sabato 13 gennaio 2018

pc 13 gennaio - LA VERA MISSIONE DI GUERRA IN NIGER, ALTRO CHE "ADDESTRAMENTO"...

Un editoriale di Marco Bertolini apparso oggi su La Stampa “Quello che serve all’Italia in Niger”, spiega, senza peli sulla lingua, cosa è realmente questa “missione” (decisa tra l’altro a Camere sciolte) e cosa deve comportare per l’Italia.

L’operazione in Niger… per l’addestramento di forze addette al terrorismo e al controllo dei suoi confini settentrionali, attraverso i quali trafila buona parte del flusso migratorio che arriva in Italia…”. Secondo Gentiloni – scrive l’editorialista – non dovrebbe trattarsi di un’operazione di combattimento, in rinforzo alle attività francesi nell’Africa subsahariana”.

Ma... questa operazione che “dovrebbe implicare l’impiego iniziale di 120 uomini, da portare a 470 in sei mesi”, gli “addestratori” sarebbero appena qualche decina “mentre il resto avrà funzioni di supporto (a cosa e a chi?) e sicurezza”.

E qui si sciorinano i numeri, ben oltre la decina:
per la sicurezza, una “componente di fanteria inferiore ai 100 uomini in caso di schieramento in una base nel sud del paese già presidiata dai locali, mentre potrebbe triplicare in caso di schieramento in una base indipendente in pieno Sahara… “; per la logistica, “aumenterà di peso”.
Poi si passa ai bollettini sui mezzi militari:
la componente aerea includerà alcuni elicotteri NH-90, e, auspicabilmente, almeno un aereo da trasporto tattico… gli elicotteri dovranno essere mantenuti a piè d’opera delle unità terrestri, sia per consentire eventuali spostamenti tattici delle unità di manovra, in caso di minaccia, sia per effettuare eventuali evacuazioni sanitarie d’urgenza”.
Per l’attività sanitaria – che evidentemente in una situazione di guerra è centrale – si “dovrà prevedere un presidio di primo intervento di capacità adeguate a garantire la stabilizazione di eventuali feriti, dal quale trasportarli in più idonee strutture in tempi ristretti, anche appoggiandosi ai reparti francesi, tedeschi o Usa...”.

Lo stesso giornalista deve dire, a conclusione, di questo bollettino di necessità di intervento bellico vero e proprio: “Come si vede, le variabili della pianificazione in questione sono notevoli anche per un’operazione che si vorrebbe di solo addestramento e – aggiunge – mal si combinano con la necessità di definire l’entità dello sforzo complessivo (= risorse finanziarie da impiegare, senza stare a sottilizzare con le “nostre esigenze di politica interna e finanziaria”) col bilancino del farmacista...” - perché, conclude alla fine, lì si spara e noi dobbiamo sparare!

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