sabato 10 febbraio 2018

pc 10 febbraio - Lettere su Potere al popolo

Michele 
Premetto che sono tra quelli che sostiene questa lista e che nel suo piccolo cerca di dare una mano ai compagni. Quello che avete scritto ha suscitato in me una serie di ragionamenti e devo dire che in gran parte li condivido.
La scorsa settimana mi sono recato per la prima volta a un’assemblea di Potere al Popolo a Napoli per capire come avrei potuto dare un contributo a quell’esperienza, oltre al mio voto e a quello di amici e parenti. Mi aspettavo di trovare compagni battaglieri, che inquadrassero la campagna elettorale come un ambito in cui sviluppare la lotta di classe, dargli visibilità e in cui si parlasse di socialismo e rivoluzione. Tutto questo non c’è stato.
Ho visto in quell’occasione compagni volenterosi e propositivi, come una dirigente dei disoccupati di Giugliano (credo si chiamasse Arianna), che diceva che queste elezioni devono servire a promuovere organizzazione e imparare a rapportarsi con le masse, ma anche alcuni compagni, anche più giovani di me, che concepivano la politica in un modo veramente vecchio. Sentire questi ultimi ragionare solo in termini di voti da prendere o del puntare a costruire l’ennesimo partito di sinistra alla Tsipras che deluderà tanta gente, mi ha un po’ destabilizzato.
Sono uscito dall’assemblea con le idee confuse. Mi ero anche preparato un piccolo intervento in cui parlare di questo ma non sono riuscito (credo di aver perso l’abitudine o il coraggio a parlare in pubblico) a esprimere quei concetti che mi sembravano semplici e scontati. Devo dire che la cosa mi ha un po’ scoraggiato. Si è parlato troppo di aspetti tecnici, di quanti voti bisogna raccogliere in ciascun comune e si è badato poco alla sostanza di quello che questa esperienza rappresenta per tanti compagni di una certa età come me: tornare a parlare di rivoluzione.

Marco G. Martin
Interessante. Francamente ha confermato dei sentimenti che anch'io ho avuto, essendo da poco tornato in Italia e guardandomi attorno nel triste panorama elettorale, in più avendo la moglie straniera e subendo il razzismo di stato di sbirri e questure. Per es., guardando la questione immigrazione, gli unici partiti che ho visto abbiano un programma decente sono LeU, Potere al Popolo e Per una Sinistra Rivoluzionaria. Sono andato a una riunione di Potere al Popolo per rendermi un po' conto, ma quello che ho sentito mi ha un po' perplesso. Quando ho sollevato il problema, mi hanno detto cose tipo: "Eh, tutti i partiti vogliono fare la campagna sull'immigrazione, ma noi noi! Noi dobbiamo parlare dei problemi reali della gente!" Ma che cavolo vuol dire? E quali sono i problemi reali allora? Mi verrebbe da pensare: i problemi degli italiani perché loro possono votare, gli stranieri no. Ma questo sì che è elettoralismo sterile... 

 dal sito di resistenza

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