domenica 4 giugno 2017

pc 4 giugno - La disdetta di Trump - gli imperialisti "ecologisti" - i comunisti

In tutta la stampa mondiale impazza la reazione di governi e “opinione pubblica” alla decisione di Trump di rompere l'accordo di Parigi sul clima. Non c'è paese e governo al mondo che non abbia preso posizione contro, con parole inedite nei rapporti Europa e Usa; ma anche negli Stati Uniti una parte consistente delle grandi multinazionali e dell'establishment ha criticato o preso le distanze dalle decisioni di Trump.

Cominciamo col dire che noi comunisti siamo contro l'accordo sul clima di Parigi, che è una mistura indigeribile tra la pseudoscienza del capitale e gli interessi dei paesi imperialisti, che prima hanno sostenuto lo sviluppo a fini di profitto delle multinazionali imperialiste e ora si lamentano per gli effetti devastanti che sul clima e l'habitat ambientale esso ha.
Gli accordi di Parigi sono una fiera dell'ipocrisia, con frasi generiche e nessun fatto concreto, in cui vengono apparentemente salvaguardati gli interessi di tutte le potenze imperialiste che più o meno volontariamente acconsentono ad alcune modifiche e limitazioni. Ma la sostanza resta sempre quella, i paesi imperialisti vogliono mantenere il loro dominio sul mondo e la disuguaglianza strutturale dello sviluppo.

Per questo i proletari e i popoli delle nazioni oppresse non possono che essere contrari alla conservazione e i comunisti non possono che affermare forte e chiaro che ambiente e clima si salvano rovesciando e cancellando l'imperialismo dalla faccia della terra.

Nello stesso tempo è bene entrare nel merito della contesa, perchè qui anche gli analisti di “sinistra” o di “estrema sinistra”, insieme ad alcune verità, non comprendono le ragioni di queste decisioni degli Usa.
La presidenza Trump è fascio-imperialista. In questo è diversa dalla presidenza Obama, sia pur all'interno del fatto che sempre rappresentanti degli interessi dell'imperialismo Usa sono.
Trump è stato eletto su una piattaforma nazionalista, neocorporativa in economia, che risponde agli interessi della frazione della borghesia del complesso militare industriale e della finanza - vedi su questo lo speciale proletari comunisti su Trump – Trump è populista e operaista nel senso di portavoce di quei settori operai penalizzati dalla crisi e dalla contesa mondiale; e quindi è stato eletto sulla base di una costruzione di un blocco non puramente elettorale ma strategico, volto ad affossare la “democrazia” americana così com'è e imporre una dittatura fascio-militarista.
Quindi le scelte che Trump fa non sono puramente economiche ma fondono economia, politica e trasformazione dello Stato.
Per cui è un'illusione dei governi della “concorrenza”, come pure dell'estremismo che dice “Trump/Obama più o meno la stessa cosa, solo un po' più “assolutista”, che Trump non applichi il suo programma e si faccia fermare dalle contraddizioni interne alla classe dominante e dalle contraddizioni interimperialiste.
Trump rappresenta la presidenza della fase finale dell'imperialismo Usa in crisi, che domanda guerre e fascismo come uscita dalla crisi.
Che i giornali riempiano le loro pagine per dimostrare che anche economicamente la scelta di Trump è rovinosa e che una parte rilevante delle multinazionali è contraria, e perfino una grande multinazionale del petrolio Exxon sia contraria, così come lo è tutta la grande stampa rappresentativa dell'enturage di Obama e dell'entourage democratica spodestata dalle elezioni, e che tutto questo possa cambiare la marcia di Trump, è solo un'illusione.
All'interno degli Usa è soltanto il peso del proletariato e delle masse popolari che può rovesciare Trump, ma non sulle parole d'ordine dell'establishment, ma nella lotta per opporre al fascio-imperialismo la rivoluzione proletaria e socialista, in unità con la lotta di liberazione dall'imperialismo dei proletari e dei popoli dei paesi dipendenti.

Sul piano internazionale è del tutto evidente che la questione del clima è solo un simbolo e un pretesto. L'Europa imperialista e la Cina che si fanno paladine della difesa dell'ambiente possono soltanto fare ridere. In Europa è quotidiana l'azione di padroni e governi volta a distruggere le vite operaie, i territori inquinati, invasi dalle cosiddette “grandi opere”; e in Cina, in India siamo di fronte a classi dominanti e dittature tenebrose, il cui “sviluppo” gronda di sfruttamento, sangue, distruzione di territori, per milioni e milioni di contadini, operai, masse povere. E, quindi, questa raffigurazione del Trump “cattivo” ed Europa, Cina, India “buone”, è una ignobile mistificazione.

Certo, in tutti i paesi imperialisti, Europa compresa, si assiste al ridimensionamento di alcuni settori produttivi altamente inquinanti e all'ascesa della cosiddetta “economia verde”, come nuovo filone di profitti, ma sempre il capitalismo fa prima profitti producendo armi per le guerre e poi profitti per le ricostruzioni post belliche; così come prima fa profitti con le energie nocive e poi si getta nelle energie rinnovabili per continuare a farli.


Quindi, ora come ora, è necessario che i comunisti, la classe operaia, le masse popolari non cadano sotto l'egemonia dell'ambientalismo imperialista e costruiscano le lotte, la forza rivoluzionaria per l'altro mondo possibile, il socialismo, in marcia verso il comunismo che, come la storia ha dimostrato dalla Comune di Parigi alla Rivoluzione d'Ottobre, alla Grande rivoluzione culturale proletaria, sono state le armi in mano ai proletari per trasformare rapidamente la società su tutti i campi della vita e per trattare correttamente i disastri portati dal capitalismo, sull'ambiente, natura, ecc.  

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