La Punto bianca, ormai, la conoscevano tutti nella zona industriale tra San Ferdinando e Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. Appena i migranti la vedevano, scappavano per paura di essere malmenati con bastoni, catene e coltelli. Almeno sei le aggressioni concluse con persone finite in ospedale a causa delle ferite con prognosi che arrivavano anche ai 20 giorni. La dinamica era sempre la stessa. Così come i giovani che, sempre a bordo della Fiat Punto bianca, andavano “a caccia” degli extracomunitari intorno alla tendopoli di San Ferdinando, a ridosso del porto di Gioia Tauro.
Secondo gli inquirenti erano aggressioni seriali motivate soltanto dall’odio razziale.
gli episodi si sono consumati tra la fine del 2015 e gli inizi del 2016, nel periodo dell’anno in cui la tendopoli ospita il maggior numero di migranti che arrivano in Calabria per la raccolta delle arance. Partendo dalle denunce degli extracomunitari, quasi tutti africani, i carabinieri hanno analizzato i filmati delle telecamere istallate nella zona industriale e nei pressi della tendopoli. Gli investigatori sono riusciti, così, a ricostruire la dinamica delle aggressioni e a fare luce su decine di gravi episodi di violenza per motivi esclusivamente razziali. Pestaggi talmente sistematici che, all’epoca, provocarono manifestazioni di protesta da parte delle vittime, culminate con la pacifica occupazione di un tratto stradale proprio vicino ai luoghi dove Roman Nasso e i tre minorenni erano soliti aggredire i migranti. “colpevoli” solo di incrociare, mentre guidavano le biciclette, la Punto bianca degli indagati