mercoledì 16 maggio 2018

pc 16 maggio - Prima di tutto i criminali assassini italiani in divisa - Processo Cucchi


Il maresciallo, principale teste nel processo contro cinque carabinieri, tre dei quali accusati della morte del geometra romano, in aula riprende le sue accuse ai colleghi. Ilaria Cucchi: «Mandolini responsabile morale della mancata verità»

«Nell’ottobre 2009, il maresciallo Roberto Mandolini si è presentato in caserma: mi confidò che c’era stato un casino perché un giovane era stato massacrato di botte dai ragazzi, quando si riferì ai “ragazzi”, l’idea era che erano stati i militari che avevano proceduto all’arresto». Processo bis per la morte di Stefano Cucchi, nell’udienza di oggi il maresciallo dei carabinieri Riccardo Casamassima, principale teste nel processo contro cinque carabinieri, tre dei quali accusati della morte del geometra romano. in aula ribadisce le sue accuse ai colleghi.
I segni del pestaggio
Ha aggiunto Casamassima: «Il figlio del maresciallo Mastronardi, anche lui carabiniere, mettendosi le mani sulla fronte mi raccontò che nella notte dell’arresto vide personalmente Cucchi e lo vide ridotto male a causa del pestaggio subito. Disse che non aveva mai visto una persona combinata così. Il nome di Stefano Cucchi come del massacrato di botte fu percepito dalla mia compagna, Maria Rosati (anche lei nei carabinieri) che era dentro quell’ufficio e aggiunse che stavano cercando di scaricare la responsabilità sulla polizia penitenziaria». Casamassima ha aggiunto anche di avere suggerito al maresciallo Roberto Mandolini nell’ottobre 2016 durante un incontro di andare «dal pm a dire le cose che sai: mi rispose “No. Il pm ce l’ha a morte con me”».
«Il processo giusto»
«Per anni io e la mia famiglia abbiamo rincorso la verità, abbiamo atteso troppo. Ritengo che il principale responsabile di questa attesa sia il maresciallo Mandolini». Così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, a commento della testimonianza oggi in aula del maresciallo Casamassima al processo bis per la morte del fratello. «Ricordo bene quando Mandolini venne in aula nel primo processo, quello sbagliato - ha aggiunto Ilaria Cucchi - a raccontarci la storiella che quella era stata una serata piacevole e che Stefano era stato anche simpatico. Adesso è il processo giusto, si parla di pestaggio. E ogni volta che entro in quest’aula ho la pelle d’oca. È inaccettabile, e lo dico da sorella di Stefano ma anche da cittadina, che si sia cercato di scaricare tutto sulla polizia penitenziaria».

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