ordine lo hanno bloccato e lo hanno soccorso. L’uomo è stato portato all’ospedale civile di Nola (Napoli), dal personale del 118. L’operaio lamenta forti bruciori agli occhi dovuti alla benzina che si è cosparso sulla testa. I giudici di secono grado avevano decretato che la “rappresentazione scenica” era relativa a un finto suicidio “e non un omicidio”. Di conseguenza, “per quanto macabra, forte, aspra e sarcastica, non ha travalicato i limiti di continenza del diritto di svolgere, anche pubblicamente, valutazioni e critiche dell’operato altrui, che in una società democratica deve essere sempre garantito” e non c’è stata “istigazione alla violenza”, come invece aveva formalizzato il Lingotto nelle lettere di licenziamento. Mimmo Mignano, Marco CusanoAntonio MontellaMassimo Napolitano e Roberto Fabbricatore avevano festeggiato la sentenza in Piazza del Plebiscito, nel centro di Napoli. I legali di Fca avevano quindi presentato ricorso in Cassazione.

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