sabato 28 aprile 2018

pc 28 aprile - ILVA - DALLA ROTTURA DELLA TRATTATIVA ALLA LOTTA - NESSUN RICATTO DA ARCELORMITTAL

La sospensione al Mise della trattativa Ilva da parte dei sindacati contro l'inaccettabile piano di conferma dei tagli all'occupazione di ArcelorMittal, deve passare la mano alla lotta reale e prolungata fino a risultati.
Ma occorre chiarezza.
ArcelorMittal vuole eccome l’Ilva – prima fabbrica siderurgica in Europa a ciclo integrale – non se la lascerà scappare, perché le permette di occupare una postazione strategica nella guerra dell’acciaio a livello mondiale.
Per questo è disposta a chiudere, ridimensionare 6 stabilimenti in Europa: dal centro servizi in Lussemburgo, alla Magona di Piombino, a Galati in Romania, Skopje in Macedonia , Ostrava nella Repubblica Ceca . Oltre questi stabilimenti la ArcelorMittal dismetterebbe in Belgio alcune linee.
In termini di lavoratori queste cessioni comporterebbero ben 15mila licenziamenti.
Praticamente è come se l’occupazione dei lavoratori diretti del gruppo Ilva, sarebbe possibile con la perdita del posto di lavoro di un numero quasi pari di altri operai negli altri paesi. Una evidente contrapposizione tra operai, che per dei sindacati, italiani, che sono collegati agli altri sindacati dei paesi europei, dovrebbe essere respinta.

Ma questo fa chiarezza anche rispetto a voci ricattatorie, anche dall’interno del governo e di una parte del sindacato confederale, e che influenzano anche gli operai dell’Ilva, per cui ci sarebbe il pericolo che la Mittal rinunci all’Ilva e quindi bisogna trattare al massimo e chiudere al più presto. Cosa che
finora ha frenato e lasciato in attesa preoccupata gli operai, invece che scendere da tempo in lotta contro i nuovi prossimi padroni e i loro piani di esubero, di attacco ai salari, cancellazione dei diritti, e l’assoluto insufficiente impegno sul fronte delle bonifiche.
Ci sono invece le condizioni perchè ArcelorMittal debba cedere e gli operai, e la popolazione di Taranto, ottengano effettivi risultati per la difesa del lavoro, salari, diritti, salute, ambiente.
Ma occorre scioperi, lotta dura e prolungata.

Nello stesso tempo vi sono gli altri deviazionisti. Quelli che vogliono illudere i lavoratori, le loro famiglie che non sarebbe un problema la chiusura dell’Ilva perché si può trovare altrettanta occupazione nei lavori di bonifica o nelle cosiddette “economie alternative” – i Liberi e pensanti e altre associazioni, il sindacato di base Cub hanno su questo redatto un protocollo in cui parlano della possibilità addirittura di 36 mila nuovi posti di lavoro. Una cosa impossibile nell’attuale sistema. Le bonifiche non potrebbero assolutamente dare lavoro a quasi 18mila operai (tra diretti e indiretti), fermo restando che (ammesso e non concesso che venissero fatte – Bagnoli insegna) sarebbero lavori di pochissimi anni, e toglierebbero occupazione ai tantissimi disoccupati di Taranto.

Nessun commento:

Posta un commento