giovedì 2 novembre 2017

pc 2 novembre - Sicilia: lavoro nero, (in)sicurezza sul lavoro, caporalato… l’80% delle aziende è illegale… quando in questo campo ci sono i controlli si scopre la totale illegalità di questo sistema che i padroni continuano a considerare il loro paradiso

Tra le tante voci stonate della campagna elettorale, si perde la voce di chi in questo sistema produce veramente, ma si ammala, viene sfruttato e spesso ci perde la vita. Non è argomento, nemmeno di striscio, dei cosiddetti programmi dei vari candidati. E della notizia, riportata oggi solo da un quotidiano locale, non sembrano nemmeno accorgersi. Una notizia tra l’altro che viene a galla “quando ci sono i controlli”, perché normalmente dagli uffici dell’ispettorato arrivano lamentele sulla “mancanza di personale”, “mancanza di mezzi” ecc. ecc.
Per cui i padroni, secondo statistica, hanno buon gioco a “rischiare”, e infatti “rischiano” e continuano ad arricchirsi nonostante gli incidenti e i morti sul lavoro e la grande quantità di reati connessi.
La “disparità” tra padroni (non “datori di lavoro”, ma, scientificamente, prenditori di lavoro) e lavoratori è immensa e palese: il padrone che “sbaglia” “paga” con una multa “regolarizzando” il rapporto di lavoro, il lavoratore paga davvero con il licenziamento!

In questo articolo del Giornale di Sicilia le cifre riportate (e sono quelle ufficiali), come dice lo stesso giornalista, sono da spavento!
- irregolare l’80% delle ditte
- più del 20% dei lavoratori in nero
- multe per complessivi 67 mila euro, in un caso e
- 128 mila euro a causa del mancato rispetto degli obblighi di legge sulla sicurezza degli operai, in un altro
- dai 14 ai 17 miliardi di euro di “economia illegale”
- 430 mila, (di cui 7.700 donne) solo in Sicilia persone soggette allo sfruttamento solo nel mondo agricolo…

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Lavoro sommerso e illegale. I carabinieri hanno anche appurato che alcuni dipendenti venivano
“sorvegliati” illecitamente con telecamere non autorizzate
Blitz nei cantieri, multe e nove denunciati
Lavoratori in nero, falsi certificati di idoneità e violazione delle norme di sicurezza. Buonomo: irregolare l’80% delle ditte
Per due aziende è scatta la sospensione dell’attività perché impiegavano più del 20% dei lavoratori in nero. Le ditte hanno subito regolarizzato i rapporti di lavoro e lo stop è stato revocato.
Sette ditte irregolari, otto impiegati in nero, nove datori di lavoro denunciati per violazioni delle norme di sicurezza, utilizzo di impianti di videosorveglianza per il controllo dei lavoratori a distanza senza autorizzazione dell’ispettorato territoriale e, dulcis in fundo, per truffa e falso, a seguito della produzione di non regolari certificati medici di idoneità. Una sfilza di reati per i quali, i datori di lavoro pizzicati in fallo dovranno pagare multe per complessivi 67 mila euro.

Questo l’esito delle operazioni condotte, nei giorni scorsi, dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Palermo, guidato dal maggiore Pierluigi Buonomo. Durante questi ultimi controlli, per due delle aziende coinvolte, è scattato il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale. Perché, secondo quanto riferito dal reparto speciale dei carabinieri, impiegavano personale in nero nella misura pari o superiore al 20% di quello effettivamente presente sul luogo di lavoro. Ma dopo i controlli, le due ditte, colpite dal più grave provvedimento, hanno subito regolarizzato la posizione degli impiegati in nero e pagato la sanzione amministrativa. Così è arrivata la revoca della sospensione.
Dopo le irregolarità riscontrate una settimana fa nel cantiere del nuovo parco eolico delle Madonie a Castellana Sicula, per le quali sono scattate sanzioni ammnistrative pari a 128 mila euro a causa del mancato rispetto degli obblighi di legge sulla sicurezza degli operai, a Palermo e provincia le sirene dell’allarme del lavoro nero continuano a suonare, come conferma lo stesso Buonomo: “L’80% delle aziende agricole, edili e vari esercizi commerciali risultano irregolari – dice -. Un dato che purtroppo rimane in linea con il trend d’inizio anno”.
E se il lavoro continua a tingersi di nero, non mancano le storie di quotidiano sfruttamento. C’è chi lavora anche quattordici o quindici ore al giorno percependo una paga inferiore alla media. Ma quali sono le motivazioni che spingono i proprietari delle aziende a dar vita ad un sommerso così profondo?
“Ufficialmente, durante i nostri controlli – afferma Buonomo – i datori di lavoro spiegano che le tasse da pagare sono troppo alte. Una ragione che potrebbe esser vera ma che non giustifica sicuramente lo sfruttamento del lavoratore, il quale evidenzia palesi difformità rispetto ai contratti collettivi nazionali. In questo caso – concluse – non è solo la decisione di non voler regolarizzare l’impiegato, piuttosto si punta al risparmio della manodopera”.
Le violazioni più diffuse, in materia di sicurezza, riguardano la formazione dei lavoratori, l’assenza del documento di valutazione dei rischi e del certificato medico d’idoneità al lavoro. In materia penale, invece, tra le violazioni maggiormente riscontrate si parla dell’indebito controllo a distanza dei lavoratori con sistemi di videosorveglianza. Infine non mancano i reati di truffa e falso: spesso pur di essere assunto, il lavoratore, in accodo con medici compiacenti, presenta certificati d’idoneità irregolari. Nel mondo sommerso del lavoro in nero, sottopagato, che spesso conduce alla morte, la piaga del caporalato continua a giocare un ruolo da protagonista. Questa pratica illegale muove un’economia sottotraccia che varia dai 14 ai 17 miliardi di euro, equivalente all’1% del Pil nazionale. Le persone soggette allo sfruttamento solo nel mondo agricolo, secondo dati coldiretti, sono circa 430 mila, 7.700 donne solo in Sicilia. Numeri da capogiro che hanno spinto il governo, un anno fa, a modificare la legge che punisce il reato del nuovo testo con la confisca dei beni al datore di lavoro.
Giornale di Sicilia

1 novembre 2017

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