domenica 14 gennaio 2018

pc 14 gennaio - Terremoto del Belìce: 50 anni sono passati e i problemi restano tutti, dalla disoccupazione al “mancato sviluppo” e il presidente Mattarella ricorda… ricorda…

In questi casi la retorica non manca mai, e Mattarella è un esperto. Ci vuole coraggio a presentarsi come istituzione per ricordare quella catastrofe a 50 anni dal quel terribile 14-15 gennaio. Tantissimi morti e feriti, popolazione senza casa, interi paesi letteralmente scomparsi e una “ricostruzione” durata appunto 50 anni e ancora non finita!

“Tirando le somme – riporta il Giornale di Sicilia di oggi – mancano 150 milioni di euro per opere pubbliche e 280 per l’edilizia privata, secondo il fabbisogno stimato dalla commissione alle infrastrutture della Camera nel 2006. Soldi che i sindaci chiedono e lo Stato stenta a dare. Gli impegni di onorevoli e rappresentanti delle istituzioni che sono venuti in questi territori sono serviti a poco”.
La Repubblica di Palermo riporta così la visita di Mattarella: “Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha ricordato nell'auditorium 'Leggio' a Partanna i 50 anni del terremoto che colpì il Belice nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968. Mattarella è stato accolto dall'inno nazionale. In sala autorità istituzionali, civili e militari e tanti amministratori dei comuni della valle. Prima di entrare nell'auditorium, Mattarella è stato salutato dalla folla che si trova all'esterno dell'edificio e che ha urlato 'presidente... presidente'.”
E il “presidente… presidente” ha detto "La capacità dell'intero Paese di reagire alle tante calamità -
afferma Mattarella - hanno rappresentato il momento della verità, della misura della coesione nazionale, del riconoscersi in un comune destino".
Ma per favore! Sia serio! In genere in questo “intero paese” mancano proprio le “autorità” di ogni tipo, e se ogni volta non fosse per volontari e abitanti colpiti che si rimboccano le maniche…
E in tempi di campagna elettorale si presentano sfacciatamente ancora tutti: “Alla cerimonia erano presenti il ministro per la Coesione, Claudio De Vincenti, il sottosegretario Davide Faraone, il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, i prefetti di Trapani e Palermo, il presidente dell'Anci siciliana Leoluca Orlando, gli amministratori dei comuni del Belice, il cardinale Francesco Montenegro, vescovi e autorità ecclesiali.”

Non poteva mancare Musumeci, novello presidente della Regione, fascista perbene, che con fare austero ammonisce i presenti con parole pesanti quelle stesse istituzioni da lui rappresentate: "Se dopo 50 anni gli amministratori del Belice sono costretti ancora ad appellarsi allo Stato per avere fondi mentre in Friuli è da tempo chiusa la ricostruzione post-terremoto - dice Musumeci - significa che qui l'intervento pubblico ha parzialmente fallito". E ancora, continua La Repubblica: “Musumeci ha parlato di ‘ricostruzione lenta e ancora incompleta, di inchieste giudiziarie concluse senza colpevoli, di inefficienza nei controlli delle imprese’”. Ma guardandosi in giro e vedendo il presidente Mattarella non ha potuto fare a meno di fare il viscido ricordando “…l'azione dell'ex presidente della Regione Piersanti Mattarella assassinato dalla mafia e fratello del Capo dello Stato, ‘che nel 1978 davanti al Parlamento denunciò il notevole ritardo nella ricostruzione’”

E così tutti si salvano l’anima.
(una delle scritte storiche)

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