domenica 25 giugno 2017

pc 25 giugno - LA QUESTIONE DELLE BANCHE VENETE MOSTRA CLASSICAMENTE IL MARCIO SISTEMA CAPITALISTA

Siamo di fronte alla classica socializzazione delle perdite e privatizzazione dei guadagni. 

Non sono le banche a perdere, perdono i piccoli risparmiatori, perdono i lavoratori che operano nelle banche, perdono proletari e masse popolari che dovranno pagare i costi dei "salvataggi". 
Anche questa volta il sistema è quello già sperimentato in altre operazioni: si separa il buono delle due banche (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) dal cattivo che va a finire in una bad bank. 
Il sistema bancario nel suo complesso ci guadagna. E anche qui siamo al classico nel sistema imperialista (vedi altro articolo): la banca grande si mangia le banche piccole, questa volta senza neanche formalmente metterci dei soldi per l'acquisto: l'Intesa Sanpaolo le prende - solo la parte sana, chiaramente - al prezzo simbolico di 1 euro e pone anche le condizioni: scaricare sul governo le perdite, la questione degli esuberi, con l'eliminazione di ogni minimo rischio.

E il governo, classicamente, agisce come "comitato d'affari della borghesia",  

Intesa Sanpaolo potrà acquistare al prezzo simbolico di 1 euro le attività di Veneto Banca e Popolare Vicenza dopo la separazione delle «attività malate» dei due istituti, infatti tutto il capitolo dei crediti deteriorati, pari a circa 10 miliardi di euro, deve andare a finire in una bad bank che sarà ricapitalizzata dallo Stato e dai titolari dei bond subordinati nelle due banche; l'Intesa quindi si porta a casa solo la parte “sana” delle due banche, cioè la parte commerciale, lasciando ad altri il compito di
occuparsi delle perdite, dei crediti deteriorati così come di quelli in bonis giudicati “ad alto rischio”, delle obbligazioni subordinate, nonché delle partecipazioni e dei rapporti giuridici considerati “non funzionali”, vale a dire i contenziosi potenziali ed effettivi con la clientela, i soci, ecc; nonchè degli oneri connessi ai lavoratori in esubero: 4000 dipendenti, per cui la Dg Comp europea chiede licenziamenti e non prepensionamenti volontari
Per la Bad banck si è calcolato che lo Stato deve immettere circa 2,5-3 miliardi di euro, verso cui comunque pesa l'Europa, che rappresentando gli interessi di tutti i paesi imperialisti europei, può contestare l'utilizzo di risorse pubbliche per dare vita alla bad bank.

La Banca Intesa, quindi, si sfrega le mani: "Un affare troppo bello per essere vero", che porta a "un aumento dell'utile per azione del 6% e virtualmente zero rischi".Equita stima che "le nuove banche potrebbero generare un utile 2020 di circa 390 milioni", grazie a 690 milioni di sinergie. Per Intermonte l'operazione è "accrescitiva" del capitale di Intesa, grazie alla migrazione sui modelli interni della banca (35 punti base di Cet1) e all'utilizzo di 730 milioni di crediti fiscali (25 punti base).

Altrettanto nel classico del sistema capitalista/imperialista è la posizione dei sindacati confederali: "Ci rivolgiamo alle istituzioni e alle forze politiche affinché almeno una volta il sistema Italia faccia quadrato e difenda gli interessi di tutte le parti in causa", nei confronti dell'Europa - una posizione nazionalista, che guarda a difendere le proprie banche, i propri padroni, contro gli altri.
Una posizione che fa ilpaio con le lamentele del governatore del Veneto Zaia: “Credo che abbiamo diritto a delle risposte. Cos’è successo in appena una settimana per passare da una ricapitalizzazione precauzionale da 1,2 miliardi alla vendita di due banche a un euro? Quale posizione il Governo ha tenuto in Europa? È la Ue che decide per noi o gli italiani hanno ancora qualche diritto di decidere sulla loro economia? Esiste ancora una sovranità o nelle trattative abbiamo abdicato a tutto?”

Nessun commento:

Posta un commento