giovedì 30 novembre 2017

pc 30 novembre - Nelle campagne catanesi lo schiavismo del caporalato mafioso



Nel primo semestre dell’anno nelle campagne catanesi, dove è radicato il controllo capillare del territorio da parte della mafia e l’attività del caporalato, in gran parte, ad essa collegata, su 60 aziende agricole, controllate dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, 10 proprietari denunciati, scoperti 70 lavoratori (braccianti e raccoglitori) in nero, 170.000 euro le somme mai versate per i contributi alle lavoratrici e ai lavoratori con contratto.
Ma i dati ufficiali ci danno solo un quadro assai parziale sullo schiavismo diffuso nelle
campagne catanesi, odioso fenomeno che riguarda tutta la Sicilia.
Nelle campagne di Catania, Mineo, Palagonia, Ramacca, Raddusa, Vizzini, Caltagirone, Licodia Eubea, Mazzarrone, Acireale, Zafferana Etnea, Bronte, Mineo, Paternò e Biancavilla c’è una consistente presenza di lavoratori migranti ( in gra parte provenienti dal Senegal, dalla Sierra Leone, dalla Somalia, dal Gambia e dall’Albania) sfruttati in condizioni di vero e proprio schiavismo e con una “paga” giornaliera di pochi euro, considerato anche che i “caporali”, per ogni giornata di lavoro, pretendono dai 5 ai 15 euro, a seconda di dove braccianti e raccoglitori andranno a lavorare.
Accanto ai migranti “extracomunitari”, cittadini italiani ma anche altri cittadini “comunitari”, come i tantissimi provenienti dalla Romania, come Alessio (nome inventato), residente nella frazione marinara di Acitrezza: ” Alle 3 del mattino, mi facevo trovare in una piazza di Paternò. Mi portavano a raccogliere arance a Palagonia. 25 euro per 12 ore di lavoro in nero. Ma 10 euro li dovevo dare ad un tizio che voi chiamate “caporale”. Poi, io e mia moglie siamo andati a lavorare a Vittoria. Al terzo giorno, il “caporale”, per farci continuare a lavorare, pretendeva di portarsi al letto mia moglie. Siamo scappati! Poche ore dopo eravamo sul pullman per Catania. Adesso faccio il muratore, e non è che vada tanto bene. Mia moglie bada ai nostri bambini. Orazio, lo scriva, sfruttati, ma non abbiamo ceduto la nostra dignità di esseri umani “.
SCHIAVI MAI, “Alessio”, SCHIAVI MAI!

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