sabato 1 luglio 2017

pc 1 luglio - Sullo Stato-Mafia: la “trattativa” vista dal boss Graviano che tira in ballo Berlusconi; l’arresto del sindaco di Niscemi e la vitalità del “fenomeno” mafia…

In questa settimana abbiamo assistito ad un’altra puntata della lunghissima telenovela denominata processo sulla Trattativa Stato-Mafia, trattativa che da alcuni viene definita presunta, perché non ci sarebbero le “prove provate”! Trattativa che si sarebbe aperta dopo le stragi del ’92 e gli arresti di alcuni boss, per iniziativa di “pezzi dello Stato” con richieste da parte mafiosa (vedi il “papello” di Riina) innanzi tutto di alleggerire le condizioni in carcere!

Quest’ultima “fiammata” viene dalle dichiarazioni del mafioso palermitano del quartiere di Brancaccio, Graviano, da 25 anni in carcere (e dice che si è stancato!); le cose che dice Graviano e che vengono intercettate mentre in carcere parla con un altro detenuto, sono, se oramai si può più
usare questo termine, GRAVISSIME! Nella sostanza dicono che le bombe messe in giro qua e là per l’Italia dopo il ‘92 sono state un favore fatto dai mafiosi a Berlusconi.

La procura di Palermo chiede che queste dichiarazioni vengano accolte e la Corte d’Assise di Palermo accetta di inserirle nel processo, come riportato da diversi giornali, tra cui il Fatto Quotidiano del 29 giugno, di cui riportiamo passaggi: “Ore e ore di intercettazioni in cui Graviano parla della Trattativa per alleggerire le condizioni carcerarie dei detenuti mafiosi, tirando in ballo direttamente Silvio Berlusconi, al quale sembra voler attribuire il ruolo di mandante delle stragi.  ‘Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi, lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa’, dice il boss intercettato, facendo cenno a presunti favori fatti all’ex premier: Berlusca mi ha chiesto questa cortesia. Per questo è stata l’urgenza”La procura aveva chiesto la trascrizione e quindi l’ammissione al processo di 32 conversazioni, ritenute rilevanti per l’accusa, tra il capomafia e Adinolfi. La corte accogliendo l’istanza per 21 conversazioni di fatto mostra l’intenzione di ritenere rilevante per il processo l’argomento sollecitato dalla procura.”

Stiamo parlando di stragi, morti ammazzati, monumenti e strade fatte saltare in aria… stiamo parlando di gente che ha sciolto anche i bambini nell’acido…

E questo è un episodio, perché purtroppo non è finita, dato che ci sono altri episodi della telenovela che possiamo aggiungere: quello dell’arresto del sindaco di Niscemi (la cittadina del Muos), per esempio. Così titolano alcuni giornali: “La Rosa, arrestato per voto di scambio politico-mafioso, nel 2015 aveva minacciato le dimissioni dopo una serie di attentati. "In questo Comune - diceva - mai così tante azioni a favore della legalità" (E meno male!) e ancora: “Così parlava Francesco "Ciccio" La Rosa, l'ex sindaco di Niscemi che è stato arrestato con l'accusa di aver stretto, sin dalle elezioni del 2012, un patto con i boss.!

Parlano assai questi boss? Sì, se pensate che addirittura questo La Rosa “Si definiva però ‘un habitué delle Leopolde di Renzi’ – dice La Repubblica di Palermo del 29 giugno - e all'ex premier aveva chiesto aiuto: ‘Serve un tavolo permanente per affrontare il tema della sicurezza dei sindaci in prima linea’. L'inchiesta che lo ha portato oggi La Rosa in carcere con l'accusa di avere fatto accordi con la mafia pone una nuova luce su quelle dichiarazioni, dandone i contorni del paradosso.” Così conclude il quotidiano.

E per “chiudere” con questa breve carrellata, un altro episodio che dimostra la quotidiana vitalità della “questione mafiosa” che diversi “esperti” ci ricordano con i loro dossier e le loro interviste.

Nei giornali di questi giorni si legge che i giudici per la “Mafia del Palermitano” chiedono “altri centosettant'anni di carcere… Ventuno imputati accusati di gravitare intorno ai clan di Villagrazia, Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato…” 160 anni di carcere “È la richiesta della pubblica accusa al processo ‘Brasca-quattro.zero’, dal nome del doppio blitz che, l’anno scorso, decapitò i clan di Villagrazia, Santa Maria di Gesù e San Giuseppe Jato: 62 in totale gli arresti e due processi in corso che proseguono di pari passo. Uno, con 36 persone a giudizio, è arrivato ieri alla requisitoria dei pm, che hanno chiesto più di trecento anni di carcere in totale. Altri 21 imputati, a giudizio con rito abbreviato davanti al gup del tribunale di Palermo, rispondono a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione e favoreggiamento. In arresto – dice La Repubblica di Palermo del 30 giugno - finì anche Alfredo Giordano, all’epoca direttore di sala del Teatro Massimo di Palermo, ritenuto vicino all’anziano padrino del mandamento Villagrazia-Santa Maria di Gesù Mario Marchese.” In questo caso possiamo dire che si passa dal Teatro dell’Opera al teatrino della politica(mafiosa)?

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