mercoledì 4 ottobre 2017

pc 4 ottobre - RANGERI/ IL MANIFESTO AL SERVIZIO DELLO STATO NEOFRANCHISTA SPAGNOLO e dei suoi supporter parlamentari a 'sinistra'

Nella giornata in cui vi è stato il grande sciopero generale in Catalogna, esce su Il Manifesto un editoriale di Norma Rangeri, tra lo stupido, lo schieramento di fatto con lo Stato neofranchista spagnolo.

La Rangeri comincia scrivendo: "...i risultati diffusi dai promotori del referendum dicono che è andato a votare circa il 40 per cento dei cittadini catalani. Significa che il 60 per cento è rimasto a casa, non ha accettato la forzatura secessionista del governo di Puigdemont, non ha aderito a una battaglia elettorale che puzzava di propaganda. Oltretutto qualcuno sarà andato al seggio anche per reazione alla mano dura di Madrid e magari avrà anche votato no.
Il dato politico del risultato è evidente: chi non è riuscito a convincere nemmeno la maggioranza dei catalani dovrebbe innanzitutto prenderne atto e prepararsi a dichiarare fallimento, anziché l’indipendenza".

Non poteva essere diverso il commento del governo di Madrid e di tutti gli altri paesi imperialisti che  - qui sì, a differenza della stupidità della Rangeri - guardano, però, alla sostanza, temendola, cioè alla ribellione della stragrande maggioranza delle masse popolari, dei giovani, e degli operai e lavoratori. Il referendum, è pienamente riuscito. La mano durissima della polizia dello Stato spagnolo ha cercato fino all'ultimo minuto e in ogni modo con una repressione da tempi del franchismo di impedirlo. E invece c'è stato, con un grande coraggio, intelligenza di uomini, donne, perfino bambini. Bastava solo questo per dire che hanno vinto. E invece la "contabile" Rangeri, parla di "fallimento".

Certo, nonostante tutti i paraocchi che si sarà messa, non poteva far sparire la repressione, ma lo dice a mò di ingenuità da parte di Rajoy, a cui dà al massimo un colpetto sulla faccia...   
"Naturalmente la repressione - scrive infatti la Rangeri - non ha favorito la partecipazione, le cariche della polizia ai seggi di un paese europeo, la violenza contro persone inermi sicuramente non depongono a favore di Rajoy..."

Dopo di che, per ulteriormente infangare quanto è successo a Barcellona, che ha alla base uno scontro popolare contro il moderno fascismo dello Stato spagnolo, lo mette sullo stesso piano del referendum Lombardo-Veneto, questo sì interno alla logica fascista della Lega espressione della media e ricca borghesia di queste regioni.
Ma la Rangeri scrive: "Da questo punto di vista i referendum del Lombardo-Veneto sono molto somiglianti a quello apparecchiato da Puigdemont. Simili perché la richiesta di maggiore autonomia è un cuore che batte in sintonia con il Pil, del nordest come della Catalogna".
Ma come mai ora la Rangeri non fa più la "contabile", non va a vedere di questo Pil quanto ne beneficiano i lavoratori, le masse popolari, e quanto i padroni, la borghesia catalana? 

Infine la Rangeri dà anche dei consigli: "Se la costituzione spagnola non funziona, se quel patto va cambiato, la democrazia costituzionale insegna come farlo. Pur nella diversità dei contesti, di natura storica e istituzionale, l’esperienza italiana insegna.
Anche in Italia c’era chi la costituzione la voleva cambiare e chi invece la difendeva. Siamo arrivati, faticosamente, dopo molto tempo, a un referendum che ha coinvolto l’intero paese. L’abbiamo fatto e l’abbiamo anche stravinto. In fondo non è una lezione banale".
La Rangeri però si dimentica di dire che, benchè il referendum sia stato vinto, il moderno fascismo, il calpestamento di fatti della Costituzione (già ben avvenuto negli anni passati), continua eccome - Minniti docet - e resta il problema dei lavoratori, delle masse popolari italiane su come combatterlo realmente. E questa se mai è una lezione anche per le masse popolari catalane. 

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