mercoledì 16 agosto 2017

pc 16 agosto - GLI INTERESSI IMPERIALISTICI DELL'ITALIA VAL BENE L'AFFOSSAMENTO DI REGENI

Già a giugno Minniti spiega bene quanto sia necessario per gli interessi economici (continuare e sviluppare i profitti delle multinazionali italiane, Eni in testa), politici (sostegno all'azione di respingimento dei migranti) dell'imperialismo italiano liberarsi della "rogna" della vicenda dell'assassinio di Giulio Regeni, e riprendere i rapporti con i regimi torturatori e assassini, come l'Egitto di Al Sisi.


Ripubblichiamo un articolo uscito il 4 giugno su questo blog
Minniti in questa intervista (di cui riportiamo stralci della parte iniziale) al CdS di oggi, in maniera spudorata dichiara che il piano dell'Italia, apripista dell'imperialismo europeo, è di dare centinaia e centinaia di milioni alla Libia, è addestrare e pagare le guardie di frontiera per bloccare i migranti, sapendo bene che per i migranti, per uomini, donne, giovani, bambini questo vuol dire torture, carcere, stupri, morte. Chi libera l'Italia dai migranti, chiunque sia è amico.
Per l'Egitto del boia Al Sisi, Minniti vuole liberarsi presto della "rogna" Regeni, unicamente per poter riprendere anche lì i rapporti anti immigrati con il regime assassino.

Minniti è un assassino in giacca e cravatta che paga chi fa per lui il lavoro sporco.
Il moderno fascismo, portato avanti direttamente dallo Stato, dai governi, dai suoi Ministri rivendica apertamente la sua natura, i suoi piani imperialisti e razzisti, di attacco e oppressione violenta verso le popolazioni. 
Verso questo moderno fascismo occorre lavorare e organizzare una nuova Resistenza!


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(Dall'intervista) - Nel dopo Gheddafi, lei è il primo ministro che va a trattare con fazioni e tribù per bloccare le partenze verso l’Italia. Quanto stiamo pagando?
«Al momento 200 milioni dall’Ue e 200 dall’Italia, ma aumenteranno perché il confine sud della Libia è il confine sud dell’Europa, ed è sul quel terreno che si contrasta il traffico di esseri umani e terrorismo».
Non avrebbe più senso allora concentrare li tutte le risorse, invece di trattare su tanti tavoli?
«Se vuoi fermare le partenze occorre fare in modo che il governo libico prenda il controllo delle acque territoriali, e quindi formiamo la guardia costiera a nord e rimettiamo a posto le loro
motovedette. Poi devi stroncare il traffico di esseri umani, che è un’industria aberrante e armata, che però produce e distribuisce reddito, e quindi bisogna pensare ad un circuito economico alternativo».
Cosa intende per circuito alternativo?
«Faccio un esempio: la carovana che arriva dal sud della Libia deve passare attraverso numerosi check point, ed è probabile che paghi un dazio. Per rendere questo sconveniente dobbiamo addestrare e pagare anche le guardie di frontiera al sud, e su questo abbiamo fatto un accordo con i ministri dell’interno di Libia, Niger e Ciad».
Ma le guardie di frontiera sono intrecciate con tutte le fazioni e non rispondono solo ad al-Serraj con cui parlate voi.
«Lo sappiamo perfettamente, ma lui controlla la Tripolitania, da dove partono i flussi, e comunque stiamo parlando anche con tutti gli altri... L’unica strada è quella di un “rammendo” sul territorio».
La fa Minniti da solo questa opera di «rammendo»?
«In questo contesto contano molto i rapporti personali, ma non sono solo, ho a fianco il governo e anche un investimento dell’Ue».
Quale investimento?
«La scorsa settimana io e il mio collega tedesco abbiamo mandato alla commissione europea la richiesta congiunta di intervento finanziario significativo per il controllo dei confini del sud. L’Italia farà da apripista con il Mediterraneo centrale, così come la Germania ha fatto con la Turchia...
In Turchia si tratta solo con Erdogan, in Libia comandano in tanti, inclusi i trafficanti... a meno di pagarli uno per uno...  poche settimane fa Unhcr ha aperto alla Libia, e con i 90 milioni della Commissione Europea, l’accoglienza verrà dirottata li».
Tutta l’Africa subsahariana è in movimento; augurandoci di fermare le partenze dalla Libia, i flussi poi si sposteranno sulle coste egiziane, e al Cairo non abbiamo un ambasciatore.
«Sull’Egitto bisogna prima arrivare ad una piena cooperazione giudiziaria fra Roma e Il Cairo per trovare la verità sulla vicenda Regeni. Mi auguro che i rapporti diplomatici riprendano presto perché l’Egitto è un Paese cruciale, sia nei rapporti con la Libia, sia per l’immigrazione, sia per il terrorismo»...

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