mercoledì 7 febbraio 2018

pc 7 febbraio - Le elezioni della corruzione: il “partito del voto di scambio” in Sicilia vale il 9 per cento

Proprio così lo chiama: “partito del voto di scambio”, un giornalista di Repubblica che riporta “un dossier dell'Ufficio statistica della Regione” (addirittura) che ha analizzato i dati delle elezioni appunto.

Alla corruzione dovuta allo “scambio” si deve aggiungere quella delle schede truccate, dei cosiddetti brogli prima, durante e dopo lo spoglio, quella stile grillini che pur di presentare le liste hanno falsificato le firme, per non parlare dei galoppini/mafiosi presenti davanti ai seggi e di cui tutti i accorgono, compreso militari, carabinieri e polizia, ma che fanno finta di niente, e tutto questo è “solo la punta dell’iceberg”. Sono queste le “elezioni libere e democratiche”…

Il giornalista riporta i numeri del voto e ancora una volta sottolinea il dato altissimo dell’astensione:

Alle ultime elezioni regionali, ad esempio, su 4,6 milioni di siciliani aventi diritto al voto, sono andati alle urne meno della metà, poco più di due milioni. Se il 9 per cento dei siciliani ha ricevuto una richiesta di «consenso in cambio di favori», significa che almeno 419mila elettori hanno avuto una proposta del genere. E se almeno la metà è andata poi a votare come da media di astensionismo, significa che almeno 200mila voti sono stati dati dietro ricompensa.”

E visto che così è “i numeri dicono che il voto di scambio potrebbe essere davvero determinante … per il risultato”.  E tanto più con questo sistema elettorale, il cosiddetto Rosatellum, “un sistema sempre più tripolare nei collegi uninominali dove vince chi prende più voti…” Insomma con i soldi ci si compra anche la maggioranza e la possibilità di governare. Alla faccia delle “elezioni libere e democratiche”… E se non sono completamente scemi, questo lo sanno anche tutti quelli che parteciperanno alle elezioni!


E la magistratura indaga, dice il giornalista, ma, ammette, “le indagini della magistratura, stando a queste statistiche, riescono ad aggredire soltanto la punta dell'iceberg”.

La “magistratura indaga”, si fa per dire, perché se lo facesse davvero le elezioni sarebbero tutte da annullare e rifare ogni volta, e il funzionamento della “macchina dello Stato” andrebbe a farsi benedire. E questo i giudici, che del sistema sono i guardiani, non possono permetterlo, è per questa “necessità” che sono “lenti”.


“In ogni caso non sono pochi al momento i procedimenti giudiziari in corso. Il mese scorso è arrivata la condanna per un voto di scambio risalente alle Regionali del 2012 nel Trapanese. Secondo l'accusa, Pietro Luca Polizzi avrebbe stretto un accordo con Aldo Roberto Licata, anche lui con precedenti per corruzione elettorale, per far ottenere voti alla sorella: Doriana Licata, cinque anni fa candidata all'Assemblea regionale nell'Mpa di Raffaele Lombardo. Licata ha ottenuto poi 4.686 voti, non sufficienti per ottenere uno scranno a Sala d'Ercole. Nel corso delle indagini è emerso anche il prezzario di questa compravendita: ogni voto sarebbe stato pagato fino a 50 euro, con pacchetti scontati. Ad esempio per 500 voti il compenso sarebbe stato di 15mila euro.

“A Palermo è sotto inchiesta per corruzione elettorale Edy Tamajo, deputato eletto nelle file di Sicilia futura dell'ex ministro Salvatore Cardinale.

“Rimanendo a Palermo, nelle carte del blitz antimafia di Santa Maria di Gesù spunta un'intercettazione di un esponente del clan, Antonino Tinnirello, che racconta di «un politico» a capo di un ente di assistenza che sarebbe stato sostenuto alle urne in cambio di denaro. E su questo ci sono indagini ancora in corso.

