sabato 24 febbraio 2018

pc 24 febbraio - Anche sul carcere, inutile seminare illusioni con le elezioni. Non il voto, ma la lotta e l'unità dei proletari dentro e fuori le galere possono davvero strappare dei risultati!

Un articolo di Salvatore Ricciardi:

Governo: niente riforma del carcere!

Il consiglio dei ministri di ieri, 22 febbraio, ha di fatto detto NO alla riforma dell’Ordinamento Penitenziario (O.P.), rinviando a data da definirsi, ossia a dopo le elezioni, il decreto delegato più consistente, quello che affronta i meccanismi di esecuzione della pena. In particolare quel decreto dava maggiori possibilità e snelliva i meccanismi per il passaggio dalla carcerazione intramuraria, ossia in carcere, alle misure alternative, quelle che si svolgono fuori dal carcere. Questo decreto aveva già compiuto un passaggio nelle commissioni giustizia di Camera e Senato e avrebbe richiesto solo 10 giorni di tempo per la definitiva attuazione.
I tre decreti delegati che il governo ha licenziato preliminarmente, licenziati non approvati, sono decreti generici di cui si conosce ben poco (giustizia riparativa, carcere minorile, lavoro e volontariato dei condannati) e che devono ricevere ancora il parere delle Commissioni giustizia di Camera e Senato (che hanno 45
giorni per esprimere i pareri), per poi tornare al consiglio dei ministri, quindi avranno tempi lunghissimi e inoltre incontreranno commissioni parlamentari e governi di composizione diversa a seguito delle elezioni del 4 marzo.
C’è da dire che il decreto di riforma dell’O.P. riformava la legge 354 del 26 luglio 1975, quindi molto vecchia e che fu anche quella una “riforma mancata” in quanto nei ripetuti passaggi tra Camera e Senato fu molto peggiorata al punto che fu quella legge a prevedere i “regimi di reclusione speciali” , le “carceri speciali”, l’articolo 90 (diventato poi il 41bis), e le sorveglianze particolari, 4bis, ecc. Ossia sistemi di carcerazione nei quali vengono eliminati alcuni o tutti gli spazi e i diritti delle persone incarcerate.
Ricordiamo inoltre che da quella “riforma mancata” nelle carceri italiane si è impennata la quantità di persone che si tolgono la vita: i suicidi sono quintuplicati!

Il carcere continua a essere un luogo di sofferenza e devastazione per le persone rinchiuse, di distruzione dell’identità e personalità e dimostra di essere non riformabile. Questa la conclusione amara.

Ancora una prova che la strada per un cambiamento sostanziale del sistema carcerario non può avvenire per via parlamentare. C’è da riprendere con determinazioni le proteste e l’organizzazione interna per una battaglia seria, che impegni tutta la società, per l’abolizione del carcere.

Il carcere va abolito!

Per approfondire si può ascoltare la trasmissione “La Conta” su RadiOndaRossa di mercoledì 21  febbraio in cui si parla diffusamente di questa mancata riforma (prima ancora che il governo decidesse per il NO). Ascolta qui

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