venerdì 2 febbraio 2018

pc 2 febbraio - Sudafrica: l’oro che uccide: dai dati del 2014 una media di almeno 100 morti l’anno tra i lavoratori

E' il sistema imperialista dei padroni del mondo il responsabile:
“sistema mondiale di oppressione e di strangolamento finanziario della maggioranza delle popolazioni del mondo, da parte di un pugno di paesi “progrediti” e la spartizione del bottino ha luogo tra un certo numero di predoni di potenze mondiali armate da capo a piedi che coinvolgono nella loro guerra per la spartizione del loro bottino il mondo intero”.

Operai con la morte negli occhi. Non ci sono soluzioni ribellarsi o aspettare di essere i prossimi protagonisti di "incidenti sul lavoro", che questo sistema mette in conto per fare profitti ai padroni

Sudafrica, in salvo i 955 minatori intrappolati per 30 ore sottoterra

Tutti i 955 minatori che erano rimasti intrappolati sottoterra per oltre un giorno in Sudafrica sono stati portati in salvo. Erano rimasti bloccati nella miniera di Beatrix, a Theunissen vicino Welkom, dopo un blackout elettrico che aveva impedito il funzionamento degli ascensori per tornare in superficie, facendo sì che gli operai restassero bloccati per circa 30 ore sottoterra. Il gestore della cava d’oro, Sibanye Gold, ha dato notizia del salvataggio: «Stanno tutti bene», ci sono stati «casi di disidratazione e pressione sanguigna alta, ma nulla di grave». A risolvere la situazione è stato il ripristino dell’energia elettrica, che ha consentito i minatori fossero portati in salvo nel giro di due ore.

La preoccupazione per le condizioni di lavoro nelle miniere sudafricane non è nuova e il Sindacato nazionale minatori ha chiesto a tutti i lavoratori di rifiutarsi di lavorare in «condizioni pericolose». Una commissione parlamentare ha criticato l’episodio e chiesto «un’azione drastica» nei confronti delle compagnie di estrazione, affermando che sia inaccettabile che non ci fossero piani di emergenza per portare i lavoratori in salvo in caso di incidenti di questo genere. Nell’agosto scorso cinque minatori erano morti dopo che sezioni di una miniera d’oro erano collassate, fuori Johannesburg.

Sibanye compra Stillwater ed è un vero affare d’oro

Maxioperazione nel settore delle materie prime. La sudafricana Sibanye Gold ha annunciato
l’acquisto per 2,2 miliardi di dollari della statunitense Stillwater Mining, confermando l’obiettivo di espandere il proprio business ai metalli del gruppo del platino, di cui la società americana è regina mondiale.
Sibanye ha stipulato un accordo definitivo per acquisire tutte le azioni ordinarie in circolazione di Stillwater Mining a 18 dollari per azione in contanti. Un prezzo che supera del 23% l’ultima quotazione in Borsa della società del Montana e che conferma la ferma intenzione della sudafricana di ampliare il suo raggio d’azione. Quella annunciata ieri è infatti la terza acquisizione portata a termine dal 2015 ad oggi da Sibanye nel settore del platino, tale da rendere il gruppo il terzo produttore al mondo, capace di diversificare le proprie attività anche al di là del core business legato all’oro e localizzato in Sud Africa. L’attività estrattiva nel Paese è infatti spesso compromessa da un sistema infrastrutturale antiquato e da ripetute mobilitazioni e scioperi dei lavoratori. Il prezzo del platino è aumentato quest’anno del 6%, mentre per l’oro il rialzo è stato dell’11%. Tuttavia, proprio nelle ultime settimane la tendenza al rialzo dell’oro nero si è invertita, con cali quasi ininterrotti che hanno portato le quotazioni ormai prossime ai minimi da 10 mesi. Il prezzo è sceso a 1.165 dollari l’oncia in attesa della stretta monetaria attesa da parte della Federal Reserve.

Visto il buono stato di salute dell’economia americana, e nonostante l’elezione quasi a sorpresa di Donald Trump alla Casa Bianca, nella prossima riunione del 13 e 14 dicembre i mercati potrebbero assistere al secondo rialzo del costo del denaro in otto anni. Un nuovo passo verso la «normalizzazione», dopo gli anni dei tassi zero seguiti alla grande crisi, che costerebbe però all’oro e ad altri beni rifugio una perdita di interesse dei grandi investitori, nuovamente attratti dal dollaro.

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