“A Siracusa è ancora top secret l'indagine su un'altra compravendita di consensi, anche questa perpetrata durante l'ultima campagna elettorale. Il mese scorso ha fatto scalpore il caso raccontato da "Le Iene" su uno scambio di denaro fra una edicolante di Acicastello e un'amica, il tutto due giorni dopo le elezioni regionali e filmato da una telecamera nascosta: ben cento euro scivolano da una mano all'altra, cinquanta per ogni voto che sarebbe stato fatto avere ad Antonio Castro, candidato di Forza Italia di Acireale e non eletto. «Ad accogliere la mia proposta sono stati in 88», dice la venditrice di giornali mostrando all'interlocutrice che ha appena preso la ricompensa la lista degli altri elettori che avrebbero accettato la sua offerta. Lui, Castro, ha annunciato querele e ha definito questo servizio «una fangata». Non ce l'ha fatta comunque a conquistare un seggio all'Ars: 1.437 consensi.

“Altre indagini per voto di scambio hanno riguardato poi le comunali di Palermo del 2012 per alcuni consiglieri di circoscrizione, e anche Fabrizio Ferrandelli, consigliere comunale, è indagato per voto di scambio per le amministrative di quell'anno.”

Di questi e tanti altri raramente qualcuno si fa la galera, e saranno cose risapute, ma è sempre bene ricordare che si tratta di un “sistema”.

Dice infatti il giornalista: “Dalle indagini emerge un sistema. Dove spesso al vertice c'è un candidato che ha un budget da investire ma che non viene mai a contatto con i "beneficiari finali" dei piccoli contributi. In mezzo infatti risalta la figura dell'intermediario che divide i fondi in tranche più piccole affidate a diversi galoppini, incaricati di prendere contatto con gli elettori, proponendogli soldi in cambio di voti. Nel caso sollevato da "Le Iene" ad Acireale un tal "Pietro" consegnerebbe 3.500 euro all'edicolante che poi comprerebbe il voto a favore di Castro. Nel caso di Tamajo, nel mirino sono due galoppini. Uno dei quali, intercettato al telefono, rivela: «Gliel'ho detto a Tommaso, a sua moglie, hanno detto: "Noi glielo diamo il voto (a Tamajo, ndr), problemi non ne abbiamo"». E ancora: «Gli ho detto: "Vedete che siamo pagati". "Ah va bene, meglio"».

“In entrambe le indagini, ad Acireale dopo il servizio televisivo, e a Palermo per il caso Tamajo, i politici si difendono e assicurano di non sapere nulla. Infatti le somme sono state versate da galoppini a terzi. Ma questo sistema, secondo i magistrati, sarebbe stato congegnato proprio per ‘schermare’ attraverso faccendieri e galoppini i candidati che pagano per la loro elezione.”

Questi politici non disdegnano niente, pur di avere voti, ma i luoghi “preferiti” sono naturalmente quelli dove la povertà è più alta e i bisogni più impellenti: i quartieri di periferia:

“Alle scorse elezioni comunali, e alle ultime Regionali, a Palermo sono stati segnalati altri metodi che rappresentano una richiesta di voto «in cambio di regalie»: a Passo di Rigano un deposito si apriva e da lì uscivano beni alimentari di vario genere. E nel quartiere molti assicuravano che dietro c'era un candidato al Consiglio comunale. C'è poi un altro sistema: quello dei Caf.
Anziani, disabili o anche chi ha bisogno di permessi per malattie e gravidanze, o chi deve presentare la dichiarazione dei redditi per avere sgravi fiscali, deve spesso passare da un Caf: e sono innumerevoli i politici che ne hanno uno a riferimento, grazie al quale magari propongono un servizio spacciandolo per un favore.
“Tecnicamente questa è una corruzione difficile da dimostrare, ma che cos'è se non un esempio di voto di scambio?
“Una cosa è certa: in Italia non c'è nessun'altra regione, eccetto la Basilicata, ad avere una percentuale di votanti così elevata che ammette di aver ricevuto proposte di scambio…”

La corruzione in questo sistema sociale è strutturale e tocca tutti gli ambiti e tutti i livelli, basta leggere ogni giorno le notizie riportate dai mass media, e quella “elettorale” ne rappresenta l’emblema.

L’articolo lo si può leggere a questo indirizzo:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2018/01/02/il-partito-del-voto-di-scambio-col-9-per-cento-decide-chi-vincePalermo02.html?refresh_ce

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