venerdì 23 giugno 2017

pc 23 giugno - NON VEDEVANO L'ORA... RESPINGERE L'ATTACCO AL DIRITTO DI SCIOPERO

Il garante Giuseppe Santoro Passarelli, che ieri ha presentato la relazione sull’attività della commissione sull’attuazione della legge sullo sciopero, scioperi nella stragrande maggioranza dovuti alla mancata retribuzione o al ritardo del rinnovo del contratto, nonostante le giornate di sciopero siano diminuite, ha ribadito che il ricorso allo sciopero è "eccessivo". Quindi, la relazione è stata la nuova occasione per riprendere la discussione, avviata alla grande dopo lo sciopero del 16 giugno, sull'attacco al diritto di sciopero.

Il 16 giugno scorso, il governo, la stampa, le aziende del trasporto hanno artatamente creato una situazione allarmista prima, durante e soprattutto dopo lo sciopero generale nei trasporti e nella logistica. Ancor prima di vedere l'esito dello sciopero hanno fermato, cancellato aerei, treni, metrò, bus - se avessero potuto bloccare tutte le città l'avrebbero fatto - fregandosi le mani per l'opportunità di rilanciare alla grande la messa in discussione del diritto di sciopero.

E, quindi, puntuale questo attacco viene messo all'opera, mobilitando ex e attuali capi di
governo, ministri, e gentaglia che da un pò non si faceva sentire, come Ichino e Sacconi.

La campagna "preparatoria" è indirizzata contro i sindacati di base, trovando il sostegno esplicito o implicito nei sindacati confederali.

Ha cominciato chiaramente Renzi: "Uno scandalo, fatto sempre di venerdì”. Ma soprattutto una pratica da “regolamentare” per evitare che “le piccole sigle mettano in ginocchio il Paese”.... arrivando, lui, ad autocriticarsi (ma perchè il suo governo non si era mosso anche su questo, come sull'art. 18, ecc.). 
Ha rinforzato il discorso il suo uomo, Gentiloni: «Sottraiamoci a questa maledizione del venerdì nero. Di questi scioperi ideologici che sono un errore».

A seguire, appunto, il presidente della Commissione Garanzia, Giuseppe Santoro Passarelli che ha auspicato un «restyling della legge», che guardi alla misurazione della rappresentatività dei sindacati, aggiungendo che i sindacati extra confederali sarebbero spesso dotate di scarsa rappresentatività. Questo signore, rovesciando nettamente chi è vera causa dello stato del servizio di trasporto, e contro chi è diretta la rabbia delle masse popolari, dei lavoratori, ecc. dice, invece, «serve un intervento del legislatore» per «impedire che a un sindacatino sia consentito di bloccare un servizio o peggio un’intera città»; «cittadini e utenti sono ormai imbestialiti e hanno perfettamente ragione". Concludendo, quindi, che «va stabilito il principio che non tutte le sigle sindacali possono proclamare lo sciopero, ma soltanto quelle che hanno una certa consistenza». 

D'accordo chiaramente il ministro Delrio, che, intervistato da Repubblica, ha sottolineato la necessità di «intervenire per evitare che una minoranza di lavoratori tenga in ostaggio una maggioranza di cittadini nelle loro esigenze quotidiane. Come? Attraverso «un filtro»... «deve contare se è proclamato da organizzazioni rappresentative o meno». Nel caso in cui fossero poco rappresentative (che non rappresentano il 50% dei lavoratori) si può immaginare di sancire tempi più lunghi di preavviso".

Lo segue a ruota il Presidente della Commissione del Lavoro alla Camera, Cesare Damiano (PD), che ha affermato che per “regolamentare” il diritto di sciopero si deve imporre una soglia di sbarramento alle piccole sigle – cioè a quelle che non hanno firmato il Testo Unico sulla Rappresentanza – del 5%, calcolato come media della relazione alla quantità di iscritti e ai voti ottenuti nelle votazioni aziendali. Chiaramente, fa intendere Damiano, CGIL, CISL e UIL non avrebbero nulla in contrario.

Se non fosse tragico per i lavoratori sarebbe ridicolo: Ma come?! In tantissime trattative aziendali, locali cgil, cisl, uil hanno comunque una sedia assicurata anche se nei posti di lavoro in cui si fa sciopero e per cui si apre una trattativa non hanno neanche mezzo iscritto e non sono proprio presenti, e, invece, si impone una rappresentatività non inferiore al 50% per i sindacati di base?!

A questo punto non potevano non farsi sentire due vecchi portabandiera della cancellazione di fatto del diritto di sciopero. 
Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato, è primo firmatario di un provvedimento volto a impedire gli scioperi indetti dai cosiddetti "sindacati minoritari", che prevede tra le altre cose, il referendum preventivo o addirittura la possibilità di ottenere una dichiarazione anticipata di adesione da parte dei lavoratori interessati. 
Pietro Ichino, a questo punto, cogliendo la palla al balzo, propone di fare a "tamburo battente" un decreto legge fatto di 4 o 5 articoli, "una cosa semplice, dove i lavoratori devono avvisare almeno 5 giorni prima l’azienda di voler scioperare, perchè questo strumento non deve interrompere il servizio...".

Non stiamo più quindi parlando dello strumento dello sciopero, ma stiamo parlando di uno strumento di "ricatto", di minaccia individuale verso i lavoratori; per cui chi sciopera è come se deve "autodenunciarsi", si deve sentire come se avesse al braccio una fascia nera, affinchè sia individuato da tutti come la "pecora nera" che vuole scioperare e, pertanto, da azzoppare. La libertà di sciopero la si vuole trasformare in "libertà dei padroni", in "liste di proscrizione". 

Cosa dicono, a questo punto, i sindacati confederali? La dichiarazione più subdola è quella della Camusso Cgil: «Non serve una riforma del diritto di sciopero ma una legge sulla rappresentanza... il Governo si decida a fare la legge sulla rappresentanza e per questa via determinare chi ha rappresentanza e credibilità fra i lavoratori». Una legge che chiaramente "recepisca gli accordi già definiti tra le organizzazioni sindacali e imprenditoriali".

Della serie: noi con i padroni siamo già andati avanti nel mettere le basi all'attacco al diritto di sciopero, infatti, abbiamo già fatto un accordo sulla rappresentanza ad usum dei sindacati filopadronali che punta ad escludere le organizzazioni sindacali decise dai lavoratori. Abbiamo già fatto il nostro nel mettere le catene alla libertà sindacale dei lavoratori... Quindi, che ora il governo faccia il suo...

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