martedì 10 ottobre 2017

pc 10 ottobre - ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE RECENTI MODIFICHE AL 41bis - DALL'MFPR DE L'AQUILA PROMOTRICE DELLA CAMPAGNA PER NADIA LIOCE

Alcune considerazioni sulla circolare del DAP n° 3676/6126, altrimenti detta “decalogo sul trattamento dei detenuti in regime di 41 bis”

La leggiamo alla luce delle condizioni privative aggiuntive che da anni affliggono la prigioniera politica Nadia Lioce e incombenti sulle sue future condizioni di vita, anche sulla scorta delle attuali vicende giudiziarie: 

L’isolamento diurno e disciplinare, prima regolati nel contesto dell’intero ordinamento penitenziario, ora sono disciplinati dagli artt. 27 e 28 della circolare del DAP, che tiene a precisare che “l'isolamento diurno ha natura giuridica di sanzione penale, di inasprimento dell'ergastolo, con la conseguenza che il Magistrato di Sorveglianza non può disporre modalità esecutive tali da renderlo privo di contenuto effettivo. […] L’isolato può effettuare attività lavorativa e partecipare alle celebrazioni religiose fermo restando il divieto di comunicare con altri detenuti/internati. Fruisce della socialità e dell’ora d’aria da solo”.
Evidente è la contraddizione in termini del “diritto a fruire della socialità da soli”, ma non altrettanto evidente lo è, nei fatti, quella di effettuare attività lavorativa in carcere e allora andiamo a guardare le attività lavorative in corso nella casa circondariale dell’Aquila. Quante? Nessuna

In riferimento all’isolamento disciplinare, l’articolo 28 ribadisce che “La sanzione dell’esclusione dalle attività in comune (E.A.C.) comporta l’isolamento del detenuto/internato e l’impossibilità di parlare ed incontrare gli altri detenuti/internati per il periodo della sanzione. La sanzione dovrà essere eseguita nella camera ordinaria, a meno che il comportamento del detenuto/internato sia tale da arrecare disturbo o da costituire pregiudizio per l’ordine e la disciplina.”
Dove abbia scontato l’isolamento Nadia, nel corso delle sue battiture di protesta, non è dato saperlo,
ma è certo invece che “Durante il periodo di esecuzione della sanzione, potranno essere previste limitazioni all’arredo della camera ed alla sua dotazione esclusivamente per motivate esigenze di sicurezza al fine di prevenire pericoli per l’incolumità del detenuto/internato e degli operatori e, ove necessario, al fine di assicurare l’isolamento, il blindato potrà essere chiuso. Durante la sanzione… il detenuto/internato sarà sottoposto a visita medica quotidiana che ne accerti e ne attesti le condizioni di salute e l'idoneità a sopportare il regime sanzionatorio.”
Certo, Nadia è una donna forte, lo ha dimostrato in 12 anni di tale regime detentivo, ma questo non è un buon motivo per continuare a torturarla, come lasciano intendere queste ultime righe del “decalogo”, che disvelano la reale natura di tortura dell’articolo 41 bis e della condizione di isolamento totale e permanente cui Nadia Lioce è sottoposta.

Un regime che, attraverso un sofisma normativo, il governo vuole propagandare come necessario alla sicurezza e rispettoso dei diritti umani, per rifarsi una faccia sia di fronte alla comunità internazionale, sia davanti all’opinione pubblica italiana, legittimando ulteriormente la tortura democratica nel nostro paese  e ponendo la parola “fine” a ogni ricorso dei detenuti e “inutile” a ogni eventuale accoglimento degli stessi da parte di magistrati di sorveglianza.

Cosa è cambiato quindi concretamente con questo “decalogo”? Che i libri che si possono detenere in cella sono al massimo 4 per tutti i detenuti, ma permane il divieto di riceverne dall’esterno; che i colloqui con il garante nazionale per i diritti dei detenuti non incidono sulla determinazione del numero dei colloqui cui il detenuto ha diritto, che i detenuti possono avere in cella specchi in plexiglass.
Queste “aperture”, così tanto declamate, non cambiano affatto la sostanza e gli effetti del 41bis, ma è lecito supporre siano anche il frutto dell’azione di lotta e di denuncia della campagna “Pagine contro la tortura” e di quella ultima del MFPR per la difesa delle condizioni di vita e la fine del 41 bis per Nadia Lioce.
Nello stesso tempo questo intervento del Min. Orlando mette sotto gli occhi di tutti la perversione di questo sistema di tortura bianca, per cui quello che puoi leggere in 41 bis, anche i quotidiani nazionali, è deciso direttamente dal Dap, ossia dal Ministero della giustizia. Quello che puoi mangiare, bere, ascoltare, vedere è solo ciò che decide il governo e se provi ad evadere con l’arte della pittura o della scrittura, puoi solo tenertelo per tè: i disegni, così come gli scritti, “potrebbero essere mezzo di comunicazione con l'esterno di messaggi non decifrabili dal personale penitenziario ed è fatto divieto di inviarli all'esterno a familiari, amici o ad altri destinatari”
Queste “aperture” altro non sono se non un intervento di "chirurgia estetica" volto ad abbellire la "sala torture", ad indurre “democraticamente” i prigionieri alla delazione e alla dissociazione, a suggellare l’equiparazione tecnicistica tra Mafiosi e "Terroristi” (cioè prigionieri politici rivoluzionari), con l’imposizione della stessa pena, cancellando dal decalogo e dalle prime pagine dei giornali, che tanto lo declamano, persino il termine: “terrorismo”, con il quale lo Stato stesso ha bollato i processi ai rivoluzionari, diretti a sovvertire l’ordine sociale esistente, basato sul dominio capitalistico della produzione materiale e cognitiva.

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