sabato 28 aprile 2018

pc 28 aprile - Non c'è posto a Genova per i fascisti di CasaPound

Genova, CasaPound “sfrattata” dalla Foce


Genova - Hanno tirato avanti di fronte alle manifestazioni di protesta, i cortei e i blocchi stradali, accettando e forse cercando di approfittare politicamente delle provocazioni. Ma a costringere gli iscritti e i simpatizzanti di CasaPound a fare le valigie dalla contestata sede di via Montevideo,
alla Foce, sarà il mancato rispetto del regolamento di condominio e del contratto di affitto.
Stando al rapporto contrattuale firmato dalla proprietà dell’immobile, che nulla sapeva della presenza di Casa Pound (anche perché, formalmente, il contratto è stato sottoscritto dall’associazione “La Cambusa”), e la controparte, si fa riferimento ad un uso esclusivo di “negozio”. Dunque non una sede politica ma un punto vendita, con aperture a orari stabiliti e attività commerciali.
«Noi abbiamo contestato un uso diverso dei locali rispetto a quanto contrattualmente previsto. Quell’unità immobiliare va utilizzata come negozio, e così non è. Per questo abbiamo avviato le procedure necessarie per arrivare anche a una previsione di sfratto» - dice l’avvocato Giuseppe Giachero, legale della famiglia De Donno, proprietaria dei muri oggi utilizzati da CasaPound. La lettera, formale e chiara, non lascia dubbi interpretativi: «I miei assistiti hanno appreso, principalmente dagli organi di informazione, che all’interno dei locali di loro proprietà di cui all’oggetto e da Voi condotti in locazione, è stata ufficialmente stabilita la sede del movimento politico denominato “CasaPound”. Se ciò dovesse corrispondere al vero, va da se che verrebbero a realizzarsi quelle condizioni paventate nella su citata mia precedente lettera e che porterebbero, inevitabilmente, alla risoluzione del contratto di locazione in essere ai sensi e per gli effetti del citato art. 80 della legge 392/78, in quanto detto locale non sarebbe destinato all’uso esclusivo di “negozio”, in detto atto dichiarato e pattuito, ma ad ospitare manifestazioni, convegni, riunioni, assembramenti di propaganda politica di estrema destra. Pertanto, sono preliminarmente a chiedervi di voler smentire la circostanza suindicata, se possibile anche in forma pubblica, pena l’inevitabile immediata risoluzione per inadempimento del contratto in essere».

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