venerdì 2 marzo 2018

pc 2 marzo - Elezioni e mafia: nessun partito ne parla perché c’è una “rete di complicità con il mondo della politica” per cui “risulta conveniente”… Insomma chi vota contribuisce ad approfondire il carattere di delinquenza di questo sistema

Sono queste le parole della Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi che ha depositato i risultati della propria indagine come riportato dalla Repubblica del 22 febbraio scorso. Parole chiare e pesanti, addirittura confermate dal moderno fascista Minniti, che in quanto ministro degli Interni non poteva fare la figura di quello che non ne sapeva niente. Ma alla fine, gli stessi politici di tutti i partiti che compongono la Commissione si “arrendono”… si rinvia al prossimo governo!!!
Alcune delle frasi:
«la sede naturale in cui cercare la verità storica complessiva sugli eccidi del 1992-93 è quella politica»
Sono gli stessi imprenditori «a cercare il contatto con gli esponenti della 'ndrangheta, per superare crisi di liquidità o per fronteggiare la concorrenza».
"Mafia più forte dopo Riina"
E al Nord allarme corruzione.
Al nord la presenza della mafia è “pervasiva” ecc. ecc.
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"Mafia più forte dopo Riina" E al Nord allarme corruzione

La morte di Totò Riina, il capo dei capi, era l'evento che i clan attendevano ormai da tempo. La commissione parlamentare antimafia avverte: «Ora sono liberi di ridarsi un organismo decisionale centrale, quindi una strategia comune. Ed è probabile che la fase di transizione avrà un'accelerazione a breve». Le prove generali per la riunione della nuova Cupola sono già partite. A Palermo sono 134 i boss scarcerati negli ultimi tempi, dopo aver scontato il loro debito con la giustizia. A Trapani, 54; ad Agrigento, 62. «Cosa Nostra mostra una straordinaria capacità di rigenerazione», è l'allarme
lanciato dalla relazione finale della presidente Rosy Bindi, che si interroga sui segreti della mafia siciliana. «Sarebbe molto importante sapere se i complici eccellenti della stagione dei delitti politico-mafiosi ci siano ancora e con chi si confrontino».

Ombre sulle elezioni
Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, non ha dubbi: «Le mafie sono in grado di condizionare istituzioni e politica. E considerato il rischio concreto che possano condizionare il voto libero degli elettori, non si può tacere in campagna elettorale su questi temi. E, invece, vedo troppo silenzio». Forse — suggerisce la relazione dell'Antimafia — perché quella di oggi è una mafia che appare «conveniente». Nelle regioni del Nord, in Lombardia soprattutto, «dove la presenza dei clan — dice la commissione — è pervasiva», sono addirittura gli imprenditori «a cercare il contatto con gli esponenti della 'ndrangheta, per superare crisi di liquidità o per fronteggiare la concorrenza». La mafia bancomat. La mafia che ha rinunciato all'intimidazione e alla violenza, «meglio la rete di complicità con il mondo delle professioni e della politica», denuncia l'Antimafia.

Reclutati anche i bambini
La ' ndrangheta, a lungo sottovalutata, è oggi l'organizzazione criminale più ricca, agguerrita e potente anche a livello transnazionale, in quanto leader mondiale del traffico di stupefacenti». La Camorra viene definita «forte e dinamica». Un capitolo della relazione è dedicato alle mafie pugliesi, in particolare alle cosche foggiane e garganiche, che «in questa fase rappresentano per la loro ferocia l'elemento di maggiore pericolosità». I clan coinvolgono sempre più spesso bambini e adolescenti, reclutati nei quartieri degradati del Sud, soprattutto per lo spaccio di droga e le estorsioni. Ma quelli sono i lavori sporchi. L'altra faccia delle mafie sono gli investimenti puliti nella sanità, nei servizi sociali, nell'accoglienza ai migranti.

Troppe falle nel 41 bis
Ora, la commissione antimafia teme che lo strumento principale per arginare lo strapotere dei boss — il carcere duro — abbia diverse falle. E lo scrive chiaramente nella relazione: «Sono 730 i mafiosi rinchiusi al 41 bis, ma la maggiore parte, circa 640, sono ospitati in strutture penitenziarie che non rispondono ai requisiti di legge». Il monitoraggio fatto dalla commissione ha fatto emergere un dato sorprendente: solo il nuovo penitenziario di Sassari (che ospita 90 detenuti) «è idoneo ad ostacolare le comunicazioni interne tra detenuti»; in tutti gli altri, «è di fatto possibile la comunicazione tra soggetti di eterogenei gruppi di socialità» . Insomma, i boss al carcere duro possono tranquillamente comunicare fra loro, altro che isolamento. Dice Rosy Bindi, presentando la relazione al Senato: «Il tema delle mafie dovrebbe irrompere nella campagna elettorale. È uno spartiacque da cui non si può uscire».

Le stragi e i nodi irrisolti
Passato e presente delle mafie si intersecano. «Le troppe domande ancora aperte sulle stragi difficilmente potranno essere soddisfatte da nuove indagini». Per la commissione antimafia, «la sede naturale in cui cercare la verità storica complessiva sugli eccidi del 1992-93 è quella politica», e si invita il nuovo Parlamento a proseguire nella ricerca. Alcuni interrogativi importanti li aveva posti Fiammetta Borsellino davanti alla commissione antimafia, a proposito del depistaggio istituzionale che ha sviato per molti anni la ricerca della verità. Quegli interrogativi restano tutti, ancora aperti, su magistrati e investigatori.

La Repubblica 22-2-18

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